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“Yes, we care!”. Questo lo slogan del festival, iniziato martedì 11 e in programma sino al 15 giugno, organizzato della Fondazione Teresa Camplani, realtà (intitolata alla memoria della prima vicaria della fondatrice delle Suore Ancelle della Carità) in cui sono confluite le case di cura Ancelle della Carità di Cremona, Domus Salutis di Brescia, San Clemente di Mantova e l’attività socio-assistenziale Nuova Genesi di Brescia. Un’occasione – vissuta nelle tre città dove la Fondazione è presente – per celebrare e raccontare i valori che incarna: un impegno di assistenza e solidarietà ricordato e festeggiata anche nella Messa vissuta nel pomeriggio di giovedì 13 giugno nella Cattedrale di Cremona e presieduta dal vescovo Antonio Napolioni.
Presente alla celebrazione una delegazione delle suore delle Ancelle della Carità, con la superiora di Cremona, madre Carla Antonini, accanto alla generale, madre Maria Oliva Bufano, che ha aperto la celebrazione con il suo saluto: un ringraziamento al vescovo e ai sacerdoti presenti, alle istituzioni, ai dipendenti e ai collaboratori della Fondazione, al dottor Fabio Russo, già direttore generale, per 7 anni, della Fondazione Teresa Camplani, e al suo successore, il dottor Alessandro Triboldi. E, infine, un “grazie” alla Fondazione Soldano, per la collaborazione offerta per l’organizzazione del festival.
«Il cammino che la Fondazione Camplani ha fatto in questo tempo è stato un cammino in salita, a volte accidentato, a volte in piano, a volte in discesa – ha sottolineato la generale –. Ma sempre sorretto dalla fede in Colui che ci conduce e ci concede ogni giorno la grazia di operare per il bene degli ammalati». Un pensiero anche allo straordinario impegno nel periodo della pandemia: un «feroce periodo» in cui – come ha ricordato madre Bufano – ha perso la vita il dottor Luigi Allodi, direttore sanitario della Fondazione.
«Grazie eccellenza per averci sostenuto in questi anni – ha proseguito la superiora generale –. Abbiamo sentito la sua vicinanza e la sua presenza come pastore alla guida del nostro gregge». E ha quindi concluso: «Il Signore ci ha condotto in questo decennale in un clima più dolce e più mite e speriamo di progredire nello stesso percorso, di andare ancora più avanti, per il bene della Congregazione, della Chiesa e per la testimonianza che diamo alle persone e per il bene degli ammalati, delle persone fragili e indifese».
Il saluto della superiora generale delle Ancelle della Carità
Nell’omelia, il vescovo Antonio Napolioni ha sottolineato l’importanza del titolo scelto per questa rassegna – “Yes, we care_festival” – sulla scia dell’I care di don Lorenzo Milani. «Ci avete messo quel “sì” davanti, che mi fa ripensare al “sì, lo voglio!” che echeggiava sabato scorso qui in Cattedrale dalla bocca dei due giovani che diventavano sacerdoti», ha detto il vescovo. Che ha poi proseguito: «È un bisogno quello di dire “sì, mi interessa!”, “sì, ci provo!”, “sì, accetto questo patto e mi coinvolgo appieno!”, specie in questo tempo». Un tempo difficile e complesso, in cui «vogliamo vedere la luce – ha evidenziato –. E la luce è nel sì che troviamo anche negli occhi dei giovani che stanno dando tutto loro stessi per bambini e ragazzini dei Grest negli oratori». Ragazze e ragazzi in cui riporre le proprie speranze per il futuro, affinché fiorisca in loro una «vocazione alla prossimità». «Questo è l’esercito di cui abbiamo bisogno, le nostre armi con cui possiamo vincere la battaglia per la pace, per la giustizia».
«Questo “sì” alla cura è il segreto della vita», ha sottolineato il vescovo. «È il messaggio di cui abbiamo bisogno e che abbiamo da testimoniarci gli uni agli altri». E allora l’invito per il futuro, da intraprendere su un sentiero di carità e vicinanza: «Di fronte a chi sta male non dobbiamo tacere – ha esortato mons. Napolioni –, ma non con le chiacchiere, con il sorriso, con la testimonianza». Ha così concluso: «Ecco perché celebriamo l’Eucaristia. Per dire grazie agli uomini e donne che hanno fatto la storia di 170 anni, e in particolare in questi ultimi 10. E anche a Colui che ci ispira, che ci abita, che ci prende per mano, che che ci nutre, che ci restituisce gli uni agli altri, in una confidenza che ci permette di confidare nella realtà, perché non siamo soli, ma siamo insieme a costruire i prossimi 10, 100 anni che il Signore ci darà da vivere al servizio degli altri e del bene comune».
L’omelia del vescovo Antonio Napolioni
Nel ricco palinsesto che sta coinvolgendo le tre città in cui opera la Fondazione, la giornata del 13 giugno è stata caratterizzata, sin dal mattino, presso la casa di cura Ancelle della Carità di Cremona, anche dalla “Giornata del neoinserito”, dedicata al personale entrato in Fondazione nel 2023.
Una giornata che è servita come «input per conoscere la Fondazione e il nostro carisma, che è quello della fondatrice delle Ancelle della Carità, santa Maria Crocifissa Di Rosa – ha raccontato madre Carla Antonini a margine della celebrazione –. Per la cura e l’attenzione al malato, perché, proprio come la santa diceva, non consideratelo creatura, ma la persona stessa di Cristo».
Si continua nella serata di venerdì 14 giugno, alle 20.30, presso Palazzo Ducale, a Manyova la conferenza di Vittorino Andreoli su “La fragilità dell’umano” concludendo quindi nella mattinata di sabato a Brescia, nei giardini della Domus Salutis, con “Cappuccino ben temperato”, caffè letterario con l’attrice Lucilla Giagnoni: una meditazione narrata, cantata e teatrale (con musiche originali di Paolo Pizzimenti) su “La parola che cura”.
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ANCELLE DELLA CARITÀ – VALORI E MISSIONE: “ESSERE, ESSERCI, PRENDERSI CURA”
L’esercizio della missione di Fondazione Teresa Camplani si espleta attraverso l’erogazione di servizi sanitari sempre più specializzati e rispondenti alle esigenze dei cittadini, garantendo loro uguaglianza, imparzialità, continuità dell’assistenza, diritto di scelta e partecipazione. Il rispetto dei tempi e l’implementazione continua dei migliori standard qualitativi sono considerati obiettivi imprescindibili al fine di garantire la piena efficienza dei processi organizzativi.
Il rispetto della dignità umana è al centro dell’attività della Fondazione e costituisce la base di partenza di tutte le fasi della presa in carico del paziente.
«L’insegnamento di Paola Di Rosa vive e si rinnova nelle nostre azioni quotidiane – afferma Madre Maria Oliva Bufano, superiora generale delle Ancelle della Carità –. Siamo al servizio delle persone che incontriamo ogni giorno: il percorso di cura, unendo qualità professionale e umanità, rivela e incarna la nostra missione. Desideriamo essere accanto alle persone nell’iter della loro malattia, essere ed esserci per chi ha bisogno. Un modo per offrire una luce, trasformando il dolore in una nuova speranza e in una possibilità di ridisegnare e riscrivere la propria vita».
Il malato ed i suoi familiari vengono coinvolti in ogni aspetto della prestazione medica, curando tutte le dimensioni della persona: fisica, psicologica e spirituale. La comunicazione tra paziente e personale sanitario avviene in maniera attenta e discreta, affinché il paziente sia costantemente aggiornato in merito alla sua condizione, nell’osservanza della visione cristiana sull’essere umano.
Anche in seguito alla dimissione è garantita la continuità di comunicazione tra il paziente e chi ha prestato le cure. I professionisti che prestano la loro attività presso la Fondazione sono vincolati a operare secondo i principi della deontologia specifica della loro figura, mantenendo alto il profilo etico e adottando comportamenti coerenti con il patrimonio morale espresso dalla Chiesa Cattolica.
Affidarsi alle cure della Fondazione Teresa Camplani rappresenta la scelta migliore in termini di tutela della vita, promozione della salute e recupero delle risorse fisiche compromesse. La migliore assistenza per i malati e il rispetto della loro dimensione umana e spirituale rappresentano l’espressione del carisma e degli obiettivi perseguiti dalla Fondazione.
Nel corso degli anni, le strutture della Fondazione hanno sviluppato una vasta gamma di servizi relativi a patologie chirurgiche e internistiche, alla riabilitazione specialistica generale geriatrica, e alla diagnosi ambulatoriale, sulla base delle nuove tecnologie che la sanità oggi propone, mantenendo solide e radicate le scelte secondo principi fondamentali proposti dal Vangelo e dall’insegnamento della Chiesa.