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Il 29 marzo a San Giovanni in Croce l’incontro sul tema dell’educazione con don Marco D’Agostino

Una serata promossa dall’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” per parlare della partita dell’educazione con i genitori e i loro figli adolescenti delle parrocchia di Casteldidone, San Giovanni in Croce, San Lorenzo Aroldo, Solarolo Rainerio e Voltido. L’appuntamento è per mercoledì 29 marzo, alle 21, presso l’oratorio di San Giovanni in Croce. Spunto di riflessione sarà l’ultimo libro scritto dal rettore del Seminario di Cremona, don Marco d’Agostino, dal titolo Bella e… possibile. La partita educativa adulti – adolescenti.

Si tratta dunque di un incontro con l’autore, in cui don D’Agostino proporrà alcune riflessioni riguardanti la questione educativa, un tema delicato e quanto mai urgente. Il sacerdote, rettore del Seminario vescovile di Cremona e docente di lettere al liceo Vida, sarà accompagnato da un gruppo di studenti, co-autori e ispiratori del testo.

«Si tratta di un libro agile ma molto profondo, che tocca in modo simpatico il tema del rapporto tra genitori e figli – spiega don Umberto Zanaboni, amministratore dell’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” –. Essendo quella di San Giovanni una parrocchia ricca di giovani e adolescenti, ho pensato di dedicare a loro e ai loro genitori questa serata, anche per fare un po’ di formazione».

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In mostra al Museo Diocesano gli “unghioni” di Soncino, capolavori restaurati del Campi

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È stata inaugurata nella mattina di venerdì 24 marzo, presso il Museo Diocesano di Cremona, la mostra di restituzione degli “unghioni” di Giulio Campi, appartenenti al ciclo di affreschi della chiesa di S. Maria delle Grazie di Soncino, dopo l’intervento di restauro a cura della Scuola del Botticino. L’evento, moderato da don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per Beni culturali ecclesiastici, ha visto intervenire, insieme al parroco di Soncino don Giuseppe Nevi, quanti, direttamente o indirettamente, sono stati coinvolti nell’opera di restauro e valorizzazione degli affreschi del Campi. Tra i presenti: docente della scuola di restauro di Botticino, Fabrizio Pollini, Filippo Piazza, della soprintendenza “Archeologia, Belle arti e Paesaggio” per le province di Cremona, Lodi e Mantova, l’architetto Marinella Pedrini, Mario Marubbi, conservatore dei musei di Cremona e Luca Burgazzi, assessore alla cultura del Comune di Cremona.

«I sei affreschi strappati hanno una notevole importanza e si inseriscono in un ciclo ancor più ampio, che è l'”Arco trionfale” della chiesa di S. Maria delle Grazie, eseguito da uno dei più grandi pittori del Cinquecento norditaliano». Queste le parole di Filippo Piazza, che ha poi aggiunto: «Quest’opera di restauro è sì importante da un punto di vista artistico, ma anche dal punto di vista didattico, perché ha permesso la formazione diretta dei ragazzi della scuola del Botticino che hanno operato sugli affreschi».

Un’azione di restauro che, come ha spiegato Fabrizio Pollini, ha visto la partecipazione di molti ragazzi della scuola di restauro di Botticino. Pollini ha quindi illustrato ai presenti i vari passaggi dell’opera di recupero, concentrata principalmente sull’alleggerimento dello sbiancamento provocato dall’utilizzo di resine viniliche negli interventi precedenti.

Alla presentazione sono intervenuti Marinella Pedrini, don Giuseppe Nevi e Mario Marubbi, che hanno dato risalto all’importanza dell’intervento di recupero e restituzione delle opere, resa possibile dalla raccolta firme pensata dal circolo culturale “Argo”. «Un ringraziamento ai soncinesi – ha aggiunto la Pedrini –, che hanno contribuito alla causa, anche attraverso la collaborazione con alcune associazioni del territorio».

La mostra, che sarà visitabile presso il Museo diocesano di Cremona sino al prossimo 26 maggio, va ad arricchire un’offerta culturale già ampia, come sottolineato dall’assessore Burgazzi: «Siamo una città piccola, ma i musei certamente non mancano. Il nostro primo compito è la conservazione e la preservazione del nostro patrimonio, e l’esposizione si inserisce in un percorso di programmazione museale, che coinvolge anche la Pinacoteca e il Museo del Violino, che fa del restauro un elemento di promozione».

Il futuro di questi “unghioni” è però ancora incerto. «Il problema della ricollocazione è aperto, dato che non si possono riposizionare gli affreschi nel luogo originario, dal momento in cui al di sotto ci sono pitture più antiche che restano a vista – ha spiegato Piazza –. Stiamo studiando il modo per ricollocare gli “strappi” in un contesto adeguato e vicino al luogo d’origine, senza però intaccare quella che è la visione complessiva della chiesa e del suo apparato di affreschi che è notevolissimo e non può essere “disturbato” da interventi troppo invasivi e impattanti».




Santa Teresa, la “scienza dell’amore” che spalanca la bellezza

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Una donna, una monaca che ha attraversato il suo tempo per uscirne trasfigurata tanto da farsi “eco creante”. Teresa di Lisieux, dottore della Chiesa, è una figura affascinante tracciata con rigore giovedì 23 marzo pomeriggio, presso l’aula Magna dell’Università Cattolica di Cremona, da Madre Cristiana Dobner, Carmelitana Scalza che ha studiato i suoi scritti e la sua figura nel complesso. E fatta risaltare nella sua capacità di contagiare gli altri da Arnoldo Mosca Mondadori, promotore della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti intervenuto al convegno a cui ha presenziato e dato il suo contributo anche il vescovo Antonio Napolioni. A moderare mons. Francesco Follo, fino al 2022 osservatore permanente della Santa sede presso l’Unesco.

Si è trattato di uno dei 3 appuntamenti dal titolo “Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore” organizzati in occasione del 150° anniversario della nascita della Santa francese (1873-2023) con il patrocinio della Diocesi di Cremona, della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e della Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma.

Un pomeriggio intenso, aperto dalla serietà quasi scientifica della esposizione di Madre Dobner, ricca di citazioni e costruita per portare avanti la tesi di una donna, Teresa, figlia del suo tempo“vissuta in un periodo storico che, troppo spesso, viene lasciato sullo sfondo, oppure semplicemente eliminato” ma contestualmente capace di superare difficoltà e crisi dell’epoca per uscirne con una creatività contagiosa, figlia dello Spirito.  La riflessione ha preso le mosse dai “numerosi testi scritti” da Teresa, testi che hanno avuto una diffusione “tale da far impallidire i più quotati best seller” per arrivare alla “scienza dell’amore” ciò che le ha consentito di attraversare “il tunnel del suo tempo” e che risulta consolante per l’uomo di oggi, immerso in un tunnel simile, in un tempo dove l’assenza di Dio ( per Teresa simboleggiata da una cultura che va da Schiller a Nietzsche, passando per Russel, Rilke e Tolstoj) si fa palpabile ma dove la speranza è segnata da testimonianze di santi straordinari anche nella quotidianità di un semplice monastero di Normandia.

 

Ascolta l’intervento di madre Cristiana Dobner

Il testo della relazione di madre Cristiana Dobner

 

E la “semplicità disarmante” di Teresa capace di “spalancare l’abisso della bellezza”, come ha dichiarato il Vescovo Napolioni, si è tramutata in una coinvolgente testimonianza di fede da parte di Arnoldo Mosca Mondadori. Teresa ha concretizzato “la sete di cibo dell’anima”, ha diffuso “la luce dell’Eucarestia” davanti a cui le parole non bastano ed è opportuno lasciar spazio alla musica. Ed è così che a diffondere nell’aula magna del monastero di Santa Monica una musica importante, come quella di Bach, è intervenuto il violoncellista Issei Watanabe. In mano un violoncello costruito con il legno dei barconi che hanno portato sulle spiagge della nostra Italia, speranza ma anche dolore e morte. Note ascoltate in un silenzio dove la meditazione dei presenti ha preso corpo.

 

Ascolta l’intervento di Arnoldo Mosca Mondadori

Inaugurata in Battistero la mostra su santa Teresa di Lisieux




Museo Diocesano, dal 24 marzo al 26 maggio l’esposizione degli “unghioni” del Campi

Dopo i lavori di restauro adoperati per mano della Scuola di Botticino, gli “unghioni” di Giulio Campi saranno esposti, dal 24 marzo al 26 maggio, presso il Museo Diocesano di Cremona.

L’esposizione dei sei affreschi, raffiguranti santi e profeti legati all’ordine carmelitano, realizzati da Giulio Campi attorno al 1530 per la chiesa di Santa Maria delle Grazie a Soncino, andrà a completare un percorso virtuoso di tutela e recupero iniziato nel 2018, quando l’Ufficio Beni culturali della Diocesi di Cremona ha avviato i contatti con la Scuola di restauro di Botticino al fine di recuperare gli “unghioni”, così denominati per la forma caratteristica.

La comunità di Soncino nutre da anni un forte interesse per questi affreschi. Un interesse culminato recentemente con la raccolta fondi promossa dal circolo culturale “Argo” di Soncino, che ha reso possibile il restauro.

L’esposizione sarà inaugurata venerdì 24 marzo ore 11 presso il Museo Diocesano di Cremona. A fine maggio, conclusa l’esposizione, gli “unghioni” faranno ritorno a Soncino, dove verranno esposti.




Inaugurata in Battistero la mostra su santa Teresa di Lisieux

«Custode del paradosso dell’amore divino che si fa umano», come ha dichiarato il vescovo Antonio Napolioni, e donna «capace di cogliere il valore delle nuove tecnologie per tradurle in linguaggio spirituale», come ha aggiunto il provinciale dei Carmelitani, padre Fausto Lincio, Teresa di Lisieux è al centro dell’esposizione inaugurata nel pomeriggio di lunedì 20 marzo presso il Battistero di Cremona, presenti le autorità religiose e quelle civili. Si tratta del primo di tre eventi dal titolo “Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore” organizzati in occasione del 150° anniversario della nascita (1873-2023) con il patrocinio della Diocesi di Cremona, della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e della Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma.

Una mostra itinerante, essenziale, «che dopo l’esposizione a Parigi – come ha spiegato per l’occasione mons. Francesco Follo, fino al 2022 osservatore permanente della Santa sede presso l’Unesco – poi a Roma, ora è qui a Cremona dove nel 1606 sorgeva, primo in Lombardia, un monastero carmelitano, sito nell’attuale parrocchia di Sant’Imerio», collegato a una ampia serie di altri analoghi: in Francia ad Alençon, Lisieux, Parigi. E dove ancora è attivo un movimento laicale di carmelitani.

Ben 29 pannelli  (allestiti sotto l’occhio vigile di Davide Tolasi, docente della Laba di Brescia) che si snodano in un percorso sulle orme di Teresa, morta a soli 24 anni ma fulgido esempio di fede profonda tanto da essere proclamata dottore della Chiesa da San Giovanni Paolo II e da «essere stata proposta dal Governo francese come uno dei cittadini da onorare nel mondo – ha continuato durante l’inaugurazione Follo – nel 2023 per essere stata un’intellettuale, una scrittrice ed una educatrice. Proposta che i 193 Paesi dell’Unesco hanno approvato». Perché Teresa ha molto da dire agli uomini di oggi, come ha spiegato in maniera brillante Padre Lincio, provinciale dei Carmelitani di Lombardia,  durante l’inaugurazione.

Ascolta l’intervento di mons. Franco Follo

Ascolta l’intervento del vescovo Antonio Napolioni

«Era una donna – ha chiarito Lincio – capace di uscire dalla limitatezza del monastero, una donna che ha avuto il coraggio della tecnologia, che ha introdotto (grazie alla sorella Celina) la macchina fotografica nel monastero, che si è fatta fotografare e ha scattato foto della vita delle monache». Una grande intuizione di come si possa parlare la lingua della fede usando le novità della tecnologia. E non è il solo aspetto che dice la modernità di questa ragazza. «Ci ha lasciato – ha spiegato Padre Lincio – un vocabolario: le parole che dicono cosa sia l’uomo».

Questa santa infatti ha vissuto e testimoniato la forza della fede anche nei momenti di smarrimento interiore, condizione di tanti giovani di oggi, ma ha saputo uscirne con la forza spirituale per chiudere la sua vita «condividendo la mensa dei peccatori», cioè passando per la prova del dubbio.

E nei pannelli esposti, così da rendere fruibile sia la bellezza del battistero, sia la grandezza di Teresa attraverso le sue parole e le sue foto, si legge un percorso profondo che fa di questa ragazza una persona interessante, capace di unire la dimensione religiosa con quella civile.

Ascolta l’intervento di padre Fausto Lincio

Ascolta l’intervento dell’assessora Luca Burgazzi

La mostra, inaugurata alla presenza anche dell’assessore alla Cultura del Comune di Cremona, Luca Burgazzi, sarà visitabile nel Battistero di Cremona sino al 30 marzo negli orari di apertura del Battistero (dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18; chiuso il lunedì).

Prossimo appuntamento di  “Teresa di Lisieux La saggezza dell’amore”, giovedì 23 presso la sede cremonese dell’Università Cattolica con l’intervento di Madre Cristiana Dobner, carmelitana scalza e Arnoldo Mosca Mondadori.

 

Teresa di Lisieux: a Cremona una serie di eventi per il 150° della nascita della santa




Teresa di Lisieux: a Cremona una serie di eventi per il 150° della nascita della santa

“Teresa di Lisieux. La saggezza dell’amore”. Questo il titolo e il motivo conduttore della serie di eventi che si terranno a Cremona sulla figura della santa francese di cui ricorre quest’anno il 150° anniversario della nascita (1873-2023), con il patrocinio della Diocesi di Cremona, della Commissione nazionale italiana per l’Unesco e della Pontificia facoltà teologica Teresianum di Roma.

Le iniziative prenderanno il via con l’apertura della mostra allestita nel Battistero di Cremona e che sarà visitabile sino al 30 marzo negli orari di apertura del Battistero (dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18; chiuso il lunedì). L’inaugurazione ufficiale avrà luogo lunedì 20 marzo alle 17 alla presenza del vescovo Antonio Napolioni e delle autorità cittadine.

Ulteriore appuntamento sarà la conferenza che approfondirà la vita, la spiritualità e il pensiero di Teresa di Lisieux nel pomeriggio di giovedì 23 marzo, alle 17, nell’aula magna del Campus di Santa Monica, sede cremonese dell’Università Cattolica Sacro Cuore (con ingresso libero). Alla conferenza – dal titolo “Teresa di Lisieux, l’ecocreante” – interverranno madre Cristiana Dobner, carmelitana scalza e autrice di diversi testi sulla santa, e Arnoldo Mosca Mondadori, della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti.

La rassegna si concluderà nella serata di giovedì 30 marzo, alle 21, nella Cattedrale di Cremona, con un concerto (a ingresso libero) a cura del conservatorio “Claudio Monteverdi” e con la partecipazione del coro del liceo “Antonio Stradivari”, con il suono de “Il quartetto del mare”, violini realizzati con il legno delle barche dei migranti grazie all’impegno della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti. La serata sarà anche arricchita dalla lettura di alcuni brani scelti tra gli scritti di Teresa di Lisieux.

L’iniziativa intende celebrare il 150° anniversario della nascita di questa santa carmelitana, morta nel 1897 a 24 anni, che, pur non avendo fatto studi accademici, ha lasciato degli scritti che, per la loro profondità, la novità di pensiero e la diffusione mondiale (le sue opere sono state tradotte in 60 lingue), le hanno meritato il titolo di dottore della Chiesa. Nel 2021, su proposta del Governo francese e con l’appoggio dell’Italia e del Belgio, i 193 Stati membri dell’Unesco l’hanno votata tra le personalità da onorare nel 2023. Si tratta quindi di un evento culturale e non solo, per sostenere e proseguire il dialogo tra fede e cultura.

Questo appuntamento riveste una particolare rilevanza per Cremona, città che in Lombardia ebbe per prima un monastero carmelitano, sito nell’attuale parrocchia di Sant’Imerio, e collegato a una ampia serie di altri analoghi: in Francia ad Alençon, Lisieux, Parigi; in Italia a Roma presso la Facoltà di Teologia “Teresianum”, a Rimini, Milano, Pavia; in Spagna all’Università di Avila; in Svizzera alla Facoltà di Teologia di Lugano.

 

Locandina degli eventi per Teresa di Lisieux

 

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Il 19 marzo elevazione spirituale in musica a Santa Rita

Si terrà domenica 19 Marzo, alle 17.30, presso la chiesa delle Sante Margherita e Pelagia, meglio conosciuta come chiesa di S. Rita, a Cremona, il concerto dal titolo “Elevazione spirituale in musica”, eseguito dagli allievi del Conservatorio Monteverdi e del Liceo musicale di Cremona, e dell’accademia di chitarra “A più corde”.

L’evento si colloca nel percorso spirituale in preparazione alla prossima festa di santa Rita, nonché nel percorso culturale che l’associazione “Amici di S. Rita” sta promuovendo, dopo l’inaugurazione del nuovo organo a cassapanca come dotazione della chiesa tenutosi lo scorso ottobre.

Il concerto, principalmente per chitarra, organizzato dall’associazione “Amici di S. Rita” e dall’accademia di chitarra “A più corde”, è realizzato in collaborazione con il maestro Francesco Molmenti, artista, chitarrista e insegnante, che per l’occasione dirigerà l’esibizione. L’ingresso sarà libero a chiunque voglia partecipare.

«L’idea di questa elevazione musicale – spiega don Claudio Anselmi, rettore della chiesa di S. Rita – è nata dalla sensibilità dell’artista per la dimensione spirituale della musica che trasmette con passione e professionalità ai suoi allevi».

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Biografia di Francesco Molmenti

Francesco Molmenti è un chitarrista, didatta e storico della musica. Figlio di genitori musicofili, è introdotto nel mondo delle sei corde dalla sua prima insegnate, Lucia Pizzutel, che lo accompagnerà fino al diploma (conseguito al Conservatorio “G. Tartini” di Trieste nella classe di Frédéric Zigante). Da giovane è vincitore di numerosi concorsi d’esecuzione musicale e ha la possibilità di perfezionarsi con grandi maestri (Z. Dukic, A. Ponce, D. Russel, T. Hoppstock, M. Barrueco, P. Pegoraro, W. Kanengiser, ecc.) intraprendendo giovanissimo la via del concertismo.

Arricchisce la sua formazione con corsi di musica elettronica, direzione d’orchestra e in particolare con lo studio della storia e teoria della musica, laureandosi presso la facoltà di musicologia di Cremona, ottenendo il suo Dottorato di Ricerca con una tesi dedicata al teorico rinascimentale Johannes Tinctoris.

Come musicista svolge un’attività variegata, esibendosi come solista e in varie formazioni cameristiche. È inoltre docente al Liceo musicale e al Conservatorio Monteverdi di Cremona.




“Arte e spiritualità”, a Santa Monica arriva MIPS, la mostra diffusa che sfida la violenza online

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Armine Harutyunyan è una modella di origini armene resa suo malgrado famosa per un caso clamoroso di body shaming (letteralmente: “derisione del corpo”) scatenato dall’irrazionalità e dalla violenza verbale e psicologica che troppo spesso trova terreno fertile nelle arene dei social media.

Inserita nel 2020 in una mai confermata lista delle 100 donne più sexy del mondo da una nota casa di moda, Armine è stata bersaglio dell’odio digitale: anonimo, impunito, dilagante.

La sua storia è diventata un simbolo della lotta alla violenza verbale e psicologica che si propaga nell’impunità dei social. Ed è il suo volto, scomposto dentro una sorta di puzzle composto da cellulari, tablet, televisori e monitor ognuno di diverse dimensioni e tutti senza colore, il protagonista dell’opera che porta il suo nome, Armine realizzata dalla giovane artista Luisa Anastasia ed esposto al campus dell’Università Cattolica di Cremona nell’ambito della diciottesima edizione di Arte e spiritualità l’itinerario che attraverso l’impegno degli studenti porta nelle sedi del network Unicatt opere di arte contemporanea che offrano a chi vive quotidianamente gli ambienti universitari un’occasione di riflessione. Il titolo dell’edizione del 2023, richiamando l’acronimo che indica la frequenza di esecuzione delle istruzioni effettuata da un computer, è MIPS – Mega informazione per secondo, un’occasione per riflettere, attraverso il linguaggio dell’arte, sul grande tema contemporaneo del rapporto tra l’uomo e la schiacciante sovrabbondanza dell’informazione resa possibile dalle nuove tecnologie. «È come se le innovazioni tecnologiche che dovevano semplificare e agevolare la vita degli uomini, stessero prendendo il sopravvento»,  scrive nell’introduzione al catalogo della mostra Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, presente allo svelamento dell’opera, insieme all’assistente della sede cremonese don Maurizio Compiani, al direttore e ai presidi delle facoltà.

Lo sguardo di Armine  abbraccia il grande spazio aperto dell’edificio su cui si affacciano le nuovissime aule del campus. Attraversa gli schermi con determinazione dalla tela altra quasi 4 metri e mezzo sui cui Luisa Anastasia ha stampato la sua opera. Un’opera che è «un’invito per tutti a fare attenzione» alla pericolosità della comunicazione digitale. Ma è anche un’assunzione di responsabilità: «Tocca alla nostra generazione avere la piena consapevolezza della funzione dei mezzi di comunicazione: saperli usare, sapere la loro storia e i pericoli che nascondono. Siamo noi il perno tra lo sviluppo tecnologico a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e l’uso che ne potranno fare le generazioni che vengono dopo».

Un uso migliore dei mezzi, delle tecniche e delle parole che scegliamo per abitarli, in modo sempre più coinvolto e coinvolgente con l’avvento di metaverso e intelligenza artificiale: «Ma se non siamo altro che stringhe di dati – si chiede nel suo intervento don Maurizio Compiani – che cosa resta dell’uomo? Non dimentichiamo che dietro ad ogni macchina, dietro ogni algoritmo, c’è la scelta che facciamo noi»

A presentare l’opera, accolta nella sua suggestiva collocazione proprio l’8 marzo, festa della donna, è la curatrice Ecaterina Arama che richiama la storia emblematica e brutale di Armine Harutyunyan, bersaglio del disprezzo e della violenza di migliaia di sconosciuti il cui volto, invece, resta celato dietro una coltre lacerata dalla sofferenza che un post, un like, un clic, genera nella vita reale. «Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo – citano il Messaggio per la 45ª Giornata delle comunicazioni sociali i curatori – tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere». Una missione che da secoli l’arte assolve senza rinunciare alla denuncia e alla sperimentazione, senza paura di una contemporaneità che sempre sfida l’umano.




Musica e storie a Casa di Nostra Signora, che ha riaperto le porte in occasione della Festa della donna

In occasione della Giornata internazionale della donna, nel pomeriggio di mercoledì 8 marzo il primo concerto della rassegna “Il pane e le rose – Musica e Storie” ha segnato la riapertura alla città e al territorio, dopo la pandemia, di Casa di Nostra Signora, la struttura di via Ettore Sacchi, a Cremona, dedicata all’accoglienza “al femminile” e gestita dalla Caritas diocesana.

«L’idea è nata tre anni fa, l’obiettivo è quello di portare la musica al di fuori delle mura scolastiche per condividerla in una struttura che si impegna nel sostegno delle donne in difficoltà». Sono queste le parole con cui Angela Alessi, docente presso il liceo musicale Stradivari di Cremona, che racconta il progetto “Il pane e le rose”, rassegna nata dalla collaborazione fra la professoressa Alessi e Nicoletta D’Oria Colonna, coordinatrice della struttura diocesana.

Primo di tre incontri, quello dell’8 marzo ha voluto rimarcare l’importanza di una festività che a Casa di Nostra Signora si celebra ogni giorno dell’anno. L’obiettivo del concerto, con violini e voci, è stato infatti proprio quello di mettere in relazione la cultura musicale con l’operato che sta dietro al sostegno delle donne in difficoltà, portando così un momento di leggerezza che si interpone fra le storie dei residenti della struttura e i trascorsi prima di unirsi alla grande famiglia della struttura diocesana.

A dar voce al bisogno di riscatto e di emancipazione sono stati gli strumenti e la abilità delle mani delle giovani violiniste del liceo musicale Stradivari di Cremona, un’orchestra di archi squisitamente femminile che ha avvolto con la bellezza della musica classica la sala della struttura d’accoglienza.

Oltre alla musica ha trovato spazio anche la letteratura, affrontata attraverso la recitazione di brani tratti da alcune letture a cura dell’attore Massimiliano Pegorini e di alcune allieve del liceo sul tema della relazione tra donne e professione musicale.

A raccontare dell’operato della struttura è proprio la coordinatrice della struttura, Nicoletta D’Oria Colonna, spiegando che «indigenza, problemi psichiatrici e solitudine sono solamente alcuni dei motivi per i quali la struttura interviene. Grazie ai Servizi sociali si crea un progetto che ha come fine ultimo quello di dare autonomia alle donne così da poter ricominciare con le proprie capacità. Entrare in contatti con alcuni ambiti culturali risulta essere difficile, per questo ci impegniamo a portarli nella nostra struttura, e proprio per questo motivo riproponiamo “Il pane e le rose” dopo un arresto momentaneo dovuto alla pandemia».

Il nome della rassegna nasce proprio da una storia di cultura ed emancipazione del tutto femminile, bisogna infatti tornare indietro di centro anni, più precisamente nel 1912, «Il pane e le rose» è stato un motto delle operaie tessili americane, ben consapevoli dell’importanza dei bisogni primari, ma allo stesso tempo sicure che oltre al pane c’è bisogno anche delle rose, a rappresentare la necessità di una vita fatta anche di arte e bellezza.

Il secondo appuntamento sarà “Due di due – Omaggio a Bela Bartók”, in programma domenica 2 aprile, alle 16.30, e nasce in seguito ai contatti tra le maestre di violino Angela Alessi e Renata Lacko, musiciste dal profilo eclettico con esperienza decennale come professori d’orchestra, docenti e organizzatrici di eventi culturali.

Il gran finale sarà venerdì 12 maggio, con l’esibizione dell’Orchestra d’Archi “Stradivari”, in programma alle 18.30.

Durante gli incontri saranno presentati due libri: il primo è il frutto di un cammino di rinascita scritto da Daria Varasano che, sollecitata dai laboratori autobiografici nella “Casa di Nostra Signora” è arrivata a scrivere Non volevo diventare una panchina rossa nel parco. Il secondo è l’ultima opera della scrittrice Laura Falqui, che chiude la Trilogia della vita vagabonda. Oltre ai libri, sarà possibile acquistare alcuni prodotti realizzati e proposti dalle ospiti ed il ricavato andrà interamente in beneficenza a loro vantaggio.




“Il pane e le rose”: per la festa della donna concerto a Casa di Nostra Signora

In occasione della festa della donna ritorna la rassegna “Il pane e le rose” – Musica e Storie” a Casa di Nostra Signora, la struttura di via Ettore Sacchi, a Cremona, dedicata all’accoglienza “al femminile” e gestita dalla Caritas diocesana. L’iniziativa, che prenderà il via l’8 marzo e proseguirà anche nei mesi di aprile e maggio, è ideata e promossa dalla violinista Angela Alessi insieme a Nicoletta D’Oria Colonna, coordinatrice della struttura diocesana, nell’ambito dei “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” dell’istituto di scuola superiore “Stradivari”.

La rassegna, giunta alla sua terza edizione, ritorna dopo lo stop forzato dovuto all’emergenza sanitaria degli anni trascorsi e prevede tre appuntamenti presso il salone della struttura di via Ettore Sacchi. Esordio appunto mercoledì 8 marzo, alle 18, con i gruppi da camera del liceo musicale, che si costituiscono all’interno dei corsi curricolari di musica da camera della scuola. Formati da giovani e promettenti allievi con la collaborazione attiva dei maestri preparatori, si esibiscono regolarmente in occasione di manifestazioni pubbliche cittadine.

Per l’occasione il concerto sarà arricchito da alcune letture a cura dell’attore Massimiliano Pegorini e di alcune allieve del liceo sul tema della relazione tra donne e professione musicale. Il programma spazierà da Monteverdi fino ai giorni odierni, in un’alternanza tra archi, canto e chitarra.

Il secondo appuntamento sarà “Due di due – Omaggio a Bela Bartók”, in programma domenica 2 aprile, alle 16.30, e nasce in seguito ai contatti tra le maestre di violino Angela Alessi e Renata Lacko, musiciste dal profilo eclettico con esperienza decennale come professori d’orchestra, docenti e organizzatrici di eventi culturali.

Il gran finale sarà venerdì 12 maggio, con l’esibizione dell’Orchestra d’Archi “Stradivari”, in programma alle 18.30.

«L’intento è quello di offrire alle donne e ai bambini ospitati – spiegano dall’organizzazione – occasioni di avvicinamento alla musica classica nell’ottica di una formazione permanente che sappia valorizzare il “saper essere”, ma anche favorire l’incontro tra la cittadinanza e le ospiti per una reciprocità feconda e continuativa. Musica come luogo magico e forse anche mistico in cui si raccolgono tutte le storie possibili. Le storie, quelle immaginate e quelle reali, non solo di fatica, ma soprattutto di successo, risultanza della fusione tra sogno e realtà in un salto continuo, comparabile a quello visibile sul pentagramma ma come quest’ultimo reso perfettamente armonico dalle mani chi suona, sulla terra come in cielo».

Durante gli incontri saranno presentati due libri: il primo è il frutto di un cammino di rinascita scritto da Daria Varasano che, sollecitata dai laboratori autobiografici nella “Casa di Nostra Signora” è arrivata a scrivere Non volevo diventare una panchina rossa nel parco. Il secondo è l’ultima opera della scrittrice Laura Falqui, che chiude la Trilogia della vita vagabonda. Oltre ai libri, sarà possibile acquistare alcuni prodotti realizzati e proposti dalle ospiti ed il ricavato andrà interamente in beneficenza a loro vantaggio.

Ogni appuntamento è a ingresso libero e gratuito e sarà accompagnato da un aperitivo offerto dalla struttura e preparato con la collaborazione dei ragazzi del progetto sull’autismo “Zero Trenta” di Fondazione Sospiro e l’unità operativa di Psichiatria, in continuità con i progetti realizzati all’interno della Casa con le donne ospitate.

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