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Il “Ritratto virile” del Museo Berenziano protagonista di “Dentro il dipinto”

Doppio appuntamento della rassegna “Dentro al dipinto 2019” per la presentazione del restauro del Ritratto virile del Museo Berenziano, il cui intervento, come tutti quelli presentati fino ad ora, è stato possibile grazie ai contributi dell’8 per mille CEI e portato a termine dal laboratorio Manara-Perni.

Lunedì 25 marzo 2019, alle ore 16.30, presso il Seminario Vescovile di Cremona, con i restauratori che se ne sono presi cura, Luciana Manara ed Enrico Perni, si parlerà proprio delle interessanti operazioni di pulitura, consolidamento e reintelatura dell’opera che presentava una pellicola pittorica poco leggibile a causa dell’ossidazione della vernice protettiva.

L’appuntamento sarà introdotto come di consueto da don Gianluca Gaiardi, direttore dell’Ufficio Diocesano per i beni Culturali che, assieme a Filippo Piazza, funzionario della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, sottolineerà il lavoro sinergico svolto nella tutela del patrimonio artistico ecclesiastico e il confronto che si avvia durante gli interventi di restauro tra tutte le figure coinvolte: restauratori, istituzioni proprietarie dei beni, architetti, storici dell’arte. Un iter che rappresenta un significativo momento di approfondimento e conoscenza; restauro inteso dunque come operazione culturale in un’ottica multidisciplinare.

Lunedì 8 aprile, alle ore 16.30, sempre presso il Seminario Vescovile di Cremona, protagonista della chiacchierata sarà ancora il Ritratto virile le cui notevoli qualità stilistiche, emerse a seguito delle operazioni di restauro, meritano ulteriori approfondimenti storico artistici. Toccherà a Valerio Guazzoni (storico dell’arte e docente) contestualizzare il dipinto nell’ambito della produzione ritrattistica cremonese del XVI secolo, che vede, nell’anziano effigiato uno dei dipinti più interessanti.

Il Ritratto virile fu presentato per la prima volta alla fine degli anni ’80 da Don Pietro Bonometti che, pur avvicinandolo ai modi del pittore bolognese Bartolomeo Passerotti, già rilevava “una vena di arguto naturalismo lombardo” che poneva il lo stile del dipinto in parallelo ai modi figurativi di Moroni, Parmigianino e Campi. Ed è proprio all’area cremonese e ad una tipologia ritrattistica ben consolidata a partire dalla metà del XVI secolo che rimanda l’impostazione generale della composizione, con l’effigiato seduto di tre quarti su un alto scranno, in un ambiente circostante scarno e buio, appena ravvivato da due oggetti: un libro e una clessidra.

Se già prima dell’intervento di restauro era possibile trovare il confronto più diretto per quest’opera nel Ritratto di gentiluomo del Museo Civico di Cremona, già attribuito a Cristoforo Magnani, il ripristino della piena leggibilità ha restituito un’opera di qualità eccezionale che andrà accuratamente studiata ed inserita nella produzione pittorica cittadina del secondo Cinquecento. Resta per ora sconosciuto il soggetto effigiato, evidentemente di alto lignaggio, un dottore, forse legato alla legge come sembrerebbe indicare l’abbigliamento: una veste nera da cui emergono, candidi, la gorgiera, la camicia, i polsini delle maniche, un caratteristico copricapo e un mantello foderato di pelliccia.