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Case di riposo, la vicinanza e la solidarietà del Vescovo

Attenzione, vicinanza, sostegno e incoraggiamento. In questo modo la Diocesi di Cremona intende esprimere la propria solidarietà alle case di riposo del territorio: quelle di ispirazione cattolica, ma non solo. Una vicinanza che guarda anzitutto ai ricoverati e alle loro famiglie (ancora impossibilitati ad accedere alle strutture) e con il pensiero a quanti sono stati strappati all’affetto dei propri cari dal virus. Esprimendo nello stesso tempo il grazie per l’impegno e la professionalità garantiti dagli operatori socio-sanitari e amministrativi, che hanno dovuto fronteggiare un nemico sconosciuto spendendo tutto se stessi in un di più fatto anche di non pochi rischi per la salute personale e dei propri familiari.

Per questo nella mattinata di sabato 16 maggio il vescovo Antonio Napolioni ha voluto far visita a Cremona Solidale [leggi la notizia]. E per questo nel pomeriggio di lunedì 18 maggio ha desiderato incontrare di persona i responsabili delle case di riposo nelle cui fondazioni la Diocesi è rappresentata in modo preminente nei consigli di amministrazione.

C’erano le fondazioni Preyer di Casalmorano, la Brunenghi di Castelleone, l’Opera Pia SS. Redentore di Castelverde, la fondazione Elisabetta Germani di Cingia de’ Botti, la Vismara–De Petri di San Bassano e La Pace di Cremona con i propri i direttori sanitari e i presidenti. Mancava Bruno Melzi, presidente della Brunenghi, morto il 5 marzo scorso per polmonite da coronavirus. Malattia con la quale anche tanti operatori e dirigenti nei mesi scorsi hanno dovuto fare i conti, proprio come gli ospiti delle loro strutture.

Non senza commozione e qualche lacrima sono stati ricordati quei terribili giorni, con i saloni delle strutture improvvisamente diventati deserti. Nella mente i volti e i nomi di tanti “nonni” che da un giorno all’altro se ne sono andati, in modo improvviso, inizialmente senza un perché.

Le indagini della magistratura stanno toccando anche il territorio cremonese, ma più che rabbia e desiderio di difendersi, a dominare è quasi un sentimento di sconforto e un senso di abbandono. Ieri come oggi. Lasciati soli a fronteggiare un nemico sconosciuto, nella difficoltà a reperire i necessari dispositivi, senza linee guida da seguire, costretti a supplire in loco a un sistema sanitario in piena emergenza. E ora messi sotto accusa, quasi additati come untori.

Ha dato almeno un po’ di sollievo il «grazie» espresso pubblicamente dal Vescovo per l’impegno «umano, sociale e sanitario». Monsignor Napolioni ha auspicato il rilancio di una pastorale che certamente richiede ulteriore sviluppo e la collaborazione di tutti ed ha espresso anche la vicinanza di tutti i Vescovi lombardi, auspicando che i riflettori mediatici possano essere puntati anche sul tanto bene che da sempre viene e continua a venire da questi luoghi.

Accanto al Vescovo c’era il vicario generale della Diocesi, don Massimo Calvi, che nelle scorse settimane è stato in stretto contatto con tutte queste realtà.

Quello vissuto al Centro pastorale diocesano è stato un momento di ascolto e di racconti, quasi di elaborazione di ciò che nessuno si sarebbe mai immaginato di dover affrontare. Ma anche un primo tentativo per guardare oltre, nella consapevolezza che – almeno nell’immediato, perché «noi siano ancora nella fase 1», è stato sottolineato dai responsabili delle case di riposo – le Rsa non potranno continuare a essere ciò che erano prima. In particolare: come continuare a garantire quell’inclusione sociale che faceva di queste strutture un punto di forza?

All’orizzonte ci sono anche le questioni finanziarie, con il calo degli ospiti e uno staff d’eccellenza, più volte durante l’incontro elogiato e che si vorrebbe tenere legato diverse Fondazioni nella consapevolezza che si tratta di un tesoro prezioso. Nonostante le ristrettezze economiche si vorrebbero ringraziare molti dipendenti che si sono spesi senza riserve anche con un riconoscimento tangibile.

La prospettiva di rigiocarsi all’interno di una nuova modalità di domiciliarità, secondo le nuove linee emanate dalla Regione proprio a motivo delle misure di distanziamento sociale, e insieme continuare a garantire l’eccellenza nella residenzialità potrebbe essere una delle strade con cui guardare al futuro. Nella certezza – evidenziata da tutti i presenti – che l’intuizione storica della Rsa non possa essere completamente superata.

Chiudendo l’incontro il Vescovo ha anticipato ai presenti che proprio alle case di riposo del territorio la vicinanza della Chiesa cremonese si esprimerà anche attraverso un segno concreto di aiuto, utilizzando i circa 80mila euro frutto della colletta promossa tra il clero diocesano.