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A Rivarolo Mantovano ricordato il parroco don Luigi Merisio a un secolo dalla morte

«Se oggi ricordiamo un prete che è stato geniale, moderno, coraggioso nei 16 anni di vita parrocchiale, abbiamo capito che possiamo fare tutto ciò insieme come comunità per combattere il male, demolire ciò che è superato e costruire qualcosa di vero». Sono parole di speranza quelle del vescovo Antonio Napolioni, durante la sua omelia nella Messa in suffragio di don Luigi Merisio, parroco di Rivarolo Mantovano, in occasione del centenario della sua morte.

Nella chiesa di Santa Maria Assunta, infatti, mercoledì 23 giugno si è svolta la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Napolioni, insieme a don Ernesto Macciò e don Luigi Carrai. Numerosi i fedeli per ricordare il parroco rivarolese; presenti anche il curatore della mostra Francesco Bresciani, presidente parrocchiale di Azione Cattolica, con il sindaco Massimiliano Galli e Luciano Gorni, presidente della Cassa Rurale e Artigianale.

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Nella sua omelia, il Vescovo ha sottolineato l’importanza di questo anniversario e di come l’operato di don Luigi Merisio abbia fatto crescere una comunità nel segno del Vangelo. «Nessuno di noi ha conosciuto, eppure una comunità lo ricorda. Mancano i ricordi umani e affettivi; ma parlano le opere, le iniziative, le idee, le esperienze di solidarietà, di educazione e servizio». Prendendo spunto dalle letture del giorno di San Giovanni Battista, ricordando la figura di don Merisio quale studioso delle Sacre Scritture, il Vescovo ha precisato come don Luigi abbia svolto un compito missionario «nascosto, umile, di preparazione». Dimostrando come egli «ha saputo amare un popolo in alcuni aspetti di tradizione ed espressione diversi dal mondo in cui era cresciuto», e che «è possibile voler bene alle gente e impegnarsi per il bene di tutti», tutelando i più deboli «affinché avessero delle possibilità di crescita e sviluppo e non essere schiavi dell’ingiustizia» per disporre la comunità «a fare con gioia la volontà di Dio», ha detto il Vescovo. Spronando la comunità a «affrontare le sfide nuove e diverse di questo tempo, e ripartire insieme» e continuare il cammino intrapreso da don Luigi. «Qual è il regalo più bello che un sacerdote vissuto tanto tempo fa può godersi dal cielo? Vedere i frutti della sua missione e del suo operato», ha chiosato monsignor Napolioni.

Al termine della Messa, Luciano Gorni ha spiegato brevemente lo spirito con cui nacque la Cassa Rurale, una delle attività più importanti compiute da don Luigi. Un’attività nata dall’ispirazione della Rerum Novarum di Leone XIII e della “questione operaia” e dall’attenzione ai più deboli del parroco rivarolese. «Parlando di don Luigi “banchiere”, non posso che trovare una citazione di don Mazzolari: “È finito il tempo di fare lo spettatore sotto il pretesto di essere onesti cristiani. Troppi ancora hanno le mani pulite, perché non hanno mai fatto niente”. Don Merisio ha avuto il coraggio di sporcarsi le mani. E noi come comunità, siamo oggi a tributare il dovuto riconoscimento».

Per onorare la figura di don Luigi e la sua esperienza parrocchiale nella comunità di Rivarolo Mantovano, è stata allestita una mostra con testimonianze documentali sulle attività durante i suoi sedici anni di servizio in paese.

Don Luigi Merisio, nato nel 1858 a Caravaggio e ordinato sacerdote nel 1879, fu professore di Studio biblico, Sacra Scrittura e Religione nei primi anni di sacerdozio e arrivò come parroco a Rivarolo nel 1905 rinnovando l’entusiasmo, l’interesse e la generosità nei confronti della parrocchia grazie alla sua instancabile attività.

«La mostra è frutto di ricerche e di approfondimenti personali – spiega Bresciani –, in particolar modo i documenti provengono dall’archivio parrocchiale e dalla biblioteca del Seminario vescovile di Cremona». Grazie a fotografie, ritagli di giornali dell’epoca e manoscritti, è possibile ripercorrere, in maniera cronologia e descrittiva, l’esperienza di don Merisio parroco. Dagli inizi come professore di Studio Biblico, ai primi giorni del suo arrivo a Rivarolo Mantovano fino alla sua improvvisa morte avvenuta il 23 giugno 1921 (le sue spoglie riposano nella cappella centrale del locale cimitero).

«L’intenzione poi di questa installazione è quella di raccontare anche i temi cari a don Luigi: la famiglia e i ragazzi – spiega Bresciani –. Ad esempio, importante fu la costituzione nel 1907 dell’Associazione Madri Cattoliche, così come fin da subito l’attenzione per le giovani generazioni accogliendoli nella sua casa parrocchiale, grazie anche all’aiuto prezioso della sorella Luigia». Da lì poi l’entusiasmo per l’attività del parroco crebbe, «al punto che la signora Silvia Ripalta donò la sua abitazione alla parrocchia, dentro alla quale don Luigi realizzò il “ricreatorio per la gioventù maschile parrocchiale” nel 1911». L’intraprendenza di don Merisi si spinse oltre: istituì la Cassa Rurale e Artigiana Cattolica di Rivarolo Mantovano, i circoli di S. Sebastiano per la formazione cristiana dei giovani, e quello femminile cattolico S. Giovanna d’Arco retto dalle suore di S. Vincenzo de’ Paoli e avviò la costruzione di un teatro. Degno di nota, infine, è lo scambio epistolare tra il parroco e il suo vicario don Alceste Ruggeri, chiamato al fronte della Prima Guerra Mondiale nel 1915. «Le lettere qui presenti sono perlopiù la corrispondenza tra don Alceste e mio padre – racconta Bresciani –; da esse emergono non soltanto la tristezza e il dolore della guerra dei tanti giovani al fronte, ma anche il ritratto di don Luigi: un parroco serio ma affabile, dal carattere forte e con l’attenzione alla formazione della fede e dell’apostolato dei giovani». La mostra sarà visitabile fino al 27 giugno.