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In Casa dell’Accoglienza fervono i preparativi per la festa patronale. Sabato mattina alle 9.30 al Centro pastorale diocesano il card. Montenegro chiude la Settimana della Carità

Fervono i preparati, alla Casa dell’Accoglienza di Cremona, per la realizzazione della tensostruttura che il giorno di S. Omobono ospiterà il consueto pranzo, promosso da Caritas e S. Vincenzo, del Vescovo con gli ospiti delle rispettive strutture. Sabato 14 sarà la volta del momento conviale, che sarà anche occasione per festeggiare i 100 anni di mons. Mario Cavalleri, alla presenza del card. Francesco Montenegro, che in mattinata interverrà al Centro pastorale diocesano.

A conclusione della Settimana della Carità, sabato 14 novembre, alle ore 9.30, al Centro pastorale diocesano di Cremona, si terrà l’annuale Convegno Caritas, che quest’anno sarà dedicato ai migranti e all’accoglienza di quest’ultimi da parte delle comunità cristiane. Ospite d’eccezione sarà il card. Francesco Montenegro, arcivescovo metropolita di Agrigento e presidente di Caritas Italiana.

La mattinata si concluderà con un momento conviviale presso la casa dell’Accoglienza, festegiando il centesimo compleanno di mons. Mario Cavalleri: sacerdote cremonese grande esempio di altrismo, un uomo di Dio che ha dedicato la sua lunga esistenza al servizio degli ultimi.




Domenica in tutte le chiesa la preghiera per la Francia. Il dolore del Pontefice

Domenica 15 novembre in tutte le chiese  la preghiera per la Francia. La Chiesa italiana, “profondamente colpita dagli attacchi terroristici che hanno insanguinato Parigi”, in una nota esprime solidarietà “alla Chiesa che è in Francia e a tutto il suo popolo” e “assicura che in tutte le comunità cristiane domani, giorno che fa memoria della Risurrezione del Signore, la preghiera si eleverà unanime in suffragio delle vittime e in segno di vicinanza ai feriti e alle loro famiglie, come a tutti i soccorritori”.

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, nel “condannare la strategia del terrore che si esprime in questo nuovo attentato all’umanità, rilancia l’impegno di tutta la comunità ecclesiale a contribuire fattivamente alla convivenza sociale, alla riconciliazione e alla pace”.

Anche il Pontefice ha espresso il proprio cordoglio in una telefonata trasmessa sabato 13 novembre da TV2000 durante uno speciale del TG sugli attentati di Parigi : “Sono commosso e addolorato. Non capisco ma queste cose sono difficili da capire, fatte da essere umani. Per questo sono commosso, addolorato e prego. Sono tanto vicino al popolo francese tanto amato, sono vicino ai familiari delle vittime e prego per tutti loro”.  E così ha concluso: “Non ci sono giustificazioni per queste cose”, ha aggiunto riferendosi alla terza guerra mondiale a pezzi. Nessuna giustificazione “religiosa e umana” perché “questo non è umano”: “Per questo sono vicino a tutta la Francia che le voglio tanto bene”.




Due incontri per riaggiornare la Guida diocesana dedicata alla mistagogia

Le Guide per l’iniziazione cristiana predisposte dalla nostra diocesi ed edite da Queriniana sono in fase di progressiva riedizione. Se il primo volume – dedicato alla “Prima evangelizzazione” – e il secondo – “Verso i sacramenti: la parte biblica” – sono già stati aggiornati e già pubblicati, gli altri sono in stato di avanzamento e saranno pronti a breve. Il lavoro sull’ultima guida, la sesta, dedicata alla mistagogia, è, invece, tutto da impostare. Per questo motivo gli uffici catechistico e di pastorale giovanile hanno individuato due serate per una condivisione libera e aperta con chi ha già utilizzzato quest’ultimo strumento ed ha una certa esperienza concreta.

“Siamo consapevoli tutti – scrivono i responsabili dei due settori pastorali, don Paolo Arienti e don Antonio Facchinetti con don Luigi Donati Fogliazza – delle fatiche come dei guadagni del cammino ed anche della legittima differenza tra metodo e strumenti, nella fedeltà agli obiettivi determinati dal Vescovo. Non sfugge a nessuno come soprattutto il tempo della mistagogia chiami in causa il volto concreto delle comunità, in primis con la proposta oratoriana e le esperienze che rendono praticabile ed educativa la scelta cristiana”.

E così proseguono: “Ci sembra corretto ed utile ascoltare le esperienze, raccogliere materiali e suggestioni, comprese le criticità e i limiti, per poi mettere mano ad una utile riscrittura”. Per tale ragione sono stati fissati due incontri alle ore 21: il primo mercoledì 18 novembre al Centro di spiritualità del santuario di Caravaggio e il secondo mercoledì 25 novembre all’oratorio della Beata Vergine di Caravaggio a Cremona.

“Alla luce di questi momenti di confronto e ascolto – concludono i due responsabili – costituiremo un gruppo che più concretamente avrà il compito di elaborare proposte per la Guida”.

L’invito ai due appuntamenti è per tutti i sacerdoti e i catechisti delle parrocchie con un particolare riguardo a chi sta sperimentando il percorso o comunque lo sta progettando.

 




Azione Cattolica Ragazzi: torna la “due-giorni” di formazione per educatori

Dopo un anno di pausa di riflessione torna, rinnovata e rianimata da nuove energie, la due giorni educatori dell’Azione Cattolica Cremonese. La proposta di quest’anno si presenta con molte novità tutte da scoprire: la tematica, le metodologie e anche le facce. Infatti, oltre a tutti i fedelissimi delle due giorni, si invitano calorosamente ad aderire a questa bella iniziativa anche tutti gli educatori acr, ma anche tutti i ragazzi che sono interessati a diventarlo o che si interessano di formazione in parrocchia.

Il tema di quest’anno infatti tocca un po’ tutte le categorie di educatori ed animatori: come rendere accattivante l’offerta oratoriana per tutti i ragazzi e, in particolare, per i ragazzi delle medie, fascia d’età che da qualche anno provoca tanti grattacapi a tutti i formatori?

Il tormentone degli ultimi tempi è questo: formiamoci per formare! Cerchiamo di affrontare la sfida che i nostri ragazzi, più o meno consapevolmente, ci lanciano al meglio delle nostre capacità e prima di cimentarci con cartone, colla e fantasia, cerchiamo di fare chiarezza su cosa sia ciò di cui i ragazzi hanno bisogno oggi per tornare ad amare l’acr.

Senza la pretesa di dire tutto quello che c’è da dire sull’argomento, la due giorni di quest’anno si focalizzerà su questi due punti: su una formazione più teorica riguardo al coinvolgimento dei ragazzi, ai loro bisogni e alle loro aspettative e sulle possibili strategie da adottare concretamente in parrocchia. Entrambi i momenti saranno accompagnati da alcuni relatori, di cui non vi sveliamo identità per non rovinarvi la sorpresa… Il primo punto verrà sviluppato sotto forma di conferenza, mentre la seconda parte del programma prevedrà delle attività di gruppo, divisi per fasce d’età, secondo l’interesse del singolo educatore, ma sempre sotto occhio vigile delle nostre guide. Ovviamente non mancheranno nemmeno momenti di preghiera e di svago.

L’esperienza si realizzerà a Cascina Moreni (Via Pennelli 11, Cremona) sabato 14 novembre alle 15:30 con una due giorni educatori nuova di zecca, per un bel momento di riflessione e formazione che sia anche un’occasione per conoscere nuove persone, nuove realtà e per condividere esperienze.

Stella Cremonini Bianchi




Convegno di Firenze: Verso un umanesimo concreto e alla ricerca di nuove alleanze

È entrato nel vivo, mercoledì 11 novembre, terza giornata del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, la riflessione nei gruppi di lavoro. Cinque macrogruppi, uno per ciascuna delle cinque “vie” indicate nella Traccia (uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare), divisi ognuno in quattro sottogruppi coordinati da un moderatore, che prevedono al loro interno dieci “tavoli” ai quali si stanno già confrontando non più di dieci delegati. Un metodo “sinodale”, nuova formula adottata all’appuntamento fiorentino per consentire un autentico dialogo offrendo a tutti la possibilità di intervenire. A fornire le coordinate all’interno delle quali si svolgono i lavori sono state questa mattina, dopo l’anteprima di ieri sera con il dibattito “Come la penso io sulle cinque vie”, le due relazioni del sociologo Mauro Magatti (Università Cattolica di Milano) e del teologo Giuseppe Lorizio (Pontificia Università Lateranense).

Chiesa povera e di popolo. Per Mauro Magatti, alla luce delle sollecitazioni di Papa Francesco nell’“Evangelii Gaudium” e nella “Laudato si’”, occorre “un nuovo umanesimo della concretezza” e la Chiesa deve essere in prima linea, nella consapevolezza che “tutto è connesso” e che occorre “rimanere attaccati alla realtà particolare senza perdere la prospettiva dell’universale”.

In Italia non si parte da zero: espressioni di concretezza come “il volontariato, le cento città, l’artigianato, l’arte, la cura e la carità, le tante forme di sussidiarietà ed economia civile, la famiglia” possono aiutare il Paese ad “uscire dalla sua crisi di identità” e costituire un antidoto “contro gli esiti del trans-umano e del disumano” e contro la cultura dello scarto. Il metodo indicato dal sociologo alla comunità ecclesiale è “quello dell’ex-odos (un esodo, un uscire) e del syn-odos (un sinodo, un camminare insieme)”. La Chiesa deve essere “ardente, coraggiosa, povera”, “di popolo, in cammino e vicina al popolo”. Se, come “rete sinodale”, radicata “in tutto il Paese, ci facessimo convertire” dai due “movimenti dell’uscire” e “del trasfigurare, l’annuncio tornerebbe a essere ascoltato, la fede a radicarsi nella carne del Paese, l’intera società italiana a mettersi in cammino”. “L’umanesimo della concretezza – ha concluso Magatti – suggerisce di cercare le soluzioni nella tessitura di nuove alleanze” rimettendo insieme “l’educazione con il lavoro, la famiglia con l’ospitalità, l’efficienza con il senso”.

La relazione di Mauro Magatti

Di “nuova alleanza” da costituire attraverso “alleanze” da “riconciliare e custodire”, ha parlato Giuseppe Lorizio. Anzitutto tra uomo e natura, leit-motiv dell’enciclica “Laudato si’, che chiama alla cura del creato e, al tempo stesso, a “ritrovare le radici umanistiche del progresso tecnico e tecnologico”, ma anche tra uomo e donna, tra generazioni, fra popoli, tra religioni, quest’ultima anche come antidoto ai fondamentalismi. Per Lorizio è, inoltre, urgente ricostituire l’alleanza cittadino-istituzioni, spesso infranta a causa di “sospetti e diffidenze”, una perdita di fiducia che talvolta investe “anche l’istituzione ecclesiale” e chiede “la conversione di quelle ‘strutture di peccato’”. Quanto alla “alleanza Cristo-Chiesa”, la più importante, è “drammatico” il dover riconoscere “le infedeltà” dei membri di quest’ultima, autentiche “contro-testimonianze”.

Dal teologo il monito a non “abbandonare il sogno di una Chiesa libera e povera” e l’invito a educarsi al metodo della sinodalità che non si improvvisa ma “si impara facendo insieme”.

La relazione di Giuseppe Lorizio

Cinque clip. Ad imprimere l’input concreto ai lavori dei gruppi è stato il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, intervenuto a sorpresa dopo le due relazioni, illustrando cinque “clip” di Tv2000 per “lasciare fuori i cahiers de doléances”. “Le cinque vie di Firenze – ha spiegato – sono presentate in maniera provocatoria: si dice cosa non bisogna fare per uscire veramente, per annunciare in maniera efficace, per abitare, per educare, per trasfigurare. Tutto il negativo sta già lì: nei gruppi bisogna andare oltre, indicare percorsi, strade, obiettivi concreti, veri, belli”.
Le cinque “clip” presentano immagini che partono da vissuti concreti della gente, raggruppandole in due categorie sottolineate dalla voce narrante e accompagnate dalla dicitura “Voce del verbo” che può trasformarsi in positivo, con un significativo scambio di maiuscole, in “voce del Verbo”.

La prima giornata del Convegno con la prolusione di mons. Nosiglia (9 novembre)

La seconda giornata del Convegno con gli interventi del Santo Padre




Messa per i cento anni di vita di mons. Cavalleri. Il Vescovo: “Ha sempre operato per gli altri!”. Il festeggiato: “Mi preparo per l’eternità”

Nel pomeriggio di domenica 8 novembre in occasione dei 100 anni di don Mario Cavalleri, il vescovo Dante Lafranconi ha presieduto una Santa Messa di ringraziamento presso la Cappella della Casa di Cura “Ancelle della Carità” di Cremona insieme al festeggiato, a una ventina di sacerdoti e a un’assemblea di fedeli e amici, tra cui molti africani e diversi membri del cammino neocatecumenale. Una celebrazione calorosa e piena di affetto verso don Mario, allietata da canti gospel e seguita dall’immancabile taglio della torta.

Oltre a mons. Lafranconi erano presenti il vicario generale, mons. Mario Marchesi, il presidente del capitolo mons. Giuseppe Perotti, alcuni canonici, il delegato episcopale per la pastorale don Irvano Maglia e diversi preti che vivono con don Mario a Villa Flaminia, la casa del clero di via Miradori.

Il Presule nell’omelia si è soffermato sulla figura delle due vedove protagoniste della prima lettura e del Vangelo. L’immagine della vedova richiama la persona fragile, esposta alla povertà, alla non considerazione perché senza sostegno del marito e quindi facilmente manipolabile.

«Queste due donne ci propongono due riflessioni – ha affermato il Vescovo –. La prima è che Dio comunque ha a cuore queste persone, ha cura anche miracolosamente del povero dell’indifeso, del piccolo. Per questo Gesù ci dice ripetutamente nel Vangelo “siate piccoli, convertitevi, prendete la condizione del discepolo che si sente umile, che ha come suo appoggio vero su cui conta l’appoggio di Dio e non altri”».

Mons. Lafranconi accennando al compleanno di don Mario ha affermato che quest’ultimo «in cento anni  di vita può dare un’infinità di testimonianze per dire che Dio si è sempre preso cura di lui».

La seconda considerazione riguarda la fede delle due vedove:  esse sono così convinte che Dio ha a cuore la loro esistenza che non si preoccupano più di tanto della loro esistenza, ma donano con gioia. «Anche qui – ha proseguito – è bello pensare quanto don Mario ha distribuito nella sua vita, non solo gli spiccioli, ma anche tanto interessamento per il più povero, per chi veniva da terre lontane, per gli immigrati. Ha dato tanto per far crescere nella fede le persone che cercavano una solidità più consistente della loro vita cristiana. Ha dato tanto nelle forme che all’esterno non sono conoscibili, ma che lui facendole passare nella sua mente le riconosce bene: non per farne un vanto davanti a Dio ma per avere un motivo ancora in più per lodarlo e ringraziarlo. Perché tutto quello che noi possiamo fare in ordine alla Salvezza eterna è quello che Dio mette nelle nostre mani: noi siamo coloro che fanno passare da Dio agli uomini qualcosa che non è nostro: se anche volte può sembrare poco, leggero come due monete è infinitamente prezioso perché tocca la vita eterna».

Nel terminare l’omelia mons. Lafranconi ha quindi affermato che «in questo giorno mi sembra bello riaffermare che Dio è sempre provvidenza per noi. Egli, inoltre, ci invita ad essere aperti, generosi accoglienti nei confronti degli altri. Auguriamo a don Mario che la memoria del suo quaderno di vita fatto di tante pagine susciti dentro di lui questa gioiosa e fiduciosa consapevolezza: Dio ha a cuore la sua vita e ha voluto servirsi di lui non per dare due semplici monete ma per dare il dono della vita eterna. E con questo auguriamo a don Mario tutto il tempo di vita che Dio vorrà. Noi non sappiamo la prospettiva di Dio, sappiamo però che ogni giorno è un giorno prezioso segnato dall’Amore di Dio per noi e segnato dalla nostra risposta nel gustare noi e nel far passare anche agli altri ciò che Dio ha messo nelle nostre mani».

Al termine dell’omelia del Vescovo, don Mario ha espresso alcune sue riflessioni per la lieta occasione «mi domando: diventare troppo vecchi è un bene o è un male? Può essere un bene se mi rimane un po’ dell’intelletto e sempre in grazia di Dio se posso dare qualche buon esempio, se posso dare qualche buona parola».

Don Cavalleri non ha nascosto di aver sofferto molto nella sua lunga esistenza: «Sono stato afflitto da una malattia capricciosa, la depressione. Anche oggi ho combatutto per stare a galla. Mons. Vescovo non ha fatto come qualcun altro che ha espresso dei giudizi superficiali…».

Al termine del suo breve ma vivace ed emozionato intervento ha riflettuto «adesso che son arrivato a cent’anni devo pensare che son già vicinissimo all’eternità, e chiedo che mi si aiuti con le preghiere. Ringrazio di tutti questi auguri che ho ricevuto, però saranno validi se li convogliamo in questa carità di poter portare avanti questo povero prete davanti al Signore».

La festa è stata allietata anche da un telegramma di auguri di Papa Francesco a firma del Segretario di Stato vaticano Parolin, letto dal vicario generale mons. Mario Marchesi.

Matteo Lodigiani

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Biografia di don Cavalleri
Don Mario entrò giovanissimo nel Seminario di Cremona mentre risiedeva a Castelnuovo del Zappa nella cui parrocchia si impegnò da subito come ministranti sotto la guida di Angelo Dondeo, fratello del Vescovo Virginio.

Il 18 maggio 1940, al mattino presto alla presenza di pochissime persone, l’ordinazione sacerdotale per le mani del grande arcivescovo Cazzani – del quale è stato avviato il processo di beatificazione -. Dopo il rito il presule diede subito a tutti la destinazione: per don Mario si aprivano le porte della comunità di Sesto Cremonese guidata da don Achille Carpi,  “uomo intelligente e riservato” con il quale il novello sacerdote passò nove anni.

Nel 1949 il trasferimento a Rivolta d’Adda dove era parroco mons. Stefano Renzi “anziano ma ben presente”. Don Mario, nato in campagna, cominciò a trovarsi a suo agio frequentando le tante cascine della borgata. Una grave malattia costrinse il giovane prete  a un ricovero presso l’ospedale  Fatebenefratelli dei Pilastroni di Brescia. Dopo quattro mesi di cura don Cavelleri fu dimesso, ma non tornò a Rivolta, bensì fu dirottato al ricovero di Castelverde dove c’era un piccolo reparto per sacerdoti. Durante il lungo periodo di convalescenza il sacerdote fu chiamato in Curia come dattilografo. In seguito fu nominato vicario della Cattedrale con parroco mons. Carlo Boccazzi e  mansionario del Capitolo, compito che attese con diligenza per cinquant’anni fino a quando nel 2006 il vescovo Lafranconi lo nominò canonico effettivo.

Ma don Mario resta famoso a Cremona per la sua Casetta, un’esperienza di carità e di accoglienza durata circa trent’anni prima presso la casa vicariale della Cattedrale e poi in via Patecchio. Le porte della Casetta sono state aperte a centinaia di persone: poveri della città, etilisti, drogati e negli ultimi anni immigrati in cerca di un futuro migliore. Per tutti don Mario è stato un padre amorevole.

La sconfinata carità di don Cavalleri è giunta anche in Africa: nei suoi venti viaggi nel Continente Nero il sacerdote cremonese ha portato a termine tanti progetti soprattutto a Socrogbo in Costa d’Avorio. In quello sperduto villaggio, grazie alla generosità di tanti cremonesi, sono stati costruiti la chiesa, il campo da calcio, l’ambulatorio e un reparto di maternità.

Don Mario, inoltre, è un ottimo poeta e una valido musicista, ha anche scritto una messa in italiano ad una voce.

In cento anni mons. Cavalleri ha attraversato tante epoche della storia sociale ed ecclesiale, rimanendo sempre un curioso e meravigliato amante della Vita.