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Il 25 maggio la presentazione del volume “Sant’Agata e il suo patrimonio artistico”

Sarà presentato sabato 25 maggio alle 17.30 nella chiesa di Sant’Agata, a Cremona, il volume “Sant’Agata e il suo patrimonio artistico” (edizioni Cremona Produce, stampa Fantigrafica), con testi di Mariella Morandi, fotografie di Boiocchi-Pegorini. Durante la presentazione, promossa dall’unità pastorale Cittanova, interverrà l’autrice in dialogo con il giornalista cremonese Nicola Arrigoni.

Il volume è dedicato alla storia artistica della chiesa prepositurale mitrata di Sant’Agata di Cremona, che ha inizio nell’anno 1077. Ė la chiesa più importante della città dopo la Cattedrale, fulcro della Cittanova, la nuova grande area urbanizzata che prese forma dopo il Mille ad ovest dell’antica città romana.

Attraverso un approfondito studio dei documenti d’archivio e un’accurata ricognizione della bibliografia esistente, si ricostruiscono le vicende artistiche che hanno coinvolto la chiesa nelle tre fasi della sua storia e che hanno dato origine a tre diversi organismi architettonici: la chiesa medievale, le cui forme vengono ricostruite nel volume sulla base delle testimonianze materiali e documentali rimaste; la chiesa rinascimentale, frutto di una quasi completa ricostruzione dell’edificio preesistente; la chiesa ottocentesca, risultato di una profonda ridefinizione dell’intero edificio il cui aspetto più noto è il grande pronao di Luigi Voghera. Tutto ciò all’interno di una contestualizzazione storica e sociale dei fatti e della trasformazione urbanistica di Cittanova.

Inoltre nel volume vengono analizzate le opere d’arte che in ciascuno di questi periodi sono state appositamente commissionate per la chiesa o vi sono giunte per altre vie. Un ulteriore capitolo è dedicato alla ricca e finora inedita collezione di dipinti custoditi nei depositi, che annovera fra l’altro tele di Giovanni Battista Trotti detto Malosso, di Francesco Boccaccino e di Robert De Longe.

Infine un capitolo ricostruisce sulla base di documentazione finora inedita la complessa storia della celebre Tavola di sant’Agata, nei tre aspetti che la caratterizzano di immagine devozionale, oggetto sacro, opera d’arte, e le forme della devozione che per secoli a Cremona ha accompagnato il culto della santa titolare.

 

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“Arte Rivelata… in Cattedrale”, il 19 e il 26 maggio il percorso alla riscoperta del Duomo di Cremona

Un doppio appuntamento dedicato alla storia e all’arte della Cattedrale di Cremona. Si terrà infatti domenica 19 e domenica 26 maggio il percorso “Arte Rivelata… in Cattedrale”, proposto da CrArt, in collaborazione con Cremona Sotterranea, alla riscoperta delle origini del Duomo.

Una proposta che sarà caratterizzata dalla riapertura esclusiva di alcuni luoghi solitamente inaccessibili della Cattedrale, che, sin dalle origini, si manifesta nella sua architettura, nella decorazione e nella storia dei suoi personaggi.

La visita sarà effettuabile in due turni, alle 14.30 e alle 15.30. Durante questi turni si salirà al matroneo sud, alla cantoria nel presbiterio e si visiterà la cripta, alla scoperta delle tracce antiche dell’edificio simbolo della città.

L’ingresso ai visitatori avrà un prezzo di 15 euro, con sconto previsto per gli associati CrArt e Cremona Sotteranea (13 euro) e per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni (8 euro). La prenotazione è obbligatoria, scrivendo a info@crart.it o telefonando al 338 8071208. È inoltre disponibile il servizio di acquisto online, sul sito www.incremona.it.




Corpus Domini, la processione cittadina nel quartiere Borgo Loreto

In occasione della solennità del Corpus Domini, nella serata di giovedì 30 maggio si terrà a Cremona la tradizionale celebrazione cittadina presieduta dal vescovo e al termine della quale si terrà la processione eucaristica per le vie della città. L’appuntamento quest’anno è a Borgo Loreto, nella chiesa della Beata Vergine Lauretana e S. Genesio, quale occasione per valorizzare ulteriormente il 4° centenario del Santuario lauretano di Cremona.

L’appuntamento è alle 21 nella chiesa parrocchiale di Borgo Loreto per la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dai sacerdoti della zona pastorale 3.

Dopo le comunioni, per le vie del quartiere si snoderà la processione eucaristica: dietro alla Croce si disporranno i fedeli, seguiti dai religiosi, i ministranti, i sacerdoti concelebranti e, sotto il baldacchino, il vescovo Napolioni con il Santissimo Sacramento; infine le autorità cittadine con il Gonfalone della città. La processione percorrerà via Legione Ceccopieri, via Rosario, via Emanuale Sardagna, piazza Patrioti, via Carlo Cattaneo e di nuovo per via Legione Ceccopieri fino a raggiungere nuovamente la chiesa parrocchiale dove il vescovo impartirà la solenne benedizione eucaristica.

«La proposta di celebrare il Corpus Domini a Borgo Loreto, nell’unità pastorale “Madre di Speranza”, – spiega don Pietro Samarini, vicario zonale della zona pastorale 3 – arriva direttamente dal vescovo, che ha chiesto che una delle due processioni cittadine annuali fosse fatta in periferia, per dare un segnale di una Chiesa “in uscita”». Da qui la scelta del quartiere di Borgo Loreto, anche per un’ulteriore motivazione. «Non solo potrà essere una concreta testimonianza di una Chiesa vicina alle realtà sociali e parrocchiali che si interfacciano con le fragilità delle situazioni di periferia – continua don Samarini –. È stata scelta la chiesa di Borgo Loreto, intitolata alla Beata Vergine Lauretana proprio nell’anno in cui ricorre il quarto centenario dalla costruzione del Santuario lauretano di Cremona».

La celebrazione è organizzata dalla Zona pastorale 3 e promossa con il supporto dell’unità pastorale “Madre di Speranza”, con l’intera comunità coinvolta nella preparazione e nella gestione dell’evento cittadino. Ad animare la Messa e la processione saranno, infatti, i cori delle parrocchie dell’unità pastorale.

 

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ACR, formazione educatori

Domenica 12 maggio si è tenuta, presso il centro di spiritualità di Crema, la formazione diocesana educatori ACR di conclusione e verifica dell’anno. Motiv-Azione il titolo scelto che ha accompagnato anche le attività della giornata, un’importante occasione per gli educatori di condivisione delle esperienze parrocchiali e diocesane durante l’anno associativo e per ritrovare la motivazione e carica giusta per affrontare le nuove sfide e proposte.

L’attività della mattina è stata tenuta da Paola Vailati, psicologa presso il consultorio diocesano di Crema e responsabile dell’ACR per due mandati, ora consigliera diocesana del settore adulti. Dopo la visione del cortometraggio “Alike” si è aperta la riflessione sull’essere educatori in Azione Cattolica, sulla chiamata a partecipare, a condividere e vivere questa esperienza di dono reciproco con i bambini e gli altri educatori.

Circondati da persone che ci ispirano e ci guidano, chiamati ad esercitare “sensi attivi” per compiere delle scelte consapevoli e non guidate solo da ciò che si conosce, aperti e rivolti alla bellezza che ci circonda e che deriva da questa esperienza. Viviamo questa realtà non da soli ma nell’associazione, corresponsabili dell’educazione dei ragazzi, siamo infatti parte di una rete fitta dove il contributo di ognuno di noi è un indispensabile nodo.

Si è riflettuto infine sull’importanza di affidare alla preghiera il nostro mandato perché il nostro servizio educativo fa parte di un dialogare costante con Dio. Chiamati dunque a vivere questo servizio di corresponsabilità educativa mettendo al centro i bisogni e la visione dei bambini, perché i bambini hanno uno sguardo che può e deve arricchire la Chiesa.

Nel pomeriggio grazie all’aiuto di un gioco è stata fatta un’analisi pratica dei punti di forza e delle fragilità riscontrati nelle realtà parrocchiali di ACR, un momento molto importante di dialogo e ascolto delle esperienze per ricevere nuovi spunti e consigli.

Gli educatori, colmi di gratitudine per questi momenti passati insieme, sono dunque pronti a ripartire con la motivazione giusta per rendere possibili altri progetti di fede per la comunità.

Eleonora Buttarelli  




Sabato torna la “Notte dei musei”: iniziative anche al Museo Diocesano di Cremona

Anche quest’anno i musei di Cremona partecipano alla “Notte europea dei musei”, promossa dal Ministero della Cultura francese, giunta alla 20ª edizione, e che coinvolge oltre tremila sedi museali in Europa. All’ormai tradizionale appuntamento di metà maggio – quest’anno sabato 18 – apertura straordinaria e gratuita dei musei, protagonisti con numerose iniziative realizzate grazie anche alla preziosa collaborazione di associazioni locali così da valorizzare al meglio il patrimonio culturale e artistico della nostra città.

L’iniziativa vede protagonista a Cremona anche il Museo Diocesano di piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria, presso Palazzo vescovile, che nelle serata di sabato 18 maggio sarà aperto anche dalle 20 alle 22.30.

Alle 20.45 è in programma una visita guidata gratuita a cura del curatore del museo Stefano Macconi; ne seguirà una seconda alle 21.15 a cura del direttore del Museo diocesano don Gianluca Gaiardi. Per le visite guidate è necessaria la prenotazione scrivendo a info@museidiocesicremona.it o telefonando allo 0372-495082.

In queste settimane le sale espositive del Museo diocesano ospitano anche la mostra “God Save Matter”, personale dell’architetto cremonese Giorgio Palù a cura di Ilaria Bignotti nel contesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024 (leggi qui).

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Università Cattolica, successo per l’Open Day nel campus di Santa Monica

È arrivato il 15 maggio a Cremona Open Day Unicatt, il ciclo di appuntamenti nei quali l’Università Cattolica apre le porte dei campus. Ed è stata un grande successo la tappa cremonese, nella quale il campus di Santa Monica ha accolto in tutta la sua bellezza le presentazioni dei corsi di laurea triennali e a ciclo unico delle Facoltà di Economia e Giurisprudenza e di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali.

Per quest’ultima, la lezione aperta “Food tech fra tradizione e nuove sfide” ha anticipato la presentazione del corso di laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari. «Questo corso si distingue per la cura dello studente, dall’affiancamento durante il percorso di studi al supporto nell’orientamento in uscita, e per lo stretto legame con le realtà aziendali» spiega Roberta Dordoni, docente di Scienze e tecnologie alimentari. «Ciò, unito alla forte interazione tra l’attività didattica e la ricerca, permette di dare ai futuri esperti del settore Food tutte le competenze, anche pratiche, necessarie per affrontare nuove sfide e nuove esigenze».

Per la Facoltà di Economia e Giurisprudenza, dopo la lezione aperta “Influencer…tra opportunità e regole”, è stata presentata la laurea triennale in Economia aziendale. «Il corso ha l’obiettivo di fornire una solida preparazione nelle discipline aziendali, in particolare nel management delle diverse tipologie di imprese, e di favorire l’acquisizione di conoscenze e lo sviluppo di competenze utili nella gestione aziendale» racconta Franca Cantoni, docente di Organizzazione aziendale. «I servizi offerti dall’Università Cattolica, come Stage & Placement e le opportunità di internazionalizzazione, potenziano in modo straordinario il percorso formativo. Questi elementi non solo rendono l’esperienza educativa coinvolgente, ma trasformano i nostri studenti in candidati altamente competitivi e ricercati nel mercato del lavoro».

L’incontro “Genitori in Ateneo: come accompagnare i propri figli nella scelta universitaria” ha preceduto l’Aperitivo in Campus, per orientarsi con gusto, a ritmo di Dj set, nell’ex monastero di Santa Monica. Durante tutto il pomeriggio, sono state numerose le opportunità di confronto con i tutor e gli studenti, e di approfondimento dei contenuti di ciascun corso. Anche per avere informazioni sulla vita universitaria e sulle opportunità e i servizi offerti dall’ateneo, come Cattolica International, l’Ente per il diritto allo studio universitario (EDUCatt) e i Servizi per l’inclusione. Hanno concluso l’esperienza le visite guidate per conoscere gli ambienti universitari e le strutture del meraviglioso campus di Santa Monica. Quel luogo che l’esercito di Napoleone trasformò in caserma, e che ora è fucina di futuro.




La Pace festeggia i 10 anni con una riflessione sui legami di cura che rispondono ai bisogni del territorio

 

A dieci anni dall’inizio della propria attività, Fondazione La Pace guarda oggi al percorso fin qui intrapreso con la consapevolezza di essere ormai una solida realtà d’eccellenza nel sistema dei servizi alla persona sul territorio cremonese,  sempre attenta alle esigenze dei propri ospiti e con uno sguardo sempre rivolto al futuro, pronto ad evolversi ed aggiornarsi in relazione ai bisogni della città e del territorio.


Proprio in occasione dell’importante anniversario, nel pomeriggio di venerdì 17 presso la sala consiliare della Provincia di Cremona, la fondazione che gestisce la casa di riposo “Giovanna e Luciana Arvedi”, ha condiviso con la cittadinanza un momento fatto di confronto e ragionamento, durante il quale si sono trattate questioni legate alla sempre maggiore qualificazione dei servizi offerti dalla struttura, con una particolare attenzione rivolta non solo alla realtà interna alla struttura, ma anche alla realtà in cui opera e con cui quotidianamente entra in relazione.
“La Pace incontra la città” il titolo della conferenza. Uno spunto utile per evidenziare l’apertura della Fondazione al territorio e l’urgenza di coltivare relazioni di attenzione e di cura rivolte in particolare alle fragilità presenti nel tessuto sociale cittadino.
A prendere per primo la parola è stato don Roberto Rota, presidente della Fondazione, che ha ripercorso alcuni dei momenti che han reso possibile la nascita della Fondazione, descrivendola come «un sogno fatto di fede e assistenza». Una storia che da dieci anni si intreccia con quella della città, un progetto che «oggi può dirsi compiuto — ha spiegato don Rota — ma siamo consapevoli che molte sfide rimangono ancora aperte, prima fra tutte quella del servizio rivolto alla comunità».

«Prendersi cura della fragilità oggi non è un tema semplice — ha quindi sottolineato nel suo intervento Margherita Peroni, vice presidente UNEBA Lombardia (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale) — da quando nasciamo abbiamo bisogno di assistenza lungo tutto il corso della nostra vita, e non si parla solo di fragilità fisiche, ma anche psicologiche e morali». Ricevere assistenza è un diritto per chi ne vive la necessità, e per la comunità diventa un dovere da svolgere con attenzione».
«Le nostre strutture — ha aggiunto — si sono migliorate e si sono evolute, le necessità sono cambiate dal secolo scorso, c’è bisogno di prendersi cura della fragilità riponendo grande attenzione nelle relazioni umane. Bisogna che noi pensiamo a come rigenerare la sofferenza, anche di quelli che si impegnano nell’assistenza, la cura delle relazioni deve diventare un argomento centrale nell’evoluzione delle realtà assistenziali».

Nella seconda parte dell’incontro quindi è intervenuto don Pietro Samarini, vicario della zona pastorale III, che nell’ambito della relazione tra La Pace e la comunità cristiana cremonese ha spiegato che in un mondo che cambia rapidamente «noi cristiani non possiamo far finta di niente — ha detto — occorre una spiritualità del cambiamento, bisogna essere cristiani per convinzione, non per comodità, e questo lo si dimostra nei gesti di carità».

Ha preso poi la parola Paola Azzoni, responsabile del centro d’ascolto della Società San Vincenzo, che ha posto l’accento sull’importanza dell’assistenza alle situazioni di povertà: «Molti vivono situazioni al limite della sopravvivenza. Il primo livello di intervento si basa sulla consegna di generi alimentari, fino ad arrivare ad aiuti di carattere monetario, ma l’aiuto immediato deve essere seguito da percorsi personalizzati che spesso permettono di uscire dalle situazioni di indigenza».

L’ultimo intervento è stato quello sull’analisi delle relazioni fra giovani e anziani, affrontato dall’insegnante del Liceo Vida Carlo Palazzoli, che tirando le fila di alcuni progetti proposti dall’istituto paritario ha spiegato che «l’interazione può essere vantaggiosa sia per i giovani che per gli anziani. Da una parte i giovani possono ricevere testimonianze molto più forti di qualsiasi libro, e dall’altra c’è la possibilità per un anziano di aprirsi, parlare e condividere le storie della propria vita».

Il prossimo appuntamento nel calendario delle celebrazioni del decennale della Fondazione La Pace sarà il 25 maggio, un open day presso la struttura di via Massarotti rivolto ai famigliari e agli amici degli ospiti.




Fascismo, Guerra e Resistenza: la testimonianza di don Primo Mazzolari nel convegno del prof. Franco Verdi

Per il terzo anno consecutivo si è tenuto a Cremona un incontro sul ruolo dei cristiani nella Resistenza. L’appuntamento, nel pomeriggio di martedì 14 maggio presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, è stato promosso da Cisl-Asse del Po e Associazione nazionale partigiani cristiani di Cremona, con l’adesione di Acli Cremona e della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Cremona.

L’iniziativa, nata da un’idea del professor Angelo Rescaglio, presidente dell’Anpi cremonese e mancato lo scorso ottobre, intende approfondire il ruolo che anche i cristiani hanno svolto durante la Resistenza sul territorio: infatti, partendo il primo anno con l’approfondimento della nascita delle Fiamme Verdi in territorio bresciano su impulso di alcuni sacerdoti, si è passati ad approfondire le azioni partigiane nell’Oglio-Po. Da qui il collegamento con la figura di don Primo Mazzolari, parroco per quasi un trentennio a Bozzolo.

Ad introdurre l’incontro Eugenio Bignardi, incaricato diocesano della Pastorale sociale e lavoro, che, dopo aver portato i saluti del vescovo Antonio Napolioni, ha voluto iniziare leggendo un passo dal libro “Tu non uccidere”, vero e proprio manifesto del pacifismo scritto da Mazzolari.

A seguire i saluti di Bruno Tagliati, presidente delle ACLI di Cremona, che ha sottolineato come quest’anno ricorrano gli 80 anni dalla fondazione delle ACLI e ha voluto riflettere su come sia oggi fondamentale per i cristiani proseguire nell’intento di pace di Mazzolari, in un contesto di guerra tornata inattesa e improvvisa anche in Europa, senza dimenticare i tanti altri scenari di guerra in tutto il mondo.

Nel suo intervento il professor Franco Verdi, dell’Associazione nazionale partigiani cristiani, ha ripercorso l’esperienza di vita di don Primo Mazzolari durante il Ventennio, a partire dall’avvento del fascismo in Italia, passando per la guerra e concludendo poi con la Resistenza: «Questa è la testimonianza di un vissuto di grande coerenza e sofferenza che coesistono nel sacerdote Mazzolari».

Fin dai primi anni del fascismo don Primo vedrà in questa ideologia la negazione dello spirito cristiano e le bastonate del ‘22/’25 daranno alle sue idee un giudizio definitivo: «L’intuizione generativa di cogliere le radici morali del fascismo e prima ancora la contraddizione di una visione etica della politica, già dal 1923, in un’epoca in cui si davano molte letture diverse e non sempre di condanna, – ha illustrato Verdi – Mazzolari va alla radice del fascismo riconoscendo che è la negazione dell’umano, mentre l’atteggiamento antifascista è di chi non si accontenta delle parole d’ordine e si interroga con la forza della sua ragione».

Con l’entrata in guerra dell’Italia il parroco di Bozzolo vorrebbe seguire in guerra i trecento giovani della sua parrocchia, ma per l’età non viene autorizzato. Nonostante ciò, Mazzolari non farà mai mancare la sua presenza con la preghiera e il sostegno a distanza, tenendo anche un registro con tutti i dati dei ragazzi in guerra, annotando le loro vicende e tenendo traccia degli scambi epistolari: «È in questo periodo che egli matura le riflessioni sui grandi temi della guerra e della pace e sarà proprio rispondendo ai quesiti di un giovane aviatore che getterà le basi del libro “Tu non uccidere”,  dove si analizza il superamento della dottrina della guerra giusta».

Infine, Verdi, ripercorrendo le vicende della Resistenza e le molte vicende che hanno visto Mazzolari costretto a fuggire e a nascondersi dai nazifascisti per salvarsi la vita, ha voluto sottolineare quello che viene ritenuto dal sacerdote il problema principale: «Prima di riformare la politica, bisogna riformare la Chiesa e le coscienze». «Questa è la lezione che riguarda ancora noi oggi: che cosa deve essere la Resistenza se non questa visione capace di costruire il nuovo a partire dai fondamentali dell’umano e in questo c’è l’interpello alla contemporaneità di questo prete inascoltato, perseguitato ed emarginato anche in diocesi – ha quindi proseguito Verdi – questa era la via giusta che restituiva all’umano la sua dignità, la sua profondità e la sua bellezza».

Quindi concludendo l’intervento Verdi ha evidenziato: «Per fare memoria di Mazzolari occorre essere dentro questa consapevolezza storica e questo dovere che tocca la nostra vita e le condizioni con cui la esercitiamo».

A chiusura dell’evento è intervenuto il segretario generale Ust Cisl Asse del Po di Cremona e Mantova, Dino Perboni: «Mazzolari ha proseguito la sua lotta contro la bestialità umana anche dopo la lotta partigiana, salvando la vita agli stessi fascisti: oggi la politica in generale e vale anche per la Chiesa ha bisogno di una Resistenza che vuol dire trovare una rigenerazione che travalica i confini e questo è il tentativo che la Chiesa fa nel dialogo interreligioso».

 

Ascolta la relazione del prf. Franco Verdi




Chiesa di casa, in viaggio nei luoghi della meraviglia

 

Mesi estivi e cultura spesso vengono associati. Se, da un lato, l’estate coincide con la chiusura delle scuole, di frequente si trasforma in occasione per visite culturali in città d’arte e musei. Per questo motivo, la nuova puntata di Chiesa di casa, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona, ha posto l’attenzione proprio su questa tematica, focalizzandosi su che cosa significhi parlare di cultura, oggi, e sui luoghi della meraviglia.

«Innanzitutto, mi piace sottolineare che i musei non custodiscono solo opere d’arte – ha spiegato Marina Volontè, responsabile di Cremona Musei e curatrice del museo archeologico di San Lorenzo – perché in essi trovano spazio anche oggetti di uso comune, che hanno dignità in quanto tali, e ci raccontano il nostro passato. Il desiderio che osserviamo nelle persone di voler visitare questi luoghi ci dice di un interesse profondo, un bisogno di trovarsi davanti a un’opera dell’ingegno umano che è in grado di dire ancora qualcosa nel contemporaneo».

Il legame tra storia passata e contemporaneità è dunque molto forte. Secondo Francesco Ceretti, storico dell’arte, «dobbiamo partire dal presupposto che ogni opera d’arte è stata concepita in un determinato momento storico come strumento di comunicazione di emozioni o significati particolari. Con il passare dei secoli questo legame si sfilaccia e il rischio è che questo «pezzo di antichità” sia considerato vecchio. La sfida è quella di inserirsi in questo anello chiave che sta tra osservatore e opera, rendendo accessibile e comprensibile il suo significato a chi vi si accosta».

Il rapporto dell’arte con la bellezza sembra inscindibile. «Anche se – ha precisato don Gianluca Gaiardi, direttore del Museo diocesano di Cremona e incaricato per i Beni culturali ecclesiastici – nei discorsi agli artisti di Paolo VI e Papa Francesco la preoccupazione per il bello assume una sfumatura particolare. Non si parla, infatti, del bello cosmetico, effimero, ma di qualcosa che va oltre. Nel nostro Museo diocesano proviamo a raccontare quella bellezza che vuole essere raccontata, che è estetica nel senso più profondo del termine. Nel nostro caso c’è uno stretto legame con il messaggio evangelico. Inoltre, c’è un “bello” che devo coinvolgere il visitatore, che deve sentirsi coinvolto e accolto nella realtà in cui si inserisce».




Mozzanica, tornato all’originario splendore l’organo Tamburini della parrocchiale

Dopo un doveroso ed approfondito lavoro di restauro durato circa un anno, il pregiato organo Tamburini della chiesa parrocchiale di Mozzanica è tornato al suo antico splendore. L’inaugurazione nei giorni scorsi, con una celebrazione solenne presieduta dal parroco don Bruno Galetti (con lui sull’altare i mozzanichesi don Andrea Piana, vicario a Caravaggio, e padre Gianni Nicoli, dehoniano) ed animata dai canti della corale Santo Stefano diretta da Emanuele Magli e accompagnata all’organo stesso da Denise Lamera. Al termine il gruppo Storie di Mozzanica ha curato un momento di divulgazione culturale con interviste ad Adriano Carpani, storico del paese che ha da poco dato alle stampe una pubblicazione dedicata alla famiglia di organari Lingiardi, una delle più importanti in Italia, originaria di Mozzanica e poi trasferitasi a Pavia, al restauratore dell’organo Tamburini Claudio Bonizzi, titolare della ditta “Inzoli cav. Pacifico” di Crema, un’eccellenza del settore, e a Rosalba Rapuzzi che si è occupata del restauro del coro ligneo ottocentesco all’interno del quale l’organo della chiesa di Santo Stefano trova posto.

Fabbricato dalla pontificia fabbrica “Giovanni Tamburini” di Crema, l’organo a canne della parrocchiale di Mozzanica compie proprio in questo 2024 ottant’anni. Il collaudo effettuato da Federico Caudana, organista e maestro di cappella della Cattedrale di Cremona, reca infatti la data del 25 giugno 1944.

Prima del Tamburini la chiesa di Santo Stefano era provvista di altri organi, di cui si ha notizia almeno dalla metà del XVIII secolo. Nel 1655, ad esempio, è documentato un regale, un organo a canne di piccole dimensioni. Nel 1790 è documentato uno strumento fabbricato dal bergamasco Giuseppe Bossi, sostituito nel 1847 dall’organo Lingiardi, fabbricato dai fratelli Giacomo e Luigi Lingiardi di Pavia, sostituito per l’appunto nel 1944 dal moderno organo a trasmissione elettrica dell’organaro cremasco Tamburini.

«Sono molto soddisfatto – commenta il parroco don Bruno Galetti – di come la ditta Inzoli ha condotto quest’operazione di restauro durata circa un anno. Non sono stati eseguiti solo interventi di riqualificazione dell’esistente ma con il benestare della Soprintendenza sono state aggiunte delle trombe e delle migliorie sui pedali che rendono ora lo strumento pienamente rispondente alle esigenze della liturgia. Peccato solo che negli anni quaranta del secolo scorso andò perduto l’organo Lingiardi che il Tamburini pensava di risistemare in una nuova cassa nella controfacciata e di unire al nuovo organo con una console di comando per entrambi situata dietro l’altare».

La spesa per il restauro delle parti esistenti è stata di 30mila euro, cui si aggiungono circa 29mila euro per le parti in aggiunta e per le migliorie. Dalla Bcc di Mozzanica è arrivato un contributo a fondo perduto di 20.000 euro che, sommato all’8 per mille della chiesa cattolica, ha permesso alla parrocchia di sostenere il costo di questo intervento.