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A scuola di giardinaggio e orticultura: il Cfp Sant’Antonio di Cremona impegnato nella formazione ai migranti

Due obiettivi in un corso solo: insegnare un mestiere e riqualificare una zona in disuso del seminario vescovile. È il traguardo a cui punta il Centro di formazione professionale Sant’Antonio Abate di Cremona, realtà “giovane” dal punto di vista anagrafico ma che si avvale di professionisti di lunga esperienza, attraverso il corso di giardinaggio e orticoltura avviato in collaborazione con la Caritas diocesana.

Sono dieci i migranti all’opera dietro i consigli dell’esperto Pietro Zarpellon, cui è affidato l’insegnamento di un lavoro che richiede capacità manuali, abilità pratiche e conoscenza dell’utilizzo di strumenti in sicurezza. Un corso che durerà 170 ore e che inizialmente ha visto impegnati i giovani ospiti della Casa dell’Accoglienza di viale Trento e Trieste in un lavoro di pulizia e manutenzione del verde della zona retrostante il Seminario, ma che si svilupperà anche nella realizzazione di un orto e nella visita ad aziende agricole e vivaistiche del cremonese.

I futuri “manutentori del verde” sono stati scelti tra quelli più avanti nel cammino di inserimento. Lo spiega il direttore della Caritas don Antonio Pezzetti: “Sono ragazzi arrivati qualche tempo fa che già hanno sostenuto corsi di italiano e svolto attività di volontariato e sono quindi più pronti a completare il percorso di integrazione con l’apprendimento di un lavoro”. Diversi i Paesi di provenienza: dal Mali al Senegal, dalla Nuova Guinea alla Costa d’Avorio alla Nigeria. “Al termine del percorso formativo si potrebbero ipotizzare delle borse lavoro per la prosecuzione della tenuta dei giardini e degli orti che stanno attualmente trattando”, ha suggerito don Pezzetti.

Positivo, dopo le prime quattro lezioni, il bilancio da parte di chi guida i dieci migranti nell’attività formativa: “Parliamo di ragazzi volenterosi, disposti ad imparare e a far fatica, con una buona predisposizione alla pratica manuale – dice Zarpellon –. Il nostro approccio si sintetizza in un concetto semplice: lavorando si impara. Quindi, oltre a un’introduzione teorica, gli apprendisti sono stati coinvolti subito in lezioni pratiche con l’utilizzo degli strumenti adeguati”. Via dunque alla spollonatura dei tigli, all’asportazione dei rami secchi e delle foglie, alla pulizia del mausoleo retrostante il seminario e di una piccola grotta che ospita una statua di Maria.

“Alla fine del corso – chiarisce Zarpellon – avremo dato le conoscenze per praticare un lavoro richiesto, in un settore che non soffre crisi particolari. Tra l’altro, alcuni dei partecipanti affineranno le competenze di un mestiere che già praticavano nelle proprie terre d’origine”.

Da ultimo: la sinergia con il Seminario vescovile potrebbe addirittura potenziarsi. L’idea dei responsabili della Biblioteca della struttura di via Milano è quella di creare una sorta di “alleanza dei sensi”, prevedendo “la realizzazione – ha spiegato Zarpellon – di alcune aiuole aromatiche proprio accanto alle aule di lettura, favorendo l’unione di olfatto e vista. Vederemo se sarà un progetto praticabile”.