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“Artigiani di comunità”, le linee guida per la catechesi per ritrovare l’essenziale

L’ultimo anno e mezzo è stato difficoltoso per tutti: singoli e comunità ne sono usciti affaticati e pieni di interrogativi. La catechesi e gli altri percorsi di evangelizzazione hanno sentito tutto il peso delle chiusure e delle limitazioni, mentre sono diventati ancor più pressanti gli interrogativi che già accompagnavano la riflessione sulla qualità della nostra catechesi. In queste settimane, mentre sentiamo tutta l’incertezza di un nuovo inizio che potrebbe conoscere brusche battute d’arresto e mentre vorremmo semplicemente un prontuario per affrontare al meglio il nuovo anno catechistico, l’Ufficio catechistico nazionale ci regala una lunga riflessione e ci invita a prenderci il tempo di sostare prima di progettare e di agire.

Scarica il documento “Artigiani di comunità” dell’Ufficio Catechistico Nazionale 

Artigiani di comunità è un testo ricchissimo che prende l’avvio dall’appassionato discorso di papa Francesco (è sua l’espressione così colorita dell’artigiano) nel 60° di fondazione dell’Ufficio nazionale: un discorso che merita attenta lettura e profonda accoglienza e che rimette al centro la comunità come luogo/esperienza di scoperta e annuncio del Vangelo. I tre grandi snodi che il papa pone alla nostra attenzione (catechesi e …) sono altrettante piste di lavoro per le nostre comunità che sentono il desiderio di rimettersi ad annunciare con passione il Vangelo. Il tema della comunità si intreccia man mano con altri temi e con altre intuizioni, che l’esperienza della pandemia ha fatto emergere con prepotenza. Comunità meno monolitiche, case che ritornano ad essere chiesa, comunità che si fanno sempre più aperte, terre di mezzo da esplorare per scoprire il vangelo dove pensavamo fosse necessario portarlo ecc…

Vorrei cogliere, anche come invito a leggere tutto il testo, due delle tante sollecitazioni. Sono solo due delle tante piste che possono aiutare anche il nostro lavoro di ripartenza:

  1. Parlando di comunità il papa usa l’immagine di un lavoro artigianale: il vescovo Castellucci, nel suo approfondimento, dice che si tratta «non una proposta “industriale”, potremmo dire, che privilegi l’organizzazione rispetto alla relazione, la perfezione rispetto alla compassione, l’ansia della risposta rispetto all’accoglienza della domanda. Al contrario: una proposta “artigianale”, preoccupata di costruire percorsi più che elaborare programmi, di plasmarsi sulle situazioni faticose più che andare in ricerca delle situazioni esemplari, di mettersi al passo con chi arranca più che correre per i primi posti. Si tratta di recuperare una sana dimensione personale, che ci fa riconoscere che la trasmissione della fede avviene attraverso la vita stessa dei testimoni» (p. 38). Mi sembra che queste parole siano perfettamente calzanti con l’esperienza di molte delle nostre comunità che nei mesi difficili senza incontri in presenza hanno rinunciato alla sistematicità della catechesi a favore di un accompagnamento umile ma sentito e alla costruzione di relazione che non facessero sentire nessuno dimenticato o escluso. Penso valga la pena di non dimenticare in fretta questa lezione preziosa.
  2. L’esperienza della pandemia ha anche mostrato – talvolta impietosamente – che le nostre comunità sono minoranza e spesso si sentono impari al compito della trasmissione della fede. Alle soglie della ripresa della catechesi in cui lamentiamo sempre che i nostri destinatari sono altrove, come se in fondo la nostra proposta li toccasse solo tangenzialmente, il riscoprirci minoranza potrebbe anche far emergere tutto il nostro potenziale e tutta la nostra fantasia. Don Vito Mignozzi lo dice a chiare lettere: «Forse proprio da questa presa d’atto può prendere avvio per le nostre comunità quella forza propulsiva derivante dal sentirsi come minoranze creative che non si accaniscono ancora sulla rivendicazione di spazi e di riconoscimenti, ma provano a stare nella storia interpretando la logica generativa che è propria del seme e del lievito. Questo è possibile nella misura in cui si supera ogni forma di autoreferenzialità ecclesiale per imparare a stare insieme ad altri nella tessitura comune e sintonica della vita delle nostre città» (p. 44) Questo fare comunità allargata l’abbiamo già sperimentato proprio quando non potevamo riunirci fisicamente nelle nostre assemblee, liturgiche e non: rimane un’attenzione da coltivare per vivere al meglio le occasioni che abbiamo di incontro e di proposta.

Non appena usciranno anche indicazioni più precise sugli aspetti organizzativi della catechesi e delle altre attività pastorali ne daremo comunicazione tempestiva. Intanto ci auguriamo fin da ora un buon anno catechistico perché «la catechesi è così un’avventura straordinaria: come “avanguardia della Chiesa” ha il compito di leggere i segni dei tempi e di accogliere le sfide presenti e future. Non dobbiamo aver paura di parlare il linguaggio delle donne e degli uomini di oggi» (papa Francesco).

don Luigi Donati Fogliazza
incaricato Pastorale catechistica
Diocesi di Cremona

 

Le linee guida saranno presentate venerdì 24 settembre nell’incontro online promosso dall’Ufficio catechistico nazionale e rivolto ai direttori degli uffici diocesani, i loro collaboratori e tutta la comunità dei catechisti italiani. L’evento si svolgerà tramite Zoom e sarà trasmesso in diretta streaming attraverso il canale ufficiale Youtube e Facebook della Conferenza Episcopale Italiana per tutta la rete di collaboratori, catechisti ed appassionati di Evangelizzazione e di Catechesi.