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Visite specialistiche a Fondazione Germani. Inaugurati i nuovi ambulatori

Nuovi ambulatori specialistici alla Fondazione Elisabetta Germani di Cingia de Botti. Sono stati inaugurati, alla presenza delle autorità, dal presidente Enrico Marsella, dal direttore generale Ivan Scaratti e dal direttore sanitario Isabella Salimbeni. Un nuovo fiore all’occhiello che la struttura offre al territorio: in spazi moderni ed accoglienti, ricavati nel padiglione Santa Chiara, accanto ai nuovi studi dei medici di medicina generale (dott. Gianmario Corbani, ad oggi) e della pediatra (dott.ssa Federica Persico), si può accedere a prestazioni sanitarie di eccellenza in regime privato.

Tante le specialità presenti nei nuovi ambulatori per un’offerta ampia e qualificata a favore della salute dei cittadini: Anti-aging (dott.ssa Simonetta Morganti), Fisiatria e Ortopedia (dott. Massimo Banchi), Fisiatria (dott.ssa Paola Fasoli), Geriatria (dott.ssa Isabella Salimbeni), Logopedia (dott.ssa Giulia Sola; dal 1 luglio dott.ssa Baronio Roberta), Neurochirurgia (dott.ssa Emanuela Catenacci), Neuropsicologia (dott.ssa Elena Lucchi), Pneumologia (dott. Giancarlo Bosio), Cardiologia (dott.ssa Silvia Frattini), Psichiatria (dott. Franco Spinogatti), Psicologia (dott. Luca Della Valle), Terapia occupazionale (dott.sse Veronica Ragusa, Camilla Tagliasacchi, Silvia Gerardini). Le visite con gli specialisti si possono prenotare al numero 0375 9602201 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 20.
A completamento dei servizi di medicina generale e specialistica, continua, negli spazi adiacenti, tutti i giovedì l’attività del Punto prelievi in convenzione con l’Asst di Cremona per esami ematochimici di routine e altre tipologie di esami.  Inoltre dal lunedi al venerdi è attivo il servizio di fisioterapia con Sistema Sanitario Nazionale e in regime di solvenza con strumentazione innovativa ed un’equipe consolidata e preparata.

«È con spirito di continua e sensibile attenzione ai bisogni della comunità – la dichiarazione del presidente Enrico Marsella – che il Consiglio di Amministrazione, da sempre ispirato ai nostri principi e ai nostri valori fondativi, ha deciso di investire nella ristrutturazione del padiglione che ospita il nuovo poliambulatorio. Si tratta di un’importante offerta di prestazioni specialistiche dove c’è tra l’altro anche la presenza dei medici di medicina generale e del pediatra di libera scelta; un’ampia articolazione direi, di servizi sanitari e socio sanitari, che la nostra Fondazione mette a disposizione della popolazione con l’obiettivo di rispondere in modo sempre più efficace ed efficiente al bisogno di salute della collettività».

«L’attivazione degli ambulatori polispecialistici aperti a tutta la comunità – è il commento del direttore generale Ivan Scaratti – rientra nel percorso di Fondazione di qualificarsi come un punto di riferimento del territorio, capace di proporre soluzioni efficaci e integrate, frutto dell’incontro di una selezionata équipe di professionisti di numerose specialità e della presenza di medici di medicina generale e del pediatra». «Anche questa sfida – afferma il direttore sanitario Isabella Salimbeni – è indirizzata all’implementazione di nuovi modelli organizzativi indirizzati all’approccio interdisciplinare, al lavoro in équipe multi-professionale e alla presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini del territorio».




Si impara da piccoli a diventare grandi

 

«Si impara da piccoli a diventare grandi». Sono queste le parole usate da Michela Colombo, capo scout di Cassano d’Adda, durante la nuova puntata del talk diocesano Chiesa di Casa per celebrare la prima Giornata mondiale dei bambini voluta da Papa Francesco e che si celebra domenica 26 maggio. Lo sguardo è quindi focalizzato sull’oggi e sul domani, secondo la giovane scout milanese, che ha sottolineato quanto sia importante «camminare insieme a loro e aiutarli a diventare uomini e donne della partenza, cioè capaci di fare una scelta di vita e di servizio».

Un grande obiettivo, una missione che, tuttavia, non è esente da fatiche. «Relazionarsi con i bambini non è sempre semplice – ha raccontato Sara Butti, insegnante della scuola primaria Realdo Colombo di Cremona – perché si genera un carico di dubbi e responsabilità non indifferente. Sorgono domande e perplessità su ciò che si sta facendo ed è necessario mettersi in discussione. Non sempre regoliamo il nostro registro su di loro. Eppure è una sfida meravigliosa».

La visione, nonostante le fatiche, resta quindi assolutamente positiva. Non è un caso che Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata, si sia rivolto ai bambini affermando che sono «la gioia dell’umanità».

E a confermare questa grande emozione positiva sono arrivate le parole di Paola Parma, coordinatrice del reparto di Ostetrica dell’Ospedale di Cremona. «Ogni nascita porta con sé un augurio lieto e gioioso, nonostante le fatiche che la gravidanza e il parto rappresentano per ogni madre, padre e neonato. Questo perché ognuno dei piccoli che vediamo nascere in reparto ha quello sguardo potente che è capace, in un attimo, di far innamorare di lui i suoi genitori». Inoltre, secondo l’ostetrica, «c’è una gioia innata che abita il nostro reparto: le nostre pazienti non sono malate, bensì vivono un momento così speciale da richiedere una cura e un’attenzione particolare».

La gioia portata dai bambini non si limita però al momento della nascita. I sorrisi e le battute dei più piccoli sono, molto spesso, effettivamente straordinari ed egualmente distintivi. Secondo Sara Butti, questa capacità dei bambini è legata al fatto che «vivono con grande spensieratezza: sono persone pure e trasparenti, per questo riescono a gioire di tutto. Generalmente anche molto più di noi adulti».

Un’altra caratteristica che rende speciali i bambini è la loro assoluta spontaneità. «I sorrisi, gli abbracci, le bocche spalancate arrivano anche per le cose più piccole – ha raccontato con occhi lucenti Michela Colombo – è proprio per questo l’entusiasmo che manifestano è così contagioso».

La Giornata mondiale dei bambini diventa allora una nuova occasione per ricordarne e sottolinearne preziosità e valore. Allo stesso tempo, c’è una necessità di tutela che è sempre richiesta per chi si trova a ricoprire ruoli educativi e formativi nei confronti dei piccoli. Da un lato è richiesta per la loro condizione; dall’altro, perché genitori, insegnanti ed educatori sono chiamati a crescere gli adulti di domani.

 

1ª Giornata mondiale dei bambini, appuntamento diocesano a Caravaggio nel giorno dell’Apparizione




A Cingia de’ Botti l’ultimo saluto a don Francesco Castellini, «uomo semplice e di carità»

 

«Un uomo di grande semplicità. Una semplicità che traspariva dal suo modo di intrattenere il dialogo con le persone, ma anche da quella sua sagace ironia, da quella sua sapiente parola con cui interveniva per dire la sua idea, ma sempre con un grande rispetto degli altri». Nella chiesa parrocchiale di Cingia de’ Botti, il vescovo emerito Dante Lafranconi ha voluto ricordare così il don Francesco Castellini, deceduto improvvisamente la sera di lunedì 20 maggio all’età di 85 anni, a seguito di un malore in casa.

Il vescovo emerito Lafranconi ha portato la vicinanza dal vescovo Antonio Napolioni, impossibilitato a essere presente in quanto ancora impegnato in Vaticano per la conclusione dei lavori dell’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.

«È proprio pensando a don Francesco che mi sembra di poter vedere il lui la valorizzazione di quello che il Vangelo ci ha detto — ha spiegato mons. Lafranconi nell’omelia —. Don Francesco fu un uomo di grande carità, non quella esuberante e vistosa». Lafranconi, sessant’anni di sacerdozio a giugno proprio come don Castellini, ha voluto condividere una confidenza fattagli dal sacerdote originario di Cingia: «Più di una volta mi ha confidato come nei confronti di persone povere, di situazioni di povertà, abbia avuto la sua accortezza di intervenire silenziosamente, ma in maniera efficace”.

Un vita spesa al servizio degli altri, una vita trascorsa seguendo gli insegnamenti del Vangelo. «La vita ci presenta tante occasioni per rinunciare a quel modo di comportarsi che in fondo nasce dal nostro egoismo», ha detto il vescovo emerito, aggiungendo che «quello che mi ha sempre colpito di don Francesco era che anche di fronte alle rinunce non ha mai pensato di fare chissà che grandi cose, era la sua riservatezza, era la sua convinzione che non bisognava drammatizzare le situazioni, né quelle della propria vita né quelle della vita degli altri».

Il vescovo Lafranconi ha concluso l’omelia ricordando don Francesco come «un uomo di carità, un uomo semplice, un uomo che non drammatizza nessuna situazione, ma la affrontava con l’umiltà, la semplicità e la confidenza in Dio che gli permetteva di mantenere la sua serenità, e anche il suo buon umorismo. E sarà così anche in paradiso».

 

Omelia del vescovo emerito Lafranconi

 

Accanto al vescovo Lafranconi hanno concelebrato don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per la pastorale e il clero, e don Ettore Conti, parroco dell’unità pastorale di Cingia de’ Botti, Motta Baluffi e Scandolara Ravara, insieme anche ai collaboratori parrocchiali don Luigi Carrai e don Paolo Tonghini e diversi sacerdoti diocesani.

Insieme ai famigliari di don Castellini, erano presenti anche il sindaco di Cingia de’ Botti, Fabio Rossi, e il primo cittadino di Salvirola, Nicola Marani, dove don Francesco fu parroco dal 1977 al 1996 e che dal 2001 fa parte della Diocesi di Crema.

Al termine della celebrazione alcuni rappresentanti delle comunità di Pescarolo e di Pieve Tarzagni, dove era stato parroco e vicario, seguiti dal sindaco di Salvirola, hanno voluto ricordare don Castellini ripercorrendo alcuni dei momenti più significativi degli anni trascorsi insieme.

Dopo le esequie la salma è stata portata nel cimitero del paese per la tumulazione.

 

Profilo di don Francesco Castellini

Nato a Cingia de’ botti il 20 novembre 1938, ordinato sacerdote il 27 giugno 1964, don Francesco Castellini ha iniziato il suo ministero sacerdotale come vicario a Covo; quindi nel 1969 il trasferimento a Persico, sempre come vicario. Dal 1977 al 1996 è stato parroco di Salvirola (parrocchia che dal 2001 è in diocesi di Crema, oggi in unità pastorale con Izano). Nel 1996 è diventato parroco di Pescarolo e dal 2002 ha ricoperto anche l’incarico di amministratore parrocchiale di Pieve Terzagni. Nel 2014 si era quindi ritirato a Cingia de’ Botti, dove viveva nella cascina di famiglia: qui il decesso nella serata di lunedì 20 maggio, a seguito di un malore improvviso.




Lo stile di Santa Rita da Cascia: ricerca, esperienza, condivisione del primato di Dio

«Santa Rita ci chiama e noi saremo puntuali per riconoscerla, celebrarla e ringraziarla in occasione della sua prossima festa. Anche quest’anno santa Rita ha un suggerimento e un regalo da darci: la verità di Gesù Cristo e la Grazia di Dio! Nella vita di Rita è costante e fermo il primato di Dio. Dio è sempre al primo posto, sia nella gioia che nella sofferenza. Il dolore non scalfisce la sua fede. Ha ferma fiducia nel suo Creatore, e accoglie le vicende della vita tenendo alto lo sguardo. Rita riesce a trasmettere, con la sua vita, questo primato sia al marito che ai figli, successivamente alle Sorelle del Convento, proprio perché la sua fede è convinta. Anche noi se vogliamo trasmettere la fede dobbiamo prima viverla con convinzione. Santa Rita ha tramandato il suo messaggio senza mai scrivere niente, ma usando l’esempio concreto del vivere quotidiano».

Così don Claudio Anselmi, rettore della rettoria delle Sante Margherita e Pelagia di Cremona, in via Trecchi 11, la chiesa da tutti conosciuta come “Santa Rita”, nel 95° anniversario (22 maggio 1929) della devozione di santa Rita a Cremona nella chiesa di via Trecchi.

La tradizionale Festa di Santa Rita, preceduta dalla Novena che dal 13 maggio prevede ogni giorno alle 17 la preghiera del Rosario e alle 17.30 la Messa con supplica a santa Rita, si svolgerà dal 21 al 23 maggio con il seguente programma:

  • martedì 21 maggio – VIGILIA, si celebra il pio transito della Santa: ore 17 Rosario; ore 17.30 Messa
  • mercoledì 22 maggio – FESTA: Messe alle ore 6:00 / 7:30 / 9:00 (S. Messa Solenne) / 11:30 / 17:30 / 19:00
  • giovedì 23 maggio: 17:30 S. Rosario / 18:00 S. Messa di Suffragio per iscritti e benefattori Pia Unione

«Che l’incontro con santa Rita, nella fede e nella preghiera, – è l’auspicio del rettore don Anselmi – rigeneri la Speranza in tutti. La Speranza non delude. È sempre lì: silenziosa, umile, ma forte. Auguro che la festa di santa Rita aiuti a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza. In questo tempo di incertezze, ansie e sofferenze S. Rita aiuterà ancora: avere fede non significa non avere momenti difficili, ma avere la forza di affrontarli, certi che non siamo soli!».

Locandina con il programma delle celebrazioni

 

La benedizione delle rose

Dal pomeriggio di lunedì 20 maggio e fino al 23 maggio, nel cortile della chiesa sarà allestito il consueto spazio per la benedizione e la vendita delle rose e degli oggetti.

Il rito della benedizione delle rose, sappiamo, ricorda un particolare episodio della Santa. Si dice che, sul letto di morte, Santa Rita abbia chiesto una rosa del giardino dei suoi genitori. Era inverno. Tuttavia una bella rosa fu trovata sull’arbusto indicato dalla santa. Da allora Santa Rita è stata sempre associata alle rose. Il profumo delle rose, associato a Santa Rita, pervade ancora oggi la vita di uomini e donne. Da allora ad oggi, ogni Devoto, porta le proprie rose in chiesa perché siano benedette e poi custodite in casa o offerte a qualche persona malata o sola affinché possa ricevere, per intercessione di Santa Rita, un po’ di un conforto o una particolare grazia.

Le rose benedette sono segno di speranza, consolazione, fortezza, salute, perdono, gioia e pace nell’imitazione di Santa Rita.

 

L’Associazione “Amici di Santa Rita”

La festa sarà anche l’occasione per festeggiare l’Associazione “Amici di Santa Rita ETS” (la nuova Pia Unione). L’associazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità rivolte alla tutela, promozione e valorizzazione dei beni mobili ed immobili di interesse artistico e storico commissionando direttamente o finanziando interventi riguardanti la chiesa delle “Sante Margherita e Pelagia”, in Cremona nonché il complesso di S. Rita ad essa collegato. Inoltre l’associazione vuole anche:

  • promuovere nella comunità cristiana e nella società civile i valori della famiglia, della pace, del perdono e della riconciliazione, che sono le singolari caratteristiche della testimonianza umana e cristiana di Santa Rita;
  • promuovere la devozione e il culto di Santa Rita nelle modalità e secondo le indicazioni della Chiesa.

All’Associazione è possibile destinare il proprio 5×1000 compilando l’apposita sezione nella dichiarazione dei redditi mettendo il Codice Fiscale 93064540193 e rendendo così la propria dichiarazione dei redditi, da scadenza fiscale a occasione di dono, per aiutare la Chiesa di Santa Rita in Cremona.

 

Il semestrale “La Rosa di S. Rita”

In occasione della festa è uscito il nuovo numero del semestrale “La Rosa di S. Rita”, foglio di informazione e di collegamento, che vuole essere strumento agile che consenta di far conoscere le varie iniziative e alimentare la devozione verso questa Santa.

Con questo numero ha presso il via una nuova rubrica: “VOCE DAL MONASTERO”, una pagina scritta dalle Monache Domenicane in S. Sigismondo a Cremona. Chi meglio di Loro, può aiutare i devoti di S. Rita a capire il valore della Vita consacrata tra silenzio e preghiera che S. Rita ardentemente desiderava e ha compiuto. Le Sorelle, cordiali e premurose, riflettono ciò che l’intera Comunità si augura di poter comunicare: comprensione, stima, ascolto, testimonianza discreta resa all’assoluto di Dio, luce e gioia. In Monastero tutto è orientato alla ricerca del Volto di Dio e la monaca vive raccolta e protesa all’essenziale!

L’ultimo numero del semestrale “La Rosa di S. Rita”

 




La Madonna di Caravaggio torna a San Savino dopo il restauro

Quella alla Beata Vergine di Caravaggio, patrona della Diocesi di Cremona insieme a Sant’Omobono, è una devozione che supera i confini del santuario di Santa Maria del Fonte: una venerazione capillare in molte parti del territorio, varcando anche i confini diocesani e nazionali.

E proprio il 26 maggio, nel giorno anniversario dell’Apparizione, la parrocchia di San Savino, nell’omonima frazione della città di Cremona, presenterà alla comunità parrocchiale la tela restaurata della Madonna di Caravaggio, esposta alla venerazione dei fedeli nel primo altare laterale di destra della chiesa parrocchiale.

Durante il Rosario delle 21 avrà luogo la presentazione ai fedeli, a cura del parroco don Gianluca Gaiardi, che a livello diocesano ricopre anche l’incarico per i Beni culturali. Un secondo momento celebrativo sarà la Messa delle 20.45 di lunedì 27 maggio (giorno in cui quest’anno slitta la solennità in diocesi).

Un dipinto, di autore anonimo, che ritrae proprio il momento dell’Apparizione secondo l’iconografia tradizionale, con Giannetta in ginocchio e cui Maria impone da mano sul capo. Sullo sfondo, tra la natura, la facciata della chiesa parrocchiale di Caravaggio che, nei dipinti più antichi, veniva rappresentata al posto del Santuario per identificare il luogo dell’Apparizione.

L’opera fu probabilmente commissionata dalla famiglia Pallavicini, come testimonia lo stemma presente sul dipnto. La tela, restaurata dallo studio Marchetti di Brescia, grazie al contributo della Fondazione comunitaria della Provincia di Cremona, torna quindi nella chiesa di San Savino, dopo il completamento dell’intervento iniziato lo scorso gennaio.

«Dagli anni ’60, con il Concilio Vaticano II, la Beata Vergine di Caravaggio è, per volere del vescovo Danio Bolognini, patrona della nostra Diocesi – spiega don Gianluca Gaiardi –. Da quel momento in poi il culto dell’Apparizione si è diffuso su tutto il territorio diocesano». «Ma non dobbiamo dimenticare il fatto che il Santuario è sempre stato gestito dalla Diocesi – ha aggiunto –. Quindi, parlando della diffusione del simulacro della Madonna, è normale che i sacerdoti diocesani abbiano sempre sentito in prima persona questo sentimento di custodia e questa volontà di diffonderlo».

In città un’altro dipinto che ritrae la Madonna di Caravaggio, un tempo conservato in Cattedrale, è attualmente custodito al Museo diocesano: si tratta de L’apparizione a Caravaggio della Madonna di S. Maria del Fonte. Vergine e Santi, di Angelo Innocente Massarotti.

Alla Beata Vergine di Caravaggio a Cremona è anche intitolata la chiesa parrocchiale di viale Concordia, accanto all’Ospedale.




Assemblea CEI, Card. Zuppi: «Lo stato di salute del Paese desta particolare preoccupazione», «povertà assoluta fenomeno strutturale»

«Lo stato di salute del Paese desta particolare preoccupazione». A lanciare il grido d’allarme è stato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nella sua introduzione ai lavori della 79ª Assemblea generale dei vescovi italiani, in corso in Vaticano fino al 23 maggio. «In Italia, il 9,8% della popolazione, circa un italiano su dieci, vive in condizioni di povertà assoluta», ha ricordato il presidente della Cei.

«Le stime preliminari dell’Istat, riferite all’anno 2023, mostrano quanto la povertà sia un fenomeno strutturale del Paese. Complessivamente risultano in uno stato di povertà assoluta 5 milioni 752mila residenti, per un totale di oltre 2 milioni 234mila famiglie. A loro si aggiungono le storie di chi vive in una condizione di rischio di povertà e/o esclusione sociale: si tratta complessivamente di oltre 13 milioni di persone, pari al 22,8% della popolazione: il dato italiano supera la media europea». «È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza», l’analisi di Zuppi: «Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il “dentro” e il “fuori” dalla condizione di bisogno. Si rafforza inoltre il divario generazionale: i giovani sono sempre più esposti a difficoltà economiche e aumenta il vuoto creato da coloro che tendono ad allontanarsi dalla partecipazione politica e dal volontariato». Sempre secondo i dati ufficiali dell’Istat, «nel 2023 il 40,2% dei 16-24enni ha svolto almeno un’attività di partecipazione politica, con una riduzione significativa rispetto al 54,5% del 2003; l’8,0% ha svolto attività di volontariato, con una riduzione significativa rispetto a venti anni prima (era 11,0% nel 2003)».

«Nel nostro Cammino sinodale uno spazio importante viene riservato proprio alla domanda spirituale dei giovani, ma anche a quella degli anziani, che tanto possono aiutare a costruire un futuro per tutti ma che vanno garantiti nella loro fragilità», ha ricordato il cardinale, secondo il quale l’imminente Settimana sociale dei cattolici, che vedrà la presenza del Santo Padre e del presidente della Repubblica, «sarà per noi una occasione preziosa per favorire le dinamiche partecipative in particolare dei giovani, perché si sentano parte di un sogno e di un progetto comune».

M. Michela Nicolais (AgenSir)




«La Chiesa non può arrendersi alla logica terribile del male»

«La Chiesa è una madre che ama e per questo non può arrendersi alla logica terribile del male». Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, concludendo il momento di preghiera dei vescovi italiani la sera di lunedì 20 maggio si è svolto nella basilica di San Pietro, dove sono arrivati in processione al termine della prima giornata della 79ª Assemblea generale, cominciata con l’incontro riservato dei presuli con Papa Francesco.

«La Chiesa è una madre che porta nel suo cuore quella sofferenza terribile, indicibile, delle vittime, delle tante madri che non vogliono essere consolate perché i loro figli non ci sono più». E ancora: «Maria si rende conto, fa sua la sofferenza, la capisce più di tutti perché la vede con gli occhi di Gesù», ha detto Zuppi: «La vede con gli occhi dei bambini, di quei tanti bambini che ci fanno capire il mondo partendo dal loro dolore, da quel grido terribile dei piccoli che giorno e notte invocano la pace con la loro insistenza e il loro pianto».

La preghiera del Rosario, la preghiera con Maria – per il cardinale – ci fa «cercare la via della pace nell’affrontare ogni seme di divisione e di odio, per ricostruire la famiglia umana» partendo «dall’essere, dal pensarsi insieme in nome di quella fraternità che viene dall’essere fratelli, e fratelli con tutti».

«Nessuno esiste senza gli altri – ha affermato il presidente della Cei –. Se gli altri non esistono più, anche noi smettiamo di esistere, come ha detto Papa Francesco a Verona. Questa insistenza ci aiuta a scegliere nel profondo di essere artigiani di pace, perché tanti artigiani di pace possano aiutare coloro che hanno il compito di costruire l’architettura della pace”, costruendo “ponti di solidarietà, di comprensione, di amore».

L’iniziativa, che ha visto idealmente unite tutte le Diocesi italiane e i fedeli attraverso la diretta televisiva di Tv2000, ha voluto essere un’occasione per manifestare la solidarietà e la vicinanza della Chiesa in Italia alle popolazioni che soffrono per la guerra e per invocare il dono prezioso della pace.

Alle 20.30, i vescovi italiani si sono ritrovati nell’area antistante l’aula Paolo VI per proseguire in processione fino all’interno della Basilica.

A introdurre la veglia un videomessaggio del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini. «Grazie per la vostra vicinanza, per le tantissime forme di solidarietà che tutta la Chiesa d’Italia, le varie diocesi, le varie realtà legate alla Chiesa stanno esprimendo alla nostra Chiesa e soprattutto a questa piccola comunità che ho trovato molto colpita, anche concretamente, con diversi morti, ma molto unita e molto forte». Con queste parole il card. Pizzaballa ha voluto esprimere il suo ringraziamento alla Conferenza episcopale italiana, in un videomessaggio registrato a Gaza e diffuso prima della veglia di preghiera. «Ho trovato tanto dolore e tanta sofferenza, ma non rabbia né rancore. Questo mi ha colpito e dice molto di questa comunità che vive qui proprio fuori da queste mura», ha detto ricordando che «in certi momenti non si possono risolvere i problemi, ma bisogna esserci. Stare lì e dire che ci siamo». «Stiamo facendo tutto il possibile – ha assicurato – per cercare di aiutare tutti, per venire fuori da questa situazione, perché questo circolo vizioso di violenza si possa interrompere quanto prima».

Nel suo saluto, il cardinale Pizzaballa ha voluto ringraziare il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, per la scelta di recarsi a giugno in Terra Santa. «Grazie – ha concluso – per aiutarci a vivere bene, per quanto possibile, da cristiani, da credenti, ma radicati nella terra e nella vita della gente, questo momento così difficile. Pregate per noi e noi continueremo, per quanto possibile, nonostante tutto, in questa circostanza a pregare e ringraziarvi».




Il Papa in dialogo con la CEI su migrazioni, calo vocazioni, accorpamento diocesi

 

Le problematiche del mondo di oggi, tra ideologie che appiattiscono, fenomeni migratori e manifestazioni antisemite, e quelle della Chiesa, come l’accorpamento delle diocesi o l’accompagnamento dei sacerdoti, sono state al centro del dialogo tra Papa Francesco e i vescovi della CEI nel pomeriggio di lunedì 20 maggio in Aula nuova del Sinodo. Poco prima delle 16, il Papa ha aperto la 79ª Assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana. Con i circa 200 vescovi italiani Francesco ha pregato l’Ora media, poi ha rivolto loro un saluto e infine ha consegnato un testo scritto preparato.

 

Colloquio di un’ora e mezza 

Come da inizio del pontificato, il Papa ha poi voluto dialogare a porte chiuse con i presuli italiani – già incontrati nelle sedici visite ad limina dei mesi scorsi – invitati a parlare liberamente e apertamente. Per un’ora e mezza, fino alle 17.30 Papa Francesco ha quindi ascoltato le loro domande e offerto risposte e spunti di riflessione.

Numerosi i temi avvicendatisi nel corso del dialogo: i giovani, quelli che restano e quelli che vanno via dall’Italia “impoverendola”, la preoccupazione per il loro presente e il loro futuro, le ideologie che si insinuano nella cultura e nella società, il calo delle vocazioni nascenti e la cura di quelle presenti, l’accoglienza dei migranti, quale dovere morale, l’inquietudine per il ritorno di espressioni di antisemitismo, la sinodalità, l’accompagnamento dei pastori ai sacerdoti.

 

L’accorpamento delle diocesi

Una delle tematiche principali è stata l’accorpamento delle diocesi italiane, una questione per la quale Francesco già nel suo primo incontro con la CEI del 2013 aveva esortato a una riflessione approfondita e a soluzioni pratiche, tenendo sempre conto delle perplessità di alcuni degli stessi vescovi circa le diverse identità culturali di ogni territorio e il rischio di un ingrandimento tale da creare difficoltà nella prossimità dei pastori. Situazioni rappresentante al Papa anche nelle diverse visite ad limina delle Conferenze Episcopali regionali che hanno consentito al Pontefice di “avere informazioni” prima poco chiare.

In questi anni sono state 22 le diocesi italiane unificate in persona episcopi. Ma non è detto che si continui su questa strada, è quello che emerso oggi nel dialogo tra il Papa e i vescovi: è possibile infatti un ripensamento di questa procedura. Una proposta emersa è quella di unificare più che altro le strutture, inclusi gli stessi seminari regionali (spesso popolati da un esiguo gruppo di aspiranti sacerdoti), come sollecitato dal Papa stesso in diverse occasioni in passato.

 

Crisi delle vocazioni

La questione è strettamente legata all’altro tema, emerso a più riprese oggi, del calo delle vocazioni. Alcuni vescovi hanno fatto presente la riduzione di comunità, sacerdoti e religiosi e Francesco ha richiamato l’esempio di diverse Chiese, specie quelle dell’America latina, dove l’attività della comunità è gestita da laici e suore.

 

Accompagnamento, sinodalità, preghiera

Focus nel colloquio anche sulla esperienza della sinodalità e sulla indicazione a seguire con affetto paterno i sacerdoti, che necessitano di essere accompagnati nei cambiamenti e nelle trasformazioni culturali del tempo moderno. Davanti ai problemi il Papa ha incoraggiato a non spegnere l’entusiasmo, nella certezza che Dio mai abbandona e anche con la forza dello Spirito Santo che aiuta ad affrontare le difficoltà con una mentalità e un atteggiamento nuovi.

 

In dono il libro “Santi e non mondani”

Forte l’invito del Papa a vivere una Chiesa sinodale e anche a realizzare una solida formazione dei sacerdoti e dei laici, così da non cadere nella brutta tentazione del clericalismo. A tal proposito, è stato simbolico il dono consegnato dal Pontefice ai vescovi CEI: il libro “Santi e non mondani”, edito dalla LEV. Si tratta di una raccolta di contributi di Jorge Mario Bergoglio di epoche diverse: un testo del 1991, intitolato Corruzione e peccato, la Lettera ai sacerdoti della Diocesi di Roma dell’estate 2023, un’introduzione inedita dello stesso Pontefice. Tutti testi accomunati dalla denuncia della “mondanità spirituale” quale vera e propria piaga della fede.

Salvatore Cernuzio (VaticanNews)




Questa sera la Chiesa italiana unita in preghiera per la pace

Si svolgerà nella serata di lunedì 20 maggio, alle 21, nella Basilica di San Pietro, un momento di preghiera per invocare la pace e il conforto per quanti soffrono a causa dei conflitti in corso. Parteciperanno i Vescovi italiani riuniti in Vaticano per la loro 79ª Assemblea generale della CEI, e tra loro anche il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni.

Introdotta da un videomessaggio del card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, la veglia sarà presieduta dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, e trasmessa in diretta su Tv2000 a partire dalle 20. Alle 20.30, i Presuli si ritroveranno nell’area antistante l’aula Paolo VI per proseguire in processione fino all’interno della Basilica.

L’iniziativa, che vedrà unite anche le Diocesi e i fedeli attraverso la diretta televisiva, intende essere un’occasione per manifestare la solidarietà e la vicinanza della Chiesa in Italia alle popolazioni che soffrono per la guerra e per invocare il dono prezioso della pace.

Ci arrendiamo allo Spirito, non ci arrendiamo alla forza del mondo, ma continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra, a parlare di perdono a chi semina vendetta, a parlare di accoglienza e solidarietà a chi sbarra le porte ed erige barriere, a parlare di vita a chi sceglie la morte, a parlare di rispetto a chi ama umiliare, insultare e scartare, a parlare di fedeltà a chi rifiuta ogni legame, confondendo la libertà con un individualismo superficiale, opaco e vuoto (Papa Francesco, Santa Messa nella Solennità di Pentecoste, 19 maggio 2024).

 

Dal 20 al 23 maggio anche il vescovo Napolioni in Vaticano per la 79ª Assemblea generale della CEI




Fism: “Rilanciare un’educazione aperta e inclusiva, che aiuti a guardare il mondo con speranza”

L’esortazione a “ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”, e l’incoraggiamento “ad essere sempre testimoni dei valori umani e cristiani all’interno della famiglia, della scuola e della società”. Si è aperto il 18 maggio a Roma con questo messaggio di Papa Francesco il convegno della Fism (Federazione scuole materne di ispirazione cristiana), promosso nel 50° di fondazione. Tema dell’evento, ospitato nell’Auditorium della Conciliazione alla presenza di oltre 1.200 partecipanti (e tra cui anche una delegazione dalla provincia di Cremona), “Prima i bambini: ieri, oggi, domani”.

Di “opera preziosa su tutto il territorio nazionale” e di “significativo sostegno all’attività educativa delle famiglie”, ha parlato nel suo messaggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Sulla parità ancora incompiuta ha invece posto l’accento il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, nel suo videomessaggio di saluto. “Siamo anche a 25 anni dalla riforma Berlinguer – ha sottolineato –; forse sarebbe il caso, dopo 25 anni, di applicare pienamente quelle indicazioni sulle cosiddette ‘paritarie’ che qualche volta non godono pienamente di questo. Ma non perché vogliamo qualche privilegio, ma proprio per il pieno diritto, per la possibilità di ‘essere’ per tutti. Questo – ha precisato Zuppi – non mette mai in discussione la scuola pubblica, ma le si affianca, la completa e arricchisce nel dialogo e nella collaborazione”. Il presidente Cei ha espresso l’auspicio che “l’accoglienza ai bambini ucraini” nelle scuole Fism “possa continuare perché è una risposta concreta per chi vive tragicamente le conseguenze della guerra”. Infine il ringraziamento per

“pensare un’educazione che aiuti tanti a guardare con speranza il mondo”.

“Siamo orgogliosamente il 37% del servizio nazionale”, ha detto inaugurando i lavori il presidente nazionale Fism, Giampiero Redaelli. “L’alleanza scuola-famiglia deve essere uno dei punti di partenza di questo nostro rilancio del 50° – ha spiegato -, perché solo insieme saremo capaci di testimoniare e, soprattutto, di chiedere al Governo e alla politica che i bambini e le famiglie non siano lasciati soli”.

In tema di educazione, si è parlato anche di educazione all’affettività e sessualità. Per Alberto Pellai, medico, esperto in educazione alla salute e prevenzione in età evolutiva, “la sessualità nasce con noi a va educata”. Come? “Insegnando a bambini e bambine a conoscere le emozioni e il proprio corpo per costruire relazioni sane”, e ai maschietti “a essere non ‘uomini veri’ ma ‘uomini veri’”.La sessualità non deve “essere semplicemente agita” ma deve “essere messa a disposizione di un progetto relazionale”.

Più in generale, da Monica Amadini, pedagogista dell’Università Cattolica, la proposta di un modello di “comunità educante da rilanciare come sguardo verso il futuro con il concetto di genitorialità diffusa”. Sull’importanza che i bambini non si isolino ma “abbiano rapporti sociali con altri bambini per costruire il proprio sé anche litigando, per imparare a negoziare e a condividere i beni”, si è soffermato il pedagogista Fulvio De Giorgi (Università Modena e Reggio).

“Fare educazione, costruire alleanze, ripensare concretamente le strutture della Chiesa”: questo l’invito lanciato oggi da mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università e assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica. Con riferimento alla legge 62/2000 sulla parità scolastica, il presule ha osservato: “Purtroppo questa parità tanto declamata deve essere anche garantita”; di fatto “non è ancora compiuta”. Di qui una sottolineatura: “La libertà di scelta dei genitori non è garantita a sufficienza; non è garantito il pluralismo scolastico; non è data la possibilità di esprimere tutte quelle energie e risorse che consentono di offrire al nostro Paese un servizio di formazione pluralistico.Celebriamo l’anniversario odierno anche per rilanciare e affrontare queste sfide”.

“Siamo un Paese povero di giovani e di giovani sempre più poveri”, ha osservato il demografo Alessandro Rosina (Università Cattolica), intervenendo alla sessione pomeridiana dedicata alla crisi demografica. “Non consideriamo le nuove generazioni un bene collettivo su cui tutta la società ha convenienza ad investire”, ha osservato, mentre invece “un forte piano di investimenti sulle giovani generazioni, sarebbe conveniente per tutti”.

“Servono politiche che non siano spot, fatte un anno sì e un anno no, che cambiano appena cambia il governo. Servono interventi stabili sulla base dell’esperienza di altri paesi, in particolare la Svezia”. Ne è convinto l’economista Carlo Cottarelli (Università Cattolica). “Ci stiamo portando dietro un macigno”, ha detto con riferimento al debito pubblico, ed “è chiaro che se spendiamo per pagarne gli interessi e più difficile fare tante altre cose”. Per l’economista, tuttavia, “occorre avere il coraggio di stabilire le vere priorità: istruzione, sanità, natalità, e fare delle scelte, anche se difficili”.

“Una radicale riforma del sistema fiscale per consentire alle famiglie che decidono di fare figli di mantenere lo stesso tenore di vita, sull’esempio del quoziente familiare francese”, è la “ricetta” di Francesco Belletti, direttore Centro internazionale studi famiglia (Cisf).

Durante i lavori c’è stato anche spazio per un gesto di solidarietà attraverso la donazione della Fism di 15mila euro all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. A conclusione è stato presentato il veliero della pace, costruito dai bambini della Federazione per “accogliere il messaggio di pace di Papa Francesco e immaginare – è stato spiegato – un futuro di serenità e fraternità”.

Domenica 19 maggio la Messa nella basilica di San Pietro e la partecipazione alla recita del Regina Caeli con il Pontefice al quale, sabato 25 maggio, in occasione della prima Giornata mondiale dei bambini allo Stadio Olimpico, una delegazione di alunni delle scuole Fism consegnerà il veliero della pace.

Giovanna Pasqualin Traversa (AgenSir)