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Oratori e volontariato, il 2 ottobre la presentazione dell’indagine

ODL (Oratori Diocesi Lombarde), in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, celebra la Giornata nazionale del dono (4 ottobre) presentando alla stampa e alle realtà oratoriane della Regione il nuovo volume della collana “Gli Sguardi di Odielle” intitolato “La Casa del Dono. Indagine sugli oratori lombardi e il volontariato”. L’oratorio, infatti, è “la casa del dono” nell’esperienza concreta di molti uomini e donne: per coloro che in esso hanno speso tempo ed energie ma anche per quanti, a vario titolo, hanno beneficiato di tanta gratuità e servizi educativi e pastorali.

Come nasce una cultura del volontariato? Dove e come si forma e cresce la sensibilità e la disponibilità al volontariato? Che cosa la favorisce? Sono queste alcune delle domande su cui i relatori proveranno a riflettere a partire proprio dai risultati dell’indagine, realizzata e pubblicata anche grazie al contributo di Regione Lombardia.

La presentazione è in programma lunedì 2 ottobre alle 18 presso l’Aula 1 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia (Via della Garzetta, 48). Dopo il saluto del direttore di sede dott. Giovanni Panzeri, introdurranno l’incontro il prof. Pierluigi Malavasi (direttore del Dipartimento di Pedagogia), don Stefano Guidi (coordinatore regionale di ODL) e il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada. Interverranno quindi il prof. Diego MESA (coordinatore della ricerca) e la prof.ssa Livia Cadei (direttrice CESVOPAS). Le conclusioni saranno affidate a mons. Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Pastorale giovanile regionale. Moderatore sarà Luciano Zanerdini, direttore del settimanale diocesano di Brescia “La Voce del Popolo”.

Il volume sarà reso disponibile in formato PDF sul sito di ODL, dopo la presentazione; alcune copie saranno a disposizione presso gli Uffici diocesani di Pastorale giovanile delle 10 diocesi lombarde.




Scuola diocesana di Musica sacra “Dante Caifa”: tre concerti per l’apertura del nuovo anno scolastico

All’avvio del nuovo anno formativo della Scuola diocesana di Musica sacra “Dante Caifa”, l’associazione “Marc’Antonio Ingegneri” propone tre concerti che si svolgeranno nelle serate del 21, 22 e 24 settembre, presso la chiesa del Foppone, sede della scuola. Le iniziative vedranno la presenza dei docenti Simone Bellucci, Isa Trotta, Keiko Yazawa, Yamina Prakudovich, che con entusiasmo hanno aderito al progetto di promuovere la conoscenza delle attività svolte e che proporranno, nei diversi appuntamenti, una preziosa letteratura per chitarra, pianoforte e viola.

Il primo concerto si terrà giovedì 21 settembre, alle 18, con Simone Bellucci che presenterà un entusiasmante scorcio del virtuosismo di grandi chitarristi dell’ottocento.

Venerdì 22 settembre, alle 21, la pianista Isa Trotta offrirà la possibilità di apprezzare le sontuosità musicali e tecniche di alcune importanti composizioni di Mendelssohn e Chopin.

Domenica 24 settembre, invece, alle 18, la conclusione del ciclo, con la presenza di Yamina Prakudovich alla viola e Keiko Yazawa al pianoforte. In programma una rara selezione di composizioni per viola e pianoforte di Bloch, Hindemith e Prokofiev.

Nei pomeriggi dedicati ai concerti sarà anche possibile visitare la chiesa del Foppone, prezioso scrigno settecentesco dedicato a San Facio, e conoscere l’attività svolta dalla Scuola diocesana di musica sacra e la proposta dei corsi musicali per l’anno scolastico.

Locandina dei concerti

Programma dei concerti

 

 

I corsi 2023/24

I corsi per l’anno scolastico 2023/2024 comprendono la formazione strumentale (pianoforte, organo, chitarra, flauto), la formazione vocale (teoria e solfeggio, canto, direzione di coro) e le competenze specifiche per la musica sacra (musicologia liturgica, canto gregoriano, armonia, composizione, cultura organaria).

I corsi di strumento proposti includono pianoforte, organo, chitarra, flauto. Ulteriore proposta di formazione musicale, gratuita e rivolta ai ragazzi dai 7 ai 13 anni, è il corso corale voci bianche.

La segreteria della Scuola sarà aperta per ricevere le iscrizioni tutti i sabati del mese di settembre, dalle 10 alle 16, nella sede di via Foppone 1/A (ex chiesa del Foppone) con ingresso da via Sant’Antonio del Fuoco 6/A.

Ulteriori informazioni sul sito www.scuolamusicascara.cremona.it e ai numeri telefonici 0372-29785 e 391-3074718 negli orari di apertura della segreteria.




Il 7 ottobre a Santa Rita il concerto dell’Ensemble Coruscans

A distanza di un anno dal concerto per l’inaugurazione e la presentazione del nuovo organo a cassapanca di cui si è dotata la rettoria di Ss. Margherita e Pelagia di Cremona – meglio nota a Cremona come chiesa di Santa Rita –, l’associazione “Amici di S. Rita” ritorna a proporre un nuovo appuntamento musicale di voci a cappella e brani strumentali, dal titolo “Di sol vestita”, in programma sabato 7 ottobre, alle 20.45, nella chiesa di via Trecchi.

Il concerto, eseguito dalla corale “Ensemble Coruscans”, diretta da Giulia Calovini e accompagnata da Marco Fenili al flauto e Gabriele Galleggiante Crisafulli all’organo, si aprirà con Il Magnificat: un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo di Luca con il quale Maria loda e ringrazia Dio per aver liberato il suo popolo; per questo è conosciuto anche come cantico di Maria. A seguire, brani dedicati alla Madonna composti da rilevanti autori cinque, sei e settecenteschi: da Bach a Palestrina, passando per De Victoria, Hassler ed Eccard.

L’evento, promosso dal rettore, don Claudio Anselmi, e dalla Associazione, vuole essere un appuntamento culturale offerto a tutta la città nonché momento di elevazione spirituale nella fede e uno sguardo alla Beata Vergine Maria. Un’occasione, inoltre, per far conoscere alla città l’Ensemble, che ha trovato ospitalità in questi giorni presso la rettoria per le prove e le esercitazioni.

L’ingresso al concerto sarà gratuito.

Locandina dell’evento




Monastero di San Sigismondo: il 17 settembre porte aperte in occasione dell’anniversario della dedicazione della chiesa

Domenica 17 settembre 2023, dalle ore 9 alle ore 10.30 e dalle ore 14 alle ore 17.30, il complesso monastico di San Sigismondo, in largo Bianca Maria Visconti, a Cremona, aprirà le sue porte consentendo straordinariamente di accedere anche agli ambienti normalmente non fruibili per le regole di clausura, quali le cappelle laterali, il presbiterio e, soprattutto, il chiostro e il refettorio. Le visite, organizzate dall’Associazione Amici del Monastero, avranno una durata di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti e senza necessità di prenotazione. Si tratta di un evento gratuito ma con la possibilità di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano.

Per chi lo desidera sarà inoltre possibile partecipare alle celebrazioni domenicali con la comunità monastica: alle 11 la Messa e alle 18 il canto dei Vespri.

Anche le “Casalinghe di San Sigismondo” saranno presenti con il consueto tavolo di dolci e confezioni artistiche di lavanda coltivata in monastero per offrire ai turisti un ricordo della visita.

Durante l’apertura si potrà ammirare da vicino la notevole Ultima Cena di Tommaso Aleni, realizzata nel 1508 e custodita nel refettorio del monastero. Il dipinto è uno dei capolavori del pittore e documenta l’accurata rielaborazione delle sollecitazioni artistiche milanesi ispirate non solo al Cenacolo leonardesco, come si evince dalla suddivisione in gruppi di tre dei discepoli, ma anche alla ricerca prospettica di Bartolomeo Suardi, detto Bramantino, che si coglie perfettamente nella resa del pavimento. Non mancano, inoltre, i riferimenti ai modelli veneti di Marco Marziale nel volto di Cristo, e centro-italiani, come il peruginismo nelle fisionomie di alcuni personaggi (a Cremona è documentata la presenza della Pala Roncadelli di Perugino dal 1494) e la ripresa del linguaggio ferrarese di Lorenzo Costa.

Oltre al capolavoro dell’Aleni si potranno apprezzare anche alcune delle testimonianze più significative e poco fruibili del manierismo cremonese, come il sorprendente affresco eseguito da Camillo Boccaccino nella conca absidale e la monumentale pala d’altare dedicata a Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza firmata da Giulio Campi.

Si potrà accedere anche alla cappella dedicata a San Giovanni Battista, la cui decorazione è interamente ascrivibile ad Antonio Campi e, per alcuni aspetti, legata alla mostra a lui dedicata presso il Museo diocesano di Cremona (per saperne di più). Quest’ultima, proponendo l’accostamento di 4 tavole provenienti originariamente dall’oratorio di Santa Lucia di Torre Pallavicina, non è solamente una preziosa occasione per rileggere la storia di questo luogo alla luce delle recenti scoperte d’archivio, ma consente di approfondire le variazioni stilistiche dell’artista cremonese che,  allontanandosi progressivamente dalla schietta maniera ben visibile nei due dipinti attualmente conservati presso i Musei Reali di Torino, si apre a momenti di intenso realismo e di sofisticate ricerche luministiche come dichiarano apertamente gli altri 2 capolavori della Galleria Canesso. Questa svolta “precaravaggesca”, sistematica a partire dagli anni ’70 del ‘500, è già percepibile nella pala d’altare di San Sigismondo raffigurante la Decollazione del Battista, che potrà essere ammirata da vicino proprio in occasione dell’apertura del 17 settembre.

L’apertura straordinaria del complesso monastico avviene due volte all’anno: il 1° maggio, nella memoria liturgica di San Sigismondo, e la terza domenica di settembre, nel ricordo della dedicazione della chiesa, avvenuta il 15 settembre 1600 per opera del vescovo Cesare Speciano.

 

La costruzione della chiesa e del monastero

Il 25 ottobre 1441 Bianca Maria, ultima erede dei Visconti, andò sposa a Francesco Sforza, figlio del condottiero Muzio Attendolo: Bianca Maria portava con sé una dote sontuosa, che comprendeva la città di Cremona; e per questo motivo la cerimonia di nozze, fastosa come si addiceva all’importanza dell’avvenimento, si svolse nella piccola, antichissima chiesa di S. Sigismondo, posta poco lontano dalla città.

Vent’anni dopo, il 20 giugno 1463, Bianca Maria volle ricostruire il monastero e una nuova grande chiesa sul luogo della cappella antica che aveva visto le sue nozze, come preghiera – recita il codice di donazione – “per l’incolumità dell’illustrissimo consorte, e nostra, e dei nostri figli”, e come ringraziamento a Dio per i grandi benefici concessi a lei e a Francesco, durante la loro esistenza. Monastero e chiesa furono affidati ai monaci Girolamini.

Bianca Maria morì nel 1468 e a quella data i lavori erano certamente già cominciati sia per ciò che riguarda la chiesa sia il monastero; la duchessa, nel suo testamento, dispose infatti l’obbligo, per gli eredi, di provvedere al finanziamento dell’impresa, che sarà però di fatto abbandonata fino all’avvento al potere di Ludovico il Moro. Solo nel 1488, infatti, il duca di Milano decise di riprendere i lavori e di pagare finalmente ai monaci il denaro che era loro dovuto. Sulla fabbrica calò di nuovo il silenzio. Solo nel 1517 si hanno di nuovo notizie della chiesa: una bolla di papa Leone X che dispose l’incremento patrimoniale dell’abbazia. I lavori si protrassero, probabilmente, ancora per qualche anno: certamente erano ormai compiuti nel 1535, quando cominciò la campagna decorativa che ha reso la chiesa uno dei gioielli della pittura rinascimentale cremonese e lombarda.

Soppresso il monastero dei Girolamini verso la fine del ‘700, chiesa e monastero divennero sede di parrocchia fino al 2007, quando il complesso tornò monastico e ospitando la comunità di clausura dell’Ordine dei Frati Predicatori, meglio note come Domenicane, (Monastero “S. Giuseppe”), trasferitesi a Cremona da Fontanellato (PR).

Ulteriori informazioni sul sito www.diocesidicremona.it/monasterodomenicano.

 

La dedicazione della chiesa: 15 settembre 1600

Probabilmente nel quadro della riorganizzazione ecclesiale a seguito del concilio di Trento, che vede in Diocesi l’incremento della dedicazione di chiese (Cattedrale compresa: 2 giugno 1592) si colloca anche la dedicazione della chiesa di S. Sigismondo a 137 anni dalla sua fondazione.

Il vescovo di Cremona Cesare Speciano la dedicò il 15 settembre 1600, come attesta l’iscrizione scolpita sulla base della terza lesena di destra (partendo dal coro):

Divo Sigismondo martiri / burgundionum regi dicatum / templum monachorum heremitarum / divi Hieronimi de observantia / solemni ritu Consecravit / Cæsar spetianus episcopus Cremonensis / et xl dierum indulgentiæ / annua Consecrationis / die donavit / m.d.c. die xv septembris

Cesare Speciano, vescovo di Cremona, consacrò con rito solenne il tempio dei monaci eremiti osservanti di san Girolamo dedicato a san Sigismondo martire re dei Burgundi e assegnò 40 giorni di indulgenza nel giorno anniversario della consacrazione il 15 settembre 1600.




Un viaggio nella storia di Cremona con la mostra dedicata a Felice Giuseppe Vertua, sabato l’inaugurazione al Museo diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente al Museo diocesano di Cremona alle ore 11 di sabato 16 settembre, e resterà aperta fino al 19 novembre, la prima esposizione monografica, dal titolo Felice Giuseppe Vertua. Vedutista Cremonese, dedicata alle opere dell’artista cremonese Felice Giuseppe Vertua. Vissuto nella prima metà dell’800, Vertua è noto per le sue vedute sulla città cremonese.

«L’idea della mostra nasce dallo studio dei quadri di una collazione privata – spiega Raffaella Poltronieri, curatrice della mostra –. Sono stati gli stessi collezionisti a proporre di esporre le opere in una mostra monografica, la prima dedicata all’autore».

Le venti opere esposte permetteranno di conoscere l’evoluzione artistica di Vertua e di osservare la città e la sua evoluzione storica nel suo panorama completo, sia vedute cittadine con chiese importanti come quella di Sant’Omobono, sia con monumenti oggi non più esistenti.

Tra i quadri ci saranno opere inedite, come la più grande tela di Vertua mai esposta: «Sarà una sorpresa per i visitatori – dice Poltronieri – perché il quadro è stato appena restaurato da Enrico Perni e Luciana Manara».

Importante sono state le ricerche negli archivi delle parrocchie cittadine, soprattutto quella di Sant’Agata, e negli archivi Diocesano e di Stato, che hanno portato alla realizzazione della mostra. Da queste sono emerse notizie sulla vita di Vertua e della sua famiglia e sul panorama culturale cittadino.

Oltre alla proposta espositiva, sono stati organizzati dei percorsi cittadini sulla vita e sulle vedute di Vertua, in collaborazione con Target turismo.

Con questa mostra il Museo Diocesano offre un’esperienza a tutto tondo che permette ai visitatori di godere della vista di opere importanti e di conoscere la vita dell’autore e della città intera sia attraverso la lettura dei saggi contenuti nella monografia sia tra le vie cittadine.




Riflessi si prepara alla nuova stagione con un sito rinnovato

Era il 10 maggio del 2018 quando Riflessi Magazine faceva il suo debutto online con “Terra”, l’edizione numero 1. Oggi, 41 edizioni dopo, il mensile sostenuto dalla diocesi di Cremona entra nel suo quinto anno.

E lo fa con un passaggio che segna un punto di crescita importante per tutto il progetto editoriale, cresciuto gradualmente fino a diventare un riferimento riconosciuto e stabile per chi va in cerca di uno stile di informazione e di dialogo con il territorio, di storie autentiche raccontate con parole e immagini scelte con cura, nella ricerca dei “riflessi” del bello spesso celati tra le pieghe di una realtà complessa e a volte caotica.

SCOPRI QUI IL NUOVO SITO

Oggi riflessi ha un abito nuovo. Il nuovo sito, su cui TeleRadio Cremona Cittanova ha deciso di investire con convinzione, segna il passaggio all’età “matura” del Magazine, dopo una giovinezza corsa sulle ali dell’entusiasmo di un’idea che passo dopo passo prendeva forma e direzione sotto le mani di un team di collaboratori che è cresciuto nel numero (e continua a farlo) e nella partecipazione ai processi editoriali e creativi.

Non cambia la natura di Riflessi: il mensile continuerà ad uscire ogni ultimo venerdì del mese con una nuova edizione che si articolerà attorno ad una parole che ne sarà titolo e punto di orientamento. Anche la grafica, rinnovata nei dettagli, manterrà i tratti riconoscibili e distintivi del magazine: i colori, le citazioni, le immagini, gli inserti multimediali.

Il nuovo riflessimag.it offrirà però ai lettori una migliore esperienza di navigazione, nuove e più intuitive possibilità di esplorazione tra i contenuti, dentro e fuori l’edizione, su un pc come sullo smartphone. Una home page più dinamica darà maggior valore alle singole storie, proponendo rimandi e correlazioni attraverso un preciso sistema di organizzazione dei contenuti per categorie e parole chiave.
Durante i mesi della pausa estiva il team della redazione di Trc ha lavorato alla messa a punto della struttura informatica e al trasferimento di tutto l’archivio del magazine nel nuovo ambiente, in modo che nulla del patrimonio di incontri e idee vada perso. Anzi, proprio grazie alle possibilità offerte dal sito di Riflessi saranno da oggi più accessibili per scoprire piccole gemme che magari erano sfuggite. Ma sono ancora lì. Ancora con il bagliore di un nuovo riflesso.




Il 15 settembre in Ospedale la presentazione del libro “Con un piede in Paradiso”

Il centro culturale Sant’Omobono di Cremona, in collaborazione con ASST Cremona e la Pastorale della salute della Diocesi di Cremona, organizza venerdì 15 settembre alle 18 presso l’aula magna dell’Ospedale di Cremona la presentazione del libro “Con un piede in Paradiso”. Sarà presente il giovane autore, don Luca Montini, che nel libro fotografa gli ultimi due anni della sua vita: un incidente gravissimo, i lunghi mesi in un letto d’ospedale, l’amputazione della gamba a 33 anni, l’improvviso abbandono della missione in Kenia, i dolori e le privazioni conseguenti al suo intervento. Frammenti di diario, lettere ad amici, ripercorrono i fatti come istantanee, illuminate da riflessioni che ora scaldano il cuore, ora lo percuotono.

La radice della sfida contenuta nella sua vicenda è una provocazione per tutti: “ogni giorno è un inizio. Soprattutto, ogni giorno dobbiamo riscoprire la ragione per cui vale la pena vivere, lavorare crescere dei figli, lottare”.

Una storia intensa, che racconta di ferite che segnano il corpo e l’anima e da cui sgorgano domande scomode e ineludibili: “chi sono io? Pensavo di saperlo…”. Lacrime e sangue non vengono sparsi invano. Non sono l’ultima parola: “la via della croce non si conclude sul calvario: questo è il trampolino di lancio per il Paradiso”.

La scelta di realizzare questo incontro presso l’Ospedale non è casuale. Per don Luca “il dolore che accomuna i pazienti rompe in un istante tutte le barriere che costruiamo nel rapporto con gli altri. In ospedale non c’è ricco o povero, bello o brutto, forte o debole. Ci siamo io e te, coi nostri dubbi e le nostre paure, e la sorte comune di doverci affidare a qualcuno”. Ospedale come luogo di dolore, ma anche di cura, uno spazio popolato da storie di abbandono, ma anche di autentica condivisione. Comunque un’occasione per andare al fondo della domanda sul senso della vita.

Una testimonianza di fede, che sa parlare a tutti e che mette tutti di fronte a ciò che davvero ha cambiato lo sguardo di un uomo: “Solo in Cristo la vita, perlomeno la mia, vale la pena di essere vissuta. Siamo creati per il Paradiso. Io un piede in paradiso, già l’ho messo”.

Per ulteriori informazioni scrivere a centroculturalesantomobonocr@gmail.com o contattare il 339-4526341.




“La pace. Adesso o mai più”, il 15 settembre la presentazione a San Giovanni in Croce

Già presentato lo scorso luglio presso la Sala conferenze della biblioteca statale di Cremona, il libro La pace. “Adesso o mai più” sarà presentato anche a San Giovanni in Croce, venerdì 15 settembre, alle 21, presso il salone polifunzionale. Il volume, che raccoglie una serie di scritti sul tema della pace elaborati don Primo Mazzolari e pubblicati sul quindicinale Adesso dal 1949 al 1959, è stato curato da don Bruno Bignami, postulatore della causa di beatificazione del Prete d’Italia, e dal vicepostulatore, don Umberto Zanaboni. I due curatori offriranno il proprio contributo durante la serata di presentazione.

Il libro è introdotto dalla prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, che già nel 2019 aveva presieduto a Bozzolo la Messa per il 60° anniversario della morte di don Primo Mazzolari. Una prefazione che nasce dalla stima che il cardinale ha sempre dimostrato nei confronti di Mazzolari e delle sue opere. Una condivisione di idee evidente nelle parole utilizzate da Zuppi proprio nelle pagine della prefazione: «In un tempo drammatico è un dono potere rileggere e meditare il pensiero del parroco di Bozzolo sulla pace. Le sue affermazioni possono apparire perentorie, quasi eccessive. In realtà nascono sempre da attenta riflessione e da analisi approfondite, che non limitano affatto la consapevolezza della radicale necessità della pace. La pace va costruita: “adesso o mai più”. I ritardi, gli aggiustamenti, un eccesso di tattica e di convenienze di parte, allontanano la pace e lasciano sempre, al di là delle intenzioni, il campo a conseguenze imprevedibili e lacerazioni profonde. L’indifferenza, lo sappiamo bene, è alleata della violenza. È vero: la pace “Adesso o mai più!”».

L’evento è organizzato dall’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi”, formata dalle parrocchie di San Giovanni in Croce, Casteldidone, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido, in collaborazione con la cooperativa “A passo d’uomo” di Sabbioneta, che ha finanziato la pubblicazione del volume. La serata sarà aperta a tutti, con ingresso libero e gratuito.

Scarica la locandina dell’evento




Con un piede in Paradiso, a Cremona la testimonianza di don Luca Montini

Nell’aula magna dell’Ospedale Maggiore di Cremona cala il silenzio. I posti a sedere sono tutti occupati. Qualcuno è in piedi, sul fondo e ai lati della sala. Sono le 18 di venerdì 15 settembre e don Luca Montini, giovane sacerdote bresciano della Fraternità San Carlo Borromeo, inizia a raccontare la sua storia. Figlio di due genitori eccezionali, primo di cinque fratelli (alcuni adottati), da ragazzo è spericolato: ama correre, e correre forte, in bici, in moto, a piedi. E fa anche pugilato. Poi gli studi di filosofia alla Cattolica di Milano, gli anni trascorsi nel CLU (l’esperienza per universitari di Comunione e Liberazione) e la scelta di entrare in seminario a Roma. Diventato sacerdote, viene inviato in missione prima in Cile e poi in Africa, in Kenya, dove segue un ospedale. È qui che, nel maggio del 2021, gli accade un brutto incidente. Mentre è in moto con una donna del posto – si stanno recando a prendere un’ambulanza donata da alcuni amici italiani – un pickup balza fuori dal nulla e travolge la sua moto. La donna che è con lui è illesa. Don Luca, invece, capisce subito che le cose non vanno per il verso giusto. Trasportato in un ospedale da campo, curato alla bell’e meglio, contrae un’infezione gravissima alla gamba maciullata nell’impatto. Trasferito dopo molto tempo in Italia, si trova costretto a scegliere di amputare l’arto. Ha 35 anni.

«Ho avuto un incidente. Ho passato tre mesi in ospedale, subìto nove interventi e infine l’amputazione della gamba sinistra. Per rimettermi in sesto ci vorrà tempo. Di certo non tornerò quello di prima, ma io non desidero la vita di prima. Desidero vivere il presente, anche se forse non tornerò mai più in quell’Africa che amo tanto. All’ospedale, quando ne ho sentito il bisogno, ho scritto. Mi sono lasciato provocare da un versetto dei Salmi o da un passo della Scrittura che mi balzava all’occhio. La realtà appare meno confusa guardata alla luce della Parola. Verso la metà di ottobre ho conosciuto Giuliano. Aveva un tumore, si stava spegnendo. Abbiamo parlato, pregato, e qualche volta pianto assieme. Ora Giuliano è in cielo. In Kenya si usa ripetere quasi come un ritornello: “life is a journey”.  La vita è un viaggio, un viaggio di ritorno a Colui che ci ha creati. Solo in Cristo la vita, perlomeno la mia, vale la pena di essere vissuta. Siamo creati per il Paradiso. Io, un piede in paradiso, già l’ho messo». Afferma, con un richiamo esplicito al suo libro “Con un piede in Paradiso”.

In un’ora di incontro, promosso dal Centro culturale Sant’Omobono di Cremona, dalla Cappellania dell’Ospedale e dalla Pastorale della salute diocesana, don Montini ha raccontato della fatica, dei dialoghi con Dio nel dolore, degli incontri che gli hanno permesso di non perdere la testa quando il male si faceva sentire forte e insopportabile.

«Per natura noi uomini ci ribelliamo al dolore. Ci suscita tristezza, rabbia, angoscia. Così ho iniziato a offrire a Dio le mie sofferenze. Offrirle è un atto di abbandono alla Sua volontà che in quel momento, nella prova, è infinitamente concreta, tangibile e viscerale: che lo si voglia o no, Dio sta permettendo il dolore che soffriamo. L’offerta è la preghiera più bella: nell’immedesimazione con Cristo siamo investiti di speranza, pace e misericordia. Il senso della vita non è soffrire il meno possibile, ma lasciarsi abbracciare da Colui che ci ha amati di un amore eterno».




Inaugurata al Museo diocesano la mostra “Giuseppe Vertua. Vedutista cremonese”

«Le opere esposte sono il racconto di una cultura, un vissuto che intercetta la fede». Don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali, ha presentato con queste parole la mattina di sabato 16 settembre la mostra dedicata a “Giuseppe Vertua. Vedutista cremonese” in occasione dell’inaugurazione presso il Museo diocesano di Cremona dove sarà visitabile sino al 19 novembre.

Si tratta di una retrospettiva dal sapore tutto locale, infatti «tutti i quadri di Vertua – ha spiegato la curatrice Raffaella Poltronieri – si trovano in città o al massimo in provincia» e rappresentano sulla tela squarci di vissuto ottocentesco, scorci di vie e chiese cittadine o folgoranti paesaggi di campagna su cui svetta il Torrazzo e il Duomo. Ben 19 le opere dell’autore esposte (7 prestate dal Museo civico, le altre da privati) insieme a un quadro di Giuseppe Canella e uno di Giulio Gorra, autori a lui vicini.

L’apertura del percorso espositivo, realizzato grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, con il gallerista Pietro Quattriglia Venneri, diversi sponsor e collezionisti privati, sabato è stata preceduta dalle parole di don Gaiardi, di Giandomenico Auricchio della Camera di Commercio, di Venneri e della curatrice davanti al vescovo Antonio Napolioni, al curatore del Museo diocesano Stefano Macconi, all’assessore alla cultura del Comune di Cremona Luca Burgazzi e a un pubblico raffinato, per certi versi già a conoscenza di alcune delle opere del pittore. Ma non di tutte, perché cinque sono inedite, come la veduta di Santa Lucia del 1858.

Pensata e studiata da due anni, la mostra si è avvalsa di ricerche d’archivio che hanno consentito di tratteggiare la figura di un pittore la cui “famiglia qualunque”, priva di titoli nobiliari, è stata ricostruita dalla fine del 1700. «Il nonno vendeva formaggi in corso Pietro Vacchelli – ha detto Poltronieri –, il padre era un musicista, la madre vendeva tabacchi e il giovane Felice la aiutava in bottega, un cugino era un parrucchiere, un altro vendeva cappelli». Non dunque un pittore di professione, ma un autodidatta che si nutriva però di salotti e amicizie con musicisti (tra cui Giuseppe Verdi), pittori e famiglie nobiliari dell’epoca. Vertua ha infatti lavorato su commissione per casate conosciute a Cremona come i Trecchi o i Manna (attualmente in possesso di tre opere in mostra).

Il percorso segue un ordine cronologico che evidenzia alcuni guadagni della maturità. Si parte con quadri di piccole dimensioni per arrivare a vedute più grandi, ma anche maggiormente indipendenti dalle influenze di altri artisti. Curiosa la presenza di due ovali dal soggetto letterario, dedicati cioè alla vicenda dell’Orlando furioso.

Ad accompagnare la mostra una monografia che ricostruisce la storia di Vertua.

 

Al Museo diocesano inaugurata la mostra “Antonio Campi a Torre Pallavicina. L’Oratorio di Santa Lucia”