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Azione Cattolica, domenica in Seminario si recupererà l’assemblea elettiva diocesana. Intervista alla presidente uscente Silvia Corbari

Si svolgerà nel pomeriggio di domenica 28 giugno, presso il Seminario vescovile di Cremona, l’assemblea diocesana elettiva dell’Azione Cattolica cremonese. Oltre ai presidenti, hanno diritto di voto i delegati eletti nelle assemblee parrocchiali/interparrocchiali, i consiglieri diocesani uscenti e i responsabili zonali: saranno loro a eleggere il Consiglio che proporrà quindi al Vescovo una terna di nomi per affidare l’incarico al nuovo presidente diocesano.

A partire dalle 15.30, sarà attiva la segreteria per l’accoglienza, la registrazione dei partecipanti e lo svolgimento dei controlli necessari prima dell’accesso alla sede dell’assemblea. L’assemblea, infatti, si svolgerà secondo le necessarie misure di prevenzione del contagio da coronavirus, con obbligo di mascherina per tutti i partecipanti e distanziamento.

L’incontro, che vedrà in apertura la presenza anche del vescovo Antonio Napolioni, sarà caratterizzato dalla relazione della presidente uscente; seguiranno alcuni interventi e il dibattito aperto ai presenti prima delle votazioni per l’elezione del nuovo Consiglio diocesano.

La data del 28 giugno rappresenta il recupero dell’assemblea inizialmente programmata il 22 febbraio e rimandata per lo scoppio dell’epidemia.

In vista dell’assemblea abbiamo intervistato la presidente uscente, Silvia Corbari, che dopo due mandati non potrà più essere rieletta.

Ogni tre anni si svolge l’assemblea diocesana elettiva, che significato ha?

«L’assemblea è un segno della “scelta democratica” dell’associazione, che incarna i valori della partecipazione, della rappresentanza e della responsabilità. Ogni tre anni, prima nei livelli territoriali (parrocchie e zone) e poi nel livello diocesano vengono eletti, tra gli aderenti, i nuovi responsabili. L’assemblea è anche l’occasione per fare un bilancio del triennio passato e discutere un documento che indicherà le linee di lavoro per il triennio prossimo. In questo periodo, l’Assemblea è anche un’occasione per riprendere i contatti, pur nella salvaguardia delle attenzioni riguardo al contagio da Covid. Si è scelto infatti di non rimandare oltre, anche per dare ai nuovi responsabili la possibilità di iniziare a lavorare insieme».

A proposito del documento assembleare, quali saranno i punti principali?

«Il documento è stato elaborato dalla Presidenza diocesana, su indicazione di alcune linee di lavoro da parte del Centro nazionale. Tre sono le aree evidenziate: la storia associativa e la scelta educativa, che si è celebrata nel 2019 con i 50 anni dello statuto e della nascita dell’ACR; l’interesse per “l’umano”, cioè per il mondo e la vocazione laicale, mettendo in evidenza gli aspetti della fraternità e della prossimità; e, infine, il tema della sinodalità e della comunità, come impegno e frontiera anche ecclesiale in cui vivere la propria appartenenza associativa. Credo che anche in epoca Covid, siano attenzioni che interpellano l’Associazione e ci chiamano a lavorare per il bene delle persone e della Chiesa, con la fantasia che questo periodo ci richiede».

In diocesi, come vive oggi l’Associazione?

«L’Azione Cattolica, come altre associazioni, non ha più la consistenza numerica dei tempi di maggiore splendore. Nella diocesi di Cremona è presente in una sessantina di parrocchie o unità pastorali, con circa 1.500 soci, dai bambini agli “adultissimi”. Nonostante il calo numerico, comunque, l’Azione Cattolica rappresenta ancora un’associazione viva, ricca di risorse di persone e di idee. Molti soci sono impegnati in vari ambiti della vita civile ed ecclesiale, nel volontariato, nel servizio, nella politica e nella carità. In questi anni ho vissuto in prima persona la ricchezza di relazioni e idee, di iniziative e proposte, che hanno mostrato la vivacità e la passione di laici impegnati e attenti all’umanità, anche in questo particolare periodo».

Quali sono gli ambiti di maggiore interesse e impegno?

«Sicuramente la formazione è l’impegno principale dell’Azione Cattolica, senza la quale viene meno anche il senso dell’appartenenza. Al tempo stesso, però, non formano soltanto i classici incontri o i convegni, la vita associativa stessa è la prima “palestra” di formazione di coscienze laicali, attraverso le relazioni tra le persone, la condivisione delle responsabilità, il confronto tra idee e l’attività quotidiana, il “fare insieme”. Tra le esperienze di maggior interesse mi ha appassionato molto il confronto tra le generazioni, tra giovani motivati e attenti ed adulti capaci di ascolto e di lasciar loro spazio per esprimersi ed attivarsi. In fondo è questo che proprio il sinodo dei giovani ci ha chiesto».

Se dovesse tracciare un bilancio della sua presidenza?

«L’impegno associativo è sempre uno stimolo e un’occasione di crescita e di maturazione. La responsabilità è impegnativa, perché tanto è il lavoro da fare, ma anche entusiasmante. In questi anni ho incontrato persone innamorate della Chiesa e desiderose di vivere nel mondo con spirito di servizio, gratuità, dono, che anche nei mesi passati si è sviluppato con creatività ed attenzione alle persone e alle relazioni. Il lavoro in presidenza, nonostante alcuni momenti faticosi, è stato appassionante e ha visto sempre una grande capacità di mettersi in gioco e di collaborare, specie da parte dei più giovani, ma non solo. Spesso anche le persone della terza età hanno saputo rappresentare una grande attenzione per la conoscenza di ciò che ci circonda e un desiderio di essere accompagnati nel cammino di discernimento. Credo che chi ha incontrato l’Ac in questi anni abbia visto un’esperienza viva e disponibile al servizio e alla formazione. Assumersi una responsabilità in Ac è un bel modo per sperimentarsi in una serie di virtù che possono poi essere spese nella vita di ogni giorno».