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A Riga il 39° Incontro europeo dei giovani organizzato da Taizé

Se per i giovani della diocesi di Cremona sarà agosto il tempo per una intensa settimana di spiritualità e formazione a Taizè (grazie alla proposta della Pastorale giovanile guidata dal vescovo Antonio nel contesto della fase preparatoria del Sinodo diocesano dei giovani), per molti altri coetanei di tutta Europa proprio i giorni in attesa del Capodanno saranno l’occasione per un momento di preghiera e riflessione attraverso la spiritualità di Taizè, la comunità ecumenica internazionale, formata da un centinaio di fratelli, che ogni anno accoglie decine di migliaia di giovani cristiani.

L’occasione è il 39° Incontro europeo dei giovani organizzato da Taizé a Riga, dove i giovani dai 18 ai 35 anni di ogni parte del Continente potranno vivere il Capodanno in modo del tutto originale: in preghiera, facendo incontri, partecipando a laboratori su temi come l’arte, la cultura e la storia (con interventi di esponenti della società civile), vivendo la condivisione e la solidarietà, portando un messaggio di pace e di riconciliazione.

Un modo concreto per dire no a chi semina odio e disprezzo dell’altro. Per dire che “il male non ha l’ultima parola nella nostra storia”. È papa Francesco a dare con queste parole il benvenuto ai giovani che hanno deciso di lasciare i loro “divani” di casa – così si legge nel messaggio del Pontefice – per partecipare al “pellegrinaggio della fiducia sulla terra”.

Un appuntamento che si rinnova ogni anno in un punto diverso del nostro continente e che quest’anno si svolgerà dal 28 dicembre al 1° gennaio a Riga, capitale della Lettonia. E’ qui che si riuniranno decine di migliaia di giovani in una nuova tappa del “pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, iniziato da frère Roger, alla fine degli anni 70.

È la prima volta che un Incontro europeo è organizzato in un Paese dell’ex Unione Sovietica. Qui le famiglie hanno aperto le loro case per ospitare i giovani pellegrini.

“Ortodossi, protestanti e cattolici – è l’augurio di Papa Francesco -, con queste giornate vissute all’insegna di una reale fraternità, voi esprimete il desiderio di essere protagonisti della storia, di non lasciare che siano gli altri a decidere del vostro futuro”.

Tema dell’incontro europeo: “Insieme per aprire cammini di speranza”. A Riga, i giovani non lasceranno fuori dalla porta dei loro cuori i problemi che stanno scuotendo il mondo e l’Europa. L’attentato di Berlino, l’attacco kamikaze in una Chiesa copta ortodossa in Egitto. L’Ucraina.

Nonostante la crisi che l’Europa sta vivendo, l’Incontro europeo a Riga potrà essere un segno di speranza. La presenza di molti giovani provenienti da Oriente e Occidente, e anche da altri continenti, sarà un forte incentivo per quanti stanno cercando di costruire un’Europa aperta e inclusiva, e anche per quanti desiderano recuperare l’entusiasmo di una giovane Europa.

E proprio la capitale della Lettonia assume un significato particolare: la città sulle rive del Mar Baltico è caratterizzata infatti da una lunga tradizione luterana, esistono da tempo profondi legami tra le varie confessioni cristiane: i rappresentanti delle Chiese cattolica romana, ortodossa, evangelica luterana e battista della Lettonia hanno infatti firmato insieme la lettera di invito rivolta ai giovani; prima dell’incontro, messaggi d’amicizia saranno inviati da papa Francesco, i Patriarchi orientali e i responsabili anglicano, luterano e riformato. Inoltre, per la prima volta l’Incontro europeo sarà organizzato in una città dove molti cristiani locali sono credenti ortodossi.

 

Taizé e frère Roger

Tutto è incominciato nel 1940 quando, all’età di venticinque anni, frère Roger lasciò il paese dove era nato, la Svizzera, per andare a vivere in Francia, il paese di sua madre. Durante una lunga malattia, aveva maturato in sé il richiamo a creare una comunità. Quando cominciò la Seconda Guerra mondiale ci fu la certezza che, come aveva fatto sua nonna durante il primo conflitto mondiale, doveva senza indugio aiutare le persone che attraversavano la prova. Il piccolo villaggio di Taizé, dove si stabilì, era vicinissimo alla linea di demarcazione che divideva in due la Francia: era ben collocato per accogliere dei rifugiati che fuggivano la guerra. Alcuni amici di Lione furono riconoscenti di poter indicare l’indirizzo di Taizé a chi aveva bisogno di rifugio.

A Taizé, grazie a un modico prestito, frère Roger aveva comperato una casa abbandonata da anni con degli edifici adiacenti. Propose ad una sorella, Geneviève, di venire ad aiutarlo ad accogliere. Tra i rifugiati che alloggiarono ci furono degli ebrei. Le disponibilità economiche erano povere. Senza acqua corrente, andavano ad attingere acqua al pozzo del villaggio. Il cibo era modesto, specialmente minestre fatte con farina di granoturco comperata a poco prezzo al vicino mulino.

Per discrezione nei confronti di chi era accolto, frère Roger pregava da solo, andava a cantare da solo lontano dalla casa, nel bosco. Affinché dei rifugiati, ebrei o agnostici, non si trovassero a disagio, Geneviève spiegava ad ognuno che era meglio per chi lo desiderava pregare da solo nella propria stanza.

I genitori di frère Roger, sapendo il figlio con sua sorella in pericolo, domandarono a un amico di famiglia, ufficiale francese in pensione, di vegliare su loro. Nell’autunno 1942, li avvertì che erano stati scoperti e che tutti dovevano partire subito. Fino alla fine della guerra, a Ginevra, frère Roger visse e cominciò una vita comune con i primi fratelli. Poterono ritornare nel 1944.

Nel 1945, un giovane uomo della regione creò un’associazione che si faceva carico di ragazzi che la guerra aveva privato della famiglia. Propose ai fratelli di accoglierne un certo numero a Taizé. Una comunità di uomini non poteva occuparsi di ragazzi. Allora frère Roger chiese a sua sorella Geneviève di ritornare a Taizé per averne cura e fare loro da madre. La domenica, i fratelli accoglievano anche dei prigionieri di guerra tedeschi internati in un campo vicino a Taizé.

Poco alla volta qualche altro giovane venne ad unirsi ai primi fratelli e il giorno di Pasqua 1949 sette uomini si impegnarono insieme per tutta l’esistenza nel celibato, la vita comune e una gran semplicità di vita.

Nel silenzio di un lungo ritiro durante l’inverno 1952-1953, il fondatore della comunità scrisse la Regola di Taizé, esprimendo per i fratelli “l’essenziale permettendo la vita comune”.

Oggi la comunità di Taizé conta un centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da quasi trenta nazioni. Con la sua stessa esistenza, la comunità è una “parabola di comunione”, un segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati.

I fratelli vivono unicamente del loro lavoro. Non accettano nessun regalo. Non accettano per se stessi nemmeno le proprie eredità personali, la comunità ne fa dono ai più poveri.

Alcuni fratelli vivono in luoghi svantaggiati del mondo per essere testimoni di pace, per stare accanto a coloro che soffrono. In queste piccole fraternità in Asia, Africa, America Latina, i fratelli cercano di condividere le condizioni d’esistenza di coloro che li circondano, sforzandosi d’essere una presenza d’amore accanto ai più poveri, ai bambini di strada, carcerati, moribondi, a chi è ferito nel più profondo per le lacerazioni affettive, gli abbandoni umani.

Lungo gli anni, cominciò ad arrivare a Taizé un sempre maggior numero di giovani. Le suore di Sant’Andrea, una comunità cattolica internazionale fondata più di sette secoli fa, alcune suore orsoline polacche e delle suore di San Vincenzo di Paolo assumono una parte dei compiti dell’accoglienza dei giovani.

Anche uomini di Chiesa si recano a Taizé e la comunità ha così accolto il Papa Giovanni Paolo II, quattro Arcivescovi di Canterbury, dei Metropoliti ortodossi, i quattordici Vescovi luterani di Svezia e numerosi pastori del mondo intero.

A partire dal 1962, dei fratelli e dei giovani, mandati da Taizé, non hanno mai smesso di andare e venire dai Paesi dell’Est Europa, per visitare con la massima discrezione chi era rinchiuso all’interno dei propri confini.

Frère Roger è morto il 16 agosto 2005, a 90 anni, ucciso durante la preghiera serale. Frère Alois, scelto da lui già da tanto tempo come suo successore, è ora il priore della comunità.

Il sito internet della comunità di Taizé