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A ottobre nelle interzone gli incontri di formazione per i catechisti della Mistagogia

All’inizio di ottobre il gruppo diocesano di coordinamento dell’Iniziazione cristiana propone due incontri di formazione per i catechisti della mistagogia e più in generale per tutti catechisti che accompagnano i ragazzi delle medie.

Il primo incontro sarà destinato ad approfondire il tempo della preadolescenza, con attenzione agli aspetti psicologici e educativi, e a richiamare alcune attenzioni catechistiche. Il secondo aiuterà a collocare la proposta nel più ampio campo della pastorale oratoriana e a fornire ai catechisti alcuni spunti per una buona programmazione.

L’invito è esteso a quanti lavorano nel campo catechistico con l’età della cosiddetta “preadolescenza”.

Gli incontri, che avranno inizio alle ore 21, seguiranno il seguente calendario:

  • Brignano Gera d’Adda: lunedì 3 e 10 ottobre
  • Cremona (oratorio B. V. di Caravaggio): martedì 4 e 11 ottobre
  • Rivarolo del Re: giovedì 6 e 13 ottobre



Colletta per i terremotati: già arrivati in Curia oltre 48.000 euro

Sono già 55 le parrocchie o unità pastorali che hanno consegnato in Curia quanto raccolto domenica 18 settembre, durante la colletta a favore dei terremotati delle Marche e del Lazio indetta dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana. Il primo bilancio è alquanto lusinghiero con 48,985,53 euro versati solo in questa prima settimana. E poichè si tratta soltanto di un quarto delle comunità presenti in diocesi si prevede un introito davvero importante. Una volta conclusa la raccolta la somma sarà versata a Caritas italiana che è quotidiamente al fianco delle popolazioni di Rieti, Ascoli Piceno, Spoleto-Norcia, Macerata, Fermo, Camerino, San Benedetto del Tronto, L’Aquila e Teramo.

Su tutto il territorio coinvolto Caritas continua a dare risposte a bisogni immediati con attenzione specifica alle fasce più deboli, in particolare anziani e minori, e a verificare percorsi di collaborazione per venire incontro appena possibile alle necessità di strutture temporanee con finalità sociali, pastorali o per attività economico-produttive, tenendo in considerazione le esigenze degli sfollati, le indicazioni di gestione e sicurezza, le ricognizioni e le pianificazioni che i comuni e le regioni interessate stanno facendo. L’obiettivo ultimo resta quello di accompagnare i tempi lunghi della ricostruzione materiale e spirituale, della ritessitura di relazioni e comunità, del riassorbimento dei traumi sociali e psicologici, del rilancio delle economie locali. È lo “stile Caritas”: restare accanto alle persone colpite dal sisma non con un pacchetto già confezionato di interventi, ma in costante ascolto dei bisogni, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento.

Si sta anche valutando come attivare specifici “gemellaggi”, secondo le esperienze sperimentate in analoghe emergenze, e come avviare progetti di ricostruzione e riabilitazione socio-economica che potranno essere finanziati grazie alla generosa risposta solidale che la rete Caritas sta riscontrando da tutta Italia e anche dall’estero. Finora sono già pervenuti a Caritas Italiana da donazioni di singoli, comunità e diocesi 5 milioni di euro, incluso 1 milione di euro messo a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana dai fondi 8xmille. Nelle prossime settimane si saprà quanto ha fruttato la colletta del 18 settembre.

La data del 18 settembre non è stata casuale: nella mattinata di quella domenica, infatti, a Genova si concludeva il 26° Congresso Eucaristico Nazionale.

 

PRIMO ELENCO DELLE PARROCCHIE CHE HANNO VERSATO IN CURIA QUANTO RACCOLTO

PARROCCHIA GENIVOLTA 1.000,00
PARROCCHIA CASTELLONE 5.700,00
PARROCCHIA B.V.CARAVAGGIO (CR) 2.100,00
FRATI CAPPUCCINI VIA BRESCIA 1.540,00
PARROCCHIA CALVATONE    400,00
PARROCCHIA ROMPREZZAGNO    250,00
PARROCCHIA TORNATA    100,00
PARROCCHIA PADERNO PONCHIELLI    500,00
COMUNITA’ RUMENA    350,00
PARROCCHIA S.BERNARDO (CR)    891,11
CASA DI CURA S.CAMILLO    300,00
PARROCCHIA TORRE PICENARDI CA’ D’ANDREA    500,00
PARROCCHIA S.PIETRO (CR) 2.010,00
PARROCCHIA S.MICHELE SETTE POZZI 1.150,00
PARROCCHIA S.MARIA DEI SABBIONI    166,59
PARROCCHIA S.BASSANO    369,52
PARROCCHIA S.SEBASTIANO 2.000,00
PARROCCHIA TRIGOLO 4.580,00
PARROCCHIA MOTTA BALUFFI SCANDOLARA RAVARA 2.275,97
PARROCCHIA S.MARINO      55,00
PARROCCHIA CASSANO S.MARIA E S.ZENO 1.600,00
PARROCCHIA PIEVE DELMONA    198,00
PARROCCHIA GADESCO      46,00
PARROCCHIA CORTE DE FRATI 1.200,00
PARROCCHIA PERSICO    540,00
PARROCCHIA GENIVOLTA sec.off.    750,00
PARROCCHIA GUSSOLA E TORRICELLA DEL PIZZO 1.500,00
PARROCCHIA CASSANO ANNUNCIAZIONE 1.311,00
PARROCCHIA CA’ DE SORESINI    110,00
PARROCCHIA S.MARTINO DEL LAGO    150,00
FONDAZIONE GERMANI      50,00
PARROCCHIA CINGIA DE BOTTI    320,00
CHIESA S.SIGISMONDO (CR)    600,00
PARROCCHIE FENGO ACQUANEGRA LUIGNANO    725,00
PARROCCHIA BOZZOLO 4.000,00
PARROCCHIA CASALMAGGIORE S.STEFANO 1.800,00
PARROCCHIA CASALMAGGIORE S.LEONARDO 1.000,00
PARROCCHIA S.MARTINO IN BELISETO    430,00
PARROCCHIA MARZALENGO 1.335,00
PARROCCHIA PIEVE D’OLMI 1.000,00
PARROCCHIA POZZAGLIO    150,00
PARROCCHIA CORTETANO    150,00
PARROCCHIA CASANOVA DEL MORBASCO    400,00
PARROCCHIA CAVALLARA E VILLASTRADA    300,00
PARROCCHIA DEROVERE      90,00
PARROCCHIA CELLA DATI    360,00
PARROCCHIA LEVATA    340,00
PARROCCHIA PUGNOLO    130,00
PARROCCHIA BORGO LORETO (CR)    615,00
PARROCCHIA POMPONESCO    100,00
PARROCCHIE CUMIGNANO TICENGO VILLACAMPAGNA    600,00
PARROCCHIA VIDICETO    357,34
N.N.    490,00

 




Domenica a Covo l’ingresso di don Lorenzo Nespoli

Dopo gli insediamenti di alcuni dei nuovi parroci di Cremona, domenica 2 ottobre tocca a Covo (Bg), che accoglierà don Lorenzo Nespoli. La Messa, che come sempre sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà alle 10.30 nella parrocchiale intitolata ai santi Giacomo e Filippo.

 

Il programma dell’ingresso

L’arrivo del nuovo parroco a Covo è previsto per le 9.45 presso largo don Galafassi. Da qui si snoderà il corteo animato dal Corpo bandistico “Santa Cecilia” di Fara Olivana e con le associazioni, i ragazzi della parrocchia e le autorità locali, verso la Piazza Santi Apostoli.

Proprio sul sagrato, prima della Messa, il vescovo e il nuovo parroco riceveranno il saluto del sindaco andrea Capelletti Andrea.

All’inizio della celebrazione, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale don Marco Leggio, che in questi mesi ha ricoperto il ruolo di amministratore parrocchiale, darà lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, aspergerà l’assemblea con l’acqua benedetta e incenserà la mensa eucaristica.

Poi due ragazze dell’oratorio, Sara Trapattoni e Laura Zappi, in rappresentanza della comunità, porgeranno il saluto al nuovo parroco e al vescovo. Al termine una famiglia porterà in dono a don Nespoli una stola verde, simbolo della quotidianità che dovrà legare il nuovo parroco e i suoi parrocchiani.

Tra i sacerdoti concelebranti non mancheranno i residenti don Sergio Maffioli e don Sesto Bonetti, oltre all’ex vicario don Gabriele Battaini (da qualche settimana parroco in solido a Pizzighettone). Servirà all’altare il diacono permanente Gianmario Anselmi, di Derovere. Il servizio liturgico sarà invece coordinato dal seminarista covese prossimo al diaconato Nicola Premoli.

Al termine dell’omelia, tenuta da mons. Napolioni, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità.

Alla fine della celebrazione, supportata con il canto dalla corale parrocchiale “Santa Cecilia” unita al piccolo coro dei bambini, don Nespoli prenderà la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: i coniugi Marcella Rossoni (organista titolare della Parrocchia) e Valerio Scalabrino (membro della Polisportiva Juventina Covo).

Seguirà un festoso momento conviviale nel nuovo oratorio. In serata, invece, alle 21 in chiesa parrocchiale si terrà un concerto di organo e voce in onore del nuovo parroco. La serata, presenta da Alberto Gatti, quale membro dell’Associazione culturale giovanile ORSU’ eventi che ha organizzato il concerto, vedrà intervenire la corale parrocchiale “Santa Cecilia” di Covo diretta da Angelo Oldoni e con all’organo Marcella Rossoni; organista solista Alessandro Roncalli.

 

Eventi preparatori

In preparazione all’ingresso di don Nespoli un intenso triduo di spiritualità. Primo appuntamento la sera di mercoledì 28 settembre (ore 20.30) con la Messa presieduta da don Luigi Mantia; la sera successiva (sempre alle 20.30 in chiesa) la Messa, seguita dall’adorazione eucaristica fino alle 23, presieduta dal sacerdoti di origine covese don Massimo Macalli e don Diego Poli. Infine, nella serata di venerdì 30 settembre, Messa e celebrazione penitenziale presieduta da don Fabio Sant’Ambrogio.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Lorenzo Nespoli è nato a Cremona il 5 aprile 1969 ed è stato ordinato sacerdote il 16 giugno 2001 mentre risiedeva nella parrocchia cittadina di Cristo Re. È stato vicario a Soresina dal 2001 al 2003 e a Calcio dal 2003 al 2011. Nell’estate del 2011 mons. Lafranconi lo ha nominato parroco di Derovere, Cella Dati e in Pugnolo. Ora mons. Napolioni lo ha scelto come nuova guida della popolosa comunità bergamasca dei «Santi Giacomo e Filippo apostoli» in Covo.




Intervista a don Margini, direttore spirituale per 36 anni

Con una solenne celebrazione in Seminario, nel tardo pomeriggio di giovedì 29 settembre, si è concluso ufficialmente il ministero di direttore spirituale di don Primo Margini, classe 1947, originario di Viadana. Ordinato nel 1971 il sacerdote mantovano è stato per otto anni vicario a Sabbioneta, paese dove tuttora abita la sua famiglia. Nel 1979 è stato nominato direttore spirituale del Seminario minore (medie e liceo) a cui nel 1987 gli è stato aggiunto il maggiore (teologia). A don Margini, che dopo 36 anni passa il testimone ad un altro mantovano, don Maurizio Lucini, abbiamo rivolto alcune domande.

Si conclude un lungo tratto della sua vita sacerdotale dedicato  all’accompagnamento dei giovani che verificano la propria vocazione. Cosa ha imparato in questi anni?
«Posso dire con animo grato che in tutti questi anni è sicuramente molto più il bene che ho ricevuto di quanto ho potuto dare al Seminario.  In particolare il servizio che ho svolto mi ha spinto ad una crescita personale continua, sia pure nei miei limiti.  L’impegno di accompagnare i seminaristi nel discernimento della loro vocazione è stato un richiamo ad approfondire la riflessione sulla mia vocazione e a viverla sempre meglio. Ho compreso quanto rispetto ed umiltà occorre di fronte al mistero di ogni cuore umano e, d’altra parte, di fronte all’opera segreta del Signore che dolcemente  e potentemente lo guida e lo attira a sé. Ho toccato con mano di essere semplicemente uno strumento e per di più sempre inadeguato di una grazia  che ci trascende  e che chiama in gioco la libertà più profonda di ogni persona».

Dalla sua esperienza di direzione spirituale dei giovani seminaristi come vede mutata la sensibilità giovanile riguardo la possibile chiamata di Dio.
«Ripensando  ai ragazzi e giovani che ho incontrato in questi trentasei anni sicuramente si possono cogliere punti di continuità e aspetti di diversità.  Sarebbe difficile esplicitare in poche righe le  caratteristiche delle varie età e dello sviluppo negli anni  che abbiamo trascorso.  Tuttavia in breve penso di poter dire che il salto più grande è avvenuto con l’arrivo  di quella che è stata definita l’era digitale e delle nuove tecnologie di comunicazione.  Esse sono certamente una formidabile opportunità, ma costituiscono anche un grande problema per i loro risvolti sulla formazione della personalità,  sulla maturazione di relazioni autentiche, sulla formazione e la custodia della propria  interiorità, sulla percezione della realtà di sé e del mondo circostante. In questo contesto generale nel quale di fatto stiamo navigando a vista, comprendiamo quanto diventi difficile e lento il comprendere e soprattutto accogliere la vocazione sacerdotale.   Lo si nota soprattutto nella esperienza della preghiera, nella vita di comunità, nel dare un ordine al proprio mondo interiore, nell’arrivare a scelte definitive e stabili, nel reggere il duro confronto con il mondo  che da una parte seduce e dall’altra emargina il cristiano e tanto più un giovane che si sente chiamato  al sacerdozio. A questo punto  appare sempre più chiaro che la vocazione è davvero una grazia  e che il Signore sa trovare le vie anche più impensabili per arrivare al cuore. A  noi spetta semplicemente di promuovere con coraggio  ed insieme accompagnare con saggezza e  vivo stupore questa sua azione».

Quali consigli si sente di dare ai sacerdoti impegnati in pastorale  riguardo all’accompagnamento personale dei fedeli nelle parrocchie?
«A dire la verità dopo tutti questi anni non mi sento di dare tanti consigli ai miei confratelli per quanto riguarda l’accompagnamento spirituale dei fedeli  nel loro cammino di vita cristiana. Dico così perché ognuno deve farsi la sua esperienza  sul campo  e perché ho capito la complessità e la delicatezza di questo servizio che mi spinge a farmi pensieroso  più che a parlare. Comunque mi sentirei di affermare che non solo è bello per un prete essere “padre spirituale”,  ma che diventa sempre più necessario per  la situazione in cui ci troviamo oggi accompagnare personalmente, per quanto possibile, la crescita  nella fede dei giovani e anche dei non più giovani.  Lo constatiamo  nei cammini di iniziazione cristiana, nella preparazione al matrimonio, nella formazione dei giovani, soprattutto nella confessione».

L’itinerario educativo del Seminario le sembra ancora adeguato per la formazione dei futuri sacerdoti? Cosa aggiungerebbe e cosa le sembra utile abbandonare?
«La mia permanenza prolungata nella comunità del seminario mi ha reso testimone di un cambiamento continuo. Ho iniziato il mio servizio quando i seminaristi erano ancora più di cento e l’ho concluso con un gruppo di 13. I vari educatori, sotto la guida dei vescovi e degli orientamenti della Chiesa Italiana riguardo alla formazione dei futuri sacerdoti,  hanno cercato di adeguare la struttura educativa del seminario alla situazione così mutevole. Sono cambiati il numero dei seminaristi  la loro età media, la loro provenienza  e la loro condizione di partenza. E’ cambiato il mondo e la vita nelle nostre parrocchie e in tante famiglie.  Potrebbe non apparire, ma in realtà il seminario è stato e continua ad essere un vero cantiere aperto.  Senza entrare nei particolari,  si è cercato di custodire da una parte la nostra tradizione diocesana e, dall’altra parte, di procedere gradualmente ai rinnovamenti richiesti dalla Chiesa e dalla situazione sociale attuale.  Anche l’arrivo del nostro vescovo Antonio ha portato un vento nuovo, nuovi educatori, nuove aperture  e nuove collaborazioni nella formazione dei giovani seminaristi.  La rapidità e l’intensità dei mutamenti culturali nei quali ci troviamo a vivere impone una intelligenza educativa straordinaria e  ci fa sentire sempre in ritardo. Tutti sanno dire di quali preti ha bisogno la chiesa oggi, ma chi è in grado di formarli  nel breve tragitto degli anni di seminario? La verità è che si tenta con umiltà e tanta passione di fare il meglio che si può, come ogni padre e ogni madre che hanno a cuore la vita dei propri figli».

Il ricordo più bello di questi anni di servizio alla Chiesa diocesana?
«Porto dentro di me tantissimi ricordi proprio belli. Penso al fiorire della vita spirituale in tanti cuori giovani, penso alla meravigliosa esperienza di fraternità con i vari sacerdoti che si sono susseguiti negli anni come educatori. Penso all’affetto e alle premure di cui sono stato circondato da parte dei seminaristi e dei confratelli. Penso in particolare a quei momenti di difficoltà che al momento mi hanno fatto un po’ soffrire, ma che adesso riscopro come provvidenziali e veri snodi preziosissimi della mia personale storia di uomo e di prete.  Devo ringraziare davvero tutti e in definitiva il Signore perché mi sento di essere stato portato in palma di mano».




L’incontro del vescovo Antonio con la nuova Curia

“Le strutture diocesane debbono essere sempre al servizio del bene delle anime e le esigenze organizzative non debbono anteporsi alla cura delle persone. Occorre, perciò, fare in modo che l’organizzazione sia agile ed efficiente, estranea ad ogni inutile complessità e burocratismo, con l’attenzione sempre rivolta al fine soprannaturale del lavoro”. Mons. Napolioni, nella prima riunione plenaria della nuova Curia avvenuta nel primo pomeriggio di mercoledì 28 settembre, ha preso a prestito il direttorio sul ministero pastorale dei vescovi per delineare il volto degli uffici e delle strutture che lo coadiuveranno nel governo della diocesi nei prossimi anni. Nei suoi sogni la Curia deve esprimere anzitutto la carità pastorale del Vescovo nei suoi vari aspetti, lungi dall’essere un organismo burocratico, essa deve facilitare e non complicare la vita delle comunità parrocchiali.

La riunione si è aperta con una breve meditazione del presule a partire dal Vangelo del giorno dove si parlava di una sequela radicale a Cristo. Tale discepolato si esercita tra gli addetti di Curia anzitutto facendo maturare una condivisione nella progettazione e attuazione delle attività, in una piena corresponsabilità, in una comunione piena che libera da ogni tentazione di possesso e di lavoro individualistico. Fraternità, snellezza, dialogo sono state le parole più utilizzate in questo incontro che ha visto presenti quasi tutti gli incaricati degli uffici diocesani.

E’ seguita la professione di fede e il giuramento del vicario generale don Massimo Calvi, del vicario episcopale per la pastorale e il clero don Giampaolo Maccagni,  del vicario giudiziale don Mario Marchesi, del vicario giudiziale aggiunto don Paolo Carraro e dell’economo diocesano don Giambattista Piacentini.

Mons. Napolioni ha quindi ripreso la parola per ribadire in maniera più organica e preciso quanto esposto precedentemente. Riferendosi al codice di diritto canonico e al direttore pontificio “Apostolorum successores” ha rimarcato identità e compiti della Curia che deve sempre agire per il bene delle persone e a servizio della pastorale.

Ha quindi preso la parola il vicario generale don Massimo Calvi che ha ricordato la novità delle quattro aree di lavoro nelle quali sono stati divisi i diversi uffici: comunità educante e famiglia di famiglie (che raccoglie la pastorale familiare, la pastorale catechistica, la pastorale liturgica e il catecumenato degli adulti), in ascolto dei giovani (che coordina la pastorale giovanile, quella catechistica, quella scolastica, quella universitaria e quella vocazionale), nel mondo con lo stile del servizio (che raccoglie la pastorale caritativa, quella sociale, quella missionaria, quella delle migrazioni e quella della salute) e infine capaci di comunicazione e cultura (che coordina la pastorale delle comunicazioni sociali, quella dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso, dei beni e attività culturali, del turismo e del tempo libero).

Si tratta di una nuova struttura che nell’intento del Vescovo deve creare nuove relazioni e collaborazioni. Don Calvi ha spiegato che trattandosi di una nuova modalità di lavoro che chiede la disponibilità, l’agilità e la pazienza di tutti:  ogni singolo ufficio cioè non potrà più pensare autonomamente al proprio settore ma dovrà condividere obiettivi e scelte e programmare insieme iniziative e proposte.

Quindi è seguito un confronto schietto e serrato nel quale alcuni incaricati di ufficio hanno apportato il proprio contributo per il lavoro futuro.

Alle 17 è seguito un breve momento di festa con quanti quest’anno hanno lasciato il proprio incarico in Curia.

Photogallery

 




Domenica a Villa Pasquali l’inaugurazione dopo i restauri della chiesa del Bibiena

Sarà il vescovo Antonio Napolioni a inaugurare domenica 2 ottobre a Villa Pasquali, frazione di Sabbioneta (Mn), la prestigiosa chiesa di S. Antonio abate dopo l’imponente intervento di restauro che ha riguardato la parte absidale. Dopo la celebrazione eucaristica, in programma la presentazione dei lavori effettuati e un concerto de “La Camerata di Cremona”.

 

Il programma dell’inaugurazione

L’appuntamento, nella chiesa gioiello artistico opera di Antonio Galli Bibiena, è per le 16 con la Messa presieduta dal vescovo Napolioni. Concelebrerà il parroco don Samuele Riva e alcuni altri sacerdoti, della parrocchie e non solo.

Al termine, intorno alle 17, sarà illustrato il restauro effettuato.

Verso le 17.30 l’inaugurazione dell’intervento di restauro della chiesa di S. Antonio Abate sarà quindi suggellata dal concerto dell’orchestra e coro “La Camerata di Cremona” diretta dal maestro Marco Fracassi, concertista di fama internazionale. In programma alcune musiche di Mozart: scelta non casuale per questa chiesa del Settecento dal tono così gioioso. Nello specifico si tratta della “Missa brevis” K 220 (Spatzenmesse) e dei “Vesperae Sollemnes de Confessore” K 339 per soli coro e orchestra.

 

L’intervento di restauro

Dopo una prima tranche di lavori, con il restauro della navata e di una cospicua porzione di tetto, l’attenzione è andata alla parte più impegnativa, per la complessità della struttura architettonica: il restauro globale di tutto il catino absidale, della zona absidale e dell’area presbiterale.

Per la prestigiosa chiesa del Bibiena che, dopo il terremoto del 2012, è rimasta chiusa per un anno un’altra brutta sorpresa: una volta montato l’imponente ponteggio è emersa la grave situazione della struttura, determinata da cedimenti strutturali antichi, che hanno prodotto un quadro fessurativo preoccupante. Immediatamente è stata effettuata una lettura di tutto l’edificio con un apparecchio sofisticato: il laser scanner, che ha consentito di avere l’esatta consapevolezza dello stato di degrado, che avrebbe potuto portare, nel giro di non molti anni, a un collasso strutturale irreversibile.

I lavori di restauro, sotto la supervisione del responsabile diocesano dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici mons. Achille Bonazzi, sotto stati effettuati dalle restauratrici Fiorenza Ferrari e Daniel Simon. Mentre i lavori di consolidamento sono stati garantiti dalla ditta Favagrossa Angelo, sotto la direzione dell’architetto Guido Boroni Grazioli.

Il costo è stato ingente, ma la Parrocchia ha potuto contare su un contributo di 50mila euro (con vincolo di spenderne il doppio) dalla Provincia di Mantova e della Fondazione Cariplo attraverso i fondi post-terremoto. Altri 125mila euro (sempre con vincolo di spenderne il doppio) è arrivato invece dalle Conferenza episcopale italiana attraverso lo stanziamento dell’8xMille.

Cifre davvero importanti per la piccola comunità di Villa Pasquali, che aveva aperto una versa e propria raccolta fondi con un accorato appello alla generosità rivolto a tutti gli amanti della bellezza. Un appello che non viene mene neppure a lavori ultimati.

Intanto, già da un anno, la chiesa di Villa Pasquali ogni domenica apre le proprie porte, grazie a un gruppo di volontari della parrocchia, ai turisti.

Il progetto della chiesa di Villa Pasquali è firmato da Antonio Galli Bibiena, membro di una famiglia di architetti e scenografi che hanno lavorato soprattutto per la Corte Imperiale di Vienna, lasciando testimonianze architettoniche stupefacenti. Esistono solo due chiese al mondo interamente progettate e realizzate dai Bibiena: una si trova in Germania, a Mannheim, nell’attuale Baden-Württemberg, ed è la Jesuitenkirche St. Ignatius und Franz Xaver, un tempo cappella palatina del Principe Elettore del Palatinato, splendente di ori e di colori, sempre fresca di restauri, ma priva della caratteristica della seconda, cioè S. Antonio Abate di Villa Pasquali, veramente unica al mondo per le sue volte traforate, che appaiono di pizzo, anche se in realtà sono di robusta muratura.

Photogallery della chiesa




Messa del Vescovo per la Polizia di Stato nella festa del patrono san Michele

Trasformare il male in bene è possibile ma, per ottenere risultati – come nel campo di grano ricco di zizzania – è necessario operare con pazienza e tempestività. Saper aspettare, a volte, è indispensabile per agire nel modo migliore in difesa del vero bene comune e della migliore giustizia possibile.

Questo, in estrema sintesi, il messaggio che il vescovo Antonio Napolioni ha rilanciato in occasione della festa della Polizia di Stato nel giorno del patrono, l’arcangelo san Michele.

L’occasione è stata la Messa celebrata dal Vescovo la mattinata di giovedì 29 settembre nella chiesa di S. Girolamo, a pochi passi dalla Cattedrale.

Presenti tutte le autorità del territorio: acccanto al prefetto Paola Picciafuochi, il questore Gaetano Bonaccorso e i comandanti provinciali Cesare Lenti (Carabinieri), Antonio Costa (Guardia di Finanza) e Filippo Fiorello (Vigili del fuoco), oltre al comandante della Polstrada Federica Deledda. Presente anche il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, l’assessore provinciale Davide Viola e i comandanti della Polizia locale del Comune e della Provincia, Pier Luigi Sforza e Mauro Barborini, e i rappresentanti di Forestale, Esercito e Penitenziaria con il comandante Maria Teresa Filippone e la direttrice del Carcere Maria Gabriella Lusi.

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Nell’omelia il Vescovo ha fatto riferimento alla liturgia del giorno dei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele: “Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo”. La giustizia, dunque, ha trionfato. Ma, facendo riferimento alla parabola della zizzania, mons. Napolioni ha sottolineato come intervenire, anche in un semplice campo di grano, sia sempre un compito assai delicato: proprio come quello degli operatori di polizia, chiamati a separare, al momento opportuno, il bene dal male.

«Io ringrazio Dio ogni volta che passo di fronte ad una struttura di detenzione – ha detto il Vescovo -: lo ringrazio perché mi ha dato genitori che mi hanno educato alla legalità, al bene. Non tutti hanno questo privilegio». E ha proseguito: «Il compito delle forze dell’ordine è intervenire con attenzione, senza buonismo, ma anche senza cadere nella provocazione».

«Anche fra di voi – ha ripreso mons. Napolioni – ci sono uomini più portati all’azione, alla tempestività, altri più alla pazienza. Il risultato di questo insieme di atteggiamenti è una giusta via di mezzo».

Mons. Napolioni ha quindi sottolineato come fare giustizia, combattere il male con il bene, non significhi far piazza pulita di tutto, ma agire nel mondo – con tutte le sue contraddizioni e provocazioni – reagendo con la massima lucidità, contando fino a dieci se necessario, per poi trovare le parole giuste, l’azione più corretta, quella illuminata. «Questo – ha sintetizzato il Vescovo – è il compito della polizia e di tutti gli educatori che riescono a fornire un servizio alla società, se agiscono illuminati ogni giorno dalla luce del Signore».

Dopo la recita della preghiera della Polizia di Stato è intervenuto il Questore: «Il nostro non è un lavoro, è un servizio che svolgiamo in favore della società – ha ribadito -. Non mi stanco di ripetere ai ragazzi che, quando si entra nel Corpo della Polizia si fa il giuramento di fedeltà, che non è un semplice rito: è un vincolo di sangue, significa entrare in una grande famiglia. L’importante è riuscire sempre, da parte nostra, a riconoscere negli occhi dell’anziana truffata o in quelli del ragazzo che ha subito violenza gli occhi di nostra madre, di nostro figlio. Così potremo continuare a lottare per la forza della legge e non per la legge della forza».

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Alle 17 i festeggiamenti proseguiranno alla caserma Marconi della polizia stradale di Cremona, dove si svolgerà l’iniziativa del Family Day: un momento di incontro dei membri della polizia con le proprie famiglie. In concomitanza sarà anche inaugurato l’asilo nido che servirà il corpo di polizia.

Da segnalare anche la presenza in città della pattuglia a cavallo, che per l’intera settimana svolgerà un servizio di controllo del territorio.




Strade di futuro: concluso il Consiglio Episcopale Permanente

 

La via della progettualità con cui accostare il mondo del lavoro. La via del rinnovamento per avviare processi di formazione del clero a partire da alcune proposte qualificate. La via della collaborazione, passo concreto per accostare il tema del riordino delle diocesi. La via della riforma per attuare la volontà del Santo Padre nei Tribunali ecclesiastici italiani in materia matrimoniale. Lungo queste “strade” si è snodata la sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente, riunito a Roma da lunedì 26 a mercoledì 28 settembre, sotto la guida del card. Angelo Bagnasco.

Nel rinnovare sentimenti di fraterna solidarietà ai Pastori e alle popolazioni colpite dal terremoto, la prolusione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana ha evidenziato l’importanza di porre attenzione e cura ai piccoli centri: sono luoghi di fede e di umanità, espressione di una precisa visione della vita e di una cultura impregnata di umanesimo cristiano, la stessa che è a fondamento della Casa europea.

Riprendendo l’analisi del Card. Bagnasco sulla situazione del Paese, i Vescovi si sono confrontati, innanzitutto, sulle dinamiche che interessano il mondo del lavoro, dando voce alle tante persone che faticano a causa della mancanza di un’occupazione o della sua precarietà. Con sguardo ad un tempo preoccupato e propositivo hanno, quindi, messo a fuoco il tema della prossima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Cagliari, 26/29 ottobre 2017), la metodologia e la finalità che devono animarla, nonché l’itinerario di preparazione a tale appuntamento.

Nell’affrontare il tema del rinnovamento del clero, il Consiglio Permanente ha condiviso la proposta di un Sussidio, che disegni i diversi tasselli della formazione permanente a partire dalla valorizzazione delle indicazioni, iniziative e buone prassi emerse nel corso del lavoro degli ultimi due anni.

Per attuare la riforma del processo matrimoniale introdotta da Papa Francesco, i Vescovi hanno discusso e integrato una prima proposta di aggiornamento delle Norme circa il regime amministrativo e le questioni economiche dei tribunali ecclesiastici in Italia.

I Vescovi hanno accolto la richiesta di unificazione dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e del Servizio Nazionale per l’edilizia di culto e dei rispettivi Comitati. Hanno, inoltre, preso in esame gli Statuti di alcune Associazioni e Movimenti.

Distinte comunicazioni hanno riguardato le risposte delle Conferenze Episcopali Regionali in merito al progetto di riordino delle diocesi; i primi riscontri – sempre dalle Conferenze Regionali – circa la proposta di accorpamento degli Istituti diocesani per il sostentamento del clero; una proposta di revisione delle voci dei rendiconti diocesani; alcuni aggiornamenti giuridici e legislativi su temi sociali ed etici.

Il Consiglio Permanente ha approvato il Messaggio per la Giornata nazionale per la Vita e ha provveduto ad alcune nomine.

 

1. Lavoro, la via della progettualità

La scelta del tema della 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Cagliari, 26 – 29 ottobre 2017) si è rivelata per i membri del Consiglio Permanente l’occasione per un partecipato confronto in merito alla situazione del Paese. Già la prolusione del Card. Bagnasco, nel “dare voce a chi non ha voce o ne ha troppo poca”, ne aveva tratteggiato il volto: la fatica di tanti a mantenere la propria famiglia, l’aumento della distanza fra ricchi e poveri, l’impoverimento del ceto medio, il disagio – se non la disperazione – legato alla disoccupazione e, più in generale, all’incertezza, la sfiducia e la rassegnazione di molti giovani rispetto a un futuro dal quale si sentono esclusi, mentre per vivere sono costretti a rimanere aggrappati a genitori e nonni.

Su questo sfondo, i Vescovi hanno sottolineato l’importanza di maturare una piena consapevolezza dei cambiamenti radicali che attraversano il mondo del lavoro: conoscerne le dinamiche appare decisivo per evitare il rischio di fermarsi ad analisi datate o, al più, alla drammatica realtà di quanti ne pagano le conseguenze. Nell’esperienza dei Pastori, la Chiesa – impegnata a ridurre una certa lontananza dal mondo del lavoro – sul territorio rimane un interlocutore credibile nella sua capacità di attivare una rete solidale tra i diversi soggetti. Anche nelle realtà più piccole, infatti, essa costituisce un riferimento a tutela e promozione di tutti.

Carichi di tale responsabilità, i membri del Consiglio Permanente hanno rimarcato come la prossima Settimana Sociale non possa né pensarsi né rivolversi secondo le logiche della convegnistica, ma debba puntare ad essere un’esperienza ecclesiale che apre alla progettualità: dalla denuncia di ciò che non va nel mercato della domanda e dell’offerta – e che dice la necessità di un’etica dell’impresa – al racconto dell’esperienza e del senso del lavoro; dal rilancio di pratiche rivelatesi feconde all’individuazione di proposte per la creazione di lavoro nel Paese.

In questa luce si colgono anche le ragioni che hanno portato a individuare il tema di fondo dell’appuntamento di Cagliari: “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”. Il cammino di preparazione – curato dal Comitato Organizzatore – vede, in particolare, la partecipazione al Festival della Dottrina Sociale a Verona (24-27 novembre 2016) e al Convegno promosso dai Presidenti delle cinque Regioni ecclesiastiche del Sud a Napoli (gennaio/febbraio 2017); un Seminario nazionale della Pastorale Sociale del Lavoro a Firenze (23 – 25 febbraio 2017) e alcune iniziative messe in campo da Retinopera a Roma (aprile – maggio 2017).

 

2. Clero, la via del rinnovamento

Un Sussidio che consegni a Diocesi e Conferenze Episcopali Regionali alcune proposte qualificate e lasci intravedere i percorsi di comunione necessari a realizzarle; un testo che suggerisca piste per il confronto e l’avvio di processi concreti di rinnovamento del clero.

Sulla base del mandato dell’Assemblea Generale dello scorso maggio – che ha affidato al Consiglio Permanente il compito di valorizzare il lavoro svolto a più livelli negli ultimi due anni – i Vescovi hanno condiviso la proposta di realizzare entro la primavera un testo che affronti i diversi tasselli del mosaico della formazione permanente.

Al riguardo, ecco le dimensioni maggiormente evidenziate: il percorso assicurato dal Seminario, i criteri di ammissione e di valutazione, l’investimento nella qualità degli educatori; le modalità di esercizio da parte dei Vescovi della paternità nei confronti dei presbiteri, l’impegno a favorirne il senso di appartenenza al presbiterio e la cura per la vita fraterna; la vita interiore, questione essenziale, che precede e sostanzia il servizio ministeriale, che vive all’insegna della piena disponibilità al popolo di Dio; una più convinta promozione degli organismi di partecipazione, che – oltre a favorire una più piena esperienza ecclesiale – partecipi più efficacemente alla responsabilità amministrativa del sacerdote.

Il filo conduttore del Sussidio è individuato nel discorso con cui il Santo Padre ha aperto l’Assemblea Generale della CEI lo scorso maggio. Sulla base di tale testo verranno ripresi e rilanciati suggerimenti, iniziative, proposte e buone prassi emerse nel lavoro che negli ultimi due anni ha coinvolto Conferenze Episcopali Regionali, Consiglio Permanente e Assemblea Generale.
Il desiderio dei Vescovi – è stato evidenziato – è quello di assumere con sacerdoti e diaconi percorsi che favoriscano la comunione e la ministerialità, il cammino spirituale e il rinvigorimento dell’attività missionaria, insieme a una migliore e più snella gestione delle questioni economiche e amministrative. Tutto questo nel quadro di un’etica dei rapporti infra-ecclesiali, che aiuti il sacerdote a interpretarsi nell’appartenenza al presbiterio e alla comunità cristiana.

 

3. Tribunali, la via della riforma

L’attuazione della riforma del processo matrimoniale, introdotta dal Motu Proprio di Papa Francesco, comporta una revisione delle Norme circa il regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici italiani. Al riguardo, la scorsa Assemblea Generale aveva messo a fuoco alcune scelte determinanti, sulla base delle quali ha affidato al Consiglio Permanente il compito di predisporre una proposta di aggiornamento: condivisa dai Vescovi nel corso dei lavori di questa sessione, a giorni sarà inviata alla consultazione delle Conferenze Episcopali Regionali, per ritornare quindi a gennaio in Consiglio Permanente ed essere infine sottoposta ad approvazione nel corso della successiva Assemblea Generale.

Tra le questioni affrontate, i soggetti di imputazione dei rapporti giuridici; la definizione dell’entità del contributo della CEI per l’attività dei Tribunali e i criteri di ripartizione; l’attenzione dei Vescovi ad evitare che i fedeli siano distolti dall’accedere ai Tribunali della Chiesa a causa delle spese.

Su queste linee e con l’attenzione a favorire l’omogeneità delle procedure, il Consiglio Permanente predisporrà anche un Regolamento per l’organizzazione amministrativa.

 

4. Diocesi, la via della collaborazione

Ai Vescovi è stato presentato il quadro – ancora parziale – delle risposte fornite dalle Conferenze Episcopali Regionali in merito al progetto di riordino delle Diocesi. Tra i criteri di valutazione viene evidenziata l’importanza della prossimità del Vescovo al clero e alla popolazione, nonché la custodia del patrimonio e della storia di fede. Diffusa è la disponibilità a continuare a rafforzare forme di collaborazione tra Diocesi vicine o in ambito regionale, nell’ottica di una condivisione che qualifichi servizi e strutture. In alcuni casi si considera utile una revisione e razionalizzazione dei confini delle Diocesi esistenti, al fine di assicurare un migliore servizio pastorale.  Una volta complete, le risposte delle Conferenze Regionali saranno inoltrate per competenza alla Congregazione per i Vescovi.

 

5. Varie

Un campo nel quale il Consiglio Permanente ha avvertito l’opportunità di sviluppare una maggiore collaborazione tra le Diocesi concerne la valorizzazione del patrimonio. Nel merito i Vescovi – oltre a rilanciare la via delle offerte liberali per il sostentamento dei sacerdoti – si sono confrontati sulla proposta di accorpamento degli Istituti Diocesani Sostentamento Clero, a partire dai primi riscontri giunti dalle Conferenze Episcopali Regionali. Il tema troverà approfondimento nella prossima Assemblea Generale, ma fin d’ora è stata rilevata la disponibilità al ripensamento della distribuzione degli Istituti sul territorio nazionale. Muove in tale direzione la volontà di favorire una gestione più virtuosa e razionale, che in un’economia di scala consenta un significativo abbattimento dei costi di gestione.

Tra le altre questioni poste all’ordine del giorno, il Consiglio Permanente ha costituito l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, accogliendo la proposta di unificazione dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici con il Servizio Nazionale per l’edilizia di culto. Di conseguenza, ha pure riunito i rispettivi Comitati in uno solo, articolandolo in due sezioni in base alle competenze. In tal modo, il nuovo Ufficio può svolgere il suo servizio in modo integrato, attraverso modalità univoche, offrendo alle Diocesi la capacità di ‘vedere insieme’ l’intero patrimonio e di considerarlo secondo le finalità essenziali della missione della Chiesa.

Ai membri del Consiglio Permanente è stata presentata una proposta di revisione delle voci dei rendiconti diocesani; sono stati, inoltre, offerti alcuni aggiornamenti giuridici e legislativi su temi sociali ed etici, in merito ai quali verrà diffusa ai Vescovi una comunicazione periodica.

I Vescovi hanno approvato il Messaggio per la 39ª Giornata nazionale per la Vita (12 febbraio 2017), dal titolo: “Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta”.
Infine, il Consiglio Permanente ha esaminato e approvato le richieste di modifica di Statuto dell’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI), dell’Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari (ARIS), del Movimento Apostolici Ciechi (MAC), del Movimento ecclesiale di impegno culturale (MEIC), della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI) e dell’Associazione nazionale Familiari del Clero.

 

6. Nomine

Nel corso dei lavori, il Consiglio Episcopale Permanente ha provveduto alle seguenti nomine:

  • Membro della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi: S.E. Mons. Alceste CATELLA, Vescovo di Casale Monferrato.
  • Membro della Commissione Episcopale per il laicato: S.E. Mons. Francesco MANENTI, Vescovo di Senigallia.
  • Membro della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo: S.E. Mons. Orazio SORICELLI, Arcivescovo di Amalfi – Cava de’ Tirreni.
  • Membro della Commissione Episcopale per le migrazioni: S.E. Mons. Domenico CORNACCHIA, Vescovo di Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi.
  • Direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto: Don Valerio PENNASSO (Alba).
  • Presidente del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto: S.E. Mons. Michele CASTORO, Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo.
  • Assistente ecclesiastico nazionale dell’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI): S.E. Mons. Luigi BRESSAN, Arcivescovo emerito di Trento.
  • Rappresentante della CEI presso la Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato (FOCSIV): S.E. Mons. Luigi BRESSAN, Arcivescovo emerito di Trento.
  • Assistenti nazionali dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici (AIGSEC):
    * per la Branca Lupetti: Don Angelo BALCON (Belluno – Feltre);
    * per la Branca Esploratori: Don Marco DECESARIS (Terni – Narni – Amelia);
    * per la Branca Rover: Don Nicola Felice ABBATTISTA (Molfetta – Ruvo – Giovinazzo – Terlizzi);
    * per la Branca Coccinelle: Padre Peter DUBOVSKY, SJ;
    * per la Branca Guide: Don Giovanni FACCHETTI (Bolzano – Bressanone);
    * per la Branca Scolte: Padre Andrea COVA, OFM CAP.
  • Consulente ecclesiastico nazionale della Federazione Italiana Scuole Materne (FISM): Don Gesualdo PURZIANI, (Senigallia).
  • Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici cinesi in Italia: Don Paolo Kong XIANMIMG (Napoli).
  • Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici filippini in Italia: Padre Paulino BUMANGLAG, SVD (Balanga – Filippine).

Nel corso dei lavori, inoltre, il Presidente ha dato comunicazione della nomina in data 22 luglio 2016 del Vice Assistente Generale dell’Azione Cattolica Italiana: Don Antonio MASTANTUONO (Termoli – Larino) e delle seguenti nomine della Presidenza del 15 giugno 2016:

  • Presidente Nazionale Maschile della Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI): Gianmarco MANCINI.
  • Presidente dell’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI): Dott. Antonio DIELLA.

Nella riunione del 26 settembre 2016, la Presidenza ha proceduto alle seguenti nomine:

  • Membri del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto:
    – Don Valerio PENNASSO (Alba).
    – SEZIONE BENI CULTURALI: Mons. Federico PELLEGRINI (Brescia), Don Luca FRANCESCHINI (Massa Carrara – Pontremoli), Don Nunzio FALCICCHIO (Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti), Don Roberto GUTTORIELLO (Sessa Aurunca), Don Fabio RAIMONDI (Caltagirone).
    – SEZIONE EDILIZIA DI CULTO: Don Stefano ZANELLA (Ferrara – Comacchio), Massimiliano BERNARDINI, Ing. Giorgio Rocco DE MARINIS, Don Franco MAGNANI (Direttore Ufficio Liturgico Nazionale), Mons. Liborio PALMERI (Trapani).
  • Assistenti Pastorali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore :
    – sede di Milano: Don Fabrizio INFUSINO (Locri – Gerace);
    – sede di Roma: Don Francesco DELL’ORCO (Trani – Barletta – Bisceglie).



Sopralluogo nei luoghi terremotati dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche in vista di progetti di aiuto

Guarda all’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, ferita dal sisma di fine agosto, l’attenzione e la solidarietà della Chiesa cremonese. A poco più di un mese dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, nella giornata di lunedì 26 settembre, una delegazione delle Diocesi di Cremona e Crema, insieme al vescovo Antonio Napolioni, si è recata in territorio marchigiano per constatare la situazione dei terremotati in vista di progetti di aiuto e vicinanza coordinati dalle Caritas diocesane.

Il sopralluogo ha riguardato in particolare alcune località situate nella zona del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, nel territorio dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche, a una decina di chilometri dall’epicentro del terremoto.

Si tratta di centri dove, fortunatamente, non si sono registrate vittime. Questo perché, dopo il sisma del 1997, l’intero territorio era stato interessato da notevoli lavori di ristrutturazione con criteri antisismici. Per questo non vi sono stati crolli, anche se la forza del terremoto ha lasciato comunque la propria impronta negli edifici con lesioni, a volte anche poco visibili, ma che hanno comunque causato l’inagibilità di molte strutture.

A fornire in modo evidente il quadro della situazione è il bollettino degli edifici di culto chiusi per motivi di sicurezza: delle 474 chiese dell’arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche ben il trenta per cento è inagibile.

Prima tappa del sopralluogo a Visso, comune della provincia di Macerata di circa un migliaio di abitanti, dove la delegazione cremonese, con il vicedirettore di Caritas Cremonese Cristiano Beltrami, ha visitato la Collegiata di S. Maria incontrando il parroco, don Gilberto Spurio. Presente anche l’arcivescovo del luogo, mons. Francesco Giovanni Brugnaro, con mons. Luigi Verolini, vicario per la Pastorale e direttore della Caritas diocesana.

Successive tappe sono state Ussita e Castelsantangelo sul Nera, dove il gruppo cremonese ha incontrato il sindaco Mauro Falcucci, in carica dal 2014. Delle 170 famiglie che qui abitano, ben 80 persone hanno dovuto lasciare la propria casa. Dopo un primo tempo nella tendopoli (in fase di smontaggio proprio in questi giorni), per loro è stato necessario ii trasferimento in hotel o in seconde case dichiarate agibili.

I residenti in questo piccolo centro sono 277, ma nel periodo estivo il numero degli abitanti sale a oltre 2 migliaia. Per questo la notizia che il sostegno alla ricostruzione non riguarderà solo le prime case, ma gli interi nuclei abitatiti, è stata accolta con particolare sollievo.

Tra le maggiori preoccupazioni, insieme a quella della scuola, anche quella riguardo al futuro della casa di riposo, dove la notte del terremoto erano ricoverati 23 anziani (dei quali 10 non autosufficienti). Proprio il ripristino della struttura è una delle priorità: non solo per garantire nuovamente un servizio essenziale per la popolazione, ma anche per salvaguardare i posti di lavoro offerti dalla struttura.

Unanime la richiesta di una ricostruzione che avvenga sugli stessi territori, così ricchi di cultura e storia. Un cantiere che sarà occasione per un nuovo adeguamento antisismico, garantendo così di continuare a vivere la montagna.

Prima di rimettersi in viaggio alla volta di Cremona non è mancata neppure una sosta al monastero di clausura delle Clarisse, a Camerino, con la bella chiesa appena restaurata di nuovo inagibile.

La visita nella Marche, di carattere esplorativo, è stata dunque l’occasione per visitare alcune strutture civili e religiose del territorio in modo da comprendere le reali necessità delle popolazioni e stringere contatti con i referenti delle Caritas locali. Il punto di partenza necessario alla predisposizione di progetti di solidarietà concreta, segno di attenzione e vicinanza tra Chiese sorelle che hanno suggellato nel vescovo Napolioni un particolare legame.

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Un migliaio di cremonesi pellegrini a Caravaggio

A pochi giorni dall’inizio ufficiale dell’anno pastorale – sancito dall’affollata convocazione in Cattedrale del 19 settembre – la Chiesa cremonese si è fatta pellegrina al Santuario di Caravaggio, per abbeverarsi a quella fonte di grazia che è la Vergine Maria e per chiedere di continuare ad avere sete di Dio e del Vangelo.

Domenica 25 settembre oltre mille fedeli provenienti da tutta la diocesi, comprese le 150 persone – tra malati, volontari e simpatizzanti dell’Unitalsi – sono giunti nel grande complesso mariano già nelle prime ore del pomeriggio. Massiccia anche la presenza della religiose, soprattutto le suore Adoratrici che nella vicina Rivolta d’Adda hanno la Casa madre.

Il pellegrinaggio, guidato dal vescovo Antonio insieme all’emerito Lafranconi, ha avuto inizio dinanzi al simulacro del’Apparizione alle 15.30 in punto. Qui è avvenuto il breve, ma intenso saluto alla Vergine Maria, venerata in questo ultimo scorcio di Giubileo come madre di misericordia. Le parole della Bolla Dives in misericordia di Papa Francesco hanno dato il tono alla preghiera: «Nessuno come Maria – scrive il Pontefice – ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne». L’antico canto del Salve Regina è quindi risuonato tra le volte della grande basilica stipita di fedeli. E dopo la lettura del Vangelo della visitazione l’unione corale “Don Domenico Vecchi” diretta da Giovanni Merisio e accompagnata all’organo da Roberto Grazioli ha intonato un’altra antifona mariana tanto cari ai cristiani di ogni tempo: il Magnificat.

Photogallery della preghiera mariana in basilica

 

Alle 16 è quindi partita la processione dei ministri verso l’altare del Crocifisso, nel cortile che guarda la facciata principale della basilica. Dopo i seminaristi e i diaconi che hanno servito la solenne Eucaristia, procedevano una settantina di sacerdoti, quindi il vescovo Antonio con mons. Lafranconi, il vicario generale don Massimo Calvi e il delegato per il clero e la pastorale don Giampaolo Maccagni.

All’inizio della celebrazione, al posto dell’atto penitenziale, mons. Napolioni ha benedetto l’acqua e asperso l’assemblea così da ravvivare il gioioso ricordo e la grazia della prima Pasqua nel battesimo.

La bella e tiepida giornata che ha fatto da cornice al pellegrinaggio ha ispirato il Vescovo per l’incipit della sua riflessione: «Mi verrebbe quasi voglia di non fare l’omelia, ma di fare silenzio. In fondo questo è un luogo di silenzio, non quello obbligato, ma quello che nasce dal mistero, dalla contemplazione della bellezza: quando una cosa è troppo bella ti lascia a bocca aperta». E poi una domanda a bruciapelo: «La presenza di Maria nella storia dell’umanità e nell’oggi personale ed ecclesiale ci lascia a bocca aperta? O ci basta recitare qualche ave maria protestando poi se non ci arrivano le grazie?».

L’attenzione poi si è spostato sul Vangelo del giorno, una pagina «dura, chiara, che non ha bisogno di prediche quanto di essere preso sul serio, soprattuto oggi in un mondo ancora spaccato tra ricchi epuloni e poveri Lazzaro». Mons. Napolioni si è soffermato in modo particolare sulle parole di Abramo che spiega che per convertirsi è necessario anzitutto ascoltare la Parola di Dio: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi». Per il vescovo Antonio questo è un chiaro riferimento alla futura risurrezione di Cristo e così ha commentato: «Egli sapeva di morire e risuscitare, ma non per imporre la sua vittoria! Anche questo evento prodigioso è connotato dall’umiltà, dal nascondimento, dalla discrezione: esso chiede un atto di fede. In fondo non è bastato che sia risorto da morti per cambiare il mondo».

Lo stile dell’umiltà e della misericordia è ciò che accomuna Gesù a Maria. Nel Magnificat, in fondo, la Vergine anticipa il messaggio del Figlio: ella, nella casa di Elisabetta, sapeva già come sarebbe andata a finire la storia: «Ella sapeva – ha spiegato il vescovo – che Dio non sta dalla parte di chi si sazia solo di se stesso, del proprio io, dei propri successi, ma è amore misericordioso che ricolma il vuoto di chi si affida a lui». E paradossalmente ricolma per svuotare: «le nostre mani non sono fatte per stringere le cose che abbiamo, ma devono essere punti di incontro. Le mani dei credenti devono essere le mani di Gesù».

Guai a pensare che la risurrezione di Cristo sia stata vana: «Noi siamo qui per celebrare l’Eucaristia: questo è il modo che Gesù ha trovato per vivere in noi. Egli risorge in noi se però ci riconosciamo affamati non solo di cibo, ma anche di senso, di speranza, di amore. Oggi siamo qui come dei mendicanti: Gesù vieni in noi e parlaci!».

Infine l’invito a mostrare la novità dell’incarnazione di Gesù: «Che cosa è una diocesi, una parrocchia, una comunità religiosa o una famiglia credente se non il luogo in cui Dio prende carne e dove si tende secondo l’ammonimento di Paolo a Timoteo: “alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”?».

«Iniziamo questo nuovo anno pastorale uniti in questo gesto di fede – ha poi concluso il presule -. Uniti non per considerarci più potenti, ma più fiduciosi in un Dio che si prende cura di noi. Insieme possiamo testimoniarlo meglio e con più incisività a chi non lo conosce».

Particolarmente suggestivo il momento delle comunioni: mons. Napolioni si è avvicinato al settore Unitalsi dove spiccavano in prima fila i malati e le persone diversamente abili. A molti il presule ha amministrato l’Eucaristia in un clima di grande commozione.

La celebrazione si poi conclusa con la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria: ciascun pellegrino, infatti, ha potuto godere anche di questo dono di grazia. In questo ultimo scorcio di Giubileo.

Photogallery della Messa