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Magatti: «Si è ridotta la ragione a ragione calcolatoria e lo spirito a spirito individualistico»

 

«Le religioni rendono possibile l’esperienza umana nella sua integralità» in un clima culturale in cui «l’Intelligenza artificiale sta portando ad estreme conseguenze il processo di riduzione della ragione a ragione calcolatoria». È questa la conclusione (ma anche il punto di partenza per ulteriori approfondimenti) a cui ha condotto la riflessione di Mauro Magatti, professore di Sociologia (Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed editorialista de Il Corriere della Sera e Avvenire) nel suo intervento presso l’aula magna del Campus dell’Università Cattolica di Cremona, lunedì 11 marzo.

L’incontro, dal titolo Religioni e Intelligenza Artificiale era inserito come quarto appuntamento nel ciclo Intelligenza artificiale, chi sei? organizzato dal Centro pastorale della Cattolica di Cremona, una serie di conferenze pensate per affrontare, da più punti di vista, un tema al momento piuttosto caldo e sul quale la formazione, non solo dei giovani ma anche degli adulti, richiede particolari competenze e profondità di pensiero.

A introdurre Magatti, alla presenza in sala del vescovo Antonio Napolioni, è stato don Maurizio Compiani, assistente dell’Università Cattolica di Cremona, e Pierpaolo Triani, docente alla Cattolica di Piacenza di Pedagogia generale e della cura educativa.

«È un tema sfidante quello dell’Intelligenza Artificiale – secondo Triani –. che crea grandi ansie ma anche gradi aspettative», che smuove le coscienze su tanti aspetti del vivere e che «interpella anche la dimensione religiosa».

Innanzitutto bisogna capire che cosa sia la tecnica che, sulla scorta di Socrate e Platone, Magatti definisce «un farmaco, un veleno curativo», davanti al quale non ha senso considerarsi «tecnoentusiasti» e nemmeno «tecnofobici». La tecnica fa passi da gigante, ci ha condotto all’IA e ora «dobbiamo starci dentro». Nessuna esaltazione e nessuna demonizzazione, dunque, da parte del sociologo che invita invece a capirne le logiche.

E per farlo ha intrapreso un excursus sul concetto di «pensiero, di νοῦς», come lo chiamavano i Greci, fino ai giorni nostri. Un viaggio nel tempo attraverso la cultura occidentale per spiegare ai numerosissimi presenti in aula magna che il νοῦς «si basava su due pilastri: l’intelletto e lo spirito». Per entrambi questi due elementi fondanti, però, si è arrivati a un processo di esternalizzazione per cui «l’intelletto prima è diventato ragione e poi nel tempo ragione calcolatoria» affidata alle macchine e non più alla mente umana. Un simile processo è avvenuto anche per la dimensione spirituale, nella quale un tempo si confondeva e fondeva il religioso e che ora «è un’idea quasi sparita».

Per cui «l’Intelligenza Artificiale si inserisce in una cultura che non solo ha separato fede e ragione, ma ha ridotto la ragione a ragione calcolatoria e lo spirito a spirito individualistico». Ecco dunque con che cosa deve fare i conti la religione, il cristianesimo (che Magatti definisce «religione di libertà»), ma anche tutte le altre confessioni. Non è un caso che «sotto i 35 anni l’esperienza religiosa in Europa sia quasi azzerata».

Senza rischiare di cadere nei fanatismi (cosa che Magatti vede come una strada percorsa da molte confessioni religiose di questi tempi) alla religione spetta l’arduo compito di «conservazione dell’umano».

Come farlo è una grande sfida, come lo è gestire una tecnica che corre e avanza ben più velocemente del pensiero riflessivo dell’uomo.

 

Il video integrale dell’incontro a cura dell’Università Cattolica

 

L’incontro del 10 maggio

Il ciclo d’incontri proseguirà venerdì 10 maggio con un ultimo appuntamento, promosso nell’ambito della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e il mensile diocesano Riflessi Magazine. “Dov’è il sapiente?” (1Cor 1,20) Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà è il titolo dell’incontro che si terrà alle ore 18 e che vedrò intervenire padre Paolo Benanti, professore di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, unico italiano chiamato a far parte del New Artificial Intelligence Advisory Board, organismo dell’ONU, composto da 39 esperti di varie parti del mondo, che ha il compito di valutare rischi e opportunità e definire una governance internazionale dell’IA. Il 5 gennaio 2024 è stato anche nominato presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’informazione del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri (detta “Commissione algoritmi”).

 

IA: più le opportunità che i rischi secondo i giovani italiani, che però sul tema sono meno informati che i coetanei europei




Itinerari di arte e spiritualità: il 7 marzo al campus Santa Monica di Cremona si riflette sull’Eutopia

Giovedì 7 marzo alle 12.30 nel campus di Santa Monica dell’Università Cattolica di Cremona sarà inaugurata l’esposizione annuale del progetto “Itinerari di Arte e Spiritualità”, organizzata dal Centro pastorale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in tutte le sedi dell’ateneo e quest’anno denominata “Eutopia – città, ambiente, comunità”. Giunto alla terza edizione presso la sede cremonese, l’appuntamento di giovedì è in aula B.0.03. Nell’occasione sarà installata l’opera “Fragili Rive”, realizzata dell’artista cremonese Ettore Favini, mentre l’inaugurazione sarà aperta dalla relazione del vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Azione Cattolica.

Quest’anno la ricerca degli studenti-curatori è stata incentrata sui legami che intercorrono tra la città e l’ambiente nell’abitare gli spazi urbani e già dal termine “Eutopia” – che si di ispirarsi al celebre testo latino di Tommaso Moro, Utopia, in cui viene tratteggiato il sogno rinascimentale di una società ideale – si coglie la volontà dei curatori di focalizzare la loro ricerca non sull’utopia irrealizzabile bensì sul suo capovolgimento, l’eutopia appunto, che rappresenta uno scenario bello e possibile su cui riflettere, ben oltre ogni fantasia, in vista di un lavoro artistico e concreto sull’abitare gli spazi urbani e ambientali. Il rapporto con l’ambiente ha rappresentato per secoli uno degli elementi centrali dello sviluppo sociopolitico e culturale del territorio. Negli ultimi decenni, però, grazie a una maggiore consapevolezza degli effetti tangibili del cambiamento climatico, si è andata affermando l’esigenza di una vita cittadina che si dimostri più umana, attenta non solamente alla dimensione economica, ma anche a quella spirituale e si è rafforzata l’idea che l’urbanistica debba avere un ruolo essenziale nella transizione ambientale. L’installazione della scultura di Ettore Favini al campus di Cremona fornirà l’occasione per riflettere su questi temi.

 




IA: più le opportunità che i rischi secondo i giovani italiani, che però sul tema sono meno informati che i coetanei europei

Le Intelligenze Artificiali stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel dibattito etico e sociale. Ad oggi la paura che queste tecnologie possano prendere il posto del personale umano nei luoghi di lavoro è un sentimento diffuso, che mette in agitazione molte persone. Le capacità di automatizzazione, dimostrate in diversi settori del panorama occupazionale, non smettono di allarmare gran parte dei lavoratori, ma l’avvento delle IA è veramente un rischio concreto, o forse è solamente una questione di punti di vista?

Al Campus Santa Monica di Cremona, per rispondere a questa domanda, è intervenuta la professoressa Ivana Pais, docente di Sociologia economica presso la facoltà di Economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in occasione del terzo incontro del ciclo di conferenze Intelligenza artificiale, chi sei? organizzato dal Centro pastorale della Cattolica di Cremona nelle settimane di Quaresima. Al tavolo dei relatori hanno introdotto l’incontro la professoressa Franca Cantoni, docente di Business Organisation, e don Maurizio Compiani, assistente del Campus.

Al centro della riflessione della professoressa Pais una domanda ha fatto anche da titolo alla conferenza: L’Intelligenza Artificiale ci cambierà la vita? Come ogni cambiamento, anche questo porta con sé paure e incertezze che, però, a volte, risultano farsi meno gravi quando si inizia ad approfondire con precisione la questione.

«Quella che stiamo vivendo oggi è una situazione un po’ nuova – ha spiegato la sociologa Ivana Pais –. In passato chi produceva dei rischi, come per esempio quelli di tipo ambientale, cercava di tranquillizzare l’opinione pubblica sull’effettiva presenza di questi; e poi c’era chi si batteva per impedire che si vivesse una situazione di pericolo. Oggi la situazione, nell’ambito delle Intelligenze Artificiali, si è totalmente ribaltata: i produttori delle IA ne denunciano i rischi, mentre i dati raccontano che la percezione dei giovani italiani nei confronti delle nuove tecnologie è positiva». Il principale rischio che oggi si percepisce è soprattutto quello legato al mondo del lavoro, ma si tratta comunque di un problema a lungo termine. Ma ce n’è un altro, molto reale, poco considerato. «Sono completamente sottovalutati – precisa la docente – i rischi ambientali legati all’Intelligenza Artificiale: noi continuiamo a considerare le IA come presenti solo nel mondo digitale, ma non è così. Allo stesso modo si stanno facendo concreti i problemi sociali che derivano dalla disuguaglianza fra chi è in grado di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie e chi invece ne subisce gli effetti».

Alla base dello studio sociologico legato al mondo delle IA c’è l’analisi dei dati raccolti dall’Istituto Toniolo. I grafici mostrano che in Europa, e in particolare in Italia, le fasce più giovani della popolazione sono ben disposte nei confronti dell’avvento delle Intelligenze Artificiali, ma la positività nei loro confronti rischia di essere supportata solamente da una scarsa conoscenza dell’argomento. Infatti «dopo aver analizzato i dati abbiamo fatto una serie di riflessioni – ha detto la professoressa Pais – e abbiamo tratto delle conclusioni: gli italiani vedono nelle IA più opportunità che rischi, e su questo aspetto sono in percentuale superiori rispetto alla media europea, ma allo stesso tempo si è visto che i giovani italiani sono anche meno informati e meno consapevoli di cosa siano le Intelligenze Artificiali rispetto ai ragazzi europei. Si potrebbe quindi presumere che la positività nasca in parte dalla carenza di conoscenza dell’argomento. È anche vero, però, che questo aspetto fiduciario può essere un ottimo strumento che servirà per delineare quali sono i punti di forza e le debolezze che interesseranno la società del futuro».

Ed è proprio volgendo lo sguardo al domani che ci si è accorti che sarà necessario andare a tracciare delle linee guida che possano delimitare le applicazioni delle IA, proprio per questo la professoressa Ivana Pais ha spiegato che «si sta capendo che sarà necessario strutturare un regolamento che possa fissare dei limiti alle Intelligenze Artificiali, in questo modo si limiterebbero i rischi ed aumenteranno gli aspetti positivi. Ad oggi siamo in una situazione intermedia, nello stadio che in sociologia è descritto come posto tra la sicurezza e la distruzione, e per scongiurare le minacce e i pericoli che potrebbero verificarsi ci si sta muovendo per creare una normativa efficace che funga da binario per lo sviluppo e l’utilizzo delle Intelligenze Artificiali».

 

Il video integrale dell’incontro a cura dell’Università Cattolica

 

 

Calendario dei successivi incontri:

Lunedì 11 marzo, ore 16.30: Religioni e Intelligenza Artificiale – Mauro Magatti, professore di Sociologia (Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed editorialista de “Il Corriere della Sera” e di “Avvenire”)

Venerdì 10 maggio, ore 18.00: “Dov’è il sapiente?” (1Cor 1,20) Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà – Paolo Benanti, professore di Teologia Morale (Pontificia Università Gregoriana, Roma). Incontro promosso nell’ambito della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e il mensile diocesano Riflessi Magazine.

 

IA, artefici di processi generativi o creativi?

 




Itinerario di arte e spiritualità, a Santa Monica presentata “Fragili rive” di Ettore Favini

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«Bisogna stare con gli occhi aperti e le orecchie tese per ascoltare il fiume, da sempre fonte di vita per il nostro territorio, ma anche per l’intero Paese». Con queste parole l’artista cremonese Ettore Favini racconta il significato della sua ultima opera, installata tra le aule del campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, dove un tempo scorrevano le acque del Grande Fiume. Fragili rive, questo il nome dell’installazione, una scultura realizzata in cemento e sabbia, nata dall’abilità dell’artista e valorizzata grazie all’impegno di alcuni studenti della Cattolica che, in occasione della terza edizione del progetto Itinerario di arte e spiritualità, si sono interrogati su quali fossero i legami che uniscono il vivere in città con l’ambiente naturale delle campagne.

Alla presentazione, giovedì mattina nella sede cremonese dell’Ateneo, è intervenuto il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Insieme a lui l’autore dell’opera e la co-curatrice della mostra, Monica di Matteo, il preside della Facoltà di Psicologia Alessandro Antonietti e Michela Valotti, docente del Dipartimento di Storia dell’arte, alla presenza anche del vescovo di Cremona.

 

L’iniziativa culturale

Eutopia – città, ambiente, comunità è il titolo che caratterizza l’edizione di quest’anno del progetto Itinerari di arte e spiritualità, ormai consolidato e da alcuni anni presente anche a Cremona. Un’idea che prende spunto dagli scritti dell’umanista inglese Tommaso Moro, che nelle sue opere parlava di una città ideale, solamente un’utopia. Nel titolo di questa manifestazione la «e» privativa di Eutopia dimostra come dall’idea si possa passare alla realizzazione del sogno, ammettendo che vivere in sintonia tra fratelli è davvero un futuro plausibile.

«Itinerario di Arte e Spiritualità – sottolinea il vescovo Giuliodori – è un’esperienza attuale e consapevole. Gli studenti hanno scelto un tema intrigante, un tema antico ma proiettato nel futuro. Le opere d’arte di quest’anno, infatti, si caratterizzano a partire da una convivenza tra le persone negli ambienti e nei luoghi, come le città, che possono essere ispirate da valori come la solidarietà, la fraternità, la stima reciproca e la collaborazione. Valori di cui abbiamo davvero bisogno».

 

L’opera d’arte

«Fragili Rive – spiega Ettore Favini, artista e creatore dell’opera – racconta di un fiume sofferente e debole: quello che vediamo è solamente una sindone del fiume, un calco delle sue sponde realizzato con la sua acqua e la sua sabbia. Le forme che il fiume crea con il suo flusso sono un racconto delle acque, flutti ricchi di storia e conoscenza, che vanno rispettati e ascoltati con attenzione».

Per realizzare l’opera è stata usata l’acqua del Po e la sua sabbia. «Ho aggiunto cemento e ossidi per conferire alla composizione il colore giallo della sabbia – racconta l’artista Ettore Favini –. Le forme dell’opera rappresentano le anse che il fiume crea lungo le sue sponde, in questo caso la sponda nord, quella cremonese».

E ancora: «Ciò che si vede è semplicemente quello che il cemento ha letto durante l’indurimento, avvenuto dopo che è stato messo nella sabbia del Po. Il fiume è come se fosse una corrente immobile, il tempo e lo spazio si condensano in un tutt’uno con l’acqua, le sponde e il cielo, creando così l’idea dell’infinito».

La decisione di creare Fragili rive è nata durante una secca, quando non si riusciva a vedere l’acqua, per immortalare con il cemento «la sofferenza del Po».




IA, artefici di processi generativi o creativi?

Già agli inizi del secolo scorso i maestri del cinema rappresentavano sul grande schermo futuri distopici dove le macchine regnano incontrastate su tutto il genere umano. Queste venivano però rappresentate come automi grigi e privi di ogni forma di immaginazione, incapaci di creare qualcosa non identico a loro stesse. Oggi la potenzialità delle Intelligenze Artificiali (IA) ha raggiunto livelli mai visti prima d’ora: questi nuovi strumenti informatici sono in grado di creare opere d’arte complesse e profonde in pochi secondi, così come filmati, cortometraggi e tanto altro ancora. Si può quindi parlare di creatività legata al mondo delle IA?

La risposta a questo interrogativo è stata il fulcro dell’intervento del professor Andrea Gaggioli, docente di Psicologia generale della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che nell’aula magna del Campus Santa Monica di Cremona è intervenuto nel pomeriggio di martedì 27 febbraio come relatore del secondo incontro del ciclo di conferenze Intelligenza artificiale, chi sei? organizzato dal Centro pastorale della Cattolica di Cremona nelle settimane di Quaresima. A introdurre l’incontro sono stati il professor Daniele Cerrato, docente di Economia aziendale, e don Maurizio Compiani, assistente del Campus.

Siamo Uomini. La creatività nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Questo il titolo dell’incontro focalizzato sull’analisi del dualismo tra creatività umana e creatività artificiale, attraverso un percorso didattico volto a definire le caratteristiche che delineano le due correnti generative di opere d’arte e innovazione.

La creatività umana, secondo la scrittrice e docente di Harvard Teresa Amabile, è la produzione di idee nuove e utili. «L’Intelligenza Artificiale come la conosciamo oggi – ha spiegato il professor Gaggioli – nasce nel 2018: si può dire, quindi, che sia un’idea nuova. Allo stesso tempo, è innegabile che sia un’invenzione molto utile, immediata e pratica. Il processo che ha portato alla sua creazione è un’operazione di vera creatività». Il docente ha poi spiegato che «è più complesso capire se si possa definire un processo altrettanto creativo quello che le Intelligenze Artificiali generative compiono per produrre immagini e suoni. È corretto dire che una macchina svolge un processo creativo o è più opportuno descriverlo come un processo generativo?».

Per rispondere alla domanda il professor Gaggioli ha preso in esame la famosa intelligenza artificiale ChatGPT, mostrando ai presenti l’evoluzione della rete neurale di San Francisco, spiegando che «dal 2018, quando ChatGPT è stata presentata in rete, sono stati fatti passi da gigante nella qualità di generazione dei propri contenuti. Un’evoluzione ancora più visibile se si osservano le immagini e i video che vengono creati oggi, quasi completamente indistinguibili da quelli realizzati da un operatore umano». In merito a questo miglioramento, l’Intelligenza Artificiale è stata messa alla prova confrontandola con la capacità creativa di un essere umano. Ad entrambi i soggetti è stato chiesto di immaginare gli utilizzi possibili di una corda e poi quelli di una forchetta, e il risultato, pubblicato nel 2024 dal neuroscienziato e psicologo Kent Hubert, mostra come la macchina sia stata in grado di immaginare una serie maggiore di scenari nei quali utilizzare gli strumenti.

Il potenziale creativo delle IA è concreto e reale, ma volgendo lo sguardo al futuro è difficile prevedere come le intelligenze artificiali si affermeranno nella vita quotidiana. Il professor Andre Gaggioli ha descritto tre possibili scenari, dicendo che «nel mondo del futuro il rapporto tra le IA e l’uomo potrebbe tornare a essere quello di tipo contrario, proprio come nel passato», spiegando che «in questo tipo di coesistenza l’uomo dà un ordine e la macchina lo esegue senza aggiungere nulla. Si potrebbe parlare di sinergia, fra uomo e macchina: i processi creativi vengono integrati e ampliati grazie all’utilizzo della potenza della tecnologia, generando così risultati migliori, ma sempre nati da un’idea dell’uomo». Il terzo scenario «è quello del rapporto simbiotico, nel quale le IA e l’intelligenza umana operano come entità completamente integrate», ha spiegato il professor Gaggioli, sottolineando che «l’IA si innesta nei processi cognitivi umani attraverso interfacce celebrali che non richiedono più all’utente di elaborare un comando». Ha poi concluso precisando che «non esiste uno scenario buono e un altro cattivo, ma tutto dipende da quale scenario una persona decide di volere».

 

Il video integrale dell’incontro a cura dell’Università Cattolica

 

Calendario dei successivi incontri:

Martedì 5 marzo, ore 16.30: L’Intelligenza Artificiale ci cambierà la vita? – Ivana Pais, professoressa di Sociologia economica (Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)

Lunedì 11 marzo, ore 16.30: Religioni e Intelligenza Artificiale – Mauro Magatti, professore di Sociologia (Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed editorialista de “Il Corriere della Sera” e di “Avvenire”)

Venerdì 10 maggio, ore 18.00: “Dov’è il sapiente?” (1Cor 1,20) Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà – Paolo Benanti, professore di Teologia Morale (Pontificia Università Gregoriana, Roma). Incontro promosso nell’ambito della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e il mensile diocesano Riflessi Magazine.

 

Intelligenza artificiale, il percorso dell’Università Cattolica inaugurato insieme a un robot




Con la nuova edizione di Riflessi storie e immagini per raccontare la complessità del “Caos”

«Può far tremare i polsi, il caos. O strappare un sorriso. La perdita di riferimenti, il quotidiano fallimento della nostra smania di controllo, il granello nell’ingranaggio, il vuoto di memoria, la cameretta di mia figlia…». E proprio ai tanti possibili caos delle nostre vite è dedicata l’edizione di Riflessi Magazine disponibile dal 23 febbraio su www.riflessimag.it

Un labirinto di storie e di interpretazioni di una materia quanto mai sfuggente, complessa da definire e raccontare. Tante le immagini e le storie che attorno al titolo dell’edizione del magazine diocesano articolano il corpo della rivista. Dall’immagine famigliare del disordine in cameretta, che apre spazi di colore e creatività, allo stravolgimento dell’umano portato dalla guerra, come quella in Terra Santa, raccontata in un reportage che, là dove oggi la violenza più atroce oscura il futuro, ci porta sulle tracce dei più tenaci steli di speranza, aggrappati ad una fede che non si arrende alle ombre del nulla.

Racconti lontani e vicini, come nel ballo della vita: il caos vitale delle relazioni, una maestra e il “suo” bambino, il grido dell’adolescenza, la malattia che distorce i piani del reale e che chiede cura. Come quella di un poeta per le parole, come l’attenzione che un artista, un fotografo, un maestro d’orchestra o un’attrice rivolgono a ciò con cui il mondo ci sorprende, per farne nuove armonie capaci di placare i tumulti dell’anima.

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Inaugurato il nuovo Planetario, dal Torrazzo una “finestra” aperta sulla meraviglia della volta celeste

È stato inaugurato la sera di mercoledì 20 marzo il nuovo Planetario cremonese, che da ora avrà il Torrazzo come sua nuova casa. Il Planetario, progettato dall’architetto Fabio Bosio, è stato realizzato grazie all’impegno e all’idea del Gruppo Astrofili cremonesi, in collaborazione con la Diocesi, che ha deciso di ospitarlo presso il proprio polo museale.

La serata inaugurale è stata introdotta dai saluti di Stefano Macconi, curatore dei Musei Diocesani di Cremona, che, portando anche i saluti di don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali e l’edilizia di culto, e ringraziando Alessandro Maianti, già presidente del Gruppo Astrofili e primo promotore del progetto, ha voluto sottolineare come questa nuova realizzazione vada a completare l’offerta del polo che, oltre al Museo Diocesano comprende anche la Cattedrale, il Battistero e il Museo Verticale del Torrazzo . «Questa iniziativa – ha aggiunto Macconi – si inserisce in un percorso di rivalorizzazione del Torrazzo che ha in questo nuovo Planetario un altro tassello utile a completare l’offerta artistica e culturale».

«Un’idea nata anni fa, perché non esiste, a Cremona e in tutta la sua provincia, una struttura di questo tipo», ha spiegato Cristian Gambarotti, presidente del Gruppo Astrofili cremonesi. «Una realizzazione molto importante, perché permette di capire come funziona il cielo e i meccanismi che lo governano, visualizzandolo dall’interno del Museo Verticale come se fossimo in aperta campagna».

Durante la serata è intervenuto anche l’architetto Fabio Bosio, che ha voluto ringraziare la committenza per la possibilità di continuare il lavoro di arricchimento del Museo Verticale del Torrazzo. «Ma l’idea è nulla senza la realizzazione – ha evidenziato –. Per questo mi sento in dovere di ringraziare tutte le maestranze che hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro».

L’evento di inaugurazione è stato occasione per effettuare una prima proiezione, narrata dal presidente Gambarotti e alla quale i presenti hanno potuto assistere, divisi in tre turni. Nel frattempo, negli spazi esterni, davanti all’ingresso, è stata offerta la possibilità di osservare la “superluna”, eccezionalmente vicina alla Terra proprio nella notte tra il 20 e il 21 marzo, attraverso alcuni telescopi messi a disposizione dal Gruppo Astrofili cremonesi.

La realizzazione del nuovo Planetario è stata possibile anche grazie al contributo di Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, che si è definita «molto lieta di aver contribuito all’iniziativa». «La presenza di tutta questa gente stasera – ha detto Renzo Rebecchi, in rappresentanza dalla Fondazione – è la dimostrazione di una scelta giusta».




Immagini da guardare, vite da ascoltare: incontro con la comunità hutterita attraverso le foto e le parole di Tim Smith al Museo Diocesano

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Domenica 25 febbraio alle 18.30 le porte del Museo Diocesano di Cremona si sono aperte per ospitare il fotografo Tim Smith, autore della mostra “In the world but not of it – Il mondo degli Hutteriti in Canada” già presente all’interno delle sale del museo e che rimarrà visitabile al 7 aprile.

«Un momento di dialogo, di riflessione», come ha sottolineato il vescovo Antonio Napolioni a inizio incontro, mentre il fotografo dona alla Diocesi di Cremona come simbolo ecumenico una Bibbia con traduzione hutterita. «Ci troviamo di fronte a uno spazio di approfondimento, di condivisione per il quale è necessario e doveroso restare in ascolto».

L’esposizione è curata da Laura Covelli (curatrice delle mostre del Festival della Fotografia Etica di Lodi) e in collaborazione con lo stesso Festival. Alla presenza di un numeroso pubblico, Tim Smith ha raccontato i suoi quindici anni all’interno delle comunità hutterite dell’America del Nord e nel Canada: «Comunità religiose molto aperte, accoglienti, rispetto a quanto l’opinione pubblica possa pensare».

Un tema importante per Tim Smith è proprio quello dell’attesa perché, come sottolinea il fotografo stesso, oggigiorno la professione del fotoreporter porta a lavorare a ritmi veloci e convulsi. L’incontro fortuito con un gruppo di persone appartenenti alla comunità hutterita lo ha spinto a rallentare il passo e dedicarsi a un progetto completamente suo. Nel tempo ha familiarizzato con la comunità, con vite certamente diverse dalla sua. Questo ha favorito un processo di conoscenza reciproca che ha permesso alle persone, gradualmente, di fidarsi di lui, concedendogli di essere seguite passo passo durante le attività quotidiane svolte. 

«Negli ultimi quindici anni – ha raccontato Tim Smith – ho visto molte cose cambiare, ho visto bambini crescere, sposarsi, generare nuove vite. Ho purtroppo narrato anche il dolore per le perdite di persone care. Insomma, ho osservato la vita muoversi, evolvere e tutti noi con lei». 

Il fotografo ha sottolineato di aver voluto «raccontare questa cultura in modo veritiero e rispettoso», un progetto ampio finalizzato ad assicurarsi che la narrativa restituisse un ritratto reale ed evitasse in ogni modo stereotipi di una realtà in gran parte sconosciuta o poco compresa dalla società odierna.

Le immagini che compongono la mostra fanno riferimento a un mondo quotidiano intriso di cose semplici, momenti di lavoro, istruzione, altri di svago e di divertimento nelle quali spicca il valore fondamentale del sapersi prendere cura. Smith fa un uso sapiente di luce, dei contrasti e della composizione, in un costante lavoro di ricerca e apprendimento celebrando l’importanza dell’errore e dell’imperfezione di cui è intriso, per natura, l’essere umano.




Intelligenza artificiale, il percorso dell’Università Cattolica inaugurato insieme a un robot

 

La linea di demarcazione che divide il mondo concreto da quello virtuale è un confine che tende ad assottigliarsi sempre più velocemente. Le intelligenze artificiali si stanno affermando come il motore che alimenterà la vita del futuro, semplificando la routine quotidiana grazie alla loro potenza di calcolo.

Non si dubita dell’utilità di queste tecnologie, ma il dibattito etico e morale è aperto e complesso. Proprio con l’obiettivo di non limitarsi ad analizzare aspetti tecnologici e scientifici, ma aiutare a riflettere sulle implicanze che l’intelligenza artificiale ha nella comprensione che l’uomo ha di sé, della propria vita e del mondo, il Centro pastorale dell’Università Cattolica di Cremona ha promosso, nelle settimane di Quaresima, il ciclo di incontro Intelligenza artificiale, chi sei?  inaugurato nel pomeriggio di martedì 20 febbraio.

Conversazione con l’intelligenza artificiale era il titolo dell’incontro, un momento di approfondimento scientifico condotto dal professor Federico Manzi, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano, accompagnato da un ospite a dir poco inusuale: Nao, un piccolo robot umanoide alto non più di 60 cm e dotato di un’interfaccia programmabile che gli permette di svolgere funzioni tecniche e interattive.

L’incontro, introdotto dal vicedirettore di sede Marco Burgazzoli, è stato presentato insieme al professor Fabio Antoldi, docente di Strategia Aziendale e di Imprenditorialità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, e don Maurizio Compiani, assistente del Campus di Santa Monica.

Dopo un primo approfondimento storico e culturale sulla figura del robot fino ad oggi, analizzata sia a livello letterario che cinematografico, il professor Manzi ha analizzato il ruolo che l’intenzionalità robotica ricopre in ambito sociale, soffermandosi sulle differenze di progammazione per un rapporto fra il robot e i bambini, piuttosto che gli anziani. «La human robot interaction – ha spiegato – è lo studio dell’interazione tra umani e robot. Quello che, nello specifico, facciamo nel nostro gruppo di ricerca è comprendere il lato umano, cioè quelli che sono processi e meccanismi psicologici coinvolti nell’interazione tra noi e questi artefatti tecnologici. Le esigenze di un bambino sono diverse da quelle di un adulto o di un anziano, quindi nella programmazione di un robot è necessario capire a chi è rivolto il prodotto finale, fornendo alla macchina capacità che risultino utili alla persona che ne sfrutterà i servizi».

Il dilemma morale generato dallo spaccato fra uomo e robot è un elemento che non si può trascurare durante il processo di creazione di un automa, infatti «nel confronto tra esseri umani e robot, il nostro atteggiamento morale privilegia sempre gli esseri umani – spiega il professor Manzi, indicando Neo al suo fianco –. I robot sono entità con uno status ontologico distinto rispetto a quello degli uomini, i quali vanno sempre preservati e custoditi».

Riferendosi poi a un esperimento volto a dimostrare la fiducia che un bambino pone nei confronti della macchina piuttosto che in quella di una persona, il docente della Cattolica ha dimostrato che «i più piccoli mostrano, indipendentemente dall’età, uno schema comportamentale che, nei confronti del robot è simile a quello con l’umano». Rassicurando: «Per quanto il comportamento sia simile, la fiducia superiore rimane però sempre nei confronti dell’uomo, e questa cresce all’aumentare delle fragilità del bambino dal punto di vista razionale».

Un vero e proprio rapporto uomo-macchina che con il tempo non farà che aumentare. Ma questo non è un aspetto da intendersi come negativo: infatti la centralità della persona deve sempre essere il fondamento dell’innovazione tecnologica, per questo «ogni progresso nel campo dell’interazione uomo-robot e delle IA deve essere orientalo a migliorare la qualità della vita delle persone», precisa il professor Federico Manzi. Aggiungendo poi che «lo sviluppo e l’uso delle tecnologia deve essere guidato da principi morali ed etici solidi, l’umanesimo deve farsi bussola morale per navigare fra questi cambiamenti così repentini. La strutturazione di un legame collaborativo multidisciplinare può fare da guida verso il futuro che ci attende, così da mettere a confronto le competenze degli esperti di diversi settori, ognuno con le proprie abilità».

 

Il video dell’incontro a cura dell’Università Cattolica

 

 

Calendario dei successivi incontri:

Martedì 27 febbraio, ore 16.30: Siamo uomini. La creatività nell’era dell’Intelligenza Artificiale – Andrea Gaggioli, professore di Psicologia generale (Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)

Martedì 5 marzo, ore 16.30: L’Intelligenza Artificiale ci cambierà la vita? – Ivana Pais, professoressa di Sociologia economica (Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore)

Lunedì 11 marzo, ore 16.30: Religioni e Intelligenza Artificiale – Mauro Magatti, professore di Sociologia (Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ed editorialista de “Il Corriere della Sera” e di “Avvenire”)

Venerdì 10 maggio, ore 18.00: “Dov’è il sapiente?” (1Cor 1,20) Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà – Paolo Benanti, professore di Teologia Morale (Pontificia Università Gregoriana, Roma). Incontro promosso nell’ambito della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni della Diocesi di Cremona e il mensile diocesano Riflessi Magazine.




“Cremona Contemporanea Art Week”, protagonisti anche il Foppone, San Luca e il Campus di Santa Monica

Figurano anche il chiostro dell’ex chiesa del Foppone, il campus di Santa Monica dell’Università Cattolica e gli spazi di San Luca tra i venti luoghi che, dal prossimo 18 maggio, ospiteranno la seconda edizione della “Cremona Contemporanea Art Week”, rassegna dedicata alle arti visive che trasforma Cremona in luogo di conoscenza e scoperta, attraverso mostre, incontri ed eventi volti a stimolare il dialogo tra l’arte del presente e l’ampio patrimonio storico-artistico che la città conserva.

L’iniziativa, realizzata con la direzione artistica di Rossella Farinotti e il coordinamento di CFAgency, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Cremona con la collaborazione della Provincia di Cremona, della Camera di Commercio di Cremona e di Confcommercio provincia di Cremona, è stata presentata nella mattinata di lunedì 19 febbraio presso la sala della Consulta del palazzo comunale di Cremona. Presenti alla conferenza stampa il sindaco Gianluca Galimberti, la curatrice Rossella Farinotti, l’assessore alla Cultura del Comune di Cremona Luca Burgazzi, Stefano Pirovano, membro del consiglio di Art Week, il presidente della Camera di Commercio di Cremona Giandomenico Auricchio e Roberto Codazzi, di ConfCommercio, e direttore artistico del Museo del Violino.

«“Cremona Contemporanea Art week” è entrata a pieno titolo all’interno delle proposte culturali della nostra città. Una proposta che fino a qualche tempo fa poteva sembrare impossibile e che invece oggi vede tutta la città coinvolta. Un chiaro segnale che ha dimostrato che Cremona può continuare ad aprirsi a nuove sfide anche culturali – dichiara l’assessore Burgazzi –. Questa edizione si preannuncia ancora più ricca, con artisti nuovi, nuovi luoghi da scoprire e riscoprire, nuovi linguaggi e quindi sarà capace di darci nuovi stimoli anche di discussione e dibattito. La cultura che non fa questo non è cultura». E conclude: «Un grazie quindi a tutti gli organizzatori, alla curatrice, ai privati che hanno sostenuto e sostengono questa manifestazione e a tutte le istituzioni che hanno saputo riconoscere il valore di questa esperienza. Cremona e il mondo dell’arte contemporanea hanno trovato una sintesi speciale che dovrà continuare anche nel futuro».

Parole a cui fanno seguito quelle di Rossella Farinotti, che racconta: «La prima edizione di “Cremona Contemporanea Art Week”, che mi piace definire come una grande “puntata pilota”, è stata un’avventura straordinaria. Un progetto iniziato grazie al lavoro di una piccola squadra che, in poco tempo, ma con grandi energie, cura e passione, è riuscita ad attivare delle narrazioni specifiche e significative in ogni luogo scelto della città». «La qualità del progetto è stata determinata dal profondo dialogo tra gli artisti e i luoghi ospitanti – prosegue –. Le opere hanno infatti raccontato, evidenziato, puntualizzato aspetti di Cremona con rispetto e in relazione ai simboli e le storie di questa città speciale. Anche quest’anno gli artisti invitati a partecipare, fuori e dentro luoghi istituzionali o privati, tra cui alcuni che non venivano aperti al pubblico da decenni, provengono da generazioni e ambiti diversi. Cremona Contemporanea Art Week 2024 emerge con ancora più energia e nuovi progetti, diventando un incubatore sperimentale che rende Cremona, per una settimana, crocevia e comunità di artisti e opere d’arte che tracceranno un percorso ricco e puntellato da diversi immaginari».

Tra palazzi storici, piazze, musei, gallerie, chiese, laboratori d’antiquariato, teatri, istituti, università e luoghi in disuso, l’edizione del 2024 si pone di confermare l’intento di continua valorizzazione del patrimonio culturale di Cremona. In particolare, tra le novità dell’edizione 2024: il Teatro di San Luca, che, per l’occasione, viene ripristinato e riaperto al pubblico dopo oltre quarant’anni, l’edicola di San Luca, il chiostro dell’ex chiesa del Foppone, Palazzo Vidoni Pagliari, Palazzo Stanga Trecco, la Scuola di Liuteria. A questi si aggiungono luoghi che hanno caratterizzato il percorso della prima edizione, come Palazzo del Comune, San Carlo Cremona, divenuto punto di riferimento culturale dell’Art Week e della città, insieme al Museo archeologico San Lorenzo, Palazzo Affaitati, RobolottiSei, Triangolo, Fasa Architetti e molti altri.

Una settimana in cui l’arte contemporanea adornerà una città intera, nei suoi spazi decisamente più antichi. Una scelta, come sottolinea il sindaco Gianluca Galimberti, «davvero geniale, perché l’arte richiama l’arte, e diventa un canto alla creatività, che attraversa i secoli e risveglia le coscienze delle persone». Conclude così: «Se c’è un modo per guardare con speranza al futuro, questo è proprio attraverso la strada dell’arte».