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Inclusione, tutela e formazione: a “Chiesa di Casa” le sfide per il mondo del lavoro

 

La giornata del primo maggio è associata alla festa dei lavoratori. E anche nel mondo ecclesiale in questa occasione si tenta di dare rilievo alle tematiche relative al mondo del lavoro, che intrecciano inequivocabilmente la vita della comunità civile e religiosa. Con questo spirito mercoledì 1 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia presso l’azienda “Italcoppie Sensori S.r.l.” di Malagnino, incontrando i titolari, i dipendenti e le rispettive famiglie, e insieme anche la rappresentanza del mondo economico e lavoratori del territorio.

Un’attenzione particolare sulla giornata dedicata ai lavoratori è stata posta anche nella nuova puntata di “Chiesa di Casa”, il talk settimanale di approfondimento della diocesi di Cremona.

«Il mercato del lavoro deve essere regolato – ha spiegato Giuseppe De Maria, già segretario generale Cisl Asse del Po e ora membro della Commissione diocesana della Pastorale sociale e del lavoro – perché prevede il coinvolgimento delle persone e non è semplicemente assimilabile a uno scambio di cose. Da qui è nata l’esigenza di una contrattazione tra le parti che definisce, oltre alla parte salariale, anche gli aspetti normativi».

La tutela della persona, prima che la riflessione sul lavoro e sulla sua retribuzione in sé, è stata spesso sottolineata dagli ospiti della trasmissione. Enzo Zerbini, della cooperativa sociale “Il Calabrone” di Cremona, ha posto l’accento sulle occasioni che, in chiave positiva, le aziende possono offrire ai lavoratori. «Certamente il lavoro non è tutto, ma per tante persone assume un ruolo fondamentale. In questo senso, ci sembra importantissimo parlare di inclusione, tanto che cerchiamo di dare la possibilità di spendere le proprie competenze anche a tante persone che hanno alle spalle o ancora vivono situazioni di fragilità».

In questo senso, allora, parlare di lavoro assume un significato diverso. Dalle riflessioni degli ospiti, infatti, emerge un’idea non semplicemente legata alla praticità, ma che supera i confini delle capacità puramente concrete. E il mercato del lavoro stesso sembra andare in questa direzione.

«Oggi viviamo un momento storico particolare – ha raccontato Daniele Daturi, fondatore dell’agenzia per il lavoro “Al Centro” – perché aziende sono sempre più alla ricerca di persone desiderose di formarsi. Di conseguenza, sorge poi un grande interrogativo legato all’inserimento delle nuove generazioni, che affrontano e incontreranno una realtà molto diversa rispetto a chi li ha preceduti. È uno sguardo in prospettiva, che è chiamato a cambiare in modo molto rapido. Per questo motivo diventano sempre più importanti le soft skills, ossia quelle competenze umane che permettono alle persone di stare davvero nella realtà».

Se il primo maggio parla di tradizione, la festa che si celebra inneggia al cambiamento. Un’evoluzione è quindi richiesta, procedendo nell’ottica di una maggiore inclusione, tutela e formazione delle persone che, quotidianamente, abitano il mondo del lavoro.




L’11 maggio a S. Agostino l’incontro diocesano per cresimandi e cresimati

Sarà la parrocchia di Sant’Agostino, a Cremona, a ospitare quest’anno l’incontro diocesano dei cresimandi e cresimati. L’iniziativa, organizzata dalla Pastorale giovanile diocesana, è in programma nel tardo pomeriggio e nella serata di sabato 11 maggio.

Appuntamento alle 18.30 nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino, a Cremona, con il momento di preghiera e riflessione guidato dal vescovo Antonio Napolioni. A seguire i presenti si sposteranno in oratorio per la cena al sacco e per assistere, alle 20.30, allo spettacolo Spirito di Vita, proposto da «Ago» e scritto da Gigi Cotichella e con Manuel Carboni, educatore formatore di Alghero, esperto di animazione da palco. Il tema dello spettacolo sarà lo Spirito Santo, con i suoi doni, che vengono ricevuti e vissuti dall’uomo, chiamato poi, a sua volta, a farsi dono.

«Un incontro con tutti coloro che in diocesi hanno condiviso un momento importante nel loro cammino di iniziazione cristiana – spiega don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile – e che sarà occasione per far loro scoprire loro che questo li inserisce pienamente nella vita della Chiesa diocesana, oltre che nella loro comunità cristiana».

Iscrizioni dei gruppi al link: www.focr.it/formazione/focus-pre-ado/incontro-cresimandi-2024/

 

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Il 1° maggio la consueta apertura del complesso monastico di San Sigismondo a Cremona

Anche quest’anno il 1° maggio a Cremona ci sarà la consueta apertura del chiostro e del refettorio del monastero di San Sigismondo (in largo Bianca Maria Visconti 3), solitamente inaccessibile perché sotto clausura. L’occasione avrà quest’anno un significato particolare in quanto ricorrono proprio del 2024 i 1.500 anni del martirio di san Sigismondo, la cui memoria liturgica ricorre appunto il 1° maggio.

La giornata si svolgerà come ormai di consueto: dalle ore 9 alle ore 10.30 e dalle ore 14 alle ore 17.30, si potrà visitare il complesso di San Sigismondo nella sua interezza, con l’accesso straordinario alle cappelle laterali, al presbiterio, al chiostro e al refettorio normalmente non fruibili grazie all’impegno dell’Associazione “Amici del Monastero” e con l’accoglienza dei turisti da parte dei volontari legati alla comunità monastica domenicana che metteranno a disposizione artistiche confezioni di lavanda, coltivata in Monastero. L’accesso al complesso monastico da parte di gruppi e singoli è libero e gratuito, ma con la possibilità comunque di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano.

Dal punto di vista celebrativo alle 11 ci sarà la Messa solenne presieduta da mons. Pietro Bonometti, canonico del Capitolo della Cattedrale; alle 18 il canto dei Secondi Vespri.

Per quanti lo desiderano le visite potranno essere accompagnate dalle guide turistiche garantite dall’Associazione Amici del Monastero: le visite avranno una durata di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti e senza necessità di prenotazione.

Si tratta di un’occasione importante per poter ammirare da vicino alcuni capolavori del Manierismo cremonese, ma anche la notevole e inaccessibile Ultima Cena di Tommaso Aleni, realizzata nel 1508 e custodita nel refettorio del monastero. L’opera si ispira al passo del vangelo di Giovanni in cui Cristo, incalzato dalle domande dei discepoli, rivelò il suo traditore dicendo: “È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò”. E, puntualmente, l’Aleni lo ritrae mentre sta afferrando il boccone con le dita della mano sinistra. L’affresco di San Sigismondo è uno dei capolavori del pittore e documenta la cultura figurativa cremonese del primo decennio del ‘500 in alternativa alle proposte più strutturate e moderne di Boccaccio Boccaccino, ispiratore dell’Aleni e prima scelta della committenza cittadina.

Oltre ai capolavori del manierismo cremonese, il complesso di San Sigismondo consente di apprezzare anche alcuni capolavori tardo-barocchi, tra cui si distinguono gli interventi di Robert de Longe. L’esordio in città dell’artista fiammingo si fa proprio coincidere con il cantiere artistico di San Sigismondo, che lo vede impegnato in prima battuta nella decorazione della cappella dedicata a Santa Teresa d’Avila a partire dal 1673, come suggerisce la presenza dello stemma di Desiderio Ambrogini, abate di San Sigismondo dal 1673 al 1698, dipinto tra i girali di foglie d’acanto che ornano le lesene. Verso la fine del secolo, si collocano gli interventi nelle cappelle di San Filippo Neri, dell’Angelo custode e nella controfacciata della chiesa, con le raffigurazioni della Fama e della Giustizia che incorniciano lo stemma di Carlo II d’Asburgo, ultimo degli Asburgo di Spagna e morto nel 1700.

La prossima giornata aperta per il complesso monastico di San Sigismondo sarà come sempre la terza domenica di settembre, nel ricordo della dedicazione della chiesa, avvenuta il 15 settembre 1600 per opera del vescovo Cesare Speciano.




God Save Matter, il 9 maggio l’inaugurazione della mostra di Giorgio Palù al Museo Diocesano

Sarà inaugurata ufficialmente il 9 maggio e dal 10 maggio sarà aperta al pubblico la mostra Giorgio Palù. God Save Matter ospitata fino al 2 giugno tra le sale del Museo Diocesano di Cremona e inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week  2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

Le opere dell’esposizione a cura di Ilaria Bignotti, saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

«Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte».

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, “îles flottantes” rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo”  rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

 

Breve biografia dell’artista:

Giorgio Palù (Cremona, 1964), laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1989, inizia l’attività di libero professionista nel 1991 e nel 1994, con il collega Michele Bianchi, fonda lo studio Arkpabi Giorgio Palù & Michele Bianchi architetti a Cremona. Architetto sempre orientato alla ricerca, ha nel corso degli anni firmato progetti multidisciplinari per il settore pubblico e privato, con un approccio basato sulla sperimentazione tipo-morfologica e tecnico-materica e sulla innovazione tecnologica. L’attenzione alle forme organiche, alle esigenze dell’uomo nell’ambiente e alle potenzialità dell’esperienza nello spazio, unite a una straordinaria sperimentazione sui materiali, ha prodotto opere architettoniche che gli hanno valso titoli e riconoscimenti internazionali, dall’Architectural Award for Best New Hotel per The European Hotel Design Award nel 2002 – vinto con il Delle Arti Design Hotel – al Compasso d’Oro ADI – la XXIV edizione nel 2016 – all’Auditorium Giovanni Arvedi di Cremona, l’unica opera architettonica premiata nella storia con il prestigioso premio.

Il Museo Diocesano di Cremona, completato nel 2021, è tra le sue più importanti opere architettoniche recenti, oltre alla quale sono da ricordare:

Drottning Silvia Konsertsal, Lilla Academien, Stoccolma, 2019; Teatro Iran Mall, Teheran, Iran, progetto avviato nel 2018; Polo Tecnologico, Cremona, 2017; Complesso residenziale Garden Beyond the Clouds a Cremona, 2016; Museo del Violino, Cremona, 2013; Auditorium Giovanni Arvedi, Cremona, 2013; Complesso residenziale di via Doberdò a Milano, 2008.

Parallelamente alla professione di architetto, Giorgio Palù ha negli anni sperimentato artisticamente sia i materiali della tradizione, dai metalli – il bronzo, l’acciaio inox, e il corten – alle pietre – in particolar modo, il travertino, sia ha lavorato materiali industriali quali il cemento e le resine; numerose le opere di grande dimensione e su scala ambientale, spesso completate con l’innesto di tecnologie e new media.

Tra le principali installazioni artistiche, si ricordino: Albero del Cambiamento, Milano, con il sostegno di Accenture, 2020; Frattura (Ricomposizione), installazione temporanea (2019), Chiesa San Carlo, Cremona.

Tra le mostre recenti, sono da segnalare: Minerali Cosmogonie. Tiziana Lorenzelli e Giorgio Palù, a cura di Ilaria Bignotti e Vera Canevazzi, Metalli d’Autore Hangar, Cremona, novembre 2022; It’s All In My Hands, It’s All In Your Eyes. Giorgio Palù e Alfredo Rapetti Mogol, a cura di Vera Canevazzi e Ilaria Bignotti, Blue Pavilion, Cremona, dic. 2021;

GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab (Alessia Belotti, Melania Raimondi, Camilla Remondina), Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, da un’idea di Maurizio Donzelli, Brescia, Museo SantaGiulia, Cremona, Museo del Violino, Bergamo, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, 2020-2021; Frattura (Ricomposizione), a cura di Luca Beatrice, Il Triangolo Galleria d’Arte e Chiesa di San Carlo, Cremona, 2019; Earthside. Viaggio al centro della Terra, a cura di Francesco Mutti, Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma, 2018.




“A braccia aperte”, anche l’AC Cremonese da Papa Francesco

 

Non poteva mancare la delegazione dell’Azione Cattolica della Diocesi di Cremona al festoso incontro del 25 aprile, intitolato “A braccia aperte”, in piazza San Pietro con Papa Francesco. Tutti gli associati sono stati accolti “a braccia aperte” dal Pontefice che ha incentrato il suo messaggio sul tema dell’abbraccio, una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana.

La vita, infatti, si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno.

Che cosa sarebbe la nostra vita, e come potrebbe realizzarsi la missione della Chiesa senza questi abbracci? Il Papa si è soffermato su tre tipi di abbraccio.

L’ abbraccio che manca: le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione; perciò all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico.

L’abbraccio che salva: non perdiamo mai di vista l’abbraccio del Padre che salva, paradigma della vita e cuore del Vangelo, modello di radicalità dell’amore, che si nutre e si ispira al dono gratuito e sempre sovrabbondante di Dio.

L’abbraccio che cambia la vita: l’abbraccio della carità, con l’invito a lasciare che essa possa plasmare ogni sforzo e servizio.

La cultura dell’abbraccio si rende necessaria per costruire la via della pace: questo grande dono inizia nel cuore di ognuno di noi; inizia davanti alla porta di casa quando, prima di uscire, decido se voglio vivere quel giorno come un uomo o una donna di pace, cioè di vivere in pace con gli altri.

In ultimo, il Papa ha invitato tutti a divenire «atleti e portabandiera di sinodalità», nelle proprie diocesi e parrocchie, per una piena attuazione del cammino fino a oggi compiuto, per essere uomini e donne forgiate dallo Spirito; «pellegrini di speranza», capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi, per dare slancio e vita nuova alla missione della Chiesa nel nostro tempo.

Il gruppo cremonese si è fermato anche il giorno successivo approfittando dell’occasione per visitare le bellezze storiche ed artistiche romane, condividendo momenti di vita comunitaria, vivendo “nel piccolo” un’esperienza sinodale in famiglia… la famiglia dell’Azione Cattolica. Ringraziando per quanto vissuto, a braccia aperte.




Il pellegrinaggio lauretano del 2 maggio apre a Cremona il IV Centeneraio della Santa Casa di Sant’Abbondio: ricco calendario di iniziative

Da 400 anni i cremonesi custodiscono, presso la chiesa di Sant’Abbondio, un piccolo spazio di Terra Santa. Nel centro di Cremona c’è qualcosa di così prezioso da essere punto di riferimento per generazioni di credenti dal 1624, anno in cui fu eretta una copia della casa dove a Nazareth viveva Maria. Uno spazio sacro, di silenzio e meditazione, meta il 2 maggio di un tradizionale pellegrinaggio dalla Cattedrale (in caso di maltempo ritrovo direttamente a Sant’Abbondio alle ore 21) guidato dal vescovo e che quest’anno suggellerà l’apertura ufficiale di un anno giubilare. La celebrazione di mercoledì sera sarà trasmessa in diretta tv su Cremona1 (canale 19) e sui canali web e social della Diocesi.«Si tratta di un evento cittadino, non certo solo parrocchiale – spiega il parroco di Sant’Abbondio, don Andrea Foglia – anche perché la Madonna nera è copatrona di Cremona. La devozione è un fatto privato e insieme comunitario».

Per questo il 2 maggio segnerà l’avvio di una serie di iniziative che, a livello pastorale, vedranno tutte le parrocchie della città impegnate in un cammino di riflessione a una sola voce, inserendo questo IV centenario a pieno nell’anno che il Papa ha voluto dedicare alla preghiera, anche in preparazione al Giubileo del 2025.

Il centro della meditazione per i cremonesi sarà il messaggio che il vescovo consegnerà alla città proprio giovedì sotto forma di lettera pastorale. Un punto di partenza, una pista di lavoro – nelle intenzioni del vescovo – per crescere nella fede e nella consapevolezza di ciò che il santuario custodisce: il mistero. «Non è – continua don Foglia – un santuario mariano come tanti altri, che mette al centro solo la figura della Madonna, ma richiama tutta la famiglia di Nazareth, con Gesù e Giuseppe. La casa di Nazareth è il luogo dell’incarnazione e dunque ha anche una fortissima valenza cristologica oltre che mariana». Per tutto il mese di maggio, le parrocchie, recitando secondo le proprie consuetudini il Rosario, potranno seguire «un sussidio preparato da don Daniele Piazzi con 4 tracce di preghiera in cui si mediteranno i misteri legati proprio alla Santa Casa. La prima traccia è sulle case che Gesù ha abitato, la seconda sulle case dove Gesù è passato e ha dimostrato la sua potenza divina, la terza sulla famiglia di Gesù e la quarta sulla sua genealogia».

Quindi dal 6 all’8 settembre il vescovo Napolioni presiederà un pellegrinaggio cittadino a Loreto per vivere un’esperienza di comunità. E sempre a settembre (dall’8 e fino al 12 ottobre) «sarà allestita presso il Museo diocesano – continua don Foglia – una mostra sulla figura di san Giuseppe, custode della Santa Casa di Nazareth, con opere provenienti dal Museo lauretano di Sant’Abbondio».

In ottobre (il secondo mese mariano) la storica statua della Madonna nera sarà trasferita in Cattedrale dove «si terrà un appuntamento settimanale – aggiunge il sacerdote – nei cinque martedì sera, per una scuola di preghiera guidata dal vescovo». A fine mese, quindi, con una solenne processione la statua sarà riportata nel santuario di Sant’Abbondio.

Per sottolineare il quattrocentesimo anniversario dell’unico santuario mariano in città, ci sarà spazio anche per convegni, conferenze e spettacoli. In autunno si terrà, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, un ciclo di conferenze sulla storia della Santa Casa. I temi affrontati, in collaborazione con la Società storica cremonese, saranno l’origine del santuario, il fenomeno delle copie, la figura di Giovan Pietro Ala e la fondazione di Sant’Abbondio, le Madonne coronate del Capitolo Vaticano e l’incoronazione di Sant’Abbondio, le varie celebrazioni nei secoli e il nucleo originario degli ex voto (1624-1630). A fine novembre, invece, la teologa Isabella Guanzini proporrà una conferenza sulla figura di Maria e il suo significato anche per i non credenti. Infine, presso la chiesa di Borgo Loreto l’8 dicembre sarà proposto lo spettacolo teatrale In nome della Madre, tratto dall’omonimo testo di Erri De Luca.

Una curiosità: anche l’effige della Madonna faceva parte delle «Madonne vestite», cioè quelle statue che portavano un abito di colore diverso a seconda del tempo liturgico. Proprio in occasione del IV centenario della Santa Casa, per la statua della Madonna nera sarà confezionato un abito con tessuti antichi, per mostrarla come era un tempo, prima di fine 1800, quando a tutte le statue furono tolti gli abiti.

 

Il calendario del IV Centenario Lauretano

 

Apertura del centenario
Pellegrinaggio delle parrocchie della città di Cremona dalla Cattedrale al Santuario Lauretano di S. Abbondio, giovedì 2 maggio alle ore 21.00 con il vescovo Antonio

Rosario del mese di maggio
Nel mese di maggio le parrocchie di Cremona sono invitate a pregare il Rosario meditando i “Misteri della Santa Casa” (le case di Gesù, la sua famiglia, la sua genealogia) attraverso un sussidio dedicato, unite spiritualmente grazie a un’unica traccia di preghiera

Pellegrinaggi parrocchiali
Da maggio a dicembre ognuna delle parrocchie della città è invitata a compiere il pellegrinaggio alla Santa Casa

Pellegrinaggio a Loreto
Dal 6 all’8 settembre il vescovo Antonio presiede il pellegrinaggio al santuario di Loreto per le parrocchie di Cremona

Mostra al Museo Diocesano
Dall’8 settembre al 12 ottobre al Museo Diocesano di Cremona, mostra sulla figura di san Giuseppe, custode della Santa Casa di Nazareth, con esposizione di opere provenienti dal Museo Lauretano di S. Abbondio

Conferenze storiche
In autunno, presso il Centro pastorale diocesano di Cremona, in collaborazione con la Società Storica Cremonese, ciclo di conferenze sulla storia della Santa Casa di S. Abbondio: il santuario di Loreto, la sua origine e il fenomeno delle “copie”; la figura di Giovan Pietro Ala e la fondazione di S. Abbondio; le “Madonne coronate” dal Capitolo Vaticano e l’incoronazione di S. Abbondio; le varie celebrazioni nel corso dei secoli; il nucleo originario (1624-1630 ca.) delle tavolette ex voto di S. Abbondio

Scuola di preghiera
Nel mese di ottobre, la statua della Madonna Lauretana di S. Abbondio viene trasferita in Cattedrale dove, nei cinque martedì del mese alle ore 21.00, il vescovo Antonio guida la Scuola di preghiera.
A fine mese, con una solenne processione dalla Cattedrale, la statua viene riportata al Santuario di S. Abbondio, concludendo con la celebrazione dell’Eucaristia

Conversazione sulla figura di Maria
A fine novembre la teologa Isabella Guanzini propone una conferenza sulla figura di Maria e il suo significato anche per i non credenti

“In nome della Madre”
Domenica 8 dicembre, alle ore 16.00, nella chiesa di Borgo Loreto lo spettacolo teatrale “In nome della Madre” tratto dall’omonimo romanzo di Erri De Luca

 

 

“Al cuore della nostra città”, lettera pastorale per il 4° centenario del Santuario lauretano




“Al cuore della nostra città”, lettera pastorale per il 4° centenario del Santuario lauretano

Avrà un significato particolare quest’anno a Cremona il tradizionale pellegrinaggio cittadino del 2 maggio al Santuario lauretano presso la chiesa parrocchiale di Sant’Abbondio. Non segnerà solo ufficialmente l’apertura del mese mariano, ma inaugurerà il 4° centenario della Santa Casa cremonese. Proprio in questa occasione sarà disponibile la lettera pastorale “Al cuore della nostra città. Nel IV centenario del Santuario Lauretano in Cremona” scritta per l’occasione dal vescovo Antonio Napolioni.

L’appuntamento è fissato per le ore 21 in Cattedrale: da qui si snoderà la processione con i flambeaux che percorrerà piazza del Comune, largo Boccaccino, via Mercatello, corso Mazzini, corso Matteotti, vicolo Lauretano e piazza S. Abbondio. La preghiera mariana sarà guidata dal vescovo Antonio Napolioni e vedrà la presenza del Capitolo della Cattedrale e, insieme alle proprie comunità, i sacerdoti della zona pastorale 3.

In caso di maltempo il ritrovo sarà alle 21 direttamente a Sant’Abbondio (seguono aggiornamenti). La celebrazione sarà trasmessa in diretta tv su Cremona1 (canale 19) e sui canali web e social della Diocesi.

Ad accogliere vescovo e pellegrini nella chiesa di Sant’Abbondio sarà il parroco don Andrea Foglia.

Conclusa la preghiera del Rosario il vescovo terrà l’omelia, quindi, al canto del Magnificat, accompagnato dai sacerdoti presenti, si recherà all’interno del santuario per l’omaggio alla Madonna Nera.

Al termine della celebrazione anche tutti i fedeli potranno accedere alla Santa Casa e sostarvi in preghiera e sarà in distribuzione la lettera pastorale dedicata al Santuario lauretano con il programma degli eventi che accompagneranno i prossimi mesi, fino a dicembre. Il volumetto delle linee pastorali ha in copertina la statua della Vergine incoronata con il Bambino in primo piano, sullo sfondo un’immagine panoramica della città vista dal cielo.

 

Storia del Santuario lauretano di Cremona

La storia del Santuario lauretano di Cremona risale agli inizi del 1600. Il giureconsulto e nobile cremonese Giovan Pietro Ala, molto devoto alla Madonna nera, visitava ogni anno il santuario di Loreto. Con l’avanzare dell’età si accorse che la lontananza e i disagi del viaggio non gli avrebbero permesso di recarsi più a Loreto, così decise di costruire una copia della casa di Nazareth, conservata a Loreto, all’interno del cimitero di Sant’Abbondio, contiguo alla chiesa omonima. Due padri teatini andarono di persona a Loreto per riprodurre con disegni le misure esatte e le fattezze della Santa Casa. La posa della prima pietra risale al 1° marzo 1624 quando alcune fonti storiche riportano dello scavo delle fondamenta e parlano della costruzione delle mura in piena somiglianza alla Santa Casa di Loreto. Ci vollero 36 giorni per completarla, un tempo relativamente breve grazie al meteo favorevole che accompagnò la realizzazione dei lavori.

Quella di Sant’Abbondio è una delle copie più antiche della casa di Maria. Anzi, fu essa stessa modello per altre copie che si diffusero in tutta Italia e anche all’estero. A Pozzaglio, nel Cremonese, ne esisteva una sotto la custodia dei Barnabiti, ma oggi non ne resta traccia perché fu demolita.

Il 21 gennaio 1625, su istanza di Giovan Pietro Ala, fu emesso il pubblico decreto secondo il quale la città veniva posta sotto la protezione della Santissima Vergine della Santa Casa. È da allora che i cremonesi si recano presso il santuario che si trova nel centro della città.

La statua della Madonna nera fu scolpita – non si conosce il nome dell’autore – sempre nel 1624. E da quella data campeggia sopra l’altare della Santa Casa. È noto che nel 1630 fu portata in processione per scongiurare l’ingresso della peste manzoniana in città. Proprio per questa epidemia morì Giovan Petro Ala che, per sua volontà, fu sepolto nel cimitero di Sant’Abbondio.

La Santa Casa e il Museo lauretano conservano ancora oggi una preziosa raccolta di ex voto. Sono circa cento pezzi, in gran parte risalenti agli anni immediatamente successivi alla fondazione della Santa Casa. Per lo più si tratta di piccoli quadretti dipinti con la scena del miracolo. Gli autori sono presumibilmente personaggi ospitati nella residenza dei teatini. Si tratta di opere dall’indubbio valore storico oltre che religioso.

 

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Festa dei lavoratori, il Vescovo: «Se la Chiesa deve alzare la voce lo faccia a favore di chi non ha voce»

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Dirigenti, dipendenti, parrocchiani di Malagnino e delle comunità limitrofe, rappresentanti delle associazioni del settore e autorità del territorio erano presenti, nella mattinata di mercoledì 1° maggio, nella festa dei lavoratori, alla celebrazione diocesana presieduta per il mondo del lavoro, nella festa di san Giuseppe lavoratore, dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. A ospitare l’evento quest’anno è stata la Italcoppie Sensori, azienda di Malagnino specializzata nella produzione di sensori di temperatura.

L’Eucaristia è stata concelebrata da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero e il coordinamento pastorale, don Paolo Fusar Imperatore e don Eugenio Pagliari, parroci di Malagnino, don Antonio Pezzetti, vicario zonale della zona pastorale 4, don Maurizio Lucini, coordinatore dell’area pastorale “Con lo stile del servizio”, e altri sacerdoti del circondario. Nelle prime file i sindaci Donato Losito, di Malagnino, e Luca Ferrarini, di Bonemerse, e la classe dirigenziale dell’azienda, rappresentata dal fondatore, l’ingegnere Canzio Noli, e i suoi figli, Pietro e Mario, rispettivamente presidente e responsabile tecnico di “Italcoppie”. Presente alla celebrazione anche il vice prefetto di Cremona, Teresa Gandolfo. Un’assemblea unita e partecipe, a gremire un salone dell’azienda.

La celebrazione si è aperta con il saluto di Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, che ha voluto ringraziare l’azienda per l’ospitalità e tutti i presenti, «per aver accettato questo invito». «La Messa – ha affermato – ha ancora sullo sfondo le scene di morte in cui si combatte “la terza guerra mondiale a pezzi”, come la chiama Papa Francesco. Allora in questo clima ci sentiamo di celebrarla perché ciascuno di noi partecipi con il proprio lavoro alla grande opera divina di protezione del mondo e del creato». Il lavoro che non è solo fare è fare “con gli altri” e “per gli altri”, «quindi riscopriamo il lavoro come partecipazione attiva, che ci libera dall’alienazione ed edifica la società».

Prendendo spunto dalla figura di san Giuseppe, discreta, umile, ma indispensabile, il vescovo Napolioni ha invitato a dire grazie a Dio e agli uomini, «per la vita, la fruttuosità, la produttività, perché ogni lavoro porta veramente frutti, quando non è schiavo di logiche tecnocratiche o finanziarie, ma è attento alle persone a cui è destinato». E ha aggiunto: «Grazie ai maestri che hanno reso questa terra così fruttuosa, consegnandola al futuro, con responsabilità non indiscriminate, ma appunto da condurre con sapienza, cura, passione e attenzione. Questo “grazie” diventa un percorso che da credenti dobbiamo compiere».

Tre tappe fondamentali, sintetizzate in altrettanti parole chiave: cooperazione, compiti e ricompensa. «La cooperazione, in senso più ampio ci ricorda la Chiesa in cui siamo tutti chiamati a cooperare, con una solidarietà che non abbia confini, che non diventi corporazione». Quindi un chiaro “no” alla competizione meno sana, quella che mette in contrasto gruppi, famiglie, società: «Lo dico in un periodo di scelte amministrative e politiche che hanno bisogno di onestà e coraggio, di schiettezza, ma nella fedeltà del bene comune».

«Il compito – ha proseguito il vescovo – è la missione, il senso della vita di ognuno di noi, da credente e da figlio di Dio». E da una missione potrebbe nascere quella che è la terza parola chiave: la ricompensa. «Dio ci promette la ricompensa in Cielo e allora noi siamo un po’ superficiali, spregiudicati in quello che succede sulla terra», ha sottolineato il vescovo Napolioni. «Possiamo ignorare che qualcuno, anche nella nostra pianura viene pagato 0,97 euro all’ora? Possiamo ignorare i fenomeni al limite della criminalità e dell’abuso che stanno accadendo anche nel nostro Paese? Possiamo accettare questa forbice economica che cresce a dismisura?», ha provocato il vescovo.

E allora qual è la ricompensa che promette Dio? «Una distribuzione della ricchezza che ricoltivi tanto il merito quanto la solidarietà». Ricordando Cristo Gesù, il figlio del falegname, cacciato in malo modo dai concittadini, il vescovo Napolioni ha così concluso la sua omelia: «È bene che la Chiesa prenda botte da destra e da sinistra, perché sia se stessa, sia fedele al suo Signore e sia attenta al bene di ciascuno. E se deve alzare la voce lo faccia a favore di chi non ha voce».

La giornata, che era stata aperta dalla visita del vescovo agli spazi dell’azienda di Malagnino, si è chiusa con un momento conviviale: un banchetto conclusivo per tutti i presenti.

 

Omelia del vescovo Antonio Napolioni

 

La Italcoppie di Malagnino

Nata nel 1978, Italcoppie è un’azienda che produce sensori di temperatura, utilizzati in centinaia di applicazioni: nei macchinari industriali, come nelle presse a iniezione o nelle macchine da caffè professionali; nei congelatori a bassa temperatura o nei quadri di controllo; per le misurazioni del liquido di raffreddamento o nella fusione dell’alluminio.

L’azienda conta oggi oltre 500 dipendenti, suddivisi in quattro stabilimenti presenti in tre continenti (in Italia a Malagnino, in Tunisia a Hammamet, in Brasile a Manaus e in Germania a Neustadt an der Weinstraße e a Hagen), per una produzione complessiva di circa 6 milioni di sonde all’anno e un fatturato consolidato di circa 50 milioni di euro.

Oltre ai quattro stabilimenti, l’azienda può vantare uno sviluppato dipartimento di ingegneria ubicato a Cremona e a Portile, nel comune di Modena.

Punto di forza di Italcoppie Sensori è l’integrazione verticale: la lavorazione del metallo, lo stampaggio a iniezione e l’assemblaggio delle sonde avviene “in casa”. Il pieno controllo su ogni fase della produzione permette di rispondere in modo flessibile alle richieste dei clienti.

«Italcoppie – ricorda Mario Noli, responsabile tecnico dell’azienda – nasce dall’iniziativa di uno studente di nostro padre, ai tempi professore di disegno, che è stato coinvolto in questo progetto. Dopo parecchi anni la nostra famiglia è rimasta da sola a condurre l’azienda e, negli anni ’90 e 2000, ha iniziato un veloce processo di sviluppo che ha fatto crescere l’azienda sia dal punto di vista delle dimensioni che della visibilità nel panorama europeo». «Nel 2008 – prosegue – abbiamo deciso di ampliarci anche al di fuori del territorio cremonese, aprendo uno stabilimento in Tunisia e poi in Brasile e acquisendo, l’anno scorso, un’azienda dello stesso settore in Germania». Un percorso che continua da oltre quarant’anni, e senza mai smettere di guardare al futuro: «La prospettiva è sicuramente la crescita – conclude Noli –, in termini numerici e in termini di qualità del prodotto».

 

 

Festa del primo maggio. Cei: “Il lavoro per la partecipazione e la democrazia”




“Di cosa è fatta la speranza”, il 3 maggio all’Ospedale di Cremona

Si terrà presso nel pomeriggio di venerdì 3 maggio, alle 18, presso l’aula magna dell’Ospedale di Cremona, l’evento di presentazione del libro “Di cosa è fatta la speranza” (2023, edizioni Bompiani), romanzo biografico dedicato alla vita di Cicely Saunders, la donna che inventò le cure palliative. L’evento è promosso dal Centro culturale Sant’Omobono di Cremona, in collaborazione con l’Azienda socio-sanitaria territoriale di Cremona, l’ufficio della Pastorale della salute della Diocesi di Cremona e l’Associazione cremonese per la cura del dolore.

Oltre all’autore, Emmanuel Exitu, all’incontro interverranno anche Alessio Faliva, direttore dell’unità operativa di Terapie del dolore e Cure palliative dell’ospedale, don Maurizio Lucini, assistente spirituale dell’Hospice, e Antonio Auricchio, presidente dell’Associazione cremonese per la cura del dolore.

Infermiera, assistente sociale e poi medico, Cicely Saunders ha lottato tutta la vita per restituire dignità ai malati terminali, che fino agli anni 70 del Novecento erano abbandonati dai medici perché “non c’è più niente da fare”. Per lei, invece, c’era ancora molto da fare. E, contro la medicina ufficiale di allora, guidata dalla fede e dal suo spirito scientifico, lo fece: realizzò il miracolo bilanciato di unire l’amore per l’uomo e la passione per la medicina fondando nel 1967 a Londra il primo hospice moderno.

Cristiano Guarneri, presidente del Centro culturale Sant’Omobono, nello spiegare le ragioni di questa proposta, evidenzia come «Attraverso questa grande storia, scritta magistralmente da Exitu, si capisce come la sofferenza umana possa essere accompagna da empatia, ascolto e osservazione. Sono “medicinali” potenti quanto i farmaci. C’è bisogno di qualcuno che li renda concreti. La speranza, infatti, ha bisogno di noi, «è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere».

Il romanzo offre molteplici spunti per mettere a tema domande radicali che interessano ogni persona: «La morte e il dolore fanno parte della vita – dice Guarneri – è possibile attraversarli fino in fondo? Dove nasce la speranza che sostiene nel dolore e rende la vita possibile e degna di essere vissuta fino all’ultimo? La persona malata può scoprire una utilità e un bene nel vivere anche la fase terminale della sua vita? Perché le cure palliative sono così importanti? Quale deve essere il ruolo della medicina nella cura dei malati non guaribili?».

Cicely Saunders lavorò per la diffusione delle cure palliative. Spiega l’importanza di queste terapie il dottor Alessio Faliva, che sottolinea come «affrontare una malattia grave e la sua progressione rappresenta una sfida immensa, non solo per il paziente, ma anche per i suoi cari. In questo contesto, le cure palliative assumono un ruolo fondamentale, offrendo un supporto olistico che va oltre la mera gestione dei sintomi fisici. Si tratta di un approccio che mira a migliorare la qualità della vita residua, garantendo benessere e dignità al paziente e ai suoi familiari. Ogni istante assume un valore inestimabile, spingendo a trarre il massimo dalle esperienze e dai rapporti con le persone care. Le cure palliative non solo alleviano la sofferenza, ma offrono anche l’opportunità di riconciliarsi con sé stessi e con i propri cari. È un tempo prezioso per riflettere sulla propria esistenza, esprimere emozioni e dare voce a desideri spesso inespressi. Le cure palliative ci insegnano che la vita è un dono prezioso, da vivere con intensità e consapevolezza, anche di fronte alla malattia e alla morte».

Secondo don Maurizio Lucini in gioco non vi è soltanto la scelta tra un approccio medico piuttosto che un altro, ma il coraggio di uno sguardo diverso nei confronti della sofferenza: «il dolore e il processo del morire», «ma anche ogni limite e fragilità – sostiene don Lucini – sono un appello di cura, di attenzione e di amore che coinvolge una comunità. La vera domanda allora è: siamo disposti ad essere compagni di viaggio di coloro che stanno attraversando la valle della sofferenza? Le risposte che daremo come singoli o società determineranno le modalità dei nostri compagni di viaggio nell’affrontare il loro percorso esistenziale. In hospice ho incontrato persone che appena arrivate chiedevano di morire, poi si sono sentite amate, il dolore è stato alleviato, e hanno sperato di vivere».

Locandina dell’evento




“Dov’è il sapiente? Le IA tra algoritmi e libertà”. Padre Benanti a Santa Monica il 10 maggio per l’evento promosso da Diocesi, Riflessi e Università Cattolica

 

Le Intelligenze Artificiali, il loro impatto evidente (e anche quello silenzioso) sulle nostre abitudini e sulle nostre relazioni, e la questione etica che scaturisce dalla loro sempre maggiore presenza in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro all’istruzione, dalla cura all’informazione, dalla cultura all’industria dello spettacolo, sono uno dei temi più dibattuti e rilevanti della nostra epoca.

E proprio questo tema sarà affrontato e approfondito nell’incontro dal titolo “Dov’è il sapiente?” Le Intelligenze Artificiali tra algoritmi e libertà in programma il 10 maggio, alle ore 18.00, presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica a Cremona.

L’evento è organizzato dall’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Cremona con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il mensile Riflessi Magazine (www.riflessimag.it) in occasione del 5° anniversario del periodico digitale diocesano e della 58ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali che Papa Francesco ha dedicato proprio al tema Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana.

Cuore dell’evento sarà l’intervento di padre Paolo Benanti, francescano del Terzo Ordine Regolare, professore di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana e autore di pubblicazioni di alto valore scientifico in materia di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, tra cui il più recente Human in the loop. Decisioni umane e intelligenze artificiali.

Tra i massimi esperti a livello mondiale in materia di algoretica (l’etica applicata allo sviluppo degli algoritmi), padre Benanti è presidente della Commissione AI per l’informazione del Governo italiano e unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.

Cosa la macchina può fare senza il controllo umano? Che decisioni può prendere? Come gestire gli eventuali esiti nefasti di questa delega? Ma soprattutto come far sì che la persona rimanga sempre al centro di quei processi vitali per la sopravvivenza della nostra specie e per una pacifica convivenza sociale? Queste alcune delle domande cruciali che orienteranno l’intervento di padre Benanti al Campus Santa Monica, al termine del quale risponderà anche alle domande che gli saranno poste da alcuni studenti degli atenei universitari presenti a Cremona: la facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica sull’impatto delle nuove tecnologie sull’economia e il mondo del lavoro; il Politecnico di Milano sullo sviluppo tecnologico delle IA generative; Musicologia (Università di Pavia) sul rapporto tra gli algoritmi e la produzione creativa con le ricadute sul mercato e sulla fruizione dei prodotti culturali; il corso di Fisioterapia dell’Università di Brescia sui cambiamenti tecnici apportati alla pratica delle professioni di cura e assistenza e ai riflessi che questi potranno avere sul rapporto operatore-paziente all’interno dei percorsi di cura.

L’evento del 10 maggio si pone a conclusione di un ciclo di incontri dal titolo Intelligenza Artificiale chi sei? promosso dal Centro Pastorale del Campus di Cremona in sinergia con la Direzione di Sede di Piacenza-Cremona dell’Università Cattolica e il Corso di Laurea magistrale in Innovazione e imprenditorialità digitale della Facoltà di Economia e Giurisprudenza che ha già proposto quattro incontri nei mesi di febbraio e marzo, nei quali i docenti dell’Ateneo hanno affrontato il grande tema secondo prospettive molteplici (psicologica, educativa, sociologica, religiosa) in un’Aula Magna sempre gremita, a dimostrazione del grande interesse suscitato da una delle più grandi sfide che interroga la contemporaneità.

Un interesse condiviso anche dal territorio attraverso la partecipazione di molteplici realtà istituzionali, associative e produttive che sostengono la realizzazione dell’evento, a partire dal Comune di Cremona che ha concesso il patrocinio all’iniziativa e la Fondazione Comunitaria della Città di Cremona che la sostiene con un proprio contributo.

Accanto agli organizzatori un gruppo di main sponsor: Credito Padano, Coldiretti Cremona, Fondazione Elisabetta Germani, Libera Associazione Agricoltori Cremonesi e Padania Acque; tra gli sponsor anche Arsac Cremona, Associazione degli Industriali di Cremona, Cattolica Assicurazioni, Cisl Asse del Po, Confcooperative Cremona, Microdata Group e Movimento Cristiano Lavoratori. Datitech e Polografico offrono supporto tecnico alla realizzazione dell’evento che sarà presentato e raccontato anche grazie alle media partnership con Cremona1, Cremona Oggi e con il quotidiano La Provincia.

Nell’occasione Riflessi Magazine presenterà il secondo volume cartaceo che raccoglie una selezione delle sue “Pagine scelte” pubblicate nel 2023 e in questa prima parte del 2004 sull’edizione digitale www.riflessimag.it, con reportage, interviste e storie, sempre arricchite da un prezioso apparato fotografico, che offrono un ritratto unico del territorio, attraverso i riflessi di meraviglia racchiusi tra le pieghe della nostra quotidianità. Il volume potrà essere acquistato a margine dell’evento del 10 maggio.

 

Locandina dell’evento del 10 maggio in Cattolica