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Il Gruppo Editoriale San Paolo distribuisce gratuitamente alle parrocchie oltre 180mila copie di sussidi pastorali

Il Gruppo Editoriale San Paolo promuove l’iniziativa “Le messe sono sospese, ma… la Chiesa è viva” per manifestare vicinanza ai parroci, ai propri lettori e a tutti i fedeli in un momento difficile per il Paese, dove le celebrazioni religiose sono sospese per il contenimento del contagio da Covid-19.

A partire da mercoledì 25 marzo, il Gruppo Editoriale San Paolo distribuirà gratuitamente alle parrocchie, 180mila copie di sussidi pastorali tra cui l’edizione speciale del Messalino AmenLa Chiesa è viva. Un estratto del messalino pensato per pregare insieme con la liturgia delle prossime domeniche, il triduo pasquale, la Via Crucis, il Rosario e tante altre preghiere. Un libretto agile, a colori e completo per tenere viva la fede e la preghiera in questi giorni.

Alle parrocchie saranno anche distribuiti circa 5.100 kit La Chiesa è viva, composti da: lettera ai parroci di don Antonio Rizzolo, presidente e amministratore delegato del Gruppo Editoriale San Paolo; due locandine che potranno essere poste all’entrata della chiesa per informare i fedeli dell’iniziativa; oltre 300mila copie del sussidio Tempo per te di Paolo Curtaz, apprezzato scrittore di spiritualità.

Curtaz rilegge in questo testo le indicazioni sanitarie alla luce della fede, offrendo ai fedeli alcuni importanti spunti di riflessione spirituale, per evitare che la paura e l’egoismo prevalgano in questo momento di incertezza. Una situazione che può, invece, trasformarsi in una grande opportunità per riscoprire cosa è veramente essenziale nella nostra vita.

Don Antonio Rizzolo, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Editoriale San Paolo, scrive nella lettera indirizzata ai parroci: «Il Gruppo Editoriale San Paolo – scrive don Antonio Rizzolo nella lettera – condivide le indicazioni dei vescovi e vuole esprimere la propria vicinanza a tutti i parroci d’Italia e ai fedeli. Per questo abbiamo deciso di offrire gratuitamente a tutte le parrocchie una serie di sussidi, disponibili anche in digitale sul portale di “Famiglia Cristiana” (www.famigliacristiana.it/chiesaviva). È un modo per esservi accanto e per aiutare la nostra gente a pregare, a meditare sulla Parola di Dio, a mantenersi salda nella fede, aprendo il cuore alla speranza».

«L’emergenza Coronavirus ci ha messo davanti alla fragilità della nostra esistenza, al nostro limite di creature. Ma può anche essere un’opportunità, ancor più in questo tempo di Quaresima. Per riconoscere ciò che è essenziale nella nostra vita. Si potrà così riscoprire la bellezza della Parola di Dio, il conforto che viene dalla recita del Rosario, da soli e in famiglia, il sostegno che offre la preghiera fiduciosa al Signore, con l’intercessione della Vergine Maria», conclude don Antonio Rizzolo nel messaggio rivolto ai parroci.

 Speciale Amen – La Chiesa è viva (160 pagine con copertina “stampato” a colori) proporrà i seguenti contenuti: Celebrazione Eucaristica (Letture, la Parola per la Vita, La Parola di Papa Francesco) di domenica 29 marzo e di tutte le domeniche del mese di aprile; Celebrazione e Liturgia del Giovedì-Venerdì-Sabato Santo; Schema per la lettura orante della Parola di Dio; Via Crucis; Rosario completo; Coroncina Divina Misericordia; Preghiere del mattino e della Sera e altre preghiere.

Inoltre, sulla nuova piattaforma digitale www.famigliacristiana.it/chiesaviva, si potrà trovare gratuitamente tutto il materiale dell’iniziativa “Le messe sono sospese, ma… la Chiesa è viva” insieme ad altri contenuti, come: l’e-book Gesù guarisce di Paolo Curtaz, lo sfogliabile del mensile Vita Pastorale e, per i lettori più giovani, le versioni digitali di GBaby e Il Giornalino, con i consigli di don Alberto Ravagnani per combattere “il nemico speciale”. Lo spazio digitale verrà arricchito di giorno in giorno con contenuti editoriali e video per tutta la famiglia.

È inoltre attiva l’offerta, al prezzo simbolico di 1 euro, per accedere per un mese da casa e attraverso tutti i dispositivi, alle versioni digitali delle testate Famiglia Cristiana, Credere, Gazzetta d’Alba e GBabydisponibili sulla piattaforma online www.edicolasanpaolo.it/coronavirus.

Un’altra importante iniziativa del Gruppo Editoriale San Paolo è il “Fondo di solidarietà”, per raccogliere donazioni e attivare abbonamenti alle testate del Gruppo a favore di soggetti svantaggiati. Un progetto per raggiungere gli anziani nelle case di riposo e i più giovani nelle case – famiglia, affinché possano trovare nella lettura la Parola di speranza e conforto. Su tutti i giornali del Gruppo verranno comunicate le istruzioni e le modalità per effettuare questa donazione.

Infine, il Gruppo Editoriale San Paolo è presente sulla piattaforma governativa di solidarietà digitale https://solidarietadigitale.agid.gov.it/, con 25mila abbonamenti mensili gratuiti al settimanale Famiglia Cristiana.

 

Il Gruppo Editoriale San Paolo

La Società San Paolo è una Congregazione religiosa fondata nel 1914 in Italia ad Alba dal beato don Giacomo Alberione. I membri della Società San Paolo, conosciuti come Paolini, operano in 32 nazioni. La loro molteplice attività riguarda: editoria libraria, giornalistica, cinematografica, musicale, televisiva, radiofonica, multimediale, telematica; centri di studio, ricerca, formazione, animazione. Il marchio che caratterizza tutti i prodotti e le attività dei Paolini rappresenta efficacemente la dinamica della loro presenza.




La testimonianza di don Angelo Rossi, cappellano dell’ospedale di Treviglio-Caravaggio, in corsia accanto a medici e malati

Non ci sono solo medici, infermieri, operatori sanitari negli ospedali del Nord Italia in piena crisi. Ci sono anche loro, i sacerdoti. Molti sono ricoverati, tantissimi in quarantena. Qualcuno, come i cappellani, è in prima linea per sostenere i malati e le loro famiglie. Un compito difficile, come ci racconta con parole discrete ma commoventi don Angelo Rossi dal piccolo ospedale di Treviglio: la scorsa settimana ci sono stati 75 morti in un giorno e lui ha potuto benedire le salme – una a una – dietro un vetro. Porta i sacramenti a tutti coloro che lo chiedono e sempre più frequentemente sono infermieri e medici che domandano una preghiera a voce bassa, magari di sfuggita in corridoio, con gli occhi gonfi di stanchezza e pianto. La sua giornata è fatta di brevi incontri nelle stanze dove ci sono i malati: la recita di qualche preghiera, una benedizione, il sacramento della confessione o dell’eucarestia. In molti chiedono l’unzione degli infermi, ma don Angelo si arrabbia quando viene associata solo ai moribondi. «È il sacramento della guarigione, in cui si chiede al Signore la forza di affrontare un momento di fragilità fisica o spirituale, non solo l’ultimo gesto da fare prima di andarsene. Se fosse conosciuto per quello che è, questo gesto sarebbe forse d’aiuto a molte più persone».

Le giornate sono frenetiche, non ci si riposa mai. Di notte, dice, si fanno incontri commoventi: il neo–papà che scende in cappella a ringraziare perché nonostante tutto la sua bambina è nata e sta bene, la guardia giurata che dopo un turno interminabile fatto di divieti d’ingresso ai parenti dei pazienti in fin di vita, crolla e chiede di confessarsi dopo anni di lontananza da Dio. E poi ci sono i dialoghi con i malati. I più gravi riesce a vederli di meno, la terapia intensiva gli è interdetta a meno di casi eccezionali: i medici gli hanno chiesto di limitare gli accessi nei reparti dove si trovano i malati Covid per tutelarlo (è l’unico sacerdote in forze all’Ospedale), ma sanno che se ci fosse bisogno lui è lì. Giorno e notte.

Non è sempre facile consolare. A volte ci si sente come formiche di fronte all’emergenza. Come quando incontri nei corridoi un’infermiera in lacrime che chiede di pregare per un paziente o la farmacista che singhiozza perché ha dovuto dire a un anziano cliente che vive con l’ossigeno che la bombola che lo tiene in vita non c’è. Sono momenti durissimi.

«Eppure tutto questo è la mia occasione di convertirmi, di ricordami ogni giorno che l’uomo è davvero poca cosa se un virus tanto piccolo riesce a mettere in ginocchio intere Nazioni. Ecco, ho riscoperto che siamo creature, bisognose di un amore più grande. In queste settimane ho incontrato tante persone, qui in ospedale, piene di domande grandi sul senso sulla vita e del dolore, sulle scelte da compiere che a volte sono strazianti. Sono uomini e donne da cui imparo ogni giorno, perché il loro cuore è pieno di interrogativi ma totalmente dedito alla cura di chi arriva, proprio come avrebbe fatto Gesù». Ci tiene a sottolineare che sono loro i veri protagonisti di queste settimane, ma che sente una sorta di fastidio quando vede che tutti li chiamano “eroi”, quasi che solo nell’emergenza ci si accorgesse della preziosità del loro lavoro. «Sono in questo ospedale da settembre ma posso dire con certezza che questi medici, infermieri, guardie giurate, donne delle pulizie, operatori, volontari sono dediti al loro lavoro ogni giorno allo stesso modo, anche prima dell’emergenza». Stando davanti a loro – dice – ha riscoperto il valore dell’essere al servizio, che è una vera e propria vocazione. «Servire i più fragili, i malati, è un privilegio. Mi sento chiamato ad essere qui e sono certo che ogni volto che incontro dentro questi padiglioni ha il volto sofferente di Gesù».

Don Angelo ha il raffreddore, spera di non essersi ammalato per poter essere ancora vicino alla sua gente. Non ha più l’ausilio dei volontari, a cui è in questo momento proibito entrare in ospedale. Spera nell’arrivo di un altro sacerdote e intanto si affida al buon Dio. Gli chiediamo se si sia mai sentito solo o scoraggiato. Risponde di no, perché intorno a lui c’è un popolo, una compagnia di amici e parrocchiani che gli scrivono e lo sostengono anche nelle giornate più pesanti. «La gente sta riscoprendo il valore dell’essere comunità. Sono sicuro che da tutto questo usciremo maturati. In umanità e fede».




Don Maurizio Lucini: “Dio è nei gesti d’amore di chi cura i malati rischiando la vita”

Salgono a 828 i casi di contagio nella città di Cremona, ma – i dati sono aggiornati a domenica 22 marzo – sono 2.895 i contagiati in tutta la provincia; 321 i decessi. Intanto venerdì 20 marzo è stato inaugurato a Cremona il primo ospedale da campo in Italia, allestito in tempi da record nello spazio antistante il nosocomio cittadino, il “Maggiore”, e donato da Samaritan’s Pursue, organizzazione umanitaria evangelica statunitense che ha messo suoi medici e sue attrezzature a disposizione di una delle aree più colpite dal Coronavirus.

Dopo un mese di emergenza, il “Maggiore” è infatti al collasso con quasi un centinaio tra medici e infermieri positivi al Covid-19 e dunque in isolamento. Sabato, con il primo paziente in terapia intensiva, la nuova struttura è diventata operativa. Composta da 15 tende, a regime avrà 60 posti letto, di cui 8 in terapia intensiva/rianimazione e 60 operatori fra medici e sanitari, un laboratorio analisi e una sala per le radiografie. Ringraziando istituzioni italiane, protezione civile, esercito e aeronautica, “e tutti gli uomini e donne” che hanno aiutato ad allestire in tempi brevi l’ospedale, Eric Timmens, team leader della Ong, ha detto: “Grazie a loro possiamo cominciare ad aiutare nel nome di Gesù Cristo”.

“Una notizia confortante questo ospedale dentro un ospedale.

Una testimonianza di carità e soprattutto di ecumenismo dal basso”,

dice don Maurizio Lucini, incaricato diocesano per la pastorale della salute e assistente spirituale al “Maggiore”. “Non ci hanno donato solo attrezzature ma anche medici. Stanno cercando un interprete e un nostro prete che parla bene l’inglese si è offerto per svolgere lì il servizio di cappellano”, racconta al telefono don Maurizio, con la voce spesso spezzata dai colpi di tosse. Mercoledì 11 marzo è risultato positivo al tampone e messo in quarantena.

 

Don Maurizio, come si sente?
Sono assistente spirituale dell’hospice e del reparto infettivi del “Maggiore”. Purtroppo mi sono preso questo virus maledetto quasi subito. Ho avuto qualche linea di febbre, dolori e tosse, però la respirazione grazie al cielo è sempre stata buona. Non è mai subentrata una polmonite. Tra due giorni, mercoledì, dovrebbero richiamarmi per fare il tampone. Tuttavia, nonostante io ne sia stato colpito in forma lieve, ho compreso tutta la cattiveria di questo virus”.

Quando ha saputo di essere positivo ha avuto paura?
All’inizio un po’ sì, sinceramente, perché ho visto in quali condizioni versavano i malati che arrivavano in pronto soccorso. Drammatiche. Ora il nostro vescovo ne sta uscendo con molta pazienza, molti preti si sono ammalati e qualcuno è morto. Ho avuto timore per me, ma soprattutto timore di sottrarre un letto a qualcuno che poteva averne bisogno più di me.

Ora non vedo l’ora di tornare dai miei malati.

Quanto è importante la vostra presenza?
Noi cerchiamo di esserci, per i malati ma anche per gli operatori sanitari. Medici e infermieri si sfogano e ci chiedono: pregate per noi, abbiamo bisogno del vostro sostegno perché di di fronte alla gravità di questo dramma ci sentiamo impotenti.Abbiamo però difficoltà ad accedere alla terapia intensiva. Un mio collega è stato chiamato dai familiari di un paziente e gli operatori lo hanno accolto, ma per avvicinarsi ai malati occorre bardarsi con camice, mascherina, guanti, cuffia e occhiali che andrebbero cambiati in ogni stanza. Materiale prezioso, non sempre disponibile e che si rischierebbe di sottrarre a medici e infermieri.

Nelle stanze invece?
Le prime settimane, prima di ammalarmi, d’accordo con i sanitari sono sempre entrato nelle stanze degli infettivi che ne avevano fatto richiesta, ma poi passavo in tutte le stanze. Ora non so che situazione troverò, non so se potrò continuare a farlo.

Che cosa chiedono i malati?
Nella maggior parte dei casi indossano la mascherina per l’ossigeno e quindi fanno fatica a parlare. I dialoghi duravano pochi minuti, la visita era necessariamente molto veloce per le loro condizioni e per la frenesia che c’è in reparto, ma era evidente la loro gioia nel vedermi, nel poter fare una breve preghiera e ricevere una benedizione.

Sono molto soli?
In camera sono generalmente in due. Pur senza potersi parlare si avverte tra loro una sorta di solidarietà.

Dov’è Dio in tanta sofferenza?

Dio c’è: è nei gesti d’amore di medici e infermieri che rischiano di ammalarsi e anche di dare la vita pur di assisterli.

E non si tirano indietro. Entrando in quelle stanze, noi non facciamo altro che mettere un sigillo su quanto c’è già.

I pazienti sono tutti anziani?
La maggior parte sì, ma ho visto persone di 40 anni e anche più giovani.

E come muoiono?
Di solito soli. Le salme vengono portate in obitorio ma anche la cappella attigua ha dovuto accogliere diversi feretri. Li ho potuto benedire solo una volta deceduti-.

Da una parte all’altra della barricata: prima cappellano poi malato. Che cosa le ha insegnato questa esperienza e che cosa desidera di più?
Non vedo l’ora di riprendere il mio servizio in ospedale. L’esperienza che ho fatto, anche se in forma lieve, mi ha permesso di comprendere un po’ meglio la paura, il dolore, la fatica e la solitudine di questi ammalati e mi ha insegnato che

bisogna affidarsi alle mani degli uomini e alle mani di Dio.




Ospedale da campo di Cremona: si cercano interpreti e addetti all’inserimento dati

A supporto dell’ospedale da campo organizzato dall’Ong Samaritan’s Purse per l’emergenza Covid19, vengono ricercate le seguenti figure:

  • interpreti inglese-italiano, possibilmente con conoscenza della terminologia medica, ma non è indispensabile. Non è richiesto alcun specifico titolo di laurea, ma necessaria un’ottima padronanza della lingua inglese (livello B2 o più)
  • addetti all’inserimento dati: l’utilizzo dei software sarà appreso sul posto, ma è comunque richiesto un minimo di dimestichezza informatica e una discreta conoscenza della lingua inglese per potersi relazionare con il personale.

 

SICUREZZA

Gli interpreti

  • lavoreranno con i medici e il personale sanitario dell’ospedale da campo
  • saranno dotati degli stessi presidi di sicurezza del personale sanitario (mascherine, guanti,
    occhiali, vestiario … )

Gli addetti al data entry

  • lavoreranno in un ambiente separato
  • potrà in ogni caso essere loro richiesto di entrare nelle zone “mediche” per raccogliere documenti ecc.. e saranno dotati delle stesse misure di sicurezza di cui sopra

 

TURNI e FORME CONTRATTUALI

  • saranno attivate specifiche forme contrattuali e il lavoro sarà retribuito (informazioni in via di
    definizione)
  • per gli interpreti il lavoro, nel limite del possibile, sarà organizzato in turni (giorno e notte) definiti
    sia in base alle prioritarie necessità dell’ospedale, sia in base alle disponibilità ricevute
  • per gli addetti al data entry il lavoro sarà organizzato in turni, ma solo di giorno (non di notte)

Per informazioni e disponibilità scrivere, in inglese, a iheres@samaritan.org.




Coronavirus, padre Virginio Bebber (Aris): “In prima linea al fianco del sistema pubblico”

“Anche noi siamo in prima linea al fianco del sistema pubblico”. Ad assicurarlo al Sir è padre Virginio Bebber, presidente nazionale dell’Aris (associazione che riunisce istituzioni socio-sanitarie gestite da enti e congregazioni religiose in Italia), raggiunto telefonicamente a Cremona dove è responsabile della Casa di cura San Camillo.

“Siamo stati chiamati dalla Regione Lombardia in grande difficoltà – spiega –. Anche oggi il coronavirus si è ulteriormente diffuso propagandosi verso Bergamo. Abbiamo strutture a Brescia, Bergamo e anche a Milano che si sono rese disponibili a dare una mano mettendo a disposizione posti letto, sia sul fronte della terapia intensiva, sia su quello del ricovero ordinario di malati”.

Per quanto riguarda la Casa di San Camillo, prosegue, “abbiamo dato disponibilità alla direzione sanitaria dell’ospedale di Cremona di accogliere malati che vengono dall’esterno, non contagiati da coronavirus perché non saremmo in grado di isolarli, ma comunque bisognosi di ricovero e cure. Questo per lasciare posti letto liberi nell’ospedale e alleggerire il lavoro del personale”.

Altre strutture, aggiunge, “avendo la possibilità di isolare alcune parti al loro interno, hanno attrezzato intere aree rendendo disponibili posti letto dedicati a pazienti affetti da Covid-19”.

Insomma, conclude, “mettiamo le nostre istituzioni, che sono parte integrante del servizio pubblico, a disposizione del pubblico in base alla vocazione a alle caratteristiche strutturali di ognuna”.

Dal presidente Aris un appello, infine al “senso civico” dei cittadini: “Chi è stato in aree infette lo comunichi tempestivamente. Anche questo può aiutare a contenere il contagio”.




Covid-19, solidarietà e preghiera dalla diocesi brasiliana dove è stato vescovo mons. Carmelo Scampa

Attraverso i social network arriva un messaggio di fraternità e solidarietà per la Chiesa e la popolazione cremonese dalla diocesi brasiliana di São Luís de Montes Belos, la diocesi che è stata guidata fino a pochi mesi fa dal vescovo cremonese mons. Carmelo Scampa.

«Invitiamo tutti a pregare per la diocesi di Cremona in Italia (la terra natale di Don Carmelo), che sta attraversando un momento difficile a causa del coronavirus. Finora sei preti della Diocesi sono morti, vittime del virus. È quindi un segno di solidarietà della nostra diocesi a quella chiesa – scrive ancora la diocesi brasiliana – che ci ha aiutato tanto inviando, anni fa, sei preti “fidei donum” (don Pietro, don Giancarlo, don Maurizio, don Antonio, don Silvano e don Angelo) che hanno lavorato nella nostra diocesi. Inoltre, ci ha aiutato anche nella costruzione del seminario più grande e della Fattoria della speranza. Preghiamo in unità per tutte le vittime, in particolare per Cremona».


#restiamocomunità – #chiciseparera




L’800.89.45.45 per informazioni sul Coronavirus, il 112 solo per emergenze

L’invito ai cittadini è a non recarsi al Pronto Soccorso, se non nei casi di vera emergenza. Sono attivi il numero verde unico regionale 800.89.45.45 e il numero 1500 per le informazioni generali sul fenomeno. Il numero 112 deve essere utilizzato solo nei casi veramente emergenziali, vale a dire quando si avvertono sintomi di febbre, tosse e difficoltà respiratorie.

In caso di chiamata al 112, è fondamentale che l’utente rimanga in linea e non chiuda la comunicazione, in modo che la chiamata non perda la priorità già acquisita, e in modo da consentire al Servizio Sanitario di rispondere rapidamente.

Chiunque voglia avere informazioni sul nuovo “Coronavirus Covid-19” può collegarsi al sito istituzionale della Prefettura di Cremona www.prefettura.it/cremona. Nella sezione a destra “IN EVIDENZA”, cliccare “FAQ – NUOVO CORONAVIRUS“. Nella pagina cliccare il link del Ministero della Salute.




Dal Camerun i bambini della missione delle Adoratrici pregano per i coetanei italiani (VIDEO)

“Forza Italia, siamo tutti con voi, tutti insieme ce la faremo”. È il grido di speranza che arriva dal Camerun, da Ndoumbi (Bertoua), dove le Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda sono presenti dal 2002 con una scuola materna e le elementari, oltre al foyer per ragazze e il dispensario per i malati più poveri.

Sono proprio i bambini a rivolgere il proprio pensiero ai coetanei italiani in questo momento di particolare emergenza sanitaria. Un affetto mostrato, oltre che nella preghiera, attraverso una canzoncina in italiano, da parte dei più piccoli, e nel grido di fiducia dei più grandi.

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/541877186738873/




Video messaggio da Salvador de Bahia: vicini al vescovo e alla Chiesa cremonese

Arriva anche dal Brasile un segno di vicinanza nei confronti della comunità cremonese così colpita in queste settimane dall’emergenza sanitaria causata dal diffondersi del Covid-19. Il messaggio di amicizia arriva dalla voce di don Emilio Bellani che, anche a nome dell’altro sacerdote fidei donum cremonese impegnato  a Salvador de Bahia, don Davide Ferretti, racconta quanto la parrocchia di Cristo Risorto viva con preoccupazione e compartecipazione questa situazione, pur se a distanza.

Nel suo videomessaggio don Emilio racconta di come i fedeli della sua comunità seguano le vicende della Chiesa cremonese, chiedano notizie in particolare delle condizioni di salute di mons. Napolioni, che hanno conosciuto e a cui si sono affezionati in occasione delle sue visite in Brasile, e che sanno essere ricoverato in questi giorni in ospedale, ma si stringono anche in preghiera per gli altri sacerdoti e i tanti fratelli malati.

Nelle celebrazioni comunitarie così come nella preghiera personale e condivisa con i sacerdoti, la comunità non manca di far sentire la propria vicinanza nella preghiera.

Piccoli segni di un forte legame e del senso sincero di fraternità che lega Cremona alla missione di Salvador de Bahia.

 

https://www.facebook.com/DiocesiCremona/videos/141959400454800/




Il venerdì pomeriggio adorazione eucaristica (senza partecipazione di popolo) in ospedali e strutture sanitarie

Ogni venerdì pomeriggio, dalle 17 alle 18, si può essere uniti nell’adorazione eucaristica, senza partecipazione di popolo, nelle cappelle degli ospedali e di ogni altra struttura sanitaria e socio-assistenziale (sempre attenendosi scrupolosamente alle indicazioni liturgiche, e a quelle delle direzioni sanitarie competenti), esprimendo vicinanza a chi è strappato dalla propria famiglia per le terapie di isolamento. Al tempo stesso, si vuole assicurare così vicinanza morale e spirituale ad ogni operatore sanitario coinvolto.