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Tutela minori e adulti vulnerabili, presentata la sintesi della seconda rilevazione sulle attività dei Servizi territoriali

È stata presentata giovedì 16 novembre, nel corso dell’Assemblea straordinaria Cei ad Assisi, la seconda rilevazione sulle attività dei Servizi territoriali di tutela minori e adulti vulnerabili promossa dalla Conferenza episcopale italiana attraverso il Servizio Nazionale per la tutela dei minori. La rilevazione, affidata anche quest’anno agli esperti dell’Università cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, Paolo Rizzi e Barbara Barabaschi, e riferita al 2022, ha coinvolto i Servizi regionali, diocesani e interdiocesani e i Centri di ascolto diffusi su tutto il territorio nazionale.

Il primo elemento evidente è l’ampia partecipazione delle diocesi italiane: da 166 sono passate a 186, che corrispondono a 190 diocesi su 206 (escludendo le diocesi accorpate e quelle abbaziali), portando la rappresentatività statistica del campione di indagine al 92,2%. Un dato che conferma la crescente sensibilizzazione sul tema e che si realizza in una raccolta di dati “sinodale”, in cui ogni elemento registrato è frutto del diretto coinvolgimento delle centinaia di persone coinvolte nelle strutture pastorali.

Scendendo nel dettaglio geografico, l’indagine ha visto la partecipazione di 82 diocesi (pari al 45,1% del campione) dell’Italia meridionale, di 60 diocesi (pari al 32,3% del campione) dell’Italia settentrionale e di 44 diocesi (pari al 23,6% del campione) collocate nel Centro Italia. In termini dimensionali, oltre la metà delle diocesi coinvolte sono di media scala, tra 100 e 250 mila abitanti (104) e solo 29 di piccole entità, al di sotto dei 100 mila abitanti.

La prima parte del documento è dedicata alle attività dei Servizi diocesani e interdiocesani, i cui referenti, nella maggior parte dei casi sono sacerdoti (46,2%), poi laici o laiche (39,7%) e solo raramente religiosi o religiose (6,5%). Inoltre, delle 186 diocesi indagate, l’82,8% ha un’équipe di esperti a sostegno del servizio. Per le attività specifiche, si nota un incremento significativo rispetto al 2020: è più che triplicato il numero degli incontri proposti (da 272 a 901) e il numero delle persone coinvolte (da 7706 a 23188). Si conferma così una tendenza positiva dove centrale diventa la formazione dei sacerdoti e degli operatori pastorali, tassello di fondamentale importanza per una strategia di prevenzione e lotta agli abusi. Raddoppiano le iniziative e collaborazioni con altri enti non ecclesiali: da 25 nel biennio 2020-2021 diventano 51 nel solo 2022. In deciso aumento, soprattutto nelle regioni del Sud, la partecipazione a tavoli istituzionali civili. Di contro, restano ancora molto basse le iniziative che vedono coinvolti anche gli Istituti religiosi.

Quando si parla di Centri di ascolto si parte dall’aumento del loro numero che ne presenza capillare sul territorio di questo importante presidio. Sono stati rilevati dati relativi ai 108 Centri di ascolto attivati dai Servizi Diocesani o Inter-diocesani per la tutela dei minori, che fanno riferimento a 160 diocesi (pari al 77,7% delle 206 diocesi italiane).

La maggior parte dei centri è attiva nel Nord (46), con una incidenza relativa molto superiore a quella delle diocesi che hanno attivato il servizio di tutela minori, seguono i 35 del Sud e i 27 del Centro Italia (le diocesi della Sardegna sono considerate del Sud nonostante come regione ecclesiastica siano Centro). L’attivazione dei centri di ascolto è strettamente correlata alla dimensione delle diocesi, con 40 centri costituiti in diocesi di grandi dimensioni o diocesi che si sono aggregate per questo servizio, 54 centri fanno riferimento a diocesi medie e i rimanenti 14 a diocesi di minori dimensioni.

Generalmente collocati in altra sede rispetto alla curia diocesana (78% dei casi), sono affidati alla responsabilità, nella maggioranza dei casi, di un laico/a (76%), per lo più con competenze in campo psicologico o educativo. Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che rappresentano complessivamente i due terzi dei responsabili dei Centri di ascolto.

Quasi tutti i centri di ascolto fanno riferimento ad un’équipe di esperti costituita da laici, con competenze in campo psicologico, giuridico, educativo.

Crescono in modo esponenziale i contatti rilevati dai Centri di ascolto passando dai 38 del 2020 ai 374 del 2022, nella gran parte dei casi telefonici (84,4%) da parte di non vittime (87,7%). Il motivo prevalente dei contatti (81,9%) è per chiedere informazioni, mentre nel 18,1% dei casi per segnalare abusi all’Autorità ecclesiastica. La richiesta di informazioni rende ragione anche del fatto che diversi centri di ascolto si sono messi in rete con enti pubblici e i servizi sociali per fornire informazioni utili ai richiedenti che vengono intercettati e che magari vogliono segnalare un abuso in ambito famigliare, ma non sanno a chi rivolgersi e con quale modalità.

Sono stati 32 i casi di presunti abusi segnalati: la maggior parte si riferisce al passato (18, pari al 56,8%) rispetto ai casi attuali (14, pari al 43,8%). Prendendo in considerazione la modalità del presunto abuso, emerge che la maggior parte delle segnalazioni fa riferimento a casi reali (29 in valore assoluto, pari al 90,6%), molto meno a casi relativi ad episodi via web (3 casi pari al 9,4%). Dall’analisi del luogo in cui è avvenuto il presunto abuso reale, emerge che nella maggior parte dei casi si tratta della parrocchia (17 su 29, pari al 58,6%).

Analizzando i casi segnalati per tipologia di abuso, si nota la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati (offese, ricatti affettivi e psicologici, molestie verbali, manipolazioni psicologiche, comportamenti seduttivi, dipendenze affettive, …)”, pari a 20 casi in totale su 74.

Il numero di vittime di presunti abusi nel 2022 è risultato pari a 54, anche in questo caso inferiore al dato del biennio 2020-2021 quando era pari a 89.

L’età delle presunte vittime all’epoca dei fatti si concentra nella fascia 15-18 anni (25 su 54). Il secondo gruppo rappresentato tra le vittime è quello composto da chi ha più di 18 anni (19 su 54). Il focus sul genere delle presunte vittime rivela una netta prevalenza di femmine (44) rispetto ai maschi (10).

Il numero di presunti autori dell’abuso è risultato nel 2022 pari a 32, ridotto dai 68 del biennio 2020-2021.

L’analisi del profilo dei presunti autori di reato porta a soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, in oltre la metà dei casi, con una media di 43 anni. Si tratta per la quasi totalità di maschi (31 su 32), chierici per un terzo, religiosi per un terzo e laici (37%). Con riferimento ai laici, il dettaglio relativo al servizio pastorale svolto indica che i presunti autori di reato, al momento della segnalazione, svolgevano i seguenti ruoli: educatore (5 casi), catechista (1 caso), fondatore di associazione ecclesiale, insegnante di religione, seminarista. Per lo più celibi ma anche 2 sposati.

Per le opzioni offerte dai Centri di ascolto nei confronti delle presunte vittime nel 2022 prevale l’accompagnamento psicoterapeutico (10 casi) e in seconda battuta la fornitura di informazioni e aggiornamento sull’iter della pratica (9 casi). È stata data la possibilità di incontrare l’Ordinario o ancora un percorso di accompagnamento spirituale. Altre opzioni sono la consulenza ai genitori, l’incontro con il vicario episcopale, il supporto nell’incontro con le autorità civili e il supporto al sacerdote dell’oratorio L’offerta dei servizi è stata definita sulla base dei bisogni espressi dalle presunte vittime, sentito il parere degli esperti dell’équipe a supporto dei servizi diocesani per la tutela dei minori.

Sono anche attivate azioni di accompagnamento agli autori dei presunti reati di abuso, a partire da percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (6 casi, rispetto agli 8 casi del 2021).

Si conferma la strutturazione in ogni regione ecclesiastica di un Servizio regionale con un proprio coordinatore, di solito un sacerdote con competenze psicologiche, un Vescovo delegato e un’équipe di specialisti. Le attività del Servizio sono perlopiù formative. Il numero degli incontri proposti è quasi raddoppiato dal 2020 (anno di avvio del SRTM, in concomitanza con la pandemia da Covid19), passando da 36 incontri nel 2020 a 69 nel 2022. Particolarmente rilevante appare il numero dei partecipanti alle iniziative attivate, più che raddoppiato passando dai 914 partecipanti nel 2020 a 3276 nel 2022.

 

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La Giornata di preghiera del 18 novembre

In vista della III Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti che si terrà sabato 18 novembre 2023 si mettono a disposizione alcuni materiali per l’animazione in parrocchia:

 




Emergenza educativa, da 22 anni l’Ucipem è presenza e impegno di fronte alle sfide del presente

I tragici fatti di cronaca di questi giorni hanno riacceso i riflettori su una emergenza educativa innegabile: parlare di affetti, emozioni, rispetto e relazione tra le persone. Si additano la scuola, la famiglia come istituzioni preposte a questo impegno, come luoghi educativi per eccellenza che, tuttavia, in questi anni hanno visto un profondo cambiamento e spesso una profonda crisi nei loro ruoli; un mondo adulto sempre più solo ed individualista contro sfide complesse e difficili.


La rete di relazioni tra adulti, il supporto, l’ascolto e l’aiuto sono alcuni degli obiettivi che il Consultorio Ucipem si propone di raggiungere e che guidano le azioni sul territorio di Cremona in collaborazione con gli enti e le istituzioni.
Da 22 anni vengono proposti percorsi di educazione all’affettività e alla relazione in ogni contesto educativo (oratori, centri sportivi) ed in ogni scuola del territorio a partire dalla scuola primaria fino alla secondaria di secondo grado che possano coinvolgere i ragazzi, ma anche gli insegnanti , gli educatori, gli allenatori ed i genitori in una riflessione condivisa capace di creare buone prassi e risorse.
Più di 2000 utenti ogni anno partecipano a queste iniziative che il consultorio Ucipem offre per poter discutere di affettività e relazionalità in termini di globalità della persona, di rispetto di sé e degli altri, di parità e dignità della specificità di ciascuno; un dialogo sempre aperto con adulti e ragazzi capace di innescare nuovi punti di vista e superare la superficialità con cui certe questioni fondamentali per l’esistenza ed il benessere di ciascuno vengono spesso trattati a livello socioculturale e mass mediale.
Mai come oggi tale impegno profuso da anni appare urgente ed indispensabile, mai come oggi fornire esempi di adulti capaci di ascolto empatico nei confronti delle fragilità dei più giovani è fondamentale per contrastare l’analfabetismo emotivo e l’impossibilità di reggere l’urto della frustrazione e della delusione che la vita propone.
Fare rete, costruire buone alleanze con il modo adulto, creare buone prassi di sostegno reciproco è la formula che il consultorio Ucipem attua da anni per supportare ed affrontare le sfide educative emergenti sempre più complesse anche a fronte degli strascichi post pandemici sulle nuove generazioni.




È partito nel giorno di S. Omobono il tir di aiuti alimentari per l’Ucraina

 

Un tir con 34 bancali di prodotti alimentari di vario genere è partito nel pomeriggio di lunedì 13 novembre alla volta dell’Ucraina. Proprio nel giorno del patrono sant’Omobono, da sempre figura modello di carità e di attenzione agli ultimi, si è concretizzata l’iniziativa promossa dalla Diocesi di Cremona all’inizio dell’anno pastorale. Era stato il vescovo Antonio Napolioni ad annunciarla in occasione dell’assemblea ecclesiale che lo scorso 29 settembre aveva visto intervenire in Cattedrale il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che Papa Francesco ha scelto come suo incaricato per la missione di diplomazia umanitaria in relazione al conflitto in Ucraina.

L’iniziativa di solidarietà a favore delle popolazioni vittime della guerra si è concretizzata attraverso il coordinamento della Caritas diocesana e la sinergia con la Comunità di Sant’Egidio che, dall’inizio dell’invasione, si sta occupando del trasporto e della distribuzione di aiuti umanitari ai rifugiati interni dell’Ucraina, in particolare a Leopoli, Ivano-Frankivs’k e in due quartieri di Kiev.

Il ringraziamento alla Camera di Commercio di Cremona e alle tante aziende del territorio che hanno offerto la propria disponibilità per concretizzare questo progetto è stato espresso pubblicamente dal Vescovo di Cremona all’inizio della Messa pontificale del 13 novembre in Cattedrale. «Non facciamo in tempo a realizzare un gesto che ce ne vorrebbero altri mille – ha detto aprendo la celebrazione –. Non stanchiamoci di concretizzare l’esempio di sant’Omobono sotto tutti i punti di vista: la fantasia della solidarietà nella nostra Chiesa locale non si è certo inceppata».

Il tir è partito per l’Ucraina nel pomeriggio di lunedì 13 novembre dal magazzino della Pasticceria Maristella di Pozzaglio ed Uniti, che ha anche messo a disposizione i propri spazi per lo stoccaggio dei diversi aiuti.

I bancali destinati ai rifugiati ucraini contengono dolciumi di vario genere, biscotti, brioches, prodotti da forno, pasta e passata di pomodoro e scatolame alimentare.

 

«Esprimo gratitudine alle realtà produttive, a chi ha fatto da tramite per realizzare in poco tempo un gesto concreto di solidarietà – ha affermato il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, poco prima della partenza del tir per l’Ucraina –. Certamente è una goccia nell’oceano della sofferenza prodotta dalle guerre, ma è un gesto che ci educa a un impegno concreto per la pace, che non deve essere desiderata solo per paura, ma costruita in ogni modo, luogo, momento».

«Da quanto è scoppiata la guerra – ha aggiunto il direttore della Caritas diocesana, don Pierluigi Codazzi, unendosi ai ringraziamenti del Vescovo verso tutte le aziende e le persone che hanno contribuito, senza dimenticare l’impegno degli operatori di Caritas Cremonese – siamo attivi sul territorio diocesano, in sinergia con le Istituzioni, per aiutare i profughi arrivati da noi, rispondendo a bisogni emergenziali e costruendo percorsi di integrazione. Ci stiamo ancora occupando di chi ha deciso di rimanere. Per quelli che hanno scelto di tornare nel proprio Paese e per tutti i rifugiati interni inviamo questi aiuti, nella speranza che possano trovare condizioni di sicurezza e, il prima possibile, di pace».

«Siamo grati alla Diocesi di Cremona, alla Caritas e a tutte le aziende che hanno collaborato – ha affermato Adriano Roccucci, vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio –. Guardando i media oggi, la guerra in Ucraina sembra scomparsa, ma non è così: il conflitto continua a causare distruzione, vittime e impoverimento della popolazione. L’aiuto di Cremona va a sostenere quei 15.000 pacchi alimentari che ogni mese distribuiamo in Ucraina, nei nostri quattro centri interni e nelle regioni meridionali e orientali prossime al fronte. Un aiuto umanitario che è la base per costruire la pace».

 

Hanno donato i prodotti, offerto un contributo e collaborato all’iniziativa:

  • Api Industria Cremona
  • Associazione Industriali Cremona
  • Astra Bio
  • Barilla
  • Bonetti
  • Camera di Commercio Cremona
  • Casalasco Società Agricola – Pomì
  • Coldiretti Cremona
  • Confartigianato Cremona
  • Confcooperative Cremona
  • Corazzi Fibre
  • Dolciaria Gadeschi
  • Fondazione Fabio Moreni
  • Forno Manini
  • Lameri
  • Molino Pasini
  • Molino Tirelli
  • Nuova Ruggeri
  • Pasticceria Maristella
  • Rivoltini Alimentari Dolciaria
  • Trasporti Pesanti – Gruppo Storti



Cremona in preghiera per il Patrono. La Messa in Cattedrale con il cardinal Cantoni: «Siamo tutti chiamati a diventare santi come lui»

Guarda qui la fotogallery completa della celebrazione

 

È stato il cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como e già vescovo di Crema a presiedere nella mattinata di lunedì 13 novembre in Cattedrale il solenne Pontificale nella festa del santo patrono della città e della diocesi di Cremona.

Come da tradizione la celebrazione è stata preceduta con l’accoglienza della autorità civili sulla soglia della Cattedrale, con le porte aperte sulla piazza, a significare l’unione tra fede e società, tra preghiera e vita ordinaria, tra città e Chiesa, così significativamente espressa dal modello di santità di Sant’Omobono, primo santo laico, lavoratore, marito, padre e «vero maestro di santità» – secondo la definizione formulata proprio monsignor Cantoni nella sua omelia.

Così si è introdotto il consueto rito del dono dei ceri da parte del sindaco Gianluca Galimberti e del Consiglio comunale con la preghiera proclamata dal cardinale, accompagnato dal vescovo Napolioni, dal vescovo emerito Lafranconi e dal Capitolo della Cattedrale, di fronte all’urna che conserva le spoglie del santo “padre dei poveri”.

 

 

È quindi iniziata la solenne concelebrazione per il santo patrono con un messaggio del del vescovo di Cremona Antonio Napolioni che ha rivolto il suo primo ringraziamento proprio al cardinal Cantoni. Un saluto speciale alle autorità civili e militari presenti nonostante altri appuntamenti in calendario nella stessa giornata della festa Patronale: «È bello – ha sottolineato mons. Napolioni – che ci sia una sosta anche della comunità produttiva e della società civile per riflettere, pregare e ripartire dal mistero che ci salva». Un ulteriore ringraziamento è stato quindi rivolto «a tutte le realtà produttive, alla Camera di Commercio e alle aziende che hanno concretizzato sostenendo la Caritas il gesto di solidarietà promosso dalla Diocesi all’inizio dell’anno pastorale: «Su proposta della Comunità di Sant’Egidio – ha infatti annunciato il vescovo – oggi pomeriggio parte un tir di aiuti alimentari per le popolazioni dell’Ucraina. Non stanchiamoci di concretizzare l’esempio di S. Omobono: la fantasia della solidarietà della nostra Chiesa locale non si è certo inceppata».

«Infine – ha concluso il vescovo – oggi siamo lieti di usare per la prima volta il nuovo Messale e il nuovo Lezionario della nostra Chiesa locale» realizzato dall’Ufficio Liturgico guidato da don Daniele Piazzi, «perché in questi ultimi anni abbiamo avuto tante canonizzazioni e anche tante traduzioni nuove dei testi liturgici e biblici. Da oggi preghiamo S. Omobono e tutti i nostri santi perché ci accompagnino nel cammino di oggi e di domani come Chiesa viva»

 

Il testo dell’omelia (.pdf)

 

«Sono grato al mio fratello vescovo Antonio per avermi invitato a celebrare con voi questa Eucaristia, proprio nel giorno in cui la Chiesa di Cremona, insieme a tutta la società civile, fa memoria del patrono, Sant’Omobono» ha quindi risposto il cardinale cantoni aprendo la sua omelia. «È per me – ha ricordato –una lieta occasione mediante la quale ravvivare la nostra comunione, nel ricordo gioioso di tanti momenti vissuti anni fa tra le due diocesi vicine, quando ero pastore nella piccola, ma vivace diocesi di Crema».

 

 

Il cardinale ha quindi offerto una riflessione sulla santità guardando da vicino alla figura di Omobono e alla sua straordinaria attualità, pur nel contesto di una vicenda terrena inserita in un’epoca storica tanto remota nel tempo: «Dopo la sua conversione, Omobono partecipò attivamente alle vicende controverse della città di Cremona quale strumento di dialogo e di pacificazione. Quante persone come lui sono necessarie oggi nel nostro mondo per trovare vie di pace nella giustizia».

L’invito che giunge dunque dalla figura e dalla testimonianza di Sant’Omobono è quello alla santificazione di ogni vocazione: «Egli ha vissuto il suo Battesimo da laico, come laici sono la maggior parte dei cristiani. Tutti i cristiani, qualunque sia la loro vocazione, sono chiamati a diventare santi» vivendo alla luce del Vangelo la presenza in ogni ambito della quotidianità, «nel mondo della cultura, della politica, della economia, dello sport», «all’interno delle realtà più ordinarie della vita, nelle attività sociali e non solo negli spazi ecclesiali».

«Anche se la Chiesa oggi vive nella società come minoranza – ha invitato a riflettere il vescovo di Como – le nostre Comunità cristiane sono chiamate a diventare parte della soluzione alle difficoltà che il mondo d’oggi si trova ad affrontare»; «il mondo chiede ai cristiani, a prova della loro autenticità, di distinguersi per la vicinanza attiva e responsabile nelle varie situazioni di povertà materiali, ma anche spirituali», proprio come Omobono, che «ha seminato con larghezza, venendo incontro alle varie necessità della sua epoca, senza risparmio, e con non poche fatiche e privazioni. Ci insegni – ha concluso la sua omelia – a “decentrarci” da noi stessi per vivere una vita senza difese e così poter ascoltare, amare e annunciare il Vangelo, in relazione ai segni dei tempi, contando fiduciosi sulla fedeltà di Colui che sa ciò di cui abbiamo bisogno e ci invita a non temere».

La celebrazione eucaristica – animata dal coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali, e concelebrata, insieme ai vescovi e ai canonici, da numerosi presbiteri del clero diocesano – è quindi proseguita con il consueto segno del dono delle stoffe, presentate all’altare durante l’offertorio da una rappresentanza dell’associazione artigiani cremonesi, nel ricordo di Omobono patrono dei sarti.

Non si conclude con la celebrazione Eucaristica però il coro della preghiera per il Patrono: incessante il pellegrinaggio dei fedeli cremonesi alla tomba del santo nella cripta della Cattedrale, aperta per tutta la giornata fino alle 19 grazie anche al servizio d’ordine dell’Associazione nazionale carabinieri di Cremona; nel pomeriggio alle 17 il canto del Secondi Vespri presieduti dal vescovo emerito Dante Lafranconi e a seguire alle 18 l’ultima Messa della giornata presieduta dal parroco della Cattedrale don Antonio Bandirali.

 

Il video integrale della celebrazione




La famiglia Volpi ritrova la sua storia a Sospiro. Donazione generosa e una targa per i fratelli “ritrovati”

 

Alla Fondazione Sospiro, nel pomeriggio di mercoledì, è stata inaugurata una targa commemorativa che racconta una storia lunga quasi di un secolo e una donazione tanto generosa quanto inaspettata. Il racconto che porta con sé non è una favola, ma condivide con il genere letterario lo stesso stupore e la meraviglia che ne consegue.

Forte dei ricordi dell’infanzia, una mamma dell’Appennino parmense ha iniziato nel 2021 a ricercare informazioni sulle vicende che molti anni prima coinvolsero tre fra i fratelli e le sorelle di nonna Eugenia. Si tratta di Tina, Enzo e Nino Volpi, che molto tempo prima si ritrovarono ospiti della Fondazione Sospiro, fra le cure attente e professionali degli operatori della casa di cura.

Le informazioni sui prozii erano poche, e per la maggior parte derivavano da storie trasmesse oralmente a mezza bocca e sentite quasi di sfuggita. La ricerca ha portato la giovane mamma a ricongiungersi con i parenti lontani e sconosciuti che fino a quel momento non sospettavano alcun legame di parentela con lei, ma che condividevano, ognuno con dettagli nuovi, informazioni sui parenti apparentemente scomparsi dalle storie della propria famiglia.

Oggi questa famiglia si è ritrovata nei reparti della Fondazione Sospiro, dove grazie al presidente Giovanni Scotti e al direttore del dipartimento disabili Serafino Corti, insieme all’ambassador di Cascina San Marco Antonio D’avanzo e a don Federico Celini, è stato possibile inaugurare la targa commemorativa che ricorda i nomi dei parenti ritrovati, grazie ai quali la famiglia ricongiunta ha elargito una somma di 42 mila euro per il sostegno alla Fondazione.

«Questa storia porta con sé quattro tesori inestimabili – spiega il presidente Giovanni Scotti – il primo è quello che questa famiglia porta con sé, la gioia di essersi ritrovati per essere nuovamente uniti. Il secondo è quello dell’umanità, dell’amore incondizionato per il prossimo. Il terzo è quello della gratuità, del donare senza chiedere nulla in cambio. E il quarto, forse il più importante, è quello dello stupore e della gioia di questa splendida famiglia».

Il direttore del reparto disabili, Serafino Corti ha poi aggiunto che «lavorare per aiutare chi ne ha più bisogno è il lavoro più bello del mondo. Potete chiederci perché lo sia, ma non c’è una risposta, è un sentimento che si prova e si può capire solo quando lo si sperimenta».

La storia dei fratelli Volpi è uno stupendo esempio di come l’amore trionfi sempre contro il rischio di dimenticarsi dei propri cari, di come la famiglia sia il rapporto più forte e duraturo che ci sia, indipendentemente dal tempo trascorso o dalla distanza che separa chi si vuol bene.

La storia dei fratelli Volpi e di nonna Eugenia

Elisa è una giovane mamma di tre figli che vive nell’alto Appennino parmense. Nel luglio del 2021 inizia, per sua curiosità, una ricerca per approfondire la conoscenza della sua storia familiare. Così comincia a guardare all’indietro. Ad un certo momento scopre che nella storia c’è uno strappo, anzi tre strappi: nella famiglia della nonna Eugenia, oltre agli altri numerosi fratelli, ve ne sono tre che dal primo dopoguerra spariscono dalla vita familiare. Si informa e qualcuno, a mezza voce, le confida che effettivamente la nonna Eugenia accudiva una sorella, Tina, sordomuta, e due fratelli, Enzo e Nino, sordomuti e tetraplegici. Tra i più anziani del paesino d’origine c’è chi ricorda come Eugenia accompagnasse i due ragazzi paralizzati, li esponesse al sole nelle belle giornate, fosse tutta dedita a loro. Ma viene il giorno che la ragazza forma una sua famiglia. E qualcuno decide che non può condizionare il suo futuro con quei tre fratelli disabili che, dunque, le vengono sottratti e trasferiti in un istituto.

Elisa è curiosa, non si ferma e viene a sapere che i tre fratelli della nonna vennero portati in provincia di Cremona, a Sospiro. Allora si mette in contatto con questo istituto. Apprende che tutti sono già deceduti: Enzo un paio d’anni dopo il ricovero, Nino nel 1982 dopo quasi quarant’anni, Tina nel 2012, novantenne, dopo oltre sessanta anni di ricovero. Per tutto questo tempo praticamente più nessuno della famiglia si è interessato a loro.

Elisa, allora, capisce il volto triste della nonna che osservava da bambina, con lo sguardo nel vuoto, in certi pomeriggi. Vuole conoscere, fa ciò che altri in famiglia per decenni non hanno fatto: va a Sospiro, chiede i fascicoli dei tre ragazzi. Ci sono le cartelle cliniche, alcune carte personali, anche alcune foto di Tina: un sereno volto da nonna. E lì tra le carte della zia c’è anche la busta di una banca. Contiene un estratto conto bancario: la somma è interessante. Si fa una verifica.

Il conto è ancora attivo: un conto bancario dormiente. Elisa ha un sussulto: è stato questo istituto la vera famiglia degli zii ed è venuto il momento della restituzione di un’attenzione ricevuta. Per onorare la memoria di quei tre ragazzi e aiutare altri ragazzi come loro, quei soldi devono essere donati a chi se ne è preso cura per decenni. Torna a casa, rintraccia anche parenti non più visti da anni, quelli che hanno dimenticato i loro familiari per tanto tempo, cerca di convincerli a rinunciare all’eredità inattesa, perché altri ragazzi come gli zii possano essere sostenuti. La gran parte degli eredi condivide lo sforzo di Elisa. E lei fa in modo che una somma di 42mila euro vada a buon fine, per la realizzazione del nuovo Centro Nazionale Autismo.

Elisa torna a Sospiro, con la mamma e la figlia. Racconta la sua storia, il suo impegno, si emoziona e si commuove. Nella ricerca ha ritrovato una parte di se stessa.




Online “Sbagli” la nuova edizione di Riflessi Magazine

Maestri di scacchi e prof delle medie, confessori, pubblici ministeri e pasticceri, musicisti jazz e ballerine rivoluzionarie, intelligenze artificiali e malati di alzheimer. Questi sono alcuni degli incontri che danno forma alla nuova edizione di Riflessi, online da venerdì (riflessimag.it), intitolata «Sbagli»: «A uno sbaglio – si legge nell’introduzione – si può rimediare. Chi sbaglia si può perdonare. Ci sono scelte e azioni che sembrano sbagliate che si rivelano più giuste di quanto ci saremmo aspettati. Con alcuni sbagli, invece, ti tocca convivere. Come con una cicatrice che ricorda quanto può far male… sbagliare». Dalle pagine del magazine, con il supporto di immagini, musica e video, una riflessione sull’umanità dell’errore e la possibilità del riscatto, attraverso uno sguardo che corre dalle più intime e comuni debolezze, ai nodi più stretti della società.




«Progetti», ovvero l’arte di guardare oltre. È online la nuova edizione di Riflessi Magazine

Dopo la pausa estiva torna con una nuova edizione il mensile digitale Riflessi Magazine (riflessimag.it). La parola che come sempre dà il titolo e il tema al numero è Progetti. «Se ne parla tanto, di progetti – si legge nell’introduzione – che quasi il significato del termine finisce con il disperdersi nei confini vaghi di un qualcosa che (a sensazione) ha a che fare con la mente, sembra, perfino con il calcolo di risorse, probabilità e possibilità, di statistiche e business plan, diagrammi e slides…».

Tuttavia i progetti raccontati tra le pagine digitali di Riflessi (con un sito rinnovato, ma lo stile di sempre) non si limitano al «design delle idee» ma provano a «gettare avanti» lo sguardo, oltre «venti contrari, pareti da scalare».

«Perché l’oltre non ha confini e ciò che non ha un confine non si può contare, non si può prevedere o proiettare. O almeno, non senza fare i conti con tutto quello che non avevamo “progettato”. Ce lo insegnano Iris Saad, Benedetta e Lorenzo, che un passo oltre l’esame di maturità, si scoprono sul fragile confine tra sogni e progetti, e guardano di là con tutta l’incertezza dei diciott’anni, con tutto il peso di improvvise aspettative. Senza slides a cui aggrapparsi. Ce lo sussurra Mohamed, che a quell’età ha già lasciato alle spalle il nulla del deserto, i “magazzini” della Libia, le onde del Mediterraneo, e compagni di viaggio e isole e addii; per lui il progetto è un timbro sul foglio: la porta per gettarsi avanti. Oltre.

Oltre il fango dell’alluvione rimasto incrostato sui violini di Faenza che gli studenti di Cremona sono pronti far rinascere; oltre l’abbandono di un abito che con un po’ di creatività riprende colore per essere ri-usato; oltre la carriera nell’azienda di famiglia quando arriva una chiamata che tocca le corde della felicità; tornare in sella oltre la caduta per aiutare se stessi e gli altri a ricucire vecchie ferite grazie all’amicizia e alla pazienza di un cavallo che diventa amico.
C’è più futuro di quanto possiamo immaginare dentro un progetto a cui noi possiamo solo accendere la miccia. E lasciarlo correre. Gettarlo avanti»




«Navigare Cieli»: i libri di Gabriella Benedini in mostra al Campus Santa Monica

 

Inaugurata nei giardini del Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, la Settimana del Dono è un evento ricco di tradizioni e ricordi per la sede di Piacenza, ma che ora, all’inizio di ogni anno accademico, anche Cremona celebra con entusiasmo e spirito di comunità, proponendo ai suoi studenti e a tutta la cittadinanza una serie di incontri, spettacoli, mostre e concerti che ruotano intorno al tema della disponibilità, del volontariato e dell’aiuto gratuito e reciproco. 

A sottolineare l’importanza di questa settimana, nel Campus Santa Monica, da lunedì 2 fino a venerdì 6 ottobre, si sono passati momenti di grande spessore culturale e sociale, iniziati con la piantumazione dei gelsomini da parte degli studenti.

Venerdì alle 12, invece, l’ateneo ha accolto nell’aula magna un grande allestimento artistico ideato e creato da Gabriella Benedini, artista di origini cremonesi nata nel 1932, e che all’età di 91 anni compiuti proprio nel giorno della mostra si afferma come una mente brillante e perspicace, capace di affermarsi sul panorama artistico nazionale e non solo con autorevolezza e talento. Già nota per la sua abilità presso l’università Cattolica di Cremona, Gabriella Benedini aveva realizzato Le Vele presenti all’interno del Campus, un’installazione realizzata per la mostra Nulla Dies Sine Linea nel 2021 formata da cinque corpi verticali di diverse dimensioni, gusci in vetroresina ricavati dal calco di uno scafo di una nave abbandonata già diventati uno dei simboli più evocativi e riconoscibili del Campus cremonese.

Con lo stesso spirito di riutilizzo e riciclo, questa volta, per tutta la lunghezza dell’aula magna, sono stati posti 50 leggii da orchestra, sopra ognuno dei quali è presente un libro aperto realizzato dall’artista cremonese, che ricreando una biblioteca personale racconta momenti e storie della propria vita attraverso ogni singolo elemento artistico. Navigare Cieli, è un progetto molto più grande e complesso rispetto a quello mostrato; le opere totali sono infatti 360 e raccontano dei momenti personali dell’artista, dei suoi viaggi e delle sue esperienze dal 1982 fino ad oggi.

A presentare il lavoro di Gabriella Benedini agli studenti e agli ospiti è stato il responsabile del Campus Santa Monica Matteo Burgazzoli, affiancato sul palco dal professor Daniele Rama, docente del corso di Marketing Agroalimentare, e da don Maurizio Compiani, incaricato diocesano per la Pastorale Universitaria. 




Fondazione Germani premia la fedeltà e la competenza dei dipendenti

Mercoledì 4 ottobre, presso la sala consiglio della Fondazione “Elisabetta Germani” di Cingia de’ Botti, sono state illustrate alla stampa le nuove riforme economiche e lavorative per gli attuali e futuri operatori del centro sanitario assistenziale cremonese.

La Fondazione “Elisabetta Germani” si aggiorna continuamente per fornire servizi professionali e completi ai propri ospiti e alle loro famiglie, e per migliorare ulteriormente la propria realtà di centro sanitario assistenziale ha deciso di investire ulteriori risorse economiche e formative al proprio personale, come già aveva fatto lo scorso anno, in maniera tale da garantire agli operatori un ambiente lavorativo stimolante e appagante sotto ogni punto di vista. Lo slogan attorno al quale ruota il progetto è “Punto su di te!”, a dimostrazione della centralità che ricoprono gli operatori che rendono il Germani un’eccellenza del nostro territorio.

Il presidente della Fondazione Enrico Marsella e il direttore generale Ivan Scaratti hanno presentato le nuove riforme sviluppate anche grazie agli accordi con i sindacati. Primo fra tutti l’aumento degli stipendi per riconoscere il lavoro dei dipendenti e per incentivare nuovi operatori ad unirsi alla grande famiglia del Germani. Già lo scorso anno si era assistito ad un aumento degli stipendi annuo di 1170 euro divisi in tredici mensilità, oggi si è deciso di diversificare gli aumenti in funzione del ruolo svolto nella Fondazione.

Da dicembre, per i dipendenti con contratto stipulato dopo il 2013 si parla di 910 euro annui, eccezione fatta per i lavoratori con qualifiche di coordinatore, infermiere, psicologo, amministratore e dei servizi generali, che vedranno un aumento annuo di 390 euro, così come per i lavoratori che han stipulato il contratto prima del 2013. Per i terapisti invece l’aumento sarà di 1950 euro annui. Si manterrà inoltre un’indennità di produttività e una retribuzione aggiuntiva legata al raggiungimento dei risultati mediante l’utilizzo del welfare aziendale, per cifre di 640 euro per gli operatori e di 1600 euro per gli infermieri.

La Fondazione si impegna a riconoscere il lavoro dei propri dipendenti e di premiare l’impegno e la fedeltà, come già sta facendo da più di due anni, inoltre si focalizza anche sul cercare del nuovo personale. La Fondazione offre percorsi di formazione e di riqualifica per tutti coloro che sono stati assunti come alberghieri al fine di portarli a diventare Ausiliari Socio Assistenziali (ASA). Offre anche percorsi di carriera interna con corsi di riqualifica da ASA a OSS, per un totale di circa quindici ogni anno, definiti in base ai criteri di merito dell’operatore.

Per i nuovi assunti la Fondazione Germani offre un corso “on the job” per accogliere, accompagnare e far sentir parte dell’organizzazione grazie al tutoring di volontari aziendali che han già acquisito larga esperienza. Per accompagnare all’inserimento efficace gli operatori stranieri è stata inserita la figura del mediatore culturale, nata dalla collaborazione con l’Istituto Vismara, e per migliorare il livello delle competenze sono già attivi corsi di formazione in aggiunta a quelli che sono obbligatori. 




Si è aperta in Università Cattolica la Settimana del Dono

 

Torna anche quest’anno in Università Cattolica la Settimana del Dono, l’iniziativa promossa dall’Ateneo nelle sue sedi per offrire alla comunità universitaria un’occasione per riflettere sul valore della gratuità e della solidarietà, attraverso segni concreti che si realizzano anche grazie all’apertura delle porte dei campus alle realtà del terzo settore e del volontariato del territorio.

Ricco il programma di incontri anche nella sede di Cremona e Piacenza che ospita dal al 2 al 6 ottobre momenti di riflessione ed eventi culturali negli spazi dell’università, legati dal fil rouge del dono inteso come valore imprescindibile: «Donare non significa liberarsi del superfluo, ma mettersi in gioco nelle relazioni e scoprirne la ricchezza anche in luoghi, tempi e modi che non ci saremmo aspettati» dice il professor Daniele Rama, che ha coordinato gli appuntamenti della Settimana del dono nel campus di Santa Monica a Cremona.

Arrivata alla sesta edizione e fortemente voluta dalle tre facoltà della sede, si propone come un’occasione per riflettere sul dono inteso come componente irrinunciabile del vivere contemporaneo, come spiega l’altro coordinatore dell’iniziativa professor Paolo Rizzi: «Il dono serve alla collettività, ma serve anche a ognuno di noi: la parola “comunità”, deriva da “cum” e “munus”, ovvero dono reciproco, dono collettivo. Abbiamo bisogno di dosi di solidarietà maggiore, di fiducia di reciprocità in ogni settore del nostro vivere».

A Cremona l’edizione 2023 si è aperta nella giornata di lunedì 2 ottobre, alla presenza dei Presidi Fellegara e Trevisan, con la consegna delle borse di studio Invernizzi assegnate con il sostegno della Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi a due studenti della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali e con l’inaugurazione del nuovo filare di gelsomini nel giardino del Campus, con un segno che ogni anno caratterizza queste giornate per ricordare che anche la natura è un dono; nel pomeriggio il concerto musicale dell’orchestra inclusiva Magica Musica. La conclusione, il 6 ottobre, vedrà invece l’inaugurazione della mostra Navigare i cieli di Gabriella Benedini e lo spettacolo di danza Verso il Paese dei Balocchi. Tra gli appuntamenti, si ricorda anche l’apertura serale del campus il 5 ottobre alle 21 per lo spettacolo teatrale Io Siamo -Dall’io al noi, a cura di CSV Lombardia Sud ETS.

Accanto ai momenti plenari, in cui si rifletterà sulla componente del dono nella vita economica e sociale, agroalimentare e formativa, anche in aula, durante le lezioni, testimoni, esperti e docenti declineranno i loro interventi sul valore del donare e del donarsi. Insieme alla riflessione culturale, la settimana del dono propone anche forme di sperimentazione attiva del dono, attraverso gli incontri con i rappresentanti delle associazioni del dono (Avis, Aido, Admo) e “ingaggi” personali con realtà sociali del territorio che ospiteranno alcuni studenti per provare in prima persona cosa vuol dire dare un po’ del proprio tempo per aiutare chi vive situazioni di fragilità ed essere davvero “prossimo” per qualcuno.