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Intorno all’opera/1 – L’angelus

Un uomo e una donna recitano l’angelus, la preghiera che ricorda il saluto che l’angelo rivolge a Maria durante l’Annunciazione, che noi ricordiamo il 25 marzo. I due contadini hanno interrotto la raccolta delle patate. Millet li rappresenta con tutti i loro strumenti di lavoro: il forcone, il cesto, i sacchi e la carriola e racconta.

L’Angelus è un quadro che ho dipinto ricordando i tempi in cui lavoravamo nei campi e mia nonna, ogni volta che sentiva il rintocco della campana, ci faceva smettere per recitare l’angelus in memoria dei poveri defunti“.

In questo 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, è papa Francesco che ci chiede di fermarci e di recitare, tutti insieme, a mezzogiorno, la preghiera dei figli di Dio.

La tela esprime un profondo sentimento di raccoglimento, è un’ode al tempo della pausa. Questo è anche il nostro tempo. Il tempo di questa pandemia, dove tutti siamo chiamati a sedimentare, come nella terra. Quella campagna che si allarga alle spalle dei due contadini, in lontananza il campanile dal quale riecheggiano i rintocchi delle campane. Il campanile delle nostre parrocchie, la nostra terra, la pianura, questi giorni.

don Gianluca Gaiardi
incaricato diocesano per i Beni culturali




Intorno all’opera – Un percorso per riflettere attraverso l’arte

Incorniciare una foto, magari quella dei propri cari defunti, in una bella cornice d’argento, come faceva mia nonna sul mobile della camera da letto. In questi giorni ne avrebbe aggiunti molti di volti dei propri cari. Non è semplice mettere una cornice, non è qualcosa da poco, è importante scegliere quella giusta perché diventa parte dell’opera stessa. Incorniciare serve anche per collocare in modo corretto un ricordo, una emozione, un messaggio nel luogo degli affetti.

In questi giorni di forzata autoreclusione il filo tra di noi non si deve spezzare. Per questo propongo a tutti una occasione per riflettere attraverso l’arte: un dipinto, una scultura, un edificio chiesa o palazzo, una fotografia, ecc… cercando di trovare la giusta sistemazione, guardando cosa c’è dentro e intorno. Dove vogliamo collocare un affetto.

La cornice è forse un limite, che non si può oltrepassare, uno spazio definito, come le nostre case piccole o grandi. Da qui la proposta di realizzare questo percorso virtuale, approfittando di questa eccezionale, drammatica contingenza, che ci vede tutti autoreclusi ma non per questo rassegnati e inoperosi.

L’arte è la massima espressione dei nostri sentimenti, intorno ad un’opera c’è tutto il nostro modo di essere, di pensare, di apparire, di credere. Intorno all’opera ci siamo noi che la guardiamo e che facciamo da cornice. I capelli fanno da cornice per il viso, tanti possono essere gli elementi che fanno da contorno a un avvenimento, a un’azione, anche le cerimonie hanno bisogno della loro cornice, del loro contesto.

Intorno all’opera allora ci siamo noi, con i nostri pensieri, le nostre preghiere. I nostri affetti.

don Gianluca Gaiardi
incaricato diocesano per i Beni culturali

La prima opera mercoledì 25 marzo: L’Angelus