1

Genitori e figli: i cambiamenti in pre-adolescenza. Incontri al Consultorio Ucipem di Cremona

Il Consultorio Ucipem di Cremona offre alle famiglie che stanno vivendo i cambiamenti della preadolescenza l’opportunità di avere uno spazio di dialogo ed approfondimento per i genitori. La proposta è quella di un’esperienza di gruppo a cui sono invitati i genitori di ragazzi e ragazze nati tra il 2004 e il 2006.

Gli incontri saranno tre, coordinati dagli operatori del consultorio che, attraverso attività e riflessioni riguardanti la pre-adolescenza, accompagneranno il gruppo dei genitori a un confronto reciproco di esperienze e professionalità.

Gli incontri sono gratuiti e si terranno presso la sede del Consultorio Ucipem di Cremona, in via Milano 5C, nei giorni di lunedì 17 ottobre, mercoledì 2 e lunedì 14 novembre, dalle 17 alle 18.30.

Le adesioni entro il 12 ottobre contattando la segreteria, telefonando dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dal lunedì al mercoledì dalle 15 alle 18 allo 0372-20751 o 0372-34402 o inviando una e-mail a segreteria@ucipemcremona.it o tramite un sms al numero 328-6243539.

Scheda informativa della proposta

Sito internet del Consultorio Ucipem




Week-end in dialogo per i giovani di AC

Da venerdì 7 a domenica 9 ottobre, sulle rive del Mar Ligure, in particolare nella piccola Bocca di Magra, ha avuto luogo il campo giovani di AC, dal titolo “BLA BLA BLA”. Il tema che hanno affrontato, aiutati dalle riflessioni, dagli spunti e dalle attività del professor Samuele Lanzi, è stato quello del dialogo.

Nella società in cui viviamo, circondati da mezzi di comunicazione, spesso ci si dimentica di quanto il dialogo sia necessario nelle relazioni che intessiamo nella vita. Si ha bisogno di relazione con se stessi, con il proprio corpo, ma, in primis, con gli altri: è davvero bello sapere che l’altro contribuisca a modellare il proprio essere.

Ecco che un gruppo di giovani si è lasciato guidare in un percorso di consapevolezza sull’importanza del dialogo. Hanno sperimentato il dialogo dialogando: ponendo l’attenzione ai gesti, si sono messi nei panni dell’altro per comprendere le sue emozioni, ci sono guardati negli occhi e hanno provato ad essere veri e sinceri con chi avevano di fronte.

Una ventina di ragazzi, provenienti da tutta la diocesi – i più lontani sono separati da 70 km –, tra i 19 e i 30 anni, che hanno in comune il fatto di far parte della bella famiglia che è l’Azione Cattolica. Qualcuno di loro si vede regolarmente, qualcuno era da tanto tempo che non si vedeva e qualcun altro ancora era alla sua prima esperienza diocesana. Un gruppo eterogeneo, a suo modo disordinato, ma meravigliosamente unito. Sono riusciti a metterci in gioco, a mostrarsi veramente!
Così il campo di AC: dà gioia perché è un momento alto di condivisione, di presenza totale, di formazione, di amicizia bella.

Ognuno adesso torna nel proprio paesello – per i cittadini, nella propria città –, nella propria comunità, nella propria associazione, un po’ cambiato, maturato, con una carica in più per continuare a costruire la storia della propria vita come associato.

Hanno quindi imparato che nel dare, nel ricevere, nel chiedere, in questi tre giorni, sono cresciuti, hanno qualcosa in più di bello dentro di loro, qualcosa che ora appartiene loro grazie alle relazioni che hanno coltivato, augurando un buon inizio di anno associativo, che possa essere per tutti luogo di relazioni vere, di dialoghi profondi e di amicizie belle.

Giulia Ghidotti

Photogallery




Il festoso ingresso di don Zanaboni: «Il nostro programma? Adorare e scrutare la Parola di Dio»

La freschezza e l’entusiasmo di don Umberto Zanaboni hanno subito contagiato le comunità di Pugnolo, Derovere e Cella Dati che nel pomeriggio di domenica 8 ottobre lo hanno solennemente accolto come nuovo parroco, in sostituzione dell’indimenticato don Lorenzo Nespoli, trasferito a Covo. Il giovane sacerdote, originario di Pandino, ha voluto iniziare il suo nuovo ministero di parroco sostando in preghiera nel grazioso santuario della Madonna della Parola, a Ca’ de’ Cervi, nel comune di Derovere. Un doveroso affidamento alla Vergine per un prete che per 7 anni ha vissuto all’ombra di S. Maria del Fonte di Caravaggio come vicario dell’oratorio più grande e impegnativo della diocesi.

Don Umberto è giunto poco prima delle 16, quasi in contemporanea con il vescovo Antonio, che ha presieduto il solenne rito. Moltissimi i fedeli che hanno riempito la capiente chiesa e parte dell’ampio sagrato – un impianto audio e video ha permesso di seguire l’intera celebrazione -.Oltre ai fedeli delle tre parrocchie erano presenti, davvero in massa, i parrocchiani di Caravaggio, ma anche quelli di Sabbioneta e Ponteterra dove don Umberto ha vissuto i suoi primi anni di ministero e di Pandino dove è nato e cresciuto e dove è germinata e sviluppata la vocazione sacerdotale.

Sul sagrato ben tre rappresentanti comunali hanno accolto vescovo e parroco e una decina di sacerdoti, tra di essi il vicario zonale don Emilio Garattini, l’arciprete di Caravaggio, mons. Angelo Lanzeni e il parroco di Sospiro, don Federico Celini con il quale don Umberto collaborerà in maniera stretta per la pastorale giovanile.

A dare il benvenuto ufficiale Massimo Suardi, primo cittadino di Derovere, affiancato dal sindaco di Cella Dati (Pugnolo è frazione) Giuseppe Rivaroli e dall’assessore al bilancio di Caravaggio Francesco Merisio. Suardi, con una certa commozione, ha dato il benvenuto al Vescovo e al nuovo parroco: «Caro don Umberto – ha esordito – l’accogliamo come amico, come guida, come pastore ed educatore, come padre e fratello, come sentinella. Tutte le nostre comunità sono pronte a camminare insieme nel dialogo e nella condivisione di un percorso cristiano e di fraternità voluto da nostro Signore». Quindi un accenno all’indole degli abitanti di queste zone: «Siamo gente legata alla terra, alle tradizioni e ai valori veri, siamo tra le comunità più piccole, ma grande è la ricerca del senso vero del vivere e la speranza che poniamo nelle sue mani. I nostri giovani chiedono una forte attenzione educativa, una guida salda e sicura. I nostri anziani domandano un esempio nella preghiera e nella carità, ma anche ascolto e sostegno nella difficoltà, nella tentazione di cedere allo scoraggiamento o alla nostalgia per tempi passati. Tutti noi, nei nostri ruoli, chiediamo consiglio, un aiuto nella preghiera, una guida ispirati e sicura; quale deve essere il fine di ogni nostra azione». E infine: «Sappiamo che ci sarà tanto da fare per un giovane sacerdote. Confidiamo nella sua pazienza e nel suo sorriso, nel suo entusiasmo e nella sua tenacia. Noi le assicuriamo il nostro aiuto concreto che non deve esitare a chiedere».

Il saluto del sindaco di Derovere

All’ingresso in chiesa il canto del coro  interparrocchiale “Insieme” diretto dal maestro Lino Binda è stato subbissato da un fragoroso applauso che ha scelto la tensione.

Dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale don Emilio Garattini ha dato lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che successivamente ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e ha incensato la mensa eucaristica.

Poi Paolo Soldi, in rappresentanza delle tre comunità parrocchiali, ha portato il saluto a don Umberto e a mons. Napolioni. «La nostra unità pastorale – ha spiegato -, pur con tutti i limiti umani, da cinque anni ha iniziato un cammino di comunione basato sulla conoscenza e sulla collaborazione reciproca; oggi ribadiamo che la comunione deve proseguire e continuare a crescere mediante l’apertura vicendevole, il dialogo, la capacità di incontrarsi e mettersi insieme». E poi ancora: «Dobbiamo affrontare la grande malattia del nostro tempo che l’indifferenza; indifferenza che si combatte con il perdono, l’accoglienza, la collaborazione e l’educazione al dialogo». In questo mondo in continua mutazioni le tre comunità vogliono «essere presenti con l’aiuto del Vangelo e le linee pastorali del Vescovo Antonio, per dare vita al sogno di una Chiesa vera, viva, misericordiosa e povera.

Terminato il discorso di benvenuto a don Umberto è stato consegnato l’elenco delle persone più bisognose del suo confroto, della sua parola e della sua presenza. Un dono prezioso che il nuovo parroco ha accettato con un grande sorriso.

Il saluto del rappresentante delle tre comunità


Nell’omelia mons. Napolioni ha elogiato i tanti sacerdoti che in questi mesi hanno accettato il trasferimento, ma anche le comunità che hanno accolto questa alternanza con spirito di fede e di collaborazione. Poi commentando le letture del giorno il presule ha sottolineato che il compito del parroco è quello di rendere presente nella storia comunitaria e personale Cristo Signore: «Egli deve riportare Gesù nel cuore di tutti. Con il suo candore e la sua trasperanza don Umberto vi aiuterà certamente a decifrare il passaggio di Cristo nella vostra vita».

Quindi l’invito – di fronte alla proverbiale esuberanze di don Zanaboni – ad incatenare un poco il parroco, ma non la Parola di Dio: «Fate a gara a scatenarvi voi, non guardatelo da lontano. Ma aiutatelo anche nei momenti di difficoltà che certamente proverà nel suo ministero. E dopo aver richiamato l’importanza di custodire i valori e le tradizioni del passato ha chiesto di essere sempre più aperti alle istanze e alle provocazioni del mondo di oggi.

L’omelia di mons. Napolioni

Al termine dell’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo il Credo, segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità.

Don Zanaboni ha preso la parola al termine della celebrazione: «Qualcuno mi ha detto – ha esordito con la sua inconfondibile verve travolgente – che le parrocchie sono piccole. La domanda non è se sono piccole o grandi, ma se su di essere insieme – pastori e fedeli – lasciamo entrare il Signore, presente nel Vangelo».

«Vengo tra voi senza programmi, strategie, progetti, innovazioni, piani, ma con la voglia di vivere, il bisogno di vivere. Gesù ha proposto cosa fare: usare lo stile della sua vita, le sue scelte… e dove le vediamo, dove le impariamo? Nella sua Parola. È lei che dobbiamo adorare, scrutare e con essa affrontare questi, che sono i tempi nei quali il Signore ci ha posto a vivere». Quindi l’auspicio che le tre comunità camminino sempre insieme senza rivalità o gelosie.

Nella seconda parte del suo saluto don Umberto ha ringraziato alcune persone: il suo predecessore don Nespoli, il vescovo Antonio e gli amici preti presenti, il diacono permamente Gianmario Marinoni suo primo collaboratore e molto attivo nella preparazione della giornata, le autorità e la famiglia, presente al gran completo in prima fila.

Parole cariche di commozione nel ricordo delle comunità di Caravaggio, Sabbioneta e Ponteterra e quella di origine Pandino.

Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni: Angelo Minuti ed Elisabetta Faraoni. È seguito un ricchissimo rinfresco sul sagrato della parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista.

Il saluto di don Zanaboni

Photogallery

Biografia del nuovo parroco

Don Umberto Zanaboni è nato a Crema il 5 ottobre 1975 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva a Pandino. Ha iniziato il proprio ministero come vicario di Sabbioneta, quindi dal 2008 di Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra e Villa Pasquali. Nel 2009 il trasferimento, sempre come vicario, a Caravaggio. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco delle parrocchie “S. Giorgio martire” in Derovere, “S. Maria Assunta” in Cella Dati e “S. Giovanni Battista” in Pugnolo (frazione di Cella Dati) succedendo a don Lorenzo Nespoli, trasferito a Covo (Bg).




Dalla CEI un milione per Haiti

La Presidenza della Cei ha stanziato un milione di euro – provenienti dai fondi dell’8xmille – per dare assistenza alle centinaia di migliaia di persone rimaste senza casa e viveri ad Haiti, in seguito al passaggio dell’uragano Matthew.

La somma sarà gestita da Caritas Italiana, presente sul territorio caraibico con propri operatori già a seguito del terremoto del 2010; servirà, innanzitutto, a procurare acqua, cibo e generi di prima necessità.

“Assicuro la mia vicinanza alle popolazioni ed esprimo fiducia nel senso di solidarietà della Comunità internazionale, delle istituzioni cattoliche e delle persone di buona volontà” ha detto Papa Francesco all’Angelus di domenica 9 ottobre.




Quattro giorni a Roma per far esperienza di misericordia

Saranno oltre 200 i cremonesi che parteciperanno dal 10 al 13 ottobre al secondo pellegrinaggio diocesano a Roma in occasione dell’Anno Santo straordinario della misericordia voluto da  papa Francesco. A poco più un mese dalla chiusura di questo evento di grazia il vescovo Antonio presiederà un’esperienza dall’alto valore spirituale oltre che storico e culturale. Rappresentata quasi tutta la diocesi: i gruppi più numerosi sono quelli di Casirate d’Adda, Agnadello, Gussola, Trigolo, San Pietro in Cremona.

Il pellegrinaggio avrà inizio nel pomeriggio di lunedì 10 ottobre ai piedi di Castel Sant’Angelo, l’antico mausoleo di Adriano trasformato dai Papi nel corso dei secoli in fortezza. Qui inizierà il cammino giubilare verso la basilica di San Pietro: i pellegrini pregando e meditando in silenzio percorreranno tutta via della Conciliazione e giungeranno dinanzi alla Basilica dove avverrà il passaggio per la Porta Santa. Seguirà una breve visita al più grande tempio sacro del mondo, vero scrigno di opere d’arte, costruito sulla tomba del Principe degli Apostoli. Nella vicina chiesa di San Salvatore in Lauro sarà quindi celebrata l’Eucaristia.

La giornata di martedì 11 ottobre si aprirà con la celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Quindi trasferimento in San Giovanni in Laterano, la cattedrale del Papa, per il passaggio dalla Porta Santa e la visita storico-artistica. La mattinata si concluderà nella terza grande basilica papale: Santa Maria Maggiore, la più antica chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nel pomeriggio previsto un itinerario guidato del centro storico con tappe ai Fori Imperiali, Campidoglio, Carcere Mamertino, chiesa di San Marco, Chiesa del Gesù, chiesa di Sant’Ignazio, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna e Piazza del Popolo.

Mercoledì 12 la sveglia suonerà presto per i pellegrini: alle 8, infatti, dovranno già essere in piazza San Pietro per partecipare all’udienza generale presieduta da Papa Francesco. Uno dei momenti più intensi e attesi dell’ntero pellegrinaggio. Nel primo pomeriggio – dopo il pranzo libero – escursione a Grottaferrata per la visita all’abbazia di San Nilo e a Castelgandolfo dove potrà essere ammirato l’esterno del palazzo pontificio.

L’ultima giornata romana – quella di giovedì 13 ottobre – inizierà nel caratteristico quartiere di Trastevere dove si farà tappa nella basilica di Santa Maria: qui, alle 9.30, mons. Napolioni presiederà la celebrazione eucaristica conclusiva. Farà seguito un incontro e una testimonianza di un membro della Comunità di Sant’Egidio, il noto mvimento di laici cristiani, impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo, nella pace e nella solidarietà.

L’ultimo impegno del gruppo cremonese sarà la visita alla Basilica di San Paolo Fuori le Mura, sulla via Ostiense. Qui si terrà una breve preghiera e il congedo dalla Città eterna.

Il nostro portale seguirà passo dopo passo il pellegrinaggio con aggiornamenti costanti.




Don Giuliano Valiati nominato collaboratore a Casalmorano

Nelle celebrazioni eucaristiche di domenica 8 ottobre è stata annunciata la nomina di don Giuliano Valiati a collaboratore delle parrocchie «S. Ambrogio vescovo» in Casalmorano, «S. Andrea apostolo» in Azzanello, «Ss. Pietro e Paolo» in Barzaniga, «S. Maria della Scala» in Castelvisconti e «S. Antonio di Padova» in Mirabello Ciria guidate da don Antonio Bandirali. Mons. Napolioni ha firmato il decreto di nomina sabato 7 ottobre.

Don Giuliano Valiati è nato a Casalmorano il 9 gennaio 1948 ed è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1974. È stato vicario ad Arzago d’Adda (1974-1980) e a Casirate d’Adda (1980-1987). Quindi è stato promosso parroco di Sant’Andrea in Casalsigone (1987-2010). Nel 2010 è stato nominato parroco in solido dalla nuova unità pastorale comprendente le comunità di Casalsigone, Castelnuovo Gherardi, Olmeneta e Pozzaglio.




Il Vescovo Antonio : “Il vero potere è l’amore”

«Sentiti come il decimo lebbroso che torna a ringraziare Gesù per il dono della guarigione. È l’unico dei dieci che viene anche salvato perchè ha riconosciuto il dono del Signore, lo ha accolto e ha trovato la felicità». È il singolare invito che il vescovo Antonio ha consegnato a Nicola Premoli, il giovane seminarista di Covo, che sabato 7 ottobre, in Cattedrale, ha ricevuto l’ordinazione diaconale e che il prossimo 10 giugno sarà consacrato sacerdote. Accanto a mons. Napolioni hanno concelebrato il solenne rito il vescovo emerito Lafranconi e una quarantina di sacerdoti, tra di essi il vicario generale don Massimo Calvi, il vicario per la pastorale don Giampaolo Maccagni e la nuova équipe educativa del Seminario: il rettore don D’Agostino, il vice don Cortellini e il direttore spirituale don Lucini.

Accompagnato all’altare dal nuovo parroco, don Lorenzo Nespoli, Premoli era rivestito dal camice bianco e portava in mano una candele accese: chiari i richiami al Battesimo, il primo sacramento su qual si innestato tutti gli altri, compreso l’ordine sacro.

Teso nel volto l’ordinando non è salito all’altare, ma si è posto nella navata centrale, vicino ai suoi familiari – la mamma Maria, la sorella Elisabetta, il cognato Mauro e i nipoti Lorenzo e Gabriele – che lo hanno accompagnato in questi sei anni di preparazione all’ordinazione. Da qui il giovane ha seguito la liturgia della Parola.

Subito dopo la proclamazione del Vangelo il diacono – che in quel momento rappresentava la Chiesa – ha chiamato Nicola che ha detto il suo “Eccomi” definitivo a Cristo è si presentato dinanzi al Vescovo. È seguito il dialogo con il rettore del Seminario sull’idoneità del giovane a ricevere il primo grado dell’ordine: non è un gesto formale o burocratico, ma il riconoscimento da parte di tutta la Chiesa dell’opera che Dio ha compiuto in questo suo figlio.

Richiamando il Vangelo appena proclamato dei dieci lebbrosi guariti da Gesù mons. Napolioni ha esordito nell’omelia: «Tutti siamo lebbrosi, tutti siamo stranieri, malati ed emarginati. I protagonisti di questa pagina evangelica sentono passare Gesù lo invocano, ricevono la guarigione, ma uno solo sente il dovere di tornare da Gesù: solo quest’ultimo oltre ad essere guarito viene salvato e viene chiamato».

Per mons. Napolioni questa guarigione è in fondo anche una vocazione perchè in palio c’è la pienezza della propria vita. E rivolgendosi direttamente a Nicola ha spiegato: ««Quel decimo lebbroso sei proprio tu Nicola, così come lo siamo anche noi quando riconosciamo il dono di Dio, lo accogliamo e così troviamo la felicità. Tu hai riconosciuto Gesù che ti ha dato e continua a darti la vita. È un’esperienza battesimale che sempre si rinnova: oggi sei rivestito delle vesti di salvezza e non più di lebbra, che non scompare ma canta l’incontro con il Signore».

Quindi l’auspicio di essere sempre gioioso e umile, come la Vergine Maria che canta sempre con serena fiducia e dolcezza la misericordia di Dio. «Alzati e va incontro ad ogni uomo come ministro di Dio e della Chiesa. Va non come schiavo, come servo e amico del Signore coinvolto nella sua stessa impresa». E se tutti devono cooperare all’opera di Dio alcuni sono chiamati ad «essere segni riconoscibili di questo suo primato nel mondo».

La lavanda dei piedi è l’icona biblica di riferimento per tutti i ministri del Vangelo: «Il servizio è la cosa più sacra nella Chiesa, è il vero potere da esercitare. L’unico potere è poter amare, amare del potere di Cristo».

Infine due impegni mutuati dalla seconda lettera di Paolo a Timoteo. Anzitutto il vescovo ha chiesto a don Nicola di «Ricordarsi di Cristo!» perchè  «è facile scordarselo, relegarlo negli angoli della nostra giornata e diventare dei professionisti del sacro. Si può essere, infatti, Chiesa senza Cristo, preti che dimenticano Gesù presi dalle cose da fare o semplicemente da se stessi». Ma c’è un altro rischio evidenziato da mons. Napolioni: «Peggio però è se ci serviremo del ministero, se la faremo da padroni, se alzeremo la voce per dire che comandiamo noi. Il Signore ci guarderà con gli occhi dei bimbi, dei poveri e dei malati per ribattere che comanda solo Lui».

Infine l’impegno a non incatenare mai la Parola Dio, a non complicarne l’accesso a chi la cerca: «Scatena il Vangelo nella vita delle persone, contagiale con la gioia della salvezza e dell’incontro vero e profondo con il Signore».

Una volta conclusa l’omelia il Presule ha interrogato don Premoli circa gli impegni propri dell’ordine diaconale. È seguito, quindi, il canto delle litanie dei santi, l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione. La liturgia è proseguita con i riti esplicativi: la vestizione dell’abito proprio (stola e dalmatica), la consegna del libro dei Vangeli e l’abbraccio di pace con il Vescovo e gli altri diaconi presenti.

La Messa è poi continuata con la professione di fede e la liturgia eucaristica servita dal novello diacono. All’offertorio i doni sono stati portati all’altare dai familiari di don Nicola.

Per l’occasione le corali di Ghisalba e Urago – guidate dal cugino di don Nicola, Paolo Premoli – hanno affiancato il Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnate all’organo da Camillo Fiorentini.

 

Photogallery della celebrazione:

 

Secondo una bella consuetudine la festa è continuata in Seminario con un buffet al quale hanno partecipato i familiari e gli amici del novello diacono.

Domenica 9 ottobre, che coincide con la sagra del paese di Covo, don Nicola servirà la Messa solenne nella chiesa dei santi Giamoco e Filippo apostoli. Il rito terminerà con la benedizione al paese con la reliquie di San Lazzaro.

 

BIOGRAFIA DI DON PREMOLI

Don Nicola Premoli, nato il 19 maggio 1976 a Romano di Lombardia, è originario della parrocchia Ss. Giacomo e Filippo apostolo di Covo (Bg). Dopo gli studi presso l’istituto tecnico commerciale “Rubini” di Romano di Lombardia ha lavorato per 14 anni alla Banca alla Popolare di Bergamo prima di decidere di entrare in Seminario, nel settembre 2010. In questi anni ha prestato servizio nelle parrocchie della Beata Vergine di Caravaggio in Cremona, a Casalbuttano e Soncino; inoltre ha collaborato con il Centro diocesano vocazioni e con la “Casa della Speranza” di Cremona. Svolgerà l’anno del diaconato nelle parrocchie di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Brazaniga e Azzanello, dove già aveva prestato servizio anche lo scorso anno.




Spineda in festa per la Madonna del Rosario

Alla presenza del Vescovo Antonio è stata celebrata, nel tardo pomeriggio di venerdì 7 ottobre, la festa della Beata Vergine Maria del Rosario nella comunità di Spineda. La celebrazione, oltre a ricordare un festa mariana particolarmente sentita, ha segnato per le due comunità di Spineda e Cividale l’apertura dell’anno pastorale e l’avvio delle varie attività che lo caratterizzano. Era la prima volta che Mons. Napolioni incontrava le due parrocchie, unite da un percorso quasi ventennale di comunione.

All’inizio dell’eucarestia il parroco, don Ernesto Marciò, ha rivolto al Vescovo il saluto dell’intera comunità, convenuta numerosa per la celebrazione, animata dal canto della corale parrocchiale Santa Giulia e dal coro dei giovani. Il Vescovo Antonio nella sua omelia ha risposto con altrettanta stima e calore ed ha portato la sua attenzione sulla preghiera del Rosario, itinerario spirituale che accompagna il credente nella contemplazione dei misteri della vita del Cristo. Se alla prima impressione tale pratica può apparire sterile e ripetitiva, ha ricordato nel suo intervento mons. Antonio, in realtà essa apre la porta alla conoscenza del mistero della vita nelle sue molteplici forme di gioia, di dolore e di speranza. L’invito è allora a pregare non solo con Maria, ma come Maria: «A lei rivolgiamo il nostro “ave” nei momenti lieti e tristi della nostre giornate, per ripetere quotidianamente il suo “eccomi” alla volontà divina». Alla celebrazione eucaristica è seguita la processione con l’immagine della Madonna del Rosario per le vie del paese e l’atto di affidamento a Maria.

Al termine dell’eucarestia è stato preparato un momento conviviale durante il quale i parrocchiani hanno potuto salutare personalmente il Vescovo Antonio.

La festa dell’apertura dell’anno pastorale è stata anche l’occasione per salutare il padre Vittorio Bongiovanni, missionario saveriano di origini spinedesi, che il prossimo martedì ritornerà nella sua missione in Sierra Leone. A lui è stato consegnato il dono che tutta la comunità ha raccolto durante le iniziative estive per le sue opere parrocchiali.

Photogallery

 




A Torre de’ Picenardi l’ingresso di don Claudio Rossi

Una giornata di festa, per l’ingresso del nuovo parroco don Claudio Rossi. Ma con l’amarezza nel cuore per le contingenze che hanno portato don Giampaolo Rossoni, il predecessore, a lasciare il testimone. Lo stesso Vescovo ha voluto ricordarlo, con parole di fiducia rispetto all’iter di riabilitazione con anche l’auspicio di qualche futura visita e, perché no, magari di una sua propria modalità di vivere il ministero in collaborazione con gli altri sacerdoti.

La processione d’ingresso che ha condotto il nuovo parroco di Torre, Pozzo Baronzio, San Lorenzo e Ca’ d’Andrea, don Claudio Rossi, sino alla chiesa parrocchiale intitolata al santo vescovo Ambrogio ha preso le mosse dalla bella chiesetta all’interno di Villa Sommi Picenardi, il castello di Torre de’ Picenardi concesso per l’occasione dalla famiglia Cassani.

Dietro alla croce e ai ministranti i sacerdoti concelebranti: accanto al Vescovo, oltre al nuovo parroco, c’era il vicario zonale, don Claudio Rubagotti. Non mancavano alcuni sacerdoti del circondario: don Giuseppe Manzoni (parroco di Piadena e Drizzona), don Bernardino Orlandelli (collaboratore dell’unità pastorale di Vescovato). E naturalmente il collaboratore parrocchiale don Paolo Fusar Imperatore, i compagni di Messa don Andrea Aldovini e don Adelio Buccellè, oltre a don Francesco Cortellini e don Pierluigi Capelli, originari di Torre. Presente anche don Gianluca Gaiardi, che tra una settimana succederà a don Rossi come parroco di San Felice e San Savino, a Cremona.

Una volta giunti sul sagrato della parrocchiale, il nuovo parroco e il vescovo hanno ricevuto il saluto dei sindaci Franco Potabili Bertani (Ca’ d’Andrea) e Roberto Poli (Cappella De’ Picenardi), anche a nome del sindaco di Torre (e della frazione di Pozzo Baronzio) Mario Bazzani. Con il benvenuto a don Rossi non è mancato neppure un ricordo per il predecessore, don Giampaolo Rossoni, che due anni fa aveva fatto il proprio ingresso e che dopo il drammatico incidente dell’aprile scorso ha dovuto rinunciare alle cura pastorale delle quattro comunità. Nelle parole del primo cittadino Potabili Bertani la garanzia di una fattiva collaborazione per il «servizio alla nostra comunità, con senso di responsabilità e dovere».

Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale don Claudio Rubagotti ha letto il decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta e incensato la mensa eucaristica, gesti caratteristici degli ingressi dei nuovi parroci.

Poi Palma Galli, in rappresentanza delle quattro comunità parrocchiali, ha rivolto il saluto al vescovo e al nuovo parroco, naturalmente con un affettuoso pensiero rivolto anche al predecessore, con il grazie per i progetti realizzati e per l’impegno pastorale e umano. Pazienza e impegno le attitudini richieste al «dinamico» don Rossi, anche a motivo della dislocazione sul territorio delle quattro parrocchie, che hanno espresso il desiderio di «non chiuderci nei confini dei nostri campanili». Infine un auspicio: «da prete parroco sia sempre una favola per i bambini, un sogno per i giovani, un fratello per gli adulti, una carezza per gli anziani, un elisir per gli ammalati».

Due giovani della parrocchia hanno quindi portato al nuovo parroco un regalo: una valigia, riempita dei disegni realizzati per l’occasione dai bambini.

La celebrazione, animata con il canto dal coro parrocchiale diretto dal maestro Donato Morselli e con all’organo il maestro Ugo Boni di Sabbioneta, ha visto la presenza di numerosi bambini e ragazzi, che hanno riempito le prime file, accanto ai parenti del nuovo parroco, alle autorità, e alle suore delle Figlie di San Camillo. Una chiesa davvero gremita, tanto che anche la navata centrale per tutta la Messa è stata riempita da persone in piedi.

Nell’omelia il Vescovo ha preso spunto dalle letture domenicali per aiutare a comprendere «che cosa aspettarci da un prete, da un parroco, e che cosa non pretendere da lui». Non una persona che compie miracoli, ma neppure un burocrate delle cose religiose. «Auguro a don Claudio – ha detto mons. Napolioni – di essere uno che rimette in piedi le persone non perché compie prodigi, ma perché con il sorriso, con la vicinanza, con l’entusiasmo e con il Vangelo riaccende la certezza di essere amati».

Poi ha proseguito: «Veramente abbiamo bisogno che il Vangelo entri in tutti i frammenti della nostra esistenza. Cari ragazzi, il Vangelo dia senso anche al gioco, al divertimento, allo sport, all’innamoramento, allo studio, alla carriera, agli affari, alla malattia, alla famiglia, alla morte, all’eternità. Non possiamo incatenarlo! Perché è la Buona Notizia che tocca ogni aspetto della nostra esistenza, perché la vogliamo vivere davvero da figli di Dio!».

Dopo l’omelia il nuovo parroco ha recitato da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità.

Poi al termine della Messa ha preso la parola per i saluti. Quindi alcuni spunti, partendo da Gibran che parafrasa il Vangelo “mio maestro è solo Gesù Cristo, uno solo sia il vostro maestro”. Poi il riferimento all’incontro con Gesù e la Maddalena, per sintetizzare un primo obiettivo: cercare in ognuno se stesso, perché sia la vera lode.

L’altro riferimento è stato con la Sagrada Familia di Barcellona con l’ispirazione dello scultore giapponese Sotoo mossa dall’immagine dello sguardo tra una madre e il figlio in una stazione affollata e, insieme, dalla consapevolezza che l’amore è prima di tutto. E la conversione di Sotoo è stata occasione anche per guardare al vero significato della fede, nella quale ogni credente si fa collaboratore del progetto di fare degli uomini una sola grande famiglia.

Infine un accenno al suo “programma” da parroco: nulla di prestabilito ma un libro bianco, con tante pagine vuote da scrivere insieme giorno dopo giorno.

Dopo la Messa per tutti l’appuntamento è stato a Villa Sommi Picenardi. È in questa stupenda cornice che vi è stata la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di quattro testimoni, uno per ognuna delle quattro comunità: Mino Jotta (Torre de’ Picenardi), Enrica Mazzoleni (Pozzo Baronzio), Maria Enrica Lambri (San Lorenzo de’ Picenardi) e Omerida Biella (Ca’ d’Andrea).

Ha quindi fatto seguito il rinfresco. Un gioioso benvenuto proseguito con l’appuntamento serale: alle 21, sempre nella chiesa di Torre, elevazione musicale in onore del nuovo parroco: musiche di Bach, Corelli, Boccherini, Morricone e Saint-Saens proposte da Donato Morselli all’organo, Alia Alevtina al violoncello e Michele Morselli al Flauto. In questo contesto anche l’incontro tra don Rossi e i bambini e i ragazzi del catechismo per un momento di “presentazione”.

 

Photogallery

 

Biografia del nuovo parroco

Don Claudio Rossi è nato a Trigolo il 6 marzo 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1982. È stato vicario a Commessaggio (1982-1989) e a Piadena (1989-1997). Nel 1997 è stato promosso parroco di Voltido e l’anno successivo gli è stata anche affidata, in qualità di amministratore, la comunità di Drizzona. Nel 2004 il trasferimento a San Felice e San Savino. Lo scorso luglio il vescovo Napolioni l’ha nominato parroco di Torre de’ Picenardi, San Lorenzo de’ Picenardi, Pozzo Baronzio e Ca’ d’Andrea succedendo a don Giampaolo Rossoni.

 

Saluto di don Rossi sul bollettino parrocchiale

Eccomi a voi ispirato da questa giornata in cui si ricorda la nascita di Maria. La donna che ha detto il suo si a Dio, al mistero della Vita. E in questo solco mi introduco nel camminare con voi. In quel sì c’è tutta una grande avventura, un essere sospinti da dallo Spirito.

Il primo saluto a don Giampaolo unito all’augurio che resti nei nostri cuori. Il secondo di gratitudine a don Paolo per il lavoro svolto nella speranza che continui la sua collaborazione.

Quando il vescovo Antonio mi ha chiamato proponendomi di venire tra voi a prestare il mio servizio ho accolto l’opportunità come il si di Maria. Vengo a voi nella semplicità e nella disponibilità, lasciandomi guidare dallo spirito del Vangelo.

Dopo aver dato l’annuncio della mia nomina, ho inviato un saluto al Vescovo che mi chiese come stavo vivendo. Mi venne in mente una frase del cartone animato Heppy feet (piedi felici). Si era creato un enorme frattura nei ghiacciai e questa provocò un’onda. Di fronte a quell’episodio, uno degli invertrebrati percependola disse: un’onda di vita! Cavalchiamola! Così anch ‘io mi espressi. E lui: beh ti mando il mio Spirito. Ed io dissi: non troppo forte, non vorrei soccombere!. Ma lo Spirito è vita e chiama a viverla nella lode. E così con voi mi lascio sospingere dallo Spirito del Vangelo per camminare nel vivere e fare di questo vivere la lode gradita a Dio. Essere e portare un sorriso.

Vengo a voi arricchito da anni di ministero e rendo lode per tutta la ricchezza ricevuta e vissuta ed ora un dono per voi come voi lo sarete per me. Mi metto in questo servizio avendo come riferimento l’unico Maestro Gesù, detto Cristo. Lui il progetto di uomo nascosto nei secoli ed ora svelato. Progetto che ci riguarda tutti. Incarnare, rendere visibile, concreto, palpabile lo Spirito Vita.

A tutti voi un cordiale saluto nell’attesa di camminare insieme sulle strade della vita per condividere, diventare Chiesa, fratelli che camminano insieme nella propria diversità.




Due nuove opere d’arte alla Casa di Riposo “Arvedi”

Visita di mons. Antonio Napolioni alla casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di Cremona nella mattinata di venerdì 7 ottobre. Molteplici i significati di questo incontro.

La presenza del Vescovo, infatti, è stata l’occasione per porre la casa sotto la protezione degli Angeli Custodi. Ma anche per inaugurare ufficialmente due opere d’arte donate alla casa di riposo dal cav. Arvedi: il quadro della Madonna della Misericordia, realizzato dal sacerdote cremonese don Pietro Bonometti, posto sulla controfacciata della chiesa, e un’opera dello “scultore dei Papi” Mario Toffetti raffigurante sant’Omobono, che è stata posizionata nel centro diurno.

Il tutto ha avuto luogo nel giorno della Madonna del Rosario: come ha sottolineato anche il Vescovo, un’altra significativa coincidenza per questa struttura in cui è forte la devozione mariana, anche a motivo della riproduzione della grotta di Lourdes presente nel giardino interno.

Momento centrale della visita del Vescovo è stata la celebrazione della Messa. Insieme agli ospiti della struttura – che il Vescovo ha definito veri e propri “famigliari” di questa casa – gli operatori e i volontari, insieme anche ai benefattori. Non è voluto mancare, infatti, il cav. Giovanni Arvedi con la moglie Luciana Buschini, accolti dal presidente della Fondazione La Pace onlus Umberto Lonardi insieme alla direttorice Silvia Galli.

Rappresentato anche l’interno Consiglio, formato dai rappresentanti delle case di riposo di Casalmorano, Castelverde, Cingia de’ Botti e San Bassano, che nell’aprile del 2011, insieme alla “Società di mutuo soccorso e previdenza tra i sacerdoti della diocesi di Cremona” e alla Cooperativa “Armonia”, hanno dato vita alla Fondazione “La Pace onlus” con l’obiettivo di realizzare nel complesso di via Massarotti un sistema di servizi per gli anziani del territorio e con un’attenzione particolare al clero cremonese.

Così insieme al Vescovo, oltre al cappellano don Achille Bolli e al cerimoniere don Flavio Meani, c’erano don Antonio Bandirali, don Roberto Rota, don Gianbattista Piacentini e, naturalmente, don Pietro Bonometti. Tra i concelebranti anche i tre sacerdoti che vivono a La Pace, don Francesco Lucchi, mons. Mario Cavalleri e don Enrico Prandini.

Il saluto del cappellano don Bolli

Nell’omelia mons. Napolioni ha invitato a «essere gli uni per gli altri degli angeli», precisando come non si ringrazia mai abbastanza quanti si spendono per gli altri. L’occasione per rinnovare il grazie a quanti, a diverso modo, si spendono per questa casa.

Lo sguardo è andato alla Vergine e alla preghiera del Rosario, che «allena il cuore» a trovare «pace tra le braccia della Regina degli angeli».

Omelia del Vescovo Antonio

Al temrmine della Messa lo sguardo è andato al quadro posto in controfacciata, che con la benedizione di mons. Napolioni è stato ufficialmente inaugurato. L’opera raffigura la Madonna della Misericordia (e qundi della Pace), con un evidente richiamo all’immagine medievale della Madonna Castellana, il cui manto era a protezione dell’immagine della città.

L’opera, commissionata dal cav. Arvedi a don Bonometti, trae ispirazione dall’antifona mariana “Sub tuum praesídium confúgimus, sancta Dei Génetrix”, dove il termine “praesídium” non ha un valore militare, ma richiama appunto il manto della Vergine, che con un’azione materna protegge chi vi si ripara al di sotto.

16-10-07_LaPace058

Qui vi si possono scorgere cinque figure, due donne sulla destra e tre uomini sulla sinistra. Vi si distingue la signora Luciana Buschini con il marito Giovanni Arvedi tra un sacerdote e un frate. Volti che, però, a detta dello stesso autore non intendono essere identificativi, proprio a indicare che sotto tutti trovano posto sotto la protezione di Maria.

La mattinata si è quindi conclusa negli ambienti del centro diurno dove, dopo la benedizione dell’opera di Toffetti, il Vescovo si è intrattenuto con gli anziani. E per lui non è mancato neppure un regalo, un porta lettere da tavolo decorato dagli ospiti della casa di riposo con gli angeli e la scritta identificativa della struttura.

Photogallery