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Madonna della Misericordia, l’11 maggio il ricordo delle Apparizioni con la Messa del Vescovo

Per la comunità di Castelleone e per quelle dei paesi vicini il mese di maggio, da oltre cinquecento anni, riveste un ruolo particolare e importante. Infatti è il mese dedicato a onorare la madre di Gesù con le feste anniversarie delle apparizioni di Maria, Madre di Misericordia, alla veggente Domenica Zanenga avvenute a Castelleone nei giorni 11,12, 13 e 14 maggio del 1511, chiedendo che si digiunasse per alcuni giorni, che si facesse penitenza dei peccati, che si pregasse Dio, chiedendo perdono del male compiuto, che si rispettasse il riposo festivo e che si costruisse una chiesa chiamandola S. Maria della Misericordia.

Per prepararsi al 513° anniversario delle apparizioni della Madonna della Misericordia, ricorrenza che cadrà sabato 11 maggio, si stanno svolgendo diverse manifestazioni religiose: giovedì 2 maggio è iniziata la novena mattutina e serale con la celebrazione della Messa e con la recita quotidiana del Rosario alle 16.30, così come sono iniziati i pellegrinaggi delle comunità circostanti.

Anche quest’anno, per coinvolgere in modo attivo i bambini e i ragazzi nelle celebrazioni dell’anniversario delle apparizioni e nella devozione a Maria, ogni gruppo catecumenale si preparerà per l’11 maggio con una precisa e costante modalità: ritrovo al Santuario, alle 19, preparazione della Messa con attività di racconto sulle apparizioni e sul santuario, cena al sacco e poi un tempo di gioco e ricreazione, concludendo alle 21 con la partecipazione alla Messa della Novena.

La processione che nel mattino di sabato 11 maggio, partendo dalla chiesa parrocchiale di Castelleone, dopo un momento di preghiera, guidata dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, raggiungerà il Santuario, segnerà il culmine delle feste anniversarie. Nella chiesa voluta da Maria, segno fedele di affidamento alla Vergine, il vescovo presiederà la Messa solenne delle ore 11 (trasmessa in diretta tv su Cremona 2 e in streaming sui canali web e social della Diocesi), mentre nel pomeriggio si terranno il Rosario, i Vespri, la benedizione eucaristica e la Messa solenne delle 19, celebrata dal parroco di Castelleone, don Giambattista Piacentini.

Le celebrazioni anniversarie continueranno anche nei giorni successivi: domenica 12 maggio, alle 16, “Merenda con Gesù e Maria” per bambini fino a 6 anni; alle 17.30 Messa con gli anniversari di matrimonio. Lunedì 13 maggio, nel pomeriggio, alle 17.30, si celebrerà Messa di consolazione per anziani e ammalati. Martedì 14 maggio, alle 16.15, preghiera con bambini e ragazzi; mentre, alle 21, si svolgerà la celebrazione conclusiva con processione da piazza Fondulo al Santuario con canto del Te Deum.

Per tutto il mese di maggio, inoltre, si reciterà il Rosario nei quartieri e nelle frazioni di Castelleone.

 

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Una firma, migliaia di gesti d’amore

Domenica 5 maggio torna la Giornata nazionale dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Nelle circa 25.500 parrocchie del Paese, infatti, ai fedeli sarà ricordato che il sostegno economico della Chiesa è affidato a loro e che la firma per la destinazione dell’8xmille del gettito Irpef è uno degli strumenti essenziali. Anche quest’anno la Conferenza Episcopale Italiana ripropone lo slogan lanciato lo scorso anno: “Una firma che fa bene”. Un’affermazione declinata su una serie di piccoli o grandi gesti di altruismo, che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.

«Una comunità cresce ed è viva quando può contare sul contributo di ciascuno – osserva Mons. Ivan Maffeis, presidente del Comitato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica –: la corresponsabilità passa anche dalla firma sulla dichiarazione dei redditi, che esprime appartenenza, fraternità effettiva e condivisione». «Grazie ai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica – aggiunge – i territori delle diocesi e delle parrocchie che sono in Italia possono far tesoro di risorse che vanno a beneficio di tutti, indistintamente. Gli interventi spaziano dalle iniziative di accoglienza e solidarietà delle Caritas alle strutture educative, sportive e formative dei nostri Oratori; dagli interventi di restauro e valorizzazione delle nostre chiese al sostegno della missione dei sacerdoti».

Solamente nell’anno 2023 sono stati assegnati oltre 243 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 13 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 ad interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 403 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 352 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche la tutela dei beni culturali ed ecclesiastici anche con interventi di restauro per continuare a tramandare arte e fede alle generazioni future oltreché sostenere l’indotto economico e turistico locale.

La firma non costa nulla al contribuente ed è un diritto di tutti coloro che percepiscono un reddito: chi presenta il 730, chi presenta il modello Redditi, ma anche chi possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare alcuna dichiarazione. Anche questi ultimi, infatti, possono esprimere la propria preferenza per la destinazione dell’8xmille.

A breve, così come ogni anno, sarà pubblicato sui siti www.8xmille.it e rendiconto8xmille.chiesacattolica.it il rendiconto dettagliato di tutto il denaro utilizzato nell’anno precedente. Firmare è dunque una scelta di responsabilità per ogni credente, ma spesso lo è anche da parte di chi non crede, perché sa che quelle risorse vengono utilizzate per il bene di tutta la comunità, cattolica e non, e poi rendicontate. Solamente nel 2022 (secondo gli ultimi dati disponibili) sono stati oltre 11 milioni e mezzo i cittadini che lo hanno fatto. Potranno essere ancora molti di più, nella misura in cui le comunità cristiane faranno la propria parte attivamente affinché ciascuno eserciti responsabilmente questo diritto di scelta.

Per informazioni sulle modalità di firma: www.8xmille.it/come-firmare/




«Maria è di casa in città»: la processione del 2 maggio ha aperto il Giubileo del Santuario Lauretano

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«Umile abitazione testimonianza dell’avvenimento più grande della storia: l’incarnazione», il Santuario lauretano custodito nella chiesa di Sant’Abbondio, a Cremona, compie 400 anni dalla sua fondazione. Per questo giovedì sera la tradizionale processione cittadina di inizio maggio dalla Cattedrale fino alla parrocchia di Sant’Abbondio ha assunto un significato particolare che ha preso corpo in una lettera pastorale destinata alla città di Cremona, di cui la Vergine lauretana è co-pratrona. Lo ha ricordato il vescovo Antonio Napolioni, durante la celebrazione, facendo sue le parole che san Giovanni Paolo II rivolse all’arcivescovo di Loreto in occasione del 7° centenario del santuario delle Marche: «Il centenario non è un avvenimento cronologico, ma è un momento di grazia, in cui si fa memoria riconoscente del passato e ci si protende con rinnovato dinamismo verso il futuro».

Ed è con questo spirito che i fedeli della città si sono ritrovati giovedì sera in Cattedrale per meditare sulla figura di Maria, la Vergine di Nazareth «segno di consolazione e di sicura speranza per tutti noi pellegrini sulla terra». Presso la chiesa madre, il vescovo con i canonici del Capitolo, i parroci della città, i seminaristi, religiosi e religiose, con il sindaco Gianluca Galimberti (immagine della comunità civile) e i fedeli laici ha acceso, dal cero pasquale, le candele che hanno accompagnato la processione. Quindi è seguito un cammino per le strade del centro verso quella che Napolioni ha definito «cuore della nostra città», la ricostruzione fedele della casa di Maria a Nazareth, voluta nel 1624 da Gian Pietro Ala. Il nobile prevedendo di non poter più viaggiare per le difficoltà legate all’età, fece erigere una struttura identica a quella di Loreto a fianco della chiesa di Sant’Abbondio e si adoperò perché la Madonna nera diventasse patrona della città. Protettrice di Cremona, dunque, da 400 anni, nei quali «ha insegnato ai cremonesi la virtù dell’accoglienza e lo stile della solidarietà che «hanno colpito positivamente» il vescovo Napolioni «chiamato a essere cremonese di adozione».

 

 

Il percorso a piedi dalla Cattedrele, suggestiva immagine del cammino di ogni vita, è stato scandito dalla recita del Rosario secondo la prima delle 4 tracce lauretane predisposte dall’Ufficio liturgico diocesano, in un libretto che servirà alle parrocchie della città per pregare (siamo nell’anno che Papa Francesco ha dedicato alla preghiera) uniti spiritualmente durante il mese di maggio. I misteri erano incentrati sulle «case di Gesù»: da quella di Betlemme a quella di Nazareth, da Cafarnao per arrivare, attraverso la casa «di un tale» a quella dove Cristo ha celebrato la Pasqua. La preghiera è stata intervallata dai canti del coro Sicardo, guidato dal maestro Fulvio Rampi, che ha poi accompagnato il resto della celebrazione in Sant’Abbondio. I fedeli, infatti, una volta che la processione è arrivata nella parrocchiale, hanno occupato gli spazi della chiesa in maniera composta, lasciando che si raggiungesse con gli altoparlanti anche chi era rimasto nella piazzetta, non riuscendo a entrare nella chiesa gremita.

 

 

Dopo la proclamazione delle litanie è seguita l’omelia del vescovo che ha reso pubblica la sua intenzione di donare a Cremona, con la lettera pastorale Al cuore della nostra città, un forte messaggio di speranza, ma anche di impegno religioso e civile. In un tempo in cui, esattamente come nel 1624, «è difficile arrivare in Terra Santa». Ma proprio perché questi viaggi oggi sono difficili è importante «peregrinare nella vita concreta di chi ci sta attorno – ha detto Napolioni –. Infatti se andare nei luoghi santi consentiva di stare dove Gesù aveva camminato, noi stiamo dove sta Gesù oggi», tra la gente. E da qui la riflessione del vescovo si è sviluppata seguendo, anche se per cenni, la traccia della riflessione scritta nella lettera pastorale, consegnata simbolicamente a fine omelia nelle mani del sindaco e poi distribuita ai fedeli presenti.

E se «entrare nella Santa Casa è entrare nella verità ultima», cioè l’Incarnazione, questo spazio sacro è anche il luogo della famiglia, quella di Nazareth ma anche di «tutte le famiglie». La comunità deve riscoprirsi «Chiesa domestica», nata tra le case e cresciuta nel tempo. Ci sono case «molto speciali – ha detto Napolioni – in cui la condivisione spicca perché sollecitata dal dolore». Il pensiero è andato agli ospedali, al carcere, alla Casa dell’accoglienza della Caritas e a tutte le case dove si accoglie il bisogno. «Maria è di casa in città», ha ricordato il vescovo. Ed ecco che «i credenti sanno affidare all’intercessione della Madonna quanti hanno responsabilità istituzionali delicate, da cui dipende in vari modi il progresso sociale per la libertà e dignità di ciascuno». Monsignor Napolioni si è rivolto così ai cittadini chiamati al «duplice esercizio di democrazia da non disertare»: le elezioni amministrative ed europee. L’obiettivo: il bene comune e «un impegno per cui ciascuno si senta di casa in città, valorizzando le diversità, i percorsi di integrazione con crescente corresponsabilità» promuovendo la «cultura dell’incontro». Infatti se «la santa casa è la più piccola della città è quella in cui tutti si sentono abbracciati» e camminano insieme (gli appuntamenti per sottolineare le celebrazioni saranno tanti) verso il Giubileo del 2025.

 

A Cremona il IV Centeneraio della Santa Casa di Sant’Abbondio: ricco calendario di iniziative




“La Pace incontra la città”, il 17 maggio convegno in Provincia

Il 2024 segna il decennale di inizio delle attività della Fondazione La Pace. Una presenza che a Cremona è andata via via crescendo con un servizio al territorio quanto mai importante, dato l’aumento degli anziani, non solo in città ma anche sul territorio provinciale.

«Quando pensiamo a una Fondazione come La Pace – spiegano dalla casa di riposo di via Massarotti – dobbiamo immaginare non solo una struttura di accoglienza, ma anche una serie di servizi al territorio, variegati e articolati, che intercettano i bisogni della fascia fragile della popolazione, dalle cure e dai servizi domiciliari, al centro diurno integrato; dalla comunità alloggio, ai mini alloggi protetti, fino alla RSA. È questa sfida che accogliamo ogni giorno e il convegno organizzato il 17 maggio presso la sala consiliare della Provincia di Cremona ne è una prova: vogliamo ragionare insieme come qualificare sempre meglio la molteplicità dei servizi offerti: come interagire con la comunità cristiana cremonese per ascoltare e rispondere alle povertà latenti del territorio, ma anche come essere propositivi nell’immaginare percorsi con le giovani generazioni e le scuole, per una interazione proficua tra anziani e ragazzi».

“La Pace incontra la città” è il titolo del convegno, in programma alle ore 17 di venerdì 17 maggio presso la sala consiliare della Provincia di Cremona (corso Vittorio Emanuele). Aprirà i lavori il presidente della Fondazione don Roberto Rota, per poi lasciare spazio alla relazione di Margherita Peroni, vicepresidente Uneba Lombardia, sul “Prendersi cura dei fragili oggi”. Interverranno anche don Pietro Samarini (La Pace e la comunità cristiana), Paola Azzoni (La Pace e le povertà della città di Cremona) e Carlo Palazzoli (Anziani e giovani: progetti e prospettive per una interazione virtuosa). Scarica la locandina del convegno

In questa luce si pone anche l’iniziativa dell’open day di sabato 25 maggio, rivolta ai familiari degli ospiti ma anche a tutti gli amici e ai volontari per una giornata di festa da condividere. Si inizia alle 10 con l’esibizione della scuola di ballo “The magic angels” nel parco della struttura di via Massarotti. Dopo il pranzo con i familiari, alle 16 inizierà il concerto del corpo bandistico “Giovanni Anelli” di Trigolo. Durante tutta la giornata saranno esposti i lavori realizzati nel corso di acquerello e stand di associazioni e realtà di volontariato. Scarica la locandina dell’open day

«Il tempo della vita che va verso la conclusione terrena – affermano da La Pace – non può essere inoperoso e inattivo: gli stimoli e la valorizzazione delle risorse residue di tanti uomini e donne sono un valore per l’intera società e la custodia della vita un dovere morale tra i più significativi di un progetto che vede sempre al centro la persona umana, fragile e magari bisognosa di particolare attenzione ma sempre e comunque portatrice di un patrimonio spirituale che non possiamo, per nessuna ragione sprecare».




Castelverde, il 4 e il 5 maggio la “Festa del Volontariato” negli spazi della Fondazione “Opera Pia Ss. Redentore”

Tutto pronto a Castelverde per la seconda edizione della “Festa del Volontariato” che si terrà sabato 4 e domenica 5 maggio nella cornice del parco della Fondazione “Opera Pia Ss. Redentore” in via Gardinali 15. La manifestazione è promossa da tutte le associazioni di volontariato del paese – Pro Loco, Avis, Aido, Auser, San Vincenzo – con la collaborazione del Comune, dell’unità pastorale “Madonna della Speranza” e il supporto tecnico e logistico dell’Opera Pia.

La kermesse avrà inizio sabato 4 maggio nella sala conferenze della RSA con un incontro di riflessione e confronto su come è cambiato il volontariato in questi anni e sulle prospettive future.
A guidare la riflessione sarà il sacerdote cremonese don Pier Codazzi, direttore della Caritas diocesana. Seguirà un confronto tra i presenti.

Alle 16.30, nel parco, si terrà un concerto dell’orchestra giovanile Mousikè di Cremona, diretta dal maestro Gianluigi Bencivenga. Questo progetto musicale, nato nel 2006, coinvolge decine di giovani dagli 8 ai 18 anni e ha all’attivo numerosi concerti di grande successo. In caso di pioggia il concerto si terrà nella chiesa parrocchiale di Sant’Archelao.

Alle 18 saranno quindi protagonisti gli alunni e i docenti dell’Istituto comprensivo “Ubaldo Ferrari”. Pro Loco e Fondazione Redentore premieranno le scuole che nel corso dell’anno hanno partecipato alla raccolta dei tappi di plastica: i soldi ricavati saranno utilizzati per l’acquisto di sedie a rotelle per gli ospiti dell’Opera Pia. Verranno anche premiati gli alunni di terza media che hanno partecipato al percorso “Volontaria… mente” promosso dalla Fondazione Redentore e dall’Istituto comprensivo. Questo progetto formativo ha visto i ragazzi interagire con gli ospiti della struttura di via Gardinali attraverso dei laboratori creativi: l’esperienza è sfociata poi nella stesura di un elaborato sul tema del dono gratuito di se stessi e del proprio tempo. Il pomeriggio terminerà con un aperitivo preparato dalla San Vincenzo parrocchiale, presieduta da Iole Nava.

Domenica 5, alle 10.30, sarà celebrata la Messa presso l’Angolo di Maria, animata dal coro giovanile dell’unità pastorale “Madonna della Speranza”. A seguire, la Fondazione Redentore consegnerà il premio “Valerio Farina” a una persona che si è particolarmente distinta nel campo del volontariato. Valerio Farina, prematuramente scomparso a 43 anni nel 1991, oltre ad essere stato indimenticato presidente dell’Opera Pia (1988-1991) ha ricoperto molti incarichi a livello ecclesiale e civile. Cultore di storia locale ha lasciato un segno indelebile nella comunità castelverdese.

Alle 12.00, davanti all’ingresso della RSA, sarà benedetto un nuovo pulmino dell’Opera Pia acquistato grazie alla generosità della signora Bianca Sambussetti, amministratore unico dell’industria Cavel di Cremona, in ricordo del fratello Antonio e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona.

Alle 12.30, la Pro Loco, guidata dal presidente Giuseppe Scalisi, proporrà un pranzo all’aperto partecipato anche dagli ospiti della Fondazione Redentore. Nel pomeriggio il parco si animerà con il mercatino dell’hobbistica, i gonfiabili per i bambini e i ragazzi, un laboratorio per elementari e medie promosso dall’agriturismo Ca’ Bianca di Ossalengo, dal titolo “Naturalmente argilla” –  offerto dall’Avis castelverdese, presieduta da Massimo Aimo e dal vice Danio Milanesi –, gli stand delle varie associazioni e un’area ristoro gestita dagli oratori dell’unità pastorale. Attivo anche un caratteristico carretto con i gelati di Gelatosità di Castelverde. Novità di quest’anno sarà la corsa campestre “Corri con noi” promossa dall’Aido intercomunale, presieduta da Renato Bodini. A questa competizione, che si svolgerà nei prati dell’Opera Pia, potranno partecipare i bambini della scuola dell’infanzia e primaria: ogni piccolo concorrente sarà abbinato ad un ospite della Fondazione.

Alle 15.45, nell’atrio della RSA, la giovane artista cremonese Carlotta Porcari illustrerà la sua mostra di quadri che saranno esposti presso l’atrio d’ingresso, insieme ai modellini di aeromobili e automobili di Mimmo Praticò, per tutta la durata della manifestazione. Alle 16.30, sempre nel parco della Fondazione, l’Avis comunale di Castelverde offrirà il concerto della Demeband, capitanata da Demetrio Soldi di Casalbuttano. La simpatica compagine offrirà dei brani famosi ma in vernacolo cremonese.

Alle 17.30 la Festa del Volontariato avrà l’onore di accogliere Franco Baresi, campione del mondo nel 1982 con la Nazionale italiana di calcio, storico capitano del Milan, e attuale vicepresidente onorario della squadra meneghina. Baresi porterà il suo saluto e una breve testimonianza sul valore dello sport. Sarà lui, poi, a premiare i vincitori della corsa campestre “Corri con noi”.

La due-giorni si concluderà con l’estrazione dei biglietti della lotteria dell’Opera Pia e il volo dimostrativo di un piccolo elicottero a cura di Mimmo Praticò. Un’evento che sarà realizzato grazie all’impegno e all’encomiabile disponibilità di tutte le associazioni di Castelverde e grazie alla generosità degli sponsor: SAMEC – Costruzioni meccaniche, RISINGCOOP, industria CAVEL, RGM – Elettrotecnica Industriale. Dagli organizzatori anche un pensiero riconoscente anche a Fantigrafica, per il costante e generoso supporto.




Inclusione, tutela e formazione: a “Chiesa di Casa” le sfide per il mondo del lavoro

 

La giornata del primo maggio è associata alla festa dei lavoratori. E anche nel mondo ecclesiale in questa occasione si tenta di dare rilievo alle tematiche relative al mondo del lavoro, che intrecciano inequivocabilmente la vita della comunità civile e religiosa. Con questo spirito mercoledì 1 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia presso l’azienda “Italcoppie Sensori S.r.l.” di Malagnino, incontrando i titolari, i dipendenti e le rispettive famiglie, e insieme anche la rappresentanza del mondo economico e lavoratori del territorio.

Un’attenzione particolare sulla giornata dedicata ai lavoratori è stata posta anche nella nuova puntata di “Chiesa di Casa”, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona.

«Il mercato del lavoro deve essere regolato – ha spiegato Giuseppe De Maria, già segretario generale Cisl Asse del Po e ora membro della Commissione diocesana della Pastorale sociale e del lavoro – perché prevede il coinvolgimento delle persone e non è semplicemente assimilabile a uno scambio di cose. Da qui è nata l’esigenza di una contrattazione tra le parti che definisce, oltre alla parte salariale, anche gli aspetti normativi».

La tutela della persona, prima che la riflessione sul lavoro e sulla sua retribuzione in sé, è stata spesso sottolineata dagli ospiti della trasmissione. Enzo Zerbini, della cooperativa sociale “Il Calabrone” di Cremona, ha posto l’accento sulle occasioni che, in chiave positiva, le aziende possono offrire ai lavoratori. «Certamente il lavoro non è tutto, ma per tante persone assume un ruolo fondamentale. In questo senso, ci sembra importantissimo parlare di inclusione, tanto che cerchiamo di dare la possibilità di spendere le proprie competenze anche a tante persone che hanno alle spalle o ancora vivono situazioni di fragilità».

In questo senso, allora, parlare di lavoro assume un significato diverso. Dalle riflessioni degli ospiti, infatti, emerge un’idea non semplicemente legata alla praticità, ma che supera i confini delle capacità puramente concrete. E il mercato del lavoro stesso sembra andare in questa direzione.

«Oggi viviamo un momento storico particolare – ha raccontato Daniele Daturi, fondatore dell’agenzia per il lavoro “Al Centro” – perché aziende sono sempre più alla ricerca di persone desiderose di formarsi. Di conseguenza, sorge poi un grande interrogativo legato all’inserimento delle nuove generazioni, che affrontano e incontreranno una realtà molto diversa rispetto a chi li ha preceduti. È uno sguardo in prospettiva, che è chiamato a cambiare in modo molto rapido. Per questo motivo diventano sempre più importanti le soft skills, ossia quelle competenze umane che permettono alle persone di stare davvero nella realtà».

Se il primo maggio parla di tradizione, la festa che si celebra inneggia al cambiamento. Un’evoluzione è quindi richiesta, procedendo nell’ottica di una maggiore inclusione, tutela e formazione delle persone che, quotidianamente, abitano il mondo del lavoro.




Festa dei lavoratori, il Vescovo: «Se la Chiesa deve alzare la voce lo faccia a favore di chi non ha voce»

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Dirigenti, dipendenti, parrocchiani di Malagnino e delle comunità limitrofe, rappresentanti delle associazioni del settore e autorità del territorio erano presenti, nella mattinata di mercoledì 1° maggio, nella festa dei lavoratori, alla celebrazione diocesana presieduta per il mondo del lavoro, nella festa di san Giuseppe lavoratore, dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. A ospitare l’evento quest’anno è stata la Italcoppie Sensori, azienda di Malagnino specializzata nella produzione di sensori di temperatura.

L’Eucaristia è stata concelebrata da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, don Paolo Fusar Imperatore e don Eugenio Pagliari, parroci di Malagnino, don Antonio Pezzetti, vicario zonale della zona pastorale 4, don Maurizio Lucini, coordinatore dell’area pastorale “Con lo stile del servizio”, e altri sacerdoti del circondario. Nelle prime file i sindaci Donato Losito, di Malagnino, e Luca Ferrarini, di Bonemerse, e la classe dirigenziale dell’azienda, rappresentata dal fondatore, l’ingegnere Canzio Noli, e i suoi figli, Pietro e Mario, rispettivamente presidente e responsabile tecnico di “Italcoppie”. Presente alla celebrazione anche il vice prefetto di Cremona, Teresa Gandolfo. Un’assemblea unita e partecipe, a gremire un salone dell’azienda.

La celebrazione si è aperta con il saluto di Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, che ha voluto ringraziare l’azienda per l’ospitalità e tutti i presenti, «per aver accettato questo invito». «La Messa – ha affermato – ha ancora sullo sfondo le scene di morte in cui si combatte “la terza guerra mondiale a pezzi”, come la chiama Papa Francesco. Allora in questo clima ci sentiamo di celebrarla perché ciascuno di noi partecipi con il proprio lavoro alla grande opera divina di protezione del mondo e del creato». Il lavoro che non è solo fare è fare “con gli altri” e “per gli altri”, «quindi riscopriamo il lavoro come partecipazione attiva, che ci libera dall’alienazione ed edifica la società».

Prendendo spunto dalla figura di san Giuseppe, discreta, umile, ma indispensabile, il vescovo Napolioni ha invitato a dire grazie a Dio e agli uomini, «per la vita, la fruttuosità, la produttività, perché ogni lavoro porta veramente frutti, quando non è schiavo di logiche tecnocratiche o finanziarie, ma è attento alle persone a cui è destinato». E ha aggiunto: «Grazie ai maestri che hanno reso questa terra così fruttuosa, consegnandola al futuro, con responsabilità non indiscriminate, ma appunto da condurre con sapienza, cura, passione e attenzione. Questo “grazie” diventa un percorso che da credenti dobbiamo compiere».

Tre tappe fondamentali, sintetizzate in altrettanti parole chiave: cooperazione, compiti e ricompensa. «La cooperazione, in senso più ampio ci ricorda la Chiesa in cui siamo tutti chiamati a cooperare, con una solidarietà che non abbia confini, che non diventi corporazione». Quindi un chiaro “no” alla competizione meno sana, quella che mette in contrasto gruppi, famiglie, società: «Lo dico in un periodo di scelte amministrative e politiche che hanno bisogno di onestà e coraggio, di schiettezza, ma nella fedeltà del bene comune».

«Il compito – ha proseguito il vescovo – è la missione, il senso della vita di ognuno di noi, da credente e da figlio di Dio». E da una missione potrebbe nascere quella che è la terza parola chiave: la ricompensa. «Dio ci promette la ricompensa in Cielo e allora noi siamo un po’ superficiali, spregiudicati in quello che succede sulla terra», ha sottolineato il vescovo Napolioni. «Possiamo ignorare che qualcuno, anche nella nostra pianura viene pagato 0,97 euro all’ora? Possiamo ignorare i fenomeni al limite della criminalità e dell’abuso che stanno accadendo anche nel nostro Paese? Possiamo accettare questa forbice economica che cresce a dismisura?», ha provocato il vescovo.

E allora qual è la ricompensa che promette Dio? «Una distribuzione della ricchezza che ricoltivi tanto il merito quanto la solidarietà». Ricordando Cristo Gesù, il figlio del falegname, cacciato in malo modo dai concittadini, il vescovo Napolioni ha così concluso la sua omelia: «È bene che la Chiesa prenda botte da destra e da sinistra, perché sia se stessa, sia fedele al suo Signore e sia attenta al bene di ciascuno. E se deve alzare la voce lo faccia a favore di chi non ha voce».

La giornata, che era stata aperta dalla visita del vescovo agli spazi dell’azienda di Malagnino, si è chiusa con un momento conviviale: un banchetto conclusivo per tutti i presenti.

 

Omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

La Italcoppie di Malagnino

Nata nel 1978, Italcoppie è un’azienda che produce sensori di temperatura, utilizzati in centinaia di applicazioni: nei macchinari industriali, come nelle presse a iniezione o nelle macchine da caffè professionali; nei congelatori a bassa temperatura o nei quadri di controllo; per le misurazioni del liquido di raffreddamento o nella fusione dell’alluminio.

L’azienda conta oggi oltre 500 dipendenti, suddivisi in quattro stabilimenti presenti in tre continenti (in Italia a Malagnino, in Tunisia a Hammamet, in Brasile a Manaus e in Germania a Neustadt an der Weinstraße e a Hagen), per una produzione complessiva di circa 6 milioni di sonde all’anno e un fatturato consolidato di circa 50 milioni di euro.

Oltre ai quattro stabilimenti, l’azienda può vantare uno sviluppato dipartimento di ingegneria ubicato a Cremona e a Portile, nel comune di Modena.

Punto di forza di Italcoppie Sensori è l’integrazione verticale: la lavorazione del metallo, lo stampaggio a iniezione e l’assemblaggio delle sonde avviene “in casa”. Il pieno controllo su ogni fase della produzione permette di rispondere in modo flessibile alle richieste dei clienti.

«Italcoppie – ricorda Mario Noli, responsabile tecnico dell’azienda – nasce dall’iniziativa di uno studente di nostro padre, ai tempi professore di disegno, che è stato coinvolto in questo progetto. Dopo parecchi anni la nostra famiglia è rimasta da sola a condurre l’azienda e, negli anni ’90 e 2000, ha iniziato un veloce processo di sviluppo che ha fatto crescere l’azienda sia dal punto di vista delle dimensioni che della visibilità nel panorama europeo». «Nel 2008 – prosegue – abbiamo deciso di ampliarci anche al di fuori del territorio cremonese, aprendo uno stabilimento in Tunisia e poi in Brasile e acquisendo, l’anno scorso, un’azienda dello stesso settore in Germania». Un percorso che continua da oltre quarant’anni, e senza mai smettere di guardare al futuro: «La prospettiva è sicuramente la crescita – conclude Noli –, in termini numerici e in termini di qualità del prodotto».

 

 

Festa del primo maggio. Cei: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”




Il 1° maggio la consueta apertura del complesso monastico di San Sigismondo a Cremona

Anche quest’anno il 1° maggio a Cremona ci sarà la consueta apertura del chiostro e del refettorio del monastero di San Sigismondo (in largo Bianca Maria Visconti 3), solitamente inaccessibile perché sotto clausura. L’occasione avrà quest’anno un significato particolare in quanto ricorrono proprio del 2024 i 1.500 anni del martirio di san Sigismondo, la cui memoria liturgica ricorre appunto il 1° maggio.

La giornata si svolgerà come ormai di consueto: dalle ore 9 alle ore 10.30 e dalle ore 14 alle ore 17.30, si potrà visitare il complesso di San Sigismondo nella sua interezza, con l’accesso straordinario alle cappelle laterali, al presbiterio, al chiostro e al refettorio normalmente non fruibili grazie all’impegno dell’Associazione “Amici del Monastero” e con l’accoglienza dei turisti da parte dei volontari legati alla comunità monastica domenicana che metteranno a disposizione artistiche confezioni di lavanda, coltivata in Monastero. L’accesso al complesso monastico da parte di gruppi e singoli è libero e gratuito, ma con la possibilità comunque di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano.

Dal punto di vista celebrativo alle 11 ci sarà la Messa solenne presieduta da mons. Pietro Bonometti, canonico del Capitolo della Cattedrale; alle 18 il canto dei Secondi Vespri.

Per quanti lo desiderano le visite potranno essere accompagnate dalle guide turistiche garantite dall’Associazione Amici del Monastero: le visite avranno una durata di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti e senza necessità di prenotazione.

Si tratta di un’occasione importante per poter ammirare da vicino alcuni capolavori del Manierismo cremonese, ma anche la notevole e inaccessibile Ultima Cena di Tommaso Aleni, realizzata nel 1508 e custodita nel refettorio del monastero. L’opera si ispira al passo del vangelo di Giovanni in cui Cristo, incalzato dalle domande dei discepoli, rivelò il suo traditore dicendo: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”. E, puntualmente, l’Aleni lo ritrae mentre sta afferrando il boccone con le dita della mano sinistra. L’affresco di San Sigismondo è uno dei capolavori del pittore e documenta la cultura figurativa cremonese del primo decennio del ‘500 in alternativa alle proposte più strutturate e moderne di Boccaccio Boccaccino, ispiratore dell’Aleni e prima scelta della committenza cittadina.

Oltre ai capolavori del manierismo cremonese, il complesso di San Sigismondo consente di apprezzare anche alcuni capolavori tardo-barocchi, tra cui si distinguono gli interventi di Robert de Longe. L’esordio in città dell’artista fiammingo si fa proprio coincidere con il cantiere artistico di San Sigismondo, che lo vede impegnato in prima battuta nella decorazione della cappella dedicata a Santa Teresa d’Avila a partire dal 1673, come suggerisce la presenza dello stemma di Desiderio Ambrogini, abate di San Sigismondo dal 1673 al 1698, dipinto tra i girali di foglie d’acanto che ornano le lesene. Verso la fine del secolo, si collocano gli interventi nelle cappelle di San Filippo Neri, dell’Angelo custode e nella controfacciata della chiesa, con le raffigurazioni della Fama e della Giustizia che incorniciano lo stemma di Carlo II d’Asburgo, ultimo degli Asburgo di Spagna e morto nel 1700.

La prossima giornata aperta per il complesso monastico di San Sigismondo sarà come sempre la terza domenica di settembre, nel ricordo della dedicazione della chiesa, avvenuta il 15 settembre 1600 per opera del vescovo Cesare Speciano.




God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente il 9 maggio e dal 10 maggio sarà aperta al pubblico la mostra Giorgio Palù. God Save Matter ospitata fino al 2 giugno tra le sale del Museo Diocesano di Cremona e inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

Le opere dell’esposizione a cura di Ilaria Bignotti, saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

«Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte».

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, “îles flottantes” rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo”  rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

 

Breve biografia dell’artista:

Giorgio Palù (Cremona, 1964), laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1989, inizia l’attività di libero professionista nel 1991 e nel 1994, con il collega Michele Bianchi, fonda lo studio Arkpabi Giorgio Palù & Michele Bianchi architetti a Cremona. Architetto sempre orientato alla ricerca, ha nel corso degli anni firmato progetti multidisciplinari per il settore pubblico e privato, con un approccio basato sulla sperimentazione tipo-morfologica e tecnico-materica e sulla innovazione tecnologica. L’attenzione alle forme organiche, alle esigenze dell’uomo nell’ambiente e alle potenzialità dell’esperienza nello spazio, unite a una straordinaria sperimentazione sui materiali, ha prodotto opere architettoniche che gli hanno valso titoli e riconoscimenti internazionali, dall’Architectural Award for Best New Hotel per The European Hotel Design Award nel 2002 – vinto con il Delle Arti Design Hotel – al Compasso d’Oro ADI – la XXIV edizione nel 2016 – all’Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona, l’unica opera architettonica premiata nella storia con il prestigioso premio.

Il Museo Diocesano di Cremona, completato nel 2021, è tra le sue più importanti opere architettoniche recenti, oltre alla quale sono da ricordare:

Drottning Silvia Konsertsal, Lilla Academien, Stoccolma, 2019; Teatro Iran Mall, Teheran, Iran, progetto avviato nel 2018; Polo Tecnologico, Cremona, 2017; Complesso residenziale Garden Beyond the Clouds a Cremona, 2016; Museo del Violino, Cremona, 2013; Auditorium Giovanni Arvedi, Cremona, 2013; Complesso residenziale di via Doberdò a Milano, 2008.

Parallelamente alla professione di architetto, Giorgio Palù ha negli anni sperimentato artisticamente sia i materiali della tradizione, dai metalli – il bronzo, l’acciaio inox, e il corten – alle pietre – in particolar modo, il travertino, sia ha lavorato materiali industriali quali il cemento e le resine; numerose le opere di grande dimensione e su scala ambientale, spesso completate con l’innesto di tecnologie e new media.

Tra le principali installazioni artistiche, si ricordino: Albero del Cambiamento, Milano, con il sostegno di Accenture, 2020; Frattura (Ricomposizione), installazione temporanea (2019), Chiesa San Carlo, Cremona.

Tra le mostre recenti, sono da segnalare: Minerali Cosmogonie. Tiziana Lorenzelli e Giorgio Palù, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, Metalli d’Autore Hangar, Cremona, novembre 2022; It’s All In My Hands, It’s All In Your Eyes. Giorgio Palù e Alfredo Rapetti Mogol, a cura di Vera Canevazzi e Ilaria Bignotti, Blue Pavilion, Cremona, dic. 2021;

GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi, Camilla Remondina), Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, da un’idea di Maurizio Donzelli, Brescia, Museo SantaGiulia, Cremona, Museo del Violino, Bergamo, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, 2020-2021; Frattura (Ricomposizione), a cura di Luca Beatrice, Il Triangolo Galleria d’Arte e Chiesa di San Carlo, Cremona, 2019; Earthside. Viaggio al centro della Terra, a cura di Francesco Mutti, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, 2018.




“A braccia aperte”, anche l’AC Cremonese da Papa Francesco

 

Non poteva mancare la delegazione dell’Azione Cattolica della Diocesi di Cremona al festoso incontro del 25 aprile, intitolato “A braccia aperte”, in piazza San Pietro con Papa Francesco. Tutti gli associati sono stati accolti “a braccia aperte” dal Pontefice che ha incentrato il suo messaggio sul tema dell’abbraccio, una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana.

La vita, infatti, si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno.

Che cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci? Il Papa si è soffermato su tre tipi di abbraccio.

L’ abbraccio che manca: le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione; perciò all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico.

L’abbraccio che salva: non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore, che si nutre e si ispira al dono gratuito e sempre sovrabbondante di Dio.

L’abbraccio che cambia la vita: l’abbraccio della carità, con l’invito a lasciare che essa possa plasmare ogni sforzo e servizio.

La cultura dell’abbraccio si rende necessaria per costruire la via della pace: questo grande dono inizia nel cuore di ognuno di noi; inizia davanti alla porta di casa quando, prima di uscire, decido se voglio vivere quel giorno come un uomo o una donna di pace, cioè di vivere in pace con gli altri.

In ultimo, il Papa ha invitato tutti a divenire «atleti e portabandiera di sinodalità», nelle proprie diocesi e parrocchie, per una piena attuazione del cammino fino a oggi compiuto, per essere uomini e donne forgiate dallo Spirito; «pellegrini di speranza», capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi, per dare slancio e vita nuova alla missione della Chiesa nel nostro tempo.

Il gruppo cremonese si è fermato anche il giorno successivo approfittando dell’occasione per visitare le bellezze storiche ed artistiche romane, condividendo momenti di vita comunitaria, vivendo “nel piccolo” un’esperienza sinodale in famiglia… la famiglia dell’Azione Cattolica. Ringraziando per quanto vissuto, a braccia aperte.