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Due nuovi libri su “Il Malosso e la sua bottega” e “Il convento di San Domenico a Cremona”

“Il Malosso e la sua bottega” e “Il convento di San Domenico a Cremona” sono le due monografie fresche di stampa, pubblicate da Scalpendi editore grazie al finanziamento della Diocesi di Cremona. Un progetto portato avanti con convinzione dall’Ufficio beni culturali ecclesiastici, nell’ambito di un più ampio disegno volto a valorizzare lo straordinario patrimonio di oggetti d’arte sottoposto alla tutela della diocesi cremonese che culminerà con l’apertura, nei primi mesi del 2020, del Museo diocesano all’interno del palazzo vescovile.

 

La presentazione ha avuto luogo proprio in Duomo nel tardo pomeriggio di venerdì 13 dicembre. Un vero e proprio regalo di santa Lucia, ha sottolineato l’incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, don Gianluca Gaiardi, aprendo la serata.

Saluto di don Gaiardi

 

Entrambi i volumi sono introdotti da uno scritto di Marco Tanzi, professore ordinario presso l’Università del Salento, che generosamente ha prestato le proprie competenze ai due giovani autori, supervisionandone il lavoro. A lui il compito di introdurre la presentazione delle pubblicazioni.

Introduzione del prof. Tanzi

“Il Malosso e la sua bottega” è il frutto del lungo e paziente lavoro di Raffaella Poltronieri dell’Università di Verona: raccoglie e analizza, per la prima volta, la copiosa produzione di Giovan Battista Trotti, detto appunto il Malosso, pittore assai prolifico e intelligente imprenditore, il cui percorso artistico costituisce un anello di congiunzione tra la splendida stagione cinquecentesca dei fratelli Campi e la Cremona del Genovesino, arrivando a ricoprire il ruolo di artista di corte presso la corte dei principi Farnese a Parma.

Questo libro nasce soprattutto con lo scopo ambizioso di illustrare la grande produzione artistica del Malosso, con la qualità delle immagini e di lettura che significa una visione ravvicinata delle opere e un’attenzione particolare alla sua sostanza materiale ed estetica. Non senza tralasciare una cura costante nella scelta, da parte dell’autrice, negli apparati storici e documentari, come impone il livello sempre più sofisticato degli studi attuali, che non trascura gli aspetti diagnostici, ma che valorizza le capacità di ricerca delle fonti storiche e l’occhio esperto dello storico dell’arte.

Questo volume è dedicato al Trotti, ma inserito in un contesto sociale e comunitario, una serie di opere collegate fra di loro per ragioni di tema o di collocazione storica e ambientale, di formazione nella bottega di uno tra i più grandi maestri cremonesi del tempo. In tutti i casi, si tratta di testimonianze che hanno lasciato una traccia significativa nella storia dell’arte e nella cultura.

Intervento di Raffaella Poltronieri 

 

“Il convento di San Domenico a Cremona” è invece il risultato della rielaborazione della tesi di dottorato di Adam Ferrari all’Università degli Studi di Milano, il quale, attraverso l’approfondimento in diversi archivi (spingendosi fino all’archivio della Congregazione per la dottrina della fede in Vaticano) e sopralluoghi in numerosi luoghi di culto, a volte dispersi nelle campagne tra il cremonese e il mantovano, ha scritto, per la prima volta, la storia del convento domenicano di Cremona abbattuto nella seconda metà dell’Ottocento, analizzando le diverse campagne decorative avviate, soprattutto, dai priori e dagli inquisitori che si sono succeduti nel corso dei secoli.

Una chiesa distrutta, ma non persa. Così si potrebbe definire il complesso monumentale di San Domenico, a Cremona. Dopo il suo abbattimento, avvenuto nel XIX secolo, le grandi opere che vi erano conservate sono state disperse nei posti più disparati. Adam Ferrari ha saputo imbastire con pazienza, tenacia e determinazione un’attività di recupero non indifferente, consegnando al lettori un frutto ordinato e puntuale del proprio lavoro.

Intervento di Adam Ferrari 

 

Altro aspetto non secondario è il piacere che si prova nel leggere pagine fresche d’inchiostro e ricche di entusiasmo, levarsi dalla giovane mano di chi le scrive. Emergono così giovani talenti del territorio cremonese e non solo, che con sguardo non miope vedono nel futuro e nello scambio di informazioni un ulteriore sviluppo della ricerca, per non arenare e chiudere il bagaglio della propria conoscenza, permettendo così il circolare delle idee e delle informazioni. Spesso la provincia chiusa non ha consentito di divulgare le ricerche, con il rischio di dimenticarle. Oggi la Diocesi vuole tentare di fare tutto questo, augurandosi che le nuove generazioni si possano sentire protagoniste e coinvolte nel cercare, studiare, promuovere, trasmettere.

Conclusione di don Gaiardi

 

La fotogallery della presentazione