1

#salviamoilsuolo, il 20 aprile flash mob al Santuario di Caravaggio

Tocca anche il Santuario di Caravaggio la manifestazione promossa dal coordinamento “Salviamo il suolo”, che rappresenta un gruppo di associazioni, circoli, comitati e gruppi di cittadini uniti per la salvaguardia del suolo. L’obiettivo è quello di porre attenzione sulla necessità di salvaguardare il suolo e di proporre un documento che illustri i criteri guida per una riforma della legge sul consumo di suolo e la logistica. Nasce così la più grande mobilitazione mai realizzata a livello nazionale per la tutela dell’ecosistema suolo che nella mattinata di sabato 20 aprile farà tappa al Santuario di Caravaggio, nella Bergamasca, e successivamente nel Bresciano, al Parco delle Cave.

«In Italia si consumano al secondo 2,4 mq di suolo», – precisano gli organizzatori, che sottolineano anche come «l’ecosistema suolo risulta indispensabile strumento per la mitigazione climatica, richiesta dall’innalzamento delle temperature globali». «Nella maggior parte dei casi – viene evidenziato – anziché sfruttare le molte aree cementificate dismesse, si sacrificano terreni agricoli all’impermeabilizzazione».

L’appuntamento a Caravaggio è per le 10 all’ingresso del Santuario (viale Giovanni XXIII). Alle 10.30, negli spazi esterni del santuario, si terrà un flash mob. Durante la mobilitazione saranno fornite informazioni in merito alla questione delle logistiche e del consumo di suolo e sarà organizzata una raccolta firme per accompagnare il documento che illustra i criteri per la riforma alla legge regionale.

«Sarà un giornata – spiega Paolo Falbo, docente del Dipartimento di Economia e managament dell’Università di Brescia e e presidente del Circolo Legambiente Serio-Oglio – per invitare la politica a riappropriarsi della centralità che le compete. Il bene più prezioso che l’umanità possiede è la fertilità del suolo, che ci regala il cibo e la bellezza della nostra terra. Questa spoliazione, realizzata un pezzetto per volta, avvallata sindaco dopo sindaco, senza regia e senza alcun senso del limite, deve interrompersi».

«Oggi più che mai, con l’emergenza climatica alle porte, – afferma Barbara Meggetto di Legambiente Lombardia – è necessario fermare il consumo di suolo, ripristinare la natura e utilizzare il suolo agricolo per la sua funzione. Logistica e data center devono trovare una normativa di riferimento, rigenerando spazi già esistenti».

L’evento vedrà la partecipazione anche degli Uffici di pastorale sociale delle diocesi di Bergamo, Brescia, Crema, Cremona e Milano e dei circoli Acli provinciali.

«Il 26 maggio 2023, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Vergine alla giovane Giannetta, – ricorda Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale e del Lavoro e referente dei gruppi Laudato si’ delle Zone pastorali della Diocesi di Cremona – Santa Maria del Fonte è stato ufficialmente riconosciuto come “Santuario regionale della Lombardia”. In quell’occasione l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ne evidenziò l’importanza quale sede di una devozione “facile”, al centro del territorio lombardo, accogliente per le migliaia di pellegrini che vi si recano in preghiera. Ogni anno oltre cinquecentomila persone visitano il Santuario». E prosegue: «Ciò che affascina, oltre alla maestosità del Santuario, con la sua cupola di 64 metri, è la pace che si respira nei suoi ampi spazi, circondati dai campi e attraversati da rivoli alimentati dai fontanili. Purtroppo questo patrimonio religioso, artistico, ambientale e paesaggistico è minacciato da progetti speculativi. Recentemente il Santuario è stato insignito dello Scudo Blu, simbolo individuato dalla convenzione de L’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitti armati. Ora servirebbe uno “scudo verde”, per proteggerlo, insieme al suo territorio, dalla speculazione edilizia». E conclude: «Come Diocesi stiamo seguendo con interesse le iniziative che stanno sviluppandosi sul territorio, anche in vista della costituzione di un comitato per difendere questo patrimonio dal progetto di urbanizzazione. Riteniamo importante che la popolazione sia adeguatamente informata».




S. Maria del Fonte, l’acqua del Sacro Fonte nuovamente potabile

Dal mese di dicembre il Santuario di Caravaggio aveva consigliato di non bere l’acqua del Sacro Fonte per il sapore ferruginoso troppo accentuato. Dopo le dovute analisi e l’ulteriore sostituzione dei filtri, resasi necessaria per rimuovere tutte le impurità presenti, l’acqua del Sacro Fonte è tornata nuovamente potabile.

La notizia è stata diffusa dal Santuario Regionale della Lombardia attraverso il proprio sito internet, precisando che l’acqua non arriva dall’acquedotto, ma viene prelevata dal sottosuolo del santuario dalla falda originaria.

«Per il nostro Santuario – si legge nel comunicato – l’acqua ha un valore simbolico. Garantire l’uso di questo segno non è stata una decisione imposta, ma una scelta di precauzione nei confronti di tutti coloro che la utilizzano. Ad oggi è possibile prelevare e bere l’acqua del Sacro Fonte senza alcuna preoccupazione per la salute».




“Chiacchiere in cortile” il 19 aprile con l’associazione Casa di Persico

Venerdì 19 aprile alle 19.30 presso la sala dell’oratorio di Persico, in piazza Mons. Avosani, si svolgerà la quinta tappa di Chiacchiere in cortile, evento gratuito proposto dalla neonata associazione Casa di Persico aps insieme a Mondo di Comunità e Famiglia aps. La serata prevede un momento conviviale all’inizio e successivamente l’ascolto di un testimone privilegiato con cui confrontarsi.

Per quanto riguarda il momento conviviale, un tratto distintivo di tutte le serate è l’invito alle persone di venire alla cena portando qualcosa da mangiare da condividere insieme al proprio piatto e bicchiere, per non impattare sull’ambiente con altri rifiuti.

L’invitato speciale di questa serata sarà Enzo Zerbini, presidente della società cooperativa sociale Il Calabrone di Cremona, realtà nata in seno all’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, che racconterà lo stile che la cooperativa sta cercando di tenere al proprio interno: alta professionalità, lavoro inclusivo nei confronti delle fasce deboli e valorizzazione dei lavoratori.

Locandina dell’evento del 19 aprile




Qual è il tuo posto? Il 28 aprile iniziativa al Santuario di Caravaggio

Ci sono proposte per le famiglie e i fidanzati, per i sacerdoti e i consacrati: non mancano mai nelle comunità cristiane e nella Chiesa momenti belli e formativi per le varie vocazioni. E chi la vocazione non ce l’ha? O meglio, chi crede di non averla, perché nella vita non è arrivato a nessuna di quelle che noi definiamo appunto “vocazioni”?

Le statistiche dicono che in diocesi di Cremona quasi il 45% dei nuclei familiari è monofamiliare: un fratello o una sorella che vivono soli… Diverse possono essere le ragioni: per scelta, per le circostanze della vita, per ferite che le persone si portano nel cuore. L’attenzione della Chiesa si rivolge anche a loro. La proposta vuole raggiungere queste persone in particolare, per riflettere, pregare, condividere sul senso profondo della vita e della vita cristiana.

L’incontro, che si terrà il 28 aprile al Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, è aperto a tutti (anche a chi ha già fatto delle scelte vocazionali nella vita) e avrà un taglio ben preciso che aiuti a comprendere la grandezza dell’unica vera vocazione che accomuna tutti perché figli di Dio: quella del Battesimo nella comunione della Chiesa.

Nella mattinata, a partire dalle 9.30, ci sarà una testimonianza di due fratelli – Carla e Michele Liuzzi – che hanno sperimentato la guarigione del cuore dopo un dramma, come a dire che per trovare il proprio posto è importante lasciare che il Signore curi le ferite e doni la forza di essere se stessi, nella verità più profonda.

La celebrazione eucaristica al cuore della giornata aiuterà i partecipanti a raccogliere tutta la propria esistenza in Gesù, il Sì del Padre.

Nel pomeriggio, attraverso la guida di un fratello “esperto in comunione”, don Gian Battista Rizzi, tutti saranno aiutati a arrivare a riflettere sull’identità più profonda che ciascuno ha inscritto in sé, ancora prima di una scelta di vita: figli di un Padre che follemente ci ama, fratelli di tutti e con tutti innestati nella comunione del suo amore. Ci può essere vocazione più grande?

Per Informazioni e iscrizioni cliccare qui o scrivere a centro@santuariodicaravaggio.org.

 

Locandina dell’iniziativa




Caltelverde, dal 4 al 5 maggio Festa del volontariato nel parco della Fondazione Redentore

Dopo il grande successo della prima edizione, torna sabato 4 e domenica 5 Maggio a Castelverde la “Festa del Volontariato” nella splendida cornice del parco della Fondazione “Opera Pia Ss. Redentore” in via Gardinali 15. La manifestazione è promossa da tutte le associazioni di volontariato del paese – Pro Loco, Avis, Aido, Auser, San Vincenzo – con la collaborazione del Comune, dell’unità pastorale “Madonna della Speranza” e il supporto tecnico e logistico dell’Opera Pia.

 

La kermesse avrà inizio sabato 4 maggio nella sala conferenze della RSA con un incontro di riflessione e confronto su come è cambiato il volontariato in questi anni e sulle prospettive future. A guidare la riflessione sarà il sacerdote cremonese don Pier Codazzi, direttore della Caritas diocesana. Seguirà un confronto tra i presenti.

Alle 16.30, nel parco, si terrà un concerto dell’orchestra giovanile Mousikè di Cremona, diretta dal maestro Gianluigi Bencivenga. Questo progetto musicale, nato nel 2006, coinvolge decine di giovani dagli 8 ai 18 anni ed ha all’attivo numerosi concerti di grande successo.

Intorno alle 18 saranno protagonisti gli alunni e i docenti dell’Istituto Comprensivo “Ubaldo Ferrari”. Pro Loco e Fondazione Redentore premieranno le scuole che nel corso dell’anno hanno partecipato alla raccolta dei tappi di plastica: i soldi ricavati saranno utilizzati per l’acquisto di sedie a rotelle per gli ospiti dell’Opera Pia. Verranno anche premiati gli alunni di terza media che hanno partecipato al percorso “Volontaria… mente” promosso dalla Fondazione Redentore e dall’Istituto Comprensivo. Questo progetto formativo ha visto i ragazzi interagire con gli ospiti della struttura di via Gardinali attraverso dei laboratori creativi: l’esperienza è sfociata poi nella stesura di un elaborato sul tema del dono gratuito di sé stessi e del proprio tempo.

Il pomeriggio terminerà con un aperitivo preparato dalla San Vincenzo parrocchiale presieduta da Iole Nava.

 

Domenica 5, alle 10.30, sarà celebrata la S. Messa presso l’Angolo di Maria, animata dal coro giovanile dell’unità pastorale “Madonna della Speranza”.

A seguire la Fondazione Redentore consegnerà il premio “Valerio Farina” ad una persona che si è particolarmente distinta nel campo del volontariato. Valerio Farina, prematuramente scomparso a 43 anni nel 1991, oltre ad essere stato indimenticato presidente dell’Opera Pia (1988-1991) ha ricoperto molti incarichi a livello ecclesiale e civile. Cultore di storia locale ha lasciato un segno indelebile nella comunità castelverdese. «Con questo premio – commenta l’attuale presidente don Claudio Rasoli – vogliamo tenere viva la memoria di questo insigne concittadino, laico cristiano, che tanto ha dato al nostro paese e alla Fondazione e dall’altra parte desideriamo premiare quelle persone che ancora oggi credono nel bene comune e si impegnano quotidianamente a favore di tutti».

Alle 12, davanti all’ingresso della RSA, sarà benedetto un nuovo pulmino dell’Opera Pia acquistato grazie alla generosità della signora Bianca Sambussetti, amministratore unico dell’industria Cavel di Cremona, in ricordo del fratello Antonio e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona

Alle 12.30 la Pro Loco, guidata dal presidente Giuseppe Scalisi, proporrà un pranzo all’aperto (ravioli burro e salvia, spiedo bresciano, polenta, dolce, acqua e caffè). Iscrizioni entra il 27 aprile telefonando a Giancarlo Guindani (338 2701674) o al centralino della Fondazione Redentore (0372 427016).

Nel pomeriggio il parco si animerà con il mercatino dell’hobbistica, i gonfiabili per i bambini e i ragazzi, un laboratorio per elementari e medie promosso dall’agriturismo Ca’ Bianca di Ossalengo dal titolo “Naturalmente argilla” e offerto dall’Avis Castelverdese presieduta da Massimo Aimo e dal vice Danio Milanesi, gli stand delle varie associazioni – presenti oltre a quelli locali anche SIAMONOI e UNITALSI – e un’area ristoro gestita dagli oratori dell’unità pastorale. Attivo anche un caratteristico carretto con i gelati di Gelatosità di Castelverde. Novità di quest’anno sarà la corsa campestre “Corri con noi” promossa dall’Aido intercomunale presieduta da Renato Bodini. A questa competizione, che si svolgerà nei prati dell’Opera Pia, potranno partecipare i bambini della scuola dell’infanzia e primaria: ogni piccolo concorrente sarà abbinato ad un ospite della Fondazione.

Alle 15.45, nell’atrio della RSA, la giovane artista cremonese Carlotta Porcari illustrerà la sua mostra di quadri che saranno esposti per tutta la durata della manifestazione.

Alle 16.30, sempre nel parco della Fondazione, l’Avis comunale di Castelverde offrirà il concerto della Demeband capitanata dall’istrionico Demetrio Soldi di Casalbuttano. La simpatica compagine offrirà dei brani famosi ma in vernacolo cremonese.

Alle 17.30 la Festa del Volontariato avrà l’onore di accogliere il grande calciatore, Franco Baresi, campione del mondo di calcio, grande capitano del Milan e attuale vicepresidente onorario della squadra meneghina. Baresi porterà il suo saluto e una breve testimonianza sul valore dello sport. Sarà lui, poi, a premiare i vincitori della corsa campestre “Corri con noi”.

La due-giorni si concluderà con l’estrazione dei biglietti della lotteria dell’Opera Pia e il volo dimostrativo di un piccolo elicottero a cura del signor Mimmo Praticò.

Per tutta la durata della festa presso l’atrio d’ingresso della RSA sarà allestita una mostra di pittura della giovane Carlotta Porcari e una esposizione di modellini di aeromobili e automobili del signor Mimmo Praticò.

 

Locandina della Festa 2024

 

«L’intento di questa manifestazione – commenta il presidente della Fondazione Redentore don Claudio Rasoli – è quello di risvegliare l’attenzione sul valore del volontariato, della gratuità, dell’impegno per il bene comune, ma anche per cementare, ancora di più, il dialogo e la collaborazione tra le diverse associazioni che arricchiscono il panorama sociale di Castelverde. Sarà anche l’occasione per valorizzare il parco dell’Opera Pia che sempre più deve diventare un luogo di aggregazione e di incontro di tutto il territorio. Un particolare ringraziamento va a tutte le associazioni di Castelverde che stanno collaborando in modo davvero encomiabile per la riuscita di questa seconda edizione. Tanta gratitudine va ai nostri sponsor: SAMEC – Costruzioni meccaniche, RISINGCOOP, industria CAVEL, RGM – Elettrotecnica Industriale. Un pensiero riconoscente va anche agli amici Palmiro, Mauro e Massimo Fanti di Fantigrafica per il costante e generoso supporto».




A Soncino e Antegnate le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, testimoni di santità famigliare

 

Hanno lasciato Soncino nella serata di venerdì 12 aprile le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, i Santi Luigi e Zelia Martin. Le urne sono partita poco dopo le 20.30 alla volta della parrocchia di San Michele Arcangelo di Antegnate dove rimarrà sino a domenica 21 aprile. A benedirle, prima che fossero caricate sul furgone che l’ha trasportata in Bassa Bergamasca, è stato il vescovo Antonio Napolioni, sul sagrato della Pieve.

A seguire, la Messa solenne nella maestosa chiesa dedicata a Santa Maria Assunta presieduta dal vescovo e concelebrata dal parroco di Soncino don Giuseppe Nevi, il vicario parrocchiale don Gabriele Barbieri, il parroco di Gallignano don Paolo Tomasi, l’ex parroco di Antegnate, il gallignanese don Rinaldo Salerno e il segretario del vescovo don Matteo Bottesini.

«Vogliamo ringraziare il Signore – ha detto don Nevi prima della benedizione delle reliquie – perché ha portato un po’ di cielo sulla nostra parrocchia. Questi giorni sono stati una preziosa esperienza di ascolto della parola di Dio che si è incarnata nella vita di queste persone». «Le reliquie sono partite verso Antegnate e adesso tocca a noi essere reliquie dei santi», ha quindi introdotto la celebrazione il vescovo Antonio Napolioni che nell’omelia ha presentato un bellissimo ritratto di Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, raccontando alcuni momenti della vita di questa famiglia Santa. Solo per citarne alcuni, la morte di Zelia, avvenuta quando la piccola Teresa (che il vescovo ha definito «il capolavoro educativo di questa coppia») aveva solo 4 anni, la fede in Dio, incrollabile fino alla commozione, di Luigi, ma anche le sofferenze fisiche derivanti dalla malattia che lo colpì nella parte finale della sua vita. E ancora l’ingresso di Teresa in monastero e le parole che Luigi Martin scrisse nella sua ultima lettera alle figlie, nella quale descriveva la loro come «una famiglia umilissima, ma che ha avuto l’onore di essere nel novero delle famiglie privilegiate dal nostro adorato Creatore».

«Allora – ha detto mons. Napolioni – questi giorni, questa Eucaristia, questo nostro trovarci ci facciano pregare così, per la nostra famiglia e per tutte le famiglie; non ci dobbiamo sentire giudicati e schiacciati da una famiglia così eccelsa, perché in realtà una famiglia santa è il primato della piccolezza, della fiducia, della confidenza infantile: questo miracolo si rinnovi, specie per le famiglie più provate e più divise, grazie alla nostra preghiera e all’intercessione dei Santi».

Ascolta l’omelia del vescovo Antonio Napolioni

Al termine della Messa don Nevi ha ripreso la parola per una considerazione e un auspicio finale: «Grazie al nostro vescovo per il bellissimo ed efficacissimo ritratto di questi tre santi. Nel ritratto che si fa di una persona è importante saperne cogliere qualcosa e noi, della figura di Teresa e dei suoi genitori, dobbiamo cogliere quegli aspetti che ci spingono ad andare avanti con un sempre maggior fervore».

Da parte del vescovo, che ha voluto rivolgere un pensiero alla giovane brignanese Debora Nisoli, morta in un incidente stradale avvenuto a Soncino nei giorni scorsi, l’esortazione ai presenti a fare l’abitudine non al male ma al bene.

 

 

Le urne intanto venivano accolte all’oratorio di Antegnate, da dove è partita la fiaccolata che le ha accompagnate in chiesa parrocchiale per la celebrazione solenne presieduta dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, l’agnadellese Gian Carlo Perego. Anche nel paese della Bassa Bergamasca le reliquie rimarranno una decina di giorni, densi di appuntamenti in chiesa parrocchiale animati anche dalle parrocchie di Covo (la celebrazione eucaristica di lunedì 15 alle 20.30), di Fontanella, Barbata e Isso (la celebrazione eucaristica di martedì 16, alle 20.30) e di Calcio (la celebrazione eucaristica di giovedì 18, alle 20.30). Da segnalare anche l’incontro di venerdì 19, alle 20.30, con i coniugi Schillirò, genitori di Pietro, il bambino guarito grazie all’intercessione dei santi Luigi e Zelia Martin. Domenica 21 aprile, alle 10.30, si celebra la messa di saluto alle reliquie che partiranno per la parrocchia di Santo Spirito in Pignolo, sempre nella Bergamasca.

Le reliquie faranno quindi ritorno in diocesi di Cremona a fine mese, il 28 aprile, presso l’unità pastorale “Mons. Antonio Barosi” di Casteldidone, San Giovanni in Croce, Voltido, San Lorenzo Aroldo e Solarolo Rainerio dove rimarranno sino al 1° maggio.




Con l’Università Cattolica una risposta alla domanda di futuro dei giovani

 

“Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”. È questo il titolo scelto per la Giornata nazionale per l’Università Cattolica 2024 che si celebra domenica 14 aprile nella sua edizione numero 100. Un richiamo forte, eloquente, alla realtà, che, però, non perde di vista il futuro, l’orizzonte verso cui i più giovani si dirigono.

Intervenuto alla nuova puntata di Chiesa di Casa, il talk di approfondimento della diocesi di Cremona, il professor Pierpaolo Triani – docente in Cattolica e membro dell’Osservatorio Giovani Istituto Toniolo – ha sottolineato come sia fondamentale «focalizzare l’attenzione sulle dinamiche giovanili di oggi per poterle comprendere: non possiamo pensare di lavorare con le nuove generazioni senza conoscerle davvero».

E alla luce di questo ha voluto più volte ribadire il ruolo dell’università e dei docenti, nel cammino formativo di ogni studente. «Il percorso universitario – secondo Triani – si caratterizza per un duplice movimento, di ampliamento e approfondimento. Da un lato vengono espansi gli orizzonti, dall’altro si scende nella specificità delle discipline. Nostro compito, come insegnanti, è quello di ricordare che l’università non è solo un fatto intellettuale, bensì un’esperienza di vita».

In questo senso il percorso formativo e di crescita ha una grande necessità a livello relazionale. Secondo il docente, infatti, «tutti noi portiamo fragilità emotive, che, talvolta, lo studio mette alla prova. Recuperare l’idea che, nelle relazioni, le fragilità possano essere sostenute è fondamentale. Anche noi docenti possiamo essere punti di riferimento, per dare la forza agli studenti di stare dentro l’impegno. L’obiettivo, allora, è riuscire a mettersi in sintonia con il cuore dell’altro».

È una riflessione seria e profonda quella del professor Triani, frutto di una lunga esperienza sul campo e nell’Osservatorio Giovani. A conferma del suo punto di vista, anche le parole di un giovane studente, Luca Fedele: «Il confronto con gli altri aiuta molto a vivere bene l’università, così come l’esperienza che sto vivendo nella Consulta Universitaria. Incontrare colleghi di altri atenei è sicuramente utile ad arricchire il mio bagaglio personale e relazionale».

Il cuore dell’Università Cattolica batte ormai da più di un secolo per i giovani e per l’intera società. La vera sfida sembra dunque quella di intercettare i desideri dei giovani per comprenderne il disincanto proponendo un cammino di crescita umana a trecentosessanta gradi.

 

Il 14 aprile la Giornata dell’Università Cattolica. Presidenza Cei: “I giovani cercano luoghi in grado di alimentare i loro desideri e che non soffochino la loro speranza”




Don Primo Mazzolari, uomo di fede che fa fermentare vita

Guarda la photogallery completa

 

Sono passati 65 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959. Ma la sua testimonianza è viva più che mai. Soprattutto a Bozzolo, sua ultima parrocchia, dove domenica 7 aprile è stata celebrata la Messa in sua memoria, presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese mons. Enrico Trevisi, alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, del parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, e di numerosi sacerdoti diocesani, tra cui don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, postulatori per la causa di beatificazione di don Mazzolari.

E proprio l’auspicio che, «per l’anno del Giubileo che si avvicina», «il segno forte e chiaro di don Primo su temi attualissimi possa trovare il riconoscimento che attendiamo» è stato espresso dal sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio nel saluto sul sagrato prima della celebrazione, in cui ha voluto ricordare l’impegno di monsignor Trevisi sul versante educativo, con un ricordo particolare alla coincidenza della sua ordinazione sacerdotale a pochi giorni dalla proprio elezione alla Camera e alla sua «attenzione sostanziale a quell’importante palestra formativa dei giovani laici nella società civile» che portò a dar vita in diocesi a una scuola di alta formazione per l’impegno sociale e politico, «una vera e propria scuola che ha regalato al territorio energie e risorse per un impegno diretto nella vita politica e sociale», ha ricordato Torchio.

Il saluto del sindaco Torchio

 

La Messa si è aperta con le parole di mons. Napolioni: «Il senso di festa prevale su ogni forma di distacco, di distanza, che la vita ci impone. Il compito del vescovo di Cremona oggi non è solo quello di salutare i “pezzi grossi”, ma anche quello di salutare i gioielli di famiglia, che non sono solo i sacerdoti o i preti che diventano vescovi, ma tutte le relazioni che si creano». Nelle parole del vescovo di Cremona anche il saluto alla Fondazione “Don Primo Mazzolari” rappresentata in particolare dal nuovo presidente Matteo Truffelli.

Il saluto del vescovo Napolioni

 

Nell’omelia, il vescovo Trevisi ha citato la testimonianza di don Primo Mazzolari, uomo di fede, anche travagliata, e paladino della pace. «Oggi c’è la guerra, c’è la possibilità di vedersi inondati di sfollati». «E per me, che sono a Trieste, sulla rotta balcanica, queste parole hanno un sapore particolare – ha raccontato Trevisi –. E allora, come diceva don Primo: “Non bisogna chiudere la porta a nessuno, ma bisogna vigilare”».

Un “coro a tre voci”, tra la missione di don Mazzolari, il mondo di oggi e il Vangelo del giorno. Come nella prima apparizione del Cristo risorto ai discepoli, «chissà se anche noi riusciamo ad assaporare la grande gioia di incontrare il Signore – ha detto il vescovo di Trieste –. La situazione odierna, come ai tempi di Mazzolari, ci fa trovare riuniti in un cenacolo, proprio come gli apostoli». E come Tommaso, che non crede finché non vede le ferite nelle mani del Signore, «anche noi sentiamo l’emozione del sentirci cercati da Gesù».

«Anche se ci sono lampi di Pentecoste, talvolta la fede è desolata – ha concluso mons. Trevisi –. Siamo quindi chiamati a questa testimonianza di fede, che fa fermentare la vita. E di cui Mazzolari ne è l’esempio».

L’omelia del vescovo Trevisi

 

L’Eucaristia si è conclusa con il saluto del parroco, don Luigi Pisani, e con il un momento di preghiera sulla tomba del Prete d’Italia, sepolto proprio all’interno della chiesa parrocchiale di Bozzolo.

A concludere le iniziative per il 65° anniversario della morte di don Mazzolari, sabato 13 aprile (ore 10), presso l’Università Cattolica di Brescia, ci sarà il convegno di studi dedicato a “Don Primo Mazzolari, la politica, la Democrazia Cristiana” promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari in collaborazione con le Raccolte storiche – Archivio per la Storia dell’educazione in Italia, della medesima Università.

Scarica la locandina del convegno




“I confini come luoghi di pace”, anche una delegazione cremonese al convegno nazionale Caritas

Anche una delegazione di Caritas Cremonese, con il direttore don Pierluigi Codazzi e gli operatori Alessio Antonioli e Andrea Carini (in foto con il il presidente di Caritas Europa, mons. Mons. Michael Landau) è presente a Grado dove, dall’8 all’11 aprile, si svolge il 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, centrato sul tema “Confini, zone di contatto e non di separazione”. Il confine, dunque, come luogo simbolico positivo, che evoca incontro e convivenza pacifica anziché scontro, conflitto e divisione. E dunque non è casuale la scelta della location di Grado, in diocesi di Gorizia, a rappresentare concretamente questo ideale. Circa 600 i partecipanti al convegno: delegati rappresentanti di 218 Caritas diocesane.

 

Una missione congiunta di ricerca e soccorso nel Mediterraneo

Dal 2014 ad oggi almeno 20.000 persone sono morte nel Mar Mediterraneo e i numeri aumentano giorno dopo giorno. Mentre nel mondo 108 milioni di persone sono costrette a lasciare le loro case a causa di guerre, persecuzioni, violenze, violazioni dei diritti umani. «La questione sta prendendo sempre meno spazio sui media a livello europeo, ma questo non può essere accettato e deve finire. L’Europa deve forse parlare di nuovo di una missione congiunta europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo». È l’appello lanciato da monsignor Michael Landau, presidente di Caritas Europa, durante la seconda giornata del 44° Convegno nazionale delle Caritas diocesane a Grado. Il presidente di Caritas Europa, network di 49 organizzazioni in 46 Paesi europei che interloquiscono con i responsabili politici nazionali ed europei in difesa dei poveri e vulnerabili, si è rivolto ai 600 delegati da 218 Caritas diocesane descrivendo una situazione mondiale ed europea attraversata da intensi cambiamenti dovuti a guerre, pandemie, cambiamenti climatici, migrazioni. Tutto ciò in vista delle elezioni europee che si svolgeranno l’8 e 9 giugno prossimo.  Caritas Europa ha anche diffuso nei mesi scorsi un memorandum ai candidati con cinque priorità, tra cui il salario minimo per i lavoratori, la difesa del welfare, dei diritti dell’infanzia e dei migranti e rifugiati. Mentre su Gaza monsignor Landau chiede, in una intervista al Sir, «un cessate il fuoco umanitario» che consenta di far entrare gli aiuti in sicurezza.

Leggi l’intervista del SIR al Presidente di Caritas Europa

 

 

I confini come luoghi di pace

Sullo sfondo la laguna e il mare calmo di Grado e il fatto che Gorizia e Nova Gorica, le due città contigue in Italia e Slovenia, sono state scelte entrambe come Capitale europea della cultura 2025: proprio perché rappresentano un territorio transfrontaliero dove l’incontro e lo scambio sono vissuti realmente e quotidianamente. Proprio nella piazza Transalpina di Gorizia il 9 aprile è stata una preghiera per la pace con testimonianze significative e una celebrazione eucaristica nella chiesa del Sacro Cuore.

I confini positivi. «Passeremo un confine, ormai superato dalla storia e che non c’è mai stato fino al Novecento, che divide le due città Gorizia e Nova Gorica, due realtà che l’anno prossimo saranno insieme capitale europea della cultura. Un evento che per il solo fatto di essere stato pensato come possibile è già per noi una grazia. Comprendete quindi che parlare di confini come zone di contatto e non di separazione per noi che abitiamo e viviamo qui non è una questione di principio o di studio, ma è qualcosa che tocca la nostra carne, il nostro cuore e la nostra mente. È per noi un tema necessario», ha affermato nella sua introduzione monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana: «Se non ci fossero i confini saremmo tutti più poveri, privi di punti di vista diversi. I confini sono anche positivi, perché garantiscono una diversità e un approccio complesso al mondo». A livello ecclesiale, ha proseguito il presidente di Caritas italiana, «dobbiamo riconoscere che a volte ci sono confini tra uffici e servizi della curia con il rischio di una pastorale frammentata e iniziative non coordinate che piovono sulle parrocchie. Ci sono però tentativi interessanti di lavoro condiviso». Ma il confine più arduo è «tra operatori e volontari Caritas e gli ultimi, perché siamo in due situazioni diverse, chi aiuta e chi ha bisogno di aiuto. Ma è un confine che va superato». Il suo suggerimento è capovolgere i ruoli ossia «pensandoci noi come gli affamati, gli assetati, gli stranieri che hanno bisogno di aiuto».

“Le due vie: la giustizia e la carità”. «La Chiesa è immersa in una dinamica d’amore concreto e senza confini», ha detto invece monsignor Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e presidente della Conferenza Episcopale Triveneto: «E nella nostra società è chiamata sempre più a mostrare e indicare che c’è sì la giustizia ma c’è anche la carità – le due dimensioni non vanno confuse ma vanno tenute insieme – e che la vita dell’uomo non può essere ridotta ad una concezione materialista o spiritualista che, di fatto, porterebbero a ridimensionare o umiliare la dignità dell’uomo stesso».

“La nuova frontiera (ma è vecchia) è il controllo delle menti e dei comportamenti”. «Cosa succede se con le vecchie forme di abuso di potere e con quelle nuove nel territorio di internet e dell’intelligenza artificiale veniamo privati di dati personali, profilati, manipolati, replicati senza permesso?», si è chiesto poi padre Luciano Larivera, gesuita e direttore del Centro culturale Veritas di Trieste, in una lunga disamina sui confini e le frontiere reali e virtuali: «La nuova frontiera (ma è vecchia) è il controllo delle menti e dei comportamenti, spesso disinformando, nel senso di non dare le informazioni e le conoscenze rilevanti, e non tanto con fake news; e pure inondando di stimoli soprattutto visivi, che emozionano, eccitano ma disabilitano il pensiero critico. Quante dipendenze verranno indotte e rafforzate con i nuovi consumi di massa, con lo smarrimento dei confini personali». Tra quelli che ha definito «territori di sconfinamento» su cui interrogarsi padre Larivera ha indicato «il biopotere degli Stati (e di alcuni privati): fino a dove si può estendere il potere sulla vita umana? Fin dove obbligare a vaccini o trattamenti sanitari salvavita? Si sdoganerà ovunque il suicidio assistito, l’eutanasia, la maternità surrogata? Quale sarà la frontiera delle nuove sostanze psicotrope? Qual è il soft border etico e legale per la sperimentazione sugli embrioni umani, sul Dna dei nascituri? Intelligenza artificiale e robotica saranno usate per sviluppare nuovi patrimoni genetici e cyborg cioè nuove specie di uomini e donne? Magari per combattere nuove guerre o colonizzare Marte. Ma questa è vera evoluzione umana?».

“Confidare anziché confinare”. «Invece che “confinare” (chiudere l’altro dove lui è e chiudere me dove io sono) un buon metodo è “confidare”, cioè rinchiudere nell’altro qualcosa di mio (un segreto, un dono, una presenza che parla), per cui il problema non sono i confini, ma ciò che si muove tra i confini. Confidare è già uscire da un confine», ha suggerito don Matteo Pasinato, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Vicenza. “Dal ‘limite’ umano non ci toglierà nemmeno l’intelligenza artificiale – ha osservato -. E dunque teniamo caro il nostro “limite”, onoriamolo, onorando il fatto che non siamo una macchina».

Patrizia Caiffa (AgenSir)




Patto Ue migrazione e asilo, mons. Perego (Migrantes): «Fallimento della solidarietà europea»

“Il Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati, approvato al Parlamento europeo a Bruxelles, avrebbe dovuto modificare le regole di Dublino, favorire la protezione internazionale in Europa di persone in fuga da disastri ambientali, guerre, vittime di tratta e di sfruttamento, persone schiacciate dalla miseria, con un impegno solidale di tutti i Paesi membri dell’Unione europea nell’accoglienza, il ritorno alla protezione temporanea come si era visto con gli 8 milioni di migranti in fuga dall’Ucraina, un monitoraggio condiviso tra società civili e Istituzioni del mar Mediterraneo per salvare vite nel Mediterraneo. Invece l’Europa – mentre continuano le tragedie nel Mediterraneo – a maggioranza di voti si chiude in se stessa, trascura i drammi dei migranti in fuga, sostituisce la vera accoglienza con un pagamento in denaro”. Lo ha dichiarato il cremonese mons. Gian Carlo Perego, presidente della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni) e della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana.

Inoltre l’Europa “pretende ancora di più dai Paesi di frontiera, come l’Italia: controlli più veloci, ritorni nel primo Paese di sbarco di chi si muove in Europa senza un titolo di protezione internazionale, rimpatri facilitati in Paesi terzi non sicuri, chiudendo gli occhi su esternalizzazioni dei migranti. Indebolendo, non da ultimo, la tutela delle famiglie e dei minori”.

Mons. Perego sottolinea: “Il Patto europeo sui migranti richiedenti asilo e rifugiati segna così una deriva nella politica europea dell’asilo e il fallimento della solidarietà europea, che sembra infrangersi come le onde contro i barconi della speranza. Confidiamo che l’art. 10 della nostra Costituzione rimanga come presidio sicuro per tutelare i richiedenti asilo. Le prossime elezioni europee saranno un banco di prova importante per rigenerare l’Europa a partire dalle sue radici solidali e non piegarla a nazionalismi e populismi che rischiano di dimenticare la nostra comune storia europea”.

Gianni Borsa (AgenSir)