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Il Csi proroga la sospensione di tutte le attività fino all’8 marzo

Continua lo stop dello sport secondo le misure di emergenza disposte dalle autorità per far fronte all’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus, con il CSI cremonese che ha prorogato la sospensione fino all’8 marzo di tutti gli eventi/manifestazioni di carattere ludico, sportivo, didattico, formativo e aggregativo in genere.




Video-messaggio dal Brasile: ecco il progetto Bahia

«In questi giorni siamo qui a Salvador de Bahia per programmare l’esperienza di missione breve di tutti quei giovani che hanno scelto, per la prossima estate, di prestare questo servizio». Così dal Brasile don Maurizio Ghilardi, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria, impegnato in questi giorni in sopralluogo nella parrocchia di Cristo Risorto, a Salvador de Bahia, dove operano i sacerdoti cremonesi don Emilio Bellani e don Davide Ferretti. Il “Progetto Bahia” è stato presentato nei dettagli in un video-messaggio.

Il video-messaggio di don Ghilardi sul “Progetto Bahia”

 

Altro motivo di presenza è far sì che la presenza dei due “fidei donum” cremonesi non generi un abbandono a loro stessi, ma mantenga vivo il legame con la Diocesi di provenienza.

Ulteriore ragione del viaggio in Brasile è cercare di capire la distribuzione logistica dei giovani che presteranno servizio nella parrocchia brasiliana e vedere se sarà possibile realizzare un’ulteriore presenza laica dalla Diocesi di Cremona come espressione di una capacità della Chiesa cremonese di creare collaborazioni non solo tra i sacerdoti, ma anche di stampo laico.

«Bisogna, inoltre, capire se le istituzioni del luogo possono ripartire a beneficio della comunità locale, attraverso la formazione di giovani educatori, grazie al contributo della nostra diocesi». Don Maurizio ci tiene a sottolineare che «questa non è colonizzazione, non è prendere possesso di questa comunità brasiliana; è entrare in gioco con un’altra realtà, per lasciarci interrogare da questa realtà, con il fine di apprendere da questo “nuovo” contesto, che è sicuramente differente da quello della Chiesa Cattolica italiana».

 

A formare la delegazione cremonese anche un giovane cremonese, Diego Donnarumma, 24enne della parrocchia di San Francesco d’Assisi. Per lui non è la prima volta a Salvador de Bahia: c’era già stato la scorsa estate, proprio insieme a don Ferretti. Ed è tornato questo inverno, per vivere con i bambini e i ragazzi della parrocchia la “Colonia de ferie“, l’equivalente del Grest: coinvolti 200 ragazzi e 40 animatori che potranno contare, per una decina di giorni, anche sul supporto dei cremonesi approdati in questi giorni in Brasile.

 

In terra brasiliana anche don Andrea Lamperti Tornaghi. Per il vicario di Pandino il viaggio è l’occasione per prendere visione della realtà brasiliana, per poi condividerla nei percorsi di formazione che ci saranno a partire da febbraio, organizzati dall’Ufficio missionario in collaborazione con la Federazione Oratori Cremonesi.

 

Photogallery dei giorni a Salvador de Bahia




Coronavirus: chiuse le scuole e le università nel comune di Cremona

Nella mattinata di sabato 22 febbraio il Sindaco Gianluca Galimberti ha emesso una Ordinanza contingibile ed urgente con la quale dispone la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado ed università, sia pubbliche che private, fino a revoca del provvedimento.

Il provvedimento è stato preso in considerazione delle valutazioni emerse in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di ieri rispetto alla diffusione della patologia definita coronavirus sul nostro territorio per porre immediato rimedio ad una situazione di natura straordinaria, al fine di tutelare al massimo la salute dei cittadini.

Il Comune – come aggiunge lo stesso primo cittadino di Cremona in una nota diramata attraverso i suoi profili social – è “in contatto costante con Ats e Regione Lombardia che stanno verificando la situazione e si stanno coordinando con il Ministero per adottare anche in città eventuali altre misure preventive alla luce dell’evoluzione degli eventi e in coerenza con le indicazioni del Ministero stesso.

L’invito – aggiunge – è sempre quello di seguire i comportamenti preventivi suggeriti dal Ministero. Resta valida l’indicazione in caso di emergenza di NON recarsi al Pronto Soccorso ma di rivolgersi al 112”.




Rinviata l’assemblea elettiva di Azione Cattolica

Era prevista per sabato 22 febbraio a Cremona l’Assemblea elettiva di Azione Cattolica. Per ragioni di cautela, vista la necessità per partecipare di centinaia di rappresentanti territoriali di muoversi verso la città per partecipare, anche da zone della diocesi molto vicine ai comuni isolati per casi accertati di Coronavirus, la presidenza, in accordo con la diocesi, ha deciso di rinviare l’assemblea a data da destinarsi.




Associazione collaboratori familiari del clero: annullata la Giornata diocesana del 28 marzo

Sabato 28 marzo nel Seminario di Cremona non si terrà la festa dell’Associazione collaboratori e familiari del clero della Diocesi di Cremona. L’evento, inizialmente programmato secondo il tradizionale schema degli incontri mensili, è stato annullato a seguito delle indicazioni per il contenimento del Coronavirus.

La festa del 28 marzo voleva come sempre dare risalto in particolare a quei familiari che da 25 anni seguono e assistono in vario modo i loro preti, che quest’anno appunto celebrano il 25° di ordinazione: don Mario Bardelli, don Davide Barili, don Marco D’Agostino, don Ernesto Marciò, don Luciano Massari, don Francesco Pigola.




Visita alle parrocchie di Antegnate, Barbata, Covo e Fontanella: si impara dal confronto (Audio e Foto)

La visita pastorale alle parrocchie di Antegnate, Covo, Fontanella, Barbata è stata caratterizzata da alcune parole-chiave, tra cui quelle che rimandano all’esperienza della condivisione. Il vescovo Antonio Napolioni, infatti, nella pre-visita aveva invitato le comunità a mettersi in ascolto le une delle altre per meglio conoscersi, prerequisito indispensabile per avviare un percorso di collaborazione che vedrà il suo compimento nella costituzione di una unità pastorale. Un percorso impegnativo di cui i Consigli pastorali hanno riconosciuto potenzialità e criticità dal momento che ha il pregio di essere aperto a nuove soluzioni, ma anche ha i limiti dell’indefinitezza, almeno in questa fase, in cui si è però cercato di conoscersi e riscoprirsi alla luce del Vangelo. Tale percorso, iniziato da un paio d’anni, ha permesso al Vescovo di incontrare gli operatori pastorali impegnati nella carità, nella catechesi, nella liturgia, nello sport. I membri di tali gruppi appartengono alle diverse comunità e sono accomunati dal loro ruolo all’interno della singola parrocchia.  È stato dato spazio al racconto delle modalità in cui gli operatori hanno iniziato a conoscersi e a collaborare per poi progettare momenti formativi ed iniziative comuni.

Di diverso tenore è stato l’incontro con gli adolescenti i quali hanno avuto la possibilità di porre al vescovo Antonio alcune domande, secondo lo stile laboratoriale, sul senso della fede: “Come si può chiedere di credere che Dio è bontà ad un uomo che sta morendo nella sofferenza oppure a una madre che ha perso il figlio? Perché Dio permette che l’uomo faccia il Male?” Tali e altre domande sono state l’occasione per approfondire il senso del dolore, della libertà che Dio ci ha concesso, della vocazione, della fratellanza tra religioni. I ragazzi, in questo modo, hanno riscoperto e fatto riscoprire agli educatori l’essenzialità della fede.

Il filo-rosso “si impara dal confronto” ha caratterizzato ogni riflessione ed è stato ripreso nella celebrazione conclusiva in cui il vescovo Antonio ha ribadito che “la visita alle comunità serve a riscoprire il vero tesoro attorno al quale chi ci ha preceduto ci ha insegnato l’impegno in parrocchia, impegno che è figlio di un incontro personale di ciascuno di noi con il Signore, un incontro facilitato dal raccontare e condividere  l’esperienza di fede con il prossimo”. Confortante è stato l’invito a fermarsi qualche volta, a “svuotarci” chiedendoci se ciò che stiamo facendo ancora ci appassiona. Solo dopo aver riscoperto che prima di ogni attività serve un cuore che batte, possiamo farci “riempire” di nuovo dal Signore pronto a ridarci lo slancio per seguire Gesù sulle strade della vita con la curiosità che hanno i ragazzi e, soprattutto, con lo stile missionario richiesto agli uomini e alle donne adulti nella fede per divenire una vera comunità educante.

La visita pastorale – che ha visto sospendere la Messa pomeridiana a Covo e l’incontro serale con i giovani a motivo delle normative emesse d’urgenza a tutela della salute pubblica – è stata un’occasione preziosa perché ha fatto riscoprire la bellezza dell’incontro e del confronto tra il Vescovo e le sue comunità, tra i parroci e i propri fedeli e, infine, tra i fedeli stessi. Inoltre, ha generato la dinamicità necessaria per continuare la collaborazione tra parrocchie in vista della Unità pastorale che, in questo modo, sarà il risultato di un cammino veramente comunitario.

Marisa Taverna

 

Ascolta le omelie del Vescovo:

Omelia di sabato sera ad Antegnate

Omelia di domenica mattina a Fontanella

Omelia di domenica mattina a Barbata

 

Photogallery completa della visita pastorale

 

«Unità pastorale» già e non ancora

Le prime parole di un versetto del Vangelo di Matteo danno il titolo al programma pastorale di quest’anno della nostra Diocesi. Ci piace pensare che le parole di Gesù non si riferiscano solo alle singole persone, ma anche ad intere comunità: «Dove due o tre – parrocchie – sono riunite nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». Leggere queste parole di Gesù in senso comunitario apre prospettive di grande fiducia ed entusiasmo: il Signore è in mezzo a noi! È Lui che si rende vivo e presente nella nostra vita nei nostri paesi. È Lui che ancora vuole incontrarci, parlarci, sostenerci, infondere ancora speranza e fiducia. Ma queste stesse parole di Gesù sono anche il richiamo per un cammino difficile e impegnativo: dobbiamo metterci insieme. Il che comporta dover superare l’immobilismo delle proprie (pur buone) tradizioni e abitudini e l’autosufficienza che ci fa pensare di non aver bisogno degli altri. È da qualche tempo che le nostre comunità di Antegnate, Covo, Fontanella, Isso e Barbata, hanno avviato un percorso di collaborazione pastorale in alcuni settori, coinvolgendo sempre più figure laicali, che sono la vera forza e la chiave del successo di questa iniziativa. In una delle ultime riunioni dell’equipe che coordina i passi di questa collaborazione tra parrocchie, ci è piaciuta la citazione di Henry Ford: «Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo». Questa frase dell’industriale americano rappresenta bene il nostro percorso: mettersi insieme è un primo passo, cominciare a fare qualcosa insieme… può essere facile ed il «mettersi insieme» può anche essere frutto di curiosità. Tutt’altra cosa è la decisione di «rimanere insieme», perché si devono superare le fragilità, le debolezze e i limiti delle persone (il peccato) che certamente sono emersi nella prima fase. Il passo successivo è quello del «lavorare insieme», che, se realizzato, può donare la gioia di condividere grandi obiettivi e risultati in senso comunitario. Nell’incontro comunitario di venerdì scorso con il vescovo Napolioni l’equipe di coordinamento gli ha espresso la delicatezza del passaggio in atto, ricca di potenzialità e di criticità. Si vive una situazione aperta a nuove soluzioni, ma anche con i limiti dell’indefinitezza che, in qualche caso, porta alla non completa responsabilizzazione. «Ciò che a volte frena è la difficoltà a capire quale sarà il nostro destino» sosteneva la relazione presentata al Vescovo. «Capiamo che stiamo vivendo un tempo di transizione che ci fa assaggiare una trasformazione e prefigurare il futuro. Anzi, siamo consapevoli che il cambiamento è già avviato, siamo su una strada segnata da alcune piccole luci, ma non sappiamo dove porterà e questo aumenta non solo l’incertezza sul dove ma anche ci pone un problema di identità e di ruoli che sono di difficile definizione». Per usare una metafora: è più difficile spiegare teoricamente le regole di un gioco, che non cominciare a fare una partita inserendo una regola per volta. Le ultime settimane, nelle quali la collaborazione tra le comunità parrocchiali si è fatta più stretta per la preparazione della visita pastorale, sono state – probabilmente – il risultato più importante. Il percorso fatto per prepararla e l’approfondimento della conoscenza reciproca si sono rivelate già in sé un dono inatteso e promettente.

Don Lorenzo Nespoli 
parroco di Covo

 

Il progetto si elabora in équipe
Una quindicina di persone (laici e preti) dei diversi Consigli pastorali alla fine del 2018 si è costituita come equipe operativa per approfondire la conoscenza reciproca e avviare un confronto tra le comunità, che poi si è concretizzato nella collaborazione in alcuni settori. I giovani ad esempio si sono aggregati intorno al gruppo di Covo iniziando un percorso molto intenso e gradito. Utili collaborazioni sono in atto fra le società sportive e – in misura ancora embrionale – tra le Caritas parrocchiali. Inoltre in alcune occasioni si sono svolte celebrazioni liturgiche comunitarie (ad esempio la preghiera del Rosario nei diversi paesi durante il mese di maggio). Si cerca di valorizzare il meglio dalle realtà più strutturate per sostenersi a vicenda tra parrocchie. Le prime esperienze sono positive. Quando si comincia a giocare insieme ci si accorge che può funzionare.

 

Gli organismi di partecipazione laicale coinvolti nella graduale convergenza

La realtà delle comunità cristiane visitate dal Vescovo e coinvolte in un progetto di interparrocchialità è variegata, anche nella storia e nelle scelte degli organismi di partecipazione. I diversi Consigli pastorali parrocchiali in questi ultimi anni hanno conosciuto alterne vicende. Ad Antegnate i membri sono, da regolamento, in parte eletti e in parte scelti dal parroco. Le riunioni si svolgono con un momento di riflessione e una più ampia fase organizzativa.

A Covo il Consiglio si è costituito due anni fa, con qualche difficoltà, dedicando i primi incontri a comprendere il vero ruolo dei membri laici nel «consigliare» la Comunità. Alcune prospettive di lavoro si sono concretizzate secondo il modello «obiettivo – scopo – azione».

A Barbata e Isso il recente passaggio dalla presenza di un parroco a quella di un amministratore parrocchiale ha determinato una prospettiva diversa all’interno del Consiglio pastorale, non solo nei contenuti ma anche nelle modalità di lavoro: nell’ultimo anno l’obiettivo degli incontri è stato concertare e definire ruoli e programmi in virtù dei cambiamenti dei sacerdoti e della collaborazione con la parrocchia di Fontanella. Il Consiglio pastorale ha sentito l’esigenza di un confronto con la comunità per dare risposte e cogliere le esigenze. La presenza dell’amministratore parrocchiale ha sicuramente dato un ulteriore slancio propositivo.

Nella parrocchia di Fontanella il Consiglio pastorale non si incontra da parecchio tempo, perché i componenti si sono concentrati sulla collaborazione con la parrocchia di Barbata e Isso immaginando una unità pastorale che, ad oggi è ancora un progetto. L’aspetto positivo è che all’interno di questo percorso si sono avviate buone pratiche di sostegno vicendevole soprattutto nel campo dell’iniziazione cristiana e della Caritas.

Contestualmente, da circa un anno e mezzo è stata avviata la collaborazione tra le quattro parrocchie che ha fortemente impegnato i rappresentanti delle comunità per comprendere le motivazioni e le modalità della convergenza pastorale.




Dal 21 al 23 febbraio il Vescovo in Visita pastorale ad Antegnate, Barbata, Covo e Fontanella

Da venerdì 21 a domenica 23 febbraio il vescovo Napolioni proseguirà la sua Visita pastorale sul territorio diocesano incontrando le comunità di quattro parrocchie nella Zona pastorale 1: Antegnate, Barbata, Covo e Fontanella. Un’occasione di conoscenza reciproca, ascolto e confronto sul tema “Diventare discepoli missionari, adulti nella fede”.

La Visita inizierà dunque nella mattinata di venerdì con la celebrazione delle Lodi e della Messa nella chiesa di Covo, dove poi monsignor Napolioni farà visita alla casa di riposo in paese e ad alcune case di ammalati spostandosi anche a Isso e Barbata.

Per il pranzo andrà poi a Fontanella: dopo il pasto presso la locale scuola dell’infanzia, anche qui il Vescovo visiterà la casa di riposo ed alcune abitazioni di anziani e ammalati. Alle 17 l’incontro in oratorio con gli adolescenti con cui condividerà la cena, prima del confronto con i consigli pastorali delle quattro parrocchie alle 20.45 ad Antegnate.

Sabato alle 9 le Lodi mattutine ad Antegnate, cui seguirà l’appuntamento con gli operatori della Caritas parrocchiale. Alle 15 il ritorno a Fontanella per l’incontro con gli accompagnatori dei percorsi di iniziazione cristiana e con i catechisti e – a seguire, dalle 17 – con i ministri dell’Eucaristia e gli operatori della liturgia. Alle il Vescovo presiederà la Messa animata dalle corali parrocchiali ad Antegnate, dove, in serata (ore 21) si ritroveranno anche le società sportive.

Domenica la giornata conclusiva della Visita il Vescovo presiederà le messe domenicali a Fontanella (ore 8), Barbata (ore 10.30) e Covo (18.30, con l’animazione da parte dei giovani). Tra gli incontri in programma quello con le amministrazioni comunali alle ore 9 presso la Sala consiliare a Fontanella, quello con il gruppo famiglia ad Antegnate (ore 11.30 e a seguire il pranzo condiviso), quello con la comunità di Isso (ore 15) e, in serata (cena alle 19.30 e incontro alle 21) con i giovani dell’oratorio di Covo.




Il vescovo in visita alle comunità di Cicognara, Cogozzo e Roncadello

Da venerdì 14 a domenica 16 febbraio si è svolta la Visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni nell’unità pastorale “Beata Vergine delle Grazie” di Roncadello, Cicognara e Cogozzo.

Il Vescovo al suo arrivo ha chiarito l’obiettivo della visita, paragonandola a una caccia al tesoro, dove il tesoro è l’esperienza della fede, dell’amore e del Vangelo condivisi tra le famiglie nella vita di tutti i giorni, nascosta anche nelle persone di altre culture che, pur non conoscendo Gesù, vivono tra noi.

Il tema del rapporto con le altre culture è stato ripreso dal Consiglio pastorale riunitosi sabato, che ha posto le basi per un lavoro di avvicinamento, conoscenza ed evangelizzazione che poi dovrà essere portato avanti nel prossimo futuro.

Nei tre giorni il vescovo ha visitato anche alcuni malati e anziani nelle case, perché anche in queste persone, spesso ai margini della società, è nascosto il Vangelo di Gesù. Molto apprezzati da parte della gente sono stati gli incontri che il Vescovo ha tenuto in questi giorni: il primo con i catechisti e i genitori dei bambini dell’iniziazione cristiana; il secondo con gli imprenditori, gli artigiani e i commercianti; a seguire è stata la volta dei giovani e quella di tutti i volontari e gli operatori pastorali.

Ha suscitato piacevole stupore il modo di porsi del vescovo allo stesso livello della gente, che ha creato quel clima di semplice familiarità che ha permesso a tutti di esprimersi liberamente senza timore reverenziale.

L’incontro col mondo produttivo è ben riuscito, a detta dei convenuti, in quanto il vescovo, pur non potendo lui risolvere i noti e complessi problemi economici di oggi, ha suggerito a tutti di fare la propria parte per migliorare la società, svolgendo il proprio lavoro mantenendosi fedeli ai principi della dottrina sociale della Chiesa, che pone al centro la Persona. La condivisione di queste idee fa sentire tutti più solidali e speranzosi per il futuro.

Toccante è stato l’incontro con i giovani, i quali hanno manifestato le difficoltà e gli aspetti positivi del loro vivere la Chiesa: il vescovo, riportando anche la propria esperienza personale in gioventù, ha riconosciuto come forse molti cristiani di oggi siano più preoccupati di “fare molte cose” e meno preoccupati di mostrare il volto di Cristo Vivo; ha poi invitato i più dubbiosi a sentirsi cercati come la pecorella smarrita, mettendosi in marcia nel cammino della vita, trasformando le difficoltà in opportunità, con la convinzione che Gesù è venuto per salvare ciascuno di noi. L’esortazione a “non temere” – locuzione presente nella Bibbia 365 volte – è stata ripresa anche nell’incontro di sabato sera con i volontari, meglio definiti discepoli missionari.

La visita pastorale si è conclusa con l’Eucarestia domenicale, in cui il Vescovo ha ringraziato tutta la comunità per aver dato testimonianza che il cammino di un’unità pastorale è possibile, fecondo e gioioso, invitando però i presenti a non sentirsi arrivati, ma a far propria l’inquietudine missionaria di Cristo, ascoltando la Sua Parola e permettendo così che, con il nostro impegno, sia Lui l’artefice della novità della nostra vita.

Omelia del Vescovo a Cogozzo

Photogallery dell’incontro

Fabio Maestrini

 

Fisionomia dell’unità pastorale

L’unità pastorale «Beata Vergine delle Grazie» è formata da tre parrocchie situate lungo la riva sinistra del Po. Venendo da Cremona, la prima che si incontra è la parrocchia di San Giovanni Battista in Roncadello Po (746 abitanti), nel comune di Casalmaggiore, provincia di Cremona. Si passa poi in terra manto- vana dove s’incontra prima la parrocchia di Santa Giulia in Cicognara (1.829 abitanti) e poi quella dei Santi Filippo e Giacomo in Cogozzo (2.242), entrambe nel comune di Viadana. Dal 2013 parroco e moderatore dell’unità pastorale è don Andrea Spreafico, che è ora anche l’unico pre- te presente. Non vi sono più, ormai da parecchi anni, istituti di vita consacrata femminili. Oltre alle tre chiese parrocchiali, vi è anche un oratorio dedicato alla Beata Vergine immerso nella campagna, sul territorio parrocchiale di Roncadello. L’unità pastorale è stata eretta nell’ottobre del 2004, con don Gino Assensi moderatore. Ovviamente quello è stato solo l’inizio di un lungo percorso, non privo di difficoltà, che vede ancora tutti in cammino verso una vera unità.

La vita dell’unità pastorale si svolge presso l’oratorio unitario sito a Cicognara: qui si tengono tutte le attività, dall’iniziazione cristiana al grest estivo, dalla catechesi di giovani e adulti ai mo- menti conviviali, dal doposcuola alle prove del coro unitario. Molte altre sono le attività che vengono organizzate quali gli «Happy sunday» (animazione per bambini la domenica pomeriggio), i pellegrinaggi, il corso di chitarra, le feste degli anniversari dei battesimi e dei matrimoni, solo per citarne alcune.

Inoltre è presente il sostegno economico alle famiglie più bisognose e la raccolta per loro di beni di prima necessità.

La celebrazione eucaristica domenicale si mantiene viva in ognuna delle tre parrocchie, nelle rispettive chiese. In particolari ricorrenze viene invece celebrata un’unica Eucarestia, al fine di creare maggior coesione e solennità.

Con l’aiuto di Dio e la collaborazione di tutti, ci si impegna per far crescere ancora questa comunità, perché sappia affronta- re i cambiamenti e l’evoluzione pastorale in comunione con tutta la Chiesa lo

 

La sfida di un incontro che è evangelizzazione

Nello scorrere frenetico delle giornate c’è il rischio di scambiare le cose «ordinarie» per realtà di poco spessore, di routine. Al contrario «ordinario» significa «che- segue-un-ordine», «che-mette-in- ordine». La Visita pastorale è l’atto più ordinario che ci sia per un vescovo, perché si tratta dello strumento più normale di cui dispone per compiere il suo ministero. Lo stare in mezzo alle case (parrocchia) alla maniera feriale, consente al pastore di rendersi conto di come è vissuta la fede e di quali carenze soffre la vita comunitaria, facendosi così un’idea delle caratteristiche del parroco che in futuro quella terra richiederà di mandare.

Dando per evidente il valore spirituale di questa esperienza di fede, vorremmo invece puntare l’attenzione sugli obiettivi operativi: il vescovo ci aiuta ad affrontare in modo nuovo le impellenti sfide della nostra vita cristiana.

Le case della nostra comunità sono abitate in altissimo numero da famiglie appartenenti ad altre esperienze religiose, perché provenienti da etnie e matrici culturali diverse. Nelle classi della scuola primaria ormai il numero dei bambini non cristiani è più che doppio rispetto a quello dei battezzati, con una tendenza futura sempre più divaricata e negativa. È sufficiente recarsi all’Oratorio durante i giorni feriali per rendersene conto. Invece di vivere barricati per la paura di essere scalzati da quella che sembra essere una silenziosa invasione (fa così anche il Po quando va in piena, si alza di dieci centimetri all’ora) vorremmo che queste presenze provocassero la nostra coesione e missionarietà… ma non ne siamo capaci. L’incontro di studio e progetto con il Consiglio pastorale – promosso durante la Visita – ha avuto lo scopo di suscitare una virtuosa presa di coscienza della nostra più genuina identità cristiana e di spronarci a trasmettere il dono della fede, ricevuto con gioia e scevro da violenze e automatismi del passato che contraddirebbero in radice il Vangelo stesso. Il traguardo sarà costruire, nell’arco di un anno, una fitta rete di rapporti e di collaborazioni con esperienze e comunità, magari lavorando fianco a fianco sui temi educativi (i nostri figli crescono ormai vicini di banco…) e anche su quelli sociali (i loro genitori lavorano insieme ai nostri) per arricchirci vicendevolmente e mostrare la differenza che solo Cristo può portare. Cogozzo e Cicognara sono le più grandi frazioni di Viadana e insieme a Roncadello (per Casalmaggiore) ospitano un’alta densità di attività commerciali e industriali. In altri tempi don Mazzolari avrebbe parlato agli operai per difendere i loro diritti; oggi abbiamo capito che imprenditori e operai hanno bisogno gli uni degli altri e che il contesto di grande instabilità economica richiede da ambo le parti fiducia, coraggio e legalità. Ecco il secondo grande tema: cos’ha da dire il Vangelo di Gesù ad artigiani, commercianti, agricoltori, imprenditori? Su cosa occorre puntare per colui che vuole vivere la «missione lavorativa» da cristiano coerente?

Il fiume era una delle tre parole chiave utilizzate dal Papa a Bozzolo per descrivere le dimensioni, non solo geografiche, della vocazione di don Primo Mazzolari. «Il Fiume» erano le nostre tre parrocchie in fila sulla riva sinistra del Po. Le parole di questo nostro parroco illustre ci accompagnino sempre, così che la sua lontana fatica (1922–32) diventi oggi per noi baluardo, risorsa e collaudata opportunità.

don Andrea Spreafico
parroco di Cicognara, Cogozzo e Roncadello




Amci, dal cardinal Menichelli la ricetta per una medicina «samaritana» (Audio e Foto)

La professione sanitaria è chiamata a operare in un contesto operativo culturalmente, socialmente ed eticamente molto mutato. Come dunque deve cambiare il professionista? È la domanda a cui si è cercato di dare risposta nel convegno promosso nella mattinata di sabato 15 febbraio a Cremona, presso la sede dell’Ordine dei medici.

I lavori sono stati introdotti e moderati dal dottor Gianluigi Perati, presidente Amci Cremona e medico presso l’Istituto Vismara-De Petri di San Bassano, enti promotori dell’evento.

Dopo i saluti iniziali – da parte del dottor Giuseppe Carnevale, in rappresentanza dell’Ordine dei medici di Cremona, e del vicario generale della Diocesi di Cremona don Massimo Calvi – il dottor Bruno Franzini ha presentato il Comitato etico «San Giuseppe Moscati» (di cui è vicepresidente) e le finalità.

Il problema e la risorsa delle professioni sanitarie oggi – tema del convegno – è stata presentata nell’intervento dell’incaricato diocesano per la Pastorale della salute, don Maurizio Lucini, che ha invitato tutti i professionisti a riscoprire le motivazioni che hanno spinto a iniziare questa avventura.

Ha quindi aiutato a entrare nel vivo dei lavori congressuali l’articolata relazione del presidente nazionale dell’Amci, professor Filippo Maria Boscia, che ha fotografato l’attuale situazione in ambito sanitario, radicalmente mutata negli ultimi anni. «I professionisti della sanità non godono più di un conclamato riconoscimento professionale, sociale ed economico», ha esordito il direttore del Dipartimento materno-infantile dell’azienda ospedaliera di Bari – Ospedale Di Venere. Il suo intervento ha cercato di fotografare la situazione, caratterizzata da un lato dall’ipertrofia burocratica, dalla tirannia del budget e dalla produttività clinica; dall’altro da una accanita sorveglianza mediatica sui fenomeni di malasanità e dal facile ricorso alle vie giudiziarie secondo gli eccessi della cultura del «fare causa». Secondo il professor Boscia sono questi i fattori principali che sviliscono e compromettono quella che è una delle professioni più importanti, più difficili e più nobili del mondo, visto che nascere, vivere, soffrire e morire sono esperienze totalmente medicalizzate.

La società sta cambiando e la medicina sta cambiando. Così come il rapporto – spesso minato dal «dottor Google» – tra il medico e il paziente, ormai cittadino/utente anziché paziente. «Tutti chiedono al medico – ha affermato ancora il presidente nazionale Amci – competenza, disponibilità e comprensione: egli infatti deve occuparsi non solo della malattia, ma anche del malato; non solo della biologia, ma anche della biografia dei pazienti. Ma non c’è solo la deontologia del medico verso il malato: ci deve essere anche quella del malato e soprattutto dei suoi cari verso il medico».

Ma sotto la lente non c’è stata solo la figura del medico. L’infermiera Maria Grazia Bensi, membro del Consiglio OPI della provincia di Cremona, ha aiutato a comprendere come e quanto è cambiata la figura e il ruolo dell’infermiere. Un excursus storico arrivato sino al recente codice deontologico delle professioni infermieristiche, nel quale la Bensi ha ricordato come le competenze di un infermiere debbano essere tecniche e insieme educative e relazionali, nella consapevolezza che il paziente concederà di aiutarlo solo se si sentirà al sicuro.

Si è fatto quindi un salto in Africa con la testimonianza del dottor Alberto Rigolli, ginecologo, direttore facente funzione del reparto di Ostetricia e Ginecologia del presidio ospedaliero Oglio Po di Casalmaggiore, che più volte ha prestato servizio all’estero con l’associazione Cuamm–Medici con l’Africa. Impressionanti i dati forniti dal medico cremonese: se in Italia non bastano 250mila medici per una popolazione di circa 60milioni di abitanti, in Sierra Leone va sicuramente peggio: a fronte di 6milioni di persone, infatti, i medici sono solo circa 250. Forse non è però questo il dato che più ha colpito nella sua relazione: se nel nostro Paese si registra una mortalità materna ogni 100mila parti, in Sierra Leone il dato è di 1.800 volte superiore.

Eppure, anche a fronte di una situazione del genere, qualcosa di roseo c’è. Non solo grazie alla disponibilità garantita con professionalità di tanti volontari come Rigolli, ma per il contributo che, attraverso associazioni come il Cuamm, porta ad allestire ospedali, formare personale locale e consolidare quella rete sanitaria che non può prescindere dai villaggi, da cui le donne fanno fatica a spostarsi. Tanto si può e si deve fare in questo Paese, dove davvero la vita e la morte sono profondamente legate. Così riescono ad assumere un ulteriore valore positivo le jeep–ambulanze donate a fronte dell’emergenza ebola e che, ormai in disuso, sono state riconvertite per dare avvio a un progetto locale di 118. Foto e video hanno testimoniato la situazione in quella terra, che Rigolli ha invitato a visitare da parte dei giovani medici italiani, per tornare al lavoro con uno spirito di sicuro diverso.

Ha quindi chiuso il convegno l’intervento del cardinale Edoardo Menichelli, che ricopre a livello nazionale l’incarico di assistente ecclesiastico dell’Amci, e ha invitato a «svegliarsi dal sonno» di fronte a cambiamenti che toccano la dignità di uomini e di donne, sino ad arrivare ad una vera e propria «rivoluzione culturale». Il Porporato ha quindi invitato gli operatori sanitari ad arricchire la propria professionalità non solo di conoscenze e qualità, ma anche con la capacità di farsi prossimi al malato, in una sorta di «medicina samaritana». In questo senso ha letto la professione come «vocazione». In altre parole: «servizio» e «amore dato». E ha aggiunto: «Vorrei che vostra professione diventasse un atto adorativo. Non vi chiedo la fede, ma vorrei che vi accostaste dell’uomo adorando il mistero che quella carne si porta addosso, oltrepassare l’involucro». Per arrivare a un ulteriore passo: vedere nell’altro una «presenza misteriosa». Il Cardinale non ha mancato di offrire alcuni suggerimenti, come il crescere nell’arte del consolare insieme a quella del curare o la raccomandazione di non pensare a una sorta di onnipotenza della medicina. Monsignor Menichelli ha anche voluto mettere in guardia dalla tentazione di cadere in un’etica solo legalistica, affermando con forza che «sulla vita nessuno ha proprietà».

 

Photogallery del convegno




Dal 6 all’8 marzo a Caravaggio gli esercizi spirituali proposti da Ac e Unitalsi

Dal tardo pomeriggio di venerdì 6 marzo fino a domenica 8, l’Azione Cattolica diocesana  propone un appuntamento prezioso:  gli esercizi spirituali per adulti, dal tema “La spiritualità di comunione negli scritti giovannei”.  L’occasione è offerta a quanti, associati e non,  desiderano trascorrere un momento di ascolto profondo della Parola per rivedere la propria vita nel progetto di Dio.

L’appuntamento – promosso dall’Azione Cattolica diocesana in sinergia con la Sottosezione di Cremona dell’Unitalsi – è presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio con l’intervento a cura di don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la Pastorale e il clero oltre che assistente unitario dell’Ac cremonese.

Sarà l’evangelista Giovanni a guidare la tre giorni, attraverso il Vangelo e le lettere, offrendo ai partecipanti l’occasione si confrontersi con quello stile di comunione, oggi invocato da tutti come fattore chiave per un vero e profondo rinnovamento della chiesa.

Nel 2001 il santo papa Giovanni Paolo II così scriveva nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo” (n. 43).

L’evangelista Giovanni aiuterà a scoprire che la comunione è prima di tutto il “dono” per eccellenza meritato da Cristo e affidato a ciascuno perché si viva fin d’ora .

«Sono convinto – afferma don Maccagni – che prima di proporre iniziative, occorra promuovere una spiritualità di comunione a tutti i livelli: nel presbiterio attorno al vescovo, tra preti, religiosi e laici, tra movimenti e associazioni, tra parrocchie. Il momento che vivremo a Caravaggio potrà allora aiutare la nostra chiesa diocesana a gustare, a vivere e a testimoniare con gioia quanto S.Giovanni scrive: “Nessuno mai ha visto Dio, se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di Dio è perfetto in noi” (1Gv 4,12)».

Per informazioni e iscrizioni contattare i numeri 0372-23319, 0372-458946 o 329-7387079. Costo complessivo 100 euro.