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«Avere il Paradiso in casa», a S. Sigismondo le monache domenicane in preghiera attorno all’urna con le reliquie dei santi

In preparazione alla Dedicazione della Cattedrale, nel pomeriggio di giovedì 3 novembre alle 17.30 nel salone degli Alabardieri di Palazzo Comunale avrà luogo la presentazione pubblica alla cittadinanza dell’adeguamento liturgico della Cattedrale, seguita due giorni dopo, nel pomeriggio di sabato 5 ottobre alle 17, in Battistero, dal canto dei Primi Vespri con la preghiera intorno alle reliquie dei santi e dei beati che saranno poste nel sepolcreto ricavato al di sotto della mensa durante il rito della Dedicazione dell’altare della Cattedrale.

Un momento particolare in cui la Chiesa cremonese potrà pregare sulle spoglie dei santi espressione della devozione e della spiritualità del nostro territorio. Una preghiera già iniziata nei giorni scorsi nel monastero di San Sigismondo dove le monache domenicane hanno custodito la preziosa urna, accompagnandola con una novena di preghiera.

In questi giorni infatti  l’urna contenente le reliquie di S. Imerio, S. Facio, S. Paola Elisabetta Cerioli, S. Vincenzo Grossi, S. Francesco Spinelli, S. Antonio Maria Zaccaria e dei Beati Enrico Rebuschini e Arsenio da Trigolo è in sosta presso il monastero di clausura in attesa di essere collocata, domenica prossima, nel nuovo altare della Cattedrale.

«Noi monache di clausura sentiamo questa sosta come un privilegio che ci fa amare ancor più la nostra vocazione – spiega la Madre Priora Caterina Aliani -. Domenica prossima noi non saremo presenti in cattedrale, la clausura, infatti, anche nelle normative più recenti emanate da Papa Francesco, esclude la partecipazione fisica a eventi importanti della comunità ecclesiale. La esclude per favorire una più intensa comunione spirituale, invisibile ma reale, in cui crediamo fortemente e che in questo caso ci è dato quasi di toccare con mano. Ci sentiamo membra vive della Diocesi e la dedicazione del nuovo altare non ci lascia indifferenti. A quell’altare della Cattedrale, centro della Chiesa locale, sul quale viene offerto il sacrificio eucaristico noi ci uniamo quotidianamente con la nostra assidua preghiera di lode».

Una preghiera che ha portato e porta nel monastero un gioioso senso di vicinanza con la Cattedrale e con tutta la diocesi: «Avere tra noi le reliquie di alcuni santi cremonesi proprio in questi giorni in cui abbiamo celebrato la festa di tutti i santi e commemorato i defunti è stato un po’ come “avere il Paradiso in casa”: li preghiamo, li onoriamo, ci sentiamo fortificate e protette dalla loro intercessione, la loro vita è per noi esempio nel nostro cammino di santità. Comunitariamente stiamo facendo anche una novena che termineremo proprio sabato, alla vigilia dell’evento».

«Si realizza per noi in questi giorni – prosegue Madre Caterina – un’occasione di grande privilegio per rinsaldare e rendere più consapevole il nostro inserimento in Diocesi. Quindici anni or sono, proprio partendo dalla Cattedrale, è iniziata la nostra presenza a Cremona. Celebravamo allora due giubilei concomitanti: il IX centenario del Duomo e l’VIII centenario di fondazione delle Monache Domenicane. Da allora i cremonesi hanno percepito la nostra presenza silenziosa come una presenza vitale. In tanti ci manifestano stima e affetto. La nostra preghiera quotidiana dà voce alle loro intenzioni di supplica e di lode e si innalza come rendimento di grazie a nome di tutti».

Alla Dedicazione del nuovo altare e all’adeguamento liturgico della nostra Cattedrale le suore domenicane di San Sigismondo si sono preparate con una catechesi tenuta dal Cappellano don Daniele Piazzi, personalmente coinvolto ai lavori in corso quale responsabile dell’Ufficio Liturgico Diocesano, che ha descritto l’iter del progetto e i vari passaggi del rito spiegando alle suore i significati simbolici dei segni liturgici che verranno utilizzati durante la celebrazione. Al termine della conferenza don Piazzi ha firmato con la Madre Priora il verbale della deposizione delle reliquie nell’urna di ottone satinato e argentato, e ha sigillato l’urna con un nastro rosso e con il sigillo di mons. Antonio Napolioni.

Questo il testo del verbale di deposizione delle reliquie nell’urna firmato da don Daniele Piazzi in qualità di e responsabile dell’Ufficio di Pastorale Liturgica e Custode delle Reliquie e come teste dalla reverenda Madre Priora M. Caterina Aliani:

Oggi domenica 30 ottobre 2022 alle ore 16 nella sala capitolare del Monastero domenicano «S. Giuseppe» in Cremona, presso S. Sigismondo, ho deposto le reliquie nell’urna costruita per la dedicazione del nuovo altare della Chiesa Cattedrale di Cremona. Vi ho inserito:

• il cranio di S. Imerio, finora depositato nella cappella delle reliquie, e con autentica del 23 giugno 1927 contrassegnata con il n. 11 nella raccolta delle autentiche della sagrestia capitolare. Togliendo dalla reliquia l’imbottitura di bambagia, ho ritrovato, nascosto all’interno del cranio, un biglietto manoscritto con l’annotazione: «Pro-memoria. 20 Ottobre 1884. Riposto e fermato di nuovo nella presente teca dal sottoscritto cerimoniere e custode delle Ss. Reliquie. Protector noster, adjuva me. Sac. Pandolfi Georgius».
Ho collocato il cranio di S. Facio, anch’esso finora depositato nella cappella delle reliquie, e con autentica del 23 giugno 1927 contrassegnata con il n. 8 nella citata raccolta.

Vi ho anche deposto le seguenti reliquie, donate alla Cattedrale da diverse Congregazioni in occasione della beatificazione o della canonizzazione dei loro Fondatorie non inventariate:
Santa Paola Elisabetta Cerioli (ex ossibus)
San Vincenzo Grossi (ex ossibus)
San Francesco Spinelli (ex ossibus)
Beato Enrico Rebuschini (ex ossibus)
Beato Arsenio da Trigolo (Migliavacca) (ex veste?)
Le suddette reliquie sono conservate in piccole scatole tras
parenti in plexiglass con incisi i nomi dei rispettivi santi o beati e legate con nastro rosso e il sigillo di mons. Antonio Napolioni. L’urna è di ottone satinato e argentato, ha la forma di piccolo sarcofago e misura cm 45 in lunghezza, cm 26 di larghezza e cm 30 in altezza. È legata da due nastri rossi recanti il sigillo di mons. Antonio Napolioni.

L’urna è di ottone satinato e argentato, ha la forma di piccolo sarcofago e misura cm 45 in lunghezza, cm 26 di larghezza e cm 30 in altezza. È legata da due nastri rossi recanti il sigillo di mons. Antonio Napolioni. Sull’urna sono incisi gli stemmi del Santo Padre Francesco, del Vescovo di Cremona, la data MMXXII e l’iscrizione: «UNA CUM HOMOBONO ET ANTONIO MARIA IN CONFESSIONE QUIESCENTIBUS HYMERII FACII PAULA ELISABETHA C. ARSENII M. FRANCISCE S. VINCENTII G. HENRICE R. PRO CREMONENSIUM ECCLESIA ORATE AD DOMINUM DEUM NOSTRUM».



Domenica 6 novembre, durante la celebrazione, dopo il canto delle litanie dei santi, nel sepolcreto ricavato al di sotto della mensa, sarà deposta l’urna con le reliquie dei santi e beati cremonesi, dediti all’educazione e alla carità. La capsella che contiene le reliquie e che sarà deposta sotto l’altare è stata disegnata da don Gianluca Gaiardi che ha tratto ispirazione dall’arca di pietra che nella cripta del Duomo custodisce le reliquie dei santi Imerio e Archelao. Si tratta di un’urna di ottone argentato, realizzata dal laboratorio di arredi sacri Albrizzi di Vidigulfo (Pavia), delle dimensioni di 45x26x30 cm. Sul frontale dell’urna lo stemma di Papa Francesco, del vescovo Antonio Napolioni e la cifra MMXXII datano il rito di dedicazione e della deposizione dell’urna.

Nell’urna, insieme alle reliquie, è inserito anche l’atto di dedicazione per datare l’altare e attestarne la dedicazione per le generazioni future. Sulla pergamena, realizzata da monsignor Pietro Bonometti, maestro d’arte e canonico del Capitolo della Cattedrale, è scritto un testo latino, di seguito la traduzione:

Il giorno 6 novembre dell’anno del Signore 2022, decimo di pontificato di papa Francesco, nel settimo anno del suo episcopato il Vescovo di Cremona Antonio Napolioni, convocati clero e popolo, dedicò questo altare, secondo il rito del Pontificale Romano. Qui depose il capo di sant’Imerio e di san Facio, le reliquie dei santi Paola Elisabetta Cerioli, Arsenio Migliavacca, Francesco Spinelli, Vincenzo Grossi, Enrico Rebuschini Si è così portato a termine un lungo cammino che dal Concilio Vaticano II ad oggi ha visto la nostra Chiesa riflettere più volte sulla necessità di adeguare il presbiterio della Chiesa Madre ai riti del Messale Romano promulgato dal papa Paolo VI. Questo altare, sotto la direzione degli Uffici Beni Culturali e Liturgico della Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi, è opera di ingegno e di arte realizzata da Massimiliano Valdinoci, Maicher Biagini, Annalisa Petrilli, Francesco Zambon, Carla Zito architetti, Goffredo Boselli liturgista, Gianmaria Potenza artista, Francesca Flores D’Arcais consulente. Questo altare sia veramente immagine di Cristo, mensa festiva, luogo di comunione e del rendimento di grazie, finché Dio, a quanti ora e in futuro qui saranno riuniti, concederà di immolare per sempre il sacrificio di lode sul celeste altare dell’Agnello.