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«Assemblee piccole, ma ospitali e missionarie»: la relazione di mons. Daniele Gianotti ha concluso Settimana liturgica di Cremona

Al vescovo di Crema, mons. Daniele Gianotti, delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Liturgia e la Catechesi, è stato affidato il difficile compito, nell’ultima giornata della 71esima Settimana Liturgica Nazionale, di sintetizzare gli interventi dei giorni precedenti con uno sguardo verso il domani.

«Parlare di futuro è difficile – ha esordito mons. Gianotti – ma sappiamo che un futuro c’è: Cristo ha promesso di essere con noi fino alla fine del mondo. Ecco perché è bene tenere presenti i racconti pasquali, in cui è sempre il Risorto a convocare la sua comunità».

L’idea di una Chiesa che, nella liturgia, si raccoglie intorno al proprio Signore è emersa frequentemente nelle varie relazioni proposte. Essa ha assunto una sfumatura particolare nella riflessione del vescovo di Crema, che ha proseguito sottolineando: «L’esigenza di un rito che sia ospitale come una casa, e cioè che inviti a partecipare al mistero della fede: affinché ciò sia possibile è necessaria una ritualità ordinata, universalmente riconoscibile e familiare».

Alla luce di questo appare fondamentale, secondo il pensiero di mons. Gianotti, ridefinire gli spazi alla luce tempi della liturgia: «Questi mesi di pandemia ci sono stati utili per imparare a leggere il tempo che abbiamo vissuto a partire dal dispiegarsi dell’anno liturgico. Ecco perché il tempo supera lo spazio, cioè lo ridefinisce senza vincolarsi ad esso, rende uno il molteplice: questo, però, avviene senza che le differenze siano annullate, anzi potremmo immaginare la Chiesa come una comunità che ha entrate ed uscite differenti: molte sono le varietà di interessi e percorsi, e tutte meritano di essere accolte, pur senza sfociare in un eccessivo personalismo».

Nel corso dei secoli, la Chiesa ha sempre dovuto confrontarsi con il tema della diversità e, di conseguenza, con i rischi dell’automatismo celebrativo da una parte, e della ritualità autoreferenziale dall’altra. La strada proposta da mons. Gianotti, alla luce delle riflessioni proposte nell’arco di tutta la Settimana Liturgica Nazionale, è quella di una liturgia vissuta con verità dignità e bellezza:  «Questo significa proporre riti adattati alle comunità che li celebrano, così che ogni risorsa possa essere valorizzata e coinvolta».

Il vescovo di Crema ha poi concluso la propria relazione riprendendo la provocazione iniziale: «Guardare al futuro significa ragionare sulla missionarietà della Chiesa, che è già dinamica propria della celebrazione liturgica è un atto pubblico, che rispecchia la vita della comunità e, a partire da esso, ogni fedele è invitato ad interiorizzare la Parola portandola nel quotidiano».

La chiusura dei lavori della 71ª Settimana Liturgica Nazionale ha dunque avuto il sapore di una vera e propria collatio: a partire da quanto vissuto ed accolto nei giorni precedenti, a tutti i partecipanti è stata offerta una vera e propria testimonianza di cosa significhi celebrare la liturgia: «Riunirsi, convocati dal Signore, come comunità desiderosa di servire il Padre onorandolo nel culto e in tutta la vita».

 

Guarda le relazione conclusiva

 

Mons. Daniele Gianotti proviene dal clero di Reggio Emilia. Ha frequentato i corsi filosofico-teologici presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la licenza in Teologia nel 1983 e l’anno successivo il diploma in Teologia e Scienze patristiche all’Istituto Patristico Augustinianum. Durante la sua permanenza a Roma sviluppa anche il suo interesse per la musica sacra studiando organo presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra. Numerosi e differenziati sono gli incarichi pastorali a cui si è dedicato e anche in campo culturale e accademico. Nel 2017 papa Francesco lo ha nominato vescovo di Crema. Attualmente è delegato dalla Conferenza Episcopale Lombarda per la Catechesi e la Liturgia. Nel 2019 è stato nominato nella CEI presidente del Comitato per gli studi superiori di teologia e di scienze religiose.

 


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