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A S. Abbondio focus sul cammino ecumenico, tra storia e prospettive

“Il cammino ecumenico: rivedere il passato, guardare al futuro”. Questo il titolo dell’incontro che ha avuto luogo presso la parrocchia di S. Abbondio, a Cremona, la sera di mercoledì 18 gennaio, all’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. A promuoverlo il Gruppo missionario parrocchiale con il SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) di Cremona.

Sono intervenuti Mauro Castagnaro, giornalista di “Missione Oggi” (rivista dei Missionari Saveriani), e il pastore della Chiesa Metodista di Cremona, Antonio Lesignoli. Ha introdotto e coordinato la serata il prof. Mario Gnocchi, già presidente nazionale del SAE, che ha posto ai relatori alcune domande a partire da significativi avvenimenti del 2016, quali l’incontro a Cuba tra il Papa e il Patriarca di Mosca, Kirill, il “Santo e grande Sinodo” delle Chiese ortodosse a Creta, la commemorazione congiunta dei 500 anni della Riforma di Lutero con la presenza di Papa Francesco a Lund (Svezia), il Convegno nazionale di Trento, congiuntamente preparato dalla Federazione italiana delle Chiese Evangeliche e dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo della CEI.

Non così scontati questi gesti e queste celebrazioni ufficiali, ha sostenuto Castagnaro: «pregare insieme e ringraziare per i doni spirituali e teologici della Riforma, dopo cinque secoli di ferite, di pregiudizi e conflitti, non può se non definirsi un evento storico e l’immagine del poliedro, spesso utilizzata dal Papa, può aiutare a comprendere la diversità tra l’idea di unità e quella di uniformità».

Certo il cammino ecumenico non inizia ora, ha ricordato il prof. Gnocchi. Dal 1910 ad oggi molto è stato fatto per rendere meno scandalose le divisioni tra le diverse “famiglie” cristiane, numerosi i documenti e le dichiarazioni congiunte, ma ancora molto c’è da fare per la “riconciliazione della memoria” e per una riscrittura critica della storia delle Chiese e dei reciproci rapporti. Questa la sottolineatura delle problematiche aperte in materia di ecumenismo da parte del pastore Lesignoli, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un clima fraterno e di comunione (metaforicamente, «accettare di sedere allo stesso tavolo pur mangiando cibi diversi»), perché il dialogo consenta una reale revisione della propria identità, spostando l’accento su quanto può unire e sui quindici anni di storia comune fondata sull’ascolto dell’identico annuncio evangelico.

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Gli attuali scenari internazionali possono costituire “occasione di grazia” pur nel persistere di evidenti “distanze” sul piano teologico e sui temi etici. Sempre più nel tempo e nella “geografia” planetaria queste differenze appaiono trasversali alle diverse Chiese cristiane anche per la mutata provenienza geo-storica e culturale dei diversi leader religiosi, come nel caso dell’argentino Bergoglio e del palestinese Munib Yunan, attuale Presidente della Federazione luterana mondiale, o nelle più recenti situazioni interne alle Chiese riformate brasiliane e alla conflittualità tra anglicani nigeriani e statunitensi, come pure alle differenti posizioni sui temi della famiglia o del “fine vita” anche all’interno del mondo cattolico.

I «confini confessionali si sono fatti più porosi» e la prospettiva dell’universalità (cattolicità) è oggi più che mai lontana dalla esportazione di vecchi modelli eurocentrici o di aggiornate strategie di proselitismo. Nuove sono le sensibilità e nuovi i processi di una pur comune testimonianza.

Quale “unità” sognare, allora, per quale “unità” pregare, nella consapevolezza delle sfide che la storia attuale ci pone come, ad esempio, la questione migranti – dal dibattito sull’accoglienza alle nuove esigenze liturgiche – o le paure generate dal terrorismo e dal confronto con l’Islam? In sostanziale accordo gli interventi dei due relatori al riguardo e nelle risposte alle domande dei numerosi intervenuti, tra cui anche don Federico Celini, incaricato diocesano per la Pastorale Ecumenica e del Dialogo Interreligioso: continuare nel cammino che favorisce l’ascolto e il dialogo ben oltre le reciproche “storiche” diffidenze e i timori di “svendere” le proprie identità. Un cammino che a Cremona è partito negli anni ’60 anche grazie all’apporto del prof. Marcocchi e della sezione cremonese del SAE, costantemente sostenuta dallo stesso Gnocchi.

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E ancora: promuovere la riflessione teologica, ma a partire dalla concretezza della vita «qui ed ora», coltivare la sensibilità ecumenica delle diverse comunità ecclesiali, nel sogno comune di un ecumenismo che possa coniugare diaconalità («camminando insieme con le opere di carità», come nel caso dei recenti “corridoi umanitari” in Italia co- promossi dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità di s. Egidio ) e sinodalità.

Una serata di intenso e cordiale confronto – come ha sottolineato in chiusura il parroco, don Andrea Foglia, ringraziando tutti i relatori – sicuramente utile per la ricchezza di spunti di riflessione sul piano culturale e pastorale offerta ai singoli partecipanti e come preparazione dell’incontro cittadino di preghiera del prossimo 24 gennaio.

Daniela Negri
Gruppo missionario di S. Abbondio