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Da San Paolo del Brasile suor Culpo aiuta a riflettere sull’enciclica “Fratelli tutti”

A fine mese rientrerà in Italia suor Augusta Culpo, religiosa delle Figlie di Maria Missionarie, originaria di San Matteo delle Chiaviche, in servizio in Brasile, a San Paolo. Lì da fine febbraio, a causa del Covid, tutte le attività religiose sono state sospese e quindi anche le suore, soprattutto quelle anziane, sono costrette in casa. Solo da ottobre è nuovamente possibile la partecipazione del popolo alle celebrazioni in chiesa, ma con una presenza limitata al 30%. Tutto il resto si fa ancora online.

Anche a ragione di questa situazione suor Culpo farà rientro per alcuni mesi in Italia. La partenza è prevista a fine ottobre

Proprio annunciando il suo rientro il patria, la religiosa viadanese offre agli amici italiani alcune riflessioni a partire dall’ultima enciclica di Papa Francesco sulla fraternità e l’amicizia sociale “Fratelli tutti”. «Faccio mia questa profonda riflessione e mi unisco al Papa – scrive la religiosa – con la preghiera per noi cristiani di avere il coraggio di testimoniare l’invito del Papa, che è soprattutto un invito evangelico».

La riflessione di suor Culpo dal Brasile




La Veglia missionaria di Sant’Ilario trasmessa anche a Salvador de Bahia

Uniti nella preghiera. Così – grazie alla rete – la veglia Missionaria celebrata sabato sera nella chiesa cittadina di Sant’Ilario, Cremona e Salvador de Bahia si sono incontrate virtualmente e spiritualmente.

La veglia per la Zona pastorale 3, che ha visto la testimonianza di don Davide Ferretti, sacerdote fidei donum proprio nella città brasiliana, in queste settimane in Italia per un periodo di vacanza, è stata infatti registrata e trasmessa in differita sugli schermi della parrocchia di Jesus Cristo Resussitado, dove si sono riuniti i giovani per un momento di ascolto e preghiera che li ha uniti alla Chiesa cremonese.

Un ponte di comunicazione, che rafforza quello di carità e di condivisione della fede tra la diocesi e la comunità brasiliana.




Togo: continuano i lavori per la chiesa intitolata a sant’Omobono

Proseguono in Togo i lavori per la realizzazione della chiesa intitolata a sant’Omobono. Il progetto di costruzione, già formalizzato da mesi, si sta pian piano realizzando nel villaggio di Agbonou Kpotame, nella periferia dalla cittadina di Atakpame, sede vescovile dell’omonima diocesi.

L’Ufficio missionario della Diocesi di Cremona, che ha garantito i primi fondi necessari ai lavori, farà da tramite per ulteriori gesti di generosità dal territorio cremonese, per portare avanti la costruzione dell’edificio di culto, le cui mura perimetrali stanno crescendo giorno dopo giorno.

L’intera comunità locale sta prendendo a cuore l’opera, per cui uomini, donne e ragazzi, mettono volentieri a disposizione il loro tempo e le proprie energie per contribuire alla realizzazione di un progetto tanto importante. La domenica, infatti, lasciati da parte i propri impieghi quotidiani, tutti si ritrovano per lavorare insieme alla costruzione.

La nuova chiesa, insieme alla comunità della zona di Agbonou Kpotame, è affidata a don Damiano Gaglo, già studente presso il Seminario di Cremona in passato insieme a una dozzina di altri sacerdoti togolesi. In un contesto come quello locale in cui le presenze di altre confessioni e sette cristiane sono sempre più forti, la comunità cattolica ha deciso di garantire un segno tangibile sul territorio nel contesto del riassetto pastorale compiuto nel territorio attorno alla Cattedrale. In questo contesto l’idea di realizzare una nuova parrocchia con relativa chiesa, che si è deciso di intitolare a sant’Omobono.




Ottobre missionario: nasce il sito “Popoli e Missione Online”

Con l’inizio del Mese missionario, la rivista “Popoli e Missione” è anche on line. Oggi, infatti, è stato inaugurato il sito che raccoglie tutte le pubblicazioni della Fondazione Missio, fornendo, di fatto, uno spazio ulteriore per le news da e sul mondo della missione ad gentes. “L’era digitale offre nuove e gigantesche opportunità comunicative, accanto a trappole come le fake news o l’infodemia. Con internet il mondo è diventato più piccolo, ma non meno complesso. Comunque siamo di fronte a una sfida da cogliere, anche nel mondo missionario. Per questa ragione la Fondazione Missio, assieme alla Redazione delle sue riviste, ha deciso di realizzare un sito apposito – www.popoliemissione.it – dedicato all’informazione missionaria, che si accosta al sito www.missioitalia.it per la comunicazione ‘ufficiale’ della stessa Fondazione”.

Così Gianni Borsa, direttore delle riviste e responsabile della comunicazione della Fondazione Missio, saluta la nuova presenza on line della storica testata Popoli e Missione che da oggi al formato cartaceo affianca appunto la presenza nello spazio virtuale. “Su questo spazio on line – aggiunge Borsa – i lettori troveranno news, interviste, reportage, video e fotografie, accanto alla pubblicazione dei numeri di Popoli e Missione, Il Ponte d’Oro e Noticum. Proveremo a dar voce ai missionari che ogni giorno portano il Vangelo del ‘farsi prossimo’ in ogni angolo del pianeta”.

“I tempi erano maturi – si legge in un articolo di Miela Fagiolo d’Attilia – per trovare spazi nuovi di informazione e dialogo. Un po’come accade ai missionari a cui la testata dà voce, è arrivato il momento di ‘andare oltre’ e abitare spazi ulteriori di presenza e servizio. Nel nostro sito trovano eco notizie dalle periferie del pianeta e di una Chiesa che ha scelto di essere sempre ‘in uscita’ come esorta Papa Francesco, per raccontare le testimonianze vive di quanti – religiosi, religiose, laici, famiglie, giovani – hanno scelto la missione come bussola della loro vita”.

La veste agile del sito permette di seguire l’attualità delle notizie e di “allargare il numero dei nostri lettori, dando modo anche ai missionari che vivono a migliaia di chilometri da noi di essere informati in tempo reale su notizie di interesse missionario e non solo”, sottolinea a sua volta don Giuseppe Pizzoli, direttore generale di Missio. Grazie alla sinergia con i social, dice ancora don Pizzoli, “il sito ci mette a contatto con nuovi lettori che, mediante il web, possono incontrarci più facilmente, per essere aggiornati sull’attualità e sulle news più significative che vengono dalla galassia missionaria, nel perenne dinamismo che la contraddistingue”.




Avviato il cantiere della chiesa di Sant’Omobono in Togo: l’intera comunità al lavoro

Sta prendendo letteralmente forma in Togo il progetto della chiesa intitolata a sant’Omobono. Dopo la formalizzazione del progetto di costruzione, è entrato nel vivo il cantiere nel villaggio di Agbonou Kpotame, nella periferia dalla cittadina di Atakpame, sede vescovile dell’omonima diocesi.

Garantiti i primi fondi necessaria ai lavori, anche grazie a un contributo dalla Diocesi di Cremona attraverso l’Ufficio missionario, che potrà fare da tramite per ulteriori gesti di generosità dal territorio cremonese, i lavori sono iniziati e le mura perimetrali dell’edificio di culto stanno crescendo giorno dopo giorno.

Un’opera di cui l’intera comunità locale si sta prendendo a cuore. Uomini, donne e ragazzi, infatti, cercano di offrire il propio contributo alla realizzazione della loro nuovo chiesa mettendosi a disposizione con tempo ed energie. In particolare la domenica quando, lasciati gli impieghi quotidiani, tutti si ritrovano per collaborare insieme alla costruzione.

La nuova chiesa, insieme alla comunità della zona di Agbonou Kpotame, sarà affidata a don Damiano Gaglo, già studente presso il Seminario di Cremona in passato insieme a una dozzina di altri sacerdoti togolesi. Un legame, quello con la Chiesa cremonese, che non è mai venuto meno e che oggi si consolida ulteriormente intitolando l’edificio in via di realizzazione al cremonese “padre dei poveri”, patrono della città e della diocesi di Cremona.

In un contesto come quello locale in cui le presenze di altre confessioni e sette cristiane sono sempre più forti, la comunità cattolica ha deciso di garantire un segno tangibile sul territorio nel contesto del riassetto pastorale compiuto nel territorio attorno alla Cattedrale. In questo contesto l’idea di realizzare una nuova parrocchia con relativa chiesa, che si è deciso di intitolare a sant’Omobono.

 

 

 

 

 

 




Don Emilio Bellani in Italia: «In Brasile l’emergenza Covid non cancella i segni di umanità»

Don Emilio Bellani, sacerdote cremonese fidei donum a Salvador de Bahia da dieci anni, è tornato in Italia per un mese. Lo abbiamo raggiunto al telefono mentre trascorre i quattrodici giorni di quarantena disposti come misura precauzionale per chi arriva dal Paese sudamericano.


«Abituato alla quotidianità brasiliana – spiega – non sono più avvezzo alla solitudine. La prima settimana è passata: ho letto molto e mi sono riposato. Devo ringraziare l’amico don Alberto Mangili che mi ha ospitato in un monolocale della Cascina Moreni. Sono da solo, ma l’appartamento è confortevole e il frigorifero pieno di cose buone da mangiare. La settimana prossima spero di riuscire ad andare a fare qualche bella passeggiata in montagna per uccidere un po’ la nostalgia».
Al telegiornale si sentono notizie molto preoccupanti dal Brasile. Come è la situazione?
«Non è facile descriverla, perché la società è molto composita e varia tantissimo da stato a stato. Inoltre i dati numerici vengono distorti da considerazioni politiche e sono spesso inaffidabili. La gente ha paura, anche per tutte le notizie che trasmettono in tv. Non si sentono molte ambulanze, perché chi si scopre positivo resta in casa quattordici giorni e spesso non sviluppa sintomi. Negli ospedali vanno solo i più gravi, soprattutto a causa di patologie pregresse. C’è poi un aspetto che giudico estremamente positivo e mi fa ben sperare: il sindaco della città e il governatore, di opposta posizione politica, collaborano per cercare di gestire al meglio la situazione e la gente, ovviamente, apprezza».
Come stanno rispondendo a questa emergenza i suoi parrocchiani?
«Ammetto che il loro virtuosismo va oltre le mie più rosee aspettative. Dal lunedì al venerdì le strade sono quasi deserte e tutti cercano di rispettare le regole. Poi il fine settimana si entra in un’altra dimensione e le persone si riversano nelle strade. Ma non dobbiamo pensare ad un comportamento irresponsabile. Prima di giudicare bisogna sempre conoscere la situazione. Qui le abitazioni sono fatiscenti, piccole, spesso senza finestre e all’interno di un bilocale possono vivere famiglie numerose. È impensabile vivere chiusi in case del genere. Qui la strada è parte integrante della casa. Poi non si può ignorare il loro bisogno di fisicità, la loro esigenza di prossimità, di contatto fisico».
Immagino che ora più che mai la gente avrà bisogno di aiuti concreti.
«Assolutamente sì. Non abbiamo smesso la distribuzione delle ceste basiche (pacchi con generi alimentari di prima necessità) e prima della mia partenza la sala della casa parrocchiale era piena di ceste pronte per la distribuzione. È stato poi un periodo di forti piogge. Non ho mai visto in dieci anni tanta pioggia. L’acqua piovana ha spesso inondate le case e abbiamo dovuto aiutare tante famiglie a comprare materassi e mobilio nuovo. Gli aiuti provenienti da tanti amici italiani sono essenziali. Ma per fortuna gli aiuti arrivano dallo stato e dal sindaco. Negli ultimi mesi abbiamo iniziato girare per le strade, dove l’automobile riesce a passare, per distribuire dolcetti ai ragazzini. Ci sembra un buon modo per dire che ci siamo, anche se non possiamo fare di più per il momento. Cerchiamo in tutti i modi di mantenere vivo il rapporto».
Come fate a capire chi ha più bisogno della cesta basica o di altri aiuti?
«Abbiamo negli anni lavorato per costruire e mantenere rapporti personali con tutti, cattolici e non. Siamo andati sempre casa per casa, incontrando le persone per le strade. Questo ci ha permesso di conoscere a fondo ognuno di loro. In questi mesi accogliamo singolarmente chi può ricevere la cesta. Li ascoltiamo, diamo un consiglio… Tanti sono caduti in depressione, hanno paura. Il rapporto umano è importantissimo, ora più che mai».
Ha un episodio bello da raccontarci?
«Anche in mezzo ad una certa trascuratezza abbiamo visto la grandezza umana di tante persone che si cercano, si aiutano e si sostengano. Sono persone che sanno piangere e gioire insieme. Sappiamo di persone che ricevono alimenti da noi e subito li dividono con il vicino messo peggio. O che con gli aiuti ricevuti cucinano per tutto il vicinato. Sono contraddizioni che fanno capire la grandezza del cuore e ci dimostrano come sia per loro inconcepibile il distanziamento sociale».
In questi mesi anche i rapporti con l’Italia sono stati intensi.
«Eravamo preoccupati. Ci siamo sempre tenuti ben informati per stare vicini a voi in Italia. La situazione a Salvador non è così drammatica come lo è stata in Lombardia. Purtroppo questa pandemia ha sospeso – ma mi auguro solo rimandato – la partenza dei giovani che desideravano passare qualche settimana da noi. Avevamo già cominciato a organizzare qualche attività. Aspettiamo tempi migliori».




Conoscere la storia per capire la cultura: i fidei donum di Salvador de Bahia ospiti dell’incontro di formazione missionaria

Si è concluso giovedì 4 luglio il ciclo di incontri virtuali di formazione promossi dall’equipe del Centro missionario diocesano rivolto a chi questa estate avrebbe dovuto partire per il Brasile e allargato a tutti gli interessati.

Il titolo dell’incontro, Prossima fermata: Salvador de Bahia, dice da solo il tema della serata. Don Davide Ferretti, sacerdote cremonese da qualche mese fidei donum nella parrocchia brasiliana, ha iniziato il suo intervento raccontando brevemente la storia della Bahia. Fondata dai coloni portoghesi, Salvador è stata il più importante porto brasiliano per il commercio degli schiavi provenienti dalle terre africane.

Conoscere la storia di queste terre permette di capire la loro cultura attuale e di comprendere come è variegata la società, formata da discendenti di indios, di portoghesi emigrati e di africani portati lì con la forza.

Questo spiega, racconta don Ferretti, perché la popolazione del quartiere è così attaccata alle proprie origini e fiera del loro colore della pelle, tanto da festeggiare la propria negritudine.

<Don Emilio ed io abbiamo deciso di sostituire la parola favela con bario o quartiere per indicare questo posto>, spiega, < perché questo è un termine che rischia di richiamare solo i suoi aspetti più negativi e drammatici, come la presenza della droga e della criminalità, tralasciando però tutta la bellezza che c’è qui>.

E a proposito di bellezza, don Davide non ha mancato di raccontare cosa la parrocchia offre non sono ai cattolici del quartiere – che rappresentano una piccola percentuale -, ma a chiunque ne abbia bisogno.

C’è la catechesi, spesso fatta nelle case di famiglie generose che accolgono nelle loro minuscole abitazioni decine di bambini, c’è il corso del balletto di danza classica, che ha come scopo quello di insegnare la bellezza e la grazia alle bambine e alle ragazze e non può ovviamente mancare il calcio, una vera e propria religione, in Brasile, con allenamenti e tornei. Per concludere, don Davide ha mostrato ai partecipanti alcune foto del Grest che ogni anno si svolge nel mese di gennaio.

Era presente all’incontro anche don Emilio Bellani, l’altro sacerdote cremonese che vive a Salvador da quasi dieci anni, ora in Italia per qualche settimana.

I due sacerdoti non hanno ovviamente mancato di parlare della drammatica situazione sanitaria. Le attività della parrocchia ora sono ferme, le funzioni trasmesse in streaming e le strade meno affollate del solito. Ma la speranza di tornare a vivere la bagunça (il disordine allegro e festaiolo tipico brasiliano, ndr) è viva.




«Caro Covid-19 ti supplichiamo: continua ad avere pietà di noi», la lettera di padre Facchetti dal Mozambico

«Una volta tanto qui in Mozambico non siamo tra i primi». Padre Andrea Facchetti, missionario saveriano originario di Viadana (uno dei Comuni mantovani più colpiti dalla pandemia), commenta con un po’ di disincanto la crisi sanitaria globale: «L’anno scorso – scrive il religioso su saveriani.it – il Mozambico è stato il quinto Paese al mondo per numero di morti per malaria e tubercolosi, e siamo tra i primi al mondo anche per incidenza dell’Hiv, tasso di corruzione, denutrizione cronica infantile e più basso indice di sviluppo umano (un indice che bilancia Pil, speranza di vita e tasso di alfabetizzazione)».

Almeno sino agli ultimi giorni, tuttavia, il Covid-19 non si è interessato del Paese africano, con solo 101 casi diagnosticati fino all’11 maggio, la maggior parte dei quali asintomatici o con sintomi lievi, e zero decessi. Ciò nonostante, anche in Mozambico il Governo ha prudenzialmente deciso di chiudere le scuole, proibire gli assembramenti e sospendere i visti.

«Ma come fermare un Paese – si domanda il missionario – dove il 60 per cento della popolazione è povera e l’88 per cento sopravvive lavorando nei settori dell’agricoltura di sussistenza e dell’economia informale? Tradotto: come tenere chiusa in casa mamma Sara che, se vuole preparare alla sera la cena per i suoi sette figli, deve trovare i soldi vendendo di giorno le banane al mercato?». Sono sempre i più poveri, insomma, a pagare il prezzo più alto.

«Caro Covid-19 – conclude il religioso – ti supplichiamo: continua ad avere pietà di noi». La lettera sta circolando tra gli amici viadanesi di padre Andrea: un contributo ulteriore di riflessione, in un momento drammatico a livello globale che potrà essere superato, fanno notare i più avveduti, solamente ricorrendo alle risorse della conoscenza e della solidarietà.




Covid-19, solidarietà e preghiera dalla diocesi brasiliana dove è stato vescovo mons. Carmelo Scampa

Attraverso i social network arriva un messaggio di fraternità e solidarietà per la Chiesa e la popolazione cremonese dalla diocesi brasiliana di São Luís de Montes Belos, la diocesi che è stata guidata fino a pochi mesi fa dal vescovo cremonese mons. Carmelo Scampa.

«Invitiamo tutti a pregare per la diocesi di Cremona in Italia (la terra natale di Don Carmelo), che sta attraversando un momento difficile a causa del coronavirus. Finora sei preti della Diocesi sono morti, vittime del virus. È quindi un segno di solidarietà della nostra diocesi a quella chiesa – scrive ancora la diocesi brasiliana – che ci ha aiutato tanto inviando, anni fa, sei preti “fidei donum” (don Pietro, don Giancarlo, don Maurizio, don Antonio, don Silvano e don Angelo) che hanno lavorato nella nostra diocesi. Inoltre, ci ha aiutato anche nella costruzione del seminario più grande e della Fattoria della speranza. Preghiamo in unità per tutte le vittime, in particolare per Cremona».


#restiamocomunità – #chiciseparera




Dal Camerun i bambini della missione delle Adoratrici pregano per i coetanei italiani (VIDEO)

“Forza Italia, siamo tutti con voi, tutti insieme ce la faremo”. È il grido di speranza che arriva dal Camerun, da Ndoumbi (Bertoua), dove le Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda sono presenti dal 2002 con una scuola materna e le elementari, oltre al foyer per ragazze e il dispensario per i malati più poveri.

Sono proprio i bambini a rivolgere il proprio pensiero ai coetanei italiani in questo momento di particolare emergenza sanitaria. Un affetto mostrato, oltre che nella preghiera, attraverso una canzoncina in italiano, da parte dei più piccoli, e nel grido di fiducia dei più grandi.

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