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Metti una sera in oratorio a discutere di vocazione

Davvero incoraggiante, sotto il profilo sia qualitativo, sia quantitativo (più di cento ragazzi presenti) il bilancio del primo degli incontri vocazionali del Vescovo con i giovani nelle macrozone della diocesi, che si è svolto presso l’oratorio di Casalmaggiore venerdì 7 aprile.

La serata, iniziata con una cena a buffet presso il bar dell’oratorio, che ha dato modo ai presenti di scambiare quattro chiacchiere, è poi entrata nel vivo spostandosi nell’auditorium, dove, con l’ausilio di un contributo video dello scrittore Alessandro D’Avenia, il Vescovo Antonio ha trattato il tema della vocazione commentando il brano di Matteo della casa costruita sulla roccia (MT 7, 21-27).

I ragazzi, insieme ai loro sacerdoti, aiutati da alcuni suggerimenti per la riflessione, si sono poi suddivisi in gruppi, dove hanno discusso di come la vita può essere progettata basandola sulla roccia che è Cristo, cercando di venire a capo delle incertezze e della confusione che regnano sovrani nella nostra epoca.

Il Vescovo Antonio stesso, poi, innestandosi sui numerosi e profondi contributi riportati in assemblea dai giovani presenti, ha tirato le fila del discorso, non nascondendo la soddisfazione per la riuscita di un appuntamento che avrà un prosieguo a Cremona la sera di venerdì 21 aprile.

Particolare rilievo è stato dato anche all’esperienza del Sinodo Giovani e dell’esperienza estiva di Taizé (6-13 agosto), che coinvolgeranno i giovani dell’intera diocesi.

L’intera serata, organizzata dal Centro Diocesano Vocazioni diretto da don Davide Schiavon, è stata un forte segnale di speranza sulla sensibilità al tema della vocazione da parte di sacerdoti e giovani delle parrocchie.

Il prossimo appuntamento sarà a Cremona, presso la parrocchia della “Beata Vergine di Caravaggio”, la sera di venerdì 21 ottobre, per la città e le zone 7 e 8.

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Sabato l’ordinazione diaconale di don Nicola Premoli

Sabato 8 ottobre, alle 17, nella Cattedrale di Cremona, il vescovo Antonio Napolioni ordinerà diacono don Nicola Premoli, originario di Covo. Per il 40enne studente del Seminario di Cremona la consacrazione sarà l’ultima tappa in vista dell’ordinazione sacerdotale, che riceverà sabato 10 giugno 2017. Domenica 9 ottobre, nell’ambito della sagra di Covo, il novello diacono servirà all’altare nella sua parrocchia d’origine la solenne Messa (ore 10) che terminerà con la benedizione al paese con le reliquie di san Lazzaro. L’ordinazione diaconale di don Premoli sarà trasmessa in diretta streaming sul portale diocesano www.diocesidicremona.it e sulle frequenze di RCN-InBlu.

 

Biografia di don Premoli

Don Nicola Premoli, nato il 19 maggio 1976 a Romano di Lombardia, è originario della parrocchia Ss. Giacomo e Filippo apostolo di Covo (Bg). Dopo gli studi presso l’istituto tecnico commerciale “Rubini” di Romano di Lombardia ha lavorato per 14 anni alla Banca alla Popolare di Bergamo prima di decidere di entrare in Seminario, nel settembre 2010. In questi anni ha prestato servizio nelle parrocchie della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, a Casalbuttano e Soncino; inoltre ha collaborato con il Centro diocesano vocazioni e con la “Casa della Speranza” di Cremona. Svolgerà l’anno del diaconato nelle parrocchie di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Brazaniga e Azzanello, dove già aveva prestato servizio anche lo scorso anno.

 

Il rito di ordinazione

Il rito di ordinazione si svolgerà durante la Messa che il vescovo Antonio Napolioni presiederà nel pomeriggio di sabato 8 ottobre alle 17 in Cattedrale. La liturgia sarà concelebrata da diversi presbiteri diocesani. In particolare saranno presenti il vicario generale, i vicari e delegati episcopali, i canonici del Capitolo e il nuovo parroco di Covo, don Lorenzo Nespoli. A fianco del vescovo anche i nuovi superiori del Seminario: il rettore don Marco D’Agostino, il suo vice don Francesco Cortellini e il direttore spirituale don Maurizio Lucini.

Dopo la proclamazione del Vangelo inizierà la liturgia di ordinazione con la presentazione e l’elezione: l’ordinando, chiamato per nome, risponderà «Eccomi». Seguirà il dialogo tra il Vescovo e il rettore, sull’idoneità del candidato, che si concluderà con l’assenso del Presule all’ordinazione.

Dopo l’omelia don Premoli sarà interrogato circa gli impegni propri dell’ordine diaconale. Seguirà il canto delle litanie dei santi, l’imposizione delle mani da parte del Vescovo e la preghiera di ordinazione.

La liturgia proseguirà con i riti esplicativi: la vestizione dell’abito proprio (stola e dalmatica), la consegna del libro dei Vangeli e l’abbraccio di pace con il Vescovo e gli altri diaconi presenti.

La Messa continuerà con la professione di fede e la liturgia eucaristica.

I canti saranno proposti dal Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi, supportato dalle corali di Ghisalba e Urago, dirette da Paolo Premoli, cugino dell’ordinando.

Il servizio liturgico sarà assicurato dai seminaristi diocesani, compagni di studi di don Premoli, guidati dal cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

 

Il diaconato

Il diaconato è il primo grado del sacramento dell’Ordine ed è finalizzato all’aiuto e al servizio dei due gradi di partecipazione ministeriale al sacerdozio di Cristo: l’episcopato e il presbiterato. Dopo secoli di oblio il Concilio Vaticano II ha rivalutato l’importanza del ministero diaconale per la vita della Chiesa come ruolo specifico in sé medesimo, sicché accanto al diaconato transeunte (tappa obbligatoria per essere ordinati presbiteri) si è riscoperto il valore del diaconato permanente, che consacra il battezzato a vita nel ruolo di servizio ministeriale e può essere conferito anche a coloro che hanno già contratto matrimonio.

La Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, dedica alla figura del diacono il numero 29. A esso le mani vengono imposte «non per il sacerdozio, ma per il servizio» e tale servizio è esercitato nella liturgia, nella predicazione e nella carità, in comunione col Vescovo e con il suo presbiterio. «È ufficio del diacono, – recita il documento conciliare – secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura».




Domenica mattina a Torre l’ingresso di don Claudio Rossi

Sono due gli insediamenti dei nuovi parroci in programma nella giornata di domenica 9 ottobre. Il primo appuntamento in mattinata a Torre de’ Picenardi dove alle 10.30 il vescovo Antonio Napolioni presiederà la messa di ingresso di don Claudio Rossi, nuovo parroco di Torre de’ Picenardi, San Lorenzo de’ Picenardi, Pozzo Baronzio e Ca’ d’Andrea. Don Rossi sostituisce don Giampaolo Rossoni dopo il grave incidente automobilistico alla fine dell’aprile scorso.

 

Il programma dell’ingresso

La processione d’ingresso prenderà le mosse da Villa Sommi Picenardi, il suggestivo castello di Torre. Una volta giunta sul sagrato della parrocchiale intitolata al vescovo sant’Ambrogio, il sindaco Mario Bazzani porgerà al vescovo e al nuovo parroco il saluto da parte dell’Amministrazione comunale.

Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale don Claudio Rubagotti darà lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, aspergerà l’assemblea con l’acqua benedetta e incenserà la mensa eucaristica.

Poi Palma Galli, in rappresentanza delle quattro comunità parrocchiali, porgerà il saluto al nuovo parroco e al vescovo.

La celebrazione sarà animata con il canto dal coro parrocchiale diretto dal mestro Donato Morselli e con all’organo il maestro Ugo Boni di Sabbioneta. Tra i sacerdoti concelebranti il collaboratore parrocchiale don Paolo Fusar Imperatore.

Al termine dell’omelia, tenuta da mons. Napolioni, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. E sarà proprio don Rossi, al termine della celebrazione, a prendere la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di quattro testimoni, uno per ognuna delle quattro comunità. Seguirà un momento di festa a Villa Sommi Picenardi.

In serata, invece, alle 21, sempre nella chiesa di Torre de’ Picenardi, don Rossi incontrerà i ragazzi per un momento di “presentazione”.

In preparazione all’ingresso del nuovo parroco, la sera di giovedì 6 ottobre le confessioni; venerdì 7 rosario in musica supportato dalla corale parrocchiale.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Claudio Rossi è nato a Trigolo il 6 marzo 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982. È stato vicario a Commessaggio (1982-1989) e a Piadena (1989-1997). Nel 1997 è stato promosso parroco di Voltido e l’anno successivo gli è stata anche affidata, in qualità di amministratore, la comunità di Drizzona. Nel 2004 il trasferimento a San Felice e San Savino. Lo scorso luglio il vescovo Napolioni l’ha nominato parroco di Torre de’ Picenardi, San Lorenzo de’ Picenardi, Pozzo Baronzio e Ca’ d’Andrea succedendo a don Giampaolo Rossoni.

 

Saluto di don Rossi sul bollettino parrocchiale

Eccomi a voi ispirato da questa giornata in cui si ricorda la nascita di Maria. La donna che ha detto il suo si a Dio, al mistero della Vita. E in questo solco mi introduco nel camminare con voi. In quel sì c’è tutta una grande avventura, un essere sospinti da dallo Spirito.

Il primo saluto a don Giampaolo unito all’augurio che resti nei nostri cuori. Il secondo di gratitudine a don Paolo per il lavoro svolto nella speranza che continui la sua collaborazione.

Quando il vescovo Antonio mi ha chiamato proponendomi di venire tra voi a prestare il mio servizio ho accolto l’opportunità come il si di Maria. Vengo a voi nella semplicità e nella disponibilità, lasciandomi guidare dallo spirito del Vangelo.

Dopo aver dato l’annuncio della mia nomina, ho inviato un saluto al Vescovo che mi chiese come stavo vivendo. Mi venne in mente una frase del cartone animato Heppy feet (piedi felici). Si era creato un enorme frattura nei ghiacciai e questa provocò un’onda. Di fronte a quell’episodio, uno degli invertrebrati percependola disse: un’onda di vita! Cavalchiamola! Così anch ‘io mi espressi. E lui: beh ti mando il mio Spirito. Ed io dissi: non troppo forte, non vorrei soccombere!. Ma lo Spirito è vita e chiama a viverla nella lode. E così con voi mi lascio sospingere dallo Spirito del Vangelo per camminare nel vivere e fare di questo vivere la lode gradita a Dio. Essere e portare un sorriso.

Vengo a voi arricchito da anni di ministero e rendo lode per tutta la ricchezza ricevuta e vissuta ed ora un dono per voi come voi lo sarete per me. Mi metto in questo servizio avendo come riferimento l’unico Maestro Gesù, detto Cristo. Lui il progetto di uomo nascosto nei secoli ed ora svelato. Progetto che ci riguarda tutti. Incarnare, rendere visibile, concreto, palpabile lo Spirito Vita.

A tutti voi un cordiale saluto nell’attesa di camminare insieme sulle strade della vita per condividere, diventare Chiesa, fratelli che camminano insieme nella propria diversità.




Domenica pomeriggio a Pugnolo l’ingresso di don Umberto Zanaboni

Dopo l’ingresso in mattinata di don Claudio Rossi a Torre de’ Picenardi, nel pomeriggio di domenica 9 ottobre l’appuntamento sarà a Pugnolo per la Messa di insediamento di don Umberto Zanaboni, nuovo parroco di Derovere, Cella Dati e Pugnolo. La Messa, presieduta dal vescovo Napolioni, sarà alle ore 16.

 

Il programma dell’ingresso

Prima di giungere a Pugnolo, don Zanaboni farà tappa in due santuari mariani per affidare alla Vergine il suo nuovo ministero. Anzitutto dal Santuario di S. Maria del Fonte, a Caravaggio, cittadina nella quale era vicario dal 2009. Quindi al Santuario della Madonna della Parola, a Ca’ de’ Cervi (Derovere), intitolato proprio alla Beata Vergine Maria di Caravaggio.

La Messa di ingresso, alle 16 nella chiesa di Pugnolo, scelta tra le tre parrocchie perché maggiormente capiente, sarà anticipata, sul sagrato, dal saluto del sindaco di Derovere Massimo Suardi, affiancato dal primo cittadino di Cella Dati Giuseppe Rivaroli.

Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale don Emilio Garattini darà lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, aspergerà l’assemblea con l’acqua benedetta e incenserà la mensa eucaristica.

Poi Paolo Soldi, in rappresentanza delle tre comunità parrocchiali, porgerà il saluto al nuovo parroco e al vescovo.

La celebrazione sarà animata con il canto dal coro “Insieme” delle parrocchie di Derovere, Cella Dati e Pugnolo diretto dal maestro Lino Binda e con Andrea Ragazzini alla chitarra e voce. Presterà servizio all’altare il diacono permanente Gianmario Anselmi, di Derovere.

Al termine dell’omelia, tenuta da mons. Napolioni, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. Don zanaboni prenderà quindi la parola al termine della liturgia per il saluto ai nuovi parrocchiani.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Angelo Minuti ed Elisabetta Faraoni. Seguirà un momento di festa in oratorio.

In preparazione all’ingresso di don Zanaboni, la sera di venerdì 7 ottobre nella chiesa parrocchiale di Pugnolo “Parola pregata” presieduta dal vicario zonale e con l’accompagnamento del coro “Insieme” per un innovativo modo di ascolto della Parola, con una riflessione naturalmente anche sul ministero del parroco.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Umberto Zanaboni è nato a Crema il 5 ottobre 1975 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva a Pandino. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta, quindi dal 2008 di Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra e Villa Pasquali. Nel 2009 il trasferimento, sempre come vicario, a Caravaggio. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco delle parrocchie “S. Giorgio martire” in Derovere, “S. Maria Assunta” in Cella Dati e “S. Giovanni Battista” in Pugnolo (frazione di Cella Dati) succedendo a don Lorenzo Nespoli, trasferito a Covo (Bg).




Il Sinodo indetto dal Papa su giovani, fede e discernimento vocazionale

La notizia è arrivata ieri: papa Francesco ha indetto per il 2018 un sinodo su giovani, fede e discernimento vocazionale. Un segnale forte che coinvolgerà tutta la Chiesa universale. Ma un’iniziativa che incrocia il cammino della Chiesa cremonese e di altre Chiese, soprattutto italiane, che alla luce della GMG di Cracovia si vogliono lasciare interrogare dai giovani. Anzi, come nel caso cremonese, desiderano che siano loro, i giovani, a prendere la parola, “scendere dal divano” e vivere da protagonisti non più solo ed eternamente adolescenti il loro posto nel presente, nel futuro e nella Chiesa. Papa Francesco gioca così un’altra carta di fiducia, mosso anche dalla preoccupazione educativa che già Benedetto XVI aveva dichiarato essere un’”emergenza”. Ed emerge nella vita della Chiesa impellente e seria la questione vocazionale: non solo al ministero ordinato, ma alla vocazione alla vita, come risposta variegata e originale, nell’unico solco della responsabilità.

Occorrerà capire come il percorso del sinodo cremonese si intreccerà alla riflessione universale: sarà un contributo doppiamente prezioso ed importante, una voce accanto ad altre, ma soprattutto un’occasione da non perdere innanzitutto qui, in casa. Intanto è bene aggiornarsi sui passi del sinodo cremonese nella sua fase preparatoria: è in spedizione la Newsletter nr 1 che aggiorna tutti; sono attivi la pagina su focr.it dedicata al sinodo e il mini-sito del portale; giovedì prossimo la segreteria del sinodo (composta da 4 giovani che lavorano in Federazione Oratori) si incontrerà con gli Incaricati zonali che hanno già ricevuto materiali utili, perché la “fase preparatoria” (a partire da gennaio) sia condivisa e pensata il più possibile insieme, nella logica di un “pendolo” utile e non ingombrante. Nel frattempo è già disponibile la preghiera per il sinodo che è affidata a chiunque desideri unire la propria voce spirituale all’iniziativa della diocesi. Ci si augura che nelle prossime settimane, anche grazie ai canali di comunicazione, sarà possibile entrare sempre più nel merito del cammino. Con il contributo prezioso e l’entusiasmo bello di tutti.

Don Paolo Arienti
Direttore ufficio di pastorale giovanile

 

 




Azione Cattolica, un anno per ridefinire il progetto educativo

L’Azione Cattolica ha concluso la scorsa settimana gli incontri di inizio anno nelle macrozone per presentare il cammino dell’anno e per dare il via alle attività parrocchiali. Sarà un anno intenso, che vedrà, oltre alle consuete proposte formative, i gruppi parrocchiali impegnati nella ridefinizione del progetto associativo, in vista del rinnovo triennale delle responsabilità.

Le attività, infatti, saranno orientate a rivedere la proposta associativa e a ripensare come le associazioni possano rinnovare l’impegno in AC al servizio della Chiesa.

Alcune le novità, con uno sguardo al piano pastorale del Vescovo Antonio e alle sue indicazioni. Un’attenzione particolare viene posta infatti al Sinodo dei giovani, tenendo conto che, già a partire dal programma triennale, l’AC ha posto l’attenzione sul tema dell’ascolto dei giovani e del loro protagonismo. Per questo, la proposta associativa per quest’anno prevede un’iniziativa di Mini-campo giovani, che si terrà il prossimo fine settimana, dal 7 al 9 ottobre, a Bocca di Magra, dove, un gruppo di circa 30 persone si incontrerà per ragionare sul tema della comunicazione e del valore della parola oggi, tra mille distrazioni e disillusioni.

Si tratta di un’iniziativa nuova, che viene riproposta dopo alcuni anni in cui ai giovani tra i 20 e i 30 anni mancava una proposta residenziale. Si intende in questo modo sostenere tutti quei ragazzi che, dopo le esperienze con i giovanissimi, si ritrovano a non avere più occasioni per mantenere un legame associativo.

A seguire, dal mese di gennaio, riprenderanno i percorsi formativi, sempre per questa fascia di età, realizzati in tre punti interzonali e studiati ad hoc per i partecipanti, in un percorso che ha visto proprio i giovani protagonisti della proposta a partire dall’individuazione del tema, fino alla definizione delle modalità formative.

Per tutti poi i due appuntamenti diocesani di inizio anno, il 16 ottobre in Seminario e di chiusura, il 28 maggio.

Nel mezzo l’impegno di ciascuno, associato e responsabile, a ridefinire il significato della propria adesione, per essere sempre più fedeli alla storia e alla missione dell’Associazione.

 

L’incontro di inizio anno del 16 ottobre

Il momento di incontro del 16 ottobre, che è ormai entrato nella tradizione, prende vita dal consueto appuntamento di “Dopocampo” tra coloro che, adulti, ragazzi o bambini, hanno vissuto l’esperienza estiva dei Campiscuola, per trasformarsi in una vera e propria occasione unitaria per dare il via all’esperienza associativa, che si vive nelle singole associazioni parrocchiali.

Alle ore 9,00 è previsto un momento di accoglienza poi la mattinata proseguirà con delle attività suddivise nei diversi settori. La S. Messa, prevista per le ore 12,00, sarà celebrata dal Vescovo Antonio, che incontra così per la prima volta l’Associazione tutta, in un appuntamento diocesano.

Dopo il pranzo condiviso, alle 14,30, è previsto lo spostamento verso la Cattedrale, in cui verrà proposto un momento di preghiera per la celebrazione dell’Anno Santo della Misericordia, come occasione di preghiera comunitaria.

Scarica la locandina dell’incontro del 16 ottore




Il Vescovo in visita alla Cooperativa Nazareth

Giovedì 6 ottobre il vescovo Antonio Napolioni ha visitato la Cooperativa Nazareth di Cremona, incontrando i ragazzi insieme a operatori e volontari. L’occasione per conoscere più da vicino questa realtà, nata nel 2001 da alcune organizzazioni cremonesi, che svolge attività di progettazione, realizzazione, gestione di servizi educativi e assistenziali rivolti prioritariamente ai minori e alle famiglie.

In particolare la cooperativa si occupa della gestione del Centro diurno “Giona” di via Bonomelli, presso il quale si realizzano percorsi di sostegno diurno a favore di adolescenti con disagio sociale e familiare e minori stranieri che arrivano in Italia non accompagnati, cioè senza alcuna figura adulta di riferimento.

Don Pierluigi Codazzi, presidente della Cooperativa, insieme alla vice Giuseppina Biaggi e agli educatori e ai ragazzi di Giona, ha accolto il Vescovo mostrando la realtà della cooperativa. Mons. Napolioni ha incontrato non solo i ragazzi del Centro diurno in Via Bonomelli, ma anche tutti i volontari che ogni giorno si alternano nel doposcuola. È stato un momento di scambio e anche di divertimento e gioco.

La visita è continuata nei campi di Persico, dove la Coop. Nazareth ha avviato, ormai da qualche anno, un’attività di agricoltura biologica, Altra tappa presso la struttura di via Persico 86, dove è stato realizzato un progetto di housing sociale con la realizzazione di otto appartamenti che ospitano nuclei in situazioni di fragilità con il supporto di una famiglia tutor che fa da custode e che mette a disposizione una stanza per la primissima accoglienza di minori non accompagnati o minori italiani.

Il pomeriggio è stato l’occasione per i giovani della “Drum Bun” (gruppo informale che, ormai da 18 anni, durante l’estate vanno in Albania e Romania per attività con i bambini e i ragazzi del posto), e legati durante l’anno alla cooperativa, di farsi conoscere e presentarsi al Vescovo.

Durante i saluti il vescovo Antonio ha ricordato le parole dell’anno, “cantiere” e “sogno”, sottolineando che Nazareth è già un cantiere di progetti e relazioni, e che serve continuare ad essere attori dell’intera comunità, sia cittadina che cristiana.

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Il Verdi sacro per il Giubileo della Misericordia

Lunedì 10 ottobre, alle 20.30, concerto in Cattedrale del Coro Ponchielli-Vertova accompagnato dall’Orchestra Cremona Classica. “Il Verdi sacro per il Giubileo della Misericordia” è il titolo dell’evento musicale che vedrà come voci soliste: Giovanna Beretta, soprano; Dino Di Domenico, tenore; Romano Franceschetto, baritono; Rina Rossi, contralto; Marcello Cantoni, tenore. All’organo il M° Paolo Bottini. Dirige Patrizia Bernelich.

La scaletta prevede pagine del “Cigno” di Busseto: Messa Solenne dall’edizione critica del M° Dino Rizzo per due tenori, soprano, baritono e coro;
Pietà Signore per contralto solo; Credo, riscoperto dal M° Fausto Pedretti, edizione critica M° Gabriele Mandolicchio, per coro maschile; Ave Maria per soprano solo e organo; Te Deum per Coro e Soprano.

La “Messa solenne” è un lavoro giovanile di Giuseppe Verdi, riportata alla luce dal maestro Dino Rizzo dagli archivi della Filarmonica di Busseto. Fu scritta tra il 1833 e il 1835 nella quale l’influsso di Rossini i attenua per far posto ad un influsso Belliniano dal lirico abbandono melodico e la coralità romantica di Norma. Il 16 novembre del 1894 Giuseppe Verdi fu molto colpito dal disastroso terremoto che colpi Reggio Calabria e a beneficio delle vittime di quella tragedia il 6 dicembre compose “Pietà Signore”.

L’“Ave Maria” volgarizzata da Dante Alighieri fu musicata da Giuseppe Verdi e verrà eseguita per soprano solo e organo.

Inno cristiano di origine antica, il “Te Deum” fu composto da Giuseppe Verdi nel 1890 ed è l’ultimo dei quattro pezzi sacri che ne concludono il ciclo. Scritto per doppio coro e orchestra ha un solo breve episodio per soprano solo. La prima esecuzione avvenne a Parigi il 7 aprile 1898.

Il “Credo” è stato riscoperto dal maestro Fausto Pedretti come lavoro scritto da Giuseppe Verdi che si è avvalso del maestro Gabriele Mendolicchio per l’edizione critica.

L’ingresso al concerto – organizzato dal Comune di Cremona, che ha contribuito alla realizzazione dell’evento insieme a Cassa Padana – è libero. Info: eventi.turismo@comune.cremona.it; tel. 0372-407784.




In via Brescia la festa per il Patrono d’Italia

Martedì 4 ottobre, in occasione della festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, a presiedere la solenne Eucaristia delle 18.30 nella chiesa dei Frati Cappuccini di Cremona, in via Brescia, è stato come tradizione il vescovo di Cremona.

Una tradizione ripresa quest’anno dopo l’assenza del 2015, visto che la Chiesa cremonese si era fatta pellegrina insieme a tutte le diocesi lombarde sulla tomba del Poverello per la consueta offerta dell’olio alla lampada che arde accanto all’urna del patrono nazionale, gesto affidato ogni anno a una diversa regione italiana.

Una tradizione ripresa quest’anno dal nuovo vescovo Antonio Napolioni: per lui un legame particolare con l’ordine Cappuccino che proprio nella sua Camerino ha visto fondare il primo convento.

Anche per questo il vescovo Antonio, affiancato dall’emerito mons. Dante Lafranconi, si è detto subito “a casa”, sottolineando lo spirito caratteristico delle comunità francescane, segnate da semplicità, accoglienza e fraternità.

La Messa, molto partecipata, è stata concelebrata dai padri Cappuccini, dal vicario zonale don Pierluigi Codazzzi, dal parroco di S. Bernardo (nel cui territorio si trova il Convento) don Giuliano Vezzosi e dai superiori delle comunità religiose presenti in città (Camilliani e Barnabiti).

A salutare ufficialmente mons. Napolioni all’inizio della liturgia è stato il padre guardiano, fra Damiano Ferrario, che proprio facendo riferimento alla presenza del Vescovo ha voluto ricordare il saldo legame di san Francesco con la Chiesa e la forte fede del Fondatore. Spunti per confermare l’adesione della comunità francescana cremonese al cammino della Chiesa diocesana e per auspicare, sul modello di Francesco, una ricostruzione non solo delle tante rovine del mondo, ma prima di tutto di se stessi.

Accanto all’altare la statua di san Francesco, che il Vescovo ha incensato all’inizio della Messa. A campeggiare dietro l’altare la grande croce, cui il Vescovo ha guardato nell’omelia, quasi vestendo i panni del Poverello d’Assisi davanti al Crocifisso di S. Damiano.

Un Cristo che, inchiodato sul legno della croce, allarga le braccia accogliendo l’intera umanità e offrendo se stesso. Tre atteggiamenti che il Vescovo ha riletto focalizzando l’attenzione su un Crocifisso che calamita l’attenzione e sa parlare al cuore dell’uomo, nutrendolo di sé.

Da qui l’invito a una maggiore apertura di cuore, nei confronti di un mondo sempre più chiuso, per arrivare a una vera conversione. Solo così ogni convento, ogni parrocchia e ogni famiglia – ha detto il Vescovo – potrà essere luogo in cui si trova la pace e il riposo, per se stessi e per gli altri.

E non è mancato neppure un pensiero rivolto al Santo Padre. Lui che ha voluto fare proprio lo stile di Francesco prendendo anche il suo nome. Un Papa che ha saputo stupire anche in questa giornata, scelta per una visita a sorpresa alle popolazioni terremotate del Centro Italia.

Al termine della celebrazione, animata dal coro della chiesa francescana e servita all’altare dal gruppo di ministranti adulti che qui collabora, la serata è continuata con un momento di fraternità. Naturalmente alla presenza dell’intera comunità dei Frati minori Cappuccini di via Brescia, composta da 8 fratelli: oltre al guardiano fra Damiano Ferrario, fra Angelo Castronovo, fra Gianfranco Gatti, fra Costanzo Natali, fra Giorgio Peracchi, fra Raffaele Orlando, fra Samuele Ossola, fra Matteo Trezzi.

La comunità cremonese, da sempre a servizio dei poveri della città, in particolare attraverso la distribuzione di generi alimentari e vestiario con l’aiuto del Terz’Ordine Francescano Secolare e di altri volontari, in questi ultimi anni si sta concentrando in particolar modo sulla pastorale giovanile e vocazionale, accogliendo giovani che desiderano fare esperienza della vita francescana e capire che cosa il Signore voglia dalla loro vita.

Il 4 ottobre è stata una giornata di festa anche per l’altra comunità Cappuccina presente in diocesi: quella cui è affidata la cura del Santuario della Madonna della Fontana, a Casalmaggiore.

Photogallery della Messa col Vescovo




Furto sacrilego a Fossa Caprara, l’amarezza del vescovo Antonio

“Ci sono tutti gli elementi per poterlo ritenere un furto sacrilego”. Commenta così a caldo don Ottorino Baronio, parroco di Fossa Caprara – oltre che di Vicomoscano, Casalbellotto e Quattrocase – quanto avvenuto nella notte tra lunedì 3 e martedì 4 ottobre. Presso la chiesa di San Lorenzo, vicino all’argine sul Po, sono stati trafugati 2 tabernacoli e una pisside dorata con ostie consacrate. A scoprirlo il sacrestano che la mattina alle 7.30 ha visto divelta la serratura della porta blindata della chiesa e si è trovato davanti al vuoto dei tabernacoli delle due cappelle laterali della chiesa romanica che custodisce anche preziosi affreschi del XI-XII secolo. Sul pavimento sono rimaste alcune impronte di calzature e qualche calcinaccio. Di ogni particolare hanno preso atto anche i carabinieri di Casalmaggiore intervenuti subito sul posto.

Amarezza da parte del vescovo mons. Antonio Napolioni: “Lo stupore è davvero grande davanti ad un fatto che pare inspiegabile. Al momento attendiamo che le indagini facciano il loro corso”. Prudenza dunque nell’interpretazione dell’accaduto ma anche la volontà di andare a fondo e di procedere ad una riflessione seria che “affida alla misericordia di Dio il gesto compiuto dai malviventi”. Anche la comunità locale è pensierosa e teme che fatti simili si possano ripetere. Nella memoria di qualcuno si annoverano fatti simili avvenuti nella medesima zona.

“Siamo costernati – spiega il parroco – domenica durante la messa procederemo con le preghiere di riparazione”. E ripercorrendo l’avvenuto aggiunge: “E’ vero che si tratta di 2 tabernacoli del 1600 ma non erano di così grande valore anche se di legno intarsiato. Altro non hanno portato via e questo ci fa pensare ad intenzioni negative”. La chiave del tabernacolo della Cappella del Santissimo era in sacrestia e lì è rimasta perché i malviventi lo hanno asportato completamente. “Era di legno intarsiato ma non penso fosse questo il loro obiettivo”, continua don Baronio. La cautela nel tracciare una conclusione è doverosa ma i fatti fanno pensare ad un atto di profanazione.

Maria Chiara Gamba