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Attentato di Pentecoste, il dolore della comunità nigeriana a Cremona: «Nel nostro Paese si rischia la vita ogni giorno»

«Siamo scoraggiati davanti alla sparatoria avvenuta in Nigeria durante la festa di Pentecoste». Parla con voce triste padre Patsilver, sacerdote nigerino guida spirituale della comunità africana anglofona a Cremona. «Siamo affranti perché è uno dei tanti soprusi a cui la popolazione è soggetta ogni giorno». La voce è rotta da una sorta di rassegnazione che a tratti diventa voglia di gridare al mondo il disagio vissuto dal suo popolo.

«Non vengono mai individuati colpevoli, pare che non ci sia voglia di una svolta da parte delle autorità». Ed ecco che ad un tratto la rassegnazione lascia spazio ad una denuncia. «Tutto il mondo deve sapere – aggiunge don Patsilver – che non si tratta di un caso isolato. Ovunque in Nigeria si rischia la vita sempre. Io stesso sono tornato qualche tempo fa nella mia terra, nella parte orientale della Nigeria, per festeggiare i 90 anni di mia mamma con le mie sorelle. Non potevo uscire dopo le 18 di sera. C’è da avere paura. Nessuno è sicuro».

Un quadro politico e socio religioso complicato che emerge da un racconto segnato dal dolore. «Non si tratta solo di scontri religiosi, ma tra tribù per il potere sul territorio». Le cronache parlano di scontri tra pastori nomadi Fulani, per lo più islamici e agricoltori Yoruba, stanziali e cristiani. Ma tutto effettivamente resta poco chiaro. «È una situazione complessa», conferma il padre che appartiene alla comunità di San Paolo.

Al Migliaro da gennaio, ogni quarta domenica del mese si ritrova la comunità anglofona dei nigeriani. «Stiamo muovendo i primi passi, per ora siamo poco più di una ventina ma anche perché la gente non sa che esiste questa comunità», spiega la loro guida spirituale. Il giorno di Pentecoste avevano celebrato alle 11 e poi tornati nelle loro case hanno appreso come tutti dai tg la notizia. «Ci siamo subito sentiti al telefono. Eravamo turbati e tristi».

Rapimenti e uccisioni pare siano all’ordine del giorno ma lo sconforto per un futuro che pare incerto prevale ogni volta che irrompono nelle loro vite queste notizie. «Qui a Cremona le famiglie nigeriane con i bambini sono ben inserite ma non possono che guardare con preoccupazione al loro Paese d’origine dove la pace sembra non trovare mai casa perché manca una volontà di cambiamento». Resta il conforto della preghiera, unica speranza insieme alla denuncia.