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A Rivolta d’Adda festa del beato Spinelli con il vescovo Antonio, che nel pomeriggio ha visitato Casa Famiglia e le Adoratrici anziane. On-line le foto

Sabato 6 febbraio, memoria liturgica del beato Francesco Spinelli, il carisma dell’Istituto delle Suore Adoratrice da lui fondate è stato al centro della giornata vissuta a Rivolta d’Adda dal vescovo Antonio. Per lui, infatti, è stata l’occasione di conoscere da vicino l’operato di queste suore, per la prima volta incontrate personalmente così come gli anziani e i diversamente abili di cui amorevolmente esse si prendono cura nella “Casa famiglia” intitolata proprio al loro Fondatore.

 

La Messa in Casa madre

L’intensa giornata ha preso avvio alle 10 nella chiesa di Casa madre, dove il vescovo Antonio ha presieduto la solenne Eucaristia. Insieme a lui, accompagnato dal segretario e cerimoniere don Flavio Meani, è giunto da Cremona anche il vescovo emerito mons. Dante Lafranconi. Ma non mancava neppure un terzo vescovo: mons. Martin de Elizalte, emerito di Nueve de Julio (Argentina).

A dare il benvenuto ai tre vescovi è stata la superiora generale, madre Isabella Vecchio, affiancata dalle suore del Consiglio e alcune delle precedenti madri generali. Dando il “benvenuto nella famiglia delle Adoratrici” a mons. Napolioni, madre Vecchio ha fatto sue le parole del beato Spinelli: “All’amatissimo Vescovo rinnovo la protesta sincera della mia filiale riconoscenza e sudditanza. Mi consola il pensiero di averlo mai disobbedito e d’averlo fatto anche con mio danno materiale, ma ho fiducia di aver acquistato qualche modesto vantaggio spirituale. Si obbedisca sempre, da tutti, al Vescovo”. “Si senta amato e ricordato ogni giorno nella preghiera d’adorazione – ha affermato la Generale – ma anche nell’offerta della sofferenza, soprattutto da parte delle sorelle ammalate”. “La strada l’ha imparata, ritorni quando desidera”, ha proseguito, rivolgendo poi parole di ringraziamento al “nostro amato” vescovo emerito Lafranconi, per “tutto il bene che ci ha voluto in questo 14 anni: non è mai mancato e penso continuerà questa comunione dello Spirito, che va oltre i ruoli e oltre i tempi”. E ancora: “È bello avervi qui insieme: i nostri Vescovi! Penso sia la testimonianza più grande e più autentica di comunione nella Chiesa”.

“Sono ancora in garanzia”, ha scherzato il vescovo Antonio rispondendo al saluto della Madre. “Veramente il Signore prepara – ha continuato – la nostra famiglia e la nostra umanità. La parentela spirituale è la più vera! Il Signore ha preparato da sempre il vescovo Dante perché fosse mio padre nell’episcopato. Allora contempliamo questo mistero andando alla sorgente, dalla quale il beato Francesco ha attinto”.

In una chiesa gremita, tra tanti amici dell’Istituto, alcuni degli ospiti di Casa Famiglia, e naturalmente tante suore adoratrici, non mancavano neppure le autorità del territorio con il primo cittadino di Rivolta d’Adda, Fabio Calvi. Diversi i sacerdoti concelebranti, della diocesi di Cremona e non solo. E come ormai tradizione hanno voluto essere presenti anche le Suore Sacramentine, fondate da madre Gertrude Comensoli insieme al beato Spinelli.

Nell’omelia mons. Napolioni si è anzitutto soffermato sulla “chiesa di casa madre: tre parole che mi sembra contengano un programma”. Anzitutto nella consapevolezza che il Signore sceglie ciascun uomo come “sua casa”: “Si fa casa in noi, piccoli e indegni – ha precisato il vescovo di Cremona –. E fa sì che noi troviamo casa in Lui, porto sicuro delle nostre fatiche e sofferenze”. E ha proseguito: “È la sostanza della fede: di tanti, nel mondo, da sempre. Ma credo che sia in particolare un’esperienza specificamente sacerdotale: quella che ha fatto il beato Francesco Spinelli. L’esperienza che ha fatto lui: non l’ha voluta, gli è venuta incontra. Ed egli l’ha accolta, si è ‘lasciato fare’ da questa esperienza di un Dio che fa casa e che dimora in noi. È l’esperienza che lo ha generato e rigenerato continuamente, che lo ‘ha fatto’ ogni giorno di più uomo, prete e santo: Gesù eucaristia”.

“Un prete – ha detto ancora – se prova da solo a misurarsi con questa chiamata scoppia, non ce la fa e magari si arrende. Fare casa a Cristo e con Cristo diventare casa accogliente! Io spesso non ci sono riuscito. Ma se accanto a lui affiorano anime, spesso di donne umili e generose, come madre Geltrude, Caterina e le altre Adoratrici, di allora, di oggi, e di domani, allora si diffonde un contagio benefico. Allora è possibile: ci si incoraggia gli uni gli altri”.

Poi il Vescovo ha voluto specificare il senso autentico dell’adorare. Lo ha fatto rifacendosi alla parole di Papa Benedetto XVI alla Gmg di Colonia, mettendo in guardia da ciò l’uomo può adorare finendo per diventarne schiavo. “Il beato Spinelli insegna ad adorare e subito a condividere – ha detto – perché non si può possedere Cristo e nascondersi davanti al suo corpo piagato che giace ai bordi delle strade”.

Dalla prima lettura, dell’apostolo Pietro, mons. Napolioni ha quindi tratto tre spunti di riflessione. Anzitutto rifacendosi al sogno del giovane Spinelli a S. Maria Maggiore: intuizione del carisma delle sue suore. “Cristo vive e parla nel cuore di chi si apre all’amore e sente il bisogno di lasciarsi amare per imparare ad amare, e crede che tutto gli viene dato nell’Eucaristia per tutto ridare nella carità. Noi siamo come dei canali: tutto riceviamo e tutto restituiamo”.

Il Vescovo non ha neppure tralasciato il fatto che spesso i santi vengano non compresi e rifiutati. “In un certo senso – ha detto – la morte dobbiamo assaporarla prima di portare pienamente frutto: dobbiamo scendere agli inferi, accettare l’umiliazione e quell’opera riparte resa più feconda dalla passione condivisa con Cristo. Ecco perché possiamo guardare con fiducia alla storia: anche alle nostre storie di famiglia che a volte sono sballate e a pezzi. È la forza della mitezza riapre la storia. Mi viene in mente un mio amico, che sta soffrendo perché non riesce a vivere serenamente il rapporto di coppia. Io gli dico sempre: ‘Sta zitto e aspetta! Il Signore ti aprirà una strada’. Mentre, invece, il risentimento, o peggio la vendetta – avvelenano la storia e ci fanno precipitare”.

Da ultimo, richiamando la testimonianza su don Spinelli data dal curatore fallimentare, ha sottolineato “la gioia del perdono” del Beato, nella consapevolezza che “chi come lui si abbandona alla Presenza di Gesù, libera dal suo cuore immense capacità di misericordia, anche oggi così necessarie per guarire le ferite più profonde dell’anima”.

“Allora grazie, sorelle, che tenete viva non tanto la memoria, ma il dono, attingete alla sorgente, e rendete accogliente anche oggi, più che mai, questa Casa Madre, questa Casa Famiglia, diventando voi stesse, come il vostro Fondatore, casa di Dio e dei poveri. Anche nelle missioni che vi rendono presenti in paesi lontani, dove la Chiesa è giovane e ci dà tanta speranza – ha concluso –. Non fate bilanci, non guardatevi indietro se non per ringraziare, non guardare al futuro se non con l’entusiasmo credente del beato Francesco”.

Photogallery

 

La visita alle strutture

Dopo il pranzo con le suore a Casa Madre, per il vescovo Antonio il pomeriggio è stato l’occasione per visitare le strutture delle Adoratrici a Rivolta.

Intorno alle 15 la prima tappa è stata “Casa Famiglia”, luogo di accoglienza per anziani e disabili. Le parole attaccate ad alcuni palloncini colorati offerte al Vescovo da quattro ospiti hanno permesso di comporre una frase del beato Spinelli. Per tutti l’appuntamento è stato nella chiesa della struttura dove il Vescovo ha incontrato personalmente tutti i presenti, rispondendo anche ad alcune loro domande, occasione di reciproca conoscenza.

Photogallery della visita a Casa Famiglia

Mons. Napolioni ha quindi fatto visita ad alcuni dei reparti prima di recarsi a “Santa Maria”, la struttura che ospita le religiose anziane o malate.

Qui l’incontro con le suore è iniziato nella cappella, con la preghiera del Vespro, cui ha preso parte anche il vescovo Dante. Mons. Napolioni ha colto l’occasione per ringraziare le suore per il prezioso servizio svolto nella loro vita a favore delle giovani generazioni e dei sofferenti, nella consapevolezza che il Signore ricompenserà le loro fatiche garantendo certamente di più di quanto loro hanno potuto donare.

Il pomeriggio si è quindi concluso con la visita del Vescovo alle suore allettate, con una particolare parola di conforto e una benedizione tutta personale.

Photogallery dell’incontro con le suore a S. Maria

 

Gli altri eventi

In preparazione alla festa del Fondatore, le Adoratrici hanno organizzato una serie di eventi sia per presbiteri sia per laici. Giovedì 4 febbraio, in Casa madre, si è svolta la giornata sacerdotale che ha visto la presenza di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese e biblista.

Venerdì 5 febbraio, invece, alle 21 in Casa madre, si è svolta una serata di riflessione sulla figura di don Spinelli dal titolo: “Perdonare a me fu sempre cosa dolce”. A condurre l’incontro è stata suor Loredana Zabai.

La sera di sabato 6 febbraio, infine, alle 21 in Casa Madre, l’adorazione comunitaria.

 

Biografia del beato Spinelli

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Nato a Milano il 14 aprile 1853 da genitori bergamaschi a servizio dei Marchesi Stanga, Francesco cresce bravo e vivace e, come S. Giovanni Bosco, è pieno di gioia quando attira gli altri bambini organizzando spettacolini di marionette.  Quando è libero, la mamma lo conduce a visitare poveri e ammalati e lui è felice di amare e aiutare il prossimo, come insegnato da Gesù.

Nasce la vocazione, e Francesco studia a Bergamo, e viene ordinato sacerdote nel 1875.  In quello stesso anno si reca a Roma per il Giubileo, e in S. Maria Maggiore ha una visione: uno stuolo di vergini che adorano Gesù Sacramentato. Don Francesco capisce il progetto della sua vita, ma aspetta il momento giusto per realizzarlo.

Tornato da Roma, svolge attività educative e una scuola serale presso l’ oratorio di don Palazzolo, un’apostolato fra i poveri nella parrocchia dello zio don Pietro, l’insegnamento in Seminario e la guida di alcune comunità religiose femminili, fino a quando nel 1882 recatosi a S.Gervasio d’Adda (CR) incontra una giovane ragazza, Caterina Comensoli, che desidera diventare religiosa in una congregazione che abbia come scopo l’Adorazione Eucaristica.

Don Francesco può così realizzare quel sogno visto in S. Maria Maggiore. Il 15 dicembre 1882 le prime aspiranti suore entrano in una casa che sarà il primo convento, in via S. Antonino a Bergamo. Quel giorno l’Istituto delle Suore Adoratrici ha inizio.  Intanto si aprono nuove case e le religiose accolgono handicappati, poveri e ammalati.

Tutto va bene fino a quando, per una serie di spiacevoli equivoci, don Francesco è costretto ad abbandonare la diocesi di Bergamo, e il 4 aprile 1889 si trasferisce in diocesi di Cremona, a Rivolta d’Adda, dove le sue figlie hanno aperto una casa. Il sacerdote non può più governare l’Istituto, e così la fondazione si divide: madre Comensoli fonda la congregazione delle Suore Sacramentine, don Francesco quella delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Ottenuta la giusta approvazione, le Adoratrici prendono vita. Esse hanno il compito di adorare giorno e notte Gesù nell’Eucarestia e di servire i fratelli poveri e sofferenti, nei quali “Ravvisare il Volto di Cristo”.  Gesù è la fonte e il modello della vita sacerdotale di don Francesco, dal quale prendeva forza e vigore per servire gli altri.

A Rivolta si piega a cercare Cristo fra gli infelici, gli emarginati, i respinti, e dove c’è un bisogno di qualsiasi tipo: scuole, oratori, assistenza agli infermi, agli anziani soli.

I suoi prediletti sono i portatori di handicap, per i quali nutre un affetto di padre. Per loro, oltre all’assistenza, si prodiga per farli organizzare in semplici lavori per sollecitare la loro capacità e promuovere una maggiore autonomia personale. Crede in loro e non li tratta come dei “minorati”.

Accoglie i giovani del grosso borgo cremonese, nella casa madre, ed è felice di trovarsi con loro e farli divertire.  Circondato da vastissima fama di santità, raggiunge l’amato Dio, il 6 febbraio 1913.

Viene dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992,nel Santuario Mariano di Caravaggio.

Beato Francesco Spinelli, sacerdote
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