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Ricco inizio di 2020 per la Sala parrocchiale di Castelleone

Dopo l’ottimo riscontro di pubblico avuto nel mese di dicembre, soprattutto con la proiezione di Frozen 2 – Il segreto di Arendelle, la Sala della Comunità Giovanni Paolo II di Castelleone apre il nuovo anno con una programmazione in grado di soddisfare le richieste di un pubblico variegato. La proiezione del fine settimana dell’Epifania, sabato 4, domenica 5 e lunedì 6 gennaio, propone Il primo Natale di Ficarra e Picone, un film che chiude con il sorriso il periodo natalizio. Con venerdì 10 gennaio riprende la “Rassegna d’essai” con Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen, proposto anche nella sera di sabato 11 gennaio. Venerdì 17 gennaio sarà la volta di Le Mans ’66 – La grande sfida di James Mangold con Matt Damon e Christian Bale, mentre nel pomeriggio di domenica 19 sarà proiettato il film d’animazione Spie sotto copertura, diretto da Nick Bruno e Troy Quane, che sarà replicato anche domenica 26 gennaio, sempre nel pomeriggio. Venerdì 24 gennaio, l’ultimo film di Roman Polansky,  L’ufficiale e la spia, pellicola che racconta le vicende legate all’affare Dreyfus e che ha meritato il Gran premio della giuria alla 76sima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, chiuderà la prima “Rassegna d’essai” dell’anno.

La programmazione del mese si concluderà con l’atteso film di Checco Zalone, Tolo Tolo,  che sarà proposto il 31 gennaio, l’1 e il 2 febbraio. Gli spettacoli serali iniziano alle 21, mentre quelli pomeridiani alle 16.

Locandina dell’evento




“Droga libera o libertà dalla droga?”, domenica 12 gennaio convegno a Cremona

Si svolgerà domenica 12 gennaio alle ore 16.30 presso la sala del Centro Culturale ex chiesa di San Vitale a Cremona (piazza Sant’Angelo) il convegno dal titolo “Droga libera o libertà dalla droga?”, promosso da Associazione Family Day – Difendiamo i Nostri Figli sede di Cremona.

Relatori saranno il prof. Giovanni Serpelloni, medico chirurgo e specialista in medicina interna, già Capo Dipartimento Politiche Antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché l’avv. Gabriele Borgoni, membro del Centro Studi Rosario Livatino e referente dell’Associazione Family Day – Difendiamo i Nostri Figli – sede di Piacenza. A moderare i lavori, il dott. Paolo Emiliani, medico chirurgo e presidente del Movimento per la Vita di Cremona. L’incontro sarà patrocinato dalla Provincia di Cremona.

«La sentenza della Cassazione, che permette la coltivazione di cannabis per uso personale, banalizza il consumo di droga, inventa un diritto a drogarsi che non ha alcun fondamento giuridico e alimenta una cultura dello sballo e dell’abuso degli stupefacenti che, oltre a minare l’integrità psicofisica dei giovani, è fra le maggiori cause di incidenti stradali mortali, come mostrano tutte le statistiche relative ai Paesi dove è stata liberalizzata», così il leader del Family Day Massimo Gandolfini.

In seguito alla pronuncia del 19 dicembre con cui le Sezioni Unite Penali della Cassazione hanno giudicato lecita la coltivazione domestica di Cannabis, gli organizzatori del convegno esprimono la loro  più viva preoccupazione «per le eventuali conseguenze che, da questa decisione, si potrebbero riverberare negativamente sul nostro sistema sociale, già duramente colpito da una comprovata emergenza educativa».

Locandina




A Cella Dati in attesa del nuovo anno nella paglia del presepe

Serata sobria di silenzio e preghiera, sulla semplice traccia di riflessione predisposta dalla parrocchia: un 31 dicembre inconsueto, forse, ma non meno partecipato, al di là dei numeri.

Dalle 9,30  fino alla mezzanotte la comunità cristiana di Cella Dati, nella chiesa di S. Maria Assunta, ha lasciato spazio alla riflessione e alla riconoscenza del cuore al termine di un anno solare. Con il parroco don Zanaboni anche alcuni sacerdoti, molte famiglie con i propri bambini, collaboratori della comunità. Anche solo un saluto, una breve sosta dinanzi all’Eucaristia esposta sull’altare, un bacio insegnato ai bambini per la famiglia di Gesù raccontata dal presepe.

Seduti sulla paglia, in attesa del nuovo anno, c’è spazio per i pensieri sui giorni trascorsi, sul bene compiuto e ricevuto, sul male commesso e sul perdono da chiedere per sè e da accordare. C’è spazio per iniziare un nuovo anno senza stordirsi nella gioia artificiale di una festa.

Senza pretese, senza fretta. Un anno inizia in modo meno appariscente, forse. Giorni in cui coltivare progetti di giustizia.

 




A Viadana parole di pace, sulla strada del dialogo

“Parole di pace. La strada del dialogo”: se n’è parlato lunedì 30 dicembre a Viadana, in auditorium Gardinazzi, nel corso di un incontro promosso dalla Zona pastorale V e dall’Azione cattolica insieme ad Acli, Age e Amici del dialogo. «L’obiettivo – ha spiegato Silvia Corbari, presidente diocesana Ac – è di riflettere insieme, valorizzando alcune esperienze che sul territorio si impegnano a costruire pace».

La prima testimonianza è stata affidata a Gilberto Pilati, responsabile formazione Csi Mantova. «Lo sport, quello vero – ha spiegato il professore – può diventare esperienza di pace e inclusione, perché incentrato su un incrocio di sguardi tra ragazzi, allenatori, dirigenti, volontari e genitori. Lo sport può testimoniare buone pratiche: e noi sappiamo che gli esempi trasformano più dei discorsi».

Pierangela Cattaneo (volontaria della Tenda di Cristo, coordinatrice della comunità Casa Paola a Rivarolo del Re) ha assicurato che la pace è una sfida che può essere vinta: «Noi oggi accogliamo circa sessanta persone, provenienti dalle più diverse situazioni di povertà e disagio. Costituiamo una comunità variopinta ed eterogenea, in cui convivono età, religioni, culture e problematiche diverse: eppure le nostre giornate sono all’insegna di dialogo, accettazione, accompagnamento e collaborazione. L’ingrediente fondamentale è l’amore, perché è creativo e costruisce sentieri di speranza».

La riflessione finale è stata affidata a don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas diocesana. A partire dall’esperienza presso la Casa della carità, il sacerdote ha offerto una testimonianza particolarmente accorata e sofferta, ma anche concreta e costruttiva, soffermandosi in particolare sui fondamenti e le dimensioni della pace: «La prima cosa è far pace col nostro passato personale e coi contesti da cui proveniamo: la memoria inchioda, i rancori rischiano di trascinarsi per una vita. Fondamentale poi è il tema della dignità: la pace è possibile solo dove c’è giustizia, e se il dono che si riceve genera a sua volta autonomia e responsabilità». Secondo don Codazzi, non c’è vera accoglienza se l’altro diventa uno “sgabello” per la nostra realizzazione, e se non si riconosce con umiltà che tutti abbiamo bisogno: «Non c’è pace senza mitezza, senza accantonare il desiderio di essere forti e primeggiare, foss’anche nella generosità».

L’incontro si è chiuso con un breve confronto con il pubblico.

Nel corso della serata, l’attore Simone Coroni ha letto alcuni brani del “Tu non uccidere” di don Primo Mazzolari. Del grande sacerdote bozzolese è stato diffuso pure un contributo audio, che ha impressionato i presenti per la passione che si percepiva nella voce di don Primo. Il coro della chiesa viadanese di San Pietro ha animato l’incontro con l’esecuzione di alcuni canti: “Grazie alla vita”, “Vivere la vita” e “Pace sia”.




Soresina, mercoledì 6 gennaio presepe vivente per le strade del paese

“Lo stupore di Betlemme…a Soresina”. Questo il titolo, ormai consolidato, che ricorda l’appuntamento con il presepio vivente. L’edizione 2020 vedrà protagonista, nel giorno dell’Epifania, via Gabriele D’Annunzio, i cui residenti hanno dato disponibilità ad accogliere l’evento prestando i propri cortili per l’allestimento delle locande. Ad organizzare l’evento è l’oratorio Sirino guidato dal vicario don Andrea Piana, con la collaborazione della Pro Loco, dei rioni e residenti.Il presepio vivente si svolgerà lunedì 6 gennaio, giorno in cui la via si trasformerà in Betlemme a partire dalle 14.30, quando i portoni delle abitazioni si apriranno e si potranno così visitare le locande allestite al loro interno. Alle 17 ci si sposterà in corteo verso l’oratorio per la sacra rappresentazione della Natività. Seguirà la premiazione dei vincitori del concorso presepi.

Per la realizzazione della rappresentazione, sono state coinvolte tutte le classi del catechismo e numerosi figuranti, ma anche musicisti locali e un gruppo di zampognari provenienti dalla bergamasca.




“Ho annunciato il Tuo nome ai miei fratelli”, raccolta di conferenze di don Vincenzo Grossi a 150 anni dalla sua ordinazione

Le suore “Figlie dell’ oratorio” organizzano, presso il teatro di Casa Madre di Lodi (via Paolo Gorini 27), la presentazione del libro “Ho annunciato il Tuo nome ai miei fratelli”, una raccolta di 12 conferenze redatte da don Vincenzo Grossi, finalizzate alla sua predicazione durante il “periodo di Regona” (dal 1873 al 1883). Gli incontri, a 150 anni dalla sua ordinazione presbiterale, saranno arricchiti da un’introduzione generale: relatori don Cesare Pagazzi e suor Marilena Borsotti.

L’appuntamento, fissato per giovedì 2 e venerdì 3 gennaio, comprende due incontri complementari, ognuno dei quali sarà introdotto da brevi notizie riassuntive e arricchito da alcune note (specificazioni mancanti, traduzione di termini latini, ecc.).

Si tratta di un evento particolarmente a cuore alle organizzatrici: le “Figlie dell’oratorio”, infatti, sono un istituto religioso fondato nel 1855 proprio da don Grossi e frutto del suo interesse a formare ed educare la gioventù femminile.

L’invito a partecipare è esteso a tutti i sacerdoti delle Diocesi di Cremona e Lodi.

 

San Vincenzo Grossi

Vincenzo Grossi nacque il 9 marzo 1845 a Pizzighettone (Cremona) da una umile famiglia. A diciannove anni nel 1864 entrò nel nostro Seminario e fu ordinato sacerdote il 22 maggio 1869. Da allora tutta la sua attività pastorale si svolse in diverse parrocchie della nostra Diocesi (fu successivamente vicario a S. Rocco di Gera di Pizzighettone, a Sesto Cremonese, economo spirituale a Ca’ de Soresini). Nel 1873 fu nominato parroco di Regona di Pizzighettone e nel 1883 passò a Vicobellignano. Tutta la sua vita fu spesa nel ministero pastorale: animazione delle comunità a lui affidate, predicazione di missioni al popolo, formazione spirituale delle coscienze, attenzione ai poveri, educazione dei fanciulli e dei giovani. Per aiutare i sacerdoti nella catechesi e nella formazione umana, soprattutto della gioventù femminile, don Vincenzo cominciò a raccogliere attorno a sé delle giovani, con le quali diede vita all’Istituto delle Figlie dell’Oratorio. Morì a Vicobellignano il 7 novembre 1917. Fu canonizzato da papa Francesco il 18 ottobre 2015.

 

 

 




Tre chiese, un unico ponte nel presepio di San Pietro al Po

C’è un grande ponte al centro del presepe realizzato quest’anno nella chiesa di San Pietro al Po di Cremona. Un ponte su cui si incammina una folla di persone dirette verso la scena della natività, che come sempre si apre sul piazzale esterno della chiesa attraverso una vetrata.

Al ponte le persone accedono attraverso tra strade che da tre chiese (come sono tre le parrocchie dell’unità pastorale: San Pietro, Sant’Imerio e Cattedrale) convergendo in un’unica grande processione che sale verso il cuore del presepe. Come scrive Santa Caterina da Siena il ponte che unisce la terra al cielo è simbolo di salvezza e il suo percorso attraversa un paesaggio in cui la comunità in cammino passa tra i simboli eucaristici: il frumento e le viti, il grano e l’uva.

È un lavoro prezioso quello del gruppo di volontari della parrocchia di San Pietro al Po che come ogni anno si impegna nella ricerca non soltanto tecnica e scenografica, ma propone anche una riflessione spirituale ed ecclesiale, quest’anno in particolare rivolta alla formazione dell’unità pastorale in un cammino che avvicina tre comunità.

Nel testo che introduce al presepio sono le parole di Papa Francesco a guidare lo sguardo: «Il presepe – scrive il Santo Padre nella lettera apostolica Admirabile signum sul significato e il valore del presepe – il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita».

 

 




Capodanno alternativo a Cella Dati: la chiesa trasformata in stalla rimarrà aperta per la preghiera

Si vivrà un capodanno diverso dal solito nella chiesa parrocchiale di Cella Dati, trasformata in questi giorni in una stalla che rievoca suggestivamente la notte della natività di Gesù.

Si tratta di un’iniziativa del parroco don Umberto Zanaboni, che a partire dalle 21 fino alle 23.45 del 31 dicembre, quando la maggior parte della gente è tutta presa da brindisi, feste e botti, ha deciso di aprire le porte della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta in Cella Dati a tutti coloro che vogliono trascorrere un capodanno alternativo di veglia e preghiera.

«Ci sono persone sole o altre che per i più svariati motivi non hanno voglia di festeggiare – spiega il parroco – e per questo ho deciso di dedicare loro un momento diverso, di preghiera, raccoglimento e meditazione. In attesa di un nuovo anno tutti assieme per adorare, ringraziare e chiedere perdono. Le porte rimarranno aperte anche solo per una piccola visita, per chi desideri staccarsi da cene e feste e incontrare il Signore in un momento di preghiera».

Allo scoccare della mezzanotte non mancherà anche il tradizionale brindisi in compagnia.

La locandina




Il 6 gennaio a San Matteo delle Chiaviche torna “Il grande presepe vivente”

Dopo gli apprezzamenti registrati in occasione delle scorse festività, nel pomeriggio del 6 gennaio, presso l’antica e suggestiva Corte Buvoli di San Matteo delle Chiaviche, tornerà “Il grande presepe vivente”. Dalle 14.30 la rappresentazione degli antichi mestieri e delle scene di vita, con la partecipazione di decine di figuranti in costume.

Non mancheranno il racconto ai bambini delle fiabe natalizie e gli interventi musicali degli zampognari e del coro “Joy Voices” di Casalmaggiore. Alle 17 la sacra rappresentazione della nascita di Gesù; quindi il corteo seguirà la Sacra Famiglia fino al sagrato della chiesa, dove sarà inscenato l’arrivo dei Magi. La conclusione con un momento di preghiera.

Nelle settimane scorse, papa Francesco ha diffuso da Greccio una sua riflessione sul significato del presepe: «Rappresentare l’evento della nascita di Gesù – ha scritto il pontefice – equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia». La lettera del papa è stata inviata dal parroco don Angelo Maffioletti a tutte le trecentocinquanta famiglie di San Matteo e Sabbioni. Un gesto che ha provocato anche un simpatico scompiglio: sulle buste era infatti scritto solamente “Per te, da Francesco”; e diversi cittadini, forse tratti in inganno, prima ancora di aprirle, le hanno riportate in Posta o imbucate nelle cassette di conoscenti di nome Francesco. Chiarito l’equivoco, la curiosità si era accresciuta, fornendo a tutti un’ulteriore opportunità di riflessione sul tema del presepio.




Furto sacrilego a San Matteo delle Chiaviche: rubata la statuetta di Maria ai Correggioli

Ignoti vandali hanno rubato la statuetta di Maria collocata nei pressi della Madonna dei Correggioli, un’antica cappella della golena di San Matteo. Era stata installata davanti alla chiesetta, lì dove ci si ritrova per momenti di preghiera durante la bella stagione, da Giuseppe Gozzi, un parrocchiano recentemente scomparso. La scultura non è realizzata in materiali di pregio, non è antica e non ha particolare valore artistico, ma il furto ha provocato molto dispiacere in paese per la sua natura sacrilega e per il valore affettivo del simulacro.

Il gesto è stato compiuto probabilmente nottetempo, e scoperto la mattina del 27 dicembre da alcuni passanti, che hanno subito avvisato il parroco don Angelo Maffioletti. Il sacerdote non intende dare eccessiva enfasi all’episodio, che potrebbe essere motivato semplicemente da noia e stupidità e non da una precisa volontà blasfema, ma chiede a tutti una preghiera.

Anche il sindaco di Viadana Alessandro Cavallari è voluto intervenire pubblicamente: «Con dolore constatiamo che la mano di ignoti incivili ha colpito ancora un luogo tanto caro alla fede della nostra gente. Si prega chiunque avesse notato movimenti strani attorno alla chiesetta di non rimanere nel silenzio. Chiediamo all’autore di questo insensato gesto di riflettere e rivedere il suo comportamento, riportando la Madonnina anche in modo anonimo: non è mai troppo tardi per ripensare ai propri sbagli».

Non è tra l’altro la prima volta che si verifica qualcosa del genere: la notte di Capodanno 2016 i soliti ignoti ruppero le braccia del Crocifisso – proprio davanti alla Madonnina rubata ieri – e staccarono la statua dalla croce in legno, gettandola poi ai piedi della piccola scarpata. Come gesto simbolico di riparazione, la statua coi monconi spezzati venne esposta da don Angelo nelle chiese di San Matteo e Sabbioni.

La Madonna dei Correggioli venne dipinta da un anonimo pittore dopo la peste del 1630. Collocata su un altarino emergente dalla palude di Torre d’Oglio, divenne ben presto oggetto di devozione popolare. Nel Settecento venne eretta la cappella, presso la quale ancora oggi numerosi passanti si fermano per un momento di raccoglimento e per lasciare un pensiero sul libro degli ospiti.