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Una pubblicazione per ricordando don Giuseppe Boroni Grazioli

Domenica 28 febbraio e domenica 7 marzo due comunità parrocchiali hanno ricordato don Giuseppe Boroni Grazioli, sacerdote diocesano morto 16 anni fa, il 22 febbraio 2005. Marzalengo, ultima parrocchia di don Giuseppe, e la Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, il cui territorio comprende buona parte dell’ex parrocchia di San Sigismondo dove don Giuseppe è stato dal 1976 al 1993, hanno voluto fare memoria del pastore che ha guidato con dedizione e premura il popolo di Dio che gli era stato affidato.

Fare memoria è far rivivere le parole, le azioni, le riflessioni di chi si vuol ricordare, non come mera nostalgia, ma come opportunità per rendere di nuovo vivo ciò che è stato.

Ricordare don Giuseppe vuol dire far rivivere il suo essere prete per tutti: i credenti e quelli lontani dalla fede, i benestanti e i poveri, i piccoli e gli anziani, …. Tutti accoglieva con il suo sorriso. E tutti si sentivano accolti, ascoltati ed accompagnati, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Ricordare don Giuseppe vuol dire esprimere tutta la gratitudine per la grande figura di testimone della fede e della Chiesa che questo sacerdote ha saputo essere. Uomo di preghiera e di speranza, di studio profondo e di predicatore incisivo, di carità autentica e di umiltà disarmante.

Ricordare don Giuseppe è dichiarare, non solo a parole, di non voler perdere il patrimonio che lui ha lasciato alla Chiesa cremonese.

Nella direzione di non voler disperdere questo patrimonio è proprio la diffusione del volumetto “I giorni della fede”, che raccoglie gli scritti rivolti da don Giuseppe alla sua ultima comunità parrocchiale, quella di Marzalengo.

La pubblicazione era pronta per il 15° anniversario della sua morte  (22 febbraio 2020), ma l’improvviso lockdown, avviato proprio in quei giorni, ne impedì la diffusione. La diffusione avviene ora, nella consapevolezza che le parole di don Giuseppe, se pur rivolte ad una comunità concreta che aveva davanti a sé, valgono per tutti, superando i confini del paese di campagna. Perché nelle sue parole emergono regolarmente alcuni richiami: la preghiera, la carità, la fede. E questi sono i cardini del cristiano!

La pubblicazione può essere letta da chiunque voglia lasciarsi investire da parole stimolanti, a volte sferzanti, ma sempre improntate all’essenza del cristianesimo.

Riascoltare queste parole è un modo per ricordare don Giuseppe, ma è anche un modo per interrogarsi sulla propria fede.

Il libretto è reperibile presso i sacerdoti dell’unità pastorale di Castelverde, Marzalengo, San Martino in Beliseto, Castelnuovo del Zappa, Costa Sant’Abramo, presso i sacerdoti della parrocchia Beata Vergine di Caravaggio o presso l’Azione Cattolica.

Disma Vezzosi




“Riflessi d’Acqua Pura”: Riflessi Magazine e Padania Acque insieme per la Giornata Mondiale dell’Acqua

L’importanza e l’essenzialità dell’acqua è nota a tutti ma non sempre ce ne ricordiamo. A volte, la semplicità di un gesto come quello di aprire il rubinetto ci porta a darla per scontata, abituati ad averla sempre a disposizione nelle nostre case. Ma non è sempre stato così e, tuttora, non lo è in alcune parti del mondo.

“Riflessi d’Acqua Pura” è l’evento tv e web promosso da Padania Acque e Riflessi Magazine, con il Patrocinio della Provincia e del Comune di Cremona nell’ambito dalle celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Acqua 2021.

Un convegno realizzato nel rispetto delle limitazioni anti-Covid19 che sarà fruibile da tutti i cittadini della provincia nella serata di domenica 21 marzo alle ore 20.45 tramite la messa in onda in contemporanea in TV su Cremona1 (canale 80) e web: sul sito www.riflessimag.it, sul canale YouTube e sulle pagine Facebook e Instagram di Riflessi Magazine e sulla pagina Facebook di Padania Acque.

“Riflessioni” sull’acqua: essenza di vita, purezza dalle origini, impegno di servizio della nostra azienda pubblica dell’idrico, ma anche garanzia di qualità, distribuzione collettiva, valore solidale ed aiuto alla sete degli uomini.




Il 15 marzo la presentazione online del libro “Le politiche del popolo. Volti, competenze e metodo” di padre Francesco Occhetta

Anche il vescovo Antonio Napolioni interverrà, nel pomeriggio di lunedì 15 marzo, all’incontro promosso dagli Uffici scolastici territoriali di Cremona e Sondrio. L’ottavo appuntamento della rassegna online “Sentieri letterari nella contemporaneità” vedrà intervenire padre Francesco Occhetta che presenterà il suo ultimo volume dal titolo “Le politiche del popolo. Volti, competenze e metodo”. Con l’autore interverranno anche il senatore Antonio Misiani, già viceministro all’Economia, e il professor Remo Morzenti Pellegrini, magnifico rettore dell’Università degli Studi di Bergamo.

L’evento potrà essere seguito online dalle ore 17 al seguente link: www.youtube.com/watch?v=7D0L1bkivPk.




Il convento di San Domenico: il 10 marzo alle 16.30 web-presentazione del libro di Adam Ferrari

Sarà presentato nel pomeriggio di mercoledì 10 marzo, alle 16.30 in streaming al link meet.google.com/oxg-ntdz-xgg, nell’evento web promosso dalla Biblioteca Statale di Cremona, il libro “Il convento di San Domenico a Cremona”, monografia di Adam Ferrari edita da Scalpendi.

Un libro che è la rielaborazione della tesi di dottorato di Adam Ferrari all’Università degli Studi di Milano, il quale, attraverso l’approfondimento in diversi archivi (spingendosi fino all’archivio della Congregazione per la dottrina della fede in Vaticano) e sopralluoghi in numerosi luoghi di culto (a volte dispersi nelle campagne tra il cremonese e il mantovano) ha scritto, per la prima volta, la storia del convento domenicano di Cremona abbattuto nella seconda metà dell’Ottocento, analizzando le diverse campagne decorative avviate, soprattutto, dai priori e dagli inquisitori che si sono succeduti nel corso dei secoli.

Una chiesa distrutta, ma non persa. Così si potrebbe definire il complesso monumentale di San Domenico, a Cremona. Dopo il suo abbattimento, avvenuto nel XIX secolo, le grandi opere che vi erano conservate sono state disperse nei posti più disparati. Adam Ferrari ha saputo imbastire con pazienza, tenacia e determinazione un’attività di recupero non indifferente, consegnando al lettori un frutto ordinato e puntuale del proprio lavoro.

Oltre all’autore interverranno don Gianluca Gaiardi (incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici) e Marco Tanzi (docente dell’Università del Salento).




Rivista di pastorale liturgica, numero speciale dedicato alla situazione pandemica

A un anno della quarantena, che ha chiuso anche le chiese, la Rivista di pastorale liturgica propone un numero speciale gratuito online, sul tema  Sentinella, quanto resta della notte? Urgenze pastorali e liturgiche.

Proprio un anno fa, quando la tempesta pandemica aveva iniziato a colpire con tutta la sua forza, Rivista di Pastorale Liturgica aveva proposto, in un primo numero speciale, alcuni criteri di discernimento a fronte dell’inedita sospensione delle celebrazioni liturgiche con il popolo. Un secondo numero ha accompagnato il periodo della ripresa delle celebrazioni in presenza.

Ci si sta accorgendo che i tempi si dilatano e una domanda affiora dal vissuto credente: «Quanto resta della notte?». Ma, parafrasando, si potrebbe anche dire: «Cosa resta della notte?».

In questo terzo numero speciale della rivista dedicato alla situazione pandemica ci si vuole soffermare sul bagaglio necessario per attraversare questa lunga notte e sul tesoro che si potrà trattenere più a lungo termine.

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Il viaggio di Dante, luce sui nostri desideri. Franco Nembrini porta la Commedia nelle scuole

Quest’anno ricorre il 700° anniversario dalla morte del “sommo poeta” Dante Alighieri. L’Area giovani della Diocesi ha deciso di celebrare questo importante anniversario immaginando alcuni contributi nell’ambito di un progetto intitolato suggestivamente L’amor che move: interventi attorali nelle scuole, un percorso culturale primaverile e una trasmissione web-tv che introduce alla poetica dantesca.Le note vicende covid hanno per ora bloccato alcune azioni, ma non la trasmissione Dante e il viaggio della Commedia. Guardare la storia con gli occhi del sommo desiderio, con l’intervento del professor Franco Nembrini, pubblicato sul canale Youtube della Federazione Oratori e messo a disposizione delle scuole superiori in dvd.

Centrale un’idea che scalda il cuore e che potrebbe costituire una bella chiave per introdurre, ancora una volta, anche i più giovani alle pagine delle tre cantiche dantesche: lì, tra un Italiano trecentesco, le rime e le immagini dell’aldilà, si parla abbondantemente dell’aldiquà, dalla politica all’amore, dalle domande sulla vita alle scelte di ciascuno. La Commedia è allora un libro che narra, come in un gioco di specchi, questa storia alla luce del suo definitivo approdo, non per cristallizzarla, ma al contrario per restituirne l’unicità, la preziosità, il suo essere terreno fertile per il bene.

Questo interessava a Dante e questo Nembrini mette in luce con acutezza e simpatia, aiutato dalle splendide illustrazioni di Gabriele Dell’Otto (alcune delle tavole che accompagnano la recente edizione delle tre cantiche della Commedia curata proprio dal professor Nembrini e illustrate dal disegnatore Marvel, per i tipi di Mondadori) che si lancia in un esperimento iconografico di straordinaria efficacia, lui che proviene dall’illustrazione scientifica e il fumetto supereroistico.

Inferno, Purgatorio e Paradiso sono sì verità escatologiche cristiane, altrettanti luoghi di approdo per una vita ultraterrena; ma per Dante i tre regni sono anche le tre dimensioni in cui fin d’ora questa vita, unica, si può dispiegare, andando incontro alla disfatta o accogliendo il proprio senso che proviene dall’amore. In questa ottica ecco che – a detta di Nembrini – la cantica più interessante è quella del Purgatorio, perché lì tutto è movimento, desiderio, tensione verso il compimento luminoso. In Purgatorio non c’è ancora la definitività della pace, ma nemmeno il giudizio inappellabile del fallimento.

Il Purgatorio è dunque una potentissima metafora della vita che cerca, intravvede, anela e si protende. Nembrini ricorda, alla luce della sua esperienza di docente e formatore, che è proprio la vita, nel suo gusto e nella sua profondità, ad interessare, sempre e comunque, anche i più giovani. Studiare Dante allora resterà certo un impegno, ma sarà anche una scoperta, una provocazione, una occasione. E molto dipenderà dalle corde che gli adulti sapranno far risuonare innanzitutto in se stessi e poi, per riflesso e in punta di piedi, anche ai ragazzi. Un’operazione non scientifica, non matematica, ma profondamente umana, che offre l’occasione di entrare con Dante nell’avventura dell’umano, che è poi anche il destinatario dell’amore divino.

L’intervento è stato sostenuto dal contributo di Credito Padano.


Biografia di Franco Nembrini

Nembrini nasce a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, il 15 agosto del 1955. Si iscrive quindi al liceo ma, a sedici anni, per esigenze familiari è costretto a lasciare la scuola e ad andare a lavorare in fabbrica. A diciotto decide di prendere il diploma di maturità magistrale. Si iscrive quindi al corso di laurea in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano. Nel frattempo inizia a insegnare religione (è il primo insegnante laico della diocesi bergamasca), diventa uno dei responsabili di Comunione e Liberazione di Bergamo.

Si laurea nel 1982 e, qualche tempo dopo, dà vita con un gruppo di genitori alla scuola media libera “La Traccia” di Calcinate (BG) che oggi conta circa mille alunni.

Negli ultimi anni, a seguito dell’inatteso successo dei suoi libri “Dante poeta del desiderio” e “Di padre in figlio” è stato chiamato a parlare di educazione e di Dante in tutta Italia e all’estero, in particolare in Spagna, Portogallo, America Latina e nei paesi del mondo russofono (Russia, Ucraina, Kazakhistan, Siberia).

Fonda nel 2012 una piccola casa editrice, la Centocanti, con la quale pubblica un cofanetto di dvd “El Dante” e il suo commento al “Miguel Manara” di Milosz.

Cura il ciclo di 34 puntate televisive “Nel mezzo del Cammin”, in onda tra il 2015 e il 2016. A seguito del successo ottenuto, nel 2016 realizza, sempre per Tv2000, “L’avventura di Pinocchio”. Dal 2018 pubblica per Mondadori, insieme a Gabriele Dell’Otto, l’edizione illustrata delle tre cantiche della Commedia.

Dall’ottobre 2018 è membro del “Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita” e dal 2020 è stato scelto come socio onorario e consultore dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani).




Iniziativa Area Giovani con Franco Nembrini per guardare la storia con gli occhi del sommo desiderio

Quest’anno ricorre il 700° anniversario dalla morte del Sommo Poeta. L’Area giovani della Diocesi ha deciso di non restare fuori dai giochi, immaginando alcuni contributi sotto l’evocazione L’amor che move: interventi attorali nelle scuole, un percorso culturale primaverile e una trasmissione web-tv che introduce alla poetica dantesca. Le note vicende covid hanno per ora bloccato alcune azioni, ma da domani sarà disponibile l’intervento del professor Franco Nembrini, dal titolo Dante e il viaggio della Commedia. Guardare la storia con gli occhi del sommo desiderio. Il video, visibile dalle 18.30 sul canale youtube della Federazione oratori cremonesi, sarà messo in disposizione delle scuole superiori del territorio in dvd.

Guarda l’intervista al prof. Franco Nembrini

 

 

La lezione del prof. Nembrini (disponibile da lunedì pomeriggio)

 

Biografia di Franco Nembrini

Nembrini nasce a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, il 15 agosto del 1955. Si iscrive quindi al liceo ma, a sedici anni, per esigenze familiari è costretto a lasciare la scuola e ad andare a lavorare in fabbrica. A diciotto decide di prendere il diploma di maturità magistrale. Si iscrive quindi al corso di laurea in Pedagogia all’Università Cattolica di Milano. Nel frattempo inizia a insegnare religione (è il primo insegnante laico della diocesi bergamasca), diventa uno dei responsabili di Comunione e Liberazione di Bergamo.

Si laurea nel 1982 e, qualche tempo dopo, dà vita con un gruppo di genitori alla scuola media libera “La Traccia” di Calcinate (BG) che oggi conta circa mille alunni.

Negli ultimi anni, a seguito dell’inatteso successo dei suoi libri “Dante poeta del desiderio” e “Di padre in figlio” è stato chiamato a parlare di educazione e di Dante in tutta Italia e all’estero, in particolare in Spagna, Portogallo, America Latina e nei paesi del mondo russofono (Russia, Ucraina, Kazakhistan, Siberia).

Fonda nel 2012 una piccola casa editrice, la Centocanti, con la quale pubblica un cofanetto di dvd “El Dante” e il suo commento al “Miguel Manara” di Milosz.

Cura il ciclo di 34 puntate televisive “Nel mezzo del Cammin”, in onda tra il 2015 e il 2016. A seguito del successo ottenuto, nel 2016 realizza, sempre per Tv2000, “L’avventura di Pinocchio”. Dal 2018 pubblica per Mondadori, insieme a Gabriele Dell’Otto, l’edizione illustrata delle tre cantiche della Commedia.

Dall’ottobre 2018 è membro del “Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita” e dal 2020 è stato scelto come socio onorario e consultore dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani).




L’amore salva ancora, un libro per dare voce a testimoni di guarigione. Scopri come acquistarlo

«C’è tanto dolore in questi racconti, ma altrettanta Grazia. È l’amore ricevuto in tanti modi dagli operatori e dai famigliari. È l’amore che molti hanno donato, quello che molti pazienti volevano ancora dare per mantenere la vita, per mantenerci in vita». Don Maurizio Lucini, incaricato diocesano per la Pastorale della salute, introduce così L’amore salva ancora, il libro edito da Teleradio Cremona Cittanova e che raccoglie le testimonianze di chi – medico, paziente (a volte entrambi), infermiere, monaca – ha vissuto la durissima esperienza del Covid in prima linea.

Il volume, in uscita al prezzo di 7,50 euro, è già in vendita presso la libreria Paoline di Cremona ed è prenotabile presso Casa delle Comunicazioni della Diocesi (prenotazioni@teleradiocremona.it o 0372- 462122).

Un libro denso di vita in cui si alternano vicende di straordinaria umanità. «Abbiamo volutamente scelto testimonianze positive, dopo tanto male», spiega ancora don Lucini. «In questi volti e in questi racconti emerge un’umanità a 360 gradi, dove la resistenza al male è stata una resistenza per amore. Un amore possibile anche grazie alla potenza della dimensione spirituale, che è diventata parte attiva ed efficace di cura».

Ecco allora avvicendarsi, pagina dopo pagina, i racconti delle monache domenicane del monastero di clausura di Cremona (dove il virus ha colpito duramente), di alcuni infermieri o di medici come Ferdinando Amato, dirigente dell’Ospedale Oglio-Po, che così descrive quei giorni: «La domanda che mi ponevo era il perché: la risposta a tale dolore interiore veniva da Colui che, innocente, muore in croce e dal dolore di Maria di fronte alla perdita del Figlio. E così, in mancanza dell’ultimo sacramento, pregavo per ogni paziente che moriva affidandolo alla Vergine Maria». Gli fa eco Patrizia Loritto, caposala: «La mia preghiera durante le ore di lavoro ormai era un urlo, non so quante volte ho urlato il nome di Dio, quanto ho invocato che si potesse compiere per ognuno di noi solo la sua santa e perfetta volontà». Gloria Ponti, invece, per il Covid ha perso entrambi i genitori, senza poterli salutare nemmeno con un funerale. «Ora, dopo, che cosa rimane? Rimane il vuoto, ma voglio pensare a come mi hanno educata e cresciuta, alla sensibilità religiosa che mi hanno testimoniato fino all’ultimo con il loro morire “in grazia di Dio”, all’amore e alla dedizione che hanno sempre riservato ai miei figli. Oggi possiamo guardare avanti solo guidati dalla fede che ci è stata donata».




“C’è una veste bianca anche per noi”, tra le voci anche quella del vescovo Antonio Napolioni

C’è anche la testimonianza del vescovo Antonio Napolioni nel volume “C’è una veste bianca anche per noi”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana – Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, a firma di Vittore De Carli, presidente dell’Unitalsi lombarda.

«Non è un libro da leggere, da studiare», o per imparare a «fare» qualcosa. Questo «è un libro per conversare». Per avviare un dialogo, per creare e coltivare un’amicizia, per seminare domande e risposte, per cercare insieme «una sapienza più alta, un pensiero più umile, una preghiera più sincera». Per scoprire, insieme, che «c’è una veste bianca anche per noi». Così l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, metropolita di Lombardia, scrive nella prefazione al volume.

Si tratta di un testo che raccoglie le storie di sedici persone che hanno contratto il coronavirus, e tra questi il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Sedici storie che hanno nell’esperienza della malattia il denominatore comune. Ma questo è solo un primo livello del discorso. Perché c’è qualcosa di più profondo, ad accomunarle: la dimensione della testimonianza. Ecco: quelle sedici persone – padri e madri di famiglia, professionisti e operai, medici e infermieri, laici ma anche preti e, fra loro, pure un vescovo, quello di Cremona – sono innanzitutto dei testimoni.

C’è chi è guarito e ha potuto raccontare a De Carli la sua esperienza in prima persona. E c’è chi non ce l’ha fatta, e la sua storia è affidata alla voce di chi l’ha conosciuto, affiancato, amato. Ma tutti e sedici – chi è tornato alla vita dopo aver rischiato la morte, chi ha ricevuto il dono di una vita nuova – hanno in comune il fatto – usando il linguaggio dell’Apocalisse al quale attinge il titolo del libro – di essere passati attraverso la «grande tribolazione» e di aver lavato le proprie vesti «rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

La «grande tribolazione» è la pandemia di coronavirus che nella primavera del 2020 ha avuto in Lombardia l’epicentro italiano: e sono tutti lombardi, quei sedici (e c’è pure chi viene dalla “zona rossa” di Lodi), anche se le loro storie assumono un valore che supera ogni confine e appartenenza. La «veste candida» è segno del martirio. Inteso nel suo significato autentico di testimonianza. Perché questo, sono i sedici del libro: testimoni. Non parlano di sé e per se stessi, ma agli altri e per gli altri. Con le loro storie di malattia, sofferenza, solitudine, solidarietà, che per alcuni sono culminate nella guarigione, per altri nell’agonia e nella morte, questi testimoni provocano la nostra intelligenza, la nostra libertà, il nostro cuore, la nostra fede. In queste storie si mette in gioco il senso della vita e delle relazioni fondamentali con gli altri, con noi stessi, con Dio. Sono testimonianze che chiamano a «una sapienza più alta», come riconosce l’arcivescovo Delpini. E lo fanno non con i discorsi edificanti, ma con il racconto di esperienze concrete, spesso drammatiche, sempre commoventi, dove nella tragedia della pandemia riescono a insinuarsi i raggi di sole di una solidarietà, un sorriso, una speranza. Incontrati camminando “nella compagnia” di amici e familiari, di medici, infermieri, cappellani. E di Dio. Ecco: la famiglia e la fede sono i due appigli sicuri nella prova della malattia che queste storie restituiscono. Messi a dura prova, certo. Ma alla fine affidabili. Il libro, inoltre, mostra il tanto bene nascosto, accaduto nei mesi terribili della prima ondata della pandemia. E sono, tutti questi, beni preziosi per il nuovo tempo di prova, con la pandemia che torna a farsi minacciosa e letale.

Il libro, inoltre, raccoglie e restituisce storie di persone sconosciute al grande pubblico. Solo la malattia e la guarigione del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, e il sacrificio di Gino Fasoli – medico in pensione rientrato in servizio per aiutare i colleghi in emergenza, e ucciso dal virus – hanno avuto una qualche risonanza mediatica. Per il resto: nel libro si incontrano madri e padri, lavoratori, pensionati, sacerdoti, persone diversamente abili, volontari, tutti ignoti al circo mediatico. E dello stesso Fasoli sono offerti tratti e pagine inediti. A proposito dei volontari: l’impegno nell’Unitalsi, della cui Sezione Lombarda è presidente De Carli, è uno dei tratti che accomuna persone e storie narrate in queste pagine. Ebbene: nel 2021 l’Unitalsi Lombarda celebra i suoi cent’anni di vita. Farlo nello scenario drammatico di questa pandemia diventa – anche con l’aiuto del libro di De Carli – un’occasione per approfondire e rinnovare l’identità e la missione dell’Unitalsi. La sua testimonianza di carità, servizio, prossimità. Ed è emblematico che De Carli abbia voluto dedicare il libro ad una persona che ha vissuto l’amore per gli ultimi nel nascondimento e fino al dono totale di sé: don Roberto Malgesini, il prete della diocesi di Como ucciso il 15 settembre 2020 da uno dei poveri che aiutava. Lui, la sua «veste bianca», l’ha indossata ogni giorno senza che nessuno se ne avvedesse. Ed è una nuova testimonianza, a illuminare il cammino di ciascuno alla scoperta che davvero «c’è una veste bianca anche per noi».

Il libro – che parla di persone che hanno indossato questa veste candida: alcune la portano già per l’eternità, altre l’hanno appesa nell’armadio della propria vita perché per loro non è ancora arrivato il momento di indossarla per sempre – è dedicato a don Roberto Malgesini, sacerdote della diocesi di Como ucciso a Como il 15 settembre 2020 da una delle persone alle quali dava aiuto, nella sua missione di servizio quotidiano ai poveri.




L’arcivescovo Delpini, padre Spadaro (La Civiltà Cattolica) e Marco Impagliazzo (Comunità S. Egidio) protagonisti di un appassionato confronto sulla Fratelli Tutti

Viaggio tra le pagine di “Fratelli tutti”, la terza enciclica di papa Francesco, nel pomeriggio di giovedì 28 gennaio in un nuovo appuntamento della rassegna organizzata dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona e Sondrio. A discutere in diretta streaming attorno al messaggio di fratellanza, amicizia sociale e cambiamento contenuto nel testo scritto nell’ottavo anno di pontificato di papa Bergoglio sono stati monsignor Mario Delpini (arcivescovo di Milano), padre Antonio Spadaro (direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”), Marco Impagliazzo (presidente della Comunità di Sant’Egidio e docente dell’Università Roma Tre), introdotti da Luigi Fiorentino (capo Gabinetto del Ministro dell’Istruzione), Salvatore Rosario Pasquariello (prefetto di Sondrio) e Fabio Molinari (dirigente UST Sondrio e Cremona), intervistati da Riccardo Maruti (giornalista del quotidiano La Provincia di Cremona).

«L’enciclica – ha ricordato monsignor Mario Delpini – è un genere letterario che viene interpretato dai vari papi in modo anche molto differente. Questa enciclica, forse a differenza delle precedenti – più orientate ad asserire alcuni concetti irrinunciabili – mi pare presenti un papa che modestamente parla di un “umile apporto alla riflessione”, per “un  nuovo sogno di fraternità e amicizia sociale”. Sono parole che si coniugano a quella “scommessa sull’umano” di cui parla il vescovo di Cremona Antonio Napolioni». Secondo l’analisi di Delpini, l’invito contenuto nel testo firmato da Bergoglio è a costruire un nuovo comportamento a partire dai poveri, secondo una dottrina che non si crea dal fondamento della nostra teologia, ma «che si propone ascoltando gli altri come una invocazione, ascoltando l’umanità come un gemito». La seconda riflessione proposta dall’arcivescovo di Milano ha riguardato invece il fondamento della fraternità al centro dell’enciclica stessa: «Il papa lo riconosce come elemento condiviso dalle diverse culture, accenna alla firma della Dichiarazione di Abu Dhabi, la dichiarazione che ha unito due importantissime tradizioni religiose».

A tracciare un legame forte fra l’enciclica e il trauma della pandemia è stato invece Antonio Spadaro, gesuita e giornalista direttore della rivista “La Civiltà Cattolica”: «Questa Enciclica – ha detto – è il punto di sintesi di un messaggio di fratellanza che sta attraversando tutto il pontificato di papa Francesco. Ciò si è intrecciato al fenomeno della pandemia, di fronte alla quale c’è un grande bisogno di capire cosa ci sta accadendo. Lo stesso papa ha scritto che capire cosa Dio ci sta dicendo diventa anche una sfida per la missione della Chiesa. Il papa parla di un pianeta gravemente malato a causa di una economia che mira solo al profitto e di egoismi nazionali. La pandemia ha smascherato le nostre false sicurezze, sulle quali abbiamo costruito agende, progetti e priorità. Per questo motivo non saremo chiamati a ripartire ma a ricominciare, serve un nuovo inizio. La prima immagine a emergere è quella di una barca, la stessa barca, sulla quale tutti siamo chiamati a remare insieme. La barca oggi è nella tempesta e ci rivela la condizione del presente in cui viviamo tutti. La tempesta però è il luogo ideale in cui scoprire la fraternità. La barca diventa la cifra di una fraternità radicale e umana. “Fratelli tutti” è una enciclica che offre un filo rosso per riconfigurare un mondo che oggi sembra andare a pezzi». Un documento che in molti leggono anche come espressione di una dimensione anche politica della fede, e anche per questo un testo che non si rivolge solo ai credenti. «Il riconoscimento della fratellanza – ha osservato Spadaro – implica che siamo tutti cittadini con uguali diritti e doveri. In visita a Cuba, il papa disse che  un paese si distrugge con l’inimicizia sociale: un grande monito per i nostri tempi. C’è un progetto di società in questa enciclica: non fa politica ma non prende nemmeno congedo dalla dimensione umana e sociale della politica. Il papa pone un discorso molto attuale: il multilateralismo. Non possiamo più pensare a noi stessi come singolo paese, ma come famiglia umana. Non si giustifica più l’economia senza la politica. Papa Bergoglio chiede un cambio di prospettiva radicale a tutti i livelli, una nuova architettura del mondo e delle relazioni».

Una enciclica di dialogo e quindi di pace è la sfaccettatura che invece prevale nell’interpretazione di Marco Impagliazzo: «In questo testo – ha detto – la Chiesa non si presenta come magistra che insegna dall’alto, ma prima di tutto come popolo che ha fatto esperienza di umanità. Il papa assume in profondità il metodo del dialogo. Questa è insomma una enciclica che non va solo letta, ma proposta per discutere e far lievitare dialogo e pensiero. Il suo valore è nell’essere l’inizio di un processo, utile per immaginare visioni di futuro, così scarse in tempi come i nostri. In precedenza papa Paolo VI ci aveva aiutati parlando già di una Chiesa che si fa parola, messaggio e colloquio». Dal dialogo alla ricerca di una pace possibile e non utopica: «Cosa possono fare gli uomini di fronte alla guerra? Rassegnarsi a una pace non possibile, per noi che viviamo in pace, significa rassegnarsi alla guerra degli altri.  Ma siamo tutti connessi: a pagare, anche se in modo più o meno doloroso, è l’umanità intera», ha concluso soffermandosi sulla «responsabilizzazione di ognuno di noi, non come ideologia prefabbricata o calata dall’alto, ma come presa in carico delle nostre responsabilità, perché nessuno è inutile, nessuno è superfluo».

Concetti già lambiti nel breve intervento iniziale anche da Luigi Fiorentino, capo Gabinetto del Ministro dell’Istruzione: «In questo nuovo testo ho trovato tutte le problematiche della contemporaneità, declinate tramite chiavi di lettura adatte a momento storico come quello attuale. Richiamare all’importanza dell’impegno per gli altri, in un momento in cui tale idea pare recessiva, stimola le persone – e spero soprattutto i più giovani – a ritrovare una dimensione sociale insieme a quella individuale».

Salvatore Rosario Pasquariello, prefetto di Sondrio, ha invece ricordato don Roberto Malgesini, il religioso ucciso nel 2020 a Como proprio da una delle persone che assisteva. Pasquariello ha letto la motivazione del conferimento della medaglia d’oro al merito civile individuando in quei pensieri «la sostanza dell’essere uomo e donna oggi, al di là del Cristianesimo che aiuta a esaltare le nostre virtù umane. Il nostro è un mondo in cui vengono radicalizzate le differenze: il papa ci sollecita ad abbandonare questo dualismo polarizzato a favore di un nuovo inizio».

Non ha fatto mancare il suo saluto Fabio Molinari, ricordando anche come l’enciclica più che mai manifesti la stessa inclusione che sta alla base anche dell’azione scolastica, un obiettivo talvolta molto difficile da garantire soprattutto in alcuni complicati contesti.