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Enrico Locatelli eletto presidente di Coldiretti Cremona

Enrico Locatelli, 58 anni, imprenditore agricolo di Castelvisconti, coniugato e padre di tre figli, è il nuovo Presidente di Coldiretti Cremona. Ad eleggerlo è stata l’Assemblea generale della Federazione, riunita oggi a Cremona.

Laureato in Medicina veterinaria, Locatelli guida un’azienda di bovini da latte con sedi a Castelvisconti e Robecco d’Oglio. Allevatore di grande esperienza, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente di Coldiretti Cremona ed è stato consigliere di ARAL, l’Associazione Regionale Allevatori della Lombardia.

“Ringrazio per la fiducia che mi è stata concessa e sono pronto, insieme al Consiglio e a tutti i Soci, a mettermi al lavoro, per inaugurare un 2024 nel segno della nostra agricoltura” ha commenta il neo eletto Presidente di Coldiretti Cremona. “Assumo questo incarico con senso di responsabilità – prosegue Locatelli – garantendo il massimo impegno per promuovere, difendere e sostenere la nostra agricoltura e le nostre imprese. Sono consapevole che ci aspettano impegni importanti. Lavoreremo con costanza e determinazione, per continuare a far crescere e rendere sempre più competitivi tutti i nostri comparti produttivi. Ci aspettano sfide rilevanti, che sapremo affrontare, puntando sul lavoro di squadra e a partire dal dialogo e dalla condivisione con i Soci”.

Al suo fianco il Presidente Locatelli avrà la Giunta e il Consiglio direttivo, così composto: Lucio Compagnoni, Mauro Begatti, Fabrizio Bocchi, Matteo Galli, Armando Zerbini, Samuele Riboli, Armando Tamagni, Mauro Berticelli, Loris Beduschi, Pietro Manfredi, Emilio Stringhini, Giovanni Lunini, Serena Antonioli, Lorenzo Chiozzi, Giovanni Mazzetti, Giannenrico Spoldi. Si aggiungano i rappresentanti dei tre movimenti: Piercarlo Ongini Delegato di Coldiretti Giovani Impresa Cremona, Maria Paglioli, Responsabile provinciale di Donne Impresa, e Carolina Benelli, Presidente dell’Associazione provinciale Pensionati Coldiretti.

 




Deceduto il prof. Mario Gnocchi: uomo di cultura e di fede, dal 2004 al 2012 fu presidente nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche

Venerdì 22 dicembre è morto a Cremona il prof. Mario Gnocchi. In una mattinata luminosa di sole inaspettatamente primaverile, a 89 anni da poco compiuti, è giunto al compimento del suo cammino. I funerali si terranno la mattina di mercoledì 27 dicembre, alle 11, nella chiesa di Sant’Agata. La notizia dolorosa si è rapidamente diffusa in città perché il prof. Gnocchi era largamente conosciuto: professionista assai stimato, uomo di raffinata e vasta cultura e di fede profonda, amico generoso e fedele.

Nato l’8 settembre 1934, nella festa della natività di Maria, per tutta la vita nelle circostanze ufficiali fu Mario, ma per i familiari e gli amici fu sempre, affettuosamente, Meo, e l’appellativo confidenziale, che egli sempre accettò, esprime bene il rifiuto da parte sua di ogni forma di esteriorità di cui, se solo avesse voluto, avrebbe facilmente potuto adornarsi.

Fu alunno al liceo classico Daniele Manin, poi universitario a Pavia nel collegio Ghislieri e nel 1957 si laureò con il prof. Lanfranco Caretti discutendo una tesi su “Questioni scalviniane”. Dopo una breve esperienza di assistentato in università e un soggiorno di studio a Parigi, rifiutò consapevolmente la possibilità di una brillante carriera accademica universitaria e volle essere docente liceale. E così in effetti fu. Per 34 anni, dal 1961 al 1995, Mario Gnocchi è stato professore di Letteratura italiana e Latino al liceo classico Manin di Cremona e intere generazioni, genitori e figli, lo hanno avuto come stimatissimo insegnante. E hanno potuto godere della sua cultura eccezionalmente vasta, mai ostentata, vivacissima e agile, che spaziava da Dante a Montale, da Kafka a Bernanos, da Rebora a Maritain e appassionava le giovani menti spalancando loro impensati orizzonti e le affascinava con la finezza e la profondità della lettura. In altre parole, faceva loro scoprire la potenza maieutica della cultura e gliela faceva amare.

Il prof. Gnocchi, assai esigente con se stesso, non ha mai smesso di ricercare, approfondire, interrogare, studiare. Ne sono prova i numerosi interventi apparsi su riviste e le conferenze che ha tenuto a Cremona e in molte altre sedi. Possiamo ricordarlo come un esploratore, mai sazio, del mistero dell’esistenza, un mistero che affascina e inquieta. Perciò non stupisce che il prof. Gnocchi abbia scavato incessantemente anche nel mistero che è oggetto della fede cristiana, fede che è stata in lui forte, profonda, consapevolmente adulta e libera. Uomo sempre disposto al dialogo, si è assai presto inoltrato nel mondo dell’ecumenismo e ne ha abbracciato la spiritualità. Come altri della sua generazione, che hanno nutrito gli anni della loro piena giovinezza con l’esperienza del Concilio Vaticano II, Mario Gnocchi ha svolto importanti incarichi di rilevanza ecumenica. Ha aderito e collaborato intensamente con il SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), del quale è stato presidente nazionale dal 2004 al 2012, partecipando al Gruppo misto della catechesi ecumenica e al Gruppo misto teologico e guidando per lunghi anni il Gruppo cremonese del SAE.

Ma ancor prima, dal 1969 al 1974, aveva presieduto il Gruppo Laureati Cattolici di Cremona e, in anni più recenti, aveva fatto parte del Comitato di direzione della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo.

Due importanti figure della Chiesa cremonese sono state da lui finemente studiate e illustrate: quella di don Mazzolari, con l’edizione critica dei due volumi “Tra l’argine e il bosco” e “Zaccheo” , e quella del grande vescovo Geremia Bonomelli, coraggioso precursore in ambito cattolico del pensiero ecumenico, del quale il prof. Gnocchi ha editato in versione critica il messaggio che, in qualità di vescovo di Cremona, Bonomelli inviò nel 1910 alla Conferenza Missionaria Mondiale di Edimburgo (M. Gnocchi, Bonomelli: la dimensione ecumenica in “Diocesi di Cremona”, 1995 e Idem, Geremia Bonomelli e il suo tempo, Brescia 1999).

Il prof. Gnocchi è stato tutto questo e molto altro. Ma ancora almeno un aspetto non va sottaciuto perché è parte integrante della sua persona: il sentimento profondo e sacro che ebbe dell’amicizia, che donava senza risparmio, sempre rispettoso della libertà altrui e sempre fedelmente pronto a prodigarsi. E l’amore forte che lo ha legato lungo una intera vita a Vanna, la sua amata sposa, e ai figli, alla sua bella famiglia che, quando la malattia ha spento in lui a poco a poco le forze fisiche e mentali, lo ha accompagnato con delicatezza e intensità di affetti e lo ha infine consegnato all’abbraccio luminoso del suo Signore.

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24,16). Teniamo Mario Gnocchi nel cuore: non è più prigioniero della morte, è con noi, giorno dopo giorno, fino al Grande Incontro.

Pinuccia Marcocchi




Giunta da Betlemme la “Luce della Pace”

Dalla chiesa di San Girolamo di via Sicardo, a Cremona, sabato 16 dicembre, al calar della sera, una processione di luci è partita per arrivare fin sotto la Bertazzola del Torrazzo, in un momento di preghiera e condivisione. Un segno di pace non nuovo per la città e il territorio che quest’anno assume un significato ancora più particolare: quella luce, simbolo di pace, che da anni gli scout diffondono nel mondo attingendo dalla fiamma che in modo perenne arde nella grotta della Basilica della Natività, a Betlemme, quest’anno più che mai vuole illuminare nel segno della pace. A partire dal Medio Oriente, da dove a fatica è partita, riscaldando il cuore di tutti perché il mondo intero possa ritrovare la pace: in tutti quei luoghi di conflitto sparsi nel mondo, ma anche nella quotidianità di ciascuno.

L’iniziativa è stata organizzata come consueto dagli Scout adulti del Masci, che con costanza e dedizione si impegnano ogni anno a far giungere la “Luce della pace di Betlemme” sul territorio per accendere un contagioso diffondersi di luce che coinvolge parrocchie e gruppi, luoghi istituzionali, senza mai tralasciare i luoghi di sofferenza, come ospedali, case di riposo e di cura e raggiungendo anche chi è in carcere.

«Il bisogno di pace si sente ancora più forte in questi mesi – spiega Elisabetta Manni Rodini, responsabile della comunità Masci Cremona 1 –. Lo scout austriaco è riuscito anche quest’anno ad attingere alla fiamma a Betlemme». E prosegue: «La pace è un cammino complesso, complicato, non è una cosa che si risolve velocemente. Serve dialogo, serve che tutte le parti comunichino per un bene comune. La pace comincia da noi, comincia dalle piccole cose, dallo sforzo personale. Il nostro modello di riflessione deve fondarsi sulla riflessione e sul dialogo, che parte dalla propria casa, fino ad arrivare alla propria parrocchia e alla nostra comunità”.

“Fare Pace rende felici” è il motto che accompagna quest’anno la distribuzione della Luce della Pace di Betlemme. Un augurio che quest’anno è ancora più forte dopo un viaggio che ha condotto la luce anche in Italia attraversando due continenti, 10 Paesi, coprendo più di 3.700 chilometri. Un viaggio in Italia e nel resto d’Europa: il treno partito da Trieste ha raggiunto Milano e Bologna. Fra le tappe anche Brescia, dove gli scout del Masci Cremona1 e Cremona2 hanno attinto la fiamma per portarla all’ombra Torrazzo. Analogamente, da Treviglio, hanno fatto i gruppi Masci della Bergamasca, portando la fiamma anche alle comunità della Zona pastorale 1 della Diocesi.

«Costruire esempi di Pace in questo momento storico, in questo mondo che sembra aver perso questo valore, diventa un dovere, ma anche una gioia che porta serenità – spiegano dal Masci di Cremona –. È compito di tutti noi lavorare e difenderlo giorno dopo giorno».

Dopo un momento di raccoglimento e preghiera che si è tenuto nella chiesa di San Girolamo, la comunità scout si è spostata davanti alla Cattedrale, dove sotto la Bertazzola ha condiviso il prezioso dono che porta con sé il messaggio di pace e fratellanza del Vangelo a quanti volessero.

E a sancire inequivocabilmente il bisogno di pace, proprio in piazza del Comune, la Luce della pace di Betlemme ha incontrato la fiaccolata che, partita da Palazzo Cittanova è passando per le vie della città, è giunto fino al Duomo chiedendo pubblicamente l’immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Il viaggio della Luce della pace di Betlemme nei prossimi giorni continuerà nelle comunità, nelle case e ovunque ci sia qualcuno pronto ad accoglierla, nei luoghi dove più c’è bisogno del calore e dell’amore del Signore, portando il più autentico segno del Natale.




Acr, in Seminario il ritiro diocesano di Avvento

Sabato 16 e domenica 17 dicembre si è svolto, presso il Seminario Vescovile di Cremona, il ritiro diocesano Acr di Avvento: due giorni ricchi di riflessioni e giochi per condividere insieme questo importante tempo di attesa verso il Natale.

Al centro delle attività il tema dell’ACR “Questa è casa tua”. Gli acierrini hanno avuto l’occasione di scoprire ambienti naturali meno noti ma che fanno parte ugualmente della natura che ci circonda per imparare a conoscerla meglio e quindi preservarla.

Guidati dal brano di Vangelo Mt 3, 1-12 (Voce di uno che grida nel deserto), sabato, i bambini e i ragazzi attraverso un percorso di luci, suoni, documentari e testimonianze, hanno esplorato la realtà del deserto, scoprendo che esso non è solo un luogo fisico, ma è anche uno spazio personale di silenzio e ascolto che offre l’opportunità di riflettere sul proprio cammino di fede e sulla propria vita.

Sabato sera si è svolto un grande gioco: “Ticket to ride”, alla scoperta delle riserve naturali più importanti al mondo, realtà preziosissime da imparare a rispettare e custodire.

Al centro delle attività di domenica i fiumi e la figura di san Giovanni Battista: i più piccoli hanno ripercorso il sacramento del Battesimo, mentre i grandi hanno affrontato il tema dell’essenzialità, di come vivere le scelte e quali mezzi e strade intraprendere per compiere il bene.

Da segnalare la partecipazione della Green Band di Paderno Ponchielli che ha suonato e cantato l’inno Acr 2023.

Eleonora Buttarelli




Il vescovo alla Casa Sant’Omobono per gli auguri di Natale all’Azione Cattolica

Auguri e ringraziamenti, nel pomeriggio di lunedì 18 dicembre, alla Fondazione “Casa famiglia Sant’Omobono” di Cremona, che dal 1997 accoglie e affianca madri e – più in generale – donne che vivono situazioni di difficoltà e fragilità. Presente all’evento il vescovo Antonio Napolioni, che ha augurato un buon Natale a tutta la Fondazione e a tutta l’Azione Cattolica di Cremona, che da quasi trent’anni gestisce la struttura di via degli Ippocastani. Oltre a lui, il presidente della Fondazione, Gabriele Panena, e il presidente diocesano di Ac, Emanuele Bellani.

«La nostra Fondazione è stata affidata dal vescovo Giulio Nicolini all’Azione Cattolica – ha spiegato il presidente Panena – ed è un’opera di carità che da ventisei anni sta portando avanti con risultati più che positivi». Un affidamento, dunque, che ha portato i suoi frutti, una gestione che ha lasciato però alla Fondazione la possibilità di “camminare con le proprie gambe”. «Di fatto siamo sempre stati un’entità autonoma, anche perché questa è una casa che funziona 24 ore su 24 – ha sottolineato Panena –. I nostri ospiti sono qui e noi abbiamo tutta la responsabilità nei loro confronti».

Un servizio senza sosta reso possibile anche grazie alla dedizione di professionisti e volontari che impiegano il proprio tempo in struttura. Ha infatti aggiunto il presidente: «La ricchezza è proprio quella di avere, anche per l’Azione Cattolica, un luogo condiviso da tutti che è traduzione dell’impegno e all’adesione di molti».

Un supporto a tutto tondo, che sfocia anche in altre strutture: alcuni appartamenti, sempre legati al progetto della Fondazione “Casa famiglia Sant’Omobono”, che garantiscono alle donne bisognose «un passaggio a una condizione di semi-autonomia».

L’incontro si è quindi concluso con un momento conviviale nella sala da pranzo della Fondazione.




Il 16 dicembre Cremona accoglie la Luce della Pace di Betlemme

“Fare Pace rende felici” è il motto che accompagna quest’anno la distribuzione della Luce della Pace di Betlemme, attinta dalla fiamma che da secoli arde nella basilica della Natività di Betlemme e che rappresenta un segno di fratellanza e condivisione, di speranza e pace. Ancor più quest’anno. Nonostante la drammatica situazione in Terra Santa gli scout sono riusciti a riproporre anche quest’anno l’inizitiva, con la Luce che giungerà anche a Cremona grazie all’impegno delle comunità Masci “Cremona 1” e “Cremona 2”, che si impegneranno a consegnarla alle comunità religiose e laiche del territorio cremonese.

«Costruire esempi di Pace in questo momento storico, in questo mondo che sembra aver perso questo valore, diventa un dovere, ma anche una gioia che porta serenità – spiegano gli Scout adulti di Cremona –. È compito di tutti noi lavorare e difenderlo giorno dopo giorno».

L’arrivo a Cremona della Luce della Pace di Betlemme è previsto per sabato 16 dicembre, alle 16.30, presso la chiesa di San Gerolamo, in via Sicardo 5. La luce sarà accolta con un momento di riflessione e di preghiera e sarà poi distribuita presso la loggia della bertazzola della Cattedrale, dove i presenti potranno attingere personalmente con ceri e lampade per portare la Luce, unitamente al suo messaggio, alle proprie case e comunità.

 

L’origine dell’iniziativa

Nella Chiesa della Natività di Betlemme c’è una lampada a olio che arde perennemente da lungo tempo, probabilmente già qualche secolo dopo la venuta di Cristo. La lampada è posizionata sul punto ove si presume sia stata la mangiatoia nella quale fu messo il Salva­tore in fasce. La lampada è alimentata dall’olio donato dalle nazioni cristiane, una volta all’anno, a turno: Cristo, Luce delle genti, continua ad irradiare la sua Parola da Betlemme nel mondo intero.

Il viaggio della Luce della pace di Betlemme è iniziato nel 1986 per iniziativa degli scout austriaci. Di anno in anno, proprio grazie a questa associazione, è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo in ogni parte d’Europa. In Italia la Luce è arrivata subito nel 1986 a opera degli scout del Sud Tirol: la diffusione della fiammella, per alcuni anni limitata al territorio dell’Alto Adige, si è propagata presto anche nel resto dello Stivale. Nel 1994 in Veneto è stato costituito un comitato spontaneo che, nel Natale dello stesso anno, ha partecipato alla manifestazione di Vienna, portando quindi la fiamma in Italia dove, viaggiando in treno, ha raggiunto diverse località della Penisola. Da allora questo avviene ogni anno: la luce, accesa alla lampada ad olio che arde perennemente nella chiesa della Natività di Betlemme, alimentata dall’olio donato da tutte le nazioni cristiane della Terra, raggiunge così varie città italiane.

La “Luce della Pace di Betlemme” non ha solo significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici e morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede.

Oggi, grazie all’impegno degli scout di tutte le associazioni circa un milione di persone in Italia portano “La Luce della Pace” nelle proprie case, gruppi, associazioni famiglie, comunità, parrocchie. Donata a tutti coloro che condividono i valori di pace e fratellanza, senza distinzione di credo o razza.




«Facciamoli diventare grandi, insieme», a Castelleone con l’ACR i cuori di cioccolato della Campagna di Natale Telethon

“Facciamoli diventare grandi, insieme”. Non è solo uno slogan, ma un impegno. Per testimoniare e rinnovare ancora una volta le ragioni di una bella e feconda alleanza, quella tra Azione Cattolica e Fondazione Telethon; per promuovere e sostenere un bene comune come la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare; per dare speranza e futuro a tante persone di ogni età, in particolare ai tantissimi bambini e bambine e alle loro famiglie, aiutandoli a diventare grandi insieme.

Per il presidente nazionale AC Giuseppe Notarstefano: «Stare insieme è la strada migliore per costruire percorsi di fraternità e di amicizia sociale, di solidarietà per chi ha più bisogno. Stare insieme è importante per l’Azione Cattolica e per Telethon, ma credo sia importante per tutti. Stando insieme, infatti, si dà più forza all’abitare in profondità questo nostro tempo, con le sue criticità, le sue fatiche e i suoi drammi. Stare insieme aiuta a condividere la speranza, di cui tutti abbiamo bisogno, e a costruire un domani migliore e in salute per chi è in attesa di una cura».

Uno stare insieme che si fa impegno, dunque. Un impegno che anche per questo dicembre 2023 vede coinvolti in prima fila centinaia di giovani e adulti di Azione cattolica di tutta Italia, al fianco dei volontari Telethon per la Campagna di Natale e la distribuzione degli ormai famosi e golosi “Cuori di cioccolato”. Campagna iniziata domenica 10 dicembre e che proseguirà nelle piazze e nelle parrocchie e di tutta Italia sabato 16 e domenica 17 dicembre 2023.

Come sottolinea il presidente nazionale dell’Ac: «Le parrocchie sono il tessuto buono di questo nostro Paese. Rappresentano certo una dimensione del vivere la Chiesa, ma sono anche un luogo in cui si fa comunità, comunità civile; un luogo in cui si incontrano le persone e le loro vite, le loro fatiche quotidiane. Dunque anche il luogo più adatto dove farsi “costruttori di speranza». In questo senso, prosegue, «l’Azione cattolica, che è presente in oltre 5.000 parrocchie di Italia, volentieri si è fatta e continua a farsi tutti i giorni strumento di prossimità nei confronti di quanti hanno bisogno di non sentirsi abbandonati, delle famiglie più fragili; ma è anche, e con il rinnovato impegno di tanti nostri soci di Ac, uno strumento di sensibilizzazione nella comunità per il coinvolgimento di tutti a favore della ricerca contro le malattie genetiche rare».

In diocesi di Cremona l’Azione Cattolica di Castelleone ha aderito per il secondo anno consecutivo a questa iniziativa che ha visto educatori, adolescenti e ragazzi dell’ACR offrire il proprio tempo il pomeriggio e la sera del 12 dicembre, in piazza a Castelleone, durante il tradizionale mercatino di Santa Lucia. Anche per quest’anno si è scelto di scendere in piazza non per raccogliere fondi per le proprie attività associative, me per sostenere Telethon e la ricerca contro le malattie genetiche rare.

Durante il pomeriggio e la serata molte persone sono passate al gazebo per acquistare i cuori di cioccolato della campagna. Tutto il ricavato della vendita verrà devoluto a Fondazione Telethon.

«Riteniamo un fatto semplice, ma molto significativo – sottolineano dal Gruppo dell’Azione Cattolica di Castelleone – il fatto che i turni dalle 15 alle 22 li abbiano coperti i ragazzi dell’ACR, gli adolescenti del gruppo giovanissimi e i loro educatori, senza bisogno del supporto degli adulti. A loro va il ringraziamento per l’impegno profuso!».

È ancora possibile, per chi volesse, acquistare i pochi cuori di cioccolato rimasti contattando i referenti dell’AC di Castelleone. Per ulteriori informazioni sulla campagna o sui punti vendita presenti sul territorio diocesano si può consultare il sito di Fondazione Telethon: www.telethon.it.




Apicolf, il 12 dicembre a Cremona la presentazione dell’indagine sui lavoratori domestici

Qual è la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori domestici? In che misura il loro vissuto e il loro rapporto con il mercato del lavoro racconta qualcosa di significativo sul “posto” che occupano i ceti popolari in Italia? Intende rispondere a questi quesiti il volume Lungo cammino verso la dignità, scritto da Francesco Antonelli, docente di Sociologia generale presso l’Università Roma 3, Emanuele Montemarano, legale nazionale di FederColf (unico sindacato di categoria) e presidente della fondazione “Padre Grippa”, e dai ricercatori universitari Santina Musolino ed Emanuele Rossi. Un’inchiesta sociale sulle lavoratrici e i lavoratori domestici in Italia, finanziata proprio dalla Fondazione “Padre Grippa” e realizzata in collaborazione con FederColf, pubblicata da “Vita e pensiero”, che sarà presentata martedì 12 dicembre, alle 17, a Cremona, nella Sala Eventi di SpazioComune, in piazza Stradivari 7.

L’evento, promosso da ApiColf in collaborazione con il Comune di Cremona, vedrà l’intervento di Livia Scansani, presidente provinciale e vice presidente nazionale dell’associazione, e di Rosita Viola, assessore alle Politiche sociali del Comune di Cremona, che introdurranno la relazione degli autori Antonelli e Montemarano.

«Si tratta di un’inchiesta sociologica che illustra, dagli anni ’70 a oggi, l’evoluzione e l’impatto sociale di questa categoria di lavoratori e lavoratrici – spiega la presidente proviciale di ApiColf, Livia Scansani –. Un impatto che riguarda non solo l’inclusione di persone estere, ma anche le famiglie assistite».

Anni di cambiamenti che non riguardano solo i costumi, non solo la forma, ma anche la sostanza: «Non ci sono più le “serve” – aggiunge la presidente provinciale –. Questi anni hanno portato al riconoscimento di una dignità, come lavoratori e come persone».

«Nel secolo scorso siamo passati dal servo al lavoratore – evidenzia Montemarano –. In questo secolo vogliamo passare dal lavoratore al professionista». E conclude: «Abbiamo sempre più bisogno di persone esperte, istruite e qualificate».

Il libro presenta i risultati di un’indagine quantitativa e di una qualitativa, condotte in maniera integrata su un vasto campione di lavoratrici e lavoratori domestici. Soggetti tradizionalmente svalutati nella storia sociale, come dimostrano i dati. Sono oggi definiti da una condizione ambivalente: da una parte precarietà, sfruttamento e lavoro nero fanno ancora largamente parte della loro esperienza professionale; dall’altra si stanno affermando in maniera sempre più forte vasti processi di emancipazione, presa di coscienza e acquisizione effettiva di nuovi diritti che disegnano scenari sinora inediti per questa categoria di lavoratrici e lavoratori. Il lungo cammino verso la dignità che stanno percorrendo sottolinea quindi tutta l’importanza che il nodo lavoro-diritti assume per il miglioramento delle condizioni e del riconoscimento sociale dei ceti popolari italiani.

Un pomeriggio, quello del 12 dicembre, dunque occasione per conoscere la storia, la realtà e la crescita – umana e sociale – di questo mestiere. Perché, come sottolinea la presidente di FederColf, «non esiste più la concezione del lavoratore di “serie z”, che ora è equiparato al livello di qualsiasi altro lavoratore».

 

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Papa Francesco all’Unitalsi: «Non stancatevi di andare controcorrente in un mondo che emargina e scarta»

«Non stancatevi di andare controcorrente in un mondo che, in nome del benessere e dell’efficienza a tutti i costi, emargina e scarta”. Lo ha detto il Papa, ricevendo in udienza, in Aula Paolo VI, nella mattinata di giovedì 14 dicembre, i volontari degli ammalati dell’Unitalsi. L’occasione è il 120° di fondazione dell’Unitalsi, celebrato nelle scorse settimane con la peregrinatio della statua della Madonna di Lourdes nelle varie parti d’Italia, facendo tappa il 18 e il 19 novembre anche al Santuario di Caravaggio.

Presente in Vaticano, insieme alla folta rappresentanza lombarda con circa 400 volontari, anche una quarantina tra dame e barellieri della Sottosezione di Cremona con il presidente Tiziano Guarneri, insieme ad alcuni malati e amici dell’associazione.

«Anche oggi i pellegrinaggi che organizzate – ha detto Papa Francesco ai numerosi presenti in Aula Paolo VI – sono un balsamo per le ferite di tante persone con disabilità, malate, anziane o bisognose di aiuto, che accompagnate a Lourdes e negli altri principali santuari italiani ed esteri». E ha aggiunto: «Sono viaggi per la vita, viaggi di guarigione – in diverse dimensioni –, che promuovono la dignità di ogni esistenza umana, soprattutto segnata dalla malattia, dalla fragilità e dalla sofferenza. Nei pellegrini – come siamo tutti noi in questo mondo – si riflette il volto di Cristo, che ha preso su di sé le nostre infermità per impregnarle con la forza della Risurrezione».

«L’esperienza del pellegrinaggio – ha sottolineato il Pontefice – ha in sé i valori dell’accoglienza, dell’ospitalità, della solidarietà, e nelle vostre iniziative mette sulla stessa strada persone sane e malate, anziani e giovani, consacrati e laici». «Così diventa segno vivo di una Chiesa che cammina insieme, che supporta chi non ce la fa e che non vuole lasciare indietro nessuno. È immagine della Chiesa ospedale da campo che, come il buon Samaritano, si accosta con compassione e fascia le ferite versandovi olio e vino. Tutto in silenzio e con discrezione, perché davanti alla sofferenza le parole devono lasciare spazio alla vicinanza e ai gesti di tenerezza».

«Mi raccomando: sia sempre questo il vostro stile!», l’appello del Papa. «La vostra associazione, diffusa e radicata in modo capillare nel territorio italiano, assicura un punto di riferimento per le famiglie e le comunità, svolgendo una funzione di presidio per la vita nella fragilità. Allo stesso tempo, svolge un’opera di evangelizzazione e di apostolato».

«In questo anniversario – ha ricordato ancora Francesco – avete voluto che l’effige della Madonna di Lourdes visitasse l’Italia, con una peregrinatio attraverso le vostre Sezioni locali, coinvolgendo migliaia di persone, nelle chiese, negli ospedali, nelle case di riposo e di accoglienza, nelle carceri. E oggi è arrivata anche qui. Vi ringrazio tanto!».

 

La Vergine di Lourdes pellegrina a Caravaggio: nel suo volto la gioia del Paradiso

Il vescovo Napolioni per i 120 anni dell’Unitalsi: «Un motore di carità, di condivisione, che fa bene a tutti»




Acli Casalmaggiore, il 26 dicembre il “Pranzo di Natale” per vincere la solitudine

Anche quest’anno il Circolo Acli di Casalmaggiore organizza il consueto Pranzo di Natale, che si terrà martedì 26 dicembre alle ore 12.30 presso l’oratorio di San Leonardo. In collaborazione con l’Unità pastorale di Casalmaggiore, il Comune di Casalmaggiore e l’Istituto Romani nell’ambito del progetto “La mia scuola educa alla pace”, il pranzo ha l’obiettivo di proporre un momento di convivialità per la cittadinanza durante le festività natalizie, che possono essere momento di grande gioia ma anche di solitudine per chi si trova a viverle da solo. Giovani e adulti, famiglie e anziani, da soli o in compagnia. Il pranzo è aperto a tutti.

L’ingresso è gratuito previa prenotazione entro il 22 dicembre tramite whatsapp al numero 328-3310143 o email a casalmaggiore@acli.it.

Per maggiori informazioni si rimanda ai canali Facebook e Instagram ACLI Casalmaggiore.