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Un, due, tre… musei! Grazie a una convezione con gli oratori alla scoperta delle meraviglie artistiche con Abbonamento Musei

“Un, due, tre… Musei!”, si intitola così il progetto di Regione Lombardia, sostenuto da Fondazione Cariplo e organizzato in collaborazione con Abbonamento Musei e con la rete degli Oratori delle Diocesi Lombarde, che quest’anno si rivolge alle famiglie con bambini e bambine dai 6 ai 13 anni, portando avanti un obiettivo primario, quello di avvicinare il pubblico dei più giovani alla scoperta delle meraviglie della Lombardia.

L’idea è quella di regalare ai più piccoli che frequentano gli oratori lombardi circa 8mila Abbonamenti Musei Junior, della durata di 365 giorni, e 8mila Abbonamenti Musei speciali, della durata di due mesi, a un genitore/tutore per ogni nucleo familiare. Alla scadenza, l’accompagnatore potrà rinnovare la card a una tariffa agevolata.

Gli oratori sono veri e propri avamposti di socialità e inclusione ed è proprio qui, che – come sostiene il coordinatore degli Oratori Diocesi Lombarde don Stefano Guidi – la dimensione culturale può e deve diventare un ulteriore stimolo di crescita di ragazzi e adolescenti. Un modo per vivere la bellezza e creare comunità dove i bambini sono chiamati ad esprimersi liberamente e a diventare i protagonisti di un cambiamento culturale come dichiarato da Alberto Garlandini e Simona Ricci, rispettivamente presidente e direttrice di Abbonamento Musei.

L’iniziativa vede coinvolti ben 218 musei, diffusi su tutto il territorio lombardo, con un palinsesto fitto di attività culturali, che insieme creano un sorprendente itinerario alla scoperta del patrimonio meno conosciuto.

Anche nel territorio della Diocesi di Cremona si trovano alcuni luoghi tutti da scoprire.

Il tour in città può iniziare infatti dal Museo Archeologico San Lorenzo, un museo interattivo allestito in una chiesa del XIII secolo e ospitante i resti di una domus romana.

Si prosegue con un museo davvero unico, il Museo del Violino, il quale espone una collezione unica al mondo, attraverso installazioni multimediali e un ricco corredo documentale.

Il percorso prevede inoltre la riproduzione della bottega di un liutaio, un ambiente audio immersivo e uno “scrigno dei tesori”, dove sono custoditi gli strumenti dei più importanti maestri cremonesi.

Sempre nel centro della città si trova il Museo Civico Ala Ponzone – Pinacoteca, ospitato dal 1928 nel palazzo Affaitati; il museo deve il suo nome al marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, entomologo in pensione e collezionista, che lasciò in eredità alla sua città natale le sue collezioni d’arte. Tra le opere esposte si ritrovano anche un Caravaggio (San Francesco in meditazione) e un Arcimboldo (L’ortolano).

Spostandosi poco fuori città si trova un’antica cascina che ospita il Museo Civico della civiltà contadina “Il Cambonino Vecchio”, il cui ruolo è quello di valorizzare il lavoro della civiltà rurale italiana, così da non dimenticare mai le nostre origini, la storia e le tradizioni. Qui si possono respirare ancora oggi tantissime testimonianze della vita contadina, ogni ambiente del museo racconta una vera e propria storia.

Con la card di Abbonamento Musei è possibile visitare in provincia di Cremona anche: il Museo Archeologico “Platina” (Piadena) e il Museo Diotti (Casalmaggiore). Sempre nella frazione di Casalmaggiore si trova un museo unico al mondo: il Museo del Bijou. Esso custodisce gli oggetti di bigiotteria prodotti dalle industrie locali fra fine ’800 e il 1970, per un totale di oltre 20 mila pezzi fra collane, bracciali, anelli, orecchini, ciondoli, cinture e occhiali, i quali raccontano un secolo di moda, dall’era vittoriana agli hippies.

Inoltre, presso il sito archeologico di Calvatone-Bedriacum, ha sede il Visitors Centre “Maria Teresa Grassi”, polo di divulgazione delle ricerche e degli scavi archeologici condotti in loco dall’Università di Milano. In estate, gli archeologi dell’università accompagneranno i visitatori negli scavi archeologici, avvalendosi anche di supporti 3D e pannelli multimediali.

Infine, doppia possibilità anche nel territorio mantovano della diocesi, a Sabbioneta, con il Palazzo Ducale, il più antico tra gli edifici costruiti da Vespasiano, realizzato tra il 1560 e il 1561, e la chiesa dell’Incoronata, che doveva fungere da cappella palatina e da pantheon per la dinastia e per tale ragione fu affidata alla cura dei frati Serviti, presenti a Sabbioneta dal 1448.

Gli abbonamenti si possono richiedere tramite la compilazione del questionario al link: https://it.surveymonkey.com/r/un_due_tre_musei

Per informazioni: www.abbonamentomusei.it/progetto/un-due-tre-musei/




Il Fonte Vivo, una nuova rivista per il Santuario di Caravaggio


Esce in questi giorni il primo numero della nuova rivista edita dal Santuario di Caravaggio. Già dal 1897 veniva stampato il bollettino Il Santuario di Caravaggio, giornale che ha attraversato importanti periodi storici, testimoniando continuamente la fervida devozione mariana. In questo tempo, nuovo e diverso, aperto a esigenze inedite e a sfide che non si possono eludere, la Direzione del Santuario ha ritenuto necessario ripensare la rivista perché potesse continuare a essere uno strumento importante di conoscenza, di condivisione e devozione mariana. L’impegno della redazione è quello di «onorare la ricca eredità di questa pubblicazione, in un dialogo costante tra ciò che siamo stati e ciò che aspiriamo a essere», come spiega il direttore editoriale, Michele Liuzzi, in apertura del primo numero alla rivista.

Ma è anche il rettore del Santuario, nonché nuovo direttore responsabile della pubblicazione, monsignor Amedeo Ferrari, a confessare che «uno dei motivi che ci ha convinto a sostenere la rivista del Santuario è quello di accorciare le distanze tra la Madonna e chi viene in pellegrinaggio a parlare con Lei», convinti che anche questo strumento possa contribuire a «tenere vivo il legame spirituale tra il Santuario e i pellegrini che lo frequentano, perché non cada nulla di ciò abbiamo vissuto nei momenti di sincera interiorità».

La rivista si presenta in una nuova veste grafica, ma soprattutto con nuovi contenuti, che mirano a stimolare un dialogo continuo tra le radici della nostra fede e le sue attuali espressioni, tra la tradizione del passato e le innovazioni che attendono il futuro.

Il nuovo nome della pubblicazione – Il Fonte Vivo – la colloca immediatamente al cuore del Santuario di Caravaggio. «Questa scelta non è casuale», spiega Liuzzi. «Il fonte, al maschile, evoca non solo l’acqua purificatrice e vitale, ma anche il luogo sacro dove la grazia di Cristo si manifesta con forza e vivacità, attraverso l’azione corredentrice di Maria. Così Il Fonte Vivo vuole simboleggiare la fonte incessante di grazia, speranza e rinnovamento spirituale per tutti noi fedeli e pellegrini che attingiamo conforto e forza dalla nostra devozione mariana».

Il desiderio e l’impegno della redazione vanno nella direzione di celebrare e sostenere il cammino spirituale di tanti amici del Santuario di Santa Maria del Fonte, che stimano e apprezzano ciò che hanno vissuto in questo luogo. A loro fa eco il vescovo Antonio Napolioni che, sulle pagine di presentazione de Il Fonte Vivo, auspica che «questa nuova rivista sia come un diario di viaggio del popolo in cammino, che nei santuari fa sinodo da sempre, arrivando e partendo in nome della stessa esperienza di grazia».

 

Come abbonarsi

Abbonarsi a Il Fonte Vivo va oltre il semplice sostegno editoriale: è unire le forze per una missione che si radica nei valori del Santuario di Santa Maria del Fonte, per diventare parte di una comunità che vuole diffondere il messaggio mariano del santuario. Per abbonarsi e ricevere i quattro numeri annui più il calendario del Santuario, è possibile rivolgersi alla Cancelleria del Santuario di Caravaggio oppure direttamente attraverso il sito internet santuariodicaravaggio.org. Si può pagare tramite bollettino postale o con carta di credito o di persona presso la Cancelleria. La quota di abbonamento è di 20 euro (ordinario) o 40 euro (sostenitore). Per informazioni contattare il numero 0363-3571.




Buona la prima per “Mettiti nei miei panni” nel campus di Cremona dell’Università Cattolica

Foto Università Cattolica del S. Cuore

 

È una prima volta assoluta quella di “Mettiti nei miei panni”, che è arrivata martedì 23 aprile nel campus di Cremona dell’Università Cattolica. L’iniziativa è promossa dai Servizi per l’inclusione d’ateneo per sensibilizzare ma anche per provare in prima persona le difficoltà legate alle diverse forme di disabilità. E dopo il grande successo delle ultime edizioni, abbraccia per la prima volta anche il campus di Santa Monica. L’invito è a mettersi nei panni di chi ogni giorno affronta le sfide della disabilità, ma anche a scoprire le innumerevoli risorse messe in atto per superarle, aprirsi a un mondo di esperienze e di prospettive, che spesso sfuggono a chi non le vive direttamente.

Nel campus cremonese è stato possibile prendere parte, insieme agli studenti, ai docenti e al personale tecnico – amministrativo, a delle vere e proprie simulazioni (role taking) di limitazione visiva o motoria, accompagnati da studenti con disabilità nelle vesti di tutor e volontari. Si potrà, inoltre, partecipare a laboratori per sperimentare le difficoltà relative ai deficit uditivi, conoscere e provare le maggiori tecnologie accessibili: sistemi di ingrandimento per la lettura, per l’accesso al computer, come mouse e joystick, ma anche modalità di comunicazione basate su puntatori oculari o a scansione.

«Mettiti nei miei panni non è solo una giornata di sensibilizzazione, ma è un vero e proprio invito a fare un’esperienza concreta – racconta il professor Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità e DSA – sono gli stessi tutor con disabilità che aiutano i loro compagni a capire cosa significhi affrontare la loro realtà partecipando alle attività di role taking. Molti, mettendosi nei panni degli altri, si rendono conto che con il contributo di ciascuno, la vita può essere più facile per tutti».

In questi anni il lavoro dei Servizi per l’inclusione in Università Cattolica ha cercato di promuovere sempre più la cultura dell’inclusione che come – spiega D’Alonzo – «si costruisce sulle fondamenta del binomio carità e competenza. Il semplice desiderio di aiutare è troppo poco, occorre molto di più. “Mettiti nei miei panni” offre a tutti i partecipanti spunti di riflessione critica e una significativa esperienza umana».

L’iniziativa, promossa dai Servizi per l’inclusione d’Ateneo e finanziata utilizzando il fondo per studenti con disabilità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è gratuita e realizzata in collaborazione con Leonardo Ausilionline e patrocinata dal Coordinamento atenei lombardi per la disabilità.




ViaVai, con la presentazione in Seminario iniziato il viaggio degli animatori nel Grest 2024

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Durante la giornata di sabato 20 aprile la Federazione Oratori Cremonesi ha incontrato in Seminario, a Cremona, gli animatori e i collaboratori che la prossima estate animeranno i Grest negli oratori di tutta la diocesi. Una presentazione suddivisa su tre turni, due pomeridiani (quello delle 17 ha visto la presenza anche del vescovo Antonio Napolioni) e uno serale.

Tutti gli incontri si sono aperti attraverso un’immersione esperienziale suddivisa per tappe, tra i diversi ambienti del Seminario. Ciascun momento è stato guidato da alcune domande significative in vista dell’inizio dell’esperienza di servizio estivo in oratorio.

La vicenda di Dante Alighieri, tema guida del Grest 2024 “ViaVai. Mi indicherai il sentiero della vita”, è stata anche l’introduzione di questo percorso sensoriale. Le luci rosse e il fumo tra i corridoi del Seminario, a richiamo dello smarrimento del poeta, insieme alla domanda “Che cosa cerco?”, sono state la provocazione iniziale a cui gli adolescenti sono stati chiamati a rispondere per iniziare il percorso di consapevolezza in vista dell’esperienza estiva da animatori.

“Dove vado?” e “Che cosa porto?” sono state le suggestioni successive della scenografia dantesca, per aiutare a riflettere sul senso dell’esperienza di servizio che, come ogni anno, il Grest rappresenta. Tra le sedie e i banchi delle classi delle scuole della cooperativa Cittanova si è riflettuto anche sulle persone importanti che accompagnano i ragazzi nel loro cammino attraverso la domanda “Con chi cammino?”, dando la possibilità di scrivere i nomi dei volti che ogni giorno accompagnano i giovani nel loro percorso di vita.

In questo percorso non sono mancati neanche momenti di pausa – segnati dalla domanda “quanto manca?” – per riflettere anche sull’importanza del fermarsi e del sapere apprezzare ogni momento dell’esperienza del viaggio.

Nella chiesa inferiore del Seminario è stato allestito il momento focale di questo percorso che ha introdotto la presentazione vera e propria dell’edizione 2024 del Grest. Qui un’ulteriore domanda: “Che cosa vedo?”. Davanti al crocefisso illuminato, circondato dal fumo dell’incenso, e grazie all’esposizione di alcune foto richiamanti il ricordo di un cammino svolto in compagnia di amici, si è potuto riflettere sull’importanza delle relazioni, umane e non, che accompagnano l’attività del servire.

Prima dell’inizio della presentazione le domande “Che cosa trovo?” e “Che cosa racconto?” hanno aiutato a verbalizzare su alcuni foglietti adesivi, da attaccare alle vetrate dei corridoi del seminario, le aspettative e il significato e l’importanza del Grest per ciascuno.

“Come riparto?” è stata infine la domanda che ha aperto la parte centrale della presentazione. L’incontro si è sviluppato nel salone Bonomelli dove i ragazzi e i loro accompagnatori hanno potuto riflettere sul tema del cammino attraverso la video intervista di Nicolò Balini, noto youtuber conosciuto con il nome di HumanSafari, coordinatore viaggi di “SiVola”, che ha dato tre consigli di viaggio: avere sempre un atteggiamento di apertura, partire leggeri e avere rispetto per la diversità dei luoghi che si vanno a visitare.

Tra i momenti di musica e canto anche l’esecuzione in anteprima dell’inno e alcuni balli del Grest 2024 eseguiti dai ragazzi dell’unità pastorale Cafarnao. Ulteriori suggestioni sono state offerte attraverso alcune performance musicali da parte del violinista Isaac Meinert e nel duetto padre-figlio proposto da Antonio e Andrea Cariani. A conclusione un momento di preghiera e riflessione davanti alla croce.

 

«ViaVai», il Grest 2024 è un cammino da fare tutti insieme




Veglia per le vocazioni, il Vescovo: non è una «campagna acquisti» ma osare il proprio «sì»

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«Non c’è una campagna acquisti da vivere, né stasera né mai. C’è la nostra esistenza, che è vocazione!». Si è aperta con questa riflessione del vescovo Antonio Napolioni la veglia diocesana per le vocazioni, che ha avuto luogo nella serata di venerdì 19 aprile nella Cattedrale di Cremona.

Canti, preghiere e letture hanno scandito l’iniziativa dedicata ai giovani della diocesi e incentrata sul tema «Fare casa a Emmaus». Clou della serata sono stati i due momenti di dialogo e di confronto in cui i presenti si sono raccontati, guidati da alcuni «testimoni di vocazione», tra cui il vescovo, alcuni sacerdoti, frati, suore e coppie di sposi, esempi di una vocazione che non è solo quella sacerdotale. Seduti ai tavoli allestiti nelle navate laterali del Duomo, i giovani, nel loro conoscersi e confrontarsi, in base a come si sentivano in questo periodo della loro vita hanno scelto tra cinque tappe, quelle vissute anche dai discepoli di Emmaus prima, durante e dopo la rivelazione di Cristo: il disorientamento, l’incontro, l’esperienza cruciale, la crisi prima della scelta e la scelta di essere testimoni.

«Mi arrabbio quando ci si concentra solo su una vocazione – ha detto il vescovo nell’omelia conclusiva –. Vi immaginate una Chiesa fatta di soli preti?». Un invito a pensare anche a tutte le altre vocazioni: da quella dei consacrati, delle famiglie, delle istituzioni. «Il mondo è mandato avanti da uomini e donne che osano, nell’essere imperfetti, ma disponibili – ha aggiunto –. Uomini e donne che osano il sì».

Così, facendo riferimento proprio al Vangelo che racconta dei discepoli di Emmaus, letto appena prima dal diacono don Giuseppe Valerio, monsignor Napolioni ha spiegato: «È giusto che ci riaccostiamo così al Vangelo, partendo da noi, non facendo le cose di Chiesa perché bisogna farle, ma perché c’è un cuore che batte». Un cuore pieno di inquietudine, che deve essere necessaria nei giovani, , come sottolineato anche da Papa Francesco. «Quel giorno, quei due discepoli erano più scoraggiati che inquieti – ha aggiunto il vescovo –. Allora Gesù ha riacceso la loro inquietudine».

La riflessione si è quindi conclusa con un augurio: «Questo Vangelo ce lo abbiamo davvero davanti. Torniamo a casa consapevoli che questa strada ci si riproporrà sempre, che il viandante prenderà mille volti». «Allora ripartiremo e saremo testimoni al di là di ciò che avevamo preparato».

La veglia si è chiusa con la recita della preghiera per la 61ª Giornata mondiale per le vocazioni, che si celebra domenica 21 aprile, e con il saluto di don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile e vocazionale. «Un grazie a tutti noi che abbiamo partecipato, perché se fosse mancato anche solo uno sarebbe stato diverso. E grazie a tutti coloro che hanno dato il proprio contributo e che si sono lasciati incontrare».

 

La riflessione del Vescovo




S. Maria del Fonte, l’acqua del Sacro Fonte nuovamente potabile

Dal mese di dicembre il Santuario di Caravaggio aveva consigliato di non bere l’acqua del Sacro Fonte per il sapore ferruginoso troppo accentuato. Dopo le dovute analisi e l’ulteriore sostituzione dei filtri, resasi necessaria per rimuovere tutte le impurità presenti, l’acqua del Sacro Fonte è tornata nuovamente potabile.

La notizia è stata diffusa dal Santuario Regionale della Lombardia attraverso il proprio sito internet, precisando che l’acqua non arriva dall’acquedotto, ma viene prelevata dal sottosuolo del santuario dalla falda originaria.

«Per il nostro Santuario – si legge nel comunicato – l’acqua ha un valore simbolico. Garantire l’uso di questo segno non è stata una decisione imposta, ma una scelta di precauzione nei confronti di tutti coloro che la utilizzano. Ad oggi è possibile prelevare e bere l’acqua del Sacro Fonte senza alcuna preoccupazione per la salute».




“Fare casa a Emmaus”, il 19 aprile in Cattedrale una serata di vocazioni

Saranno i giovani della diocesi i protagonisti della veglia che la Pastorale giovanile e vocazionale hanno organizzano, nell’ambito della 61ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, nella serata di venerdì 19 aprile: l’appuntamento è per le ore 21 in Cattedrale.

«Un incontro suggestivo all’interno del Duomo di Cremona – spiegano gli organizzatori – accompagnati dai discepoli di Emmaus, dando vita a dialoghi fraterni tra giovani e adulti nella vocazione».

La Giornata, che sarà celebrata a livello mondiale domenica 21 aprile, è costruita quest’anno sul tema “Chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace”. Così, sulla scia dei suggerimenti espressi nel suo messaggio da Papa Francesco a essere “popolo in cammino”, che si mette in gioco, fatto di “pellegrini di speranza e costruttori di pace”, l’evento diocesano avrà come titolo “Fare casa ad Emmaus”.

La veglia diocesana in Cattedrale prenderà il via con un momento di introduzione e preghiera, partendo dal brano evangelico dei discepoli di Emmaus, a partire dal quale saranno messe in evidenza alcuni elementi dell’esperienze vocazionale: le domande e il disorientamento, l’incontro, l’esperienza cruciale, la crisi e la scelta di essere testimoni.

Seguirà, nelle navate laterali e nei transetti della Cattedrale, un momento in cui i giovani potranno dialogare con alcuni adulti che hanno caratterizzato la loro vita con una chiara risposta alla loro chiamata, nel consacrarsi al Signore così come nel sacramento del matrimonio o con precise scelte di vita nell’ambito laicale.

La serata si concluderà con un momento di preghiera guidato dal vescovo Antonio Napolioni, che chiuderà la serata invitando i giovani a cercare la propria vocazione e a vivere al meglio il loro presente e anche il loro domani.

 

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Quaresima di carità: il bilancio dell’iniziativa di solidarietà

Venti testimonianze, oltre quindicimila euro di kit di abbigliamento, cinquecento colombe pasquali. Sono i dati delle iniziative della Quaresima di carità 2024, dal titolo “Dare Speranza alla Giustizia”, vissuta in diocesi con focus sul carcere di Cremona.

A partire dalla consegna delle colombe avvenuta presso la Casa circondariale e dal protocollo d’intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità da parte dei detenuti, sottoscritto da Caritas diocesana e Casa circondariale (in foto), abbiamo parlato con suor Mariagrazia Girola, di Servizi per l’Accoglienza, per un resoconto complessivo della attività che hanno accompagnato il cammino verso la Pasqua, coinvolgendo tante realtà parrocchiali.

Suor Mariagrazia, quante testimonianze sono state realizzate da Caritas nel periodo della Quaresima per conoscere, promuovere e sostenere l’attività a favore delle persone in carcere?

«Gli incontri, tenuti dai cappellani e dagli operatori della Caritas cremonese che svolgono servizio in carcere, richiesti sono stati una ventina. Alcuni sono già stati fatti, altri verranno effettuati nei prossimi mesi. Le testimonianze hanno raggiunto principalmente gruppi di adulti delle Parrocchie della città o delle zone limitrofe, ma hanno coinvolto anche adolescenti e ragazzi delle medie durante la consegna delle colombe pasquali. Le persone che hanno ascoltato le testimonianze hanno potuto avvicinarsi un po’ di più a questa realtà. Il messaggio che abbiamo cercato di trasmettere è che al di là di ciò che una persona può avere commesso, non possono venire meno rispetto, attenzione, cura e bene della persona».

Com’è andata invece la raccolta fondi per i kit di abbigliamento?

«Molto bene. Ad oggi, sono stati raccolti 15.000 euro, ma mancano altre parrocchie e unità pastorali che consegneranno le donazioni nei prossimi giorni. Questi soldi sono serviti e serviranno per confezionare, con la collaborazione della Cooperativa sociale Gruppo Gamma che coinvolge persone con fragilità psichiche, kit di abbigliamento composti da giacca, intimo, magliette, pantaloni, felpe, salviette, ciabatte e scarpe, da consegnare ai detenuti che non hanno capi con cui vestirsi e che fanno richiesta».

Ci sono altre iniziative nelle quali è stata coinvolta Caritas durante la Quaresima 2024?

«Altre iniziative importanti che ci hanno aiutato a diffondere il messaggio di Speranza e Giustizia sono state:

  • la presenza di don Roberto Musa, cappellano del Carcere, e di Rossella Padula, direttrice del Carcere, a Chiesa di Casa, programma della Diocesi di Cremona (guarda qui);
  • l’articolo del Consorzio Solco relativo alla nostra collaborazione con la coop. Gruppo Gamma per il confezionamento dei kit dell’abbigliamento (leggi qui);
  • la preparazione di una stazione della via crucis per una parrocchia cittadina;
  • la testimonianza di don Graziano Ghisolfi, cappellano del carcere, sul piazzale del carcere durante la via Crucis cittadina dei giovani e adolescenti di domenica 24 marzo;
  • l’incontro organizzato dalla parrocchia di Soresina durante i quaresimali con don Marco Pozza, cappellano del Carcere di Padova (leggi qui)».

Dunque, risultati positivi. E ora come proseguirà l’attività di Caritas in Carcere?

«Il Vescovo Antonio nel messaggio scriveva: “Per generare speranza, occorre innanzitutto illuminare bene la realtà e liberarla da facili pregiudizi”. Ci sembra di poter affermare che il tema della giustizia abbia suscitato interesse e voglia di approfondire l’argomento e la questione, cercando di andare oltre l’immaginario comune e il pregiudizio che spesso c’è verso quella realtà. Il nostro grazie va a tutte le parrocchie, le unità pastorali, i gruppi e i singoli che hanno aderito con grande generosità al progetto della quaresima di Carità. Il contributo di ciascuno è prezioso per l’aiuto e il sostegno delle persone detenute. Un grazie anche a chi sostiene le persone detenute, i volontari e gli operatori del carcere con la preghiera.

La Quaresima è stata l’occasione per far conoscere la realtà e l’attività dei Cappellani e degli operatori Caritas. Ora, l’attività proseguirà in modo ordinario, con alcune novità. In collaborazione con gli operatori del Carcere e i cappellani, individueremo e accoglieremo detenuti che, grazie al Protocollo D’Intesa per la promozione di lavori di pubblica utilità, avranno la possibilità di svolgere attività nelle strutture della nostra Caritas. Inoltre, approfondiremo la tematica delle pene alternative al carcere (Lavori di Pubblica Utilità – LPU, Messa alla Prova – MAP), con l’obiettivo di stipulare una convenzione con il tribunale di Cremona per i LPU e le MAP.

Nelle prossime settimane, precisamente sabato 11 maggio, promuoveremo un convegno di approfondimento in collaborazione con la Cappellania del Carcere, vuole essere un modo per continuare ad approfondire la tematica e coinvolgere delle comunità».




#salviamoilsuolo, il 20 aprile flash mob al Santuario di Caravaggio

Tocca anche il Santuario di Caravaggio la manifestazione promossa dal coordinamento “Salviamo il suolo”, che rappresenta un gruppo di associazioni, circoli, comitati e gruppi di cittadini uniti per la salvaguardia del suolo. L’obiettivo è quello di porre attenzione sulla necessità di salvaguardare il suolo e di proporre un documento che illustri i criteri guida per una riforma della legge sul consumo di suolo e la logistica. Nasce così la più grande mobilitazione mai realizzata a livello nazionale per la tutela dell’ecosistema suolo che nella mattinata di sabato 20 aprile farà tappa al Santuario di Caravaggio, nella Bergamasca, e successivamente nel Bresciano, al Parco delle Cave.

«In Italia si consumano al secondo 2,4 mq di suolo», – precisano gli organizzatori, che sottolineano anche come «l’ecosistema suolo risulta indispensabile strumento per la mitigazione climatica, richiesta dall’innalzamento delle temperature globali». «Nella maggior parte dei casi – viene evidenziato – anziché sfruttare le molte aree cementificate dismesse, si sacrificano terreni agricoli all’impermeabilizzazione».

L’appuntamento a Caravaggio è per le 10 all’ingresso del Santuario (viale Giovanni XXIII). Alle 10.30, negli spazi esterni del santuario, si terrà un flash mob. Durante la mobilitazione saranno fornite informazioni in merito alla questione delle logistiche e del consumo di suolo e sarà organizzata una raccolta firme per accompagnare il documento che illustra i criteri per la riforma alla legge regionale.

«Sarà un giornata – spiega Paolo Falbo, docente del Dipartimento di Economia e managament dell’Università di Brescia e e presidente del Circolo Legambiente Serio-Oglio – per invitare la politica a riappropriarsi della centralità che le compete. Il bene più prezioso che l’umanità possiede è la fertilità del suolo, che ci regala il cibo e la bellezza della nostra terra. Questa spoliazione, realizzata un pezzetto per volta, avvallata sindaco dopo sindaco, senza regia e senza alcun senso del limite, deve interrompersi».

«Oggi più che mai, con l’emergenza climatica alle porte, – afferma Barbara Meggetto di Legambiente Lombardia – è necessario fermare il consumo di suolo, ripristinare la natura e utilizzare il suolo agricolo per la sua funzione. Logistica e data center devono trovare una normativa di riferimento, rigenerando spazi già esistenti».

L’evento vedrà la partecipazione anche degli Uffici di pastorale sociale delle diocesi di Bergamo, Brescia, Crema, Cremona e Milano e dei circoli Acli provinciali.

«Il 26 maggio 2023, in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Vergine alla giovane Giannetta, – ricorda Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale e del Lavoro e referente dei gruppi Laudato si’ delle Zone pastorali della Diocesi di Cremona – Santa Maria del Fonte è stato ufficialmente riconosciuto come “Santuario regionale della Lombardia”. In quell’occasione l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ne evidenziò l’importanza quale sede di una devozione “facile”, al centro del territorio lombardo, accogliente per le migliaia di pellegrini che vi si recano in preghiera. Ogni anno oltre cinquecentomila persone visitano il Santuario». E prosegue: «Ciò che affascina, oltre alla maestosità del Santuario, con la sua cupola di 64 metri, è la pace che si respira nei suoi ampi spazi, circondati dai campi e attraversati da rivoli alimentati dai fontanili. Purtroppo questo patrimonio religioso, artistico, ambientale e paesaggistico è minacciato da progetti speculativi. Recentemente il Santuario è stato insignito dello Scudo Blu, simbolo individuato dalla convenzione de L’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitti armati. Ora servirebbe uno “scudo verde”, per proteggerlo, insieme al suo territorio, dalla speculazione edilizia». E conclude: «Come Diocesi stiamo seguendo con interesse le iniziative che stanno sviluppandosi sul territorio, anche in vista della costituzione di un comitato per difendere questo patrimonio dal progetto di urbanizzazione. Riteniamo importante che la popolazione sia adeguatamente informata».




Caravaggio, una manifestazione per il santuario e il suo territorio

Una manifestazione senza colore politico, pensata non contro qualcuno (nella fattispecie il Comune di Misano), ma a favore della vita del territorio.
Questo lo scopo della mobilitazione promossa nella mattinata di sabato 20 aprile presso il santuario di Caravaggio dal comitato Salviamo il suolo (nel pomeriggio ulteriore tappa al parco Delle Cave, nel Bresciano) a salvaguardia di un territorio che potrebbe essere presto interessato dall’arrivo di una nuova logistica da circa 57mila metri quadri, individuata in territorio misanese, a nord della provinciale Rivoltana, e quindi distante in linea d’aria solo poche centinaia di metri dalla basilica di Santa Maria del Fonte, che dal maggio 2023 può vantare il titolo di Santuario Regionale della Lombardia.

La manifestazione è stata divisa in tre fasi: la prima, a partire dalle 10, dedicata alla raccolta-firme per chiedere alla classe politica di presentare una proposta di legge regionale unitaria a tutela del suolo, la seconda caratterizzata da alcuni interventi, e la terza, coreografica, incentrata su un flash mob.

È stato il rettore del santuario, monsignor Amedeo Ferrari, a intervenire per primo chiarendo che non era una manifestazione contro qualcuno, per poi aggiungere: «Speriamo che la mobilitazione di oggi faccia crescere la sensibilità per questa terra e per questo cielo, perché il cielo di Lombardia è bello quando è bello. Se saremo in molti a manifestare, oggi e in seguito, a favore del santuario vorrà dire che ci sta a cuore, che sentiamo il bisogno di un luogo di raccoglimento e di silenzio e se ci interessa tutelare il santuario è per la salute completa delle persone che hanno bisogno di recuperare la testa e l’anima, oltre che lavoro e soldi».

I numeri dicono che al santuario mariano si sono presentate circa trecento persone. Tanti o pochi, l’importante è che i partecipanti fossero uniti nel loro intento, come ha detto nel suo intervento Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «La Regione, nel 2008 – ha affermato – ha inserito nella propria normativa il suolo come bene comune, ma forse non si è guardata abbastanza intorno. Non è vero che non si può chiedere a un operatore economico di fare scelte che vadano incontro alla tutela del suolo: bisogna farlo tutti insieme!».

Dal palco Paolo Falbo, docente universitario e membro del circolo Serio ed Oglio di Legambiente, ha speso più di una parola per i sindaci, persone che spesso alla guida di un piccolo comune si trovano davanti operatori commerciali che si presentano loro con capitali e avvocati, di fronte ai quali non hanno grosse possibilità di opporsi. «Dobbiamo rinforzare – ha detto – queste debolezze e qui sta il senso della nostra proposta: chiediamo che gli insediamenti come le logistiche e i data center vengano costruiti nelle aree dismesse, ne abbiamo per migliaia di metri quadri» e che «per interventi che comportino un consumo di suolo superiore a un ettaro sia obbligatoria la valutazione d’impatto ambientale»; inoltre che «i costi derivanti dall’inurbamento conseguente ai nuovi insediamenti siano a carico degli operatori economici che lì vanno ad insediarsi», e ancora che «i grandi insediamenti siano coperti da pannelli fotovoltaici». «E chiediamo  – ha aggiunto – la negatività termica».

La chiusura è stata affidata a Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale della diocesi di Cremona: «Vogliamo capire la situazione in cui viviamo, cercando di contenere i danni già avviati e chiedendo regole per la tutela di un bene prezioso», quello rappresentato dal santuario, dalla sua storia di fede e devozione e dall’ambiente in cui è inserito.

A seguire, il flash mob nell’ala ovest del santuario, una catena umana che a un certo punto ha alzato al cielo delle lettere che sono andate a formare tre frasi: “salviamo il santuario”, “salviamo il suolo”, “basta logistiche mangia suolo”.

Hanno aderito alla manifestazione gli eco-musei della Martesana e dell’Adda, diverse associazioni e parrocchie del territorio, dei gruppi diocesani legati in particolare agli uffici di pastorale sociale di Cremona, Bergamo e Crema, che ha messo a disposizione il palco.