1

“Altrove”, domenica sera a Castelleone uno spettacolo per raccontare adolescenti e adulti di fronte alla prova del crescere

“Altrove”, uno spettacolo teatrale che racconta gli adolescenti e gli adulti di fronte alla prova del crescere. La proposta, promossa dall’Oratorio di Castelleone nell’ambito della Settimana dell’educazione, è in programma nella serata di domenica 28 gennaio, alle 21, presso Teatro Giovanni Paolo II di Castelleone, con ingresso gratuito, messo in scena della Compagnia dei piccoli.

Uno spettacolo non rivolto ai minori di 12 anni pensato in modo particolare per coloro che svolgono un servizio educativo con gli adolescenti. Lo spettacolo, infatti, mette a tema che cosa vuol dire accompagnare gli adolescenti come genitori, insegnanti, catechisti, educatori e persone adulte che vogliono essere significative nel percorso di crescita di un gruppo.

Sul palco un gruppo di adolescenti che si trova in uno spazio artificiale dove può sperimentare, sotto gli occhi degli spettatori, le diverse sfide del crescere. Lo spazio costituisce un vero e proprio laboratorio, perché tale è il tempo dell’adolescenza: un laboratorio di costruzione dell’identità. Essa rappresenta un tempo in cui sperimentare emozioni, gesti, relazioni, conoscenze e scelte di vita. Tali esperienze conoscitive, però, necessitano di una realtà in cui incarnarsi e non sopravvivono nello spazio asettico dove gli attori agiscono. Questi ragazzi e ragazze hanno bisogno di scuola, famiglia, tempo libero, piazza, parco, musica, città… e quindi faranno di tutto per andarsene altrove. Al termine della vicenda solo alcuni di loro però potranno lasciare questo spazio e il pubblico resterà con quelli che non ce la fanno.

Lo spettacolo, con la regia di Mattia Cabrini (assistente alla regia Carolina Griffini; luci e audio di Gabriele Pensieri; video di Giovanni Cavalieri; progetto grafico di Paolo Mazzini), è con Maddalena Parma, Francesca Poli, Andrea Sangiovanni, Luca Taino, Ester Tolomini.

«Da subito mi è stato chiaro – spiega Mattia Cabrini – che sarebbe stato improprio utilizzare il linguaggio teatrale per una mera fotografia dell’esistente. Se si vuole un’analisi dell’adolescenza di oggi esistono studi e ricerche, pubblicazioni, film e documentari che lo fanno in maniera eccezionale. Se si sceglie di raccontare la vita attraverso il teatro è più interessante andare oltre la realtà e offrire un punto di vista nuovo. Dopo le numerose interviste svolte l’impressione che ho avuto è che gli adulti di oggi sappiano già molto dei ragazzi dal punto di vista teorico ma appaiono disorientati nella pratica. Incapaci di gestire quel disagio che spesso i comportamenti dei ragazzi generano negli adulti. Lo stesso identico disagio che in fondo è tratto caratteristico dell’esperienza del crescere e che quindi potrebbe diventare incontro per le generazioni. È chiarissimo notare come lo stare con gli adolescenti per l’adulto chiami in causa il proprio passato e lo obblighi a posizionarsi rispetto ad esso. Di fronte al laboratorio dentro il quale gli attori/adolescenti sono rinchiusi sulla scena come diventa lo sguardo dell’adulto? Selettivo e giudicante oppure più simile a quello dello studioso che osserva con curiosità e passione per capire il senso di alcuni comportamenti? Iperprotettivo tanto da sostituirsi a loro nelle sfide quotidiane o disposto ad affiancarli con discrezione, nella difficile sfida di intuire quella giusta distanza che non ne soffochi l’identità e al contempo non li faccia sentire soli? Ecco perché “Altrove” è uno spettacolo teatrale per gli adulti e sugli adulto i cui protagonisti sono adolescenti. Se “Il teatro fa da specchio alla natura” diceva Shakespeare, forse gli adolescenti oggi reggono inconsapevolmente lo specchio agli adulti».




Diventare cittadini onlife, incontro per i sacerdoti del Pio X

“Diventare cittadini onlife: le sfide dell’educazione al tempo del web social”. Questo il tema, di pressante e stimolante attualità, dell’incontro che si è tenuto nella mattinata di giovedì 25 gennaio presso l’oratorio di Castelverde e che ha visto interessati i sacerdoti ordinati negli ultimi anni, insieme ad altri comunque interessati all’argomento. Relatore il prof. Stefano Pasta, del Centro di ricerca dell’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia (Cremit) e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Prendendo le mosse dalle logiche comunicative che stanno alla base della comunicazione, il prof. Pasta ha offerto una analisi profonda, articolata e aggiornata di quanto e di come la comunicazione nei web social si stia evolvendo con grande rapidità, certo con non pochi rischi, ma anche innegabili grandi opportunità: una relazione comunicativa che supera il paradigma geografico, che si determina come spazio di estensione della realtà, che è “in vita”, necessariamente esige che si assumano atteggiamenti educativi ed equilibrati nella fruizione degli strumenti che la permettono e sostengono. Ecco allora che il web sociale, nel panorama dei media, postula che in questa dinamica di attenta e responsabile consapevolezza si ponga sia il fruitore che il produttore culturale, tenendo conto che uno degli scopi è quello di raggiungere un pubblico quanto più possibile vasto. Nasce così la figura dello “spettautore”.

Particolarmente coinvolti ne sono i cosiddetti “nativi digitali”, individuati come tali non solo e non tanto per ragione anagrafiche, ma sulla base della formazione familiare e della educazione ricevuta. Condizione, questa, che determina anche l’appartenenza – come ha precisato il relatore – al gruppo della “saggezza digitale” o della “cyber stupidity”, nella accezione di superficialità nella fruizione e nell’uso dei mezzi.

Si pone dunque un problema di “competenza digitale”, intesa non solo dal punto di vista tecnico, fondata sull’educazione al pensiero critico e alla responsabilità.

Ancora: gli strumenti digitali, ora caratterizzati dalla “portabilità” e dall’”indossabilità”, comportano che saltino i corpi intermedi della comunicazione; che ci sia un sovraccarico informativo; che non si possa non tenere conto della forza degli algoritmi  e dell’Intelligenza Artificiale; che ci si debba porre il problema della selezione delle informazioni, mediati appunto dall’algoritmo, il quale non è mai neutro; che saltino gli apparati tradizionali dell’informazione e che ne nascano di nuovi.

I partecipanti hanno poi approfondito nei lavori di gruppo le tematiche  e le suggestioni proposte ed emerse, per poi condividerle, facendone tesoro anche per le possibilità che aprono per l’annuncio del Bene a chi vive nel mondo di oggi.

 




L’impatto della comunicazione digitale sul mondo d’oggi: l’incontro per i sacerdoti del Pio X aperto a tutto il clero diocesano

Giovedì 25 gennaio, alle 9.30 all’oratorio di Castelverde, si terrà l’incontro per i preti del Pio X (ultimi sette anni di ordinazione) sul tema Cultura digitale e le sue implicazioni. Impatto della comunicazione digitale sul mondo d’oggi. Guiderà la riflessione il prof. Stefano Pasta, docente del CREMIT (Centro ricerca ai media, all’innovazione e alla tecnologia)  dell’Università Cattolica del S. Cuore. Data l’attualità del tema l’incontro è aperto a tutti i sacerdoti interessati.

Giornalista professionista (scrive per diverse testate nazionali quali Avvenire, Famiglia Cristiana, laRepubblica.it, CorrieredellaSera.it), Pasta è dottore di ricerca in Pedagogia, ricercatore in Didattica e Pedagogia speciale, docente di Metodologia delle attività formative e speciali presso la facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione sede di Milano e Piacenza dell’Università Cattolica.

Dal 2013 collabora con il CREMIT svolgendo attività di formazione e ricerca. Si è occupato in particolare di forme di intolleranza ed estremismo online, razzismi 2.0, educazione alla cittadinanza, e-tutoring, cyberbullismo e ambiti di ricerca che coniughino la media education con la pedagogia sociale e interculturale. È project manager di alcuni progetti di ricerca e formazione sulla cittadinanza digitale.

Dal 2012 ho svolto il Dottorato di ricerca in Pedagogia (Education), con la guida del professor Pier Cesare Rivoltella, sul tema “Pregiudizio 2.0. Forme di intolleranza nella cultura giovanile contemporanea. Modelli teorici e pratiche educative” (Giudizio: eccellente).

È membro del Tavolo tecnico dell’USR per la “formazione per dirigenti e docenti sull’Educazione alle differenze nell’ottica della lotta ad ogni forma di estremismo violento”. Per il MIUR ha partecipato all’elaborazione delle “Linee guida in merito all’attuazione del comma 16 art. 1 della legge 107/2015” ed è membro dell’Osservatorio nazionale per il monitoraggio e la promozione delle iniziative in ambito educativo e formativo sui temi della parità tra i sessi e della violenza contro le donne.

Dal 2019 collabora con l’editrice Morcelliana-Scholé.




Il 6 gennaio a Cremona il “Concerto per l’Epifania” dell’IMF Orchestracademy

Dopo il ritorno dello scorso inverno, anche il 2024 vedrà protagonista il “Concerto per l’Epifania”, in programma il prossimo 6 gennaio, alle 16.30, nella chiesa di San Pietro al Po, a Cremona, e che sarà eseguito dalla “IMF Orchestracademy”, orchestra nata dall’esperienza dell’International Musical Friendship.

Il Concerto per tromba di Alexander Arutiunian e la Sinfonia n. 5 in Fa maggiore di Antonin Dvoràk saranno al centro dell’esecuzione dell’orchestra, diretta dal maestro Gioele Uberti Foppa e arricchita dalla presenza, come solista, del noto trombettista Marco Pierobon (in foto).

“Dall’amicizia alla musica, dalla musica all’amicizia”, questo lo slogan dell’IMF, fondata nel 1993: trent’anni di incontri e di esperienze, un sodalizio tra nazioni e culture diverse tra loro, ma unite dalla passione del “fare musica”.

«È una grande gioia poter portare a Cremona, per il settimo anno di fila, covid a parte, questa esperienza – spiega Giovanni Grandi, presidente dell’associazione “Mauro Moruzzi”, che promuove e coordina l’iniziativa –. Tutto si fonda sulla gratuità, sulla generosità e sulla passione per la musica, temi che ci accomunano e che fanno in modo di realizzare insieme questa settimana di musica, di incontri e pace vissuta».

L’orchestra, composta da sessanta elementi, sarà infatti ospitata a Cremona per una settimana, grazie alla generosità e alla cooperazione del Seminario vescovile, dove si svolgeranno le prove generali, e della parrocchia del Migliaro, dell’associazione “Famiglia Buona Novella” e di alcune famiglie cremonesi, che accoglieranno in questi giorni ragazze e ragazzi dell’IMF.

«L’IMF è soprattutto un dono, un gesto che ogni volta sorprende chi lo vive e che supera sempre ogni schema, progetto o immaginazione – spiegano gli organizzatori –. Il lavoro musicale, guidato da un team di una quindicina di insegnanti provenienti da nove scuole di musica europee, è la scintilla che fa esplodere l’incontro tra culture differenti facendo dell’IMF un luogo di comunione e un ponte verso la bellezza e la profondità della vita».

L’evento è organizzato in favore del Magnificat Institute Jerusalem, “scuola di musica per la custodia della Terra Santa”: un istituto, diretto da fra Alberto Pari, in cui persone di diverse etnie e diverse religioni, in periodo caratterizzato dalla divisione e dal conflitto, cercano di lavorare insieme, sfruttando la musica come veicolo di pace. La realizzazione del concerto è resa possibile grazie al patrocinio del comune di Cremona e grazie alla collaborazione dell’associazione “Mauro Moruzzi”, del centro culturale “Sant’Omobono” di Cremona, di “Riflessi Magazine”, dell’unità pastorale cittadina “Sant’Omobono”, di “Lucca Foundation” e del Ministero federale tedesco per la famiglia, gli anziani, le donne e la gioventù.

Il concerto, che già lo scorso gennaio aveva allietato i presenti in Cattedrale, si sposta dunque per questa nuova edizione in un’altra chiesa della città. La partecipazione sarà libera e gratuita, fino a esaurimento posti.




Mons. Leonardo Sapienza nel suo ultimo libro: “Il cristianesimo non è noia, ma gioia”

“Il cristianesimo non è noia, ma gioia”. Parte da questa constatazione, spesso contraddetta da molte omelie che risultano astruse e slegate dalla vita, mons. Leonardo Sapienza (in foto accanto a Papa Francesco), reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che nel suo ultimo libro – “La Parola nel cuore” (Editrice Rogate) – rilegge i Vangeli festivi dell’anno liturgico in corso a partire da uno sguardo appassionato, realista e intriso di speranza sui cardini portanti della fede cristiana, spesso sottotraccia anche nelle esistenze delle persone che si dichiarano credenti.  ”La vita sa essere un tormento! E la fede, certo, non preserva da tutto questo”, scrive l’autore: “Eppure, un cristianesimo non può mai essere triste. Il male non avrà l’ultima parola! Se capiamo di essere amati, allora nulla ci può far paura!”.

“Comincerà davvero per noi ‘la vita felice’ in questo nuovo anno?”,

la domanda all’inizio del 2024, unita alla considerazione che “nel bilancio della vita della società prevale il segno meno”. La felicità, però, “non ha bisogno del più ma del poco; è più intensa, se sboccia dopo un dolore; è autentica, solo se è pura. Tocca a noi saper riscoprire e reinventare ogni giorno motivi di bene e di felicità”. E ancora: “Dobbiamo essere cristiani innamorati. Innamorati a vita! Divorati da una passione incontenibile. L’amore si diffonde per contagio, e se il nostro amore è freddo, non può trasmettersi”. A volte, invece, “diventiamo quasi ribelli alla gioia: i nostri cuori sono stanchi e chiusi. Siamo diventato così pessimisti, che crediamo di essere ragionevoli!”. Il solo modo per invertire la rotta è la testimonianza autentica e concreta: “Se non vogliamo apparire marginali nella società, impegniamoci con passione a testimoniare il fermento del Vangelo, il seme dell’amore di Dio!”.

La malattia spirituale del nostro tempo, la tesi di mons. Sapienza, “è l’indifferenza, l’apatia, l’abitudine”: “Oggi assistiamo a una nuova ignoranza di Dio.

C’è chi lo ignora per partito preso, per pregiudizio; c’è chi lo ignora perché nessuno glielo ha presentato; c’è chi lo ignora perché così gli fa comodo; c’è chi, pur avendolo conosciuto, vive come se Dio non esistesse. Come c’è pure qualche cristiano che dice di conoscerlo, di averlo incontrato, ne parla spesso, ma vive di una fede tiepida, debole, abitudinaria”.  La fiducia in Dio è la nostra ultima spiaggia, come ci insegna San Tommaso d’Aquino: “l’onnipotenza di Dio si manifesta soprattutto nel perdono e nella misericordia”. Ce lo ricorda in tutto il suo magistero Papa Francesco, quando ci chiama “peccatori perdonati”.  “Dio ci vuole bene. Ha l’occhio sempre aperto su di noi, e aspetta che ricambiamo il suo amore. Dio ci ama, ci compatisce, ci perdona, ci consola e niente lascia cadere delle nostre parole, delle nostre lacrime, delle nostre opere buone”.

M. Michela Nicolais (AgenSir)




Riflessi chiude il 2023 con un’edizione dedicata alla Pace

È online su www.riflessimag.it il nuovo numero del mensile digitale diocesano Riflessi Magazine che dedica l’ultima edizione del 2023 al tema della Pace, a pochi giorni dalla Giornata Mondiale con cui Papa Francesco invita tutti a riflettere e pregare.

E proprio quella del Santo Padre, attraverso le parole del suo messaggio intitolato “Intelligenza artificiale e pace”, è una delle voci che accompagnano dalle pagine del magazine attraverso diverse declinazioni del tema: ci sono quelle dei giovani che cercano la pace nelle relazioni del quotidiano e tra i banchi di scuola, ci sono i volontari internazionali che si impegnano sul fronte dei diritti umani e della solidarietà nelle zone più remote e dimenticate del mondo, c’è la voce di don Primo Mazzolari e quella che grida anche attraverso le sale di una mostra il “no” all’atomica, c’è il racconto della straordinaria vita di Cicely Saunders, che con un atto di amore ha inventato gli hospice per donare attimi di pace anche dove infuria più feroce la battaglia con il dolore, e l’incontro con un maestro di arti marziali che insegna il rispetto attraverso la tecnica e il controllo di sé. E poi musica, cinema, arte… Perché la pace «ci riguarda – si legge nell’introduzione al numero di dicembre –. Ci riguarda quando sembra impossibile farla con se stessi, con i limiti e il dolore. Ma ci riguarda anche quando è là fuori. Ci guarda, da quella grande finestra spalancata che è diventata il nostro mondo. Una finestra da cui passano le ultime mode e le “solite” guerre, quello che abbiamo imparato e quello che non vogliamo sentire, le canzoni e le bombe. Non è chiudendola, quella finestra, che facciamo la pace. Nemmeno con noi stessi. Affacciamoci, perché è li che vogliamo andare, dove non siamo arrivati mai: “Qui fuori inizia la pace se sarai anche tu a costruirla”».

SFOGLIA QUI L’EDIZIONE




La Madonna nella pittura dei grandi maestri, incontro a Palazzo DueMiglia

Nel pomeriggio di lunedì, 1 gennaio il Centro Pinoni ha offerto, nel salone di Palazzo Duemiglia, in largo Madre Agata Carelli 4 a Cremona, la conferenza gratuita “La Madonna nella pittura dei grandi maestri”.

«L’idea di proporre un incontro aperto a tutti il primo giorno dell’anno – spiega il presidente del sodalizio, Giorgio Denti – è quella di proporre la possibilità trascorrere in maniera diversa capodanno, dopo i festeggiamenti della notte di San Silvestro».

Interessante è anche la scelta dell’argomento, quello della Vergine Maria, fra i soggetti più ricorrenti e rappresentati nella storia dell’arte. 

Numerosi artisti hanno dedicato la loro arte a raffigurare questa figura, creando opere che hanno attratto credenti e appassionati.  A parlare di questo affascinante tema è stato invitato il critico e storico dell’arte Simone Fappanni, che nell’occasione ha presentato il libro “Mater mater”, con copertina di Annunciata Cusumano.

L’excursus proposto ha spaziato da opere molto antiche, alcune poco note, a dipinti famosi, come la Madonna del Cardellino di Raffaello Sanzio, caratterizzata dalla dolcezza e dalla serenità che trasmette, grazie alle delicate espressioni dei volti e all’uso sapiente dei colori, e l’Annunciazione di Leonardo da Vinci. Quest’ultima è nota per la sua bellezza compositiva e per l’uso magistrale della luce e delle ombre. Fra gli altri esempi, un posto di primo piano è stato riservato alla Madonna del Magnificat di Sandro Botticelli, contrassegnata dalla grazia e dalla delicatezza nei dettagli, tipici dello stile del maestro. Non sono mancati curiosi aneddoti legati a particolari capolavori, come quello legato al “Tondo Doni”, la celebre tempera grassa su tavola di Michelangelo, conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Pare infatti acclarato che il committente esitò a spendere i settanta ducati richiesti per l’acquisto dell’opera, offrendone la metà. Buonarroti, irritato, rispose che gli avrebbe venduto il quadro soltanto se gli fosse stato corrisposto il doppio. 




Visita con le guide di “Ci sei nei musei” alla mostra Lost&Found

La mostra Lost&Found, visitabile al Museo Diocesano di Cremona fino al 14 gennaio 2024, è la protagonista di un nuovo appuntamento con il progetto di accessibilità cognitiva che vede protagonisti il Museo, la cooperativa sociale Meraki e l’associazione Anffas Cremona APS.

Giovedì 11 gennaio alle ore 14.30 si terrà infatti una nuova edizione degli appuntamenti “Easy to visit” durante la quale le persone con disabilità che hanno elaborato la guida in linguaggio facile da leggere e da capire messa a disposizione dei visitatori presso il museo, accompagneranno i visitatori alla scoperta delle opere della mostra, condividendo con i partecipanti alla visita il percorso che da diversi anni realizzano all’insegna dell’accessibilità cognitiva grazie al progetto “Ci sei nei Musei”.

La partecipazione alla visita è totalmente gratuita, non è necessaria la prenotazione ed è pensata per tutti i tipi di pubblico.

Con questo nuovo appuntamento, il Museo Diocesano di Cremona aggiunge una nuova risorsa per rendere questo spazio museale un punto di riferimento per il territorio per quanto riguarda all’accessibilità cognitiva e la diffusione della propria collezione e delle proprie iniziative.

Al Museo Diocesano la mostra dei capolavori ritrovati




I volti della Cattedrale: in Battistero una mostra da toccare con mano

Sono 24 volti, di uomini (contadini, monaci, soldati) e di animali (conigli, leoni, bovini, arieti) che «rappresentano la società medievale», quella che ha eretto la Cattedrale di Cremona, ma in fondo anche «la nostra società». Parla così Tommaso Giorgi di CrArT–Cremona Arte e turismo a proposito dei 24 calchi delle protomi del Duomo esposti in Battistero fino al 7 gennaio.

La mostra “I volti della Cattedrale. Esposizione dei calchi delle protomi”, pensata dal CrArt e dal Laboratorio del Cotto, è stata inaugurata martedì 7 novembre nel tardo pomeriggio. Il contesto è quello di un progetto dedicato al “cotto cremonese”, progetto sostenuto dalla Fondazione Comunitaria della provincia di Cremona (rappresentata al taglio del nastro dal presidente Cesare Macconi) con il patrocinio della Diocesi e del Comune. E l’aspetto interessante non è solo che finalmente si possono vedere da vicino le copie delle decorazioni poste sopra le colonne delle loggette della facciata della Cattedrale, quindi a diversi metri da terra. Il valore aggiunto della mostra è che il percorso si fa «esperienza concreta e pedagogica», come ha spiegato don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali. Perché al posto del divieto di toccare, la mostra invita invece a un’esperienza tattile che risulterà preziosa per non vedenti ed ipovedenti, ma anche per i ragazzi delle scuole e gli adulti, perché molto di quanto impariamo ed interiorizziamo passa proprio dal tatto.

I volti, sapientemente disposti in Battistero, grazie a un allestimento sobrio, pensato dall’architetto Maurizio Ferrari, sono tutti da leggere ordinati in cerchio «in quello spazio – ha chiarito l’architetto – dalle pregevolissime qualità architettoniche». E sono lì per parlare al visitatore «dimostrando una continuità spazio temporale – ha proseguito Ferrari – che fa riflettere. Quei volti hanno visto i nostri avi, vedono noi e vedranno le persone future. Ci parlano di continuità ma anche di caducità della vita». E questo in un contesto, come il Battistero «che è un luogo sacro, espressione di arte antica e contemporanea, nonché sala più importante del museo diocesano e di quella realtà museale che include la Cattedrale e anche il Torrazzo», ha detto don Gaiardi.

Ma qual è l’origine di questi calchi? «Durante gli anni ‘80 e ‘90 – ha chiarito il presidente del laboratorio del Cotto, Giulio Grimozzi – grazie ai ponteggi preparati per il restauro conservativo della facciata della Cattedrale insieme all’Archeclub abbiamo realizzato i calchi con i mezzi dell’epoca», oggi ormai superati. «Scaldavamo alcune gomme all’interno di cassettine pensate per ogni volto. Poi – ha proseguito Grimozzi – questo materiale per ragioni varie è rimasto in giacenza finché con argilla semi-refrattaria bianca, cotta (per rendere l’idea di ciò che veramente è la pietra della facciata) abbiamo ricavato ciò che è in mostra», ossia 21 calchi delle protomi della facciata, 1 della facciata nord e 2 del perimetro. Perché, non tutti sanno o si accorgono, che in realtà i volti che guardano i cremonesi dall’alto della Cattedrale sono invece un centinaio. E sono parte «di un percorso che attraverso il bello conduce al Mistero – ha commentato Giorgi –, sono volti espressione di una società laica (nel senso medioevale del termine cioè “non consacrata” ma cristiana) che usa lo schema comunicativo dei bestiari medioevali». E che ha parlato agli uomini di ieri e parla ancora del Mistero agli uomini di oggi capaci di alzare lo sguardo sulla Cattedrale.

La mostra sarà visitabile sino al 7 gennaio in Battistero, con visite dal martedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18 (biglietto di ingresso per Battistero e mostra 10 euro). In agenda anche alcune visite guidate programmate:

  • sabato 25 novembre, ore 15. Visita guidata alla scoperta delle protomi e della loro simbologia. Il percorso prevede la visita alla mostra e un approfondimento in piazza del Comune per osservare le protomi nella loro collocazione originale.
  • venerdì 8 dicembre, ore 15. A caccia di simboli. Visita guidata animata per bambini alla scoperta dei significati simbolici racchiusi nelle protomi.
  • sabato 17 dicembre, ore 15. Visita guidata alla scoperta delle protomi e della loro simbologia. Il percorso prevede la visita alla mostra e un approfondimento in piazza del Comune per osservare le protomi nella loro collocazione originale.
  • sabato 23 dicembre, ore 15. Attraverso i volti. Visita guidata animata per bambini e laboratorio creativo.

Per info e costi relativi alle visite guidate proposte info@crart.it o 328-7438425. Per gruppi e scuole, CrArT realizza visite guidate su prenotazione.




Al Museo Diocesano la mostra dei capolavori ritrovati

 

«L’ultima proposta di quest’anno per il Museo Diocesano, un saluto natalizio che vogliamo rivolgere a tutti quelli che son venuti e che verranno ad ammirare la proposta artistica che offriamo». Sono queste le parole con le quali Stefano Macconi, curatore del Museo Diocesano di Cremona, ha presentato la nuova mostra inaugurata nella mattinata di sabato 2 dicembre. Lost and Found – Four Rediscovered Masterpieces  si struttura come un percorso espositivo che che mette in luce la meraviglia di tre dipinti e una scultura in terracotta che derivano dalla tradizione storico-artistica cremonese, opere riscoperte e valorizzate grazie al contributo di PQV fine art Cremona.

Le opere esposte fino al 14 gennaio saranno una tavola raffigurante Madonna con bambino e San Giovannino della bottega del Correggio; la tavola raffigurante un San Benedetto di sicura autografia riferita a Bernardino Campi che apre nuovi scenari sull’attività del maestro legata alle committenze delle monache Benedettine presenti a Cremona; il San Sebastiano, uno dei dieci dipinti più importanti di Antonio Campi, forse realizzato per Sant’Antonino a Milano, per Danese Filiodoni, già podestà di Cremona e gran cancelliere dello Stato di Milano; un busto in terracotta raffigurante un Cristo, dall’intensa forza drammatica, attribuito alla mano di Giovanni de Fondulis.

Ospite dell’inaugurazione, il cavaliere Giandomenico Auricchio ha sottolineato che l’impegno della Camera di Commercio a sostegno dell’iniziativa: «Saremo sempre vicini alle iniziative che promuovono e valorizzano l’arte e il patrimonio artistico – ha detto – in una consapevolezza etica dell’arte come bene di tutta la comunità, ma anche perché convinti che valorizzando l’arte si valorizzi anche l’economia del territorio. Sappiamo infatti come, utilizzando particolari coefficienti, si può valutare quanto investire sull’arte restituisca al territorio risorse di tipo economico».

Pietro Quattriglia Venneri, titolare della galleria di PQV fine art di Cremona, ha proseguito l’inaugurazione con il suo intervento, nel quale ha voluto ricordare che «il lavoro fatto dagli studiosi per presentare al pubblico queste quattro opere è stato ammirevole e di grande importanza per tutta la città. Quella di oggi è solo la prima tappa di questa esperienza, la seconda si terrà il 5 gennaio, e in quel momento avremo il piacere di ascoltare gli esperti che hanno dato vita alla mostra Lost and Found».

Stefano Macconi ha quindi descritto nei minimi particolari l’opera sulla quale ha personalmente lavorato al fine di ricostruire il background storico, culturale e sociale che ha portato alla sua realizzazione. Si tratta dell’opera raffigurante Madonna con bambino e San Giovannino della bottega del Correggio, «un’opera dalle origini della creazione incerte e non ancora precise, quasi straniera fra le altre ma sicuramente legata al lascito artistico del Correggio – spiega Stefano Macconi –, ma soprattutto legata all’altrettanto incerta Madonna di Casalmaggiore. Abbiamo studiato molto e ricercato numerose informazioni su quest’opera, probabilmente è stata commissionata per una devozione privata e lo si deduce dalle dimensioni ridotte. Potrebbe essere un’opera frutto di più mani, elemento avvalorato dalle differenze tecniche che si possono notare fra i personaggi. Le analisi continueranno e maggiori informazioni saranno condivise grazie agli interventi delle studiose Beatrice Tanzi e Raffaella Poltronieri il prossimo 5 gennaio».

Al termine dell’inaugurazione i presenti si sono spostati nelle sale del Museo Diocesano, dove hanno potuto ammirare i tre dipinti esposti e la scultura di terracotta posta al centro, un momento che si è subito trasformato nell’occasione per poter visitare tutto il museo nella sua interezza.