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Al Museo Diocesano percorso quaresimale riservato al mondo universitario

Prosegue “La via della Croce”, proposta quaresimale pensata per il mondo universitario dall’Ufficio diocesano per la Pastorale universitaria, diretto da don Maurizio Compiani, in sinergia con la sede cremonese dell’Università Cattolica del S. Cuore e il Museo Diocesano di Cremona, che ogni mercoledì fa scoprire i propri tesosi apre le porte per una visita guidata. Una iniziativa che ha riscosso un buon successo.

«Ogni mercoledì ci sono stati piccoli gruppi che sono venuti al museo e che hanno potuto gustare in tranquillità le opere esposte – racconta don Maurizio Compiani, incaricato per la Pastorale universitaria della Diocesi di Cremona –. È stato una sorta di percorso che conduce verso la Pasqua e ci sarà modo, proprio dopo Pasqua, di riflettere e cominciare ad abbozzare qualcosa per il prossimo anno».

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Ultimo giorno di visite sarà il 30 marzo, previa iscrizioni sul form dedicato diocesidicremona.it/adcrucem.

A chiudere il percorso quaresimale, iniziato con la lectio magistrale dell’arcivescovo Mario Delpini, sarà la meditazione “Elevatio Crucis. Contemplando il mistero della Croce” tenuta proprio dal biblista don Maurizio Compiani e che introdurrà alla Settimana Santa. L’appuntamento è in programma mercoledì 6 aprile, alle 21, nella chiesa di S. Luca a Cremona: ingresso aperto a tutti senza necessità di prenotazione.

 

L’arcivescovo Delpini all’università Cattolica: «Scientia Crucis, abbracciare il mistero della Croce entro il sapere contemporaneo»




L’incontro con le comunità di San Felice e San Savino ha concluso la visita pastorale nella città di Cremona

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Si è aperta con un ringraziamento, da parte di monsignor Antonio Napolioni, la Messa che ha chiuso ufficialmente la visita pastorale nelle parrocchie di San Felice martire e San Savino vescovo in Cremona e con loro all’intera città di Cremona. Nella mattinata di domenica 20 marzo, infatti, il vescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica – concelebrata dal parroco, don Gianluca Gaiardi – al termine di una tre giorni «in cui abbiamo potuto conoscerci, dialogare e pregare insieme, confrontandoci a partire dalle belle e profonde domande che sono emerse da questa comunità».

Domande che sono state poste al centro della riflessione domenicale di Napolioni, perché «ciò che sta accadendo nel mondo naturalmente ci interroga. È accaduto persino a Gesù, ce lo dice il Vangelo, di essere al centro di interrogativi profondi. Ad essi, però, egli risponde eliminando l’idea che ciò che accade preveda sempre una colpa. Sappiamo anche noi che, talvolta, il male è inspiegabile».

Non è mancato un riferimento all’esperienza della pandemia che, come in molte altre parrocchie, oltre ad aver provocato dolore e sofferenza, ha interrotto numerosi percorsi ed attività anche nelle comunità di San Felice e San Savino. «In questo senso – ha commentato don Gaiardi – è stato bello poter condividere con il vescovo anche la nostra umanità, che purtroppo è fatta anche di fatica, oltre che di gioia ed entusiasmo».

Ed è stata proprio la speranza ad animare la conclusione dell’omelia di Napolioni, una fiducia nel domani «radicata nella consapevolezza che Dio è presente nella storia, si manifesta nelle nostre relazioni umane, semina nei nostri cuori, anche quelli malati e sofferenti, la vita che viene dal Risorto. Ecco il fuoco che anima la nostra fede: la fiamma inesauribile dell’amore di Dio».

Una sottolineatura particolare, quella sulla carità, che il vescovo ha effettuato alla luce della presenza di numerose realtà caritative all’interno della parrocchia. Oltre alla visita all’associazione “La Zolla” e alla comunità gestita dalla cooperativa Varietà, entrambe attive nel mondo della cura per persone fragili, monsignor Napolioni ha infatti incontrato i gruppi Caritas e Credo, presenti da molti anni sul territorio e particolarmente impegnati nel sostegno ai più bisognosi.

Il vescovo ha poi riservato un ultimo pensiero ai più giovani e alle famiglie, a cui è stato riservato un momento particolare nel pomeriggio di sabato 19 marzo. «Trascorrendo con voi questi pochi giorni – ha raccontato monsignor Napolioni – ho potuto osservare quanta buona legna da ardere ci sia in questa comunità, legna capace di partecipare e alimentare questo fuoco che è più forte di ogni paura, guerra e preoccupazione». E ai ragazzi ha rivolto l’invito a «crescere nella comunità, cercando di tenere accesa questa fiamma».

Prima della benedizione conclusiva, don Gianluca Gaiardi ha ringraziato il vescovo a nome dell’intera comunità, ribadendo «quanto sia stata preziosa e significativa la sua presenza, anche e soprattutto per le persone che, nelle mattinate di venerdì e sabato, sono stati visitate nelle loro case, in un clima semplice e familiare, ma profondamente vero e autentico». Le parrocchie di San Felice e San Savino hanno poi omaggiato monsignor Napolioni con un semplice dono, un grembiule, «segno della dimensione caritativa e di servizio che sperimentiamo nella nostra comunità e che abbiamo condiviso insieme a lei».

 




A Cavatigozzi una visita pastorale che guarda al futuro

«Il Signore ci chiama a scoprire i fratelli e le sorelle con uno sguardo nuovo e, con loro, a salire sul monte». Queste le parole di monsignor Antonio Napolioni alla comunità di Santa Maria Maddalena in Cavatigozzi, che il vescovo ha incontrato nei giorni di venerdì 11, sabato 12 e domenica 13 marzo.

La parrocchia affidata a don Franco Vitali, purtroppo assente perché in quarantena, ha infatti accolto Napolioni in una tre giorni ricca di incontri, in un clima estremamente familiare, che si è conclusa con la celebrazione della Messa nella mattinata di domenica 13.

«In un periodo di fatiche, di dolore per la guerra e la pandemia – ha esordito il vescovo nella sua omelia – la Parola di oggi ci incoraggia. La croce non è la fine di tutto, bensì il ponte su cui camminare per passare dalla morte alla vita. In questa seconda domenica di Quaresima ne abbiamo avuto una testimonianza».

Parole di incoraggiamento per il futuro, dunque, da parte di monsignor Napolioni. Un futuro che ha il volto delle numerose famiglie, dei bambini e dei ragazzi, che durante la visita pastorale hanno condiviso con il vescovo semplici momenti di preghiera e confronto.

Il “Giorno dell’Ascolto”, nella serata di giovedì 10, ha anticipato l’inizio della visita, aprendola nel segno della Parola. E proprio Napolioni ne ha ribadito la necessità anche durante la celebrazione domenicale, sottolineando come «solo nel riunirsi in ascolto del Vangelo una parrocchia può ritrovare la capacità di guardare avanti e seguire il Signore vivente. È Lui che, mettendosi in dialogo con noi, plasma la comunità e, attraverso di essa, anche ciascuno di noi».

Nei momenti condivisi con i più giovani, invece, ha prevalso lo stupore, la meraviglia per la presenza di un «padre in visita alla propria famiglia, perché – come ricordato dal parroco in una lettera condivisa con la parrocchia attraverso la voce del seminarista Andrea Bani – per tutti noi, ma specialmente i più piccoli, la figura del vescovo è un punto di riferimento, apparentemente lontano, che però condivide con noi parte di un cammino».

Al termine della propria omelia, e, più in generale, della visita, monsignor Napolioni ha voluto affidare un compito alla comunità di Santa Maria Maddalena: «Aiutiamoci a far sì che la domenica di oggi non serva a trovare un momento di pace tra le fatiche quotidiane, ma a ricordarci che il Signore ci è vicino, è con noi e ci dona forza e speranza».

Forza e speranza testimoniate non solo dai più giovani, ma anche dalla presenza di un consistente gruppo di anziani, attivi nell’ambito della carità, che il vescovo ha incontrato durante la sua visita, e ai quali si è riferito invitando ciascuno a vivere incarnando la disponibilità a «sostenere, accogliere e amare tutti i fratelli e le sorelle che abbiamo al nostro fianco».

La visita pastorale alla parrocchia di Santa Maria Maddalena in Cavatigozzi si è dunque chiusa nel segno della gratitudine, rinnovata dal messaggio lasciato da don Franco Vitali. «Abbiamo accolto con gioia l’arrivo del vescovo – ha concluso il parroco – preparando con cura ogni dettaglio. Ora ci impegneremo a continuare nel nostro percorso per essere sempre più una famiglia di famiglie in cammino».




Preghiera per la pace con il Vescovo. Le donne ucraine in Cattedrale: «I nostri cari sotto le bombe; nella fede l’unico conforto»

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Una preghiera per la pace colma di speranza anche se segnata dalla preoccupazione e dal dolore di quanto sta avvenendo in Ucraina. Un’invocazione, quella del Rosario di venerdì sera in Cattedrale, davanti ad «una storia della salvezza tradita e insanguinata dalla smania di potere, dall’odio fratricida, dai nazionalismi e persino dalla divisione tra i cristiani», come ha spiegato il vescovo Antonio Napolioni rivolgendosi ai presenti e a tutti coloro che si sono collegati ai canali web e social della diocesi. «Non la paura ma la speranza, unita a una sacrosanta indignazione – ha continuato Napolioni – muovono alla preghiera per la pace, per la giustizia, per il rispetto dei popoli e perché la Genesi che ci vede protagonisti di una nuova fraternità nel mondo non si arresti».

Con la recita dei misteri dolorosi ieri la Chiesa cremonese ha infatti risposto all’appello di Papa Francesco secondo cui «Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno», in piena sintonia con tutte le chiese italiane, invitate dalla Cei ad unirsi in una preghiera corale che vorrà farsi digiuno il prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri.

La Cattedrale ha pregato all’unisono, in maniera composta, sobria, inframmezzando ai misteri l’ascolto di brani evangelici e di scritti e parole del Papa. Una meditazione ed una invocazione che ha unito i fedeli in una voce sola, perché «il contagio benefico dell’ascolto profondo della Verità – come ha spiegato monsignor Napolioni – orienti verso scelte di dialogo e di pace». Nessuna illusione, perché «Dio non si sostituirà alla libertà dell’uomo», ma la certezza che la fede non resterà inascoltata.

Tra i presenti, fedeli laici delle parrocchie cittadine, sacerdoti, religiosi e numerosi rappresentanti di associazioni e delle istituzioni, che hanno preso parte in forma privata al momento di preghiera comunitaria. Fianco a fianco, cremonesi ed ucraini. Perché in Cattedrale c’erano anche loro, quelle presenze discrete di donne che abitano tante case dei cremonesi aiutando gli anziani. Donne che hanno pregato con le lacrime agli occhi raccontando, al termine del rosario, a chi avevano accanto, dei loro cari. «Mia figlia – ci ha detto Maria – sta per partorire nella nostra terra, con la paura di un bombardamento. Non vuole andare via. Con il marito vuole difendere la nostra terra. Le nuove generazioni vogliono restare nella loro patria». Nel cuore hanno le parole, i racconti di nipoti e genitori, con i quali sono ancora in comunicazione, ma temono il peggio. «La nostra unica salvezza – ripete Maria, con le connazionali Alina e Olga – è solo Dio che può sconfiggere chi ha intenti diabolici».

Condividono con la chiesa cremonese l’invocazione alla pace, gli occhi però rivelano l’angoscia di queste ore, ferite che non si rimargineranno con facilità. Sulle spalle hanno storie di fatica e lavoro, la conquista, trent’anni fa, di una libertà che ora vedono calpestata. «Unico conforto è la fede», ripetono con convinzione, e la vicinanza di una Chiesa che le ha accolte come sorelle e che promette di non lasciarle sole, di stare accanto a loro, alle loro famiglie e al loro popolo con la preghiera, e con gesti concreti di solidarietà e fratellanza.

 




Anche gli Uffici di Curia in cammino sinodale

Nel segno della corresponsabilità, dell’ascolto, della propositività i responsabili degli uffici pastorali della Curia diocesana e i coordinatori d’Area della Diocesi si sono ritrovati nel pomeriggio di lunedì 17 gennaio presso il Centro pastorale diocesano per un momento di confronto con il vescovo Antonio Napolioni, alla presenza anche anche del vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni.

Scopo dell’incontro, il primo dell’anno, come ha precisato don Maccagni in apertura, è stato quello di fare emergere nodi, prospettive, modalità efficaci e nuove per camminare insieme: spazio dunque al dialogo, in un clima di fraterna schiettezza.

Dopo avere ringraziato il Signore, esprimendo e condividendo «gratitudine e stupore per l‘iniziativa gratuita con cui il Signore guida la sua Chiesa», il Vescovo ha invitato a individuare con attenzione e in profondità con quali criteri i vari Uffici di Curia leggono e vivono la sinodalità, interrogandosi anche sull’orizzonte teologico, spirituale e culturale da cui essi sono guidati. E, inoltre, «quali i “perché”, le risorse nascoste, i doni non ancora espressi, non ancora, condivisi, non ancora realizzati». Ecco che l’incontro si è posto come un vero e proprio “laboratorio di discernimento”.

Ci si è quindi aperti all’ascolto dell’esperienza di tutti, incentrato sulla domanda fondamentale proposta dal Sinodo universale: «Come si realizza  oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale, quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?».

Numerosi, ricchi di analisi e suggestioni, segnati dal desiderio di un fedele e fecondo servizio alla Chiesa, i vari interventi hanno preso spunto dallo specifico sentire di ognuno, fondato su quanto vissuto “sul campo” e sempre in un’ottica di confronto costruttivo e rispettoso. In particolare, ci si è soffermati sulla necessità di “incontrarsi” per la condivisione di punti di vista e prospettive, sulla ricerca dei linguaggi e delle modalità più consone all’annuncio e alla testimonianza che la Chiesa è chiamata a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo, sull’ascolto che non può che interessare tutte le dimensioni e le prospettive del mondo contemporaneo, evitando anacronistiche, sterili e controproducenti nostalgie, sul passaggio dall’ascolto a una relazione che faccia scoprire il volto vero e bello di una Chiesa vicina.

È decisivo, in tutto questo, come ha richiamato il vescovo Napolioni, riconoscere la verità delle persone, con la visione di Chiesa che ciascuna di esse incarna, con la propria ricchezza di storia, di esperienze, di attese. In questo «il pastore non è il leader carismatico, ma colui che, in spirito sinodale, fa emergere le diversità e le ricchezze che anche tali diversità racchiudono, e le guida e le accompagna, in quella complessità dinamica che è presente in ogni organismo vivente».

Necessario e certamente fecondo, allora, sarà un accostamento e un approfondimento di quella profonda e ricca miniera che è rappresentata dal magistero di Papa Francesco: un accostamento e un approfondimento che siano scevri delle troppe semplificazioni che troppo spesso gli sono riservate: un magistero che, invece, non può che costituire un orizzonte sicuro a cui guardare, in quel cammino che la Chiesa tutta è chiamata a sperimentare con fiducia e con coraggio. Perché essa sia, sempre, luce delle genti.

L’incontro si è concluso con l’impegno di una prossima occasione più distesa nel tempo nei prossimi mesi,  per continuare la condivisione in vista anche di uno stile nuovo che dovrà vederci tutti più desiderosi di accompagnare insieme il cammino diocesano.




“Il mio presepe 2021”, pubblicate sui social le foto del contest. Vota con un “like” la tua preferita

Sono state pubblicate sulla pagina Facebook della diocesi di Cremona le fotografie inviate dai gruppi, famiglie e singoli da tutte le zone della diocesi per partecipare al contest fotografico “Il mio presepe” che in questo 2021 giunge alla sua quarta edizione.

Tanti gli scatti inviati da famiglie, parrocchie, gruppi e scuole che hanno condiviso il proprio modo di rappresentare la Natività in questo anno in cui ha acquisito un significato particolare la possibilità di condividere anche attraverso i canali digitali un piccolo segno della propria quotidianità in questi giorni di festa.

Si apre dunque adesso la fase delle votazioni: è possibile votare fino alle ore 11 di lunedì 3 gennaio 2022 il proprio (o i propri) presepe preferito mettendo like all’immagine e invitando gli amici a farlo condividendola sul proprio profilo.

Quest’anno è possibile votare i presepi delle due categorie:

GRUPPI (clicca QUI)

FAMIGLIE (clicca QUI)

I presepi vincitori – quelli cioè che avranno ottenuto più mi piace sulla pagina Facebook della Diocesi di Cremona (uno per la categoria FAMIGLIA e uno per la categoria GRUPPO) – saranno pubblicati su diocesidicremona.it e saranno protagonisti della puntata del Giorno del Signore in onda 9 e 10 gennaio

Il regolamento




Avvento di fraternità per Salvador de Bahia: “Dai il meglio di te a tuo fratello”

In occasione dell’inizio dell’Avvento, la diocesi di Cremona ha deciso, come ogni anno, di promuovere l’iniziativa di solidarietà “Avvento di fraternità”, dedicata alla carità e al sostegno economico di comunità in difficoltà nel resto del mondo e in qualche modo legate alla Chiesa cremonese. Mai come quest’anno la scelta della realtà da sostenere è risultata essere piuttosto scontata: destinataria del progetto è, infatti, la parrocchia di Gesù Cristo Risorto a Salvador de Bahia, in Brasile.

Una comunità che per dieci anni è stata guidata dal sacerdote “fidei donum” cremonese don Emanuele Bellani e con la quale il rapporto si è negli anni consolidato, anche grazie alla presenza di numerosi volontari che, coordinati dall’Ufficio missionario della diocesi di Cremona, hanno vissuto esperienze di volontariato e servizio. Don Bellani, rientrato da alcune settimane in Italia, ha lasciato il testimone a un altro sacerdote cremonese, don Davide Ferretti, che dopo averlo affiancato per un anno è diventato parroco della parrocchia brasiliana. Ha preso così forma il “progetto Bahia” che si è ulteriormente consolidato anche grazie alla decisione di due laici cremonesi di svolgere un anno di servizio a Salvador de Bahia come missionari “fidei donum”. A metà ottobre è volta Oltreoceano Gloria Manfredini, della parrocchia di Sant’Ilario in Cremona, cui nelle prossime settimane si affiancherà anche Marco Allegri, giovane della parrocchia di Sant’Agostino in Cremona.

La vicinanza e il sostegno della Chiesa cremonese alla comunità di Gesù Cristo Risorto, non nuova anche grazie a iniziative di solidarietà promosse da diverse parrocchie della diocesi, oltre che per il legame di amicizia con i missionari in servizio in Brasile, trova ora una nuova spinta grazie all’Avvento di fraternità.

«Tutto si riduce a questo: dai il meglio di te a tuo fratello» è lo slogan scelto per l’iniziativa si solidarietà, citando santa Irma Dulce, religiosa ricordata a Salvador per le sue opere di carità e di assistenza ai poveri e ai bisognosi tanto da essere soprannominata l’Angelo buono di Bahia, che papa Francesco ha canonizzato il 13 ottobre 2019, facendone per tutti la santa Dulce dei poveri.

La generosità dei cremonesi servirà nel concreto per sostenere tre micro-progetti portati avanti della parrocchia di Gesù Cristo Risorto: la “cesta basica”, il laboratorio di danza e la copertura per il campetto da calcio.

Locandina da stampare                Locandina web

 

Come contribuire

Sono diverse le modalità con cui sostenere, attraverso l’iniziativa dell’Avvento di fraternità, i tre progetti della parrocchia brasiliana di Salvador de Bahia. Anzitutto nelle diverse parrocchie delle diocesi, rivolgendosi al proprio parroco o aderendo alle specifiche iniziative che potranno essere promosse a livello locale. Donazioni possono essere effettuate anche con un bonifico bancario sul conto intestato alla Diocesi di Cremona (iban IT28X0845411403000000080371) indicando come causale «Avvento di fraternità 2021». Le offerte, inoltre, possono anche essere consegnate personalmente presso gli uffici della Curia vescovile, in piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria 5, a Cremona.

 

I progetti da sostenere nell’Avvento

La cesta basica è il corrispettivo dei pacchi alimentari che anche in Italia parrocchie e associazioni di volontariato garantiscono alle famiglie più bisognose. Si tratta di una vera e propria cesta riempita di generi alimentari di prima necessità che possono aiutare la famiglia per un mese. «La cesta basica – precisa al riguardo don Davide Ferretti – è una cesta con alimenti di prima necessità, in particolare a lunga conservazione, che vengono donati alle persone e alle famiglie in difficoltà. Sono gli alimenti di cui più c’è bisogno: come riso, pasta, fagioli, olio o zucchero». A garantire la distribuzione delle ceste è un gruppo di volontari delle parrocchia. «In alcuni casi – spiega ancora don Ferretti – sono le persone che ne hanno bisogno a venire in parrocchia a ritirarle. In altri, invece, siamo noi ad andare nelle loro case. Questo ci permette di incontrarli nelle loro case e capire più da vicino i loro bisogni, che spesso non sono solo di tipo alimentare». In questo periodo le richieste sono in aumento. «Paradossalmente – evidenzia il sacerdote – durante la pandemia i bisogni erano di meno, perché si poteva contare sul sostegno dello Stato proprio per il periodo di emergenza. Ora, nel momento della ripresa, si trovano senza questo aiuto e sono in maggiore difficoltà».

Gli altri due progetti sono rivolti all’educazione delle giovani generazioni attraverso iniziative di animazione. In questa ottica anche la copertura del campetto da calcio risulta essere un’opera necessaria. Le condizioni atmosferiche in Brasile sono assai differenti dall’Italia. Quest’anno il mese di novembre è stato particolarmente piovoso e l’estate che è alle porte si preannuncia già molto calda. In queste mattine la temperatura alla 7 supera già i 30 gradi. Per questo gli allenamenti di calcio si svolgono il sabato al mattino presto, sino alle 11.30. Senza copertura il pomeriggio è impensabile qualsiasi attività sportiva, così come dopo le 18 quando c’è troppo buio. In questo senso una copertura, dotata anche di illuminazione potrebbe risultare molto utile. Così come a proseguire le attività anche dopo le piogge, che a Salvador sono frequenti e rendono per giorni inagibile il campetto.

Il calcio è molto sentito dai bambini e dai ragazzi di Bahia, che non si ritrovano solo per divertirsi, ma formano vere e proprie squadre che partecipano a varie competizioni. «Tutto questo aiuta i ragazzi a vivere una socializzazione – continua don Davide –. Loro sono abituati e desiderosi di incontrarsi, cosa che normalmente fanno per strada. Ecco allora l’importanza di una squadra di calcio, con un allenatore che è anche educatore e aiuta al rispetto delle regole, cosa molto importante in questo contesto».

La copertura del campetto porterebbe praticamente alla creazione di una palestra, che potrebbe essere utilizzata anche per il laboratorio di danza, che oggi conta 120 bambine iscritte, dai 6 ai 17 anni: numeri ridotti rispetto al passato per poter garantire il distanziamento. Nel laboratorio di danza, così come nel calcio, le bambine fanno squadra, usano una divisa, condividono lo stesso atteggiamento e partecipano alle competizioni e alle feste.




La commozione del Vescovo al cimitero nel ricordo «delle bare che non abbiamo potuto toccare»

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Nel pomeriggio di martedì 2 novembre le parrocchie della città di Cremona si sono ritrovare presso il civico cimitero per la consueta preghiera in suffragio dei defunti presieduta dal vescovo. Accanto a monsignor Antonio Napolioni il vescovo emerito Dante Lafranconi e il vicario zonale don Pietro Samarini con gli altri sacerdoti della città. Un momento particolarmente sentito in città e che ha visto la presenza del sindaco Gianluca Galimberti insieme alle autorità cittadine.

Presenze che testimoniano – ha sottolineato monsignor Napolioni – «la comunione delle parrocchie di città in questo luogo che a tutti appartiene». Il Vescovo ha quindi rivolto un sentito ringraziamento ai presenti e un particolare pensiero di vicinanza a chi ha seguito la preghiera da casa per l’impossibilità di recarsi al camposanto.

A guidare la riflessione è stata la pagina del Vangelo di Luca, che narra la risurrezione del figlio della vedova di Nain. Il Vescovo ha invitato a chiedere al Signore «che aumenti la nostra fede in lui morto, sepolto e risorto per la salvezza del mondo». E ha proseguito «Il Signore ci dia la certezza che anche i corpi mortali si risveglieranno e saranno associati a lui nel trionfo sulla morte».

La vicenda di Naim è storia di riconciliazione della città attorno alla figura di una madre che ha perso suo figlio, ed è il racconto di gesti d’amore compiuti da Gesù, che coglie nell’imprevista richiesta della donna la possibilità di manifestare la «potenza della sua compassione». «Gesù non era preso tanto dalle sue cose da non accettare un imprevisto – ha riflettuto il Vescovo -. Quell’imprevisto rivelerà la potenza della sua compassione, che si manifesterà con il suo avvicinarsi e toccare la bara».

E ha proseguito: «Non posso non pensare alle bare che un anno fa non abbiamo potuto toccare». E visibilmente commosso ha aggiunto «Non ho potuto baciare alcuni di quei miei preti e mi fa ancora male. Gesù ci insegna a riscoprire quei gesti di prossimità, ci insegna a non cancellare la memoria, ad abitare il dolore, a toccare la bara. Ci insegna a non cancellare in fretta le tracce, anche se ci fanno male».

E concludendo ha esortato la Chiesa, i cristiani e tutti «a continuare a toccare la morte affinché non ci faccia paura, ma la rispettiamo come momento riassuntivo di un’esistenza. Perché anche oggi – ha detto abbiamo bisogno di avere questo senso profondo delle cose, non la spavalderia di chi si gloria di se stesso ma il noi filiale di chi sa che il Padre ha cura dei suoi figli nella vita e nella morte. Questa è la certezza di fede con cui preghiamo per i nostri cari, camminiamo dietro di loro a testa alta, grati per ogni giorno della vita, pronti a riconsegnarla per vivere in eterno nella comunione dei santi».

 




Defunti, il Vescovo in Cattedrale: «Attesi a un banchetto che ci coinvolge tutti»

«Le memorie dei nostri defunti si fondano e diventano comunitarie, ecclesiali. Queste memorie diventano Eucaristia, memoriale della morte e della risurrezione del Signore e ci forniscono la possibilità di credere e di sperare al di là del dolore, trasfigurando le nostre ferite aperte e le nostre prove». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa presieduta nel pomeriggio di martedì 2 novembre in Cattedrale nella commemorazione dei fedeli defunti.

Durante la celebrazione, concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, monsignor Napolioni si è soffermato in particolare nella pagina in cui l’evangelista Matteo narra la separazione dei salvati dai dannati per le opere compiute in vita. Chiara l’immagine del banchetto, preparato «coinvolgendo tutti noi nei preparativi, sia i morti che chi è ancora vivo. Perché anche i santi partecipano dell’opera salvifica che si attualizza attraverso la loro intercessione e la sollecitudine dei santi patroni». E che può essere pregustato attraverso il banchetto sacramentale, che è l’Eucaristia.

«Ecco dunque come possiamo prepararci nel banchetto celeste – ha evidenziato il Vescovo -. Entrando nella logica di cura reciproca, affinché nessuno manchi alla festa. Aiutando a sorridere, rigenerando la benevolenza, e compiendo opere di misericordia temporali e spirituali». Perché nel lasciarci toccare dalla misericordia e dal perdono, si rivelerà il progetto del Padre, in cui è il nostro vero bene.




Don Bariselli parroco di Cassano: una sola famiglia in fede, speranza e carità

Una famiglia più grande, impegnativa ma ricca di entusiasmo, amore e tanta voglia di fare è quella che ha accolto don Vittore Bariselli, nella Messa di ingresso celebrata sabato sera nella chiesa dell’Immacolata e San Zeno, a Cassano d’Adda.

«Due anni fa ho salutato il suo ingresso come parroco di Cristo Risorto, ora la saluto come unico parroco di Cassano d’Adda e Cascine San Pietro – ha ricordato il sindaco Roberto Maviglia nel suo breve indirizzo di benvenuto –. In questo periodo abbiamo avuto modo di conoscerla e apprezzarne le sue capacità e la sua energia. Ora la aspettano mesi di ascolto e lavoro per costruire una unica grande comunità». «Auspico che chi verrà dopo me – ha concluso il primo cittadino, giunto al termine del suo secondo mandato – prosegua nel dialogo e nella collaborazione tra Amministrazione comunale e Parrocchia che si è sempre rivelato utile, concreto e costruttivo».

A don Vittore tocca un compito decisamente non facile «una sfida per mettere insieme progetti e attività – come ha evidenziato Fausta Villa nel breve saluto, letto a nome di tutti i fedeli –. Non stiamo compiendo un passo indietro ma raccogliendo e mettendo insieme quanto fatto negli anni».

Dopo 34 anni le tre parrocchie cittadine (Annunciazione, Cristo Risoto e San Zeno) e la parrocchia della frazione di Cascine San Pietro ritrovano quindi l’unità e una unica guida pastorale.

«Le realtà cambia, quello che andava bene un tempo può essere ora diverso: quello che non cambia è sicuramente la potenza del Vangelo – ha premesso nell’omelia il vescovo Antonio Napolioni –. Ora è il momento di dare un forte segno di comunione, di costruire una sola famiglia in fede, speranza e carità. Non chiedo di fare rivoluzioni o miracoli, ma di camminare alla presenza del Signore». A sorreggere don Vittore in un compito tanto gravoso ci saranno sicuramente «la fede e la creatività dello Spirito Santo».

Il neoparroco ha efficacemente paragonato la nuova «parrocchia allargata» alla casa: «un luogo dove si parla, si dialoga con il mondo, dove c’è discussione e poco spazio per alla diplomazia perché ci si sente amati, compresi ed accolti». L’unità pastorale è scritta nella storia e nella quotidianità cassanese: «L’unità la hanno già costruita negli anni le associazioni, le famiglie, i giovani, la frequenza alle Messe che non tiene conto dei confini parrocchiali – ha proseguito don Vittore – la realtà traccia da tempo la strada da percorrere». «Mettiamoci in cammino dando voce alla fantasia dello Spirito Santo – ha concluso – saremo custodi gelosi dell’unità». Un caloroso applauso ha evidenziato l’affetto dei cassanesi per la sua nuova guida spirituale e per i nuovi pastori don Angelo Lanzeni e don Emilio Bellani (che a breve rientrerà dal Brasile), i nuovi collaboratori parrocchiali che affiancheranno don Bariselli, il vicario don Simone Duchi e i collaboratori don Alessandro Capelletti e mons. Piergiuseppe Coita.

Nella giornata di domenica 12 settembre don Vittore Bariselli visiterà le altre comunità parrocchiali portando il suo saluto durante la celebrazione eucaristica: alle 10.30 a Cascine San Pietro e alle 18 all’Annunciazione. Al termine di ogni celebrazione un momento di condivisione conviviale sarà occasione di festa e reciproca conoscenza: momenti distinti e separati per permettere a tutti i fedeli di salutare il nuovo parroco evitando assembramenti.

Nelle settimane successive vi saranno poi gli incontri del nuovo parroco insieme ai gruppi parrocchiali e alle associazioni presenti nelle diverse parrocchie per definire e incrementare il percorso comune nel cammino di unità pastorale.

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Profilo biografico del nuovo parroco

Don Vittore Bariselli, originario di Calcio, classe 1972, è stato ordinato il 21 giugno 1997. Ha iniziato il proprio ministero come vicario a Bozzolo, fino al 2004 quando è stato trasferito, sempre come vicario, a Castelleone e Corte Madama. Dal 2019 era parroco della parrocchia “Cristo Risorto” in Cassano d’Adda, alla quale ora affiancherà anche l’impegno alla guida delle altre parrocchie cittadine: “Santa Maria Immacolata e San Zeno”, “Annunciazione” e “San Pietro apostolo” in Cascine San Pietro.