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Giubileo 2025: nasce lo “Zaino ufficiale del Pellegrino”

«Il pellegrino che si prepara al Giubileo del 2025 sa bene che camminare è la capacità di saper togliere, lasciare a casa il peso del superfluo per portare con sé solo ciò che è necessario alla sua esperienza di fede e di riflessione». Per questo, il Dicastero per l’Evangelizzazione, sezione per le questioni fondamentali della evangelizzazione nel mondo, e responsabile per l’organizzazione del prossimo Giubileo ordinario 2025, ha deciso, «per la prima volta in occasione di un evento così significativo per la Chiesa», di offrire un prodotto pensato e creato per tutti coloro che decideranno d’intraprendere il loro cammino verso Roma: lo zaino ufficiale del pellegrino.

Dopo aver vagliato diversi progetti, la scelta del Dicastero è caduta sul concept realizzato dall’azienda Stegip4 di Roma. «Ho accolto molto volentieri le proposte di alcune imprese, italiane e straniere, per la produzione e commercializzazione di uno zaino ufficiale del pellegrino per il prossimo Giubileo del 2025. So bene quanto possa essere utile uno zaino durante un pellegrinaggio e quanto sia importante conservarlo, con i segni del tempo e dell’usura, come un testimone pieno di ricordi di quei giorni di preghiera e riflessione, pieni di emozioni e per questo indimenticabili», ha commentato mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, nel comunicare la decisione di aver assegnato alla Stegip4 la realizzazione dello zaino ufficiale del pellegrino.

Lo zaino, che sarà commercializzato prossimamente, e tutti gli accessori che compongono il kit del pellegrino (un cappello a falde larghe, un foulard, una borraccia, un poncho impermeabile, un rosario da polso), sono stati realizzati utilizzando componenti riciclati ed ecosostenibili.

«Il nostro obiettivo è quello di proporre un prodotto pensato per un Giubileo rispettoso dell’ambiente, in grado di generare un riscontro positivo da parte sia delle nuove generazioni che di pellegrini che già hanno partecipato ad altri Giubilei o pellegrinaggi e che conoscono l’importanza di avere sempre con sé uno zaino», ha detto Gino Conversi, direttore del marketing di Stegip4.

Stefano D’Ambrosio, ceo di Stegip4, ringraziando mons. Fisichella per la fiducia accordata, ha poi aggiunto: «Quella del Dicastero per l’Evangelizzazione è una scelta che ci inorgoglisce e che premia la grande attenzione della Stegip4, sia per gli elevati standard di qualità che per il rispetto dell’ecosistema. Per questo abbiamo realizzato un prodotto che coniuga creatività, commercio etico e basso impatto ambientale». «Attraverso lo zaino del pellegrino – ha concluso – abbiamo voluto raccontare il motto giubilare “Peregrinantes in Spem”, come un invito a ricostruire un clima di speranza e fiducia per guardare positivamente al futuro. Un futuro di rinascita, di cui ciascuno si deve far carico e che deve portare sulle proprie spalle, proprio come uno zaino in cui mettere ciò che conta davvero».

Andrea Regimenti
(AgenSir)




Csi Cremona, al via il corso base per educatori sportivi di attività motoria per bambini

Prenderà il via a metà gennaio il corso base per educatori sportivi per l’attività motoria di bambini da 3 a 10 anni, organizzato dal CSI di Cremona. L’iniziativa si svolgerà presso il Centro pastorale diocesano di via Sant’Antonio del Fuoco 9, a Cremona, in tre serate. I destinatari del corso sono operatori, educatori, animatori, istruttori, allenatori, volontari, collaboratori e insegnanti che si occupano dell’attività ludico-motoria dei bambini.

Il primo appuntamento, in programma lunedì 15 gennaio alle 20.45, si focalizzerà sul tema Sport e bambini in rete. Interverranno Giovanni Radi, consigliere Panathlon Cremona, Luca Zanacchi, assessore allo sport del Comune di Cremona, don Francesco Fontana, presidente della Federazione oratori cremonesi, ed Erminio Trevisi, presidente P. G. Frassati di Pieve San Giacomo.

Lunedì 29 gennaio, sempre alle 20.45, Mauro Bonali, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Fabio Tambani, presidente Sansebasket, e Daniel Ciofani, capitano dell’U.S. Cremonese, arricchiranno la serata a tema Modelli ed esperienze a confronto.

L’appuntamento conclusivo della prima fase avrà luogo il 5 febbraio, alle 20.45, e svilupperà La figura dell’educatore sportivo. Al centro dell’incontro gli interventi di don Alessio Albertini, già assistente ecclesiastico nazionale del Csi, e Lina Stefanini, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Al termine di questa fase sarà rilasciato un attestato di partecipazione e saranno riconosciuti tre crediti sportivi per allenatori, istruttori e dirigenti Csi.

Per chi poi avrà intenzione di ottenere la qualifica di istruttore, allenatore o educatore sportivo di 1° livello, sarà programmata la seconda fase, in cui saranno previsti – con date ancora da decidere – sei incontri teorico/pratici.

Il corso è organizzato dal Csi di Cremona, con il patrocinio di Diocesi di Cremona, Comune di Cremona, Federazione Oratori Cremonesi, Panathlon Club Cremona, Coni Lombardia e U.S. Cremonese. Per info e iscrizioni contattare il numero 0372-23928 o scrivere a csi@csicremona.it.

 

Locandina del percorso

 




Deceduto mons. Kpodzro, volto noto anche a Cremona per i suoi incontri in Seminario

Ha colpito anche la Diocesi di Cremona la morte di mons. Philippe Fanoko Kpodzro, arcivescovo emerito di Lomé, deceduto a 93 anni lo scorso 9 gennaio, in Svezia, dove viveva in esilio da quasi tre anni, dopo le elezioni del presidente Faure Gnassinbgé, del cui regime mons. Kpodzro ha sempre opposto una critica severa.

Sacerdote, mentore e attivista. Un volto c.

Il presule nato a Tomegbé, nella diocesi togolese di Atakpamé, il 30 marzo 1930, era divenuto sacerdote il 20 dicembre 1959 ed era molto conosciuto anche a Cremona, dove, alla fine dello scorso millennio, ha tenuto – presso il Seminario vescovile – incontri e catechesi incentrate sul tema della missione. Eletto alla Sede titolare di Bacanaria il 19 dicembre 1975, era stato nominato vescovo di Atakpamé il 10 aprile 1976 e aveva ricevuto l’ordinazione episcopale il 2 maggio successivo. Il 17 dicembre 1992 era stato promosso alla sede metropolitana di Lomé e l’8 giugno 2007 aveva rinunciato al governo pastorale dell’arcidiocesi.




Torna la “Raccolta di monetine per gli asini”, originale raccolta fondi per sostenere la Isla de Burro

Anche dopo il Natale proseguono sul territorio diocesano le iniziative di carità proposte da diversi enti e associazioni. È il caso de “La Isla de Burro”, opera segno di Caritas Cremonese, specializzata nella pet-therapy. Per questo 2024, la struttura di Zanengo ha deciso di riproporre la “Raccolta di monetine per gli asini”, un’originale raccolta fondi che rappresenta un concreto aiuto all’autofinanziamento della struttura.

«Quelle piccole monetine di bronzo che spesso ci dimentichiamo nel portafogli, in tasca o negli angoli di casa, per operatori, volontari e asini de “La Isla de Burro” costituiscono, invece, un grande valore – spiegaMarco Ruggeri, responsabile dell’opera segno di Caritas –. Esse rappresentano la piccola differenza che, anche se minuscola, sommata a tutte le altre ci ha permesso di esistere ancora oggi, nonostante le difficoltà economiche che ogni anno ci accompagnano».

Ma come funziona questa particolare raccolta fondi? Sono stati predisposti speciali “bicchierini” per la raccolta di monete (ma anche banconote), ritirabili direttamente presso la struttura, presso gli uffici di Caritas Cremonese, in via Stenico 2/B, o presso la caffetteria Il Voltone in piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria a Cremona. Una volta raccolti i fondi, i bicchierini saranno da riconsegnare agli stessi punti di ritiro. In alternativa, sarà possibile utilizzare anche un proprio bicchiere o vasetto.

Energia elettrica, acqua, spese alimentari, spese veterinarie e spese tecniche. Sono numerose le esigenze della struttura di Zanengo che necessitano di un contributo economico. L’iniziativa rappresenta dunque una mano tesa verso la continuità di questa preziosa realtà, che vuole esprimere la propria gratitudine «a tutti coloro che aderiranno alla campagna, sostenendo il progetto e dando valore a ciò che, isolato, è troppo piccolo, ma unito a tanti altri può generare un’azione per fare una grande differenza e cambiare la realtà».




Una cesta di fraternità per vivere un Avvento di fraternità

 

Uno sguardo ai “lontani” – non solo geograficamente – si concretizza in ogni Avvento, attraverso l’iniziativa dell’Avvento di Fraternità, diventata ormai una solida tradizione per la Chiesa cremonese. Per quest’anno, come già successo nel recente passato, l’iniziativa, dal tema “Una cesta di bontà”, è destinata al sostegno di un’opera di solidarietà pensata, promossa e realizzata per le famiglie della favela di Salvador de Bahia, in Brasile: la distribuzione della “cesta basica”. Un gesto concreto di vicinanza a situazioni di profonda povertà reso possibile, anche grazie alle donazioni dei parrocchiani, dall’impegno della parrocchia bahiana di Jesus Cristo Ressuscitado, gemellata con la Diocesi di Cremona grazie al servizio di due missionari fidei donum cremonesi: il parroco don Davide Ferretti e Gloria Manfredini.

Ma, nello specifico, di che cosa si tratta? A spiegarlo è proprio il parroco di Jesus Cristo Ressuscitado, don Davide Ferretti: «È una vera e propria cesta che distribuiamo una volta al mese e, in casi particolari, anche una volta ogni quindici giorni. Contiene beni alimentari essenziali, come riso, fagioli, olio, zucchero, farina, latte in polvere e, alcune volte, anche prodotti per l’igiene, come sapone e shampoo». Un sostegno prezioso e sostanzioso, testimoniato anche dalla quantità di ceste che vengono distribuite ogni mese: «Il numero varia di volta in volta, ma arriviamo a distribuire fino a 60 o 70 ceste basiche nel quartiere».

«La cesta viene distribuita a famiglie povere con tanti bambini o con particolari situazioni di fragilità, ma anche chi vive momenti di difficoltà temporanei. È chiaro – osserva don Davide – che la cesta basica non risolve tutti i problemi, ma dà una mano per quel che riguarda perlomeno una delle cose essenziali, che è quella di poter mangiare». Un’attenzione, dunque, al povero, non soltanto nella dimensione della povertà economica; si tratta di incontrare e farsi carico di povertà trasversali a tutte le altre emergenze che caratterizzano la società in cui la parrocchia è inserita.

«La situazione di Salvador de Bahia non è come quella dell’Africa – evidenzia don Ferretti –. Noi spesso ci immaginiamo il povero come colui che non ha niente da mangiare e non ha l’acqua, ma qui non siamo a questi livelli: è una povertà di un altro tipo, spesso legata al problema del lavoro, di tipo culturale e sociale, con bambini e adulti che non sanno leggere e scrivere, e anche una povertà dal punto di vista medico e sanitario». Non un’estrema povertà economica, ma una povertà sociale «che purtroppo fa parte di questo mondo e per cui c’è bisogno di tanti altri aspetti, come scuole, presidi medici, ma anche luoghi di svago, che sono un modo per togliere ragazze e ragazzi dalla strada, che è sempre pericolosa». «In questi anni – conclude don Ferretti – ho capito che non possiamo venire qui e pensare di cambiare la loro vita e la loro storia, ma dobbiamo arrivare qui per imparare e per mettere qualcosa di bello, di positivo, dentro la loro storia, le loro fatiche e la loro quotidianità».

Con l’augurio «che la Diocesi di Cremona non si dimentichi di questa realtà, perché non è solo una questione economica, ma di attenzione, di presenza, di interesse a ciò che succede: è questa fraternità che fa sentire questa parrocchia, che è dall’altra parte del mondo, davvero come parte della Diocesi». Un percorso ancora lungo al quale dare supporto, un’esperienza di solidarietà che davvero testimoni la fraternità di questo Avvento.

 

Come donare

Sono diverse le modalità con cui sostenere l’iniziativa dell’«Avvento di fraternità». Anzitutto nelle parrocchie delle diocesi, rivolgendosi ai sacerdoti o aderendo alle specifiche iniziative di carità che potranno essere promosse a livello locale, in contesti di catechesi e non solo. Ma le donazioni possono essere effettuate anche direttamente a livello centrale, presso la Curia vescovile di Cremona, negli uffici di piazza Sant’Antonio Maria Zaccaria 5, o attraverso bonifico bancario intestato alla Diocesi di Cremona (iban IT28X0845411403000000080371) indicando come causale “Avvento di Fraternità 2023”.

 

Scarica la locandina dell’iniziativa

 

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Il 28 dicembre a Cremona il Concerto di Natale del “Coro Gioventù alpina”

Sarà la chiesa di San Pietro al Po, a Cremona, a ospitare il Concerto di Natale organizzato ed eseguito dal “Coro Gioventù alpina” di Cremona. L’evento avrà luogo la sera di giovedì 28 dicembre, alle 21. Al centro dell’esibizione corale ci saranno i canti della tradizione alpina, tratti dal vasto repertorio della “Sat” di Trento. Non mancherà, data l’occasione, l’esecuzione di brani tradizionali natalizi.

«La costituzione dell’attuale coro è stata l’approdo naturale dell’entusiasmo e dell’amicizia maturata tra i ragazzi in questi anni – spiegano gli organizzatori –. Sin dai primi concerti è stato chiaro il desiderio di continuare e approfondire la bellezza e la ricchezza del repertorio corale popolare alpino». E aggiungono: «Com’è naturale per dei ventenni, la vita sta portando ciascuno a intraprendere strade differenti: alcuni approfondendo professionalmente lo studio musicale, altri dedicandosi ad ambiti decisamente diversi. Nonostante ciò, la forza, la verità e la bellezza dell’esperienza intrapresa, la gioia di continuare questa amicizia cantando, permettono di proseguire nella ricerca comune e nel perfezionamento di questo repertorio».

Fondato nel 2014 e diretto da Tommaso Lattanzi, il Coro è attivo in città e non solo. Quella natalizia è ormai una tappa fissa a Cremona, alla quale chiunque è invitato a partecipare. L’ingresso sarà libero e gratuito. Il concerto è organizzato a sostegno della “Campagna Tende” di Avsi, organizzazione no-profit che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in numerosi Paesi del mondo.




Il Vescovo ai collaboratori della comunicazione diocesana: «Come cirenei del dialogo, sintonizzati con il Vangelo»»

Si è tenuto nella biblioteca del Centro pastorale diocesano l’incontro tra il vescovo Antonio Napolioni e gli operatori della comunicazione diocesana. I collaboratori della redazione di TeleRadio Cremona, che cura la rete dei mezzi di comunicazione diocesana– portale diocesano, Riflessi Magazine, il Mosaico, “Chiesa di Casa” e “Il Giorno del Signore” – si sono riuniti, assieme al vescovo, al presidente di Teleradio Cremona, Giacomo Ghisani, e al direttore responsabile di TRC, don Federico Celini, per scambiarsi idee, auspici, sensazioni e auguri, per Natale e per il nuovo anno in arrivo.

L’incontro si è aperto con l’introduzione del presidente Ghisani, che, citando il Concilio Vaticano II ha detto: «La comunicazione viene intesa come supporto tecnico alla missione della Chiesa. Ma anche qualcosa che è in grado di influenzare, se usata correttamente, gli individui e le masse. È qualcosa di necessario e funzionale al benessere della società, ma è anche qualcosa che ci aiuta a vincere la tentazione di vedere la Chiesa rigida, perché ci invita e ci spinge all’incontro, alla relazione con l’altro».

Alle parole del presidente di Trc hanno fatto seguito quelle del vescovo, cha ha ringraziato i presenti perché «questo non è un ufficio, un’azienda, ma parte viva dell’organismo diocesano». Ha quindi aggiunto: «Il vostro ruolo può essere strategico. Voi amate la comunicazione, siete maniaci del feedback più che dell’auditel, vi interessa parlare la lingua giusta per raggiungere il giusto destinatario».

Energie e risorse giovani, di cui la Chiesa locale, oggi, riconosce di avere grande bisogno: «Perché – ha osservato mons. Napolioni – non siamo più troppo esperti di comunicazione. Troppe volte parliamo senza esserci sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda di chi abbiamo di fronte. Allora vi chiedo una grande mano per mettere in piedi una capacità comunicativa sempre più affinata. Non dimentichiamo che la tecnologia da sola non fa i miracoli; i miracoli vengono dalla carità». E la carità nasce nell’incontro: «L’arte della comunicazione è l’arte del dialogo. Di questo facciamoci carico, come “cirenei del dialogo”. Sempre sintonizzati con la logica sempre vera del Vangelo, perché il Vangelo è realtà»

Una realtà da incontrare perché possa anche essere raccontata con i diversi mezzi che la tecnologia e la creatività mettono a disposizione. Come ha sottolineato nel suo intervento anche Barbara Manfredini, membro del Consiglio di amministrazione di Trc, sintetizzando il lavoro e la missione della comunicazione diocesana in tre “c”: «Cultura, comunità, creatività».

«Vedendovi entrare ho colto la ricchezza e la varietà delle competenze – ha invece evidenziato don Federico Celini –. E questo mi fa gioire. Perché vivete la comunicazione con passione». Il sacerdote ha dunque sottolineato l’importanza della coesione e della corresponsabilità tra i collaboratori della comunicazione: «È bello e importante che i comunicatori comunichino tra di loro. E in voi ho notato competenza e freschezza, per una comunicazione che vuol essere quanto più possibile incisiva e adeguata a occhi e cuore della gente di oggi».

L’incontro si è concluso con la condivisione tra tutti i presenti, che hanno rivissuto momenti e situazioni significative del recente passato lavorativo, augurando a tutto l’Ufficio un futuro migliore, sempre più carico di passione ed efficacia e sempre più soddisfacente. Al termine dell’evento, i presenti si sono fermati per un momento conviviale.




Il vescovo alla Casa Sant’Omobono per gli auguri di Natale all’Azione Cattolica

Auguri e ringraziamenti, nel pomeriggio di lunedì 18 dicembre, alla Fondazione “Casa famiglia Sant’Omobono” di Cremona, che dal 1997 accoglie e affianca madri e – più in generale – donne che vivono situazioni di difficoltà e fragilità. Presente all’evento il vescovo Antonio Napolioni, che ha augurato un buon Natale a tutta la Fondazione e a tutta l’Azione Cattolica di Cremona, che da quasi trent’anni gestisce la struttura di via degli Ippocastani. Oltre a lui, il presidente della Fondazione, Gabriele Panena, e il presidente diocesano di Ac, Emanuele Bellani.

«La nostra Fondazione è stata affidata dal vescovo Giulio Nicolini all’Azione Cattolica – ha spiegato il presidente Panena – ed è un’opera di carità che da ventisei anni sta portando avanti con risultati più che positivi». Un affidamento, dunque, che ha portato i suoi frutti, una gestione che ha lasciato però alla Fondazione la possibilità di “camminare con le proprie gambe”. «Di fatto siamo sempre stati un’entità autonoma, anche perché questa è una casa che funziona 24 ore su 24 – ha sottolineato Panena –. I nostri ospiti sono qui e noi abbiamo tutta la responsabilità nei loro confronti».

Un servizio senza sosta reso possibile anche grazie alla dedizione di professionisti e volontari che impiegano il proprio tempo in struttura. Ha infatti aggiunto il presidente: «La ricchezza è proprio quella di avere, anche per l’Azione Cattolica, un luogo condiviso da tutti che è traduzione dell’impegno e all’adesione di molti».

Un supporto a tutto tondo, che sfocia anche in altre strutture: alcuni appartamenti, sempre legati al progetto della Fondazione “Casa famiglia Sant’Omobono”, che garantiscono alle donne bisognose «un passaggio a una condizione di semi-autonomia».

L’incontro si è quindi concluso con un momento conviviale nella sala da pranzo della Fondazione.




Il Vescovo ai bambini delle scuole dell’infanzia: «Voi siete i piccoli principi della pace»

Greccio, 1223, san Francesco d’Assisi mette in scena, per istruire la gente del tempo, il primo presepe vivente della storia, coinvolgendo i frati e gli abitanti di quel paese che, come da lui stesso dichiarato, gli ricordava emotivamente Betlemme. 800 anni dopo, nella mattina del 15 dicembre 2023, il presepe di Greccio è stato d’ispirazione per l’incontro, tenutosi nella Cattedrale di Cremona, tra il vescovo Antonio Napolioni e i bambini delle scuole dell’infanzia del territorio.

L’evento si è aperto con la lettura del passo della Natività, tratto dal Vangelo di Luca. Durante questo momento, bambini e bambine, accompagnati da maestre e maestri, hanno consegnato alcune sagome dei personaggi, realizzate da loro, con l’aiuto di insegnanti, genitori e nonni, e poste davanti all’altare a formare il presepe completo. Questo resterà poi allestito per tutto il periodo natalizio nel Camposanto dei Canonici.

«Il presepio ha reso possibile una storia bellissima, di cui oggi siamo noi i personaggi», ha detto il vescovo ai bambini presenti in Duomo.

«San Francesco, mentre leggeva il Vangelo, ogni volta che pronunciava il nome di Gesù, lo amava talmente da pronunciarlo come se fosse una pecorella che belava – ha detto monsignor Napolioni durante la sua riflessione – e si leccava le labbra, perché sentiva la dolcezza del nome di Gesù». Quella dolcezza che è segno caratteristico di colui che è «principe della pace». Ha quindi aggiunto: «Perché con lui facciamo parte di un mondo nuovo, in cui si rinuncia a ogni forma di violenza, in cui si crede che sempre la pace è possibile, in cui si guarda negli occhi ci è vicino e gli diciamo “ti voglio bene, sei mio amico, giochiamo e cresciamo insieme, facciamo un mondo nuovo insieme”». «E questo i bambini lo sanno bene – ha concluso –, ma noi grandi a volte lo abbiamo dimenticato. E allora grazie bambini, perché voi siete i piccoli Gesù nelle case, siete i piccoli principi della pace». «E impareremo la pace se impareremo a dire “sì”, anche quando c’è da rimetterci un po’, quando impareremo a non dire più “io”, ma “noi”».

 

Ascolta la riflessione del vescovo Napolioni

Dopo il vescovo, ha preso la parola il vicesindaco di Cremona, Andrea Virgilio, che, oltre a portare i saluti del Sindaco, si è rivolto a bambine e bambine dicendo: «Come ha detto Papa Francesco, i presepi sono come le lingue del mondo: sono tantissime, ma alla fine ci si capisce, perché c’è un messaggio comune. E questo vale anche per le scuole: dobbiamo andare tutti nella stessa direzione, tutti con lo stesso obiettivo, che è quello di far crescere i nostri “piccoli principi”».

La mattinata si è quindi conclusa con la benedizione del vescovo alle statuette del bambinello, consegnate ai rappresentanti degli istituti presenti: “Castello”, “Maria Immacolata”, “Sacra Famiglia”, “Sant’Angelo”, “Sacro Cuore”, “Sant’Abbondio”, “San Giorgio”, “Ferrante Aporti” e la scuola della cooperativa “Cittanova” di Castelverde. «Abbiamo pensato di regalarvi queste statuette perché Gesù Bambino sia riferimento per la vostra vita – ha spiegato Sergio Canevari, presidente della sezione cremonese della Federazione italiana Scuole materne –. Alla mattina appena svegli, alla sera prima di dormire, per dirgli grazie per tutto quel che abbiamo».




Il 16 dicembre Cremona accoglie la Luce della Pace di Betlemme

“Fare Pace rende felici” è il motto che accompagna quest’anno la distribuzione della Luce della Pace di Betlemme, attinta dalla fiamma che da secoli arde nella basilica della Natività di Betlemme e che rappresenta un segno di fratellanza e condivisione, di speranza e pace. Ancor più quest’anno. Nonostante la drammatica situazione in Terra Santa gli scout sono riusciti a riproporre anche quest’anno l’inizitiva, con la Luce che giungerà anche a Cremona grazie all’impegno delle comunità Masci “Cremona 1” e “Cremona 2”, che si impegneranno a consegnarla alle comunità religiose e laiche del territorio cremonese.

«Costruire esempi di Pace in questo momento storico, in questo mondo che sembra aver perso questo valore, diventa un dovere, ma anche una gioia che porta serenità – spiegano gli Scout adulti di Cremona –. È compito di tutti noi lavorare e difenderlo giorno dopo giorno».

L’arrivo a Cremona della Luce della Pace di Betlemme è previsto per sabato 16 dicembre, alle 16.30, presso la chiesa di San Gerolamo, in via Sicardo 5. La luce sarà accolta con un momento di riflessione e di preghiera e sarà poi distribuita presso la loggia della bertazzola della Cattedrale, dove i presenti potranno attingere personalmente con ceri e lampade per portare la Luce, unitamente al suo messaggio, alle proprie case e comunità.

 

L’origine dell’iniziativa

Nella Chiesa della Natività di Betlemme c’è una lampada a olio che arde perennemente da lungo tempo, probabilmente già qualche secolo dopo la venuta di Cristo. La lampada è posizionata sul punto ove si presume sia stata la mangiatoia nella quale fu messo il Salva­tore in fasce. La lampada è alimentata dall’olio donato dalle nazioni cristiane, una volta all’anno, a turno: Cristo, Luce delle genti, continua ad irradiare la sua Parola da Betlemme nel mondo intero.

Il viaggio della Luce della pace di Betlemme è iniziato nel 1986 per iniziativa degli scout austriaci. Di anno in anno, proprio grazie a questa associazione, è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo in ogni parte d’Europa. In Italia la Luce è arrivata subito nel 1986 a opera degli scout del Sud Tirol: la diffusione della fiammella, per alcuni anni limitata al territorio dell’Alto Adige, si è propagata presto anche nel resto dello Stivale. Nel 1994 in Veneto è stato costituito un comitato spontaneo che, nel Natale dello stesso anno, ha partecipato alla manifestazione di Vienna, portando quindi la fiamma in Italia dove, viaggiando in treno, ha raggiunto diverse località della Penisola. Da allora questo avviene ogni anno: la luce, accesa alla lampada ad olio che arde perennemente nella chiesa della Natività di Betlemme, alimentata dall’olio donato da tutte le nazioni cristiane della Terra, raggiunge così varie città italiane.

La “Luce della Pace di Betlemme” non ha solo significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici e morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede.

Oggi, grazie all’impegno degli scout di tutte le associazioni circa un milione di persone in Italia portano “La Luce della Pace” nelle proprie case, gruppi, associazioni famiglie, comunità, parrocchie. Donata a tutti coloro che condividono i valori di pace e fratellanza, senza distinzione di credo o razza.