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Catechisti in formazione al Museo diocesano, don Donati Fogliazza: «Le opere d’arte ci aiutano a trovare parole e immagini per dire il nostro credere»

Quando, in piena crisi iconoclasta, il vescovo di Marsiglia Sereno fece distruggere tutte le immagini per timore che queste, e non il Signore, fossero venerate, Papa Gregorio gli scrisse così: “…certamente abbiamo approvato la decisione di vietarne l’adorazione, ma criticato quella di distruggerle. […] Una cosa infatti è adorare un dipinto, un’altra imparare dalla storia dipinta cosa si debba adorare: […] in essa leggono coloro che non sanno leggere: perciò la pittura è veramente come una lettura per il popolo”.

Le comunità della nostra diocesi, anche le più piccole, conservano uno straordinario patrimonio artistico: edifici, quadri, statue, suppellettili e abiti liturgici sono stati tramandati e portano con sé una pluralità di significati. Sono espressione della fede di una comunità, sono stati commissionati da famiglie potenti per mostrare la propria ricchezza e la propria rilevanza sociale, sono legati a intenti didattici e/o polemici, sono manifestazione di una devozione personale o ancora sono il prodotto della genialità dell’artista.

«In questo intreccio di intenzioni – afferma don Luigi Donati Fogliazza, incaricato diocesano per la Catechesi – ci collochiamo anche noi oggi, portatori della nostra fede di fronte a opere che vengono da un mondo sostanzialmente diverso dal nostro. Che cosa succede quando questo dialogo avviene? Per prima cosa scopriamo che è possibile raccontare la nostra fede: le opere d’arte ci aiutano a trovare parole e immagini per dire il nostro credere, ci permettono di dirlo non più con il linguaggio preciso e sintetico della dottrina, ma con il linguaggio evocativo dell’immagine, del sentimento, del dettaglio, dell’intuizione. Questi due linguaggi si richiamano a vicenda e si arricchiscono l’un l’altro. Proprio per questo – ed è il secondo guadagno – con l’arte si può anche fare annuncio: quando si dà voce al Vangelo non si dicono solo parole, ma l’evangelizzazione passa da un incontro, da gesti e atteggiamenti che permettono di sperimentare che ciò che si annuncia è vero e tocca in profondità l’esistenza. In quanto testimonianza di fede l’opera d’arte è lì a raccontarci una storia di fede, a farci toccare con mano la plausibilità e la rilevanza della fede in chi ci ha preceduto».

In questo contesto si colloca l’iniziativa di formazione per i catechisti che nel pomeriggio di sabato 19 novembre si è svolta presso il Museo diocesano di Cremona, occasione per approfondire il mistero del Natale. Dopo un momento di contemplazione, c’è stato spazio, infatti, per un approfondimento dell’opera e la riflessione, per poter rileggere insieme l’esperienza fatta e provare a immaginare per il futuro alcune piste da proporre ai gruppi di catechesi delle parrocchie. Un modo semplice attraverso il quale l’Ufficio Catechesi ha permesso ai catechisti di iniziare questo dialogo, che intende proseguire con ulteriori occasioni per proseguirlo sollecitando la loro memoria, le loro conoscenze, la loro esperienza e il loro sentire.