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A S. Ilario la Messa del Vescovo per la Guardia di Finanza

Come ogni anno la giornata del venerdì 21 settembre per la Guardia di Finanza di Cremona è iniziata nella chiesa cittadina di S. Ilario con la Messa in onore del patrono del Corpo, l’evangelista san Matteo. A celebrare l’Eucaristia il vescovo Antonio Napolioni.

Accanto agli uomini delle Fiamme Gialle, che hanno riempito gran parte della chiesa, erano presenti le più alte autorità civili e militari del territorio. Accanto al comandante provinciale della Guardia di Finanza, col. Antonio Costa, c’erano il prefetto Paola Picciafuochi, il questore Gaetano Bonaccorso e il presidente del Tribunale Ines Marini. E ancora i comandanti provinciali Cesare Lenti (Carabinieri), Filippo Fiorello (Vigili del fuoco) e Federica Deledda (Polstrada), mentre a rappresentare la Col di Lana c’era il col. Giovanni Petrocelli.

Presenti anche i rappresentanti della Forestale e della Casa circondariale, con la direttrice Maria Gabriella Lusi e il vicecomandante Teresa Procopio. In fascia tricolore il presidente del Consiglio comunale, Simona Pasquali, affiancata dal consigliere provinciale, Paolo Abruzzi, con la polizia locale.

Non mancava neppure Mauro Santonastaso, già comandante delle Fiamme Gialli cremonesi, accompagnato da alcuni ospiti della LAE, cooperativa sociale di cui è presidente.

La liturgia è stata celebrata nella chiesa di S. Ilario, sul cui territorio parrocchiale si trova la caserma “Dino Campagnoli” della Guardia di Finanza. Accanto al Vescovo il cappellano dell’Esercito don Andrea Aldovini, il nuovo parroco di S. Agata e S. Ilario don Irvano Maglia e il cerimoniere episcopale don Flavio Meani.

Nell’omelia il Vescovo ha anzitutto sottolineato come l’appuntamento annuale della festa del Patrono debba essere vissuto come «uno specchio nel quale ritrovare voi stessi, le ragioni e lo stile del vostro servizio, della vostra professionalità e della vostra vita». L’occasione dunque per «ridestare i grandi perché della vita», magari a partire anche dalla domanda che insorge nei momenti di fatica e difficoltà: ma chi me lo fa fare?

Il pensiero è andato al corso per i nuovi vescovi cui anche mons. Napolioni ha preso parte la scorsa settimana in Vaticano e le parole del Papa che ha invitato a non dimenticare mai il brivido provato nel momento in cui si è accolta la Chiamata. Un “brivido” che il Vescovo ha invitato anche gli uomini in divisa a riscoprire e valorizzare, nella consapevolezza dell’importante ruolo svolto all’interno della comunità civile per il bene di tutti.

«Dentro ogni mestiere e ogni attività umana – ha detto il Vescovo guardando alla chiamata di san Matteo – c’è un di più di umanità e di bellezza che è possibile. Chi segue Gesù, qualunque sia il suo ruolo, può fare tutto questo con una qualità più bella. Perché il Signore stesso lo fa orientare al vero bene, gli apre il cuore, gli modifica gli atteggiamenti». Atteggiamenti che mons. Napolioni ha subito specificando parafrasando le parole dei Paolo agli Efesini.

E ha proseguito: «Il finanziere credente e che si lascia interrogare da quel “chi me lo fa fare” ritrova le ragioni di una saggezza, di un equilibrio, di una delicatezza, ma anche di una forza che gli sono necessarie e possibili perché Cristo gli allarga il cuore. Non si tratta di fare sconti, ma di andare a cercare il vero bene per tutti». Con un obiettivo chiaro: realizzare l’unità. «Oggi più che mai – ha proseguito guardando anche alla situazione attuale – o ci si perde o ci si salva tutti insieme». Proprio «questo senso di unità – ha concluso il Vescovo – rende possibile l’impegno rinnovato per la giustizia e per il bene di tutti. L’Eucaristia ci dà questo cibo di unità».

Dopo le Comunioni tutti i presenti si sono messi sull’attenti, mentre è stata proclamata la preghiera della Guardia di Finanza.

Poi, prima della benedizione finale, ha preso la parola il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il col. Antonio Costa, che insieme ai saluti e i ringraziamenti ha voluto riprendere alcuni aspetti sottolineati dal Vescovo relativi a un mestiere che è anzitutto «servizio», sottolineando poi come «in questo momento storico in cui si perde di vista quelli che sono i valori umani della società, dobbiamo essere consapevoli che non si può superare e incidere in maniera significativa sull’illegalità senza un’azione corale e condivisa fra tutte le istituzioni, a cui vogliamo garantire la massima e leale collaborazione».

 

Il patrono san Matteo

La Guardia di Finanza, come ogni altra realtà militare ha un santo patrono: san Matteo apostolo ed evangelista, la cui festa liturgica cade il giorno 21 settembre. Il documento papale che attesta il riconosciuto patrocinio, reca la data del 10 aprile 1934 ed è firmato dal cardinale Eugenio Pacelli (futuro Papa Pio XII). Il Pontefice che accolse l’istanza avanzata dal Comandante Generale e sostenuta dall’Ordinario Militare del tempo era Pio XI.

La vicenda umana di Matteo ha una sua notorietà, legata a quanto di lui si legge nell’omonima narrazione evangelica. Matteo, il pubblicano, detto anche Levi (Mc 2,14; Lc S,27) passò dal banco delle imposte alla sequela del Maestro che gli aveva detto: “Vieni e seguimi” (Mt 9,9).Il banchetto che festeggiò la sua vocazione è il segno dell’amore misericordioso di Gesù che chiama i peccatori a penitenza e ne celebra la riconciliazione con il Padre (Lc 5,27-32). Nel suo Vangelo, redatto per la comunità giudeo-cristiana, il Cristo si manifesta come maestro e il fondatore del nuovo Israele, che promulga la giustizia nuova del regno dei cieli incentrata nell’amore.

La sua memoria il 21 settembre è fatta dal martirologio geronimiano (VI sec.). Il “Breve Pontificio” del 10 aprile 1934, nel dichiarare san Matteo patrono della Guardia di Finanza auspica che tutti gli appartenenti al Corpo possano, sul suo esempio, unire l’esercizio fedele del dovere verso lo Stato con la fedele sequela di Cristo.