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Castelleone, alla Brunenghi l’inaugurazione della nuova sala riunioni e di altri locali

Nel pomeriggio di sabato 26 settembre il vescovo Antonio Napolioni ha fatto visita alla Fondazione “G. Brunenghi” di Castelleone in occasione dell’inaugurazione della nuova sala convegni e di altri spazi intitolati alla memoria riconoscente di alcuni benefattori.

Il presidente della Fondazione, Stefano Biaggi, ha ricordato il momento difficile della pandemia e la generosità che ha aiutato a superarla scattando quattro fotografie: il Gruppo Solidale, formato dai dipendenti della Fondazione che aiutavano anche dopo i propri turni lavorativi; i ragazzi del Borgo che hanno inventato iniziative per sostenere la Brunenghi; un anziano, già primo presidente della Fondazione, che imboccava un altro anziano; e i dipendenti tutti che sono sempre rimasti al loro posto, evitando di approfittare di altre forme lavorative.

Il presidente ha poi ricordato i benefattori ai quali sono stato dedicati alcuni spazi della Fondazione: il soggiorno ristrutturato al dottor Carlo Malfasi e alla moglie, prof.ssa Alma Borra; l’ampliamento del Centro diurno Integrato alla maestra Rosa Cocchetti Maggi; la sala convegni ai coniugi Alessandra Micheli e Paolo Stringhini Ciboldi; i poliambulatori all’ex presidente, prematuramente scomparso, dott. Bruno Melzi, che li aveva voluto fermamente riportarli in Brunenghi al servizio degli ospiti e della sua Castelleone.

Alla cerimonia di inaugurazione, alla presenza anche del parroco don Giambattista Piacentini, è intervenuto il sindaco Pietro Fiori. Un momento per ricordare il patrimonio di solidarietà  e generosità che attraversa la comunità laica e religiosa della città.

Il Vescovo ha quindi impartito la benedizione ed è seguito il taglio del nastro della nuova sala convegni.

 

Storia e attualità della Brunenghi

La nobildonna Giuseppina Brunenghi nel suo testamento, redatto il 30 maggio 1944, prescriveva di “…istituire un’opera che torni a vantaggio materiale, morale e religioso della popolazione di Castelleone e se il Cottolengo lo crederà, anche della plaga circostante”. Il desiderio di Giuseppina Brunenghi ha trovato adempimento nella fondazione che porta il suo nome e che ha iniziato la sua attività il 1° giugno del 1982. Nel corso di questi quarant’anni la Fondazione ha saputo cogliere i cambiamenti e le mutate esigenze della società: la casa di riposo degli inizi si è trasformata in un centro socio-sanitario, con servizi in grado di rivolgersi a una platea di utenti che non sia solo di anziani.

La Fondazione Brunenghi è diventata un punto di riferimento per i servizi sociali e assistenziali del territorio di Castelleone, luogo anche di cultura della solidarietà e dell’attenzione verso le persone con disabilità, occasione per la manifestazione di un volontariato disinteressato, testimonianza di una fattiva collaborazione con la comunità per una reale integrazione tra le diverse generazioni. Da non trascurare anche il fatto che la Fondazione costituisce un importante sbocco occupazionale per la popolazione locale.

La pandemia provocata dal Covid 19 ha avuto pesanti ricadute anche sulla Fondazione, come la prematura scomparsa del presidente Bruno Melzi. Ma il Consiglio di Amministrazione con il supporto della Direzione sanitaria e della generosa collaborazione di tutto il personale ha saputo reggere al periodo difficile e cerca di trovare nuove modalità di assistenza in assoluta sicurezza per gli ospiti, per i loro familiari e per il personale.

Secondo il presidente della Fondazione, Stefano Biaggi, la sfida più urgente che attende la Fondazione è quella »di garantire agli ospiti, in questo momento di limitazioni, l’opportunità di mantenere il legame con i propri cari. Per fare ciò ci stiamo organizzando per aumentare la frequenza delle visite settimanali. Questa iniziativa rientra in un progetto più ampio che ha l’obiettivo di rendere l’ultima parte della vita terrena la migliore possibile e più vicina a una vita familiare. Se guardiamo al futuro e cerchiamo di prevedere come potrà evolvere la missione delle case di riposo e l’assistenza per la terza età emerge sempre più la tendenza a mantenere gli anziani nel loro ambiente familiare. Ciò richiederà un’apertura maggiore al territorio con l’individuazione di servizi che possano permettere la residenzialità dell’anziano.Per fare questo servirà un cambio delle attuali politiche assistenziali e la disponibilità  di risorse economiche adeguate, mettendo al centro delle politiche regionali e nazionali la persona, soprattutto, se anziana».

Photogallery dell’inaugurazione con il Vescovo