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Intelligenza artificiale, chi sei? Dal 20 febbraio a Santa Monica cinque incontri. Evento conclusivo con padre Benanti

Anche quest’anno il Campus di S. Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si anima e dona alla città di Cremona una iniziativa culturale di rilievo. Il Centro pastorale della sede cremonese, in sinergia con la Direzione di Sede e il Corso magistrale di Imprenditoria e innovazione digitale della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, ha dato vita alla proposta di un ciclo di incontri aperti a tutti riguardanti l’intelligenza artificiale.

«Il ciclo – spiega don Maurizio Compiani, assistente pastorale del campus – è composto da quattro incontri a cadenza settimanale nel periodo di febbraio/marzo: i relatori saranno docenti del nostro Ateneo. A questi appuntamenti si aggiungerà un incontro conclusivo a maggio, realizzato in collaborazione con l’Ufficio Comunicazioni sociali della nostra Diocesi, in cui interverrà Paolo Benanti, docente di etica di fama internazionale, l’unico italiano chiamato a far parte del New Artificial Intelligence Advisory Board, organismo dell’ONU, composto da 39 esperti di varie parti del mondo, che ha il compito di valutare rischi e opportunità e definire una governance internazionale dell’IA. Recentemente, il 5 gennaio 2024, Benanti è stato anche nominato presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’informazione del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri (detta “Commissione algoritmi”)».

Con un linguaggio adatto a una platea ampia ed eterogenea, tutti questi esperti del settore guideranno dentro un tema di grande importanza e attualità, esplorando ambiti che interrogano l’umano e suscitano questioni etiche.

Il taglio degli incontri, perciò, non intende limitarsi agli aspetti tecnologici e scientifici, ma vuole aiutare a riflettere sulle implicanze che l’intelligenza artificiale ha nella comprensione che l’uomo ha di sé, della propria vita e del mondo.

Come ha ricordato Papa Francesco nel messaggio per la 57ª Giornata mondiale della pace del 1° gennaio di quest’anno: «L’Intelligenza Artificiale diventerà sempre più importante. Le sfide che pone sono tecniche, ma anche antropologiche, educative, sociali e politiche … L’immensa espansione della tecnologia deve essere accompagnata da un’adeguata formazione alla responsabilità per il suo sviluppo”. Si tratta di un tema ineludibile di cui tutti dobbiamo acquisire consapevolezza».

Per la partecipazione all’evento non è richiesta prenotazione.

Gli incontri di febbraio e marzo si terranno al campus di Santa Monica alle ore 16.30, mentre l’evento conclusivo con padre Paolo Benanti, promosso dalla Cattolica in collaborazione con l’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi di Cremona e il mensile digitale Riflessi Magazine, organizzato nell’ambito della Giornata mondiale per le comunicazioni sociali (12 maggio) si terrà alle ore 18.

 

Locandina del ciclo di incontri

 

Calendario degli incontri:

Martedì 20 febbraio, ore 16.30: Conversazione con l’Intelligenza Artificiale – Federico Manzi, professore di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione (Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)

Martedì 27 febbraio, ore 16.30: Siamo uomini. La creatività nell’era dell’Intelligenza Artificiale – Andrea Gaggioli, professore di Psicologia generale (Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)

Martedì 5 marzo, ore 16.30: L’Intelligenza Artificiale ci cambierà la vita? – Ivana Pais, professoressa di Sociologia economica (Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)

Lunedì 11 marzo, ore 16.30: Religioni e Intelligenza Artificiale – Mauro Magatti, professore di Sociologia (Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed editorialista de “Il Corriere della Sera” e di “Avvenire”)

Venerdì 10 maggio, ore 18.00: “Dov’è il sapiente?” (1Cor 1,20) Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà – Paolo Benanti, professore di Teologia Morale (Pontificia Università Gregoriana, Roma)




X Biennale Don Primo Mazzolari, a Bozzolo ultimo weekend della mostra “Ripensare lo spazio e il tempo”

Sabato 9 febbraio e domenica 10 saranno gli ultimi due giorni di apertura della mostra “Ripensare lo spazio e il tempo”, a cura di Matteo Galbiati, XVI Premio Città di Bozzolo, X Biennale Don Primo Mazzolari. Il 10 febbraio la mostra, a ingresso gratuito, rimarrà aperta dalle 15 alle 19, con visita guidata gratuita alle 15.30, mentre domenica 11 febbraio l’apertura sarà dalle 15.30 alle 18 con la presenza di numerosi artisti che illustreranno le loro opere. In questi due giorni sarà possibile vedere anche l’esposizione di elaborati didattici degli alunni delle classi che hanno visitato la mostra nelle scorse settimane. Sempre domenica, alle 16.30 ci sarà la proclamazione dei vincitori del concorso e la premiazione.

Allestita negli spazi della Pinacoteca civica di via Arini 2, la mostra espone 42 opere di 14 artisti italiani e stranieri esemplificative della ricerca artistica contemporanea, dipinti, sculture, fotografie eseguiti con tecniche diverse.  Il tema di questa edizione, “Ripensare lo spazio e il tempo”, prende spunto dal pensiero mazzolariano sull’uomo, attore di progetti e azioni che condizionano il tempo e lo spazio nel presente e nel futuro.

Tutte le opere proposte per il Premio, organizzate in un’unica sezione, partecipano in pari grado al concorso. Per l’edizione 2023 è previsto un Premio-acquisto, assegnato da una Giuria composta da esperti di levatura nazionale. È previsto anche un Riconoscimento della giuria popolare, assegnato all’opera più votata dal pubblico dei visitatori, il cui autore sarà premiato con l’allestimento di un’esposizione personale nel corso del 2024. Le opere vincitrici entreranno a far parte del patrimonio artistico del Comune di Bozzolo.

La mostra è corredata da un accurato catalogo, di grande formato, ricco di illustrazioni sia di tutte le opere presenti in mostra che degli spazi espositivi. Il volume sta facendo parlare di sé anche nelle fiere nazionali d’arte dove è già stato presentato (Bergamo e Bologna) e continuerà a viaggiare, quale biglietto da visita e testimonianza di una edizione che, a detta degli esperti, ha raggiunto un alto grado di qualità, e che sta suscitando sorpresa e ammirazione fra tutti i visitatori. Il commento più ricorrente che abbiamo registrato è: «Non mi aspettavo di vedere una mostra così bella, con tante opere che entrano in sintonia con chi le guarda, in uno spazio sconosciuto e da valorizzare».

 

La medaglia del Presidente della Repubblica

Nell’occasione sarà anche possibile ammirare la medaglia del Presidente della Repubblica, tangibile e prestigioso riconoscimento assegnato a questa iniziativa dal Capo dello Stato, a riprova della sua indubbia qualità. Sul lato dritto mostra l’Italia turrita: raffigurazione tratta da un’antica moneta siracusana di epoca romana ispirata all’opera del disegnatore Vittorio Grassi (1878-1958). Tutt’intorno si legge la scritta: “IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA”, mentre in basso compare la firma del Presidente Sergio Mattarella. Sul rovescio della medaglia è raffigurato il Palazzo del Quirinale, con la veduta della Palazzina Gregoriana dal Cortile d’Onore.

 

Il Premio Città di Bozzolo

Il Premio Città di Bozzolo è un premio d’arte ormai diventato patrimonio culturale della Comunità; ideato da don Primo Mazzolari nel 1954, fu sostenuto dal Comune con cadenza annuale dal 1954, anno della prima edizione, al 1959, anno della morte del sacerdote. La rassegna è stata ripresa nel 2003, con il duplice obiettivo di recuperare la tradizione artistica della Città di Bozzolo e di tener viva la memoria dell’opera del fondatore, don Primo Mazzolari, ed è stata riproposta con cadenza biennale fino al 2019, mentre l’edizione prevista per il 2021 non si è potuta realizzare a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Per il 2023, il Comune di Bozzolo, consapevole dell’importanza dell’iniziativa sia per gli aspetti culturali che per le ricadute sociali ed economiche, ha inteso riprendere l’organizzazione del Premio Bozzolo, confermandone la cadenza biennale. Siamo così giunti alla decima Biennale, che si chiude domenica.




XVI Premio Città di Bozzolo – X Biennale Don Primo Mazzolari, l’11 febbraio con le premiazioni conclusa la Rassegna internazionale d’arte

Si è conclusa domenica 11 febbraio la Rassegna internazionale d’arte, Medaglia del Presidente della Repubblica, XVI Premio Città di Bozzolo – X Biennale Don Primo Mazzolari, organizzata dal Comune di Bozzolo in sinergia con la Fondazione Don Primo Mazzolari e curata dal prof. Matteo Galbiati.

Alla presenza del viceprefetto di Mantova Angelo Araldi, del rappresentante della Provincia di Mantova Mattia Di Vito, del sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio e del parroco don Luigi Pisani e coordinata dall’assessore alla cultura del comune mantovano Irma Pagliari, si è tenuta la cerimonia di premiazione dei vincitori dei due premi previsti dal regolamento: il Premio-acquisto assegnato da una giuria composta da esperti di levatura nazionale e internazionale e il Riconoscimento della giuria popolare, assegnato all’opera più votata dal pubblico dei visitatori. L’opera premiata dalla giuria degli esperti entrerà a far parte delle opere della Pinacoteca don Primo Mazzolari allestita presso il Palazzo dei Principi a Bozzolo, mentre l’autore dell’opera segnalata dalla giuria popolare fruirà dell’allestimento di una esposizione personale nel corso del 2024.

La giuria degli esperti composta dal prof. Paolo Campiglio, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università di Pavia, dal prof. Kevin McManus, docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano, dal prof. S. J. Andrea Dall’Asta, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale a Napoli, fondatore e direttore della galleria del Museo San Fedele di Milano, dalla storica dell’arte Chiara Gatti, direttrice del MAN, Museo d’Arte di Nuoro, critica e curatrice, manager della cultura, giornalista nel campo dell’arte contemporanea, e da Alessandro Bonfanti, organizzatore di eventi culturali e di mostre d’arte contemporanea, editor di importanti case editrici, ha assegnato, all’unanimità, il Premio-acquisto all’opera “Ultima conversazione” dell’artista Marco Grimaldi. L’opera è un olio su tela eseguita dall’artista nel 2023.

Il premio della giuria popolare è andato, invece, all’opera “Migratori” della giapponese Asako Hishiki, una xilografia su tessuto.

La manifestazione, inaugurata il 3 dicembre, ha visto la presenza di un nutrito numero di visitatori e di varie scolaresche che, dopo la visita guidata, hanno potuto effettuare laboratori didattici all’interno della mostra stessa. Gli stessi ragazzi hanno illustrato i loro lavori nel corso della cerimonia.

 

X Biennale Don Primo Mazzolari, fino all’11 febbraio 14 artisti in mostra a Palazzo dei Principi

X Biennale Don Primo Mazzolari, a Bozzolo ultimo weekend della mostra “Ripensare lo spazio e il tempo”




“In the world but not of it”, gli scatti del canadese Tim Smith in mostra al Museo diocesano

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Un dialogo tra opere d’arte, un dialogo tra culture diverse, un dialogo tra idee del sacro differenti. La mostra fotografica “In the world but not of it” firmata dal canadese Tim Smith e inaugurata sabato 3 febbraio presso gli spazi espositivi del Museo diocesano di Cremona è una proposta culturale che è una sfida. Un invito a vivere «la contaminazione tra le opere esposte nel museo e una cinquantina di foto che documentano lo stile di vita e i costumi delle comunità anabattiste hutterite presenti fra l’America del Nord e il Canada», come ha spiegato don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali.

L’esposizione, pensata con il Festival della fotografia etica di Lodi (al taglio del nastro era presente anche l’assessore alla cultura di Lodi, Francesco Milanesi) è una sequenza di luce, colori, volti, catturati «attraverso un progetto durato quindici anni, periodo durante il quale – spiega la curatrice Laura Covelli – il reporter canadese ha incontrato le comunità anabattiste, ha vissuto con loro, ha intrecciato relazioni con i membri di questi gruppi per raccontarli».

Una narrazione sincera che racconta la vita quotidiana di persone che hanno scelto di vivere quel versetto del capitolo 15 di Giovanni in cui si chiede all’uomo di stare nel mondo, ma di non farsi sopraffare dalle cose o dalle logiche terrene, spesso distorte. Ne esce un ritratto onesto, scevro di pregiudizi. Scorrendo le foto si scoprono abitudini e stili di vita di piccole comunità (di circa 200 persone ognuna, appartenenti a una ventina di famiglie numerose) che vivono in equilibrio tra natura incontaminata ed esigenze della modernità. Si muovono con i cavalli e vivono in maniera essenziale, usano il cellulare con parsimonia e coltivano per raggiungere l’autosufficienza. Ma vi si legge anche un mondo dove «dialogo e lentezza – come ha commentato il direttore del Festival della fotografia etica Alberto Prina – costringono anche noi ad andare in profondità, a scoprire l’umano». A scoprire che cosa significhi prendersi cura degli altri (uno scatto racconta l’alternarsi delle donne a casa di una più anziana che non può muoversi), condividere momenti di relax e divertimento insieme (una foto vede gli adulti impegnati in giochi di gruppo), sedersi tutti alla stessa tavola (pranzo e cena vanno condivisi tra tutti gli adulti della comunità, solo la merenda dopo la scuola è vissuta come momento esclusivamente familiare).

I colori delle praterie sono lo sfondo di un mondo apparentemente semplice, dove i ragazzi si muovono a piedi nudi, le donne si cuciono abiti colorati, dove gli interni delle case sembrano tutti uguali. Dove (il gesto non viene eseguito solo in chiesa) la preghiera è parte integrante del quotidiano.

«Abbiamo scelto – spiega Stefano Macconi, curatore del Museo diocesano – di mettere una fotografia nella sala del camino in dialogo con la crocifissione del Boccaccio Boccaccino. Il gesto della Vergine e di Giovanni, in quel quadro così noto ai cremonesi, si interfaccia con le mani giunte di due coniugi anabattisti che pregano nella loro cucina». Mani intrecciate, parole che dalla terra salgono al cielo, un dialogo con Dio ma, vista la disposizione della mostra, anche tra professioni religiose diverse e tra forme d’arte (pittura e fotografie) apparentemente lontane tra loro.

La mostra resta aperta fino al 7 aprile, consentendo al visitatore non solo di avvicinarsi a un mondo per lo più sconosciuto, quello delle comunità anabattiste hutterite presenti fra l’America del Nord e il Canada, ma anche di scoprire fili rossi tra arte sacra antica e arte contemporanea.




“In the world but not of it”, dal 3 febbraio al Museo Diocesano gli scatti del fotografo canadese Tim Smith

Dopo la fortunata esperienza della mostra “Exodus” di Nicolò Filippo Rosso, la fotografia contemporanea torna protagonista al Museo Diocesano di Cremona grazie alla collaborazione con il Festival della Fotografia Etica di Lodi. Sabato 3 febbraio, alle 11, sarà inaugurata l’esposizione dal titolo “In the world but not of it” (Nel mondo senza farne parte) a cura del fotografo canadese Tim Smith, visitabile sino al 7 aprile.

Il progetto è il frutto di quindici anni di lavoro durante i quali il reporter ha documentato lo stile di vita e i costumi delle comunità anabattiste hutterite presenti fra l’America del Nord e il Canada. Negli scatti presentati si percepisce la sfida che ormai da tempo queste piccole comuni protestanti stanno affrontando: la ricerca di un punto di equilibrio fra le esigenze imposte dall’evoluzione frenetica della società contemporanea e la ricerca di uno stile di vita basato sull’applicazione degli insegnamenti evangelici. Sullo sfondo le praterie pianeggianti in cui il fotografo è cresciuto, quei luoghi dove non sembra accadere mai nulla, in superficie monotoni dove il freddo dei lunghi inverni paralizza, ma al contempo lascia il tempo necessario per conoscere a fondo il territorio ed entrare nell’intimità delle persone che vi abitano.

La mostra sarà collocata non solo nella sala dedicata alle esposizioni temporanee del Museo Diocesano, ma alcune fotografie saranno messe in dialogo diretto con le opere d’arte parte della collezione permanente del Museo. Un incontro possibile e di grande fascino che accosta preziose opere d’arte del passato con la forza dinamica degli scatti di Tim Smith.

Un ringraziamento speciale ad Alberto Prina e Laura Covelli, rispettivamente direttore del Festival della Fotografia Etica di Lodi e curatrice delle esposizioni, per la collaborazione e l’ideazione di questo nuovo affascinante percorso.

 

IL FOTOGRAFO

Tim Smith documenta da sempre la vita nelle praterie del Nord America e in particolar modo la vita nelle comunità hutterite. Il suo progetto è tra i reportage di documentazione più ampi e dettagliati mai realizzati sulla loro cultura. Lavora come fotografo di staff e freelance. Ha pubblicato su giornali e riviste di tutto il mondo ed esposto in Nord America, Europa, Medio Oriente e Africa.

 

IL FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA

Il Festival della Fotografia Etica nasce nel 2010 da un’idea del Gruppo Fotografico Progetto Immagine, associazione no-profit con sede a Lodi, con l’intento di focalizzare l’attenzione del grande pubblico su contenuti di grande rilevanza etica, avvicinandolo a tematiche sociali.

Un ricco programma di mostre di fotoreporter internazionali pluripremiati, si accompagna a incontri tematici, workshop, letture portfolio, videoproiezioni, visite guidate, talk d’autore, presentazioni di libri, progetti educational per studenti e tante altre iniziative.

Oltre all’evento annuale che si svolge ogni autunno (settembre e ottobre), l’organizzazione del Festival lavora quotidianamente per far si che il lavoro dei fotografi sia condiviso e le loro voci ascoltate attraverso numerose altre iniziative quali il Travelling Festival, mostre che sono ideate e curate a Lodi e viaggiano per l’Italia e l’Europa.




“Altrove”, domenica sera a Castelleone uno spettacolo per raccontare adolescenti e adulti di fronte alla prova del crescere

“Altrove”, uno spettacolo teatrale che racconta gli adolescenti e gli adulti di fronte alla prova del crescere. La proposta, promossa dall’Oratorio di Castelleone nell’ambito della Settimana dell’educazione, è in programma nella serata di domenica 28 gennaio, alle 21, presso Teatro Giovanni Paolo II di Castelleone, con ingresso gratuito, messo in scena della Compagnia dei piccoli.

Uno spettacolo non rivolto ai minori di 12 anni pensato in modo particolare per coloro che svolgono un servizio educativo con gli adolescenti. Lo spettacolo, infatti, mette a tema che cosa vuol dire accompagnare gli adolescenti come genitori, insegnanti, catechisti, educatori e persone adulte che vogliono essere significative nel percorso di crescita di un gruppo.

Sul palco un gruppo di adolescenti che si trova in uno spazio artificiale dove può sperimentare, sotto gli occhi degli spettatori, le diverse sfide del crescere. Lo spazio costituisce un vero e proprio laboratorio, perché tale è il tempo dell’adolescenza: un laboratorio di costruzione dell’identità. Essa rappresenta un tempo in cui sperimentare emozioni, gesti, relazioni, conoscenze e scelte di vita. Tali esperienze conoscitive, però, necessitano di una realtà in cui incarnarsi e non sopravvivono nello spazio asettico dove gli attori agiscono. Questi ragazzi e ragazze hanno bisogno di scuola, famiglia, tempo libero, piazza, parco, musica, città… e quindi faranno di tutto per andarsene altrove. Al termine della vicenda solo alcuni di loro però potranno lasciare questo spazio e il pubblico resterà con quelli che non ce la fanno.

Lo spettacolo, con la regia di Mattia Cabrini (assistente alla regia Carolina Griffini; luci e audio di Gabriele Pensieri; video di Giovanni Cavalieri; progetto grafico di Paolo Mazzini), è con Maddalena Parma, Francesca Poli, Andrea Sangiovanni, Luca Taino, Ester Tolomini.

«Da subito mi è stato chiaro – spiega Mattia Cabrini – che sarebbe stato improprio utilizzare il linguaggio teatrale per una mera fotografia dell’esistente. Se si vuole un’analisi dell’adolescenza di oggi esistono studi e ricerche, pubblicazioni, film e documentari che lo fanno in maniera eccezionale. Se si sceglie di raccontare la vita attraverso il teatro è più interessante andare oltre la realtà e offrire un punto di vista nuovo. Dopo le numerose interviste svolte l’impressione che ho avuto è che gli adulti di oggi sappiano già molto dei ragazzi dal punto di vista teorico ma appaiono disorientati nella pratica. Incapaci di gestire quel disagio che spesso i comportamenti dei ragazzi generano negli adulti. Lo stesso identico disagio che in fondo è tratto caratteristico dell’esperienza del crescere e che quindi potrebbe diventare incontro per le generazioni. È chiarissimo notare come lo stare con gli adolescenti per l’adulto chiami in causa il proprio passato e lo obblighi a posizionarsi rispetto ad esso. Di fronte al laboratorio dentro il quale gli attori/adolescenti sono rinchiusi sulla scena come diventa lo sguardo dell’adulto? Selettivo e giudicante oppure più simile a quello dello studioso che osserva con curiosità e passione per capire il senso di alcuni comportamenti? Iperprotettivo tanto da sostituirsi a loro nelle sfide quotidiane o disposto ad affiancarli con discrezione, nella difficile sfida di intuire quella giusta distanza che non ne soffochi l’identità e al contempo non li faccia sentire soli? Ecco perché “Altrove” è uno spettacolo teatrale per gli adulti e sugli adulto i cui protagonisti sono adolescenti. Se “Il teatro fa da specchio alla natura” diceva Shakespeare, forse gli adolescenti oggi reggono inconsapevolmente lo specchio agli adulti».




Diventare cittadini onlife, incontro per i sacerdoti del Pio X

“Diventare cittadini onlife: le sfide dell’educazione al tempo del web social”. Questo il tema, di pressante e stimolante attualità, dell’incontro che si è tenuto nella mattinata di giovedì 25 gennaio presso l’oratorio di Castelverde e che ha visto interessati i sacerdoti ordinati negli ultimi anni, insieme ad altri comunque interessati all’argomento. Relatore il prof. Stefano Pasta, del Centro di ricerca dell’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia (Cremit) e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Prendendo le mosse dalle logiche comunicative che stanno alla base della comunicazione, il prof. Pasta ha offerto una analisi profonda, articolata e aggiornata di quanto e di come la comunicazione nei web social si stia evolvendo con grande rapidità, certo con non pochi rischi, ma anche innegabili grandi opportunità: una relazione comunicativa che supera il paradigma geografico, che si determina come spazio di estensione della realtà, che è “in vita”, necessariamente esige che si assumano atteggiamenti educativi ed equilibrati nella fruizione degli strumenti che la permettono e sostengono. Ecco allora che il web sociale, nel panorama dei media, postula che in questa dinamica di attenta e responsabile consapevolezza si ponga sia il fruitore che il produttore culturale, tenendo conto che uno degli scopi è quello di raggiungere un pubblico quanto più possibile vasto. Nasce così la figura dello “spettautore”.

Particolarmente coinvolti ne sono i cosiddetti “nativi digitali”, individuati come tali non solo e non tanto per ragione anagrafiche, ma sulla base della formazione familiare e della educazione ricevuta. Condizione, questa, che determina anche l’appartenenza – come ha precisato il relatore – al gruppo della “saggezza digitale” o della “cyber stupidity”, nella accezione di superficialità nella fruizione e nell’uso dei mezzi.

Si pone dunque un problema di “competenza digitale”, intesa non solo dal punto di vista tecnico, fondata sull’educazione al pensiero critico e alla responsabilità.

Ancora: gli strumenti digitali, ora caratterizzati dalla “portabilità” e dall’”indossabilità”, comportano che saltino i corpi intermedi della comunicazione; che ci sia un sovraccarico informativo; che non si possa non tenere conto della forza degli algoritmi  e dell’Intelligenza Artificiale; che ci si debba porre il problema della selezione delle informazioni, mediati appunto dall’algoritmo, il quale non è mai neutro; che saltino gli apparati tradizionali dell’informazione e che ne nascano di nuovi.

I partecipanti hanno poi approfondito nei lavori di gruppo le tematiche  e le suggestioni proposte ed emerse, per poi condividerle, facendone tesoro anche per le possibilità che aprono per l’annuncio del Bene a chi vive nel mondo di oggi.

 




L’impatto della comunicazione digitale sul mondo d’oggi: l’incontro per i sacerdoti del Pio X aperto a tutto il clero diocesano

Giovedì 25 gennaio, alle 9.30 all’oratorio di Castelverde, si terrà l’incontro per i preti del Pio X (ultimi sette anni di ordinazione) sul tema Cultura digitale e le sue implicazioni. Impatto della comunicazione digitale sul mondo d’oggi. Guiderà la riflessione il prof. Stefano Pasta, docente del CREMIT (Centro ricerca ai media, all’innovazione e alla tecnologia)  dell’Università Cattolica del S. Cuore. Data l’attualità del tema l’incontro è aperto a tutti i sacerdoti interessati.

Giornalista professionista (scrive per diverse testate nazionali quali Avvenire, Famiglia Cristiana, laRepubblica.it, CorrieredellaSera.it), Pasta è dottore di ricerca in Pedagogia, ricercatore in Didattica e Pedagogia speciale, docente di Metodologia delle attività formative e speciali presso la facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione sede di Milano e Piacenza dell’Università Cattolica.

Dal 2013 collabora con il CREMIT svolgendo attività di formazione e ricerca. Si è occupato in particolare di forme di intolleranza ed estremismo online, razzismi 2.0, educazione alla cittadinanza, e-tutoring, cyberbullismo e ambiti di ricerca che coniughino la media education con la pedagogia sociale e interculturale. È project manager di alcuni progetti di ricerca e formazione sulla cittadinanza digitale.

Dal 2012 ho svolto il Dottorato di ricerca in Pedagogia (Education), con la guida del professor Pier Cesare Rivoltella, sul tema “Pregiudizio 2.0. Forme di intolleranza nella cultura giovanile contemporanea. Modelli teorici e pratiche educative” (Giudizio: eccellente).

È membro del Tavolo tecnico dell’USR per la “formazione per dirigenti e docenti sull’Educazione alle differenze nell’ottica della lotta ad ogni forma di estremismo violento”. Per il MIUR ha partecipato all’elaborazione delle “Linee guida in merito all’attuazione del comma 16 art. 1 della legge 107/2015” ed è membro dell’Osservatorio nazionale per il monitoraggio e la promozione delle iniziative in ambito educativo e formativo sui temi della parità tra i sessi e della violenza contro le donne.

Dal 2019 collabora con l’editrice Morcelliana-Scholé.




Il 6 gennaio a Cremona il “Concerto per l’Epifania” dell’IMF Orchestracademy

Dopo il ritorno dello scorso inverno, anche il 2024 vedrà protagonista il “Concerto per l’Epifania”, in programma il prossimo 6 gennaio, alle 16.30, nella chiesa di San Pietro al Po, a Cremona, e che sarà eseguito dalla “IMF Orchestracademy”, orchestra nata dall’esperienza dell’International Musical Friendship.

Il Concerto per tromba di Alexander Arutiunian e la Sinfonia n. 5 in Fa maggiore di Antonin Dvoràk saranno al centro dell’esecuzione dell’orchestra, diretta dal maestro Gioele Uberti Foppa e arricchita dalla presenza, come solista, del noto trombettista Marco Pierobon (in foto).

“Dall’amicizia alla musica, dalla musica all’amicizia”, questo lo slogan dell’IMF, fondata nel 1993: trent’anni di incontri e di esperienze, un sodalizio tra nazioni e culture diverse tra loro, ma unite dalla passione del “fare musica”.

«È una grande gioia poter portare a Cremona, per il settimo anno di fila, covid a parte, questa esperienza – spiega Giovanni Grandi, presidente dell’associazione “Mauro Moruzzi”, che promuove e coordina l’iniziativa –. Tutto si fonda sulla gratuità, sulla generosità e sulla passione per la musica, temi che ci accomunano e che fanno in modo di realizzare insieme questa settimana di musica, di incontri e pace vissuta».

L’orchestra, composta da sessanta elementi, sarà infatti ospitata a Cremona per una settimana, grazie alla generosità e alla cooperazione del Seminario vescovile, dove si svolgeranno le prove generali, e della parrocchia del Migliaro, dell’associazione “Famiglia Buona Novella” e di alcune famiglie cremonesi, che accoglieranno in questi giorni ragazze e ragazzi dell’IMF.

«L’IMF è soprattutto un dono, un gesto che ogni volta sorprende chi lo vive e che supera sempre ogni schema, progetto o immaginazione – spiegano gli organizzatori –. Il lavoro musicale, guidato da un team di una quindicina di insegnanti provenienti da nove scuole di musica europee, è la scintilla che fa esplodere l’incontro tra culture differenti facendo dell’IMF un luogo di comunione e un ponte verso la bellezza e la profondità della vita».

L’evento è organizzato in favore del Magnificat Institute Jerusalem, “scuola di musica per la custodia della Terra Santa”: un istituto, diretto da fra Alberto Pari, in cui persone di diverse etnie e diverse religioni, in periodo caratterizzato dalla divisione e dal conflitto, cercano di lavorare insieme, sfruttando la musica come veicolo di pace. La realizzazione del concerto è resa possibile grazie al patrocinio del comune di Cremona e grazie alla collaborazione dell’associazione “Mauro Moruzzi”, del centro culturale “Sant’Omobono” di Cremona, di “Riflessi Magazine”, dell’unità pastorale cittadina “Sant’Omobono”, di “Lucca Foundation” e del Ministero federale tedesco per la famiglia, gli anziani, le donne e la gioventù.

Il concerto, che già lo scorso gennaio aveva allietato i presenti in Cattedrale, si sposta dunque per questa nuova edizione in un’altra chiesa della città. La partecipazione sarà libera e gratuita, fino a esaurimento posti.




Mons. Leonardo Sapienza nel suo ultimo libro: “Il cristianesimo non è noia, ma gioia”

“Il cristianesimo non è noia, ma gioia”. Parte da questa constatazione, spesso contraddetta da molte omelie che risultano astruse e slegate dalla vita, mons. Leonardo Sapienza (in foto accanto a Papa Francesco), reggente della Prefettura della Casa Pontificia, che nel suo ultimo libro – “La Parola nel cuore” (Editrice Rogate) – rilegge i Vangeli festivi dell’anno liturgico in corso a partire da uno sguardo appassionato, realista e intriso di speranza sui cardini portanti della fede cristiana, spesso sottotraccia anche nelle esistenze delle persone che si dichiarano credenti.  ”La vita sa essere un tormento! E la fede, certo, non preserva da tutto questo”, scrive l’autore: “Eppure, un cristianesimo non può mai essere triste. Il male non avrà l’ultima parola! Se capiamo di essere amati, allora nulla ci può far paura!”.

“Comincerà davvero per noi ‘la vita felice’ in questo nuovo anno?”,

la domanda all’inizio del 2024, unita alla considerazione che “nel bilancio della vita della società prevale il segno meno”. La felicità, però, “non ha bisogno del più ma del poco; è più intensa, se sboccia dopo un dolore; è autentica, solo se è pura. Tocca a noi saper riscoprire e reinventare ogni giorno motivi di bene e di felicità”. E ancora: “Dobbiamo essere cristiani innamorati. Innamorati a vita! Divorati da una passione incontenibile. L’amore si diffonde per contagio, e se il nostro amore è freddo, non può trasmettersi”. A volte, invece, “diventiamo quasi ribelli alla gioia: i nostri cuori sono stanchi e chiusi. Siamo diventato così pessimisti, che crediamo di essere ragionevoli!”. Il solo modo per invertire la rotta è la testimonianza autentica e concreta: “Se non vogliamo apparire marginali nella società, impegniamoci con passione a testimoniare il fermento del Vangelo, il seme dell’amore di Dio!”.

La malattia spirituale del nostro tempo, la tesi di mons. Sapienza, “è l’indifferenza, l’apatia, l’abitudine”: “Oggi assistiamo a una nuova ignoranza di Dio.

C’è chi lo ignora per partito preso, per pregiudizio; c’è chi lo ignora perché nessuno glielo ha presentato; c’è chi lo ignora perché così gli fa comodo; c’è chi, pur avendolo conosciuto, vive come se Dio non esistesse. Come c’è pure qualche cristiano che dice di conoscerlo, di averlo incontrato, ne parla spesso, ma vive di una fede tiepida, debole, abitudinaria”.  La fiducia in Dio è la nostra ultima spiaggia, come ci insegna San Tommaso d’Aquino: “l’onnipotenza di Dio si manifesta soprattutto nel perdono e nella misericordia”. Ce lo ricorda in tutto il suo magistero Papa Francesco, quando ci chiama “peccatori perdonati”.  “Dio ci vuole bene. Ha l’occhio sempre aperto su di noi, e aspetta che ricambiamo il suo amore. Dio ci ama, ci compatisce, ci perdona, ci consola e niente lascia cadere delle nostre parole, delle nostre lacrime, delle nostre opere buone”.

M. Michela Nicolais (AgenSir)