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Suore Catechiste di Sant’Anna, Messa a Picenengo nel ricordo del battesimo del fondatore padre Silvio Pasquali

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«Con le Suore Catechiste di Sant’Anna è come se Padre Silvio Pasquali fosse tornato a Cremona». Con queste parole padre Massimo Casaro, responsabile dell’Ufficio beni culturali del PIME, ha voluto ricordare la figura del missionario cremonese, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte, durante l’Eucaristia celebrata nella chiesa parrocchiale di Picenengo nella mattina di domenica 7 aprile.

Proprio in questa chiesa alla periferia di Cremona il 10 aprile del 1864 veniva battezzato Silvio Pasquali, che era nato poco distante presso la cascina Cambonino.

La celebrazione eucaristica, concelebrata da don Francesco Cortellini, amministratore parrocchiale di San Bartolomeo, è stata occasione per svelare una targa proprio presso il fonte battesimale, alla presenza delle Suore Catechiste di Sant’Anna, congregazione fondata in India da padre Pasquali e che da ormai diversi anni sono presenti anche in Italia e in particolare a Cremona.

«Padre Silvio è un padre del PIME antico, del secolo scorso, e sono tanti i padri del PIME che cadono nell’oblio, come accade in tutte le famiglie. Io stesso non lo conoscevo – ha detto padre Casaro nell’omelia –. Era un missionario che potremmo definire, senza timore di esagerare, un po’ eroico, di una tipologia di cui in un certo senso se ne è perso lo stampo». E ha continuato: «Un tempo il missionario vero partiva per non tornare più e le ultime immagini della famiglia erano sul molo del porto, dicendo ai parenti “ci rivediamo in paradiso”».

La riflessione del missionario si è quindi concentrata sulla testimonianza di fede di padre Pasquali: «È la sua fede che dissoda il terreno e che fa germogliare la vita vera e autentica. Un segno di questa fecondità sono le suore che continua nel tempo. Lui non è tornato in Italia, ma sono venute le sue suore e in qualche modo è come se Padre Silvio a modo suo fosse ritornato nel loro carisma, nella loro dedizione, in quel servizio che stanno prestando alla Chiesa di Cremona. La fecondità è sempre miracolosa e generativa».

«Che la memoria di questo uomo del passato sia mantenuta viva – l’auspicio dei missionario del Pime ha che presieduto l’Eucaristia a Picenengo – ma soprattutto sia scoperta per ciò che ha di attuale da comunicare anche a noi nella forma, nella fedeltà al Signore della donazione della vita e di una speranza solida verso la pienezza e il compimento di tutte le cose».

La celebrazione è stata accompagnata dal gruppo musicale Fortuna Reditus Ensemble, la rifondazione della Cappella Musicale di San Giacomo Maggiore di Bologna, fondata nel 2006 per la riscoperta del patrimonio musicale dei frati agostiniani tra ‘500 e ‘700. Nell’occasione è stata eseguita una delle tre Messe Triple concertate di Carlo Milanuzzi, compositore, organista e presbitero italiano del XVII secolo.

Morto nel 1924, padre Silvio Pasquali, cremonese di nascita, fu missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) in India, dove fondò la Congregazione delle Suore Catechiste di Sant’Anna. La sua importante attività di evangelizzazione nel Paese asiatico è stata espressa nel 2015 con il riconoscimento come Servo di Dio.

A un secolo dalla morte, e mentre continua il processo di beatificazione, a Cremona è stata organizzata una ricca serie di eventi per celebrarne la sua opera e mantenere vivo il ricordo e l’esempio, di cui la celebrazione a Picenengo è stata parte integrante.

Il prossimo appuntamento avrà luogo la sera di mercoledì 10 aprile, alle 21, nella chiesa di San Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, dove don Umberto Zanaboni condurrà una riflessione su “L’eroicità cristiana dei Santi”, ricordando padre Silvio Pasquali e don Primo Mazzolari.

 

Da aprile un ricco calendario di eventi nel ricordo di padre Silvio Pasquali




Festa al Santuario della Fontana, «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza

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Un santuario come una «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza, e nel quale Maria «ci traccia la strada». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa celebrata lunedì 8 aprile al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, nella quale ha voluto ricordare come questi luoghi siano «un rifornimento continuo, una fontana zampillante di queste virtù».

In tanti hanno preso parte alla festa patronale del santuario maggiorino – celebrata “in ritardo” rispetto alla data del 25 marzo a motivo della coincidenza con la Quaresima – unendosi alla festa della comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio. Accanto al vescovo Antonio Napolioni anche monsignor Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana, presente con una piccola delegazione di giovani preti della sua diocesi presenti da qualche giorno in terra cremonese per un’occasione di spiritualità fraterna. Tra i concelebranti anche diversi sacerdoti della zona, con il parroco di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti e il diacono permanente Luigi Lena che ha prestato servizio all’altare.

«Non si può non celebrare l’annunciazione, perché questo annuncio è la notizia, è la svolta dell’umanità», ha esordito il vescovo nell’omelia davanti ad un santuario gremito di fedeli, cogliendo quindi tre aspetti dalle letture liturgiche. L’episodio della prima lettura del re Acaz, il quale per orgoglio rifiuta l’aiuto del Signore, ha aiutato a riflettere sull’affidamento a Dio. «Questo – ha detto il vescovo – è un santuario nel quale tante persone vengono a chiedere un segno, un miracolo, una carezza di Dio. Non sempre si ottiene quello che si chiede; qualche volta si ottiene molto di più, cioè la pace del cuore». E ha proseguito: «L’importante non è pretendere, ma fidarsi! Acaz non si fidava. Tanti potenti, e tanti di noi quando pensiamo di avere grosse responsabilità, decidono di far da soli e si fanno solo i pasticci». Per questo «è importante imparare dai piccoli, dai bambini, dai malati: affidarsi a quelle mani senza le quali io non potrei fare nulla». E allora il primo passo è quello «di non fermarci ai segni che vorremmo, non rifiutare i segni che Dio ci manda, ma metterci nella disposizione della fiducia, dell’accoglienza, dell’abbandono», ha sottolineato monsignor Napolioni.

Un atto di fiducia, quello dell’abbandonarsi a Dio, come «quello d’amore di una ragazza che si fida del suo sposo, come la terra si fida della pioggia che scende dal cielo e del seminatore che sparge il grano e genera vita». Proprio come il gesto di Maria, che accoglie «questa rivoluzione introdotta da un “rallegrati”» pur avendo in conto di diventare un giorno madre. Eppure, si è interrogato il vescovo, «quanta gente viene a chiedere un figlio? È forse una preghiera passata di moda». Secondo monsignor Napolioni la contemporaneità è sinonimo di sterilità: «Sempre meno figli, sempre meno giovani, sempre meno fiducia nella vita, perché c’è meno giustizia a favore di chi ha il coraggio di mettersi dalla parte della vita stessa».

Il mistero della Creazione, pur esigendo «estrema delicatezza e rispetto nei confronti della paternità e della maternità», è tuttavia il dono di Dio: «Lui, che ha suo figlio in comunione con sé dall’eternità, lo dona all’umanità perché essa ne faccia ciò che vuole», ha detto Napolioni. L’ incarnazione di Gesù è allora «la fiducia del Figlio di Dio che, attraverso quella della madre Maria, diventa la fiducia del mondo, la fiducia dell’universo, che riceve da Dio il corpo di Gesù, ma anche il corpo di me stesso e di ogni fratello e sorella» per «fare la volontà del Padre», ha aggiunto il vescovo. Un’obbedienza, insomma, «da figli liberi animati dall’amore di Dio», così che ognuno «si senta membro di un unico corpo di questa umanità rigenerata dall’amore di Dio, che ci ha dato suo figlio per la salvezza del mondo», ha concluso il vescovo.

Al termine della celebrazione, il superiore dalla comunità cappuccina, padre Francesco Serra, ha ringraziato tutti i presenti e quanti hanno animato la liturgia; i concelebranti si sono recati poi nella cripta, davanti all’antica effigie della Madonna della Fontana, dove il vescovo ha recitato la preghiera di affidamento prima della benedizione. Infine, un breve momento conviviale negli spazi esterni del convento.

 

Omelia del vescovo Napolioni




Pellegrinaggi e viaggi 2024, «Uno sguardo nel passato, per alimentare il presente e progettare il futuro»

“Uno sguardo sul mondo” è lo slogan di una proposta «che vuole essere uno sguardo nel passato, per alimentare il presente e progettare il futuro». Don Matteo Bottesini, incaricato diocesano del Segretariato pellegrinaggi presenta così la programmazione del 2024, tra pellegrinaggi, viaggi e uscite giornaliere, realizzata dal Segretariato pellegrinaggi di Cremona con il supporto dall’agenzia viaggi ProfiloTours.

Riportando le parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate alla Certosa di San Bruno nel 2011 – “Alcune persone non sono più capaci di rimanere a lungo in silenzio e in solitudine” – don Bottesini sottolinea che «È proprio questa la dimensione del pellegrinaggio, anche se vissuto in maniera comunitaria». E, facendo un parallelismo con il pattinaggio sul ghiaccio, aggiunge: «Viviamo in un mondo segnato dalla velocità, in cui non ci si ferma per paura che sotto quel ghiaccio, nello sguardo introspettivo, ci si faccia un bagno gelato. Invece non è così. E il pellegrinaggio serve proprio a questo: a fermarsi e a riflettere». Come viviamo dunque il nostro tempo? In che cosa può aiutare un viaggio religioso? «Dobbiamo scegliere da che parte stare – afferma ancora don Bottesini –: se dalla parte del kronos, che è il tempo che ci divora e che ci governa, o dalla parte del kairos, che è il momento opportuno, il tempo in cui l’uomo domina».

Le proposte non mancano. Lourdes, Fatima, Cracovia e Chzestochowa, Loreto e Assisi. Mete di pellegrinaggio classiche, cui si aggiungono viaggi più di tipo culturale, di più giorni, come quelli in Puglia e a Matera, il tour della Tunisia, il viaggio in Turchia del sud, ai parchi dell’Ovest americano, il minitour in Andalusia e le visite a Danzica e Vienna, per i mercatini di Natale. Non mancano poi escursioni “in giornata”, a Viareggio per il Carnevale, sulla Via Francigena, al Sacro Monte di Varallo, a Chioggia, Rovigo e Adria, a Pavia, o esperienze caratteristiche come il Trenino della Centovalli.

Un ricco programma presentato ufficialmente il 1° febbraio al Centro pastorale diocesano di Cremona in un evento che ha visto la presenza in particolare di quanti già in passato hanno vissuto esperienze di pellegrinaggi e viaggi.

All’incontro è intervenuto anche don Roberto Rota, presidente dell’agenzia turistica ProfiloTours, che, illustrando alcuni itinerari religiosi, ha voluto specificare che «quando diciamo “religiosi” intendiamo espressione dell’uomo».

Si tratta di una interessante serie di proposte che saranno occasione di riflessione e arricchimento culturale, ma anche un’ulteriore opportunità in preparazione al Giubileo del 2025.

Il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa con il Vescovo, dopo una prima idea di rinvio ad agosto, è stato annullato ridefinendo Lourdes come nuova meta. «Le condizioni attuali non ci permettono di organizzare il viaggio – ha specificato don Bottesini –. Cercheremo, comunque, di far sentire la nostra presenza almeno spiritualmente ai fratelli di fede che vivono quelli terra».

Per maggiori informazioni e per le iscrizioni contattare gli uffici ProfiloTours di piazza S. Antonio Maria Zaccaria 5, all’ingresso del Museo Diocesano, visitando il sito www.profilotours.it, contattando lo 0372-460592 o scrivendo a info@profilotours.it.

 

Locandina con tutte le proposte di viaggio e di pellegrinaggio




Il vescovo Napolioni: «Come Giuseppe non fermiamoci alle soluzioni più immediate»

Nella gremita chiesa del convento dei Frati Cappuccini di Cremona, intitolata a san Giuseppe, nel pomeriggio di martedì 19 marzo il vescovo Antonio Napolioni come consuetudine ha presiduto l’Eucaristia della solennità di san Giuseppe. La Messa è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi, da padre Andrea Cassinelli e gli altri frati della comunità, insieme anche ad alcuni sacerdoti e i rappresentanti delle altro comunità religiose maschili della città.

L’omelia del vescovo si è concentrata sul brano del Vangelo del giorno, che racconta dell’annunciazione dell’angelo a Giuseppe. «Un brano che ci mette davanti ai momenti critici della vita, in un contesto in cui tante cose sono complesse e in cui siamo chiamati a un discernimento – ha sottolineato il vescovo –. Guardiamo a Giuseppe perché è raccontato come l’uomo giusto». E ha sottolineato: «Non è immediato l’essere giusto: lui diventa giusto».

Un percorso fatto da tre tappe: il “piano A”, quello del pubblico ripudio, previsto dalla legge, ma rifiutato da Giuseppe, «un piano ancora utilizzato in giro per il mondo», «seguendo una logica collettiva che toglie la responsabilità individuale, che azzera la coscienza»; un “piano B”, quello del ripudio in segreto, che è «ancora un modo per non scomodarsi», che è la «giustizia di chi si ferma al proprio pensiero»; «ma c’è sempre una terza strada», ha aggiunto mons. Napolioni, il “piano C”, «qualcosa di assurdo ai nostri occhi, ma l’assurdità di Dio e della via del Vangelo, è che c’è un di più di gioia e di grazia, che non potevamo immaginarci, c’è una giustizia più alta, quella che Gesù predicherà sulla montagna».

Nelle parole del vescovo anche un richiamo a don Giuseppe Diana, assassinato dalla camorra proprio il 19 marzo di 30 anni fa. «Un prete che ha accettato il piano C, che non si è fermato ad aver paura, non si è fermato a cercare di sistemare le cose alla meno peggio, ma ha osato amare il suo popolo a rischio della sua vita – ha concluso il vescovo Napolioni –. E allora san Giuseppe non è così lontano se tanti altri Giuseppe, Aldo, Francesco, Ermenegilda, uomini e donne che continuano nel tempo a non fermarsi alle soluzioni più immediate, a non cedere alla violenza e tantomeno alla vendetta, ma a cercare sempre le vie del perdono e della pace, che costano, ma che danno cento volte tanto di ciò che noi lasciamo, fidandoci del Signore».

 

Omelia del vescovo Napolioni

Al termine della celebrazione, padre Andrea Cassinelli ha voluto ringraziare i vescovi, i religiosi, i sacerdoti e tutti i fedeli presenti, e ha colto l’occasione per presentare la mostra sul Santo Sepolcro di Gerusalemme che sarà allestita in via Brescia. Un percorso storico, archeologico, artistico e spirituale della basilica del Santo Sepolcro, benedetto dal vescovo Napolioni con un intenzione di pace, perché, come ha evidenziato il padre superiore, «Gerusalemme dovrebbe essere il luogo della pace, e invece è uno dei luoghi più martoriati della storia».



Famiglia, chiamata a reinventarsi per continuare a essere spazio di libertà

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Volti di tutte le età e famiglie da tutta la diocesi hanno popolato, nella mattina di domenica 25 febbraio, la sala Bonomelli del Seminario vescovile di Cremona, per la Giornata diocesana delle famiglie. Un evento, dal tema “Famiglie gener-attrici”, organizzato dall’ufficio diocesano di Pastorale familiare, diretto e rappresentato dai coniugi Maria Grazia Antonioli e Roberto Dainesi, che hanno introdotto la mattinata portando i saluti del vescovo Napolioni, impegnato in visita pastorale.

Al centro dell’iniziativa gli interventi di Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, coniugi, genitori, sociologi e docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un evento per approfondire, dunque, il tema della famiglia, definito dalla professoressa Giaccardi «un nodo vitale di relazioni tra i generi e le generazioni, che, in un tempo in cui tutto si scioglie, può dire una parola di ricomposizione al mondo contemporaneo».

«Le relazioni non sono buone di per sé, esistono anche quelle negative. Ma tutto è in relazione, tutto è connesso – ha spiegato la sociologa –. Lo dice Papa Francesco nella Laudato si’, ma lo dice anche la scienza». Relazioni che esistono da sempre e che, biologicamente e socialmente, precedono ogni esistenza. «Se vogliamo essere vivi – ha proseguito –, la relazione è ciò che ce lo permette. Dobbiamo fare tesoro del passato, e immaginare e realizzare una forma che ancora non c’è».

Forme nuove dell’abitare, dell’incontrarsi, del condividere. E i due coniugi, con la loro esperienza di famiglia affidataria e accompagnatrice di altre famiglie (soprattutto immigrate), ne sono testimonianza. «In un mondo in cui i legami sono contratti, la famiglia deve essere spazio di libertà – ha quindi concluso Giaccardi –. Ma una da sola non è libera, è oppressa da tanti fattori. È importante che la famiglia sia aperta, che respiri».

Un argomento, quello del cambiamento relazionale, affrontato anche da Mauro Magatti, che ha detto: «La famiglia ha subito delle trasformazioni radicali, ma non necessariamente è un male, perché la famiglia migliore ancora la dobbiamo vedere». Un accenno alla storia delle religioni, precisando come una delle caratteristiche di quella cattolica sia quella della «genialità delle forme». Un rimando all’invenzione degli ospedali, degli oratori, e molto altro. Anche nell’ambito della vita familiare dobbiamo immaginare nuove forme e i contesti più adatti in relazione a quello che viviamo oggi». «Perché la famiglia è il luogo in cui ci prendiamo cura dell’altro nel concreto».

Dopo gli interventi, ha avuto luogo un momento di confronto, con domande e risposte, tra i relatori e i presenti. A seguire è stata celebrata la Messa nella cripta della chiesa del Seminario. Durante la mattinata, mentre i genitori erano impegnati nella conferenza, ai bambini hanno assistito allo spettacolo Avrò cura di… Più, scritto dalla Compagnia dei Piccoli e prodotto dall’Associazione Girasole – Famiglie affidatarie di Cremona, e che si inserisce all’interno del progetto I care co-finanziato con il contributo della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona.

In questa Giornata diocesana c’è stato modo di guardare anche a quelle famiglie che vivono in contesti più difficili. Le offerte raccolte durante la mattinata saranno infatti devolute alla parrocchia di Jesus Cristo Resusscitado di Salvador de Bahia, guidata dal cremonese don Davide Ferretti.




Unitalsi, il 17 marzo la Giornata nazionale: anche in diocesi banchetti per “un gesto di bontà”

Sostegno e assistenza sono i valori alla base dell’esperienza Unitalsi che, nel weekend del 16 e 17 marzo, celebra la 22ª Giornata nazionale, sul tema “Sostienici con un gesto di bontà”. In questa occasione i gazebo dell’associazione popoleranno molte piazze d’Italia, e naturalmente grazie all’impegno della Sottosezione Unitalsi di Cremona la presenza sarà garantita anche sul territorio diocesano.

In questa occasione i volontari Unitalsi proporranno, con una semplice offerta, un cofanetto contenente quattro confezioni da 400 grammi di pasta di semola di grano duro, di tipologie diverse: un bene primario che racchiude il valore simbolico del chicco di grano che sa farsi nutrimento.

Un cofanetto dell’Unitalsi che può diventare anche un dono da offrire a chi vive situazioni in difficoltà, con un gesto di umanità verso i più bisognosi sostenendo nello stesso tempo le attività dell’associazione.

In diocesi di Cremona i banchetti Unitalsi domenica 17 marzo saranno presenti in diverse località in occasione delle celebrazioni. In particolare nelle parrocchie di Castelverde, Pescarolo, Piadena, Soresina. A Cremona, invece, presso le parrocchie di Sant’Imerio (ore 9); San Michele (ore 10 e 11.30); San Pietro al Po (ore 10.30 e ore 18.15). In Cattedrale l’Unitalsi sarà presente già nel pomeriggio di sabato 16 marzo in occasione della Messa delle 18 e domenica alle ore 9.30 e 11.

Quanti non avessero possibilità di contribuire in queste occasioni potranno farlo anche successivamente contattando la Sottosezione Unitalsi di Cremona al 348-8124577 e concordando la modalità.

«La giornata nazionale è un’occasione importante per tutta la nostra associazione – sottolinea Rocco Palese, presidente nazionale Unitalsi –. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, soprattutto di quanti vogliono bene e credono in questa associazione, affinché continui a essere vicino alle persone fragili, ammalate e sole. Saranno due giorni intensi in cui i nostri volontari incontreranno tante persone che ancora non ci conoscono, sarà un momento prezioso per raccontare e testimoniare con gioia l’Unitalsi, i suoi progetti di carità, le sue attività di prossimità, di ascolto e tutte le iniziative per l’organizzazione dei pellegrinaggi».

Testimonial della ventiduesima edizione della giornata nazionale è un volontario d’eccezione, Flavio Insinna.

L’appuntamento che si volgerà nelle principali piazze del Paese offrirà l’opportunità di conoscere le attività di volontariato dell’Unitalsi in Italia e all’Estero, i progetti di solidarietà come il “Progetto dei Piccoli”, dedicato all’accoglienza delle famiglie dei bambini degenti nei principali centri ospedalieri pediatrici oncologici e il calendario delle prossime partenze dei pellegrinaggi a Lourdes, Fatima, Santiago de Compostela, Polonia Loreto, Pompei e Siracusa.

 

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Grest, dal 18 marzo le presentazioni ai responsabili scoprendo lo slogan del 2024

L’estate è ancora lontana, ma in Diocesi cominciano a scaldarsi i motori in vista del Grest 2024. Sono infatti in programma, organizzati dalla Federazione oratori cremonesi, i tre eventi di presentazione delle attività estive oratoriane di quest’anno ai sacerdoti, ai responsabili e ai coordinatori dei Grest. Appuntamento serale, alle 20.45, lunedì 18 marzo all’oratorio di Mozzanica, martedì 19 all’oratorio Maffei di Casalmaggiore e mercoledì 20 marzo al Centro pastorale diocesano di Cremona.

«Vogliamo presentare il tema, ma anche gli strumenti del prossimo Grest – spiega don Francesco Fontana, presidente FOCr e incaricato diocesano per la Pastorale giovanile – e condividere insieme l’opportunità di questa esperienza pastorale». E aggiunge: «Un’occasione che le comunità cristiane scelgono per incontrare, lungo il cammino, bambini, ragazzi, adolescenti e giovani, e per incontrarsi davvero come comunità, per stare tutti dietro al Signore».

Così, l’incaricato diocesano per la Pastorale giovanile accenna al fil rouge del Grest di quest’anno. «Il tema sarà appunto quello del cammino, in consonanza e continuità con l’anno pastorale che ha avuto come sfondo l’icona biblica dei discepoli di Emmaus». Il cammino, dunque, come «esperienza umana, come metafora della vita: il cammino che rappresenta la crescita di ogni uomo e ogni donna, ma che è anche il gesto tipico dei discepoli di Gesù». E sottolinea: «Gesù, nel Vangelo, non fa quasi altro che camminare e spostarsi da un luogo all’altro, per incontrare il mondo e l’uomo. Noi in questo cammino incontriamo il Signore».

Il Grest rappresenta una significativa esperienza di comunità negli oratori. E lo fa grazie a ogni singolo protagonista: non solo bambini e ragazzi, ma anche grazie alla preziosa figura dell’animatore. E proprio agli adolescenti che la prossima estate dedicheranno il proprio tempo alla cura dei bambini più piccoli in oratorio, la FOCr ha deciso di dedicare una giornata di presentazione ad hoc. Il prossimo 20 aprile, presso il Seminario vescovile di Cremona, ragazzi e ragazze di ogni parrocchia avranno modo di incontrarsi, divisi in due turni, alle 17 e alle 21. Per loro una presentazione dal palco, messa in scena dai collaboratori della Federazione oratori, volta a coinvolgere gli adolescenti attraverso la storia, i balli e i giochi che caratterizzeranno la prossima estate oratoriana.

Già attivo intanto il sito internet www.cregrest.it. In esso è possibile iniziare ad approfondire il tema del Grest di quest’anno e scaricare, nella sezione “Formazione”, gli strumenti dedicati agli animatori, oltre che la scheda da compilare per l’iscrizione alla giornata a loro dedicata. Disponibili anche le sezioni “Approfondimenti” e “Attenzioni”, da consultare per vivere al meglio il cammino del Grest. Proprio dal 18 marzo sarà reso noto il titolo del Grest 2024, che resta per ora ancora top secret. «Si gioca in qualche modo a creare un po’ di attesa e di curiosità – specifica don Francesco Fontana –. Proprio dal 18 marzo nelle serata per i responsabili presenteremo titolo e slogan, ma anche il logo e le magliette che, in qualche modo, diventeranno il trend e la moda della prossima estate».

 

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Il 20 marzo l’inaugurazione del nuovo planetario nel Torrazzo

Una novità per Cremona, che riguarda ancora una volta le bellezze della città. Protagonista il Museo verticale del Torrazzo, presso il quale sarà allestito il nuovo Planetario, che sarà inaugurato mercoledì 20 marzo alle 21.

Si arricchisce l’offerta culturale, turistica e didattica del polo museale della diocesi di Cremona. Mercoledì 20 marzo sarà infatti inaugurato il nuovo planetario all’interno del Museo Verticale del Torrazzo. In una data significativa – un equinozio di primavera reso speciale dall’attesa della cosiddetta “Superluna” – alle 21 sarà inaugurato il progetto promosso dal Museo Verticale del Torrazzo in collaborazione con l’Associazone Astrofili cremonesi e con il finanziamento della Fondazione Comunitaria della città di Cremona. Durante la serata si potrà assistere alla prima proiezione ufficiale della volta celeste e delle sue meraviglie sulla calotta del planetario e grazie agli astrofili sarà possibile un’osservazione speciale della luna piena dal terrazzo della Bertazzola.




Il 22 marzo in Seminario l’incontro delle Aggregazioni ecclesiali con il Vescovo

Anche le Aggregazioni ecclesiali – gruppi, associazioni e movimenti – sono chiamate a dare il proprio contributo attivo al cammino sinodale. Oltre ai momenti già vissuti nelle rispettive realtà, il 22 marzo vi sarà anche l’opportunità per un momento di carattere diocesano insieme al Vescovo. Ogni realtà è chiamata a essere rappresentata da un gruppo di aderenti che, in cinque tavoli di lavoro, saranno chiamati a riflettere e confrontarsi con i membri delle altre associazioni sui cinque ambiti cui il cammino sinodale quest’anno chiede di soffermarsi.

L’evento, che sarà ospitato presso il Seminario di via Milano 5, a Cremona, sarà diviso in due momenti: alle 18 si inizierà con la preghiera del Vespro insieme, poi il lavoro a gruppi. I presenti saranno infatti suddivisi in cinque tavoli per un confronto sulle cinque tematiche proposte a livello nazionale: “La missione secondo lo stile di prossimità”, “Il linguaggio e la comunicazione”, “La formazione alla fede e alla vita”, “La sinodalità e la corresponsabilità”, e “Il cambiamento delle strutture”. Per questo ogni gruppo, associazione e movimento è stato invitato, nei limiti del possibile, a partecipare con almeno cinque componenti, in modo tale da poter partecipare a tutti i gruppi di confronto.

Dopo il convegno diocesano dello scorso settembre, l’appuntamento del 22 marzo intende essere un ulteriore momento di comunione tra coloro che vivono la fede e gli impegni vocazionali in associazioni, gruppi e movimenti e che «ci farà proprio bene, come è sempre accaduto ogni volta che abbiamo scelto di esserci», sottolinea il vescovo Antonio Napolioni nella lettera di invito indirizzata alle Aggregazioni ecclesiali presenti in diocesi.

Dopo il lavoro a gruppi, la serata si concluderà con un momento conviviale informale e di amicizia. Ogni Aggregazione è chiamata a comunicare il numero dei partecipanti e i tavoli a cui di intende prendere parte scrivendo a pastorale@diocesidicremona.it entro il 19 marzo.

Un ulteriore passo nel cammino sinodale vissuto in Diocesi in sintonia con la Chiesa italiana, iniziato nel 2021 con la “fase narrativa” e giunto ora alla “fase sapienziale”, gettando un ponte verso la “fase profetica”, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale.




Nei venerdì di Quaresima in Cattedrale torna la “Pausa… digiuno”

Sarà proposta anche quest’anno la “Pausa… digiuno”, iniziativa promossa dalla Zona pastorale 3 nei venerdì di Quaresima in Cattedrale dove, durante la pausa pranzo, vi sarà la possibilità di vivere un momento preghiera e riflessione. Dalle 12.30 alle 14, tempo dedicato all’iniziativa, sarà esposto il Santissimo Sacramento per l’adorazione personale.

«Si tratta di un momento offerto perché la preghiera, il digiuno e la carità vengano praticate insieme – spiega don Antonio Bandirali, parroco dell’unità pastorale Sant’Omobono, di cui fa parte la Cattedrale, e coordinatore dell’iniziativa promossa a livello zonale–. Uno spazio libero per accompagnare la Quaresima, affinché sia tempo di conversione».

Ogni venerdì ad aiutare la preghiera vi sarà offerta una meditazione a partire da un brano della Passione secondo l’evangelista Marco. Il primo appuntamento, venerdì 23 febbraio, dal titolo “Perché questo spreco?”, sarà guidato da don Umberto Zanaboni, vicepostulatore della causa di beatificazione di don Primo Mazzolari e incaricato diocesano per la Pastorale missionaria. “Rabbì!” sarà invece lo slogan del 1° marzo con la riflessione affidata a don Stefano Montagna, vicario dell’unità pastorale Sant’Omobono. La Pausa digiuno dell’8 marzo sarà invece guidata da suor Chiara Rossi, dell’Istituto delle Adoratrici, educatrice presso a Marzalengo presso la comunità di recupero di Caritas Cremonese, che svilupperà il tema “Non so e non capisco cosa dici”. Sarà Emanuele Bellani, presidente diocesano di Azione Cattolica, ad accompagnare la riflessione “Salve, re dei giudei” in programma il 15 marzo. L’ultimo incontro, presentato con il titolo “Davvero quest’uomo era il figlio di Dio”, sarà quello di venerdì 22 marzo e vedrà offire la meditazione il vescovo Antonio Napolioni.

L’iniziativa sarà anche occasione di condivisione e solidarietà: ai partecipanti, infatti, sarà chiesto di devolvere il corrispettivo del pasto non consumato per sostenere il progetto della Quaresima di Carità, quest’anno indirizzato al sostegno delle persone detenute nella casa circondariale di Cremona, per promuovere percorsi di integrazione sul territorio e offrire un gesto concreto di vicinanza attraverso il dono di kit di vestiario e colombe pasquali.

Tutta la comunità cremonese, e non solo, potrà quindi ritagliare parte del proprio tempo per dedicarla a Dio e al prossimo, perché, come suggerisce il Vescovo nel suo messaggio per la Quaresima, «a tutti noi la Quaresima con la Parola e la Penitenza propone un cammino di liberazione e purificazione interiore, fino a sperimentare che davvero “la Verità ci farà liberi”».

 

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