A Sabbioneta l’ingresso di don Roberto Rota: «comunione, fraternità, gioia e gratitudine»
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Quattro parole ispirate al notiziario parrocchiale, quattro indicazioni per la sua missione di parroco: comunione, fraternità, gioia e gratitudine. Perché «da oggi riceverete dal vescovo questo nuovo parroco che ha tanti difetti, ma che vuole camminare con voi fino a quando il Signore vorrà, tutti insieme “pellegrini di speranza” lungo le strade del mondo». Queste le prime parole che don Roberto Rota, nuovo parroco dell’unità pastorale “Maria Madre della Chiesa” (formata dalle parrocchie di Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra e Villa Pasquali, nel Mantovano), ha pronunciato al termine della Messa di insediamento, vissuta nella mattinata di domenica 5 ottobre a Sabbioneta.
Una giornata incominciata al Santuario di Vigoreto, con un momento di preghiera e affidamento alla Madonna delle Grazie, cui è intitolata l’unità pastorale. Poi visto l’accoglienza del nuovo parroco da parte delle famiglie dell’iniziazione cristiana in piazza d’Armi. Don Rota, il vescovo, il vicario parrocchiale don Claudio Mario Bressani e gli altri sacerdoti concelebranti hanno poi indossato le vestiti liturgiche nella chiesa dell’Incoronata, dalla quale è partita la processione d’ingresso verso la parrocchiale di Santa Maria Assunta, accompagnati dai numerosi bambini e ragazzi del catechismo.
Prima della Messa il sindaco di Sabbioneta Marco Pasquali (presente anche Stefano Belli Franzini, primo cittadino di Gussola, dove don Rota è stato parroco negli ultimi anni) ha portato gli omaggi della comunità civile al nuovo parroco. «La presenza di così tante persone oggi dimostra l’attesa e la stima con cui è stato accolto il suo arrivo nella nostra città. Il suo ruolo, la sua presenza, sarà fondamentale nel guidare la nostra comunità e nel rafforzare i legami tra tutti noi» ha detto Pasquali, ringraziando anche il collega e i parrocchiani di Gussola che hanno accompagnato il sacerdote in questo nuovo inizio. Il primo cittadino sabbionetano ha poi ricordato il patrimonio Unesco della città, «simbolo di proficua convivenza religiosa nei secoli passati» e «Ideale costruita dall’uomo, per l’uomo», e l’estensione territoriale e le sue frazioni e il ruolo di «collante» che il parroco ha rivestito tra le diverse comunità. «Sono certo che, grazie alla sua esperienza e dedizione, il suo ministero rappresenterà un nuovo inizio ricco di opportunità per tutti noi. Siamo pronti a supportarla e a intraprendere insieme un cammino di crescita e rinnovamento», ha concluso Pasquali.
Il saluto del sindaco di Sabbioneta
In una chiesa di Santa Maria Assunta gremita di fedeli è poi iniziata la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. Erano presenti le autorità civili e militari con i rappresentanti della Protezione Civile e del mondo associativo del comprensorio sabbionetano. Ad animare con il canto la celebrazione la corale “Pane di vita” diretta da Fabio Serini e con all’organo Enrico Rossi.
Dopo la lettura del decreto di nomina da part di mons. Ruggero Zucchelli, canonico del Capitolo della Cattedrale, al posto del vicario zonale don Marco d’Agostino, assente per malattia, Lorenzo Margini ha dato il benvenuto a don Rota a nome del Consiglio pastorale unitario. «Vogliamo imparare a conoscerti e a farci conoscere e per questo ci sarà tempo e modo nell’ordinaria quotidianità, per scoprire insieme le grandi cose che il Signore ha fatto, sta facendo e vorrà fare per tutti noi insieme con noi». Ricordando infine sacerdoti «che fino a oggi ci hanno aiutato a camminare nella fede». Come dono di benvenuto a don Roberto le comunità pastorali hanno offerto le tre clausole indossate dai celebranti.
Il saluto del rappresentante dell’unità pastorale
Sulla fede e sul ruolo del parroco si è incentrata l’omelia del vescovo Antonio Napolioni: «Quanta fede ci vuole – ha detto prendendo spunto dal Vangelo del giorno – per un prete, per un genitore, per un catechista. Eppure, ci dice Gesù, basta un granello di senape, di fede vera, e tutto diventa possibile». Una spiritualità semplice, non pietistica o altisonante, perché la povertà rivela la condizione reale di tutti, ha sostenuto il vescovo. «Possiamo avere beni materiali, le chiese più belle del mondo, essere patrimonio immateriale o materiale dell’Unesco, ma la fatica della vita quotidiana, delle relazioni, del dare speranza alle famiglie ai bambini la dobbiamo fare noi, non il nostro conto in banca». Ecco allora come il «servo inutile» proposto nel Vangelo per il cristiano non è una triste constatazione, ma una rivoluzionaria affermazione: «Vuol dire essere nella squadra di Dio, perché Gesù da una fede fragile, e resa forte dal dono dello Spirito, rende capaci i piccoli di testimonianza fino in fondo». Una felicità, dunque, quella vissuta dalle parrocchie, perché il parroco «ravviva, soffre, testimonia e custodisce» la sua comunità coesa. Infine un piccolo appello ai fedeli: «Chiedete al prete non i miracoli, bensì che vi doni il Signore, vi aiuti a incontrarlo; a essere con don Roberto non solo nella messa e nelle cose religiose ma nel profondo del cuore e nelle varie circostanze della vita».
L’omelia del vescovo
Terminata la liturgia eucaristica, il nuovo parroco ha preso la parola per il primo saluto, ruotando attorno alle quattro parole che lo hanno ispirato. «Comunione: perché è il dono del Risorto ai discepoli, da accogliere e custodire come la cifra più autentica della vita cristiana; è grazia che trasforma le relazioni e le rende autentiche, dove ciascuno è se stesso che si fa allo stesso tempo dono ai fratelli». Poi «fraternità», ovvero la consapevolezza e l’impegno «a riconoscersi fratelli», prendendo a prestito le parole di san Francesco d’Assisi all’indomani della sua festa. «Gioia, perché il cristiano è un’ottimista per natura; è il Signore che salva il mondo, che non fa mancare il suo aiuto, ci prende per mano e ci accompagna lungo le strade della vita, forse anche laddove non ti aspettavi di andare e di arrivare». In ultima la gratitudine, ad amici, amministratori, parrocchiani e sacerdoti, «per la bellezza di queste comunità cristiane che negli anni hanno servito e servono tuttora con dedizione la Chiesa cremonese».
Il saluto del nuovo parroco
Conclusa la messa don Rota ha firmato i documenti di insediamento come nuovo parroco alla presenza dei testimoni Cesarina Anzelotti per Breda Cisoni, Margherita Rossi per Villa Pasquali, Antonio Maffezzoli per Ponteterra e Licinio Tizzi per Sabbioneta. A seguire il momento conviviale in oratorio con i suoi nuovi parrocchiani.
Profilo biografico del nuovo parroco
Don Roberto Rota, classe 1959, originario della parrocchia di S. Agata in Cremona, è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1983.
È stato vicario parrocchiale a Cremona nella parrocchia del Boschetto (1983-1991) e poi collaboratore parrocchiale a Cremona nella parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio (1991-1999) e poi al Cambonino (1999). Nel frattempo è stato impegnato presso la Curia vescovile: prima come addetto della Ragioneria (1984-1995), poi come cassiere (1995-2004), ricoprendo anche l’incarico di direttore della Cassa del Clero (1993-2004) e poi quello di responsabile dell’Ufficio assistenza e pensione clero (1997-2004); inoltre ha ricoperto i ruoli di segretario per il Giubileo del 2000, incaricato diocesano FACI-Federazione nazionale del clero italiano (2001-2008) e presidente della Società di mutuo soccorso tra i sacerdoti (2007-2008).
È stato poi parroco di Olmeneta (2000-2004); e successivamente di Castelverde e Castelnuovo del Zappa (2004-2019), Costa S. Abramo (2017-2019) e Marzalengo e S. Martino in Beliseto (2018-2019). Negli stessi anni è stato anche incaricato diocesano del Segretariato pellegrinaggi (2008-2023) e presidente dell’agenzia turistica ProfiloTours (2012-2024).
Dal 2019 era parroco di Gussola e Torricella del Pizzo. Ora il vescovo l’ha scelto come nuovo parroco dell’unità pastorale “Maria Madre della Chiesa” formata dalle parrocchie di Breda Cisoni, Ponteterra, Sabbioneta e Villa Pasquali al posto di don Samuele Riva.
Il saluto di don Rota sul bollettino parrocchiale
Carissimi,
Chiamato dal Vescovo a diventare vostro Parroco, rivolgo il mio primo saluto alla comunità pastorale “Maria Madre della Chiesa”. Lo faccio nella consapevolezza dei miei tanti limiti, confidando nell’aiuto del Signore e nella vostra comprensione, per la strada che, se Dio vorrà, compiremo insieme. Non siamo all’anno zero: i tanti sacerdoti e laici che mi hanno preceduto hanno lavorato sodo e con tanta passione per l’annuncio del Regno di Dio; a tutti loro e in particolare a don Samuele, il grazie più sincero: raccolgo una preziosissima eredità della quale vorrei essere custode discreto e insieme innovatore prudente, al passo con questo mondo che cambia, perché nessuno resti indietro, nessuno si senta messo da parte, ma tutti, rinnovando la nostra adesione a Cristo Signore, possiamo guardare al futuro con speranza, al mondo contemporaneo con ottimismo, nonostante le luci fosche e i lampi che si stagliano all’orizzonte.
Parroco di quattro parrocchie: Sabbioneta, Breda Cisoni, Ponteterra e Villa Pasquali, ciascuna con la sua caratteristica e la sua storia; ci è chiesto di camminare insieme, così come già è stato fatto negli anni passati “perché brilli la luce della novità cristiana, condividendo le buone prassi che crescono nei diversi contesti” (dal Messaggio del Vescovo Antonio per l’anno pastorale 2025/26). E questo è un primo obiettivo a cui tendere insieme. Il Parroco non è un “funzionario” bensì il pastore di una porzione di gregge, la Chiesa del Signore; piccola porzione – certamente – ma che, nella comunione con il Papa e con il Vescovo, ha l’ardire di un respiro universale che vince ogni muro e spalanca ogni porta: in questo Anno Santo, durante il quale abbiamo salutato Papa Francesco e accolto Papa Leone, tutti siamo invitati a farci ancora pellegrini di speranza, per rinnovare la nostra vita personale per uno stile, sempre nuovo, di fraternità che possa contagiare tutto il mondo ed essere lievito di pace. Una Chiesa – spesso un piccolo gregge – che qui da noi e in ogni parte del mondo sperimenta la vicinanza con chi soffre, come oggi è la piccola comunità cristiana di Gaza, in mezzo alle bombe, come sono le comunità cristiane dell’Uzbekistan, di Teheran, della Siria, di Terra Santa, che ho avuto, negli anni, la gioia di incontrare, come è stato, in passato, l’orfanatrofio di Betlemme e le altre opere apostoliche per il quale il nostro don Giacinto Bianchi ha speso la vita. Una Chiesa che abita la bellezza, espressa nelle piazze, nei palazzi e nelle chiese di Sabbioneta, come pure nelle chiese di Villa Pasquali, Breda Cisoni e Ponteterra: se i nostri padri hanno osato così tanto da consegnarci questi patrimoni di inestimabile valore, oggi a noi non solo spetta conservarli e farli vivere ma soprattutto testimoniare che sono immagine, come scriveva Fëdor Dostoevskij, di “quella bellezza che salverà il
mondo”. Sono certo dell’aiuto generoso di tutti, di don Claudio, che fin d’ora ringrazio per il suo ministero appassionato in mezzo ai ragazzi e per aver iniziato ad introdurmi nella complessa conoscenza della realtà, della Comunità religiosa delle Suore domenicane e di tutti i collaboratori, preziosi anche per i servizi nascosti e umili che svolgono. Un grazie per l’accoglienza al Sindaco, certo che la collaborazione rispettosa, nei diversi ambiti nei quali agiamo, porterà beneficio a tutta la comunità. Da Lourdes, dove mi recherò a breve per qualche giorno, un pensiero per tutti e per ciascuno, soprattutto per gli anziani e gli ammalati: che la Vergine Maria, Madre della Chiesa – che veneriamo a Vigoreto come Beata Vergine delle Grazie – sia accanto a tutti con la sua materna protezione. In attesa di incontrarci vi porto tutti nel cuore.
8 settembre 2025, festa della natività della Beata Vergine Maria
don Roberto