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L’inaugurazione della nuova Curia con gli auguri del Vescovo

Ha assunto un significato speciale, quest’anno, il tradizionale appuntamento per gli auguri di Natale che il vescovo rivolge ogni anno agli incaricati degli Uffici diocesani e al personale della curia. L’occasione dell’incontro di venerdì 21 dicembre, infatti, è stata propizia per la presentazione della ristrutturazione dei locali all’interno del palazzo vescovile.

Ad introdurre la mattinata è stato il vicario generale don Massimo Calvi ha rivolto al vescovo Antonio «gli auguri fraterni di un Natale sereno e proficuo a nome di tutti gli uffici». «Il rinnovamento dei locali della curia – ha osservato il vicario generale- dice la volontà di offrire luoghi adatti per un servizio sempre più puntuale per tutti coloro che entreranno in questi uffici, così come la recente apertura degli uffici presso il Centro Pastorale è segno di un nuovo spirito di collaborazione per la vita pastorale della diocesi». Presenti anche tutte le maestranze che hanno contribuito al rinnovamento degli ambienti della curia e degli uffici amministrativi che anche il vescovo, nel suo intervento, ha ringraziato insieme a tutti i collaboratori diocesani.

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«Nel mio primo anno  a Cremona – ha ricordato sorridendo mons. Napolioni – nelle linee pastorali avevo definito la nostra Chiesa come un cantiere… ed effettivamente ci siamo presi molto sul serio. E il lavoro continua non solo per le necessità strutturali, ma per le idee e le possibilità di pastorale, di cultura e di fraternità che si generano in questa concretezza».

Sullo sfondo il cantiere aperto del Museo diocesano, grande opera che sta prendendo forma. «Anno dopo anno cresce la famigliarità e cresce l’operosità – ha aggiunto il Vescovo – mossa dalla voglia di speranza e di dare testimonianza di ciò che abbiamo ricevuto come dono da Dio che non può essere frenata». Così l’augurio natalizio è quello di «avvicinarci insieme alla Messa del 25 dicembre». E dopo la preghiera finale mons. Napolioni ha impartito la sua benedizione sui luoghi rinnovati della curia «e sulle persone che qui lavorano».

A conclusione della mattinata un momento conviviale con l’aperitivo offerto personalmente dal vescovo a tutti gli invitati.

 




Don Bandirali nominato amministratore parrocchiale di San Pietro al Po

Il vescovo Antonio Napolioni ha nominato in data 3 gennaio 2019 don Antonio Bandirali amministratore parrocchiale della parrocchia di San Pietro al Po in Cremona, a seguito dell’improvvisa scomparsa del parroco don Stefano Moruzzi, avvenuta lo scorso 27 dicembre.

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Don Antonio Bandirali è già parroco della comunità di S. Imerio, sempre in città, che ha intrapreso il cammino per la costituzione di una unità pastorale insieme alla Cattedrale e proprio a San Pietro al Po. In questo percorso si inserisce dunque la nuova nomina di amministratore.

Domenica 13 gennaio il Vescovo presiederà l’Eucaristia nella chiesa di San Pietro al Po alle ore 10.30, cogliendo così l’occasione per presentare ufficialmente alla comunità don Antonio nel suo nuovo incarico.


Profilo di don Antonio Bandirali

Don Antonio Bandirali, classe 1965, originario dei Castelleone, è stato ordinato presbitero il 9 giugno 1990.

È stato vicario a Cremona, nella parrocchia di S. Bernardo (1990-1994) e a Pizzighettone nella parrocchia di S. Bassano (1994-2001). Nel 2001 è stato scelto per guidare le comunità di Pozzaglio e Castelnuovo Gherardi. Prima come amministratore parrocchiale e poi come parroco, sino ad assumere il ruolo di parroco moderatore dell’unità pastorale di Olmeneta, Pozzaglio, Casalsigone e Castelnuovo Gherardi nel 2010.

Dal 2011 al 2017 è stato parroco di Casalmorano, Castelvisconti, Mirabello Ciria, Barzaniga e Azzanello, oltre che vicario zonale dell’allora Zona 3. Nel 2017 il trasferimento alla parrocchia dei Ss. Clemente e Imerio a Cremona, parrocchia che ha avviato il percorso di unità pastorale con la Cattedrale e San Pietro al Po, di cui oggi don Bandirali è stato nominato amministratore.




Un decalogo per raccontare “lo sport che mi piace”

Lo scorso 29 novembre, a Bari, è stato presentato il Manifesto per la comunicazione non ostile per lo sport. Ispirato da 100 tra atleti, club, squadre, federazioni e aziende, il Manifesto è un decalogo di buona educazione verbale che ha come obiettivo quello di far riflettere sull’importanza delle parole nella pratica sportiva di tutti i livelli.

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Felice Staboli, capo servizio della sezione Sport della Provincia di Cremona, ne ha parlato ai microfoni di Centro Campo mercoledì 12 dicembre con Chiara Allevi. Staboli ha definito il manifesto come «una serie di punti che ci aiutano a interpretare e a comunicare lo sport ai lettori, ai telespettatori ma soprattutto agli sportivi» ed è reso necessario dai quasi quotidiani episodi di segno negativo che contaminano gli eventi sportivi, anche ai livelli più bassi, come le partite dei bambini: violenza, maleducazione, oltraggio.

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Ma perché istintivamente si vede l’avversario come il nemico da vincere e, spesso, da insultare? «Lo stadio – risponde il giornalista sportivo – è la sintesi della società odierna: sempre più nervosa. E questo si riflette nel modo di approcciare e seguire lo sport da parte dei tifosi». Il tifoso che va allo stadio, infatti, si sente anonimo e si concede delle ostilità che nel quotidiano non manifesterebbe. Nel corso degli anni la legislazione ha fatto progressi e ha stabilito regole più ferree per arginare il problema della violenza tra la tifoseria e tante cose sono grazia ad esse migliorate, ma «la massa fa sempre coperta per tutti».

Forse per la sua professione, Staboli è rimasto molto colpito dal secondo punto del Manifesto: si è ciò che si comunica: da giornalista-tifoso non deve mai dimenticare di essere professionale e di non far trasparire la sua personale interpretazione del team, proprio per evitare danni alla squadra stessa (potete leggere il Manifesto integrale sui Notiziari usciti il 5 e il 12 dicembre).

L’iniziativa del Manifesto per la comunicazione non ostile per lo sport è anche sostenuta via social – ottimo canale che sempre più spesso ci chiede una riflessione ampia e complessa sul suo ruolo educativo – dall’hashtag #LoSportChiMiPiace.

Lo sport come momento educativo a 360° è la principale mission del CSI, che non perde occasione di dimostrare quanto vivere lo sport in modo sano sia possibile e, anzi, necessario.

L’ultimo appuntamento radiofonico annuale con il mondo del CSI e dello sport cremonese sarà mercoledì 19 dicembre, sempre alle 19 circa, sempre su RCN (www.diocesidicremona.it). È possibile riascoltare le puntate dal giorno successivo su www.diocesidicremona.it/centrocampo. La trasmissione sarà sospesa per il periodo natalizio e riprenderà mercoledì 9 gennaio, più in forma che mai.




Il reporter Nello Scavo a “Traiettorie di Sguardi”

Poi per un istante, lo straccio che fa da tenda viene scostato: un ammasso indistinto di esseri umani accucciati per terra. Uomini donne e bambini addossati a gruppi di trenta o quaranta per stanza. Di colpo gli sguardi di mille occhi si alzano verso la finestra. E ci guardano. Qualsiasi gesto, un saluto, un sorriso, una smorfia di rabbia o di compassione, suonerebbe come beffardo o una nuova umiliazione. Poi la tenda viene richiusa in fretta. 

Si intitola “I sommersi e i salvati” il terzo incontro del percorso Traiettorie di sguardi che si svolgerà domenica 16 dicembre dalle ore 18.30 all’oratorio del Maristella. Ospite della serata sarà il giornalista di “Avvenire” Nello Scavo, che porterà la sua testimonianza di reporter internazionale, cronista giudiziario, corrispondente di guerra. Ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone «calde» del mondo, comprese le prigioni clandestine degli scafisti libici e le carovane di profughi in Siria.

L’ultimo suo libro si intitola “Fake Pope. Le false notizie su Papa Francesco” ed è stato descritto dal quotidiano The New York Times come “un’indagine convincente”, dall’Espresso come “un libro esplosivo”, raccogliendo nel mondo elogi e lettori. Suoi sono anche “I sommersi e i salvati di Bergoglio”, scritto a seguito di un viaggio a Buenos Aires alla ricerca della verità sulle voci della presunta connivenza di Papa Francesco con le dittature sudamericane, “La lista di Bergoglio”, tradotto in più di 15 lingue, e “Perseguitati” sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo. “Giornalista di razza” secondo l’Osservatore romano, Nello Scavo lavora all’Avvenire e collabora con diverse testate estere come The New York Times, The Washington Post, The Independent, Le Monde, Huffington Post, Bbc, Cnn, La Nacion, El Pais, El Mundo e altre. 

Nel 2017 si è introdotto in una prigione clandestina degli scafisti libici, raccontando in presa diretta quali sono le condizioni dei migranti intrappolati. Ha firmato indagini sulla criminalità organizzata e sul terrorismo globale. Suo è il libro “Luigi Ciotti, un prete contro la mafia”.

Quello con Nello Scavo sarà dunque un incontro sicuramente intenso in cui il reporter approfondirà insieme ai giovani e a tutti coloro che vorranno essere presenti, il tema attualissimo “del grano e della zizzania”. 




Don Pezzetti alla manifestazione «Io sto con chi accoglie. Restiamo umani»

Ci sarà anche quello del direttore della Caritas diocesana don Antonio Pezzetti tra gli interventi previsti durante la manifestazione «Io sto con chi accoglie. Restiamo umani» organizzata per sabato 15 dicembre (dalle 15 alle 17) in piazza Stradivari a Cremona dalla sezione locale della Tavola della Pace nell’ambito del Festival dei diritti 2018.

«Questa manifestazione – spiega don Pezzetti – vuole dare un segno di vicinanza alla situazione di tanti giovani che sono stati accolti sul nostro territorio come richiedenti asilo dalla Casa dell’Accoglienza della Caritas e da altre cooperative e che sono entrati in contatto con tante realtà del nostro volontariato. La grande maggioranza di loro – continua – è qui per cercare lavoro e un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Si trovano in una situazione non facile, che potrebbe diventare ancora più difficile con gli ultimi sviluppi legislativi che rischiano di ostacolare i processi di integrazione e accoglienza».

Per questo l’intento degli organizzatori è di coinvolgere associazioni, gruppi e cittadinanza in una giornata contro le discriminazioni e a favore di azioni di accoglienza. «A ridosso della Giornata per i diritti umani e di quella del migrante (rispettivamente il 10 e il 18 dicembre, ndr) e a pochi giorni dal Natale – conclude don Pezzetti – è bello mandare un messaggio di pace da parte di una città città che sa accogliere»




Il 16 dicembre il Vescovo incontra i politici a Casalmaggiore

Si svolgerà domenica 16 dicembre alle ore 9.15 presso il Salone Giovanni Paolo II dell’oratorio Maffei della parrocchia Santo Stefano a Casalmaggiore l’annuale incontro del vescovo Antonio Napolioni con gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico, sociale e lavorativo della diocesi.

A partire dalle 9.15, dopo un brunch offerto dalla parrocchia, mons. Napolioni proporrà una riflessione sul tema «La politica è la forma più alta della carità. Da San Paolo a papa Francesco: il cammino verso la civiltà dell’amore».

Scarica qui la locandina

A seguire sarà celebrata la Santa Messa nel Duomo di Santo Stefano.

L’iniziativa promossa dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Cremona, si rivolge agli amministratori del territorio e ai rappresentanti delle categorie produttive e del terzo settore. «Anche nella nostra diocesi – riflette Sante Mussetola, incaricato per la Pastorale Sociale e del Lavoro – si rende necessaria una riflessione di buon senso sui modi della politica, nel rispetto della pluralità e senza semplificazioni di una realtà complessa».

A ispirare l’intervento sarà la figura di San Paolo, in un parallelo con il Magistero di Papa Francesco. «Come ha ricordato anche l’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel suo recente discorso alla città – aggiunge Mussetola – l’invito sempre attuale è quello di costruire le relazioni in funzione del bene comune, recuperando la capacità di pensiero e non limitandosi a slogan funzionali alla propaganda che non risolvono i problemi delle persone».

Per la seconda volta (dopo l’edizione del 2016 a Castelleone) l’incontro del Vescovo con il mondo politico, amministrativo, economico, sociale e lavorativo si svolge sul territorio diocesano, con un invito particolare ai laici della per la Zona Pastorale 5.

La mappa per il parcheggio




Movimento Mariano Betania Ecclesiale, l’incontro a Casalmaggiore

Sabato 8 dicembre 2018, Solennità dell’Immacolata Concezione, a Casalmaggiore si sono riuniti i gruppi del Movimento Mariano Betania Ecclesiale di Cremona, Parma e Mantova.

Dopo la recita del S. Rosario e la lettura del Vangelo del giorno, è stato letto anche il messaggio dato l’8 dicembre 1985 a Zagarolo e pubblicato sul volume 14 della collana “Gesù e Maria agli uomini d’oggi” con imprimatur del Vescovo diocesano Mons. Vittorio Tomassetti. Erano presenti circa 60 persone che hanno costituito la “chiesa domestica” caldeggiata da numerosi documenti della Chiesa, tra cui la Lumen Gentium (n. 11).




Misa Criolla e Navidad Nuestra, musiche latine a Sospiro

Una partecipazione numerosa, attenta ed entusiasta, quella che ha caratterizzato il concerto svoltosi la sera di domenica 9 dicembre a Sospiro, nella chiesa parrocchiale. Il Coro e Ensemble Voz Latina della Associazione latinoamericana di Cremona, diretto da Maximiliano Baños, ha incantato i partecipanti, coinvolgendoli con un repertorio e una esecuzione in cui la raffinata tecnica musicale e la straordinaria espressività si sono fusi mirabilmente. Il gruppo, composto da quaranta persone tra musicisti e coristi, ha proposto brani di musica sacra, popolare e folklorica della tradizione sudamericana.

La prima parte del concerto – promosso dall’Amministrazione comunale di Sospiro in collaborazione con la parrocchia e la Pro Loco – è stata costituita dalla “Misa Criolla”, composta dal musicista argentino contemporaneo Ariel Ramirez. Questa Messa è unica nel suo genere perché i ritmi e la tradizione ispano-americana si intrecciano con i contenuti della tradizionale liturgia della Santa Messa. La seconda parte del concerto, invece, è stata dedicata alla “Navidad Nuestra”, un quadro plastico di sapore creolo ispirato al tema della nascita di Gesù, che Ariel Ramírez compose insieme al poeta Félix Luna. In “Navidad Nuestra” sono stati presentati sei quadri tematici musicali, ciascuno costruito intorno ad una diversa voce regionale ed imperniato su un proprio ritmo o tipologia di danza argentina (chamamé, huella, vidala, chaya y takirari).

Una serata di ascolto di musica di alto livello, dunque, ma anche di condivisione di una fede universale, che attraverso il linguaggio universale della musica, si incarna vitalmente nelle culture e rappresenta un dono prezioso per ogni uomo e donna di buona volontà.

 

 




Un Museo da costruire insieme: incontro a Casalmaggiore

Si è tenuto giovedì 6 dicembre il Consiglio Pastorale delle parrocchie di S. Stefano e S. Leonardo in Casalmaggiore per discutere, tra le altre iniziative, della richiesta della Diocesi di ricevere in prestito la scultura del “Cristo deposto” attribuita a Jacopino da Tradate. L’opera è conservata nella Chiesa di S. Francesco da una data non meglio precisata ma collocata tra il 1806 e il 1850 e la proposta giunta dalla Diocesi è di trasferirla per un tempo determinato presso il nuovo Museo Diocesano.

La serata ha avuto come ospite don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni Culturali che, dopo aver introdotto il tema della nascita del nuovo Museo e di una visione programmatica per la messa in sicurezza degli edifici delle parrocchie, ha voluto ragionare insieme al Consiglio sulla necessità di condividere l’idea di progettazione del patrimonio culturale e artistico di Casalmaggiore.

Ispirandosi all’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (letta nel corso del Consiglio), che al numero 33 invita a superare la logica del si è fatto sempre così e ad accedere alla pastorale con creatività e coraggio, il parroco don Rubagotti e don Gaiardi hanno insistito sull’importanza di superare i campanilismi e gli interventi emergenziali (anche nell’ottica della salvaguardia del patrimonio artistico locale), predisponendo una più ampia disamina delle priorità, attraverso un discernimento pastorale condiviso con tutto il territorio, dal popolo di Dio alla Diocesi.

“Spero che crediate nel conservare quello che vi è stato trasmesso. Adesso a voi, e alla vostra audace creatività, è richiesto di programmare e di pensare una realtà di pastorale integrata” le parole di don Gaiardi. Come a dire che raggiunge il risultato sperato chi sa programmare in condivisione e collaborazione con tutte le forze.

Ammettendo che la comunicazione in merito è stata probabilmente frettolosa e ha dato adito a incomprensioni da parte del territorio, che non ha vissuto con orgoglio l’ipotesi di poter vedere esposta una propria opera presso il nuovo Museo Diocesano, don Gaiardi ha narrato i passaggi che hanno portato alla richiesta e ha ribadito che il percorso di condivisione è solo all’inizio. Alla proposta del Vescovo condivisa con il parroco Rubagotti e con il Consiglio Pastorale seguiranno infatti altri momenti di riflessione comune.

È stato accolto, da ultimo, l’invito a ripensare il senso della collocazione e dell’esposizione museale dell’opera d’arte: occorre superare la funzione prettamente estetica o turistica e ripartire dalla narrazione della storia della Diocesi da cui l’opera proviene per evangelizzare, così come indicato dallo stesso Pontefice nel suo messaggio finale ai partecipanti al Convegno Dio non abita più qui? Dismissione di luoghi di culto e gestione integrata dei beni culturali ecclesiastici, che si è tenuto presso la Pontificia Università Gregoriana il 29-30 novembre scorsi. “I beni culturali ecclesiastici sono testimoni della fede della comunità che li ha prodotti nei secoli e per questo sono a loro modo strumenti di evangelizzazione che si affiancano agli strumenti ordinari dell’annuncio, della predicazione e della catechesi. Ma questa loro eloquenza originaria può essere conservata anche quando non sono più utilizzati nella vita ordinaria del popolo di Dio, in particolare attraverso una corretta esposizione museale, che non li considera solo documenti della storia dell’arte, ma ridona loro quasi una nuova vita, così che possano continuare a svolgere una missione ecclesiale”.




Costanza Miriano, la spiritualità ai tempi del wi-fi

La platea del teatro Monteverdi è al completo. Tra il pubblico ci sono anche dei giovanissimi e il clima che si respira è familiare. Lo si capisce fin dall’inizio, quando una mamma, presente in sala, si alza e si avvia verso l’uscita. La bimba neonata che tiene in braccio si è messa a piangere e lei non vuole disturbare. Costanza Miriano smette di parlare e le si rivolge direttamente, con una naturalezza disarmante. ”Mi spiace, non andartene. Qui i bambini sono davvero i benvenuti!”

Riprende a raccontare di sé, della sua famiglia, il marito, i quattro figli, del suo lavoro di giornalista, delle sue amiche, “le consorelle wi-fi”, con le quali mantiene contatti capaci di fare comunità e vincere la tentazione di una appartenenza ecclesiale in solitaria. Soprattutto parla del filo che tiene legato il tutto: la passione per Gesù.

Ascolta l’intervento integrale

Costanza Miriano è a Cremona per presentare il suo libro “Si salvi chi vuole: manuale di imperfezione spirituale”. Risponde alle domande ma non è una conferenza. E’ la sua testimonianza semplice e contagiosa di una fede profonda.

Siamo tutti alla ricerca di relazione per essere felici dato che – come scrive nel suo libro – ”mendicare è la nostra condizione esistenziale. Il problema è mendicare nel posto sbagliato, cioè riempire il nulla col nulla”.

Ecco allora la necessità di una vita spirituale seria, come quella dei monaci “che richiede una scelta, un giudizio, una decisione” e un progetto, con tanto di carta e penna, per individuare ciò che vale veramente nella nostra vita e “ impedire alle cose più urgenti di oscurare la più importante di tutte: la Presenza di Dio. Per non essere come criceti sulla ruota o sentirci costantemente in corsa sul raccordo anulare”.

Cita, come esempio, la decisione di “incastrare” la Messa quotidiana cercando orari e chiesa lungo il tragitto tra scuola dei figli e posto di lavoro perché

“solo lì, a Messa, sei sicura che niente di quello che vivi va perduto e sprecato”

Il tono ironico e simpaticamente umoristico degli episodi concreti che racconta non attenua lo smarrimento per la realtà sociale e culturale in cui viviamo. Cita San Benedetto che “di fronte al disfacimento sociale e morale fece una sola cosa: stette tre anni in un buco della roccia. Capì che chi cambia se stesso cambia il mondo”.

Costanza Miriano non propone né fughe dalla realtà né crociate o battaglie.

”A noi è chiesto di lavorare di cesello sul cuore, come gli artigiani delle cattedrali medievali che scolpivano capolavori piccoli e nascosti che nessuno, probabilmente, avrebbe mai notato..”

Il resto viene come conseguenza.

Nel confuso rincorrersi delle nostre giornate , frammentate al limite della schizofrenia, è stato bello sentirsi ripetere che è possibile fare sintesi tra ciò che il nostro cuore desidera raggiungere e il limite costitutivo che ce lo impedisce.

E che abbiamo una garanzia : la Chiesa. Solo nella Chiesa abbiamo la certezza che il Dio che cerchiamo è quello vero e non la proiezione di noi stessi. Non il rifugio in una fede intimistica e personalistica ma l’antidoto all’ideologia.