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«Una vita che rifiorisce»: la mattina di Natale il Vescovo ha presieduto in carcere la Messa dell’aurora

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La mattina di Natale, prima di presiedere la solenne Messa pontificale in Cattedrale, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto l’Eucaristia per i detenuti all’interno della Casa circondariale di Cremona. Un momento atteso e particolarmente sentito durante il quale monsignor Napolioni ha messo al centro il tema della luce: «Noi siamo fatti per il giorno, per la luce e per la gioia – ha detto –: siamo fatti per il paradiso e vorremmo inizi già qui, anche se a volte sembra che qui sia l’inferno. La luce combatte con le tenebre e quest’anno siamo tutti più preoccupati per la guerra, per il futuro della nostra società e per le difficoltà che affrontano i giovani».

«L’aurora – ha quindi proseguito il vescovo con riferimento alla Messa dell’aurora che si stava celebrando – è il segno di una vita che rifiorisce. Ogni giorno nuovo che ci è dato è un giorno in meno di carcere, ma è un giorno in più come possibilità di rinascere ed essere migliori, per accogliere i doni della vita, per sperare e per amare. Nell’aurora c’è un po’ di notte e c’è un po’ di giorno, c’è il rischio di confonderci, dunque c’è la necessità di vigilare e vegliare come i pastori del presepe».

Monsignor Napolioni ha quindi proseguito nella sua omelia con un’immagine densa di significato: «Possiamo attraversare la notte come un bambino tenuto per mano dal padre e dalla madre con la lanterna accesa, che impara a prendere confidenza con il buio, a non cedere ai fantasmi e ad aspettare l’aurora».

Il vescovo ha quindi terminato la sua riflessione con un augurio: «Vi auguro che questo sia un buon Natale nonostante le famiglie lontane e la difficoltà a comunicare che rende più doloroso il giorno della festa, ma nella comunione che viviamo nel Signore tutti diventano vicini».

La celebrazione si è conclusa con il saluto di Matteo, un detenuto, che a nome di tutta la comunità carceraria ha voluto ringraziare il vescovo per la celebrazione della Messa natalizia e quanti con costante impegno prestano il loro servizio in carcere, permettendo ai detenuti di vivere questo momento della vita in modo più lieve.

Al termine della Messa il vescovo ha personalmente consegnato a ogni detenuto presente un piccolo dono natalizio: un braccialetto da portare sempre al polso, approfittando dell’occasione per un augurio personale con ciascuno.

La celebrazione è stata concelebrata dal cappellano don Graziano Ghisolfi, dal cappellano aggiunto don Nicolas Diène e dal segretario vescovile don Flavio Meani. Ha prestato servizio dall’altare il diacono Marco Ruggeri, operatore di Caritas Cremonese che svolge il proprio servizio presso la casa circondariale di Cremona.

La celebrazione natalizia in carcere ha fatto seguito all’incontro, di alcuni giorni prima, in occasione del Natale tra il vescovo, il personale penitenziario, gli operatori e i volontari della casa circondariale di Cremona.




Mazzolari, il ricordo alla cascina san Colombano è un’occasione per riflettere oggi sulla “pace integrale”

In occasione del 133° anniversario della nascita di don Primo Mazzolari, avvenuta il 13 gennaio 1890, come ogni anno un gruppo di associazioni cremonesi ha fatto visita alla cascina San Colombano presso il quartiere Boschetto.

Il tradizionale incontro nel luogo dove nacque il sacerdote cremonese, che ormai da diciassette anni viene organizzato in questo anniversario, è stata quest’anno in particolare un’occasione di riflessione sul tema della pace: don Mazzolari, infatti, con il suo pensiero ha ribaltato la teologia della “guerra giusta“ proponendo una visione profetica della pace,  la cui eco giunge fino si giorni nostri con straordinaria attualità nel magistero di Papa Francesco.

Durante gli interventi presso l’aia della cascina è emerso come il pensiero di pace “integrale” di don Primo è diventato nel tempo punto di riferimento non solo per i credenti.

Tra gli interventi delle diverse persone presenti, tra cui alcuni esponenti della Tavola della Pace di Cremona, è intervenuto anche Giancarlo Ghidorsi, per oltre vent’anni segretario della Fondazione don Primo Mazzolari e chierichetto dello stesso don Primo. Ghidorsi ha raccontato del lavoro di catalogazione degli oltre 35mila scritti del sacerdote di Bozzolo e di come proprio lui abbia registrato alcune delle famose omelie di Mazzolari, oggi restaurate e che consentono di poter ascoltare la sua viva voce e il suo stile intenso del predicare. Ghidorsi ha voluto anche sottolineare come, nelle sue omelie, il parroco di Bozzolo non facesse mai mancare anche i riferimenti alla giustizia sociale e alla dignità del lavoro.

Nelle parole dei presenti anche il ricordo di don Giuseppe Giussani, sacerdote cremonese e secondo presidente della Fondazione deceduto nel dicembre 2020, che nel corso degli anni ha saputo custodire e diffondere il pensiero di Mazzolari con coerenza evangelica e storica.

Si è quindi sottolineato come il pensiero di don Primo sulla pace, ben sintetizzato nel suo libro Tu non uccidere, sia ancora oggi estremamente attuale con l’idea di superamento dello scontro tra blocchi tra le grandi potenze, la contrarietà al riarmo e la condanna dell’arma atomica.

 




Domenica a San Luca il concerto per il 150° dalla nascita di don Lorenzo Perosi

In occasione del 150° anniversario dalla nascita di don Lorenzo Perosi, domenica 20 novembre, alle 17, presso la chiesa di San Luca, a Cremona, si terrà il concerto, organizzato dai Chierici regolari di San Paolo, diretto dal maestro Marco Granata, musicista, organista e apprezzata voce solista, che per l’occasione ha vestito i panni di direttore artistico mettendo insieme diversi elementi: il coro delle Voci Virili di Cremona (maestro preparatore don Graziano Ghisolfi) si affiancherà alla Corale S. Cecilia Don A. Ghidini di Asola. In aggiunta tre solisti d’eccezione provenienti dal coro del Teatro alla Scala di Milano: Luigi Albani (tenore), Andrzej Glowinka (tenore) e Davide Rocca (basso). Il suono dell’organo non solo accompagnerà le voci, ma entrerà in un vero dialogo come altro protagonista: il maestro Alberto Pozzaglio, organista titolare della chiesa di San Pietro al Po, suonerà l’organo appena restaurato per volere dei padri Barnabiti.

L’organo Rotelli del 1901, infatti, insieme alla Messa da Requiem, il Magnificat e alcuni estratti della Missa Pontificalis Prima, faranno da tributo all’eredità di don Perosi, musicista, compositore di musica sacra e direttore della Cappella Sistina che incarnò perfettamente quel periodo storico diventando un eccellente esponente del movimento ceciliano che si proponeva di ripristinare la musica sacra alla sua purezza, eliminando le tendenze operistiche.

Quest’anno in Italia sono numerose le iniziative in corso per celebrare il genio musicale di Perosi, primo fra tutti il ricco calendario di eventi a Tortona, dove il presbitero compositore è sepolto, e anche Cremona non ha voluto mancare: il concerto presso la chiesa di San Luca segue, infatti, un’altra rappresentazione tenutasi il mese scorso ad Asola.




Antegnate in festa per la Nostra Signora del Rosario

Un intenso fine settimana di preghiera, contemplazione e condivisione si è svolto ad Antegnte in occasione della Festa dell’Apparizione di Nostra Signora del Rosario. La festa è iniziata la sera di venerdì 4 novembre presso la chiesa parrocchiale con la veglia della vigilia, introdotta dal canto dell’Angelus prima della Messa, seguito dal rito della luce e dal coprimento dell’immagine della Madonna, rimasta coperta fino al disvelamento il giorno successivo, riprendendo un antico tradizionale rito.

La mattina del sabato si è aperta con la celebrazione delle lodi presso il santuario di Nostra Signora del Rosario, la cappella situata all’interno della chiesa parrocchiale, alla quale si può accedere dalla “Scala Santa”, percorribile solo quattro volte l’anno.

È quindi seguito un momento molto significativo e commovente nella chiesa parrocchiale gremita di tanti bambini, tra cui gli studenti delle scuole elementari e medie accompagnati dai loro insegnanti, affiancati dai molti genitori e adulti presenti per l’occasione, con lo spettacolo teatrale della compagnia “Studio Olda” che ha messo in scena una rappresentazione teatrale incentrata sul perdono e sull’intervento di Maria che duellando con un soldato francese, gli fa deporre le armi. «Fa parte della storia di questo popolo, e un popolo senza memoria è destinato a ripetere gli errori del passato – ha voluto commentare don Angelo Maffioletti, parroco di Antegnate – questa storia che viene tramandata parla di sopruso, di violenza di occupazione, ma anche di pace di riconciliazione, di perdono e di una donna che porta la pace. Il mio augurio è che anche oggi nel nostro mondo tante donne abbiano un ruolo di pace».

Le celebrazioni sono quindi proseguite nel pomeriggio con il suggestivo corteo storico lungo le vie di Antegnate: i cavalieri del gruppo storico “Pietro Micca” di Torino hanno aperto il lungo corteo di figuranti che si percorrendo le strade del paese accompagnato dalle note della banda Manara di Antegnate, è arrivato fino al santuario.

In santuario è quindi seguita la Messa presieduta da monsignor Ovidio Vezzoli, vescovo di Fidenza che ha voluto commentare l’evento appena conclusosi andando al centro dello spirito delle iniziative organizzate: «Tutto quanto abbiamo vissuto oggi si potrebbe giudicare come folclore, ma in queste cose è il cuore che conta e si può vedere l’affetto sincero di questo gesto molto bello».

La festa è proseguita Domenica 6 con l’omaggio floreale dei bambini a Maria durante la Messa del mattino e il concerto mariano eseguito dal Coro di Mozzanica nel pomeriggio.

La devozione di Antegnate

Quando nel 1705 i francesi assediarono l’antico borgo di Antegnate, nella bassa bergamasca, poco prima dell’assalto videro sulle mura una moltitudine di soldati. Erano guidati da un condottiero che prendeva ordini da una donna ferma sul soglio della chiesa: dentro l’edificio, impauriti, si erano rifugiati anziani, donne e bambini. L’esercito francese pensando di essere in posizione d’inferiorità decide di non attaccare e solo successivamente avrebbe scoperto che non vi era alcun soldato a presidiare Antegnate e che quella donna era identica alla statua della Madonna del Rosario venerata dagli abitanti del luogo.

Questi eventi miracolosi sono ancora oggi ricordati con grande fede e devozione dai fedeli della quattrocentesca chiesa di San Michele: dietro l’altare maggiore, ma in posizione elevata, si trova un piccolo santuario dedicato alla Vergine al quale si accede tramite una Scala Santa che viene aperta eccezionalmente quattro volte l’anno.

Nel piccolo santuario ancora oggi è conservata la preziosa statua della Madonna, rivestita di abiti preziosi e incoronata con corone del Capitolo vaticano.




Santa Rita, presentato il nuovo organo

Il nuovo organo della chiesa di Santa Rita, come a Cremona è conosciuta la rettoria delle Ss. Margherita e Pelagia, è stato presentato ufficialmente nel pomeriggio di domenica 23 ottobre con un’esibizione del maestro Marco Fracassi. I brani per l’esibizione sono stati scelti in armonia con lo stile barocco delle decorazioni della chiesa, attingendo da un repertorio di compositori dell’epoca tra cui Haendel, Pachelbel e Sweelinck.

A fare gli onori di casa il rettore don Claudio Anselmi, che ha voluto specificare come il nuovo organo è frutto della scelta di dotare il piccolo tempio cittadino di uno strumento adatto e più consono rispetto al precedente strumento elettronico sempre meno in buona salute.

La sensibilità del rettore e dei membri del Consiglio dell’Associazione “Amici di S. Rita Onlus” ha quindi reso possibile un deciso “cambio di registro”, dotando la chiesa di un “organo cassapanca”, che avesse da un lato una disposizione fonica adeguata e dall’altro un impatto visivo non stridente rispetto a quel vero scrigno d’arte che è questa piccola chiesa.

Il maestro Fracassi ha anche voluto specificare l’occasione che è stata colta nell’acquistare un pezzo usato, una scelta che ha permesso un notevole risparmio economico. Si tratta, infatti, di uno strumento dalla dotazione del Ginnasio di Osnabruck, città tedesca della Bassa Sassonia. L’organo a trasmissione meccanica rimane peraltro un ottimo investimento, poiché strumenti di questo tipo possono restare in uso anche per diversi secoli.

L’organo è stato completamente ricondizionato dalla Casa organaria Pedrini di Binanuova (Cr) e da alcune domeniche già accompagna le celebrazioni liturgiche.

Al termine del concerto il maestro Fracassi ha voluto mostrare anche l’anima dello strumento: aprendo le ante dell’organo ha illustrato ai presenti le oltre 200 canne dalle diverse forme e materiali celate dietro le ante intagliate, suddivise secondo i diversi registri.

La configurazione fonica dello strumento, oltre a svolgere il compito primario di guida ed accompagnamento del canto assembleare, si presterà all’esecuzione in ambito culturale di un’ampia letteratura organistica, soprattutto rinascimentale e barocca.

Le caratteristiche dell’organo sono le seguenti: costruito dalla Casa organaria Kreienbrink di Osnabruck, tastiera di 54 note Do-Fa in ebano, trasmissione integralmente meccanica, registri (pomoli tiranti), Bordone 8’, Flauto a camino 4’, Principalino 2’, Quinta 1’1/3, totale canne n° 216, di cui 36 di legno (abete) e 180 di metallo (lega di stagno e piombo), cassa in rovere massello con fregi scolpiti in tiglio rappresentanti un’allegoria musicale della città di Cremona e la Rosa di Santa Rita simbolo dell’associazione onlus, appositamente realizzata dallo scultore altoatesino Helmuth Runggaldier.




Il vescovo Napolioni, guardando ai drammi dell’oggi: «È tempo di diventare tutti francescani»

 

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È stato il vescovo Antonio Napolioni a presiedere la Messa nella festa di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e degli ecologisti, celebrata nel pomeriggio di martedì 4 ottobre presso la chiesa di San Giuseppe dei frati Cappuccini di Cremona. A concelebrare insieme al vescovo Napolioni anche l’emerito Dante Lafranconi, il guardiano del convento di via Brescia padre Giorgio Peracchi, il vicario zonale e parroco di San Bernardo don Pietro Samarini con anche alcuni altri frati e sacerdoti.

Aprendo la celebrazione eucaristica monsignor Napolioni ha sottolineato come la solennità di san Francesco sia ancora una ricorrenza sentita anche dalla comunità civile, ricordando le celebrazioni civili alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella e la Messa celebrata ad Assisi dal cardinale Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana.

Nella festa del poverello di Assisi il vescovo Napolioni ha proposto nell’omelia una riflessione sui tre drammi che stiamo vivendo: «La guerra, l’emergenza ambientale con il pianeta che rischia di essere distrutto da noi e la crisi economica… la pandemia la lasciamo da parte, ma sullo sfondo c’è il legame di queste tre con la pandemia. Francesco d’Assisi è la risposta a questi drammi perché è uomo di pace, è uomo che sa trattare la natura e il Creato con rispetto e con amore e ha scelto madonna povertà».

«Pensate l’attualità di Francesco – ha proseguito Napolioni –. Pensate quanto non l’abbiamo seguito abbastanza: altrimenti non saremmo in questa situazione. Pensate quanto è necessario rileggere la sua testimonianza e ricevere la sua intercessione. Non bastano tutti i frati del mondo, non bastano tutte le famiglie francescane: è tempo di diventare tutti francescani! Vescovi compresi, industriali, famiglie, non si tratta di vestirci di marrone, ma di dire no a altre risposte a altre sfide».

La figura del frate medioevale, simbolo anche di pace, è stata quindi affiancata a un’altra figura dei giorni nostri: «Davanti alle sfide di oggi cosa avrebbe fatto Francesco? Quello che un altro Francesco sta cercando di fare: era giovane quello di Assisi, è vecchio e infermo quello di Roma, ma annuncia lo stesso Vangelo, della fraternità e della riconciliazione, del dialogo a ogni costo e dell’andare incontro per primi anche se costa, anche io lo faccio molto poco». «Francesco d’Assisi e Francesco di Roma sono gli imprudenti del Vangelo che non si arrendono all’inevitabilità della guerra, che non si rassegnano all’inquinamento, allo sfruttamento sconsiderato delle risorse, all’ingiustizia tra i popoli e le classi sociali per cui il divario tra ricchi e poveri si allarga  a dismisura», ha proseguito il vescovo di Cremona.

Da queste premesse monsignor Napolioni ha quindi proseguito: «Cosa fare dunque? Può sembrare una riflessione sociale, invece siamo in chiesa. Qui è esattamente il modo e il luogo dove Francesco non ci lascia in pace, non ci lascia soli, perché è Cristo che non lascia in pace né lui né noi e ci si consegna inerme. Qual è la nostra medicina, la nostra forza?».

Nel concludere l’omelia un invito forte e un auspicio al futuro da parte del Vescovo: «Il mondo è un po’ crocifisso, non alla maniera di Cristo, ma alla maniera dei maledetti: c’è il modo di Gesù, quello di cui Francesco porta le stigmate, con i poveri che si stringono a Gesù per partecipare almeno un po’ a quell’amore con cui il Padre non ha condannato il mondo, ma ha donato il figlio per salvarci: l’offrirsi gratis, il sacrificio e la condivisione sono la nostra forza: non siamo autorizzati a mollare, lo dobbiamo per fedeltà a Dio e agli uomini, a chi nel mondo aspetta che si manifesti l’armonia tra i figli di Dio, il Creato e le nazioni. Non c’è altro futuro: rimettere in ordine le cose lasciando che sia la croce a scrivere i segni di questa nuova vita».




Sabato a Isola Dovarese l’insediamento di don Loda Ghida

Le parrocchie di Isola Dovarese, Pessina, Stilo de’ Mariani e Villarocca accoglieranno, nel pomeriggio di sabato 17 settembre, don Antonio Loda Ghida, il nuovo parroco moderatore dell’unità pastorale, che prende il posto di don Adelio Bucellè.

Il programma prevede il ritrovo alle 17, sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Nicolò vescovo, a Isola Dovarese, dove il nuovo parroco, accompagnato dal vescovo Antonio Napolioni e il vicario zonale don Antonio Pezzetti, riceverà il saluto delle comunità nelle parole dei sindaci del territorio.

Subito dopo, all’interno della chiesa parrocchiale, il vescovo Antonio Napolioni presiederà la solenne Messa d’insediamento.

Al termine, rinfresco presso l’oratorio parrocchiale dove i parrocchiani potranno salutare don Antonio appena insediatosi come loro pastore.

In preparazione all’evento nella serata di giovedì 15 settembre, in San Nicolò vescovo, un incontro di preghiera guidato da don Gianpaolo Maccagni, vicario episcopale per il clero.

Nel suo nuovo incarico don Loda Ghida potrà contare sulla collaborazione di don Riccardo Vespertini che da dieci anni è parroco in solido dell’unità pastorale, oltre che assistente spirituale all’Ospedale di Cremona.

 

Biografia del nuovo parroco

Classe 1963, originario della parrocchia di S. Sebastiano in Cremona, don Loda Ghida è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000. È stato vicario a Casirate d’Adda (2000-2002), San Bassano (2002-2006), Soncino, S. Maria Assunta e S. Giacomo apostolo (2006-2008); quindi parroco di Torricella del Pizzo (2008-2011) e Paderno Ponchielli (2011-2014). Dal 2014 era parroco in solido e moderatore delle parrocchie di Malagnino.

 

 




L’unità pastorale Cafarnao domenica accoglie don Pierluigi Capelli

Si terrà nella mattinata di domenica 18, alle 9.30, presso la chiesa di Sant’Andrea, a Pescarolo, l’insediamento di don Pierluigi Capelli come nuovo parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, formata dalle parrocchie “San Leonardo” in Vescovato, “San Bartolomeo apostolo” in Ca’ de’ Stefani, “Sant’Andrea apostolo” in Pescarolo, “San Giovanni decollato” in Pieve Terzagni, “Santi Martino e Nicola” in Binanuova, “Sant’Ambrogio vescovo” in Gabbioneta. Don Pierluigi andrà ad affiancarsi agli altri due parroci in solido: don Giovanni Fiocchi (moderatore) e don Alessandro Bertoni.

La celebrazione, che sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà preceduta dal saluto delle tre amministrazioni comunali del territorio e si concluderà con un momento di festa nel quale la comunità parrocchiale darà il benvenuto al nuovo sacerdote.

In preparazione all’ingresso sono stati programmati alcuni momenti di spiritualità e riflessione: mercoledì 14 settembre alle 21 nella chiesa parrocchiale di San Leonardo a Vescovato l’adorazione eucaristica per la pace che si volgerà in tutta Italia sarà anche occasione per pregare per don Pierluigi. A seguire nella serata di venerdì 16 settembre nella chiesa parrocchiale di Pescarolo si terrà la celebrazione penitenziale.

Nei giorni successivi all’ingresso don Pierluigi Capelli incontrerà tutte le comunità parrocchiali dell’unità pastorale, in particolar modo nella celebrazione dell’eucarestia domenicale.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Pierluigi Capelli, classe 1970, originario di Torre de’ Picenardi, è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997. Dopo essere stato vicario a Piadena (1997-2002), Fontanella (2002-2008) e Viadana S. Pietro (2008-2010), dal 2019 era collaboratore parrocchiale nell’unità pastorale di Bondeno, Palidano, Pegognaga e Polesine in diocesi di Mantova. Rientrato in diocesi è stato nominato parroco in solido dell’unità pastorale “Cafarnao”, composta dalle parrocchie di Vescovato, Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo e Pieve Terzagni. Prendendo il testimone da don Paolo Tomasi (trasferito a Soncino), collaborerà con gli altri due parroci in solido: don Alessandro Bertoni e don Giovanni Fiocchi (moderatore).

 

Il saluto di don Pierluigi Capelli

Cari parrocchiani dell’U.P. Cafarnao,
quando don Giovanni mi ha contattato per chiedere alcune righe per il giornalino di settembre ero impegnato con un campo di gruppo degli Scout di Gonzaga e non sapendo bene cosa scrivere mi sono lasciato ispirare da alcuni aspetti dell’esperienza che sto vivendo, per evitare parole di circostanza. In particolare ho pensato a uno dei canti che maggiormente coinvolgono gli scout quando viene cantato e che nel ritornello ripete: “Estote parati un grido s’alzerà e mille voci a far da eco ad una voce fioca ormai e allora dai, vieni con noi, è un’avventura in mare aperto e viaggerai insieme a noi nella natura controvento”.
È l’invito a stare pronti per viaggiare insieme ed essere testimoni di Dio che ho colto come rivolto a noi: compiere un viaggio insieme tutti, con don Giovanni e don Alessandro, per le strade delle nostre comunità, pronti ad essere testimoni di Dio, con la forza di andare controcorrente, sempre pronti per rispondere a quello che la realtà attorno a noi ci chiede.
E lo stile di questo nostro camminare (o navigare per restare legati al testo della canzone) ce lo dice il fondatore degli scout nella sua ultima lettera ai ragazzi, dove invita a guardare “al lato bello delle cose e non al lato brutto” perché, continua nella sua lettera, “il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Preoccupatevi di lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto ‘del vostro meglio’ “.
Fare del nostro meglio per rendere migliore questo mondo, stando pronti a percorrere le strade che coglieremo come risposta alla chiamata ad essere testimoni di Dio.
d. Pierluigi



Domenica mattina l’ingresso di don Jicmon a Vicomoscano

Si terrà nella mattinata di domenica 11 settembre, alle 10, presso la chiesa di San Pietro apostolo di Vicomoscano, l’insediamento di don Anton Jicmon come nuovo parroco dell’unità pastorale formata dalle parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase.

La celebrazione, che sarà presieduta dal vescovo Antonio Napolioni, sarà preceduta sul sagrato dal saluto dell’Amministrazione comunale e si concluderà con un momento di festa nel quale la comunità parrocchiale darà il benvenuto al nuovo parroco.

Nella serata di giovedì 8 settembre nella chiesa di Casalbellotto sarà celebrata la Messa patronale di Santa Maria Nascente. La celebrazione, presieduta da don Davide Barili, vicario zonale della Zona pastorale 5, sarà occasione di riflessione e preghiera proprio in vista dell’ingresso di don Jicmon.

Per il sacerdote originario della Romania, e recentemente incardinato in Diocesi di Cremona, dove ha prestato servizio per molti anni, sarà la prima esperienza da parroco in Italia.

 

Biografia del nuovo parroco

Don Anton Jicmon, classe 1965, è originario di Luizi-Calugara, in Romania, dove è stato ordinato sacerdote il 24 giugno 1991 nella Diocesi di Iasi. Dopo essere stato viceparroco a Vale Mare (1991-1993) e Bacau (1993-1997) e parroco di Vaslui (1997-2002), è giunto in Italia ricoprendo l’incarico di assistente spirituale dei cattolici romeni di Torino.

Dal 2005 ha svolto il proprio ministero a servizio della comunità cattolica romena in diocesi di Cremona, dove nel 2022 è stato incardinato. Dal 2007 era anche cappellano della casa di cura Figlie di San Camillo di Cremona. Dal 2016 al 2017 è stato incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni.

Ora il vescovo Napolioni gli affidato l’incarico di parroco delle Parrocchie di Vicomoscano, Casalbellotto, Fossacaprara e Quattrocase: don Anton Jicmon prende il testimone da don Giuseppe Manzoni, che si trasferisce a Dumenza per un anno di esperienza monastica.




Il Vescovo per gli anniversari di don Silvano Rossi, don Mario Olivi e don Sergio Lodigiani: «Possiamo continuare a seminare fino all’ultimo giorno»

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«205 anni di sacerdozio, circa ottantamila Messe e decine di migliaia di confessioni: con questi conti un po’ sommari vogliamo ricordare oggi i vostri anniversari di ordinazione sacerdotale». Così il vescovo Antonio Napolioni si è rivolto a don Silvano Rossi, don Mario Olivi e don Sergio Lodigiani nella Messa celebrata nella mattinata di mercoledì 29 giugno, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, presso la casa di riposo Giovanni e Luciana Arvedi, nella struttura di via Massarotti, a Cremona, gestita dalla Fondazione La Pace Onlus. Un momento celebrativo solenne, al quale hanno partecipato tanti volti amici che negli anni hanno incontrato i tre presbiteri e diversi sacerdoti: tra loro il vicario episcopale per il Clero don Gianpaolo Maccagni, il presidente della Fondazione La Pace don Roberto Rorta e il cappellano don Luigi Mantia. L’occasione sono stati i 70° di ordinazione presbiterale per don Silvano Rossi e don Mario Olivi e il 65° di don Sergio Lodigiani.

«Festa dei santi Pietro e Paolo, dunque del Papa e dell’unità della Chiesa cattolica, un’unità missionaria – ha ricordato il vescovo all’inizio della sua omelia –. Una Chiesa in cammino nel tempo, anche “a rotelle”, come il Papa in questo periodo. Ma le rotelle del cervello e del cuore funzionano ancora e continua a servire la Chiesa con i suoi 85 anni. Noi preghiamo per lui, ringraziamo il Signore per il suo ministero e soprattutto seguiamo il suo insegnamento».

La riflessione di mons. Napolioni è proseguita ragionando, quindi, sul trascorrere del tempo nella vita sacerdotale: «In questo momento di vacanze, che fanno bene per riposarci, c’è il rischio di rimanere con un pugno di mosche. E, magari, ci si sente così anche dopo una lunga vita sacerdotale in cui ci si è sentiti impegnatissimi e adesso ci si interroga sul senso delle proprie giornate».

Il vescovo Napolioni ha proseguito riflettendo, sulle orme di san Pietro, sul percorso di fede durante l’ultima parte della vita dei cristiani: «Mi chiedo se si può entrare in corsi di fede da vecchi? Credo di sì, ma credo si possa anche riscoprire il volto di Gesù: Gesù chiede ai discepoli “chi dite che io sia” e questa è la possibilità di dire “tu sei il Cristo” come gli dice Pietro, pur nel suo amore piccolo e fragile».

L’omelia del Vescovo è terminata ricordando una parte importante della missione presbiterale: «Vi sentite di aver portato a compimento la missione, come scrive Paolo? Non è seguire le persone lungo tutto il loro percorso, perché come le madri bisogna lasciare i figli alla loro vita, l’importante è aver portato a compimento l’annuncio, la semina, poi altri raccoglieranno. Noi possiamo continuare a seminare fino all’ultimo giorno».

Prima di concludere la celebrazione eucaristica sono stati offerti dei doni ai sacerdoti festeggiati e il vescovo si è rivolto a ciascuno di loro invitandoli a porgere un saluto ai presenti raccontando un aneddoto della loro vita sacerdotale nel solco dell’annuncio evangelico.

Finita la celebrazione, quindi il momento dei saluti, degli auguri e l’occasione di scattare qualche foto ricordo con gli amici giunti per festeggiare questo importante anniversario.