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Bahia, intervista a don Davide: «Porto i miei ragazzi a Cremona per conoscere il mondo e sperimentare una Chiesa che sa stare vicina»

Durante la Veglia diocesana dei Giovani, che avrà luogo sabato 19 novembre in Cattedrale, sarà indetta una raccolta fondi destinata al finanziamento del viaggio di alcuni ragazzi della parrocchia di Cristo Risorto di Salvador de Bahia, che faranno tappa in Italia prima di partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù del prossimo agosto a Lisbona. Di questo e di molto altro ha parlato don Davide Ferretti, fidei donum cremonese e parroco a Salvador de Bahia, in una speciale intervista pubblicata sui canali web della Diocesi di Cremona e che andrà in onda domenica, dopo la Messa delle ore 11, su Cremona 1.

«Una ventina di ragazzi, quindici dalla parrocchia di Cristo Risorto e cinque di una parrocchia vicina, si stanno preparando da quasi un anno per partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù – ha spiegato don Ferretti –. C’è sicuramente un interesse da un punto di vista culturale, perché questi ragazzi non sono mai usciti da Salvador, ma anche economico, perché per loro la spesa per il viaggio in Europa è una spesa decisamente molto alta».

Ragazzi di Salvador che si stanno preparando anche per visitare la Diocesi di Cremona, una tappa in Italia prima di partire per l’evento di Lisbona. «Dovrebbe essere l’ultima settimana di luglio, per poi spostarci intorno al 1° agosto in Portogallo – ha proseguito il parroco –. C’è questo grande desiderio perché si tratta della prima occasione per farli uscire dalla favela e incontrare un mondo diverso dal loro. L’idea sarebbe quella di far loro vivere un’esperienza di Chiesa forte, di una Chiesa diversa rispetto a quella che loro conoscono, di far loro vivere un’esperienza di fede molto forte, resa possibile dall’incontro con i giovani provenienti da tutto il mondo». Ma oltre a tutto questo c’è anche un desiderio culturale: «Vorrei far loro conoscere qualcos’altro del mondo». A partire proprio da quella città e quella diocesi, Cremona, di cui questi ragazzi sentono parlare da sempre come della loro “Chiesa sorella” grazie ai sacerdoti fidei donum e alle tante esperienze di missione che negli anni hanno vissuto a Salvador giovani e adulti laici: «I giovani della favela – prosegue ancora don Davide – hanno molte speranze e sarebbe bello che avvenisse un vero e proprio incontro di fraternità con l’Italia, una vicinanza tra comunità, tra famiglie che possono dare un senso di familiarità, il senso di una Chiesa che ti sta vicino»

Una realtà, quella di Salvador de Bahia, impregnata di tutte quelle difficoltà tipiche della favela: problemi di violenza, di povertà, di scarsa istruzione e precaria sanità, che negli ultimi due anni si sono accentuate a causa della pandemia. «Tutti questi problemi non si nascondono davanti a una parrocchia che cerca di funzionare – ha raccontato il sacerdote –. Però, tutti questi ragazzi vengono da queste realtà, vivono queste realtà, che noi leggiamo come grossi problemi, ma che loro, senza nascondere il problema, percepiscono come quotidianità».

Una quotidianità che necessita però di un costante aiuto, non solamente economico, ma di vera presenza e vicinanza, come quella che la scorsa estate, alcuni giovani cremonesi hanno offerto attraverso la loro esperienza missionaria. Come sottolineato anche da don Davide Ferretti, «ci sono tanti giovani che hanno questo desiderio di conoscere la nostra parrocchia, di fare un’esperienza significativa. Ma dipende un po’ anche da noi e dal desiderio che abbiamo di raccontare la vita di Salvador, di raccontare quello che succede dall’altra parte del mondo».

L’Italia può rappresentare, quindi, per la prossima estate, una giovevole tappa per i ragazzi di Bahia, ma anche una possibile nuova pagina per il progetto stesso. «È una bella scommessa perché quando poi si conoscono i ragazzi brasiliani ci si entusiasma del loro entusiasmo – ha concluso il sacerdote –. Quando ci si incontra con questi ragazzi, ci si esalta della loro vita, della loro presenza, e questo ti può permettere di dire “forse adesso li conosciamo un po’ di più e quindi anche il progetto può crescere può continuare in una maniera diversa”».