1

Mazzolari, Don Bignami: «Un uomo e un prete che si è lasciato coinvolgere dagli eventi del suo tempo»

«È bello ricordare Mazzolari non solo per le date e per quello che ha vissuto, ma anche per quello che c’è dietro di lui, per quello che lui ha interpretato e ha cercato di promuovere attraverso la sua testimonianza». Con queste parole don Bruno Bignami ha voluto prendere la figura di don Primo come esempio ancora attuale da seguire durante la serata di approfondimento sul sacerdote cremonese, del quale è in corso il processo di beatificazione, tenutasi nella chiesa di S. Giuseppe, nel quartiere Cambonino di Cremona, il 10 febbraio.

L’occasione per questo incontro è stata la recente costituzione dell’unità pastorale “don Primo Mazzolari”, che comprende, insieme al Cambonino, le parrocchia di S. Ambrogio, Migliaro e Boschetto, dove don Primo è nato. A introdurre la serata il nuovo parroco moderatore, don Paolo Arienti.

Una riflessione articolata con letture, meditazioni musicali e interventi sul pensiero mazzolariano intorno alla comunità ecclesiale, la sua natura e la sua destinazione. Ospiti e relatori della serata don Bruno Bignami, profondo conoscitore di Mazzolari e direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro, e don Umberto Zanaboni, che si sta occupando a tempo pieno del processo di beatificazione aperto in diocesi dal vescovo Napolioni.

«In questo momento stiamo lavorando per portare a Roma, dal Papa, l’unico che potrà dire se don Mazzolari sarà proclamato beato e santo, tutte quelle pratiche e prove che potranno servire per la canonizzazione: io in questo periodo della mia vita mi sto occupando di raccogliere tutto il materiale che riguarda don Primo. Nel fare questo lavoro mi chiedo che cosa noi siamo capaci di dare al nostro tempo, alle persone che ci incontrano», ha spiegato don Zanaboni.

A seguire don Bruno Bignami ha tracciato un profilo di don Mazzolari, analizzando alcuni aspetti che hanno contraddistinto la sua esistenza: la vita contemplativa proveniente dalla sua origine di uomo di campagna, l’impegno per la pace, l’importanza della vita parrocchiale come esperienza di comunità, il Vangelo come centro della vita e l’attenzione ai poveri, sia nella concretezza materiale sia nel prendere coscienza delle proprie povertà spirituali.

Ha quindi sottolineato don Bignami: «Son passati ormai più di sessant’anni dalla sua morte e in molti lo seguono e fanno riferimento alla sua spiritualità, affascinati dal suo messaggio: le sue parole spesso riescono a interpretare in maniera molto chiara anche il nostro tempo. Se vogliamo capire questa figura e capirne la sua grande attualità dobbiamo far riferimento al fatto che si è lasciato coinvolgere dagli eventi storici del suo tempo, ha anche vissuto entrambe le guerre mondiali, a tal punto da riflettere sul Vangelo su quello che la storia gli presentava, quindi come lui da credente e da prete si doveva lasciar interpellare dagli eventi che capitavano».

A riecheggiare anche le parole scritte da Mazzolari, con quattro letture, tratte da I lontani, La samaritana e Il compagno Cristo, scelte con cura tra le migliaia di pagine che don Primo ha lasciato, perché cresca la competenza e la conoscenza sul pensiero di don Primo a cominciare da quelle comunità che ne portano il nome.




Il Vescovo ai religiosi: «Non vi diciamo mai grazie abbastanza»

La fotogallery della celebrazione

«Il vescovo, il presbiterio e il popolo di Dio conoscono la vita consacrata? Ci ricordiamo di loro, preghiamo per loro? Gioiamo per la varietà dei doni e per la fantasia dello Spirito che attraverso uomini e donne nel tempo ha dato vita a tante forme di consacrazione?». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni si è interrogato nell’omelia della festa della Presentazione del Signore, ricorrenza nella quale ogni anno il 2 febbraio si celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata.

La liturgia è stata occasione per ringraziare e ricordare il valore di chi dedica la propria esistenza al Vangelo con una vocazione particolare. A comporre l’assemblea in particolare religiose e religiosi provenienti dalle diverse comunità presenti sul territorio diocesano, membri degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica. Sul presbiterio, insieme ai canonici del Capitolo della Cattedrale, hanno concelebrato diversi sacerdoti membri di famiglie religiose e don Giulio Brambilla, delegato episcopale per la Vita consacrata.

La Messa si è aperta con la tradizionale benedizione delle candele, invocata dal vescovo Napolioni nel fondo della navata centrale della Cattedrale.

Nella sua omelia mons. Napolioni ha voluto sottolineare la gratitudine verso le diverse famiglie religiose: «Non vi diciamo mai grazie abbastanza: venire qui in Cattedrale oggi è un’occasione per ringraziarvi e restituirvi la centralità e la dignità piena nella chiave di cammino sinodale che urge praticare insieme».

A seguire il vescovo si è soffermato sulle letture del giorno: «Nelle letture spiccano le figure di Simeone e Anna, nella loro vecchiaia compiuta, non sofferta e lamentosa: non hanno ansia di raccontare e stanno lì ad aspettare che si compia l’attesa e se ne sperimenti la gioia eterna». Proprio prendendo spunto da queste figure, ha quindi proposto una riflessione sulla intergenerazionalità ecclesiale: «La Chiesa dovrebbe avere nei suoi vecchi testimoni di questa pacificazione interiore, compimento e saggezza e un terzo del lavoro sarebbe fatto – ha quindi proseguito –. Un altro terzo tocca alle generazioni di mezzo, come Maria e Giuseppe che portano il bambino al tempio pur conservando dentro di sé un turbamento interiore. Anche oggi abbiamo un bisogno enorme di adulti, di paternità e maternità, di assunzione di responsabilità».

Mons. Napolioni ha quindi concluso: «Infine, il futuro: questa Chiesa ricca di passato alle prove del presente come guarda al futuro? Il futuro non può essere previsto, può essere temuto, sognato, ma soprattutto accolto, come un bambino, che è segno di contraddizione. Perché sappiamo già di quel bambino che non necessariamente farà la felicità dei genitori secondo le migliori aspettative umane, ma finirà in croce. Anche il nostro futuro è rassicurato dalla croce».

Al termine della celebrazione sono stati ricordati gli anniversari di consacrazione religiosa: il 50° di suor Angela Simioni, di suor Emilia Martelli; il 60° di suor Silvina Ruggeri e di suor Luciana Porro, alle quali il vescovo ha voluto consegnare un dono in memoria di questo anniversario.

 

 

«Una vita consacrata al Vangelo significa una vita a servizio di Dio, della Chiesa e degli uomini». A Chiesa di Casa, la testimonianza di due religiosi




Sabato “Flash smog” per la qualità dell’aria

Un “flash smog” si terrà contemporaneamente nel pomeriggio di sabato 5 febbraio in diverse città lombarde per chiedere alle istituzioni locali e regionali di intervenire finalmente sulle cause dello smog e dell’inquinamento dell’aria. Anche a Cremona si terranno due “flash smog” coordinati dagli Stati generali Clima, Ambiente e Salute e dall’Associazione Andiamo Oltre.

L’iniziativa regionale fa parte della “Rete Ambiente Lombardia”, raggruppamento di associazioni lombarde coordinate da don Lorenzo Maggioni, sacerdote della diocesi di Milano e membro della Commissione ambiente del Forum delle Religioni di Milano, che da alcuni mesi sta seguendo una sessantina di associazioni lombarde: nel dicembre scorso anche l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, in qualità di vescovo metropolita di Lombardia, ha incontrato queste associazioni ascoltandole e sollecitando risposte concrete a tutela della “casa comune” anche da parte della Chiesa lombarda.

Il sacerdote ambrosiano ha spiegato il senso di questo coordinamento fortemente incoraggiato dall’arcivescovo: «Fare rete per dare voce a una sofferenza non sempre riconosciuta da parte del territorio, con tante forme di sofferenza dovute alla convivenza con un ambiente malato: recuperare l’amore per il creato significa recuperare in qualità di vita e anche di spiritualità, di stare insieme, stare nell’ambiente per stare meglio tutti: bisogna dare voce ad un grido di sofferenza di cui la Chiesa deve necessariamente tenere conto, proprio perché è Madre e la presenza del Cristo che sana».

Sono quasi una trentina le associazioni cremonesi, sia di ispirazione cattolica che non, che partecipano a questo coordinamento e che sabato manifesteranno contemporaneamente a quelle di altre città lombarde: Milano, Brescia, Bergamo, Varese e Lecco.

Il primo ritrovo sarà alle 14 in via Tavernazze, tra l’inceneritore di San Rocco e l’attuale autostrada Piacenza-Cremona-Brescia, mentre alle 15 ci si incontrerà alla rotonda di Cavatigozzi in via Milano all’altezza della palestra. Questi due luoghi sono stati scelti per ricordare le località gravate dalla presenza di infrastrutture e impianti individuati come possibili cause di un severo inquinamento dall’indagine epidemiologica avviata dall’ATS Valpadana e rimasta incompiuta ormai da anni.

Il coordinamento cremonese vuole, infatti, riportare l’attenzione sul rischio per la salute a causa della cattiva aria che viene respirata durante tutto l’anno in Pianura Padana, tra le peggiori in Europa e con il maggior numero di morti premature dovute ai livelli insostenibili di pm10 e pm2,5. Per questo motivo le associazioni cremonesi condividono l’appello di “Rete Ambiente Lombardia” su Change.org dal titolo “Apriti cielo! Ripuliamo la nostra aria” finalizzata a chiede alle istituzioni locali e regionali di intervenire finalmente sulle cause dello smog.




Il Vescovo alla nuova unità pastorale “don Primo Mazzolari”: «Vi auguro di essere una super parrocchia»

Guarda la photogallery completa

 

La visita pastorale alle parrocchie di S. Ambrogio, S. Giuseppe (Cambonino), S. Maria Annunciata (Boschetto) e S. Maria Nascente (Migliaro) a Cremona si è conclusa nella mattina di domenica 16 gennaio con la Messa presieduta dal vescovo Antonio Napolioni a S. Ambrogio e con l’ufficializzazione della costituzione dell’unità pastorale “Don Primo Mazzolari”. La nuova unità sarà guidata da don Paolo Arienti, nominato parroco moderatore, insieme agli altri parroci: don Alberto Martinelli, parroco del Cambonino, e don Maurizio Ghilardi, parroco del Boschetto e del Migliaro. Affiancati da don Giuseppe Salomoni e don Nicolas Diène, sacerdoti che già prestano il loro servizio presso queste comunità.

La costituzione dell’unità pastorale ha segnato il coronamento della visita pastorale del Vescovo, che per alcuni giorni ha incontrato le varie realtà parrocchiali, dopo i rinvii degli scorsi anni dovuti alla pandemia. Un’unità pastorale che nasce dopo molti anni di collaborazione e conoscenza tra le varie comunità, che nel corso del tempo hanno iniziato a condividere alcuni percorsi educativi e iniziative di diversa natura. Anche l’intitolazione a don Primo Mazzolari non è casuale: il sacerdote cremonese di cui è in corso il processo di beatificazione nacque, infatti, il 13 gennaio 1890 a Cremona in una cascina del Boschetto.

Nell’omelia della Messa a conclusione della visita pastorale, mons. Napolioni ha voluto riprendere il Vangelo del giorno: «Dopo anni di pace e progresso ora vi è il timore di un futuro con il segno meno: questo significa che non c’è più speranza, che non c’è più il Signore con noi? Guai se fossimo un Chiesa senza Cristo, perché saremmo una famiglia senza amore – ha quindi proseguito il vescovo di Cremona –. Il segno delle nozze di Cana custodisce una rivelazione: Gesù riempie il vuoto nei nostri cuori trasformando la fragilità umana in risorsa di speranza, perché i poveri e i semplici sanno amare se non si chiudono nella paura e nel risentimento in se stessi».

Quindi il vescovo Napolioni ha riflettuto sulla costituzione della nuova unità pastorale affidandola a Maria e augurandosi che questa «super parrocchia» possa fare grandi cose con una consapevolezza particolare: «Maria è madre in ogni tempo, e credo sia felice di sapere che le nostre parrocchie non hanno paura del futuro perché lo vogliono affrontare insieme. La visita pastorale culmina nella costituzione ufficiale di una specie di super parrocchia, ve lo auguro proprio: una parrocchia di parrocchie, una comunità di comunità, una famiglia di famiglie, in cui tutte le particolarità e le tradizioni hanno diritto di cittadinanza nella misura in cui concorrono all’armonia, come in un’orchestra. Ci mettiamo insieme non per paura, ma per la consapevolezza che c’è da costruire qualcosa di grande, dove la grandezza è interiore, della carità e del senso della vita».

«C’è una storia bella iniziata nelle vostre comunità – ha pertanto continuato mons. Napolioni ripensando agli incontri dei giorni appena trascorsi durante la visita pastorale –. Ho incontrato cristiani motivati e impegnati, ho percepito più il desiderio che il lamento e mi ha fatto piacere constatarlo insieme ai vostri sacerdoti, ricordando anche quelli che vi hanno preceduti e che hanno seminato ciò che oggi noi raccogliamo, custodiamo e portiamo avanti».

In conclusione, non è mancato nelle parole del Vescovo anche il ricordo di don Primo Mazzolari: «È bello che a ispirare questo cammino sia la figura preziosa di don Primo Mazzolari, nato e cresciuto in questa nostra Cremona e poi divenuto punto di riferimento nel tempo, ancora oggi, perché chi cerca il Vangelo vero lo trovi incarnato nelle sfide di ogni tempo: lui lo sapeva fare, tocca a noi saperlo fare ancora oggi».

Una visita pastorale segnata da giorni intensi, ha quindi voluto commentare il parroco moderatore, don Paolo Arienti: «Siamo stati immersi nella vita autenticamente semplice, a volte indaffarata, magari anche un po’ indifferente, sospesa e un poco precaria delle nostre comunità: questa è la verità di quello che siamo. Perché non siamo un territorio disegnato da un cartografo, né un’azienda verificata nei suoi standard di produzione».

Ripercorrendo nelle parole di don Arienti i giorni di visita pastorale si sono ricordate le diverse realtà incontrate dal Vescovo nelle varie comunità: «In questi giorni abbiamo attraversato insieme al vescovo le diverse sfaccettature di questa vita, iniziando dalla cura dei più fragili come avviene nella casa di cura delle Figlie di San Camillo; l’alleanza fra i genitori, i nonni, i figli e i nipoti anche in questo tempo di pandemia visitando con il vescovo alcune famiglie; l’allegra curiosità dei bambini della scuola materna e la briscola degli anziani; il confronto con i più giovani e le loro idee con il desiderio grande di incontrare, benedire e fare crescere; chi tocca la carne sofferente dei più poveri aiutandoli con la carità; chi si fa carico di far risuonare la Parola nella catechesi; il confidente rispetto della comunità francofona e il ritrovarsi attorno alla Parola con gli adulti per condividere con il  nostro Vescovo la sua ricchezza e la sua provocazione».

Giorni di conoscenza e condivisione della nuova comunità dell’unità pastorale culminati nelle Messe presiedute da mons. Napolioni nelle diverse chiese parrocchiali, come ha infine ricordato don Arienti: «L’Eucaristia, dove si fa festa perché si possa tornare a vivere il quotidiano confermati dal Vescovo e rincuorati anche per quello che semplicemente siamo».

 




«I conflitti devono essere risolti con il confronto tra le differenze»: don Pisani ricorda Mazzolari nell’anniversario della nascita

“Né barriere né guerre” con queste parole si è voluto ricordare don Primo Mazzolari nel 132° anniversario della sua nascita presso la cascina di San Colombano, poco distante dalla chiesa parrocchiale del Boschetto (Cremona), nel pomeriggio di giovedì 13 gennaio.

L’incontro, organizzato dalla Tavola della Pace di Cremona, il coordinamento di associazioni che si impegna per promuovere i temi legati alla pace, ha visto l’intervento di don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, che ha introdotto la figura di Mazzolari: «La vita di don Primo si può dividere in due parti, separate dall’esperienza della Prima Guerra Mondiale, esperienza che cambiò profondamente gli ideali patriottici del sacerdote, particolarmente colpito dalla morte del fratello».

«Nel mondo c’è ancora l’idea che una Nazione è rispettata grazie alla sua potenza: don Primo ha scardinato questa idea – ha quindi proseguito don Pisani – un popolo non può essere orgoglioso della potenza dell’esercito e delle armi, ma la capacità di distribuire il benessere e l’attenzione alle differenze: un popolo non dev’essere omologato perché bisogna fare in modo che i diversi vivano insieme».

Da queste premesse del pensiero mazzolariano, quindi la conclusione contro l’utilizzo della guerra: «Le differenze e le disparità devono essere risolte, non con le armi, ma con il confronto e con la politica. Noi dobbiamo essere consapevoli delle decisioni dei nostri: ad esempio noi sappiamo cosa vuol dire usare le armi atomiche? Sarebbe la distruzione del mondo». Ha quindi concluso don Pisani: «Questo è il grande messaggio di pace che don Primo ha iniziato e che tanti suoi contemporanei hanno poi proseguito a sviluppare: abbiamo anche il suo carteggio con don Milani per esempio. Mazzolari fa parte di una bella fetta di mondo cattolico da cui, non solo la Chiesa, ma tutto il mondo può prendere esempio: dobbiamo imparare che non esiste una guerra santa, perché la guerra porta solo a morti e distruzione mentre i conflitti devono essere risolti con il confronto tra le differenze».

A seguire hanno preso la parola altri esponenti in rappresentanza di diverse associazioni: nella differenza degli interventi è stato comune il ricordo degli ideali profetici di pace, amicizia e progresso sociale che caratterizzano il pensiero di don Primo Mazzolari, anche oltre i confini ecclesiali.

Due le sfide principali per il 2022 rilanciate durante il pomeriggio: il disarmo ambientale per riconvertire l’industria militare che è tra i principali fattori di inquinamento e l’adesione al Trattato di abolizione delle armi nucleari dell’Onu entrato in vigore il 22 gennaio 2021, non ha ancora sottoscritto dal governo italiano.




Riprende la visita pastorale: prima tappa nelle parrocchie S. Ambrogio, Cambonino, Boschetto e Migliaro

Con l’inizio del 2022 riprende la visita pastorale del vescovo Antonio Napolioni, che quest’anno riguarderà in particolare la città di Cremona concludendosi in terra milanese, a Cassano d’Adda, a inizio aprile. Il primo appuntamento è in programma da venerdì 14 a domenica 16 gennaio È tutto pronto per la prima visita pastorale dell’anno del Vescovo di Cremona nell’erigenda unità pastorale “Don Primo Mazzolari”. Le parrocchie interessate saranno quelle di S. Ambrogio vescovo, S. Maria Annunciata (Migliaro), S. Maria Nascente (Boschetto) e Santi Nazaro e Celso in S. Giuseppe (quartiere Cambonino).

L’istituzione ufficiale dell’unità pastorale, dopo due anni di rinvii causati dalla pandemia, avverrà durante la Messa conclusiva della visita pastorale, domenica 16 gennaio alle 11 nella chiesa parrocchiale di S. Ambrogio, celebrazione che sarà trasmessa in tv su Cremona1 e via streaming sui canali web diocesani. L’intitolazione a don Primo Mazzolari non è casuale: il sacerdote cremonese di cui è in corso il processo di beatificazione nacque, infatti, il 13 gennaio 1890 al Boschetto presso la cascina San Colombano.

La nascita di questa unità pastorale è l’ufficializzazione e il rilancio di una collaborazione che iniziata già da diversi anni e che si è gradualmente strutturata nel tempo: i sacerdoti dell’unità già si frequentano settimanalmente, come alcuni gruppi di catechismo e momenti di preghiera sono organizzati in condivisione. «Forse adesso è il momento di fare un passo decisivo – commenta don Paolo Arienti, moderatore dell’unità pastorale – sono anni che i parrocchiani sentono parlare di unità pastorale e ora è giunto il momento decisivo: il vero cammino inizia da adesso».

Nel calendario concordato per la visita pastorale oltre all’incontro e alle celebrazioni con le comunità parrocchiali, è previsto anche un momento riservato alla comunità della casa di cura delle Figlie di San Camillo, l’associazione “Gli amici di Davide Rossi”, le famiglie africane seguite da don Nicolas Diène e le Acli di S. Ambrogio. Inoltre, vi sarà anche la visita con la Comunità di Bessimo, una realtà che si occupa del recupero e il reinserimento di persone tossico-dipendenti.

La visita pastorale permetterà a mons. Napolioni di incontrare le famiglie, gli adulti, i bambini, gli adolescenti, i giovani, i gruppi di catechismo, gli operatori Caritas e gli educatori delle diverse parrocchie attraverso gli incontri e le celebrazioni eucaristiche che saranno vissute nelle diverse comunità.

Come spiega don Arienti lo spirito con il quale ci si avvicina a questo incontro non è quello di un incontro formale e di facciata: «Questa visita pastorale avviene in un momento di fatica, mentre ci avviciniamo a un altro picco pandemico, e lo spirito con il quale accogliamo il Vescovo è quello di un incontro con i ritmi comunitari reali, con il bello e il faticoso che caratterizza ogni realtà per far in modo che la visita non sia soltanto una parata».

L’unità pastorale moderata da don Paolo Arienti, parroco di S. Ambrogio, conta sulla presenza di alcuni altri sacerdoti: don Maurizio Ghilardi (parroco del Boschetto e del Migliaro) e don Alberto Martinelli (parroco di S. Giuseppe), oltre a don Giuseppe Salomoni (collaboratore parrocchiale al Cambonino) e don Nicolas Diène, sacerdote di origini senegalesi proveniente dalla Francia e incaricato di seguire la comunità francofona, da alcuni mesi residente al Cambonino.

 

Il programma della visita pastorale

14 gennaio

  • 9.30 preghiera presso la clinica S. Camillo
  • 10.00 visita di alcune famiglie a S. Ambrogio
  • 12.30 pranzo al Migliaro
  • 15.30 visita di alcune famiglie al Boschetto
  • 17.30 Messa al Migliaro e adorazione eucaristica. Al termine incontro con l’associazione “Gli amici di Davide Rossi”
  • 21.00 incontro con adolescenti e giovani a S. Ambrogio

15 gennaio

  • 9.00 lodi al Boschetto
  • 9.30 incontro con operatori Caritas al Boschetto
  • 10.45 incontro educatori e catechisti al Cambonino
  • 12.30 pranzo al Cambonino
  • 15.00 giro gruppi catechismo al Cambonino
  • 16.30 visita alla comunità Bessimo
  • 18.00 Messa al Cambonino. Al termine incontro famiglie africane con don Nicolas
  • 21.00 giorno dell’ascolto per adulti al Cambonino

16 gennaio

  • 9.30 Messa al Boschetto
  • 11.00 Messa S. Ambrogio
  • 12.30 pranzo alle Acli di S. Ambrogio



“Né barriere né guerre” l’incontro annuale nell’anniversario della nascita di don Mazzolari

“Né barriere né guerre” è il tema scelto per il tradizionale appuntamento nell’anniversario della nascita di don Primo Mazzolari che torna anche quest’anno giovedì 13 gennaio alle 16.30 presso la cascina San Colombano (Boschetto, Cremona) dove il sacerdote nacque 132 anni fa. Il ritrovo è previsto alle 16 presso il sagrato della chiesa parrocchiale del Boschetto. Ad intervenire saranno don Luigi Pisani, parroco di Bozzolo, e alcuni esponenti della Tavola della Pace di Cremona, il coordinamento di associazioni che si impegna per promuovere i temi legati alla pace.

Questo incontro è l’occasione per rilanciare una cultura della pace e della nonviolenza tesa a fermare la corsa al riarmo e delegittimare ogni tipo di guerra, per rilanciare la campagna “Italia ripensaci” affinché anche l’Italia ratifichi il Trattato di messa al bando delle armi nucleari dell’Onu, entrato in vigore nel gennaio del 2021, per un’Europa dell’accoglienza e della fraternità che riveda il Trattato di Dublino e proponga il riconoscimento dei profughi ambientali nella Convenzione di Ginevra e per una riforma dell’Onu che superi il diritto di veto delle grandi potenze e sappia rappresentare in modo più ampio Stati e popoli della terra.

Proprio le parole pronunciate da don Primo Mazzolari nell’omelia di Natale del 1931 sono prese come ispirazione per riflettere sul tema della pace: «Non ascoltate chi vuole dimostrarvi che le barriere sono necessarie e che senza una guerra non si rimette a posto nulla». Parole che suonano di urgente attualità anche a 90 anni di distanza.




I valori dello sport nel Natale del Csi: «Oltre le medaglie, è la vita dei ragazzi che ci interessa»

«Sport… grazie ancora!» è lo slogan che ha caratterizzato l’appuntamento del “Natale dello sportivo”, organizzato dal Comitato cremonese del Csi nella serata di giovedì 16 dicembre presso la chiesa parrocchiale di S. Giuseppe di Cremona.

La serata, tradizionale momento di preghiera e confronto rivolta a tesserati, educatori e dirigenti, è tornata in presenza dopo due anni di assenza a causa della pandemia. A guidare la preghiera è stato il vescovo Antonio Napolioni, insieme a don Francesco Fontana, incaricato diocesano di Pastorale giovanile e assistente del Comitato, alla presenza di Claudio Ardigo, presidente del Csi Cremona che ha introdotto, al termine del momento di preghiera, la consegna del “Discobolo d’oro”, il premio che il Centro Sportivo Italiano riserva alle persone e alle associazioni che abbiano almeno trent’anni di impegno nell’attività sportiva secondo i valori di inclusione e rispetto da sempre promossi dall’ente di promozione sportiva.

Valori ricordati anche durante il momento di preghiera, che ha messo al centro la figura di san Giuseppe, indicato come “patrono” dell’associazione nel suo ruolo di papà e dunque di educatore di Gesù: durante la preghiera, su esempio di quanto raccontato da Papa Francesco, sono stati depositati dei foglietti con sopra scritte le intenzioni di preghiera ai piedi della statua del santo. Durante la riflessione è anche stata proiettata la testimonianza di Andrea Devicenzi, performance coach e atleta campione italiano di paratriathlon.

«Giuseppe – ha invitato a riflettere il vescovo Napolioni – rinuncia a una giustizia umana e sceglie un’altra via, nel profondo e nel segreto del sonno, diventa il padre di Gesù: in altri termini impara ad amare i figli degli altri come fate voi che volete bene ai figli degli altri».

«C’è gran bisogno di uomini e donne che con rispetto, delicatezza, coraggio, fedeltà e passione ricordino alle famiglie, alla società e alla Chiesa che i ragazzi ci interessano tutti, non solo i migliori – ha quindi proseguito mons. Napolioni – se c’è il Csi è anche per questo: perché non contano solo le medaglie olimpiche o le vittorie agli europei, ma conta la vita, la crescita, l’educazione e il carattere di ogni bambino».

Nel suo intervento il presidente Claudio Ardigò ha evidenziato: «La pandemia è stata un acceleratore di processi delle diverse difficoltà dell’associazione, ma il desiderio di ripartenza è grande con l’obiettivo di riprendere le attività ludico-sportive che caratterizzano l’associazione: abbiamo sempre creduto lo sport come educazione e per tutti, coinvolgendo tutti per insegnare ad affrontare in futuro anche le difficoltà della vita».

Le onorificenze, consegnate dal vescovo Napolioni, sono state assegnate a Mario Lana, ora dirigente del GS Boschetto, arbitro e allenatore di pallavolo, figura storica del Csi cremonese, e alla “ASD Ambrosiana sport”, polisportiva associata Csi, dove è possibile praticare calcio, pallavolo e nuoto che da oltre quarant’anni opera presso la parrocchia di S. Ambrogio in città.




A Scandolara Ripa d’Oglio il saluto a don Franz Tabaglio

Guarda la photogallery completa

«La fonte della gioia è Dio, perché la sua felicità non è egoista e spalanca il suo cuore al mondo» così il vescovo Antonio Napolioni ha aperto alla speranza in Dio durante la Messa di ringraziamento e saluto a don Franz Tabaglio nella mattinata di domenica 12 dicembre nella chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo a Scandolara Ripa d’Oglio. Don Franz Tabaglio lascia le parrocchie di Grontardo, Levata e Scandolara Ripa d’Oglio a motivo degli effetti del Covid, che si fanno sentire ancora pesantemente dopo il lungo ricovero avvenuto nel marzo dello scorso anno proprio a causa del Coronavirus. Proprio la consapevolezza di non potersi dedicare a tempo pieno alle sue parrocchie l’ha portato a presentare al vescovo le propria rinuncia a parroco.

A concelebrare insieme a don Tabaglio anche don Gianpaolo Civa, già a servizio delle tre comunità con il ruolo di amministratore parrocchiale e al quale le parrocchie sono ora completamente affidate.

Nell’omelia il vescovo ha voluto porre in particolare l’attenzione alla speranza e alla gioia del Natale, proprio nella Domenica Gaudete: «Chissà se fra le tante bancarelle di Natale di questi giorni, colorate e profumate, piene di dolci e di regali, esiste una bancarella della gioia, con quella letizia che servirebbe per la festa del Natale». «La Parola ci invita ad essere lieti, una gioia leggera, ma profonda, quella che nessuno ci può togliere – ha quindi proseguito mons. Napolioni –. Noi lo sappiamo che anche fra noi, nelle nostre famiglie, ci sono persone che, pur provate dalla malattia o dalla solitudine, hanno osato amare, credere e vivere ancora, hanno saputo trasformare quel dolore in pace e gioia». Monsignor Napolioni ha quindi fatto riferimento proprio allo spirito che ha contraddistinto don Tabaglio nell’affrontare il prolungato periodo di sofferenza: «Anche don Franz ce lo sta mostrando, con il suo stile e la sua personalità, con un’obbedienza umile e fiduciosa al Signore che dà letizia, capace di non far prevalere l’angoscia ma la speranza».

Concludendo la riflessione sulla gioia, mons. Napolioni ne ha quindi evidenziato le radici: «La fonte della gioia è Dio, perché la sua felicità non è egoista e spalanca il suo cuore al mondo: un padre che dona il suo figlio per dare gioia, un Dio così è formidabile e per questo facciamo Natale, per lasciarci commuovere dalla sua fedeltà e lasciarci coinvolgere dal suo amore».

Alla celebrazione hanno anche partecipato i sindaci di Grontardo e Scandolara Ripa d’Oglio, Luca Bonomi e Angiolino Zanini. Proprio quest’ultimo, al termine della celebrazione, ha preso la parola per salutare don Tabaglio a nome dell’Amministrazione comunale e della popolazione, ringraziandolo per il tempo trascorso insieme e assicurando sempre un ricordo nella preghiera.

Quindi il ringraziamento e il saluto affettuoso e commosso letto a da Rossana Visigalli a nome del Consiglio pastorale e dell’intera comunità parrocchiale: «Comprendiamo che un sacerdote appartiene al Signore, non a se stesso e nemmeno alla sua gente, ma ugualmente le separazioni sono sempre gravose. Caro don Franz, il tratto di vita percorso insieme è stato breve, ma abbiamo potuto apprezzare la sua bontà e disponibilità che restano come seme destinato a fruttare nel tempo per la nostra comunità». Il saluto è quindi terminato con la lettura della benedizione di San Francesco rivolta al parroco e il dono di una stola, simbolo per eccellenza della dignità sacerdotale.

Prima della benedizione finale da parte del vescovo, ha preso la parola anche don Franz Tabaglio: «Sono stati quasi due anni di assenza da voi, ma durante i quali il vostro ricordo non è mai mancato – ha ricordato con commozione il sacerdote –. Un periodo di sofferenza, ma nella luce del Signore. Nei momenti di difficoltà si capiscono le cose importanti e io ho capito che dovevo aggrapparmi al Signore: la vostra amicizia mi ha aiutato anche in questo, perché da soli non ce la si fa». «Sono felice di concludere con voi questo cammino, anche se è molto doloroso – ha quindi proseguito don Franz –. Soffro a lasciare ma non l’ho voluto io, né l’ha voluto il vescovo: l’abbiamo deciso insieme, perché voi meritate un parroco a tempo pieno. Don Gianpaolo rimarrà con voi». E ancora: «Noi possiamo continuare a rimanere uniti perché in questi momenti si scopre che cosa vuol dire essere cristiani ed essere comunità». Don Franz ha quindi concluso il suo saluto con il riferimento biblico della figura di Giobbe: «Continuiamo questo cammino nella fede. In questo periodo ho riflettuto e ho capito come l’unica cosa è l’abbandono a Dio. Mi sono sentito come Giobbe, che anche nelle difficoltà non è mai mancato della fede: Dio mi ha dato Dio mi ha tolto, diceva Giobbe; se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?».

Un lungo applauso è quindi seguito alle parole del parroco che lascia le comunità dopo il breve ma significativo periodo trascorso insieme. Ora don Tabaglio continuerà il proprio ministero a Cremona, in Cattedrale, dove in particolare si dedicherà al sacramento della confessione.

 

Il saluto del parroco sul giornalino parrocchiale

Carissimi parrocchiani (vi chiamo ancora cosi perché lo sarete sempre nel mio cuore) è giunto il momento di salutarci definitivamente. Non è facile per me. Qui tra voi mi trovavo bene, mi sentivo a casa, per cui lasciarvi mi procura molta sofferenza. Purtroppo le conseguenze del Covid-19 sono state troppe e, nonostante tutti gli sforzi, non si sono risolte al punto da poter riprendere il mio ministero di parroco tra di voi. Ecco perché, confrontandomi con il Vescovo, si è giunti alla conclusione che forse al momento era opportuno per me esercitare in un altro modo il mio essere sacerdote e si è optato per farmi confessare in Cattedrale. Se poi le condizioni di salute dovessero migliorare allora rivaluteremo il tutto.

Vi esorto a restare uniti nel Signore e con chi la Provvidenza vorrà assegnarvi come pastore e guida, amate il Signore e la Madonna, pregate pregate pregate perché solo cosi resterete in piedi di fronte alle difficoltà della vita, servite gli ultimi e i più poveri perché li troverete Gesù.

Avanti allora e sempre uniti nel ricordo e nella preghiera.

Don Franz

 

Profilo biografico di don Tabaglio

Don Franz Tabaglio, classe 1964, è stato ordinato sacerdote il 19 giugno 1993 mentre risiedeva nella parrocchia di Ca’ de’ Stefani. Dopo essere stato vicario a San Pietro al Po in Cremona (1993-1998) e a Rivolta d’Adda (1998-2002), ha ricoperto l’incarico di cappellano dell’ospedale di Cremona (2002-2008). Nel 2008 è diventato parroco di Casanova del Morbasco e Cortetano, dove è rimasto sino al trasferimento nell’unità pastorale di Scandolara Ripa d’Oglio, Grontardo e Levata, dove si è ufficialmente insediato il 29 settembre 2018.

 




«Collaborazione, onestà e giustizia», la ricetta del Vescovo alla coop. Il Calabrone

Guarda la photogallery completa

 

Un gioioso pomeriggio di festa presso il capannone della cooperativa “Il Calabrone” di Cremona si è svolto nel pomeriggio di domenica 12 dicembre a Picenengo. Ospite il vescovo Antonio Napolioni che ha celebrato l’Eucarestia e si è intrattenuto con gli operatori e i volontari di questa realtà nata in seno alla “Comunità Papa Giovanni XXIII”.

Una realtà – raccontata anche nelle buone pratiche della recente Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto – che proprio quest’anno compie 25 anni, come ha ricordato prima della celebrazione il presidente Enzo Zerbini, raccontando come negli ultimi anni la cooperativa sia cresciuta, con l’acquisto del nuovo capannone e di nuovi macchinari, consentendo di assumere anche nell’ultimo anno una nuova dozzina di dipendenti che vanno ad aggiungersi alla quarantina già presenti. Anche per la cooperativa la pandemia si è fatta sentire, ma ora l’attività è in ripresa e la crescita è ricominciata con il prezioso contributo di ciascuno e nuovi investimenti.

A concelebrare l’Eucarestia insieme al vescovo di Cremona don Adamo Affri, sacerdote della casa-famiglia di Fiorenzuola e cappellano del carcere di Piacenza, e il segretario episcopale don Flavio Meani.

Nella sua omelia mons. Napolioni ha ripreso dal Vangelo del giorno le parole di san Giovanni Battista: «Oggi spopolano le trasmissioni di cucina e il Battista ci suggerisce alcuni ingredienti: la collaborazione, l’onestà e la giustizia».

Il vescovo ha quindi proseguito: «Oltre a quello che fa il Signore occorre che ci sia la nostra collaborazione, uomini e donne di ogni razza e cultura che si rimbocchino le maniche. Le folle davanti al Battista si sono date da fare, noi che cosa possiamo fare? Anzi, che cosa volgiamo fare? Le risposte che Papa Giovanni e don Oreste ci dato sono la condivisione, della quale non vi devo insegnare nulla, poiché per voi è gesto di vita quotidiana, un gesto che fa bene a chi lo sceglie, anche dal punto di vista economico».

«Il modo di collaborare dei discepoli è secondo onestà, correttezza e trasparenza, un valore aggiunto da non trascurare – ha quindi proseguito il vescovo Antonio Napolioni -. Ai soldati il Battista dice di non maltrattare: l’esercizio della forza, che a volte è necessario, deve avvenire con sobrietà e giustizia, perché deve essere garantito anche al peggiore dei criminali la dignità, poiché Gesù dà la possibilità di cambiare a tutti».

Concludendo il vescovo di Cremona ha ripreso la particolare metafora culinaria: «Questi ingredienti formano una ricetta che riceve la vera Parola del Vangelo, riceve Gesù che vive e cammina con noi».

La festa è quindi proseguita, dopo la Messa, con i canti di alcuni dei ragazzi ospitati nelle case-famiglia e un video riepilogativo delle attività dell’anno appena trascorso.

 

La cooperativa “Il Calabrone”

“Il Calabrone” è una cooperativa sociale che da 25 anni si occupa di meccanica di precisione. Promossa dalla “Comunità Papa Giovanni XXIII”, la comunità opera nel vasto mondo dell’emarginazione sociale, fondata da don Oreste Benzi. Oggi “Il Calabrone” è una azienda certificata del territorio cremonese che si è consolidata nel comparto della filiera metalmeccanica.

Più della metà dei dipendenti sono persone svantaggiate, uscite dalla tossicodipendenza, dal carcere, con problemi psichiatrici. Persone che attraverso il lavoro hanno ritrovato fiducia e dignità, potendo iniziare una nuova vita. Una realtà produttiva, competitiva e in continua espansione, che riunisce al suo interno professionalità ed integrazione sociale, rendendola unica nel suo genere.