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Don Primo Mazzolari, uomo di fede che fa fermentare vita

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Sono passati 65 anni dalla morte di don Primo Mazzolari, avvenuta il 12 aprile 1959. Ma la sua testimonianza è viva più che mai. Soprattutto a Bozzolo, sua ultima parrocchia, dove domenica 7 aprile è stata celebrata la Messa in sua memoria, presieduta dal vescovo di Trieste, il cremonese mons. Enrico Trevisi, alla presenza del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, del parroco di Bozzolo, don Luigi Pisani, e di numerosi sacerdoti diocesani, tra cui don Bruno Bignami e don Umberto Zanaboni, postulatori per la causa di beatificazione di don Mazzolari.

E proprio l’auspicio che, «per l’anno del Giubileo che si avvicina», «il segno forte e chiaro di don Primo su temi attualissimi possa trovare il riconoscimento che attendiamo» è stato espresso dal sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio nel saluto sul sagrato prima della celebrazione, in cui ha voluto ricordare l’impegno di monsignor Trevisi sul versante educativo, con un ricordo particolare alla coincidenza della sua ordinazione sacerdotale a pochi giorni dalla proprio elezione alla Camera e alla sua «attenzione sostanziale a quell’importante palestra formativa dei giovani laici nella società civile» che portò a dar vita in diocesi a una scuola di alta formazione per l’impegno sociale e politico, «una vera e propria scuola che ha regalato al territorio energie e risorse per un impegno diretto nella vita politica e sociale», ha ricordato Torchio.

Il saluto del sindaco Torchio

 

La Messa si è aperta con le parole di mons. Napolioni: «Il senso di festa prevale su ogni forma di distacco, di distanza, che la vita ci impone. Il compito del vescovo di Cremona oggi non è solo quello di salutare i “pezzi grossi”, ma anche quello di salutare i gioielli di famiglia, che non sono solo i sacerdoti o i preti che diventano vescovi, ma tutte le relazioni che si creano». Nelle parole del vescovo di Cremona anche il saluto alla Fondazione “Don Primo Mazzolari” rappresentata in particolare dal nuovo presidente Matteo Truffelli.

Il saluto del vescovo Napolioni

 

Nell’omelia, il vescovo Trevisi ha citato la testimonianza di don Primo Mazzolari, uomo di fede, anche travagliata, e paladino della pace. «Oggi c’è la guerra, c’è la possibilità di vedersi inondati di sfollati». «E per me, che sono a Trieste, sulla rotta balcanica, queste parole hanno un sapore particolare – ha raccontato Trevisi –. E allora, come diceva don Primo: “Non bisogna chiudere la porta a nessuno, ma bisogna vigilare”».

Un “coro a tre voci”, tra la missione di don Mazzolari, il mondo di oggi e il Vangelo del giorno. Come nella prima apparizione del Cristo risorto ai discepoli, «chissà se anche noi riusciamo ad assaporare la grande gioia di incontrare il Signore – ha detto il vescovo di Trieste –. La situazione odierna, come ai tempi di Mazzolari, ci fa trovare riuniti in un cenacolo, proprio come gli apostoli». E come Tommaso, che non crede finché non vede le ferite nelle mani del Signore, «anche noi sentiamo l’emozione del sentirci cercati da Gesù».

«Anche se ci sono lampi di Pentecoste, talvolta la fede è desolata – ha concluso mons. Trevisi –. Siamo quindi chiamati a questa testimonianza di fede, che fa fermentare la vita. E di cui Mazzolari ne è l’esempio».

L’omelia del vescovo Trevisi

 

L’Eucaristia si è conclusa con il saluto del parroco, don Luigi Pisani, e con il un momento di preghiera sulla tomba del Prete d’Italia, sepolto proprio all’interno della chiesa parrocchiale di Bozzolo.

A concludere le iniziative per il 65° anniversario della morte di don Mazzolari, sabato 13 aprile (ore 10), presso l’Università Cattolica di Brescia, ci sarà il convegno di studi dedicato a “Don Primo Mazzolari, la politica, la Democrazia Cristiana” promosso dalla Fondazione don Primo Mazzolari in collaborazione con le Raccolte storiche – Archivio per la Storia dell’educazione in Italia, della medesima Università.

Scarica la locandina del convegno




Fermiamo le guerre, sosteniamo la pace: il punto della situazione con l’analista Giorgio Beretta

Un pomeriggio per riflettere e approfondire il tema dell’economia delle armi e la corsa al riarmo su ispirazione dell’appello che da tempo Papa Francesco continua a ripetere: «Va fermata questa folle corsa alle guerre e alle armi». È quanto si è svolto nel pomeriggio di giovedì 11 aprile presso il Centro pastorale diocesano di Cremona con Giorgio Beretta, analista del commercio nazionale e internazionale di sistemi militari e di armi comuni all’interno dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal).

L’incontro, intitolato “Fermiamo le guerre, sosteniamo la pace”, è stato promosso dall’Ufficio per la Pastorale sociale e del Lavoro della Diocesi di Cremona insieme a Pax Christi Cremona e hanno aderito Tavola della Pace di Cremona e Oglio-Po, Forum per la Pace e i diritti dei popoli “Primo Mazzolari”, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Movimento Federalista Europeo e Circolo Acli “Oscar Romero”.

Nella sua introduzione Eugenio Bignardi, responsabile della Pastorale sociale, ha tracciato un quadro generale della situazione riprendendo proprio l’appello del Papa e quello che mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, ha lanciato nella Domenica in Albis a Bozzolo nella celebrazione nel ricordo di don Primo Mazzolari: «Non credo che un uomo come Mazzolari avrebbe taciuto nei confronti di questa economia di guerra verso la quale ci stiamo dirigendo con questa corsa agli armamenti; dobbiamo alzare la voce contro questi extra-profitti dell’industria degli armamenti».

Nella sua presentazione Bignardi ha quindi riportato dati importanti sul crescente aumento dei profitti dell’industria degli armamenti italiana negli ultimi anni, mettendo in guardia dallo svuotamento della legge 185 del 1990 sull’export delle armi, in revisione in questo periodo in Parlamento, insieme alla limitazione delle informazioni a disposizione del Parlamento e della società civile riguardo all’export degli armamenti italiani.

Nella sua esposizione Beretta è partito dai dati raccolti dal suo lavoro di ricerca e analisi, partendo proprio da quelli messi a disposizione grazie alla legge del 1990 oggi in revisione, dai quali emerge come il mercato degli armamenti europeo, nel suo complesso, si contende a livello mondiale il secondo posto insieme alla Cina dopo il primato degli investimenti statunitensi: «Non è vero che la spesa militare dei Paesi europei sia bassa, perché nel suo complesso sia gli investimenti per il riarmo sia l’export dell’industria militare ricopre le prime posizioni a livello mondiale».

La sua è stata una riflessione anche sul fondamento delle politiche in materia di guerra, a partire dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Costituzione Italiana, nelle quali viene indicata la strada maestra della rimozione dei conflitti e del ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, profilando anche il ruolo che il nostro Paese dovrebbe ricoprire nel promuovere la pace nelle situazioni di conflitto, certamente non investendo in armi.

Il focus è stato poi concentrato sul mercato italiano: «L’Italia esporta una parte degli armamenti prodotti ai Paesi alleati Nato e dell’Unione Europea, ma una grossa parte viene venduta ai Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente: se c’è una cosa di cui abbiamo bisogno è ripensare l’industria militare e ricalibrarla sulle effettive esigenze militari dell’Europa, superando la sua frammentazione e inefficienza, mentre oggi risponde alle esigenze di mercato, che non è detto coincidano con le esigenze di sicurezza».

Quindi Beretta è passato a spiegare il funzionamento della legge 185 del 1990: «Questa legge prevede un’autorizzazione da parte dell’Autorità nazionale Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) che ha il compito di autorizzare l’export di armi su tre diversi livelli: l’autorizzazione governativa per l’export di armamenti, il controllo della tipologia di quanto esportato e il relativo controllo bancario». «Questa impostazione di controlli dovrebbe permettere un certo livello di trasparenza su tutti e tre i livelli, nonostante negli anni siano state apportate modifiche ai report annuali rendendo la lettura dei dati meno precisa», ha spiegato l’esperto dell’Opal, che ha rilanciato quindi l’allarme: «Con la nuova normativa proposta, al governo spetterà l’autorizzazione finale, che potrà avvenire anche tramite una valutazione di tipo politico, senza nessun controllo da parte del Parlamento».

Quindi l’appello finale, rivolto a tutte le associazioni e alla società civile, a mobilitarsi secondo le modalità previste da Rete Pace e Disarmo: come punto di partenza le realtà associative che hanno partecipato all’incontro si sono proposte di aderire a questa raccolta firme e di procedere con l’invio di una lettera-appello ai parlamentari italiani. L’incontro è stato anche occasione per rilanciare la campagna “Italia ripensaci” per chiedere al governo italiano l’adesione al Trattato per la proibizione delle armi nucleari in vigore dal 2021 a livello internazionale.

 

La relazione dell’analista Giorgio Beretta




Presentato il volume “Gianmaria Potenza Cattedrale di Cremona”: l’adeguamento liturgico raccontato nelle foto di Paolo Mazzini

«Questo volume è una finestra, un canto che racconta l’ultimo degli artisti che con trepidazione ha messo mano alla nostra Cattedrale». Sono le parole con cui il vescovo Antonio Napolioni ha aperto, presso la sala Maffei della Camera di Commercio di Cremona, nella mattinata di sabato 6 aprile, l’evento di presentazione del libro “Gianmaria Potenza Cattedrale di Cremona”. Il volume è edito dalla Fondazione Potenza Tamini, in collaborazione con la Diocesi di Cremona e l’editrice Chiesa Oggi e racconta, attraverso le fotografie di Paolo Mazzini, l’opera realizzata dall’artista veneziano finalizzata all’adeguamento liturgico del presbiterio del duomo di Cremona.

Per l’occasione, la neonata Fondazione (ideata nell’agosto 2023) ha reso noto, attraverso la sua direttrice artistica, nonché curatrice del volume, Valeria Loddo, di voler appoggiare «giovani geni creativi attraverso progetti, il primo dei quali si concretizzerà nella mostra fotografica “Tratti. Profili d’arte”, la cui inaugurazione avverrà il 6 giugno presso il Museo diocesano». L’esposizione farà viaggiare i visitatori attraverso alcuni luoghi d’arte a Cremona, mostrandone il fascino grazie agli scatti di Paolo Mazzini che ha conquistato la stima del maestro Potenza e del suo staff.

Durante la presentazione del linro in sala Maffei, durante l’evento, un maxi schermo ha continuato a proiettare scorci della mensa del Duomo di Cremona, particolari della cattedra e dell’altare, frammenti di un’opera «che parla il linguaggio dell’astratto» – ha spiegato don Gaiardi – e che nasce dalla luce.

«Sono stato con mia figlia in Duomo e ho notato la luce – ha detto il maestro Potenza – così particolare da doverci tornare ancora alla sera per guardarla». Ed è infatti «basandosi su una ricerca sulla luce – ha chiarito Loddo – che il maestro ha operato. È la luce il principio ispiratore degli arredi sacri». Quella luce naturale che filtra dal rosone e che «è riverberata, come riflessa sull’acqua di Venezia» patria dell’autore, ha spiegato Loddo. Luce che poi «è un messaggio cristologico», conferma Napolioni. E che le foto di Mazzini sviscera e fa filtrare dai grafemi incisi sul bronzo e sulla pietra sia dell’altare, che dell’ambone come della cattedra e del porta cero pasquale.

Luce dunque protagonista di questi arredi sui quali si sono soffermati gli interventi prima del vescovo Napolioni poi di Caterina Parrello, direttrice di Chiesa Oggi, di don Gianluca Gaiairdi, direttore del Museo diocesano di Cremona, quindi di Valeria Loddo, curatrice del libro, e infine dell’architetto Carla Zito, che ha parlato a nome del team vincitore del concorso indetto dalla Cei nel 2018 per l’adeguamento liturgico della Cattedrale di Cremona.

Infatti l’opera di Potenza nasce da un progetto complesso che è partito dal voler «metterci in ascolto di una storia che ci ha preceduto – ha dichiarato il vescovo – per poi osare generare». Una vicenda che ha preso le mosse da riflessioni del 2016 con l’allora vescovo Enrico Assi – come ha ricordato Gaiardi – ma che ha preso forma nel 2018/2020 quando «Cremona con il concorso della Cei per l’adeguamento liturgico delle cattedrali – ha spiegato Parrello – è divenuta il primo progetto pilota per procedura concorsuale, ma anche per realizzazione dell’intervento nel quale si mira a integrare con un linguaggio contemporaneo una chiesa che non è solo architettura religiosa ma anche civile». Nel rispetto dell’esistente si è «lasciato un segno del cammino culturale» in una chiesa che custodisce una stratificazione storica importante dal Romanico fino all’oggi. Tante le tematiche affrontate e che il team, con a capo l’architetto Massimiliano Valdinoci (presente in camera di commercio), seguito dal liturgista Goffredo Boselli e dalla consulente Francesca Flores D’Arcais, ha superato in nome di due concetti “Prossimità e distinzione” ben illustrati dall’architetto Zito.

L’arte contemporanea dunque, con gli arredi sacri della Cattedrale, vuol dimostrare di saper comunicare spiritualità e di farlo attraverso «un nuovo alfabeto – ha chiarito don Gianluca Gaiardi – fatto di grafemi astratti. La cattedrale già racconta tutto con il suo apparato decorativo, il linguaggio astratto alza lo sguardo, astrae appunto», avvicina a quei concetti impronunciabili che sono il Mistero. L’opera di Potenza, letta così, è un segno lasciato dai contemporanei per dire la loro fede con un linguaggio diverso, che il volume appena edito sa ben raccontare, già dalla copertina che a livello tattile fa toccare con mano i disegni di luce sul bronzo.




Suore Catechiste di Sant’Anna, Messa a Picenengo nel ricordo del battesimo del fondatore padre Silvio Pasquali

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«Con le Suore Catechiste di Sant’Anna è come se Padre Silvio Pasquali fosse tornato a Cremona». Con queste parole padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio beni culturali del PIME, ha voluto ricordare la figura del missionario cremonese, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, durante l’Eucaristia celebrata nella chiesa parrocchiale di Picenengo nella mattina di domenica 7 aprile.

Proprio in questa chiesa alla periferia di Cremona il 10 aprile del 1864 veniva battezzato Silvio Pasquali, che era nato poco distante presso la cascina Cambonino.

La celebrazione eucaristica, concelebrata da don Francesco Cortellini, amministratore parrocchiale di San Bartolomeo, è stata occasione per svelare una targa proprio presso il fonte battesimale, alla presenza delle Suore Catechiste di Sant’Anna, congregazione fondata in India da padre Pasquali e che da ormai diversi anni sono presenti anche in Italia e in particolare a Cremona.

«Padre Silvio è un padre del PIME antico, del secolo scorso, e sono tanti i padri del PIME che cadono nell’oblio, come accade in tutte le famiglie. Io stesso non lo conoscevo – ha detto padre Casaro nell’omelia –. Era un missionario che potremmo definire, senza timore di esagerare, un po’ eroico, di una tipologia di cui in un certo senso se ne è perso lo stampo». E ha continuato: «Un tempo il missionario vero partiva per non tornare più e le ultime immagini della famiglia erano sul molo del porto, dicendo ai parenti “ci rivediamo in paradiso”».

La riflessione del missionario si è quindi concentrata sulla testimonianza di fede di padre Pasquali: «È la sua fede che dissoda il terreno e che fa germogliare la vita vera e autentica. Un segno di questa fecondità sono le suore che continua nel tempo. Lui non è tornato in Italia, ma sono venute le sue suore e in qualche modo è come se Padre Silvio a modo suo fosse ritornato nel loro carisma, nella loro dedizione, in quel servizio che stanno prestando alla Chiesa di Cremona. La fecondità è sempre miracolosa e generativa».

«Che la memoria di questo uomo del passato sia mantenuta viva – l’auspicio dei missionario del Pime ha che presieduto l’Eucaristia a Picenengo – ma soprattutto sia scoperta per ciò che ha di attuale da comunicare anche a noi nella forma, nella fedeltà al Signore della donazione della vita e di una speranza solida verso la pienezza e il compimento di tutte le cose».

La celebrazione è stata accompagnata dal gruppo musicale Fortuna Reditus Ensemble, la rifondazione della Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore di Bologna, fondata nel 2006 per la riscoperta del patrimonio musicale dei frati agostiniani tra ‘500 e ‘700. Nell’occasione è stata eseguita una delle tre Messe Triple concertate di Carlo Milanuzzi, compositore, organista e presbitero italiano del XVII secolo.

Morto nel 1924, padre Silvio Pasquali, cremonese di nascita, fu missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) in India, dove fondò la Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna. La sua importante attività di evangelizzazione nel Paese asiatico è stata espressa nel 2015 con il riconoscimento come Servo di Dio.

A un secolo dalla morte, e mentre continua il processo di beatificazione, a Cremona è stata organizzata una ricca serie di eventi per celebrarne la sua opera e mantenere vivo il ricordo e l’esempio, di cui la celebrazione a Picenengo è stata parte integrante.

Il prossimo appuntamento avrà luogo la sera di mercoledì 10 aprile, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, dove don Umberto Zanaboni condurrà una riflessione su “L’eroicità cristiana dei Santi”, ricordando padre Silvio Pasquali e don Primo Mazzolari.

 

Da aprile un ricco calendario di eventi nel ricordo di padre Silvio Pasquali




Il Papa agli adolescenti a Roma: «Possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana»

 

«Con la forza dello Spirito Santo, che nella Cresima vi conferma come battezzati, figli di Dio e membri della Chiesa, possiate essere “pietre vive” per costruire la comunità cristiana». L’augurio diretto di Papa Francesco ai quattrocento adolescenti delle diocesi di Cremona durante l’udienza generale di mercoledì 3 aprile in piazza San Pietro ha concluso il pellegrinaggio diocesano di tre giorni sulle orme dei primi cristiani e sulla bellezza di testimoniare la propria fede.

«Partecipare alla catechesi con il Papa è stata un’occasione preziosa come sempre», ha commentato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale e guida del grande gruppo arancione che ha colorato le strade antiche e affascinanti della capitale. Per molti di questi ragazzi si è trattato della prima l’opportunità di vedere il Pontefice non soltanto da vicino ma anche di ascoltare la sua parola dal vivo e di farlo insieme a una piazza gremita di persone.

Proprio la sua breve riflessione è stata accolta con attenzione dagli adolescenti che hanno concluso gli anni della Mistagogia accompagnati dai loro sacerdoti e catechisti.

 

© Foto Vatican Media / Sir

 

Il Papa ha continuato il ciclo di catechesi sui vizi e le virtù, e ha incentrato la sua riflessione sul tema della giustizia, «la virtù sociale per eccellenza». Infatti, secondo Francesco, essa «non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana; stabilisce con gli altri rapporti sinceri: realizza il precetto del Vangelo, secondo cui il parlare cristiano dev’essere: sì, sì, no, no; il di più viene dal Maligno».

Prima della conclusione dell’udienza generale, con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica, Francesco ha rinnovato l’auspicio e la preghiera per la fine dei conflitti nel mondo raccontando la storia di giovane soldato morto in guerra in Ucraina a 23 anni e di cui aveva tra le mani il suo piccolo vangelo tascabile, invitando la piazza ad un momento di silenzio. 

 

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Al termine dell’udienza generale, il Papa ha salutato di persona alcuni dei pellegrini presenti e tra loro don Francesco Fontana insieme ad alcuni collaboratori di Federazione Oratori Cremonesi, don Valerio Lazzari e don Giuseppe Valerio (i due diaconi che saranno ordinati sacerdoti l’8 giugno prossimo), il seminarista Leone Maletta e la novizia Bianca Donida, i quali gli hanno consegnato il libretto e la bandana arancione del pellegrinaggio.

«È stato un incontro molto cordiale: ha ascoltato chi eravamo e quando ha scoperto che eravamo di Cremona, ci ha ricordato che siamo bravi a fare il torrone – racconta don Fontana –. Gli abbiamo risposto che la prossima volta non mancheremo di portarglielo».

 

Il testo integrale della catechesi di Papa Francesco

 

I gruppi, infine, si sono ritrovati nel piazzale o all’interno della basilica di San Pietro per l’ultimo gesto: la professione di fede, accompagna dalla consegna ai ragazzi delle croci benedette da Francesco.

Poi l’inizio del viaggio di rientro e i primi bilanci. «Il camminare è il gesto tipico dei cristiani, i quali cercano di mettere le proprie orme su quelle di Gesù. L’itinerario, dal titolo “germogli di fede”, oltre a muoversi fisicamente in diverse tappe lungo Roma, puntava ad arrivare qui per accompagnare i ragazzi a pronunciare la loro fede, proprio in questo luogo della testimonianza dei primi cristiani e dove oggi la voce del papa risuona» riassume don Francesco Fontana.

Per Andrea, uno dei referenti del gruppo di Sospiro, «da questa esperienza spero di portare a casa la quantità necessaria di acqua per far sì che questi germogli possano rimanere in vita e, chissà, magari un giorno sbocciare». Lorenzo, educatore degli adolescenti di Maristella: «Li ho visti molto presi dalle iniziative della Focr e girando Roma abbiamo messo alla prova il nostro il nostro fisico e il nostro spirito. È stato molto interessante pregare insieme, accompagnati dalle parole e dall’esempio dei nostri don».

Grande soddisfazione tra i ragazzi per tutte le attività svolte e per il programma dei tre giorni; tratto comune tra le emozioni degli adolescenti è la visita alle splendide chiese della capitale.

«Mi è piaciuto tutto quello che abbiamo fatto – dice Gianluca di Viadana – perché siamo stati tutti insieme e abbiamo vissuto la parola di Gesù. Torno a casa con più cultura e con più spiritualità da coltivare».

Anche per don Giuseppe Valerio, dopo l’emozione della “benedizione speciale” del Papa in vista della sua ormai prossima ordinazione, è fondamentale la condivisione di quest’esperienza di fede con gli adolescenti: «Abbiamo pregato, riso e camminato insieme e questo fa bene a loro, ma fa bene anche soprattutto a noi che ci prepariamo a vivere questo ministero: perché non è un ruolo solo per te stesso ma è qualcosa che tocca la vita di tante persone e di tanti ragazzi. Qualcosa che mi è stato donato e che a mia volta devo donare agli altri».

Una fonte d’ispirazione per coltivare, curare e far crescere quei germogli verdi di fede delle giovani generazioni nella Chiesa cremonese.

 

 

Il video integrale dell’udienza (Vatican Media)

 

 

Adolescenti a Roma, la seconda giornata alla riscoperta dei Sacramenti

Adolescenti a Roma. La carica dei 400 sulle orme degli apostoli: il primo giorno tra pioggia, giochi e preghiera




#Cosebelle, tante proposte per vivere al meglio l’estate 2024

Una parola chiave per raccogliere il ricco ventaglio di stimolanti esperienze per adolescenti e giovani da vivere nel corso dell’estate, rendendole più visibili e parti di un unico percorso condiviso. La Diocesi di Cremona presenta il programma #cosebelle, ovvero la serie di iniziative rivolte a ragazzi e ragazze e organizzate, come un’unica rete, dalle diverse realtà associative e comunitarie diocesane. «Attraverso un lavoro di coordinamento guidato dalla Caritas diocesana si è arrivati a un elenco di proposte diverse per destinatari, soggetti organizzatori, periodo, stile e finalità, perché ciascuno possa trovare l’opportunità più adatta per sé o per il proprio gruppo di amici», ha spiegato don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e presidente della Federazione oratori cremonesi.

Quattro sono le grandi «aree» dell’idea #cosebelle nel quale sono raggruppate le iniziative: servizio, viaggio o pellegrinaggio, esperienze missionarie e campi estivi. Alcune di queste proposte hanno ancora posti liberi e le iscrizioni sono aperte; altre sono ormai prossime ad avviarsi con i corsi di preparazione. La Caritas diocesana, ad esempio, propone il servizio alla mensa serale e all’ostello di Termini, a Roma. Grazie all’esperienza dell’associazione DrumBrun, invece, ci si può indirizzare verso i Balcani: per le famiglie, a Trieste, c’è l’impegno in strutture dedite all’accoglienza di donne fragili con figli; o in Serbia si possono svolgere attività di servizio e animazione di una comunità locale. L’Unitalsi propone il tradizionale progetto di accompagnamento e assistenza dei malati al santuario di Lourdes. E c’è anche l’opportunità, per chi non è della città del Torrazzo, di trascorrere insieme un breve periodo residenziale a Cremona.

La Federazione oratori, inoltre, sull’onda del successo delle scorse Gmg, organizza un viaggio in Polonia, già sede del recente raduno internazionale nel 2016. Tra momenti di condivisione di fede e vacanza, il gruppo farà visita alle città di Cracovia, Czestochowa e Varsavia. L’Azione Cattolica propone, invece, il campo estivo a Sauze d’Oulx, in Val di Susa, per sperimentare in modo coinvolgente e nella fraternità la vita associativa.

Per chi poi desidera mettersi in gioco con qualcosa di «forte», non mancano le proposte del servizio in alcuni luoghi del mondo grazie alla Pastorale missionaria. Un gruppo di giovani si recherà alla missione di Salvador de Bahia guidata dal prete “fidei donum” cremonese don Davide Ferretti; per le ragazze anche la proposta in uno dei centri gestiti dalle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda in Camerun o in Argentina.

Per chi parteciperà a una o più di queste proposte, è previsto un incontro generale con il vescovo Antonio Napolioni, che conferirà il mandato a tutti colore che saranno impegnati nelle diverse opportunità, per un’estate all’insegna della crescita personale e spirituale.

 

Scarica la scheda sintetica di tutte le proposte




Pellegrinaggi e viaggi 2024, «Uno sguardo nel passato, per alimentare il presente e progettare il futuro»

“Uno sguardo sul mondo” è lo slogan di una proposta «che vuole essere uno sguardo nel passato, per alimentare il presente e progettare il futuro». Don Matteo Bottesini, incaricato diocesano del Segretariato pellegrinaggi presenta così la programmazione del 2024, tra pellegrinaggi, viaggi e uscite giornaliere, realizzata dal Segretariato pellegrinaggi di Cremona con il supporto dall’agenzia viaggi ProfiloTours.

Riportando le parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate alla Certosa di San Bruno nel 2011 – “Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine” – don Bottesini sottolinea che «È proprio questa la dimensione del pellegrinaggio, anche se vissuto in maniera comunitaria». E, facendo un parallelismo con il pattinaggio sul ghiaccio, aggiunge: «Viviamo in un mondo segnato dalla velocità, in cui non ci si ferma per paura che sotto quel ghiaccio, nello sguardo introspettivo, ci si faccia un bagno gelato. Invece non è così. E il pellegrinaggio serve proprio a questo: a fermarsi e a riflettere». Come viviamo dunque il nostro tempo? In che cosa può aiutare un viaggio religioso? «Dobbiamo scegliere da che parte stare – afferma ancora don Bottesini –: se dalla parte del kronos, che è il tempo che ci divora e che ci governa, o dalla parte del kairos, che è il momento opportuno, il tempo in cui l’uomo domina».

Le proposte non mancano. Lourdes, Fatima, Cracovia e Chzestochowa, Loreto e Assisi. Mete di pellegrinaggio classiche, cui si aggiungono viaggi più di tipo culturale, di più giorni, come quelli in Puglia e a Matera, il tour della Tunisia, il viaggio in Turchia del sud, ai parchi dell’Ovest americano, il minitour in Andalusia e le visite a Danzica e Vienna, per i mercatini di Natale. Non mancano poi escursioni “in giornata”, a Viareggio per il Carnevale, sulla Via Francigena, al Sacro Monte di Varallo, a Chioggia, Rovigo e Adria, a Pavia, o esperienze caratteristiche come il Trenino della Centovalli.

Un ricco programma presentato ufficialmente il 1° febbraio al Centro pastorale diocesano di Cremona in un evento che ha visto la presenza in particolare di quanti già in passato hanno vissuto esperienze di pellegrinaggi e viaggi.

All’incontro è intervenuto anche don Roberto Rota, presidente dell’agenzia turistica ProfiloTours, che, illustrando alcuni itinerari religiosi, ha voluto specificare che «quando diciamo “religiosi” intendiamo espressione dell’uomo».

Si tratta di una interessante serie di proposte che saranno occasione di riflessione e arricchimento culturale, ma anche un’ulteriore opportunità in preparazione al Giubileo del 2025.

Il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa con il Vescovo, dopo una prima idea di rinvio ad agosto, è stato annullato ridefinendo Lourdes come nuova meta. «Le condizioni attuali non ci permettono di organizzare il viaggio – ha specificato don Bottesini –. Cercheremo, comunque, di far sentire la nostra presenza almeno spiritualmente ai fratelli di fede che vivono quelli terra».

Per maggiori informazioni e per le iscrizioni contattare gli uffici ProfiloTours di piazza S. Antonio Maria Zaccaria 5, all’ingresso del Museo Diocesano, visitando il sito www.profilotours.it, contattando lo 0372-460592 o scrivendo a info@profilotours.it.

 

Locandina con tutte le proposte di viaggio e di pellegrinaggio




Misericordia io voglio: a inizio giugno a Caravaggio proposta formativa per i preti della Lombardia sulla pastorale della riconciliazione

I preti sono sempre meno e sempre più oberati dalle mille cose che da fare in una comunità che richiede diverse attenzioni e una miriade di aspetti che non possono essere tralasciati. Ma a pensarci bene sono solo due le cose che il prete e solo lui può fare: la Messa e la Confessione. Tutte le altre possono essere svolte egregiamente da laici e membri della comunità che vivono lo spirito di comunione e di appartenenza e si fanno carico delle varie incombenze che la vita di una comunità cristiana richiede.

Nelle comunità si dovrebbe fare in modo di permettere al sacerdote di fare bene queste due cose. E i preti stessi dovrebbero lasciar spazio ai laici per potersi occupare al meglio di queste due cose che nessuno può fare al loro posto. Ed è necessario che i sacerdoti siano sempre più preparati.

Eppure siamo in tempi in cui a Messa ci si va sempre meno e a confessarsi non ci si va più. Dunque perché tanta insistenza? Per dirci che quelle restano le due vie su cui il Signore manifesta il suo amore: nel dono di sé del sacrificio dell’altare e nella sua misericordia senza limiti.

Da questo nasce la proposta “Misericordia io voglio. Per una pastorale della riconciliazione” che, in sinergia con la Conferenza episcopale lombarda, il Santuario di Caravaggio offre a tutti i preti delle diocesi lombarde. Tre giorni di formazione – da mercoledì 5 a venerdì 7 giugno – che culmineranno con la solennità del Sacro Cuore di Gesù, giorno dedicato alla santificazione del Clero, per riflettere e approfondire il tema della Riconciliazione sotto la guida del vescovo di Mantova Marco Busca.

Vogliono essere giorni di fraternità sacerdotale, ma soprattutto di ascolto e confronto su un ministero che oggi più che mai richiede capacità di ascolto, di discernimento e disponibilità. C’è un gran bisogno e il popolo di Dio quando trova sacerdoti che accolgono e ascoltano e sanno essere veri strumenti nelle mani di Dio misericordioso, vanno e vengono perché bisognosi di amore e misericordia.

Per informazioni e iscrizioni cliccare qui.

Locandina informativa della proposta per i sacerdoti




IUBILAEUM25, una app per il Giubileo

È disponibile per il download l’applicazione mobile ufficiale del Giubileo 2025, “Iubilaeum25”. L’app, che renderà più agevole la registrazione agli eventi giubilari, potrà essere scaricata da App Store per iOS e da Play Store per Android.

Tramite l’applicazione, disponibile in sei lingue, si potrà accedere a tutte le ultime notizie sul Giubileo, iscriversi come pellegrino all’Anno santo e ottenere gratuitamente la Carta del Pellegrino. Una volta registrati sul portale ciascuno potrà iscriversi anche agli eventi giubilari e ai pellegrinaggi alla Porta Santa.

Navigando grazie al menù intuitivo e semplice, l’utente potrà salvare gli eventi a cui è interessato, accedere più velocemente alla propria area personalizzata e disporre del Qr code univoco per l’ingresso alla Porta Santa.




Settimana sociale dei cattolici, una WebApp per informarsi ed essere protagonisti

Uno strumento facile, utile e social per essere aggiornati sulla 50ª Settimana Sociale e diventarne sempre più protagonisti. È disponibile la WebApp Settimane Sociali, piattaforma accessibile da smartphone e computer, che consente di avere informazioni e materiali riguardanti l’appuntamento in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024, ma anche di gestire attività, gruppi ed eventi. L’obiettivo del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali è quello di favorire un coinvolgimento più ampio possibile di parrocchie, diocesi, gruppi, associazioni, movimenti, giovani ma anche istituzioni, imprese, pubbliche amministrazioni e quanti, a vario titolo, hanno a cuore la democrazia e la cura del bene comune. Il tutto attraverso una modalità digitale, nella prospettiva indicata dalla Relazione di sintesi della prima Sessione del Sinodo dei Vescovi: “La cultura digitale non è tanto un’area distinta della missione, quanto una dimensione cruciale della testimonianza della Chiesa nella cultura contemporanea. Per questo riveste un significato particolare in una Chiesa sinodale”.

Del resto, le rilevazioni della Banca dati Ipsos svolte a maggio 2023 su un campione di 1000 italiani maggiorenni confermano che Internet e i social vengono gestiti in maniera efficace da parte della Chiesa nella comunicazione ai fedeli per il 63% del campione intervistato: tale percentuale sale all’87% nel caso dei credenti più impegnati e, in ogni caso, non scende sotto il 39%, incidenza registrata tra chi non segue alcuna religione. Stando alla ricerca, soprattutto negli ultimi anni, i social network, i blog e le app hanno facilitato una maggiore vicinanza alle questioni legate a spiritualità e religione per il 40% degli intervistati, dato che sale al 45% per i millennials, mentre a essere maggiormente scettici sull’efficacia della comunicazione social da parte della Chiesa sono i baby boomers tra i quali la percentuale scende al 35%. Più fiduciosi sono invece gli over 75, il 67% dei quali è convinto che questi canali abbiano contribuito ad avvicinarli maggiormente alle questioni spirituali.

Attraverso la WebApp, disegnata e realizzata da SpazioUau e accessibile dal sito app.settimanesociali.it dopo aver aperto il proprio account, è già possibile creare gruppi di lavoro per la fase preparatoria come “Cantiere”, “Buona Pratica” e “Gruppo Spontaneo”. Si possono scambiare messaggi e informazioni, consultare le guide e compilare le risposte elaborate nel gruppo di lavoro. Da marzo si potranno visualizzare tutti gli eventi che si terranno durante la Settimana Sociale e ogni utente potrà iscriversi, riservando il proprio posto. Sarà possibile anche effettuare il pagamento della quota di partecipazione alle Settimane Sociali e verranno condivisi gli enti convenzionati, con la possibilità di accedere agli sconti. Inoltre, la piattaforma metterà a disposizione una mappa con tutti i punti di interesse: fermate delle navette, enti convenzionati, ecc. Ogni utente avrà un proprio badge digitale, con cui accedere a tutti gli eventi organizzati durante le Settimane Sociali. Un sistema di notifiche permetterà di mantenersi aggiornati su tutte le novità.  Nei giorni dell’incontro di Trieste, la WebApp sarà infine utilizzata dai delegati per svolgere le diverse attività in programma.