1

“Capolavori da collezione” in mostra sino al 12 gennaio al Museo diocesano di Cremona

 

Si attraversa il Quattrocento fiorentino con Neri di Bicci per passare al Seicento ligure con Langetti e all’Ottocento del Piccio fino al Dossena. La mostra, inaugurata nel pomeriggio di mercoledì 30 ottobre al Museo diocesano di Cremona, è una camminata nel tempo e nell’arte e che vuole suggellare un anno di esposizioni temporanee importanti.

«Si tratta di 15 capolavori – ha spiegato Stefano Macconi, curatore del Museo all’apertura – che mostrano come esista un collezionismo raffinato che trasforma gli stessi collezionisti da appassionati a veri e propri conoscitori».

L’esposizione, aperta fino al 12 gennaio, infatti è un piccolo gioiello di opere di proprietà privata, appunto: “Capolavori da collezione. Da Neri di Bicci a Piccio”.

Le opere sono un saggio del patrimonio privato di una famiglia locale che «acquista le opere per amore delle cose belle – ha commentato il curatore della mostra, don Andrea Foglia – e che sceglie sulla base del rapporto emotivo che si instaura con l’opera». È un «racconto di vita di persone che hanno condiviso la passione per l’arte e che hanno privilegiato la pittura italiana dell’Ottocento».

Il percorso, a tema religioso, è organizzato su base cronologica a partire da una Dormitio virginis attribuita al fiorentino Neri di Bicci, opera che potrebbe essere un frammento della predella di una pala d’altare e che faceva parte della collezione Stramezzi di Crema. Per poi proseguire con un saggio di tre (su una quindicina possedute) tavolette da soffitto forse di provenienza lodigiana o cremasca e che «potrebbero provenire – continua don Foglia – da un convento francescano. Una rappresenta san Giovanni Evangelista, l’altra santa Marta e la terza il trigramma bernardiniano del nome di Cristo».

Seguono altri piccoli gioielli come un Cristo portacroce di Antonio Cicognara, pittore e miniaturista cremonese tra la fine del 1400 e i primi del 1500. E poi un’opera di Bernardino Campi, Salomè riceve dal carnefice la testa del Battista, raffinata e ricca di dettagli. Quindi il più noto Battesimo di Cristo di Vincenzo Campi e ancora una Sacra famiglia del Moretto, una Santa Lucia di Genovesino e via altre perle fino a due disegni del Piccio di cui Il compianto su Cristo deposto dalla croce realizzato dal pittore quando aveva 16 anni.

Chiudono la carrellata due opere cremonesissime: un tabernacolo a muro, forse custodito in San Domenico, firmato da Gaspare Pedone, e una Madonna con bambino di Alceo Dossena.