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Ecumenismo: cercate di essere veramente giusti

“Se l’uomo di oggi non è giusto, se non compie la volontà di Dio, se non ama il proprio prossimo, è impossibile raggiungere la Croce del nostro Salvatore, per invocare da un lato la sua grazia, per combattere l’ingiustizia, mentre dall’altro per avere la misericordia per purificare le nostre anime e così riuscire a conseguire l’unità”: con queste parole mons. Ambrogio Spreafico, il metropolita ortodosso Gennadios Zervos e il pastore Luca Maria Negro hanno voluto concludere la lettera di presentazione della traduzione italiana del Sussidio che accompagna la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che quest’anno invita i cristiani a riflettere sulla rimozione dello scandalo della divisione e sulla costruzione dell’unità visibile a partire da un passo del Deuteronomio, “Cercate di essere veramente giusti” (16,18-20); con questa lettera mons. Spreafico, in qualità di presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo della Cei, il metropolita Zervos, a nome degli ortodossi che vivono in Italia, e il pastore Negro, come presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, hanno voluto riaffermare quanto prioritario deve essere il cammino ecumenico per tutti i cristiani che sono chiamati a vivere l’unità nell’obbedienza alle parole di Gesù, così come si possono leggere nel Nuovo Testamento.

Infatti, come anche di recente ha ricordato papa Francesco, in uno dei suoi numerosi interventi sulla centralità per la Chiesa cattolica dell’impegno per la costruzione dell’unità, il cammino ecumenico non è il risultato di una riflessione guidata da logiche umane o da situazioni contingenti di una comunità o di un singolo credente ma è una risposta affermativa a una chiamata chiara e inequivocabile che Cristo ha rivolto agli apostoli e ai discepoli indicando loro l’unità come un elemento fondamentale e irrinunciabile della vita della Chiesa.

Per secoli, e talvolta anche oggi, nel XXI secolo, con alle spalle oltre cento anni e tanti passi del movimento ecumenico contemporaneo, le Chiese, le comunità locali, singoli cristiani, pur ponendosi ai piedi della Croce per offrire la vita a Cristo, hanno fatto fatica a comprendere i tempi, i modi, i contenuti della costruzione dell’unità visibile della Chiesa che sono nelle mani di Dio Uno e Trino ma chiedono a tutti i cristiani una continua e quotidiana conversione del cuore, come raccomanda il decreto “Unitatis redintegratio” del concilio Vaticano II, così presente nelle parole e nei gesti di papa Francesco.

Il cammino ecumenico non si può quindi circoscrivere a un dialogo tra teologi chiamati a riflettere insieme su quanto già, anche nel campo dottrinale, unisce i cristiani, pur di tradizioni diverse, ma è un continuo interrogarsi su come scoprire e condividere l’identità della propria confessione cristiana in una prospettiva di unità che rende sempre più efficace l’annuncio e la testimonianza della Parola di Dio, così come è stata declinata nel corso dei secoli.

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, con la sua lunga e articolata storia alle spalle, diventa un tempo privilegiato di questo cammino che deve coinvolgere, sempre, ovunque, nel rispetto di sensibilità e di posizioni diverse, ma tutte pienamente incorporate nel mistero di Cristo, Salvatore delle genti, i cristiani, soprattutto con la preghiera che alimenta, sostiene e illumina il cammino ecumenico, aprendo nuove strade per una sempre migliore comprensione delle ricchezze della rivelazione. La Settimana per l’unità, che in tanti Paesi, soprattutto nel nord del mondo, si celebra dal 18 al 25 gennaio, mentre in alcuni Paesi dell’emisfero australe la celebrazione di questa settimana si colloca a cavallo della festa di Pentecoste, è così un tempo privilegiato, con il quale si può e non si deve pensare di esaurire l’impegno personale, anche solo su un piano spirituale, per la costruzione dell’unità visibile della Chiesa.

In una stagione, come la presente, nella quale si coglie la profonda sintonia tra le guide delle Chiese cristiane e degli organismi ecumenici internazionali nel promuovere iniziative e progetti con le quali testimoniare l’unità dei cristiani, senza che questo faccia dimenticare le questioni teologiche ancora aperte, condividere i doni nel camminare insieme assume un significato che non alimenta solo l’ulteriore sviluppo del dialogo ecumenico ma coinvolge l’esperienza quotidiana dei cristiani nel mondo e per il mondo.

La Settimana di preghiera è preceduta, in Italia, dalla celebrazione della Giornata per l’approfondimento della conoscenza del popolo ebraico, che è stata istituita dalla Conferenza episcopale italiana nel 1989; la scelta di celebrare questa Giornata il 17 gennaio nasceva dal desiderio di affermare il profondo legame tra cammino ecumenico e conoscenza del popolo ebraico, secondo quanto emerso nei lavori del Concilio Vaticano II e poi affermatosi nella prima recezione del concilio andando ben oltre il testo della dichiarazione “Nostra aetate” sulle religioni non-cristiane. Quest’anno viene proposto alla riflessione di tutti i cristiani in Italia, non solo i cattolici, il libro di Ester per proseguire la strada di una conoscenza del testo biblico, pur tra prospettive diverse, che sappia aiutare cristiani e ebrei a diventare sempre più amici, rimuovendo pregiudizi e paure.

Riccardo Burigana

(direttore del Centro Studi ecumenici San Bernardino-Venezia)

fonte: AgenSir




Il coraggio di scegliere… oggi. Riflessione con i giovani della Zona 2

“Scelgo… di scegliere”. È stato questo il titolo del primo appuntamento di “Chosen”, il percorso per giovani che si snoderà da gennaio a maggio nei vari oratori della Zona pastorale 2, come primo frutto dei Sinodo diocesano. L’incontro, che si è svolto a Pizzighettone, ha visto come ospite il professor Samuele Lanzi, docente di filosofia e vicepreside del liceo Vida.

L’accoglienza dei circa quarantacinque ragazzi pervenuti da molte parrocchie del territorio è stata affidata Melania Fava, moderatrice della serata che, a nome dei giovani appartenenti al tavolo zonale, ha introdotto il tema, sottolineando l’importanza, ad ogni età, di prendere decisioni, ed in particolare nell’età della giovinezza. Il microfono è poi passato a don Pietro Samarini, vicario della zona pastorale II, che ha presieduto la preghiera, arricchita da alcune riflessioni di papa Francesco.

La serata è poi proseguita con la profonda riflessione del prof. Lanzi. Prendendo spunto dalla situazione attuale in cui versa la società, il docente ha condotto i ragazzi a ragionare sui molteplici aspetti che possono portarli a prendere una decisione, oppure che possono trascinarli nell’interpretare della figura del don Giovanni di Kierkegaard: colui che rimane sempre intrappolato nell’indecisione.

Scarica qui l’audio della relazione

Scarica qui l’audio delle conclusioni dopo i lavori di gruppo

Molteplici sono le domande che il relatore ha rivolto ai giovani presenti, tra queste quella relativa al desiderio (quali desideri alimentano la mia vita?) e quella al bene (che cosa è bene?). La riflessione è quindi approdata alla questione dello “scegliersi”: i giovani sono chiamati a scegliere il tipo di uomo che vogliono diventare, essendo consapevoli che ogni decisione influisce inevitabilmente sulla personalità.

Toccando argomenti quali la responsabilità, l’ereditare (ogni decisione che compiamo influenza il mondo… che cosa lasceremo alle future generazioni? E come ereditare “bene” ciò che ci è stato lasciato?), il mettersi in gioco con i propri talenti… passando attraverso qualche scritto di don Primo Mazzolari e dell’enciclica Laudato sì di papa Francesco, il prof. Lanzi ha posto la questione cruciale: “occorre scegliere quello che fa bene alla persona. Ma che cosa fa bene alla persona? Per saperlo è necessario porsi un’altra domanda: chi è la persona umana? Chi sono io?”. È stato quindi il momento di richiamare il pensiero illuminante di san Giovanni Paolo II, che con tre parole individuava i tratti fondamentali che contraddistinguono la persona umana: partecipazione, solidarietà e communio.

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Con queste tre caratteristiche che risuonavano ancora nelle loro orecchie, i giovani si sono divisi in quattro gruppi di discussione, in cui ciascuno ha avuto la possibilità di confrontarsi con i coetanei sugli innumerevoli spunti suggeriti dal relatore. Al termine dei trenta minuti a disposizione, si è svolto il confronto con il relatore, che ha risposto alle domande e alle provocazioni che gli sono state rivolte.

Ringraziando di cuore il relatore, i giovani gli hanno donato, come segno tangibile di riconoscenza, due opere di Giuseppe Barzaghi, sacerdote domenicano, dottore in teologia e filosofia. La serata si è conclusa con una cena condivisa, in cui i ragazzi si sono dati appuntamento al prossimo incontro, il 17 febbraio a San Bassano, dal titolo “scelgo… di vivere la fede”, che vedrà la partecipazione del prof. Alessandro Campi, docente di informatica e basi di dati presso il Politecnico di Milano.




Bassetti: “Noi cattolici non disertiamo le sfide impegnative”

“Vorrei arrivare all’Assemblea di maggio con un progetto condiviso, così che si possa dire: la Chiesa italiana non si lamenta, ma si prepara a fare di più e meglio”. È la proposta lanciata dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’introduzione al Consiglio episcopale permanente, dedicata tra l’altro ad alcuni temi politici del momento.

“Vorrei che sapessimo mostrare al Paese che noi cattolici non disertiamo le sfide impegnative di questo nostro tempo, convinti come siamo che possono essere affrontate e superate”,

l’auspicio del cardinale, che dice un “grazie” agli abitanti di Torre di Melissa, la piccola cittadina calabrese che ha saputo esprimere una “solidarietà corale” verso quella cinquantina di migranti in balia delle onde, esempio di accoglienza in controtendenza rispetto al dibattito attuale sulle migrazioni.

Il testo dell’introduzione del Card. Bassetti

“Sui poveri non ci è dato di dividerci, né di agire per approssimazione”, il monito di Bassetti: “La stessa posizione geografica del nostro Paese e, ancor più, la nostra storia e la nostra cultura, ci affidano una responsabilità nel Mediterraneo come in Europa”.

Il secondo ringraziamento del presidente della Cei è riservato “a quanti – non da ultimo le testate giornalistiche – si sono adoperati per evitare il raddoppio della tassazione sugli enti che svolgono attività non profit”. “Il mondo del Terzo settore riveste nella società italiana un ruolo determinante”,sottolinea il presidente della Cei a proposito dell’Ires: “Più di ieri c’è bisogno di questa società civile organizzata, c’è bisogno dei corpi intermedi, di quella sussidiarietà che risponde alle povertà e ai bisogni con la forza dell’esperienza e della creatività, della professionalità e delle buone relazioni”.

“Governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento”, l’appello finale, a 100 anni dall’appello di don Sturzo. “Ai liberi e forti di oggi – l’attualizzazione di Bassetti – dico:

lavorate insieme per l’unità del Paese, fate rete, condividete esperienza e innovazione”.

“Come Chiesa assicuro che faremo la nostra parte con pazienza e coraggio, senza cercare interessi di bottega, per meritarci fino in fondo la considerazione e la stima del nostro popolo”, garantisce il presidente della Cei.

“Portiamo nel cuore le fatiche e le speranze della nostra gente, delle nostre Chiese e dei nostri territori, coinvolti come siamo dalla loro domanda di vita: domanda che ci interpella in prima persona, rispetto alla quale avvertiamo la responsabilità di non far mancare il contributo sostanziale di quell’esperienza cristiana che passa dall’annuncio credente e dalla testimonianza credibile del Vangelo”. Comincia con questo sguardo di condivisione l’introduzione del card. Bassetti al primo Consiglio episcopale permanente del 2019.

Di fronte a “venti che disperdono, provocando in molti confusione e smarrimento, ripiegamento e chiusura, dobbiamo impegnarci a lavorare meglio”, il primo appello ai cattolici: “Se la confusione è grande, non dobbiamo essere noi ad aumentarla; se ci sentiamo provocati o criticati, dobbiamo cercare di capirne le ragioni; se siamo ignorati, dobbiamo tornare a bussare con rispetto e convinzione; se veniamo tirati per la giacca, dobbiamo riflettere prima di acconsentire e fare”.

No, allora, allo scoraggiamento e alla sfiducia, a quella forma di male che, travestito da indifferenza, “si impadronisce delle paure per trasformarle in rabbia”: “Temo l’astuzia che si serve dell’ignoranza. Temo la vanità che avvelena gli arrivisti. Temo l’orizzonte angusto dei luoghi comuni, delle risposte frettolose, dei richiami gridati”. “La relazione cristiana non è un galateo o una lezione di buone maniere”: bisogna “pensare meglio e agire con discernimento e concretezza”, come ci esorta a fare il Papa.

“Quando il popolo è confuso, il modo migliore per rispondere al nostro dovere non è quello di proporre facili rassicurazioni,

lasciando capire che poi tutto s’aggiusta o che, comunque, altri sono quelli che devono pensarci”. Ai cattolici, il presidente della Cei chiede di confrontarsi con franchezza e “assumere con determinazione le scelte necessarie, così da essere non solo più efficienti, ma soprattutto più chiari e uniti”, senza limitarsi alle critiche. L’improvvisazione o il pressappochismo non fanno parte del patrimonio del cattolicesimo politico, la tesi del cardinale:

“Non possiamo limitarci a rincorrere l’attualità con comunicati e interviste; non possiamo perdere la capacità di costruire autonomamente la nostra agenda, aperti a ciò che accade – a partire dalle emergenze che bussano ogni giorno alla porta – ma fedeli a un nostro programma pastorale, che è poi il Vangelo di nostro Signore, incarnato in questo tempo”.

“Le nostre decisioni – spiega – devono seguire un metodo, supportato da un’idea forte e da continue verifiche, da un luogo di elaborazione culturale che non sia semplicemente una vetrina per proporre se stessi. Ci serve metodo anche per utilizzare al meglio le risorse materiali e finanziarie che i cittadini e i fedeli mettono a disposizione della Chiesa; ci serve metodo per interagire con le Istituzioni, in modo distinto e collaborativo; ci serve metodo per guardare avanti con fiducia e impegno”.

Dare più voce alle Conferenze episcopali regionali, una delle proposte: non per “grandi riforme”, ma per renderle maggiormente protagoniste e “maturare quell’arte del governo che rende tutti responsabili e gratifica chi compie al meglio il proprio dovere”. “Ripartiamo da questo stile sinodale, viviamolo sul campo, tra la gente, per consigliare, sostenere, consolare”, l’esortazione indirizzata ai vescovi: “Sarà, allora, più facile distinguere le buone idee dalle cattive, adottare i provvedimenti più incisivi, scegliere i collaboratori più validi”.




Mazzolari per le scuole: la mostra in via Palestro a Cremona

E’ allestita in questa settimana presso la chiesa di San Vincenzo a Cremona, la mostra “Conoscere don Primo Mazzolari”, un’esposizione itinerante proposta dalla Fondazione “Don Primo Mazzolari di Bozzolo” in collaborazione con la Focr, in occasione del 60° anniversario della morte del sacerdote cremonese, per cui è avviato il processo di beatificazione.

In attesa della celebrazione del 60° che, il prossimo 12 aprile, vedrà la celebrazione della Messa nella parrocchiale di Bozzolo presieduta dall’arcivescovo metropolita di Bologna Matteo Maria Zuppi che visiterà poi la tomba di don Primo, la mostra divulgativa porta sul territorio un approfondimento interattivo sulla vita, il ministero e il pensiero di don Primo.

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Un portale introduttivo, otto rollup che illustrano la figura di Mazzolari inserita nel suo tempo e nella storia italiana tra le due guerre e della Chiesa alla vigilia del Concilio Vaticano Secondo. Un percorso di approfondimento arricchito da due schermi installati per la proiezione di due contenuti audio/video: uno (realizzato da TRC per la rassegna “Le parole di don primo”) che ripercorre la biografia del sacerdote cremonese, l’altro con la lettura del Testamento di don Primo, una sorta di summa del suo pensiero e della sua ricca predicazione.

Ascolta la lettura di “Impegno con Cristo”

Interessante anche la possibilità di esplorare l’immenso patrimonio letterario lasciato da don primo attraverso una vera e propria antologia multimediale dei suoi testi sfogliabile grazie ad un tablet, con i titoli, le presentazione e i commenti sui libri di don Primo, di cui sono proposti estratti audio realizzati grazie alla collaborazione di Orazio Coclite, storica voce di Radio Vaticana. Materiale informativo è inoltre disponibile in formato cartaceo.

La mostra, gratuita, sarà disponibile per tutta la settimana per le visite delle scuole. Non a caso, infatti, è stata scelta come location la chiesa di via Palestro, nei pressi di numerosi istituti superiori. Diverse in questi giorni le visite guidate dagli insegnanti di religione di alcune scuole superiori cremonesi, offrendo così un’occasione unica per far conoscere alle nuove generazioni il massaggio di straordinaria attualità del prete di Bozzolo..

 

L’esposizione “Conoscere don Primo Mazzolari” – già presentata ad Assisi e prenotata per altre tappe anche in altre regioni d’Italia – sarà disponibile, su prenotazione, per tutto il 2019 per parrocchie, gruppi e associazioni. Insieme alla mostra, gli organizzatori propongono di dedicare un momento specifico a una conferenza o ad una celebrazione di preghiera sulla figura di don Mazzolari, a un suo scritto o a un tema della sua vasta opera. E la possibilità – in quell’occasione – di vendere dei libri

Per la prenotazione rivolgersi direttamente a don Umberto Zanaboni, vice postulatore della causa di beatificazione (tel. 331 8363752 – donumbertozanaboni@libero.it) e Fondazione don Primo Mazzolari (tel. 0376 920726 – info@fondazionemazzolari.it).

 




Grazie a Cantieri Sportivi 2.0 porte aperte allo sport per tutti

La rete cremonese dello sport educativo ed inclusivo, cresciuta negli ultimi anni, è stata nuovamente premiata. Il progetto Cantieri Sportivi 2.0 – capofila il CSI (Comitato di Cremona) e presentato sul secondo Bando 2018 “Donare per crescere insieme”, promosso da Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona – è stato infatti approvato e finanziato con 20.000 euro. La scelta di continuare un progetto già avviato nel 2018, capofila Sansebasket ASD, si basa sulla convinzione della potenzialità dello sport come collante sociale e occasione per generare esperienze di gruppo e comunitarie.

Tale iniziativa intende favorire prevalentemente il coinvolgimento sportivo di bambini e giovani, allargando l’attenzione anche agli adulti, con particolare attenzione alla sfera femminile. La finalità principale è sostenere la partecipazione ad attività sportive gli utenti in situazione di disagio economico, culturale e fisico. L’avviamento a tali attività prevede una stretta collaborazione con le scuole e con le agenzie educative che gestiscono servizi di doposcuola, oltre all’impegno diretto delle società sportive coinvolte.

La rete di progetto è formata da CSI Comitato di Cremona, UISP – Comitato di Cremona, Sansebasket ASD, ASD Polisportiva Corona, Cooperativa Cosper e Cooperativa Nazareth. La progettazione e realizzazione delle attività avviene in collaborazione con il Comune di Cremona (Assessorato al Welfare ed allo Sport) e con il Panathlon Club.

“La collaborazione con le scuole cittadine sta già portando ad ottimi risultati, viste le numerose segnalazioni di studenti che chiedono di partecipare ad attività sportive. Questo denota un coinvolgimento ed interessamento degli insegnanti verso una disciplina che può stimolare una maggiore conoscenze di se stessi, dei propri limiti e delle proprie risorse, sentimenti di successo e di valore personale”, dichiara Giovanni Radi, Presidente del Panathlon Club Cremona.

“Il dialogo e la collaborazione che a livello locale ci sono tra istituzioni, scuole, enti di promozione sportiva e associazioni sportive hanno una grande rilevanza, ottolineano i presidenti delle organizzazioni capofila, Fabio Tambani (Sansebasket) e Claudio Ardigò (CSI), che aggiungono: “Questa collaborazione si traduce infatti in progettualità e proposte che hanno un forte valore sociale e che generano un’importante opportunità per le famiglie cremonese. E queste esperienze non possono che produrre buone prassi replicabili anche in altri contesti culturali”.

“L’iniziativa – commenta infine l’Assessore al Welfare e Sport Mauro Platè – riprende e sviluppa le attività proposte nelle edizioni del progetto ExSportAbile, attività che hanno messo al centro lo sport integrato, aperto alla partecipazione di persone disabili e non, e la costruzione di contesti inclusivi anche come modello per altri ambiti della vita sociale. Grazie al progetto Cantieri Sportivi, a fianco di queste attività, vengono avviati percorsi inclusivi rivolti a bambini, ragazzi, giovani che hanno, per vari motivi, difficoltà ad avvicinarsi allo sport e per i quali la pratica sportiva può rappresentare un’importante occasione di benessere personale e integrazione”.

Nella foto, da sinistra: 
Mauro Platè Assessore Comune Cremona; Alberta Schiavi – Comune di Cremona Politiche Educative; Giovanni Radi – Presidente Panathlon Club Cremona; Fabio Tambani – Presidente Sansebasket ASD; Giordano Nobile – Presidente Polisportiva Corona ASD; Pierangelo Rozzi – consigliere Sansebasket ASD; Claudio Ardigò – Presidente Ente Promozione Sportiva CSI Cremona; Luca Zanacchi – Presidente Ente Promozione Sportiva UISP Cremona; Paola Girelli – Comune di Cremona Politiche Educative; Stefano Macconi – educatore sportivo Coop. Cosper; Aldo Lottici – educatore sportivo Coop. Nazareth

fonte: Uff. stampa Comune di Cremona




E in vendita il volume «Concordi Laetitia»

E’ disponibile alla vendita il volume “Concordi Laetitia”, la raccolta del repertorio ufficiale dei canti per l’animazione liturgica (edizioni NEC) al prezzo di 2 euro fino ad esaurimento scorte. Per l’acquisto è necessario prenotare comunicando alla ragioneria della curia il numero di copie desiderate.




Incontro al Boschetto, don Primo tra memoria e attualità

Come ogni anno in occasione dell’anniversario della nascita di don Primo Mazzolari, avvenuta il 13 gennaio 1890, un gruppo di associazioni cremonesi ha fatto visita alla cascina San Colombano presso il quartiere Boschetto.

Il gruppo dei partecipanti partendo dal piazzale della chiesa di Santa Maria, parrocchia di origine della famiglia di Mazzolari, dove il piccolo Primo fu battezzato, si è diretto al luogo natale del sacerdote, dove si è fermato un poco a riflettere.

Don Antonio Agnelli, accompagnatore spirituale di Acli Cremona, ha voluto ricordare don Primo tramite la lettura delle sue “nove ostinazioni”, scritte molti decenni fa ma oggi ancora molto attuali: don Primo ripercorre in punti sintetici la sua visione della pace, della Chiesa, della società e dell’economia improntata su un’idea di accoglienza della persona umana senza però per questo accettare le ideologie sbagliate che rimangono da combattere.

A seguire don Mario Aldighieri ha portato il suo commosso ricordo dell’incontro con don Primo sul letto di morte e di come questo incontro, insieme agli insegnamenti trasmessi dai suoi libri e articoli, ha segnato la sua esperienza di vita da presbitero anche nei momenti più difficili durante la permanenza in America Latina.

A concludere Marco Pezzoni, ex parlamentare cremonese, ha ricordato che quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della morte di don Primo e rifacendosi all’intervento del prof. Luigi Bonante del giorno precedente ha voluto ribadire come don Primo abbia saputo delegittimare anche dal punto di vista teologico la guerra: infatti essa è solo l’ultimo passo di una cultura e di un’economia violente.

Al termine dell’incontro si è voluto anche ricordare don Giuseppe Giussani, presbitero cremonese ormai malato che anche negli anni in cui le idee e gli scritti di don Primo non erano legittimati dall’autorità ecclesiale ha saputo portare avanti la sua memoria dopo la morte dando un importante contributo alla conservazione e trasmissione del suo pensiero fino ai giorni nostri.

L’evento è stato promosso dai ragazzi del Forum delle Idee (rete ASVIS, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) insieme ad Acli Cremona, Paxchristi, Tavola della pace di Cremona, Movimento federalista europeo e Cremona nel mondo.




Il Vescovo a S. Pietro al Po: “L’unità pastorale ci renda più missionari”

Domenica 13 gennaio il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto alle 10.30 la Messa delle parrocchie cittadine di San Pietro, Sant’Imerio e Santa Maria Assunta (Cattedrale) nella chiesa di San Pietro al Po. La celebrazione, a poche settimane dall’ultimo saluto al parroco di San Pietro don Stefano Moruzzi e dalla nomina di don Antonio Bandirali come amministratore, è stata occasione di incontro con la nascente unità pastorale.

All’inizio della Messa – celebrata alla presenza dello stesso don Antonio Bandirali parroco di S. Imerio e nuovo amministratore di San Pietro, mons. Alberto Franzini parroco della Cattedrale, il vicario don Michele Rocchetti, don Claudio Anselmi, del segretario vescovile don Flavio Meani e del diacono permanente Franco Margini – monsignor Napolioni ha voluto ricordare don Moruzzi e salutare le tre comunità riunite nella solennità del Battesimo del Signore.

E proprio la liturgia e la Parola pronunciate durante la Messa hanno offerto lo spunto per la riflessione che il Vescovo, durante l’omelia, ha voluto dedicare al senso profondo della unione tra comunità: “Gesù – dice commentando il Vangelo – si consegna al mondo per far nascere la Chiesa e per farsi pastore”.

“Oggi – ha proseguito – siamo qui dopo la morte del parroco e ci chiediamo: come faremo? come funzionerà questa nuova unità pastorale? Ma la presenza del Vescovo è il segno che ci ricorda che abbiamo un unico pastore, Cristo, che tutti i preti del mondo non possono sostituire”.

Così l’invito è quello a guardare oltre “l’organizzazione di cose religiose” e ricordare sempre che “Dio ci precede” e ci chiama all’unità. “Così l’unità pastorale non è un’invenzione del terzo millennio, ma è da sempre il progetto di Dio: fare della sua Chiesa un unico popolo”. Un cammino che le tre parrocchie cittadine hanno iniziato e che sono chiamate a far crescere insieme.

Prima della conclusione della Messa, poi, la presentazione di don Antonio Bandirali come nuovo amministratore della parrocchia di San Giorgio in San Pietro al Po, “in attesa di decidere nei prossimi mesi come questi sacerdoti, e magari qualcun altro, collaboreranno”. E ancora un invito alle comunità: “Continuate il vostro cammino di fede per essere comunità più missionarie – ha concluso  poi monsignor Napolioni – perché le parrocchie non si uniscono per pigrizia o per fare economia di forze, ma per essere più unite nella capacità di evangelizzare”.

 




La mappa dei cantieri che salvano i tesori della diocesi

Tirando le somme, il contributo annuale che arriva dall’8xmille della Cei per le attività diocesane legate ai beni culturali e all’edilizia di culto si aggira attorno al milione di euro. I cantieri aprono e chiudono continuamente in tutte le zone della diocesi.

Tetti, facciate e campanili delle chiese parrocchiali e dei santuari, impianti di sicurezza e videosorveglianza, contributi per l’allestimento dei musei, la manutenzione delle biblioteche, la conservazione degli archivi e ristrutturazione o nuove realizzazioni di oratori (dai fondi per l’edilizia di culto sono arrivati circa 950 mila euro per quello di Castelleone dal 2013 e poco più di 200 mila dal 2014 per quello di Torre de’ Picenardi, mentre a Caravaggio si attendono i contributi per il secondo e terzo lotto di lavori).

«Abbiamo tante opere, tante strutture e tanti edifici – spiega l’incaricato diocesano don Gianluca Gaiardi – e il tema della manutenzione ordinaria e straordinaria di questo patrimonio è molto complesso». In molti casi troppo per l’organizzazione e le risorse delle parrocchie. «Di solito – continua – ci si muove per affrontare le urgenze, mentre occorre un sistema più ordinato di programmazione condiviso con l’Ufficio da parroci, tecnici parrocchiali, consigli per gli affari economici». Così valutazione delle priorità, progetti finanziari, studi di fattibilità saranno al centro degli incontri di formazione che nelle prossime settimane saranno proposti nelle zone ai collaboratori con ruoli di amministrazione negli oratori, nei consigli pastorali e parrocchiali. «Si tratta di porre gli obiettivi pastorali legati a strutture e ambienti ad un piano di sostenibilità economica e amministrativa».
Anche quest’anno la diocesi ha presentato alla Cei una serie di progetti in attesa di approvazione per l’erogazione di contributi dall’8xmille tra cui il restauro conservativo della facciata nord della Cattedrale, dove nel frattempo sono al via il rinnovamento l’impianto di illuminazione (con il contributo anche di Banca di Piacenza e Centropadane)e la ristrutturazione della cappella di Santa Caterina. Nel Santuario di Caravaggio, invece, hanno fatto capolino i ponteggi per il recupero degli affreschi del transetto nord, opere del Cavenaghi e del Moriggia. Anche in Seminario i fondi annuali concorrono alla progettazione di un nuovo allestimento per il Museo e al restauro di opere storiche. Come la «Deposizione» di Calvaert, che sarà presentata domani in Seminario alle 16.30 nel primo incontro del ciclo «Dentro al dipinto 2019».




Pizzighettone, la storia di San Bassiano raccontata… ad arte

Gremita la parrocchiale di Pizzighettone per l’evento “Una storia lunga 900 anni”, realizzata lo scorso sabato 12 gennaio grazie alla collaborazione di varie associazioni del paese per ripercorrere in forma artistica la storia della chiesa parrocchiale di San Bassiano.

Il gruppo vocale delle Lady Voices, composto da sole voci femminili, ha aperto la serata con l’Angele Dei, composta dal Maestro Morricone per la colonna sonora del film Mission. Su un maxi schermo hanno poi cominciato a scorrere, in un affascinante racconto per immagini, le foto realizzate dalla perizia tecnica e artistica del Gruppo Cultura Fotografica. La voce fuori campo della prof.ssa Rita Bernocchi le ha commentate passo passo ricostruendo la singolare storia di questa antica chiesa.

La bravura e la simpatia degli attori dell’associazione teatrale Le stanze di Igor hanno fatto rivivere alcuni momenti clou di questa storia millenaria, interpretandone i personaggi protagonisti abbigliati in abiti dell’epoca forniti dalla Pro Loco.

Il pubblico ha così potuto assistere prima alla coinvolgente performance del parroco Cipelli amico del re francese tenuto prigioniero a Pizzighettone nel 1525, in seguito al vivace dialogo tra un baldanzoso Bernardino Campi e il suo trepidante apprendista, poi all’arrivo in pompa magna del governatore spagnolo Diego Salazar accompagnato dalla moglie e, infine, al concitato vociare delle popolane spaventate dal tragico scoppio della polveriera durante l’assedio del 1733.

La serata si è conclusa sulle note del canto di gloria Amazing Grace delle Lady Voices.

I numerosi spettatori hanno espresso il loro gradimento della serata con un caloroso applauso che è risuonato a lungo sotto le antiche volte della chiesa di S. Bassiano.