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Olimpiadi 2024, gli occhi del mondo su Parigi. L’Università Cattolica dedica un web reportage ai Giochi Olimpici

Venerdì 26 luglio iniziano i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Le Olimpiadi in cui l’Italia è al record assoluto di partecipazione: gli atleti azzurri sono ben 403 e la delegazione italiana è al settimo posto della classifica delle squadre più numerose. Ma Parigi 2024 sarà anche l’Olimpiade in cui le 5.633 donne sfioreranno la parità di genere per la prima volta nella storia dei cinque cerchi. Lungo la Senna le atlete rappresenteranno circa il 50% degli atleti totali, suddivise in 45 diverse discipline sportive. È una première assoluta, dopo 128 anni dall’inizio dei Giochi dell’era moderna.

Nel frattempo è scattata la tregua olimpica, che obbliga gli Stati a garantire l’interruzione di tutte le ostilità, consentendo il passaggio e la partecipazione in sicurezza di atleti e spettatori. Insieme a molti conflitti dimenticati, l’invasione della Russia all’Ucraina e lo scontro tra Israele e Palestina non solo continuano a generare morte e distruzione, ma rischiano anche di deteriorare l’instabile (dis)ordine mondiale. Proprio questi due scenari di guerra rappresentano un banco di prova fondamentale per il Comitato olimpico internazionale (Cio) e per l’effettiva capacità delle istituzioni sportive di promuovere il valore della pace.

Di questo e di molto altro parla il nuovo web reportage dell’Università Cattolica del Sacro Cuore “Olimpiadi 2024, gli occhi del mondo su Parigi”, con il quale l’Ateneo ha voluto ricordare, come ha sottolineato Papa Francesco, che «lo sport è un linguaggio universale che trascende le frontiere, le lingue, le razze, le nazionalità e le religioni; ha la capacità di unire le persone, di favorire il dialogo e l’accoglienza reciproca; stimola il superamento di sé, forma allo spirito di sacrificio, favorisce la lealtà nei rapporti interpersonali; invita a riconoscere i propri limiti e il valore degli altri. I Giochi Olimpici, se rimangono davvero “giochi”, possono dunque essere un luogo eccezionale di incontro tra i popoli, persino i più ostili».

Tra le 11.475 storie degli atleti che rappresentano le 205 delegazioni che partecipano alle trentatreesime Olimpiadi dell’era moderna, il web reportage dell’Università Cattolica punta i riflettori su quelle di chi ha scelto di studiare all’università e non ha mai abbandonato il campo da gioco, la palestra o la piscina.

Proprio come Domitilla Picozzi, che si è laureata a marzo in Medicina e Chirurgia, a Roma, è capitano della SIS Roma, con la quale ha appena vinto la sua terza Coppa Italia, ed è attaccante del Setterosa che cerca il riscatto dopo la mancata qualificazione ai Giochi di Tokyo 2020.

È così anche per Anishta Teeluk, nuotatrice italo-mauriziana che vive a Pioltello e studia a Milano. Ai Campionati africani del 2022, in Tunisia, Anyshta ha conquistato due medaglie d’argento nei 100 e nei 200 dorso con altrettanti record nazionali, seguite dalle medaglie d’oro nei 200 dorso ai Giochi delle Isole dell’Oceano Indiano e agli Aquatics Swimming Championships, in Angola.

Sono ben due, invece, gli alumni che si sono laureati nella Sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica che parteciperanno alle prossime Olimpiadi. Il triplista Andrea Dallavalle, vicecampione europeo a Monaco 2022, è stato tra i primi nove nella sua specialità agli ultimi Giochi Olimpici. Dallavalle si è laureato in Banking and Consulting dopo aver conseguito la triennale in Economia aziendale – profilo Marketing management.

Quelle di Parigi saranno le seconde Olimpiadi anche per un altro piacentino, Giacomo Carini, che gareggerà nella staffetta 4×100 mista e nei 200 farfalla, la specialità di casa. Classe 1997, nella sua carriera ha vinto la medaglia d’argento agli Europei di Baku 2015 e cinque titoli italiani in totale. Ed è ancora una volta tra i migliori nuotatori del mondo.

C’è, infine, chi non farà parte della delegazione italiana a Parigi ma, dopo essere stata atleta olimpica a Tokyo 2020 e campionessa del mondo nel basket 3×3, oggi è una psicologa dello sport: Giulia Rulli fa parte del team che l’Ateneo mette a disposizione degli studenti-atleti del programma Dual Career per offrire loro un servizio individualizzato di accompagnamento, orientamento e monitoraggio del percorso accademico.

Il web reportage è disponibile a questo link: https://secondotempo.cattolicanews.it/webreportage-olimpiadi-2024-gli-occhi-del-mondo-su-parigi




Estate ricca di proposte didattiche al polo dei Musei della Diocesi di Cremona

 

Anche d’estate il polo dei musei della Diocesi di Cremona offre un ricco programma di proposte didattiche rivolte a bambini e ragazzi, per avvicinarli alla cultura e alla storia locale attraverso esperienze coinvolgenti e formative. Iniziative che nei mesi di giugno e luglio hanno visto protagonisti i Grest e che nelle prossime settimane continueranno a coinvolgere centri estivi e altri gruppi organizzati, offrendo attività diversificate che coniugano divertimento e apprendimento.

Tra salite al Torrazzo e visite al Museo Diocesano, i giovani partecipanti hanno l’opportunità di vivere la cultura in modo attivo e coinvolgente, arricchendo il proprio bagaglio di conoscenze e scoprendo il valore del patrimonio storico e artistico locale. Con iniziative come queste, la Diocesi di Cremona dimostra il suo impegno nel promuovere la cultura e l’educazione tra le nuove generazioni, offrendo esperienze che lasciano il segno.

Attraverso laboratori interattivi e visite guidate, appositamente studiati per le diverse fasce d’età, i ragazzi esplorano le collezioni del museo e esprimono la propria creatività, realizzando opere ispirate ai capolavori esposti e approfondendo la conoscenza delle tecniche artistiche.

I gruppi che desiderano approfondire e chiedere maggiori informazioni riguardo le proposte possono scrivere a info@museidiocesidicremona.it o telefonare allo 0372-495082.




Prorogata fino al 25 agosto la Mostra “Tratti” di Paolo Mazzini

In considerazione del grande successo di pubblico e critica, la mostra “Tratti” del fotografo cremonese Paolo Mazzini sarà prorogata fino al 25 agosto 2024. Curata da Valeria Loddo e promossa dalla Fondazione Potenza Tamini, in collaborazione con il Museo Diocesano di Cremona e il mensile diocesano Riflessi Magazine, la mostra è ospitata nella sala delle esposizioni temporanee del Museo.

Ogni fotografia del percorso espositivo cattura i lineamenti di uno stesso volto, rivelando le molteplici sfaccettature di una città ricca di storia, cultura e vita. Linee chiuse, intersezioni, bordi spezzati e curve armoniche sono le tracce che collegano idealmente i luoghi culturali di Cremona: la Cattedrale, il Torrazzo, il Museo Diocesano, il Museo del Violino, l’Auditorium Arvedi, il Museo Civico e il Museo Archeologico.

“Tratti” continuerà ad accogliere il pubblico per gran parte dell’estate, offrendo l’opportunità imperdibile di scoprire Cremona attraverso l’obiettivo di Paolo Mazzini e ammirare da una prospettiva inedita questi luoghi, riuniti per la prima volta in un progetto artistico comune.

È possibile visitare la mostra da martedì a domenica, la mattina dalle 10 alle 13 e il pomeriggio dalle 14.30 alle 18. Il Museo sarà aperto anche giovedì 15 agosto. Per maggiori informazioni scrivere a info@museidiocesicremona.it o telefonare allo 0372-495082.

La mostra è parte del programma di eventi della Fondazione Potenza Tamini, in linea con la missione della Fondazione di sostenere giovani talenti creativi, che indagano il presente in una ricerca affine ai temi affrontati da Gianmaria Potenza.  Le strade dei due artisti si incrociano nel 2022, quando Mazzini fotografa i nuovi arredi sacri di Potenza per la Cattedrale di Cremona, dimostrando una particolare sensibilità nel cogliere la ricerca dello scultore veneziano dedicata alla luce. Per questo motivo, l’anno successivo la Fondazione lo sceglie come fotografo per gli scatti pubblicati sul libro “Gianmaria Potenza Cattedrale di Cremona”.  “Tratti” nasce dalla ricerca iniziata in quella serie di fotografie e porta avanti un’indagine approfondita sulla città di Cremona, invitando alla riflessione e alla riscoperta della vera anima della città.

 

PAOLO MAZZINI

Nato a Cremona nel 1986, Paolo Mazzini, lega alla sua città di origine i contenuti della sua prima mostra personale. Attraverso le sensibilità affinate nelle esperienze professionali di grafico editoriale, art director, ritrattista e fotoreporter, in “Tratti” espone una sintesi originale delle differenti modalità di approccio all’immagine nella sua forma estetica, narrativa e espressiva. Una complessità che si manifesta nella ricerca del dettaglio capace di descrivere e insieme interpretare ogni spazio come luogo di dinamica armonia.

Inaugurata “Tratti”, mostra fotografica di Paolo Mazzini: viaggio per immagini tra i luoghi dell’arte e l’invisibile Mistero




È online “Segni”, l’ultima edizione di Riflessi Magazine

È online la nuova edizione di Riflessi Magazine che con «Segni» chiude la stagione 2024/25 dando appuntamento ai suoi lettori al prossimo settembre.

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«Serve attenzione per cogliere i segni. Che poi non basta: perché un segno “indica”, è sempre qualcos’altro, qualcosa di più. Un senso».

Il numero 51 del mensile diocesano, che ha da poco festeggiato i suoi primi 5 anni di pubblicazioni,  è un’edizione ricca di storie e di immagini, con approfondimenti che vanno dall’arte di strada al restauro delle antichità, dalla magica fantasia dei bambini all’elogio della ruga, dall’innovazione alla tradizione liutaria, come sempre con un ricco apparato di immagini e di contenuti multimediali che accompagnano i naviganti in un percorso che è insieme scoperta e riflessione: «Tutta la vita è “segnata”», si legge nell’introduzione al numero; «Ogni giorno lascia traccia: a volte come orma sulla sabbia che un’onda silenziosa si porta via, a volte profonde come un’incisione o silenziose come una ruga che solca il viso, un sorriso o una lacrima dopo l’altra».




“Una turris in Cremona… di sera”: torna l’appuntamento con le aperture serali del Torrazzo

Torna, come ogni anno, l’immancabile appuntamento che consente di visitare il Torrazzo quando le luci delle sere d’estate conferiscono alla città un’atmosfera nuova e diversa, da ammirare dall’alto. Nelle serate del 28 giugno, del 5 luglio e del 12 luglio sarà possibile salire sul Torrazzo al tramontare del sole o accompagnati dalla luna, con visita guidata. Non solo: novità di quest’anno si potranno ammirare le stelle nel nuovo planetario, recentemente inaugurato.

Tre appuntamenti – promossi dall’Associazione CrArt in collaborazione con il Museo Verticale del Torrazzo – per scoprire la storia del monumento simbolo della città, imparare a leggere il grande quadrante dell’orologio astronomico, il cui meccanismo è in funzione dal 1583. 

Due i turni di visita: alle 20.30 e alle 21.30. Il turno delle 20.30 del 5 luglio è dedicato a famiglie e bambini.

Per vivere quest’esperienza è obbligatorio prenotarsi, scrivendo a info@crart.it o telefonando al numero 338-8071208. È possibile prenotarsi anche online sui siti www.incremona.it e www.procremona.it.




Aperti per voi sotto le stelle, a Cremona visite a S. Maria Maddalena e alla Trinità

Dal 21 al 23 giugno la bellezza è per tutti grazie al Touring Club Italiano con “Aperti per voi sotto le stelle”: una grande festa diffusa, in occasione dei 130 anni del Touring Club Italiano, con visite a luoghi aperti eccezionalmente per l’occasione, così da permettere a tutti di conoscere e ammirare piccoli e grandi tesori del nostro Paese. Chiese, palazzi, monumenti e aree archeologiche vedranno aperture straordinarie e serali per raccontare storie, svelare spazi normalmente non accessibili, riscoprire luoghi e dettagli in ambienti suggestivi, fino al tramonto…e aspettando le stelle. A Cremona il ricco palinsesto di appuntamenti si sviluppa da venerdì 21 a domenica 23 giugno, coinvolgendo anche alcune chiese cittadine.

Sabato 22 giugno dalle 9.30 alle 12.30 appuntamento nella chiesa della Santissima Trinità (via Speciano) che racchiude le reliquie di San Gregorio e un ambiente d’impronta tardo rinascimentale, con ampie tracce di un ricco complesso decorativo quattrocentesco ad affresco e un patrimonio di opere lignee e dipinti di artisti cremonesi del XVII e XVIII secolo.

Domenica 23 dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18 nella chiesa di Santa Maria Maddalena (via Realdo Colombo) che fonde elementi rinascimentali con tratti tardo gotici, creando un ambiente unico e suggestivo. Nell’occasione sarà anche possibile ammirare il bellissimo Crocifisso quattrocentesco recentemente restaurato.

Nella Cattedrale di Cremona, invece, sabato 22 e domenica 23 dalle 12.30 alle 15 sarà possibile scoprirne l’interno, vero spettacolo per gli occhi, arricchito dalle rielaborazioni gotiche, rinascimentali, manieristiche e barocche che si sono aggiunte alla struttura originaria romanica. L’accesso in questi tre luoghi è senza prenotazione.

Gli altri appuntamenti a Cremona, con un’apertura speciale e straordinaria dalle 16 alle 18 di venerdì 21 giugno, permetteranno di conoscere l’Archivio Storico della Camera di Commercio accompagnati da una guida d’eccezione: Valeria Leoni, direttrice dell’Archivio di Stato di Cremona. Insieme a lei si potranno scoprire documenti e testimonianze delle antiche corporazioni artigianali e mercantili della città come ad esempio il codice più antico custodito, contenente gli statuti redatti nel 1388 sotto la signoria di Gian Galeazzo Visconti. La visita continuerà nelle sale del Palazzo della Camera di Commercio con l’esperta d’arte Roberta Raimondi con i quadri del Premio Cremona, esposizione che offre un’interessante prospettiva sulla relazione tra arte e politica durante il regime fascista. Al termine, sarà possibile visitare con i volontari Touring anche la Strada basolata romana, luogo Aperti per Voi. La partecipazione a questo appuntamento è su prenotazione, con una donazione a favore del Touring Club Italiano; le modalità di prenotazione e tutti i programmi sono su www.touringclub.it/sottolestelle.

Con il progetto Aperti per Voi il Touring Club Italiano dal 2005 si impegna – grazie anche ai suoi volontari – a prendersi cura di beni di eccezionale valore, garantendo l’accoglienza continuativa dei visitatori e l’attività informativa di orientamento in luoghi di arte e cultura. In 19 anni sono oltre 23 milioni i visitatori accolti; oggi sono oltre 1600 i volontari attivi in più di 80 luoghi di 34 città in 14 regioni italiane.




Cremona Summer Festival, il 24 giugno concerto in Cattedrale della Sacramento Choral Society

Lunedì 24 giugno, alle 21, nella Cattedrale di Cremona si esibirà la Sacramento Choral Society proveniente dalla California (USA), diretta da Natasha Bach. Il programma prevede la Messa da Requiem in re minore K 626 di Mozart in versione per coro, solisti e organo. All’organo Ryan Enright; soprano Sarah Sy, contralto Marzia Castellini, tenore Angelo Goffredi e basso Franco Lufi.  L’evento è a ingresso gratuito e libero sino a esaurimento posti.

La Sacramento Choral Society & Orchestra è un’organizzazione musicale vivace e stimata che arricchisce il panorama culturale di Sacramento, in California, da diversi decenni. Fondata nel 1996, la si è evoluta in uno dei principali complessi corali della regione.
Nel corso della sua storia, la Sacramento Choral Society & Orchestra ha ottenuto il plauso della critica e gli elogi per le sue potenti esibizioni e la sua visione artistica distintiva. La passione dell’ensemble per la musica e la dedizione alle arti corali hanno risuonato con il pubblico, rendendo ogni concerto un’esperienza davvero memorabile.

L’iniziativa è inserita nell’ambito della quattordicesima edizione del Cremona Summer Festival, organizzato dalla Camera di Commercio di Cremona in collaborazione con il Conservatorio “Claudio Monteverdi” e con la “International Music Academies” di Mark e Misha Lakirovich, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Cremona e del Comune di Crema, con la collaborazione del Consorzio dei Liutai “Antonio Stradivari” Cremona, del “Casalmaggiore International Music Festival”, del “Festival Orchestre Giovanili” di Firenze, del Museo del Violino, dell’istituto di istruzione superiore “Antonio Stradivari”, del Touring Club, della Strada del Gusto cremonese, BeMyMusic Cremona, di ESTA, di Confartigianato Cremona, Cremona Solidale, della Fondazione Città di Cremona.




Il Vescovo all’Happening: «Non abbiate paura … di far entrare Cristo, ma neanche di farlo uscire»

 

“Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. La voce di Giovanni Paolo II è risuonata in piazza Stradivari, dal palco dell’Happening 2024. E proprio l’invito lanciato nel 1978 dal Santo Padre – “non abbiate paura” – dà il titolo all’edizione della manifestazione che fino alla sera di martedì 18 giugno animerà il centro di Cremona.

Domenica sera a confrontarsi sul tema si sono incontrati il vescovo Antonio Napolioni e Tommaso Agasisti, docente dell’Università degli Studi di Milano e membro dell’Associazione “La Mongolfiera” nata a Bologna da alcune famiglie con figli disabili. A moderare il giornalista Cristiano Guarneri. Sul palco, a introdurre la serata, alcuni giovani che hanno cantato “La verità” di Brunori Sas. Una canzone significativa che nel testo recita: “Ma l’hai capito che non serve a niente sembrare intelligente agli occhi della gente/perché morire serve anche a rinascere/La verità è che ti fa paura l’idea di scomparire, l’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire”.

E sono stati loro, i ragazzi, a pensare le domande rivolte agli ospiti. «Abbiamo tutti sperimentato terrore di deludere, paura di sbagliare, ma il punto è che non c’è condizione umana o età anagrafica che ci possa mettere al riparo dalla paura. Eppure nel 1978 è risuonato l’invito di Giovanni Paolo II a non avere paura», ha detto Guarneri ricordando anche le recenti dichiarazioni del cantante Ultimo, che ha descritto una generazione impaurita e disinteressata alla Chiesa o alla politica. Da qui le domande: ha ragione Ultimo quando dice che la realtà non ha senso? E se non ha ragione, cosa ci fa dire che vale la pena vivere? Voi in chi o in cosa sperate?

Il primo a tentare una risposta è stato Agasisti. «Da ragazzo avevo la preoccupazione che la domanda che avevo di essere felice venisse puntualmente delusa dalla realtà. Avevo paura perché mi sembrava che tutto quello a cui mi aggrappavo prima o poi sarebbe finito. Poi ho incontrato una compagnia cristiana di amici dove ho scoperto che c’era una strada bella: volevo vivere come loro, studiare con intensità come loro, fare festa come la facevano loro». Quel gruppo di ragazzi era guidato da un medico, Enzo Piccinini (chirurgo di Comunione e Liberazione per cui è in corso la causa di beatificazione) che ai giovani diceva solo una cosa: «La risposta a tutte le nostre domande c’è, è un uomo e si può incontrare, si chiama Gesù».

Nel 1998 Piccinini morirà in un tragico incidente d’auto. «In quel momento ebbi paura, paura che finisse tutto – ha ricordato Agasisti –. Ma quello che avevo incontrato, quella amicizia, superava la morte, e volevo andare dietro a questa promessa. In forza di quella promessa si può vivere tutto». Dopo l’università Tommaso si sposa, arrivano i figli, il lavoro si fa intenso e le prime decisioni grosse da prendere. «Abbiamo sempre cercato di vivere il matrimonio alla luce del fatto cristiano», ha spiega. Una delle scelte più faticose è quella di lasciare Bologna per andare a Milano. In Emilia Romagna hanno tanti amici, e tra questi un gruppo di famiglie con figli disabili che ha fondato un’associazione, “La Mongolfiera”, per camminare insieme. «Erano felici, non vivevano quel luogo come una stampella mentre a volte per noi era facile scambiare una comodità di vita con la felicità». Da lì – nonostante la distanza – nascono rapporti che ancora oggi sostengono la vita di Agasisti e della sua famiglia. Tanto che quando a un certo punto «persi un po’ la bussola puntando tutto sulla carriera, con una libertà enorme di cui sono ancora grato oggi, gli amici vennero a casa nostra a ridirmi che la mia vita non poteva consistere in quello». E così il cammino è ripreso.

Anche monsignor Napolioni ha raccontato molto di sé, della sua storia personale, nel rispondere ai giovani. «Chi di noi non fa i conti con paura e speranza? La paura è un salvavita: non si può vivere senza timori, senza scrupoli. Ma quando è troppa ci paralizza. Non si tratta però di trovare punti di equilibrio, ma di mettere la paura in rapporto con un’energia complementare: la gioia, la speranza, l’attrazione per la vita. Nella Bibbia – ricorda – compare 365 volte l’espressione “non temere”. (…) E se penso a Ultimo, ecco, io spero che lui e tutti i suoi coetanei vadano in cerca di questa realtà tremenda e affascinante! La vita è il nostro tesoro, la nostra grazia, la nostra missione».

Come un flash ha ripercorso la sua adolescenza marchigiana trascorsa negli scout, quando a 16 anni tenne un campo con quattrodici ragazzi più piccoli e un prete giovane «Quell’esperienza ci cambiò la vita, perché eravamo insieme per vivere e sperare, ma la molla è sempre stata la ricerca. Del resto la parola “scout” vuol dire ricercare, contemplare, stupirsi della realtà. Quella ricerca per me approdò a dei volti con persone che mi testimoniavano una passione per la giustizia, una intensità di preghiera, un amore alla famiglia e all’educazione… che mi provocavano». Di loro ricorda una gioia speciale, che nasceva dalla loro fede cristiana. Da lì l’insolita decisione, per lui che veniva da una famiglia benestante e anticlericale, di entrare in Seminario.

Sono gli anni Settanta, anzi proprio il 1978, l’anno in cui il Papa griderà al mondo di non avere paura. «Ricordo ancora un incontro con la comunità di Taizè, dove fummo invitati a essere cercatori di Dio. Ed è il valore della ricerca che mi ha sempre accompagnato, anche quando arrivai a Cremona come vescovo». Non a caso – ha spiegato – la scelta del motto episcopale “Servite il Signore nella gioia”, cioè nella continua ricerca. «Perché la vita è un dono continuamente da ricercare, ma anche le fatiche e la croce possono essere amiche se abitare da Colui che dà senso a tutto»

Infine, da parte del vescovo, un invito rivolto a tutti i numerosissimi presenti in piazza. «Papa Francesco oggi ripete, ed amplia, il grido di Giovanni Paolo II, quando ci dice che non dobbiamo aver paura di far entrare Cristo, ma neanche di farlo uscire. La paura della realtà tremenda non deve chiuderci. Per questo sono felice di essere qui stasera! Perché la misura di Cristo è la nostra umanità. Non dobbiamo aver paura della crisi perché la crisi ci costringe a scelta di campo, a ritrovare noi stessi. Chi ha più vita la deve spartire con gli altri», ha concluso invitando tutti a non tenere per sé doni e talenti.




Don Primo Mazzolari «uomo della terra» e «fratello contadino» precursore della Laudato si’

«Cara terra non è solo l’analisi di un piccolo mondo antico» da parte di un sacerdote «contadino nell’animo»; così come «chiave di evangelizzazione» è la relazione tra i lavoratori e la terra e le riflessioni da essa scaturite. Per don Bruno Bignami è «la prospettiva di un’acquisizione di qualcosa che è parte integrante di una spiritualità che abbiamo rischiato di perdere e che oggi, invece, è essenziale se vogliamo sopravvivere dentro l’epoca della crisi ecologica»: ovvero «tra l’abitare e possedere il terreno».

Il commento alla raccolta postuma di don Mazzolari da parte del sacerdote cremonese postulatore della causa di beatificazione di don Primo e direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro, ha chiuso nel pomeriggio di domenica 16 giugno a Bozzolo la quinta edizione della Tre giorni Mazzolariana, rassegna dedicata al pensiero dell’illustre parroco di Bozzolo.

Organizzata dall’associazione Isacco, con il patrocinio del Comune, della Parrocchia, della Fondazione “Don Primo Mazzolari” e con il contributo della Fondazione Banca Agricola Mantovana, la manifestazione si è conclusa proprio analizzando le riflessioni espresse dal sacerdote bozzolese dagli anni Trenta agli anni Cinquanta e raccolte, dopo la sua morte, sul tema del rapporto tra il mondo agricolo e la terra.

Don Bignami ha riepilogato l’evoluzione del pensiero mazzolariano su una dimensione così vicina a lui, sia per le sue origini sia per la realtà e spiritualità delle persone con cui ebbe a che fare durante la propria predicazione.

Un mondo, quello conosciuto e vissuto da don Mazzolari, che ora non c’è più, ma risulta ancora attuale nella sua prospettiva ecologica e di annuncio del Vangelo, perché «Mazzolari ha consapevolezza che la terra parla, ha un legame profondo con la vita; allora con ciò significa che il Vangelo è già presente dentro la vita delle persone». La campagna è «maestra di spiritualità», crea una relazione profonda con gli uomini, in qualche modo persa nella modernità. «Quella capacità di interagire e sentirsi parte di essa: questo è l’elemento che Mazzolari in qualche modo avverte come necessario», ha spiegato don Bignami. Allo stesso tempo quel legame don Primo lo rilegge «in maniera opportuna e intelligente» sia nella difesa del suolo dalla «devastazione della guerra», sia nelle relazioni pastorali e umane dei braccianti.

La vicinanza di don Primo ai lavoratori della terra, infatti, si può spiegare non solo per le trasformazioni storico-economiche della campagna negli anni Venti, ma perché «il contadino ha la prospettiva legata alla realtà», perché è nella terra «che si recupera la dignità della persona».

Una rivendicazione che si esprime anche nelle battaglie di don Primo a difesa del lavoro dei braccianti, «cercando di risolvere il problema delle preoccupazioni del guadagno da parte del mediatore, cioè il proprietario, e del sopravvivere del bracciante e lavoratore», per il quale la campagna «a conduzione famigliare» era «l’unica fonte di sostentamento». Una riflessione che anticipò quella attuale della prospettiva ecologica, espressa nella Laudato si’ di Papa Francesco, ovvero del rapporto con la creazione «che non era un semplice rapporto di consumo», ma di comunione.

E poiché don Primo ha frequentato quei luoghi dell’esperienza umana fatta di cascine e grandi famiglie – e quindi «abilitato a parlarne per esprimere il messaggio del Vangelo» -, secondo don Bignami il linguaggio contadino diventa quello più utilizzato dal parroco bozzolese «per spiegare cos’è la pastorale e la vita cristiana», affinché gli agricoltori potessero farlo loro, «proprio come Cristo “contadino”» che utilizzò le parabole per comunicare la Parola.

Questa visione di un «Cristianesimo contadino», insomma, è il modo con cui don Primo «rilegge la sua fede cristiana in questa esperienza terrena di fondo», vissuta come «uomo della terra» e «fratello contadino».

Scriveva infatti che «molti non sanno che i contadini guardano alla religione come alla vanga, il carretto, al cavallo, alla mucca. Se non entra nel loro sistema di vita, se come le altre cose non serve a vivere e capire, la rifiuta. Il contadino vuole vedere, toccare, vuole certezze tra tante incertezze». Serve in definitiva, secondo don Primo, riprendere quella prospettiva di uno sguardo lontano tipico dell’uomo di campagna, «nel seme di oggi c’è la raccolta di domani», di un modo di vivere la realtà come reciprocità tra uomo e creato.

 

L’intervento di don Bruno Bignami

 

 

Il prefetto del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede ha aperto a Bozzolo la “Tre giorni Mazzolariana”




Il Torrazzo come salita al “Purgatorio” attraverso le xilografie di Francesco Visentini

La montagna del Purgatorio è l’allegoria del buon cammino, quello che porta alla virtù. Si tratta di un’esperienza comune: salire sulla cima di una montagna o scalare un edificio prominente sui tetti della città; la fatica iniziale si fa, gradino dopo gradino, più sopportabile e viene definitivamente cancellata una volta in cima, quando è finalmente possibile ammirare il mondo da una prospettiva totalmente nuova.

Ecco che il Museo verticale del Torrazzo diventa il luogo ideale in cui ospitare una mostra dedicata proprio alla seconda cantica dantesca perché, come sottolineato da Stefano Macconi, curatore del Musei diocesano di Cremona, consente di sperimentare l’ascesa fisica e spirituale verso la purificazione, narrata da Dante.

È stata inaugurata nel pomeriggio di sabato 15 giugno la mostra “Purgatorio”, la prima vera e propria esposizione temporanea ospitata dal Museo verticale del Torrazzo dalla sua inaugurazione. Un grande lavoro di collaborazione, come dichiarato da Rita Duchi, giovane artista cremonese, curatrice della mostra, tra l’autore Francesco Visentini, l’Unione artisti cattolici italiani (realtà che a Cremona non esiste ancora ma che ha 40 anni di esperienza nel territorio bresciano) e il Museo diocesano di Cremona.

A parlare in particolare del progetto espositivo è stata Carmela Perucchetti, presidente dell’Associazione per l’arte Le Stelle, nonché nipote di Giuseppe Denti, pittore e incisore cremonese.  “Purgatorio” è una mostra d’arte a tutto tondo in grado di unire l’architettura del Torrazzo, costruito proprio all’epoca di Dante, quindi suo “contemporaneo”, la ricerca artistica nelle opere di Francesco Visentini, la poesia e la letteratura. Ad accompagnare il visitatore in questa salita di “purificazione” sono infatti i testi di tre poeti contemporanei, Andrea Crescini, Marco Guerini e Andrea Pasinetti, e due testi letterari degli autori Fausto Moreschi e Alessandro Rampini, in cui le difficoltà e i climi del vissuto dell’opera dantesca sono ben rappresentati. Visitando la mostra sarà inoltre possibile ammirare preziose edizioni della Divina Commedia, che vanno dal sedicesimo al ventesimo secolo, parte della collezione di Fausto Moreschi, donate per l’occasione proprio dall’Associazione di cui Perucchetti è presidente.

L’autore delle 33 xilografie, stampate dal Museo della Stampa Lodovico Pavoni di Artogne, Francesco Visentini ha scelto questa tecnica grafica, molto praticata dai primi del ‘900 perché in essa la materia, il colore, viene scavata. Il segno incisorio svela la personalità di Visentini, scultore noto per le sue opere in terracotta, di dimensioni anche monumentali. Le campiture sono piatte, non ci sono chiari e scuri. Se per “Inferno”, sua precedente esposizione, inaugurata il 21 settembre del 2021 alla sede Ucai di Brescia, nel settecentenario dalla morte di Dante Alighieri, Visentini ha scelto un colore scuro, cupo, per “Purgatorio” utilizza il blu, che si schiarisce man mano che ci si avvicina alla cima, come la luce che torna a diffondersi nella torre campanaria. Visentini ha realizzato 33 tavole, una per ogni canto dell’opera dantesca, prendendo spunto dai versi che lo hanno colpito particolarmente, che raccontano situazioni, elementi paesaggistici o incontri.

La cornice del Torrazzo esalta i messaggi veicolati dalle diverse forme artistiche, rendendo quest’esposizione un’occasione imperdibile perché, citando l’autore Alessandro Rampini, “Dalla terra mi separo, dalla città oso alzarmi verso le stelle”.

Nel contesto della mostra, venerdì 21 giugno, alle 20.30 sarà possibile assistere all’evento “Dante: orgoglio e pietà” con il dantista Gianfranco Bondioni, l’attore Antonello Scarsi e la pianista Francesca Olga Cocchi. Arte, musica, parole si uniscono per rendere un degno omaggio alla straordinarietà dell’opera dantesca.